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Full text of "Delle notizie del bello, dell' antico, e del curioso della città di Napoli, per gli signori forastieri"

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DELLE 

O T I Z I E 

del Bello, dell'Antico, 

e del Curioso 
DELLA CITTA' 

DI NAPOLI» 

PER GLI SIGNORI FORASTIERI, 

RACCOLTE DAL CANONICO 

[ CARLO CELANO 

NAPOLETANO; 
Divi [e in P'eci Giornata , 
In ogni una delle quali lì aflfegnano le Strade 
per dove alfa a camminare ; 
Q_V *A R T si EDIZIONE 
In cui fi è aggiunto tutto c ; ò > che fi è di nuovp 
fatto in Napoli ne" nojìri tempi , e colla con- 
tc?"^a delle Regali Ville alli Città adia- 
centi, con hi fine un rijìvetto della Vita 
dell' ^Autore . 
GIORNATA SESTA, 

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N A P O L I MDCCXCIL 

A spes* di SALVATORE PALERMO. 

Dal medesimo si vendano nel Corridoio del S.R.C, e nel 
vico nuo'o a S Biagio de' librai dirimpetto al Pa- 
lazzo ^el fu Principe della Riccia . 

Gp» licenza 4* Superiori . 



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GIORNATA SESTA. 

Ove cominciano i Borghi , la quale fi principierà} 
dall' imbrecciata della Trinità de Monti ; fi fa- 
lira al monte di S. Ermo , nella Chiefa di 
S. Marti™ , e "^ Caflello ; indi fi cale à per la 
parte (f intignano : e tirando per la via della 
Ce/area , girando per la /Ir ad a di Gesù Maria, 
fi potranno ridurre in e a fa per la porta Medi- 
na , detta ptima il Pertufo . 



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Sfervata la Città , fi devono anche of- 
fervare i Borghi , che benché U\ mag- 
gior parte fìano nuovi , con tuttociò 
lcarfi non fono di curioCtà , e per 
l'amenità de' lìti , e per la quantità 
de' Tempj, e per lo numero delle abitazioni : in 
modo , che ognuno di quelli fervir potrebbe per 
una Città . Principieremo ogni da quello, perla 
parte del Cartello di S. Erasmo , che volgarmen- 
te vien detto di S. Ermo; benché q icfLi giorna- 
ta abbia parte della Città: dìendo che nell' ul- 

A i ti- 



4 Delle Notiate di Napoli, 

tima ampliazione fatta in tempo d^l'Imperador 
Carlo V. fu dichiarato il Caftello fucldetto per 
quella parte, che guarda la Città, alia Cina an- 
nego . Or dunque fi principierà dilla Chiefa , e 
Cafa del Monte de' Poveri ver^oonofì , di dove 
jen prmciptofìi V altra . 

Pattata quefta Chiefa , vedefi a delira un bel- 
liftìmo ftradone , che va fu comunemente detto , 
l'Imbrecciata di Monte Calvario, ed altri la di- 
cono ftrada della Concezione dell' Italiane ; per- 
chè ad ambe quefte Chiefe per quella tracia arri- 
var fi può . 

Vedefi dall' una parte e dall' nltra arricchita di 
nobili , e comodi palazzi : a finiftra verfo la par- 
te che va fu , vedefi la Chiefa dedicata a ila San- 
tifTima Concezione dal Collegio, che anco li ono- 
ra di quello nome • nel quale collocate lì vedo- 
no donzelle de' noMri primi Cittadini . Quella 
Chiefa e Collegio ebbero la loro fondazione in 
quello modo: eretta la Confraternità dell' Imma- 
colata Concezione nel Chioftro di Monte Calva- 
rio , come nell'antecedente giornata fi difle , D. 
Gio: d' Avalos Governadore di detta Confraterni- 
tà , con altri Cavalieri e Gentiluomini , llabili- 
rono di fondare un Collegio per quelle donzelle, 
che avevano defìderio di confegrare la loro ver* 
finità al Signore • ma per mancamento di mezzi, 
effettuar non lo potevano : che però , fatta una 
taiTa fra di loro, comprarono quello luogo, end 
in quel tempo era 1' Ofpedale della Convalefccnza 
di quegl' infermi , che ufeivano curati dall' Ali 
nunziata , e lo comprarono dalla detta S. Caia 
cke iftituì f altro nd borgo della Montagnola 

co 



Giornata Sejla . § 

come fi vedrà : ed a quefta vendita la S. Cafa 
condì fcefe , dal veder quefta parte di Città effer- 
fi in un fubito popolata ; attefo che alii Conva- 
iefeenti è di bifogno di un'aria amena, ma Co- 
pra tutto folitaria : ed accomodatolo in forma di 
claufura , nell'anno 158?. con affenfo del Sommo 
Pontefice, e dell' Arci vefeovo vi fi chiufero da 
<o. donzelle: effendofi per l'avvenire mantenuto 
con moito decoro ed efemplarità * benché oggi ab- 
bia mutato iftituto , non ammettendovi donzella 
fé non eolla dote . * Perchè la Chiefa era affai 
angufta , ed irregolare nella fabbrica , ne hanno 
fatta una nuova più grande , col dtiegno e mo- 
dello del Signor Domenico Antonio Vaccaro , il 
quale ha Benanche dipinti i quadri de' Cappelloni.* 

Del Vaccaro parimente è la Jlatua del? Imma* 
Stilata Concezione /ita nelf *Aìt&r maggiore . 

Da quello luogo fi può andar più fu -, ed arri- 
vare per comode (tracie alla Chiefa di S. Lucìa , 
ed all' altre dimoftrate nell'antecedente giornata* 
ed in dette ftrade vi fi vedono belli/lime abita- 
zioni , e comodi palazzi , che hanno Vedute deli* 
ziofifTime , e delle Città e dei mare > non man- 
cando ad ogni cafa il fuo giardinetto delizìolo. 

Ma per andare alla Chiefa di S. Martino , ed 
al Gattello di S. Ermo , affi a girare a delira nel 
famofo ftradone , detto della Trinità. 

E' d* avvertirli , che vi fono più ftrade , per 
le quali a quelli luoghi fi arriva. Vi è quefta , 
per la quale fi può camminare folo a cavallo , e 
dicelì della Montagna, che è la più brieve • ve 
n" è un' altra detta di S. Maria del Monte , che 
ha principio dalla porta Medina , e per quefta 

A 3 aa« 



ara 



6 Delie Notìzie d'i Napoli . 

andar vi fi può a cavallo, ed in galefTo • l'altra 
è dalia parte dettacele! Vomero , per la qna'e an- 
dar vi fi può in carezza fino alla porta cieha Chic- 
fa di S. Martino . Suppongo, che h giornata fi 
pri nei p; nel mattilo, e però nimo, che non riu- 
scirà gruve far quello piaèo d' efuuzio a piedi , 
o a cavallo, ed andar' oiTcrvando per quella fira- 
da le belliflime vedute che s' hai.'ro \ 

Come dirli « Vedéri a delira un bel li fumo {ira- 
donè di éomoda falita , che va a terminare alla 
Chicfa della Trinità, e iembra un nobile Teatro 
per le belle e continuate abitazioni palaziste , che 
vi fi vedono dall' un fianco e dal P aitr-o , con 
dritti è deliziofi vichi dall'una mano, e dall'al- 
tra, che da diverfe altre contrade in quela ven- 
gono a fpuntare . A delira vi fì Vede una pulita 
Chiefetta col titolo di S. Maria del Configlio , 
con um.Confervatorió fondato da i Notari , che 
noi chiamiamo Scrivani ógì Sagro Configlio , per 
le loro figliuole, che vogliono vivere nel celiba- 
to , e vien governato dagli Melfi Notari , o Scri- 
vani . 

Più fu, dall' ìftefla parte vi fi vede Un'altra 
Chiefa , e Confervatorio col titolo di S. Maria 
del Soccorfo. Quefto venne fondato nelP anno 1602. 
da Carlo Caraffa > che poi fondatore fu della Con- 
gregazione de' Padri Pii Operar; ; da Vincenzo 
ConclubettO , e da Gio: Pietro Bruno Sacerdoti* 
e \g fondarono per quelle donne , che iaiciar vo« 
levano il peccato : òggi ha mutato iftituto , per- 
chè non vi fi ricevono per Monache , ie non don- 
zelle colla dote , e fi dà ricovero ad onorate don- 
ne , che pailano gualche difeordia co' mariti , o 
co' parenti. V* 



Giornata Se/la 7 

Vi hanno una pulita Cbiejetta con un quadro 
del Santafede . 

Quefta parte di ftrada dicefi de Magnocavallì , 
perchè Ortenzio Mngnocavallo d' antica nobiltà 
nella Città di Como, nell'anno 15^4. comprato» 
il il luogo, vi xenne ad abitare j e vi edificò un 
bel palazzo, che oggi fi pofliede dai Conte Fra n« 
cefeo Magnocavallo , fucceflbre del primo Orten- 
zio: fi dice anco di Regal Valle, per efiece ter- 
ritorio dell' Abadia intitolate S. Maria di Re^al 
Valle • fi dift'e in altro tempo de Brancaleoni , 
perchè quella famiglia 1' ebbe in concezione dall' 
Abate di detta Abadia . 

Dalla man fìniftra preffo del detto palazzo de* 
Magnocavalli , vedefi la Chiefa parochiale fotto il 
titoio di S. Maria d'ogni bene, qua trafportata 
circa gli anni 1630. e ridotta in quella forma da 
MoRiìgnor Pier Luigi Caraffa Vefcovo di Trica- 
rico , nipote del Cardinal Pier Luigi , che n'era 
beneficiato : e da quella Chiefa per più ftrade fi 
può fulire a quella di S. Lucia . 

Più fu vi è la Chiefa , e Convento de' Frati 
Servi della Madonna detti Serviti , col titolo dì 
S. Maria d' ogni bene . Fu quefta da' detti Frati 
fondata colle limofine di tre buoni Napoletani • 
e fra quelli Manilio Caputo: il luogo dove que- 
fta Chiefa fi vede, Metto veniva il Belvedere; e 
veramente è tale, perchè dalia porta maggiore di 
quefta Chiefa fi vede la ftrada tutta di Nilo , o 
Nido , che è una delle tre antiche maggiori di 
Napoli, lunga 1128. pafli . Nella fua fondazione 
la Chiefa era picciola , fu pofeia circa l' anno 
1640. rifatta di nuovo nella forma che fi vede 

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$ De//? Nottate dì Ttiapoli 

da Gio: Cola Cocco Cittadino , in quei tempi dì 
molto maneggio. * Dalla parte dell' É pi fl ola la 
CappeUa di mezzo fla dedicata alla B. Vergine 
addolorata . E vedefi pulitamente adorna di mar- 
mi , e Mucchi dorati , con due quadri laterali di 
Giacomo del Pò, per voto della b. na. della Sig*. 
DuchefTa di Maddaloni D. Carlotta Colonna fc 
Dalla parte dell'Evangelio il quadro del'a prima 
Cappella quandro s' entra ch'esime Si Sebasti no, 
è del Gavafielr Mattia Preti , detto iJ Calabrese» 
Per la Cornelia del Ss. CrocefifTb , di quefta ftef* 
fa parte, s'entra in una Centra tern.tà dello ftef- 
fo titolo quivi anticamente eretta . * 

Degne da Veder/} in quvjìa Ch'efa è la fìat uà 
eiella Vergine addolorata in legno, che nella terx& 
Domenica di Sittemòre porta/i procejfionalmente per 
"Varie Jìrad-3 di qiefte contrade colV intervento del- 
la fedelijjlma Citi a , -e di lutto il Colleqio de'Teo* 
ìogì , giujia il roto fatto dalia flejja Città nel 
I703. quando ne fu dichiarata [uà Protettrice petr 
averla oberata da} li orridi Tremuoti , che la in- 
f'ejid'vafto . 

Predo dì "quefla Ti vede la •quanto bella, tanto 
nobile, e ricca Chiefa dedicataValia SS. Trinità, 
Col Tuo Moniitero che fi ihma per pulizia, e bel- 
lezza , non poter cedere a qualunque Chrefa > e 
Moni fiero d' Italia-. 

Riconofcc queftà la Tua fondazione da Suor'E-i- 
frofìna de Silv» nobile della Piazza di Capuani: 
cjiiefb» eflendo di già Mata desinata Ipoia ad Emi- 
li'o Caracciolo Conte di Biccarì , figliuolo di Fer- 
rante Duca d'Airoto , mentre che educanda re 
ita Va nel Momitero di S. Girolamo, tocca da Dio, 

che 



domata Sefìa f 

cke là defulerava Tua fpofà , iprezzò le trozze ter- 
rene per le celeri ; di (uà mano G reale le chio- 
me , fi vedi dell'abito FVancefcano , e li chiufe 
con perpetuo voto nel Moniftero di S* Girolamo, 
dove odervan temente vi (Te per alcuni anni : ma , 
infervorata nell'amore del Tuo Spofo Gesù _ Crifto, 
cercò di fervido in maggiore Grettezza di tegola* 
onde con Ippolita Caraccio'a , figliuola del già det- 
to Ferrante Duca d' Airola , fbbiiirono di fondare 
un' altro Moniltero colla ftrettiffima Regola del 
Terz' Ordine. Si compiacque il Sig Iddio dopo 
molte fatiche di adempiere un così Canto defide» 



rio 



e con 



B: 



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delia fahta memoria di Cle- 
mente Vili, e licenza dell' Arcivekovo Alfonfo 
Gefualdo, fondarono un Monrfìero nella frràda dj 
Coftantinopoli fotto il titolo della SS. Trinità: 
frattanto comprarono un f:mofo palazzo della Ca« 
fa San Felice nobile nel Seggio di Montagna , 
od quale apparifeòno le vefìigia , e i ilcrizione 
dalla p.rte della flrada , che va giù verfoNilo, 
the aveva ampj giardini : cui diedero principio 
alla nuova fabbrica del Convento , the eflendo ri- 
dotta ad una comoda abitazione di Claufura , 
nell'anno i^o8 k vi (i trasferirono con altre Mo- 
nache nobili , ricevute nel primo luogo di Co- 
ftantinopoli . 

Avuta una comoda abitazione , ordinò la duo* 
na Suor* Eufrofma , che la Chieià che fervir do- 
veva per eda di Dio s fofle affai più bella , piì* 
comoda , e diù ricca 1 al poHibiJe , dell' abitazione 
édle Suore 5 che però fé chiamare il Padre I). 
Franeeico Grimaldi Tearino , ed iftantemente lo 
pregò , che avelie dovuto fare »n difegno di Tem- 
pio 



fO Delle JN 'etisie di Nateli 

pio il pili bello, ed il più vago, che fofle po- 
tuto ufeire dalle lue mani : il buon Padre le pro- 
mife di fare quanto fapeva * che però nell'anno 
IÓ20. col difegno del detto Padre, fi principiò 
-4a fabbrica di quefla Chiefa - y e perchè volle Suor' 
Eufrofina , che l'Altare maggiore fofle rimarlo fi- 
utato in Oriente , come era coflume dell' antiche 
Chiefe , convenne che l'adito o porta fofle fi- 
tuata in Occidente, e che il Coro delle Mona- 
che fofle flato fituato fopra del Cappellone dalla 
parte dell'Evangelio. 

Non vi è dubbio , che fé la porta fofle fiata 
piantata a mezzo giorno , in afpetto di così bel- 
la flrada, non fi farebbe veduta cofa più bella. 
Cercarono le Suore d'abbellirlo colli più ricchi 
ornamenti , che in quei tempi poteva dare V arte, 
cosi nella dipintura, come nell'architettura, e 
nella (coltura : e per dar qualche notizia delle 
partì. Ha quefla Chiefa un'atrio fpaziofo e bel- 
lo con una fcalinata , e riparidi finiflimi marmi; 
e nel principio di detta fcala , vi fono due ita* 
tue che figurano due facchini in atto di mante* 

• 

nere 1' appoggiatoi : il tutto fu opera delle più 
belle eh' abbia fitto il Cavalier Fanfaga , che fi- 
milmente difegno l'atrio, e la fcala fuddetta. Il 
pavimento del detto atrio ò tutto di marmo , e 
ìa volta tutta dipinta a frefeo , con un S. Fran- 
cesco in eflafi nel mezzo , e negli angoli molte 
belle iflorìette, che contengono alcune azioni de' 
Santi Francefcanì , opera di Gio: Bernardino Si- 
ciliano : va chiufo quefl' atrio da ben lavorati 
cancelli di ferro , ornati di ottone . 

S'entra per queflo nelf allegriflìma Ciucia, al- 
fe* 



Giornata S'efla il 

legnata alia preca nella croce equilatera , e poco 
varia dalia Cappella del Teioro , eBendo d'i un' 
irteiTo Architetto < Vi è una belliffraià cupola 4 
il pavimento è di fmiffimi ttiarmi milchi , così 
ben ccmmcfli e lavorati , che più bello non fé 
he veue in altra C hiefa di Napoli ^ e quello fu 
fatto còlla guida e difegno del CavJier Fanlaga, 
ed è il primo che fi fece Vedere in quella forma 
in Napoli, e forfè in Italia. 

Quanto in quella Chiefa fi vede dipinto a fre« 
feo j così nella cupola , come nelle volte , tutto 
è opera del nofìro Gio: Bernardino * V Altare 
maggiore è tutto di fìniffimi marmi cornmefiì 
con due colonne : la tavola che in effo fi vede* 
dove fìa efprefTa la Santifììma Trinità con un Pa« 
i-adi fo popolato di Santi , e d' Angioli i è opera 
delle più faticate dei noflro Fabbri-zio Santafede. 
Vi è una Cufìodia , che né più bella, né più ric- 
ca fi può defiderare, e comunemente da' forarti eri 
viene filmata la più preziosa che fìa in Europa : 
<juefta è tutta di pietre azurre oltramarine , di 
diafpri, e d'agate, ed altre pietre di conto , li- 
gate con rame dorato * Le ftatue che vi fìan d* 
intorno fono ci* argento, modellate da Raffaele il 
Fiamingo ; fìa poi tutta adornata di gemme li- 
gate in oro; vi fi vedono in numero grande dia- 
manti di conto , groffe perle , zaffiri , smeraldi , 
e rubini * Per conto fatto ftimafi , la fpefa afeen- 
dere a due. cfcccO. di /imi! materia fono i gradini- 
dell' aitare laterali a la cu/ìodia , e 7 ricco pal- 
liotto , formando 'colla cufìodia un altare intero sì 
ricco, e sì vago , che può ben dir/i coj a /ingo- 
iare in Europa . oltre d'alcune gìoje donate, 

da 



SEI 



€ì Delle Notìzie <Vt Napoli. 

dà quelle Signore, che in quefto fagro luogo ha* 

prefo V abito. 

Nelle Cappelle laterali di detto Altare, la ta- 
vola dove ita efpreflb S. Girolamo , è opera delle 
più belle del nofìro Giufeppe Rivera; l'altra te» 
la è opera del noftrò Gio: Battila Caracciolo, 
detto Gio: BattifleJIo > 

Nel Cappellone dalla patte dell'Evangelio, Ci- 
milmente di marmi adornato , il quadro che in 
elfo lì vede, dove Manno efpreflTe la Vergine, 
S. Giufeppe } ed il Putto Gzsu. nel mezzo, con 
S. Brunone , ed un' altro Santo in atto d' adorar- 
li , fu dipinto dallo Spagnoletto. I due quadri 
nelle due Cappelle laterali fono di Gio; Bernardi- 
fi© , e di Gio: Battifteilo . 

Neil' altro Cappellone dalla parte dell' Epiftola, 
iìmilmente adornato di marmi come il primo, ve- 
defi un quadro, nel quale ila efpreffo l'Eterno 
Padre col fuo figliuolo Grocefififo avanti , opera 
dì Gio: Bernardino : de' due degli Altari laterali, 
la tela dove ria efpretfa la B. V. ad SS. Rofario, 
è opera di Luigi Siciliano, l'altro -d'un noftro 
Napoletano» 

Nel pilaftro maggiore , che ria dall-a parte del- 
l' Epiftola del detto Cappellone , vi è un vaghif- 
f;mo pergamo di marmo , nobilmente dilegnato 
tlal Cavalier Fanfaga . Su la porta vi è un mae- 
tìofo Organo adornato tutto d'intagli in legname 
borati * onera dei noftro Pompeo dì Giovanni. 

Di fotto a queft' Organo , ne' lati della porta 
i^i fono due belli-fTìmi quadri ; in uno Ita efpref- 
To l'Ingreiìò del Signore in Gerufalemme , nell' 
£Ìtro quacdo va « vifitare i Padri nc-1 Limbo , 

ope- 



Giornata fella . f} 

•pere comunemente Rimate del Palma vecchio* 
e quefU due quadri furono donati a quefte olfer-* 
vantiffime Suore dalla fante memoria di Leon© 
XL: in fine in quefta Chiefa non vi è cofa,ch© 
non abbia del maraviglilo. 

Per oocie'* poi d'un paradifo in terra , è di bi* 
fogno di vederla apparata, ed adornata ne' giorni 
fedivi della San ti Mima Trinità , di S. Francefco, 
ed altri , Vi fi vedono famofiffimi ricami , paleoN 
ti tutti ricamati di perle, quantità di vafi d'ar- 
gento , e candelieri per tutte le Cappelle , e com- 
partiti con pulizie indicibili . La Sagreftia poi 
in detti giorni fi rende così curiofa , che fi po- 
trebbe venire da lontano a vederla ; perchè le 
Suore vi efpongono apparati per le meffe , eh© 
non han pari i vi fi vede un numero grande di 
camici, con merletti grandi, e bianchi, e d'oro, 
e di ricami così fini , e nobilmente lavorati , ch« 
fono di ftupore . V efpongono ancora molte ga- 
lanterìe , come calici tutti d' oro , di criftallo 
di monte , e d' argento fingolarmente lavorati ; 
anco un' oltenfório pei" efponere la fagra Eucari- 
stia , con i fuo? raggi tutti tempeftati di rubini , 
ii giro dove fi colloca la fagra Oftia , tutto di 
groifi diamanti e perle, ed altre gemme, che 
viene valutato Ó500. feudi , oltre de' preziofi qua- 
dri , che adornano le mura , 

Se poi veder fi poterle il Chioftro , al certo 
che li direbbe non effervi più bello , e dilettofo 
jn tutta 1' Europa , ed io vò darne qualche notizia. 
S' entra in quefio per una porta che fta prefTo 
l'atrio della Chiefa * e nel piano di detta Chiefa 
yi è Infermeria - per mantenerla feparata da' dor» 

mi» 



14 Delle Nottue 4't Napoli 

jnitorj , Si fale poi per molte (cale a i dormito» 
t) fuddetti • bensì credo , che cagioni qualche dan- 
no alle Suore , per la lontananza di venire da 
quefti at Coro di notte . I corridori fono così 
larghi , e lucidi, che fimiii non ho io veduto jn 
altri Monifterj* in m >dochò , anzi (ì potreSbono 
chiamare gran l'aloni , che dormitorj : ogn' uno di 
quelli nel Tuo capo ha il fuo Altare nobilmente 
adornato , 

Ogni camera poi ha le Tue vedute , e di ma- 
re , e di campagna , e di quafi tutta la Città . 
In dette camere vi fi vede una pin;rifl}<Tn pover- 
tà • perchè altro non vi è , che un lettjcciuolo 
lato tre palmi , alto un palmo e rnez^o da ferra, 
Un tavolinetto , un' Immagina del Croce'ìiro di le» 
gno , due o tre figure in carta, e da tre fedio- 
le di paglia . TI candore poi dà in eccedo , e per 
ima mi'rura data dal Cavaliere , apparirono lu- 
cide, come marmo ben pulito. Il Cenacolo, o 
Refettorio, è capace per 150. monache, e tutto 
dipinto di fagre iftprie, nelle '.mali vi fono pran- 
zi e cene- come quella del Signore con gli Apo- 
stoli , delle Nozze di Cana (ja'ilea j il Pranzo 
nella caia del Farifeo , dov^ andò la Maddalena* 
il Pranzo apprettato dagli Angeli al Signore ciò 
pò il digiuno quarefimale j il Pranzo dato alle 
turbe, con i pani , e pefei moltiplicati , la Cena 
con gli Apoftoli in Emmaus, quando con li fuoi 
difcepoli mangiò dopo refufei tato , ed altre : tut- 
te opere faticatimene de! nQftro Qip; Bernardino 
Siciliano . Preffo di queilo vi t una bizzarra Chie- 
fetta , che più nobile non Ja faprei delìderare , 
difendo un modello della grande, dove le Suore 

vaa« 



Giornata Setta 15 

vanno dopo de! pranzo a fare l'azione di grazie; 
e quefta Ma fempre adornatiflìma ; da quefta lì 
pafl'a ad un famofo loggione per la ricreazione, 
quando dal tempo li va permeilo ; e qui vi fono 
belliflime fontane artificiali , con giochi d' acque 
e «pefchiere ' vi fono ameni giardini e bofehetti : 
in fine luogo più nobile ed ameno di quello non 
credo, che pofiTa trovarli in tetra. 

Vivono quefte ottime Suore vita in comune , 
e con una inemendabile oflervanza . 

Vifta quefta Chiefa , e tirando fu verfo la mon- 
tagna , a lìniftra vedefi la ftrada che va alla Chie- 
fa e Convento di S. Lucia . PafTato il deliziala 
canno de' Caputi, ora d'Antonio Caputo Prefi- 
dente della Regia Camera , dove fono delizioie 
vedute , qualche buono quadro , e belle logge , e 
giardinetti di fiori , vedeli la porta del bofehetto 
di S. Martino, per lo quale di facile fi può falire 
al Moniftero, quando i Monaci lo permettono. 

Seguono a quefta la già detta Chiefa e Con- 
vento di S. Lucia , quali ebbero la feguente fon- 
dazione . 

Fra Michele Pulfaferro , con altri Frati Mi- 
nori di S. Francefco , cercando di menare una vi- 
ta ritirata, e riformata, adocchiarono qucfto luo- 
go , e per l'amenità, e per la finitudine in quel 
tempo , atto al di loro defiderio ; che però nell 
anno 1 5 57. lo comprarono da Bernardo Branca- 
lione inficine con una Ca ppelletta che vi era : ed 
avendolo accrefeiuto di ftanze , principiarono ad 
abitarvi . Neil' anno pofeia 155$;. ottennero da un 
Vifitatore Appoftoljco delio fteis' Ordine licenza 
di Rifoima , e chiamar fi facevano i Minori Con- 



ven< 



v .-- ; ^.'v3 v, :-•■;• 



$6 Delle Nottole dì Napoli, 

ventilali Riformati. Nell'anno 1587. dal Sommo 
Pontefice Pio IV. con Bolla fpeciale furono uni- 
ti a quelli i Frati di S. Francefco fcalzi di Spa- 
gna , fuperiore de' quali era Fra Gio; Battifta da. 
Pefaro , Religiofo di fomma bontà e dottrina , 
che predicò per molti anni , con molto frutto 
nell'Indie • e poi predicando in una Quarefima 
predille la fu a vicina morte, e così avvenne, ef* 
fendo con fama di fantità in quella Chiefa fcp- 
pelliro . 

Coti' unita di quefli Frati , la Riforma de' Con-? 
ventuali mutò forma d'abito, vertendo di panno 
groflò , e andando fcalzi . Per la grande edifica- 
zione che davano , colle limoline de' Napoletani 
ampliarono la Chiefa e Convento nella forma , 
nella quale oggi fi vede . Per alcune differenze 
poi, che fra di loro pacarono da' Miniftri" fupre- 
mi de' Conventuali , che avevano in quello luogo 
iuperiorità , fu levato il Convento a i Rifornirti 
fuddetti , e vi abitarono effì Conventuali . Neil' 
anno polizia 1^07. vi furono reintegrati dalla fa iu- 
ta memoria d' Urbano Vili, e ad iftanza degli 
fteflj Conventuali fu proibito a' detti Riformati, 
che più non potefTcro ricevere , o veftire perfo- 
na alcuna per Frate * reftando con quefto quali 
eftinti i Riformati ; e principiando a mancare il 
Moniftero delli Miracoli, anco de' detti Padri, fu. 
della Camera Apostolica venduto al li Governado- 
ri dei Sacro Monte della Milericoruia , per fon- 
darci il Moniftero ordinato dal già fu Reggente 
Gio: Camillo Cacacc . Quefto poi di S. Lucia era 
rimario con pochiflimi Fruiti • in modocchè anco 
^trattava di venderlo ; ma fi andava con qual- 
che 



C'ornata Se fi a ly 

che ripwiFdo per effere luogo ^e'ofo alli Signori 
Regj , per l'eminenti che guarda il Caflelnuovo, 
come fi (perimento nelle popolari mozioni , ef- 
ìendovi ftato piantato il cannone; sì anco per ef- 
fere (ìtuafo fotto la fortezza di S. Ermo . In tcn\* 
pò del Sij. Viceré D. Pierro Antonio d' Arago- 
na , effendo venuti in Napoli i Frati Minori Scal- 
zi di S. Ffanceico , della Provincia di S. Pietro 
d'Alcantara, dalle Spagne, fuperiore de' quali era 
il Padre Morano noftro Regnicolo , Religiofo ac- 
creditato, di fomma bontà di vita, ricorfero dal 
detto Sig. Viceré per ottenere i mezzi da poter 
fondare in Napoli un Convento ; e per 1' inter- 
ceffìone di detto Signore, fi ottenne dal Sommo 
Pontefice Clemente IX. quello Convento , con or- 
dine , che quei pochi Conventuali Riformati , che 
rimafti vi erano , aveffero dovuto vivere uniti 
colli Minori fcalzi : e di fattoli unirono toglien- 
doli le barbe , e vedendoli all' ufo di de'ti Scal- 
zi , quali in quefto Convento oggi vivono con 
un' efemplarità grande , e con una vita inemen- 
dabile . 

Nella Chiefa vi è un bel quadro della Depo- 
sizione di Crifto Signor noftro dalla Croce , con 
diverfi Santi ; opera del noflro Luigi Siciliano . 
Vi ffa fcpolto Giufeppe Vernaglia Napoletano , 
uno de' maggiori letterati del noflro fecolo , il 
quale unì la libraria di 20000. volumi in diver- 
fé fcienie,, tutti fcelti e reconditi . Il Conven- 
to fa pompa della fanta povertà di S. Francefco - y 
è ricco bensì di vedute nobili (fune , perchè tiene 
fotto il dominio della villa, tu'te le noftre dilet- 
tole mirine, e la maggior parte della Città . 



l8 gel le flott?}e dì Napoli 

Nella già detta Càie/ a di S. L,ucia vi fono, pc* 
due Cappelle»: laterali ali 1 ^fltare maggiore i qua* 
dri di S. Pietro, di alcantara , e S. Pasquale Bay* 
lon , opere del famofo Luca Qiordano , Nella parte 
di dietro al Cappellone di S. Pietro di alcantara 
fi confervano in depofitq. molti corpi di Frati xAl- 
cantarmi , morti in concetta di fantità) • tra quali 
vi è quella del fervo di Dio Fratello france/co da 
S.xAntonlo Terziaria profejjq, che pajsò, al Signore a 
25, Ottobre 17Ó4, e di cui fi è trafmejjo. in Roma il 
procefso fabbricato coli 'autorità dei '/' Ordinario 1 fulic 
di lui virtùy doni , e miracoli , per /' introduzione del» 
la caufa della beatificazione , e canonizzarne nel-» 
la Sagra Congregazione de Riti . */fppreffo al Cap- 
pellone dì S. Pafquale vi è la Cappella dedicata 
a S. Rofal)a, col fua quadro, dipinto dal rinomata 
Andrea fa ce aro , In quejìa Cappella conferva fi 
quella fiatua di argento dell' altezza di tre pai* 
mi , con in petto una in/igne reliquia della Santa 9 
che a richiefia degli Jjìc celi enti ffìm]i pignori eletti 
della Città di Napoli , dopo ottenuta la liberazione 
dal contagio del 16 56, fu lorq manda fa dalla Cita- 
ta di Palermo . Quejìa fiat uà mede/ima porta]! con. 
divota proceffione per avanti lo f piazzo, del Cor\- 
Tento a dì 4. Settembre , nel qual giorno la Ec- 
cellentìffima Città > che a fue fpefe vi celebra con, 
divota pompa la fejìa , fa. ancora la folita offerta 
delle candele . 

Sie'ue dopo la detta Cappella di S. Rofalta^ 
que'la del B. Già: Giufeppe della Croce , il cui cor- 
po è fituato in un urna di legno indorato , e va- 
gamente intagliato , xA ' finìjlra dell' entrata indet- 
ta Cappella vi è la feguent? ifcrizjone , 

Sub» 



" Gtomata Sefta ij 

Sttbter face Ili hujus *Ara 

JPei pane affumta olim ja;r\ 

lignea dormi t in Urna 

Corpus 

^.Jobannis Jojephi de Cruce 

Promotoris , primi que Provinciali? 

Itala Fratrum x/t'lcantarinorum 

Regni Neapoli? familia 

Cuju? 

Die Maji XXIV. V. m. C. .Anno MDCCIXXXIX, 

Perafta funt in Urbe 

Pio VI. Pontifice Maximo 

Utriufaue Sicilia Rege 

Ferdinando IV. Borbonio 

Beatificationi? follemnia 

Corpus idem 

Die Septembris XXVHl ^nni ejujdem s 

Huc e fuo tumulo 

translatttm 

Jofepho Maria Capycio Zttrfo 

e Clerici? Regulariùus 

S. R. JE. Cardinali jfYchieplfcopo Neapolitan* 

Provincia ^Alcantarenfis Neapolis 

yfntijìfte 

P, F, Adeodato de ^ffumptione A * 

Pie ab ea tv ansiamone ■ Vili, 

In regali baC 

S. Lucia Montis Ecclefia 

Celebrata funt diebus Vili 

Ipftus Dei famuli 

Beatificationis fefta 

•Anno dein MDCCXC. *Aprilis XIV 

Inter Neapolitante U bis Patronos 





■'-'■'• '-'--" - f '- ! ' ; 



pelle Nottate di Napoli 9 
Cooptatus ab JEdilikus* 
Dirimpetto a quejìa Cappella dei B. Gio.* Qtm* 
feppe della Croce al lata Jtnijlro, della Porta, della 
Cbiefa , e propriamente nella Cappella dell' Jrrw3ia*> 
culata Concezione vi è fepolto. il corpo, delia ferva 
di Dio, fuor Maria Francefga. d?He piaghe di 
Gesh Cri/lo. , che. fu un tempo, penitente del dett§, 
J3, Gio: Giufeppe.y e [opra ab di lei, fepolcrq fi |tfi 
se la feguente i feritone ,♦■ 

Mie j-acet corpus fororh 

Mari£ Francifctf 

ée Vulneri bus Jeju Còri/li 

Tertii ordini* lAlcan.tqrenJis 

Qute 

ObUt die VI OHobris. y4nn} M&CCXCl 

JEtatìs Ju<e annorum LXXVII. 

Per quefta medefima ftra-da lì può palTare alla, 

Chiefa , e Conventa di S. Maria della Concezia* 

jie della Madre Suor' OrCola , come fi diffe . 

Or cacando in dietro, per dove vi .fi voltò, e 
tirando, a delira avanti per la montagna , lì pu© 
arrivare al Moniflero. di S. Martino de'. Padri Cer- 
tofini , che fta folto della fortezza ; Moniftero , 
che più grande , più nobile, più deliziofo , e più, 
ricco fi- Sima , che trovar non h ne po$a in Ita- 
lia . Arrivati alla piazza di quefto , dalla quale 
fi feorge la maggior parte della noftra Città , lq 
riviere, e quafi tutta la noftra campagna , vi fi 
vede 2 deftra un?, picciola C.hiefetta « con un bel 
quadro dipinto da Paolo Fin.oglia . Quefta iu edi- 
ficata neU' anno 1500, per dar comodità alle don* 
ne di afcoltar la metta nel giorno fediva del San* 
to , effendo fiato proibito dajla fanta memoria ó\ 

Giù» 



O tornai a Sefìà ai 

Giulio Secóndo ,*eS. Pio V. che non potefle- 
ró , in virtù di licenze Appoftoliche , entrare nel- 
la Chiefa di dentro per guadagnar 1' Indulgenze; 
ma che quelle guadagnaflero con mandare alle det- 
te Chiele le limoline . * 

Entrati nel Moniftero , devefi prima d' ogni' 
altro aver notizia della fondazione. Carlo illuttre 
Duca di Calabria figliuolo di Roberto Re di Na- 
poli , affezionati Aimo de' Padri Certofmi , ftabill 
di fabbricar loro un fontuofo Moniftero e Chiefa* 
che però nell'anno 1524. * prima d'andare alla 
famofa, ma sfortunata imprefa di Cicilia , elefle 
t^uefto luogo chiamato il piano di Campanòra , 
circondato da felve, qual luogo comprò da*Gio: 
Caracciolo, preiTo del Cartello, detto Bclforte, og- 
gi di S. Ermo , ma col fuo nome incorrotto S<» 
Erasmo, per una Chiefa che li flava d'appretto. 
a quello Santo dedicata: * ma perchè non fi potè * 
Cominciare la fondazione del fuddetto Moniftero, 
per l'immatura morte di Carlo feguita nel 1328. 
in Firenze , il Re Roberto fuo Padre h comin- 
ciò nel 1339. e per morte di quello , nel 1343. 
fu terminata dalla Regina Giovanna I. nipo- 
te di Roberto , e figlia di Carlo * qual Moni- 
fiero dotò d' annue once 600. fecondo la pia di- 
fpofirione del detto Carlo fuo padre : eflendo d* 
indi in poi fempre fiato fotto la regal protezio- 
ne, ed arricchito di grazie e privilegi dalli Re, 
e Regine eh' han regnato > e dove fempre è con- 
Corfa la Pietà de' Cittadini , e la buona econo- 
mìa de' Padri per arricchirlo ed adornarlo , come 
al prelente li vede- 

La prima edificazione di quefìa Chiefa * e Mo« 

B 2 ni- 



'- '■'■'■■'• ■ ■'■■ -■■■■-':■■'■-■''■-' '■''- 



2Z Delle Notiate di Napoli. 

niftero fu fatta , come, (erettamente dìfponevànó* 
le Coftituzioni di quella Religione , lontana dalla" 
Città < per l'abitazione di dodici Monaci ^ fabbri' 
randovi per ciafcheduno tve comode (tante , qua- 
li nel principio della fondazione furono divife coti 
tavolati , ma in. appretto con miglior còrifiglio* , 
per non incorrere la disgrazia del fuoco, fono (ta- 
te rifatte di fabbrica : e perchè il luogo non avea 
il comodo di fare a ciafcheduna cella il giardi- 
nétto * furono quefti , dalla Regina fondatrice i fatti 
pendii Copra magnifiche volte , quali archi oggidì 
fi vedono in prò (petto della Città ^ e perchè il 
Moniftero non ha (ito da potere ampliarli , per 
aumentare il numero de' Religiofi , 1' è convenuto 
d' alzar la' fabbrica fopra li fuddefti ortirelli peri- 
fili y riducendofi quefti a deliziofe lòggie ,- dove 
refpirà il Cellìta dopo le mentali occupazioni ^ 
Effendo Priore il P. D. Severo Tur bolo ,• con mol- 
ta fpefa ridufle la Chiefa a miglior forma colla 
Tribuna in mezzo, come al prelente lì Vede* e 
così han profeguito. i Priori in appreffo a rende* 
re ogni cofa comoda per gli Religiofì ,- e magni* 
fica per lo culto di Dio < * 

E cominciando dàlia Chiefa, quefla fjencnè rìori 
Ha d' una (truttura magnifica , non avendo dtref 
che Una fola nave a volta con fei Cappelle * tre 
da una parte , e tre da un' altra , un capo Alfa* 
re, ed un Coro dietro di detto capo Altare;- per 
la preziofità degli ornamenti , non ha in che ce* 
dere ad ogni più ricco tempio a Italia. Viene 
que(ta Veftita ne' pilaftri , e nelle Cappelle di gen> 
tiliffimi marmi commeffi a lavori, che fi pofi^uO 
chiamare originali, perchè effendo itati inventati 

dal 



Ctornata Sefta . 2,3 

dai Cavalìer Cofimo Fanfaga , qu\ fu la prima 
Volta che furono veduti in Italia. Ne'pilaftri del* 
ìe Cappelle vi fi Vedono alcuni tosóni di marmo 
pardiglio di mano del Cavaliere , e le foglie Man- 
nò con tanta delicatura (piccate, che fon di ma- 
raviglia, e più quando la prima volta furono in 
quella Chiefa offervati * Il pavimento è tutto di 
marmi comnieffi, però non è opera h né difegnp 
del Cavaliere, ma di un Frate di detto MoniUe* 
ro , detto Fra Bonaventura Pretti. * Il pavimen- 
to del Coro è del Cavai ier Fanfagà fatto a gara 
col fuddetto Frate . Àveano da eflervi collocate 
molte flatue , due delle quali Vennero à buon fé* 
gnO sbozzate dal Cavaliere, ed ora fono termiha* 
te dal noftro virtuofo Domenico Antonio Vacca* 
ro , e porte fopra le fonti dell* acqua fanta tìell* 
entrar della Chiefa: renarono parimente due put- 
tini terminati * ed uno sbozzato dal Cavalier Co- 
fi mò , che bra fi vede terminato j con due altri 
fatti, e pofti fopra gli archi delle Cappelle, dal* 
lo fcultore Àleffandro Rondò Romano : * ed io 
dico, che fé quella Chiefa fofle compita ne* mar* 
mi , non credo che cofa più nobile veder fi po- 
trebbe in Italia * 

Sta ora tutta finità , è veramente tee ammira* 
*%ione d tutt 1 i Forejiierì . 

Le dipinture , che in quella Chiefa fi vedono 
così de' noftri artefici, come de' foreftieri , danno 
in ecceffo : e per dar notizia di quelle , che lì 
vedono a frefeo . 

L 1 atrio della Chiefa , ancorché la facciata tion 
fia finita , è tutto dipinto dal pennello di Luigi 
Siciliano^ che v' eipreiìe molte azioni de' Monaci 

B 4 San- 



« SB BM S B E H 



24 Delle Nothie di Napoli 

Santi Certosini , che morirono per la fède hi lk* 

ahi l terra . 

La volta della Chiefa tutta pofla in iftucchi 
dorati , ita dipinta dai Cavalier Gio: Lanfranco 
e gii Aooftali che ftan fra le fine'lre delio ftef- 
io Lanfranco, vanno in tanta Mima, che Ranno 
portati in rame dal bolìno di Francefco Louve- 
monf, a ipefe di Giacomo Raillard . 

La volta del Coro la maggior parte è di Gitf- 
feppe d' Arpino detto Giu'eppino ; fu finita poi 
con molta attenzione da Gjo: Bernardino Sicilia- 
ilo : il murò piano di detto Coro dove fta eipref^ 
fa la CFccefitfìone del Signore, è opera delle bel- 
le del Lanfranco . Nella prima Cappella dallg 
parte dell' Epiftola , la volta è dipinta dal Corcn- 
zio ; là feconda dal Cavalier Finoglf 5 dalla par- 
te dell'Evangelio la prima è del Caracciolo f la, 
feconda >ii Maflimo , la terza dello fteMb Carac- 
ciolo . * Vi fono due altre Cappelle anche de- 
gne d' effer vedute , dove fi entra dalle prime 
Cappelle nell' entrar delia Chiefa ; 1' una e l'al- 
tra è lavorata di ftucco ■, fecondo il miglior gufto 
dal fuddefto Domenico Antonio Vaccaio : In quel* 
la dalla parte dell' Epiftola , dedicata a Maria San- 
tiffima del Rofarjo, vi fono tre quadri del mede- 
fimo Vaccaro- ed uno che rapprefenta la Depo« 
iìzione di Gesh in braccio della Vergine Madre, 
è d'Andrea Vaccaro- l'altra Cappella dedicata 3 
S. Gioleffo è tutta pofra in oro • e li quadri cosi 
a frefeo, come ad oglio, fono del Signor Paolo 
de Matthaeis. * 

Li quadri poi ad opVw che fi vedono nella 
Ghiefa fono de' feguenti artefici : e cominciando 

dal- 



Giornata S'efia 45 

dalla pòrta maggiore quello dove Ma efprefìfa la 
Depofizione dalia Croce, colle Marie, S, Gio:, 
e due Santi Certofini , che fra (opra detta porta 
dalla parte di dentro, è una delle più Mudiate ope* 
re del Cavalier Maflimo • i due Profeti Elia , e 
Mosè che li flan laterali , fono dello Spagnoletto, 
come anco tatti i dodici Profeti , che ftanno fu 
le lanette delle Cappelle. Nella Cappella prima 
dalla parte dell' Epiftola, il quadro dove Ma elpref- 
fa la Vergine con due Santi Certofini , è del pen- 
nello di Maflimo , i due laterali del Vaccaro m 
vi fono due altri quadri con cornici nere , ed 
oro, uno è opera di Giufeppe d'Arpino, l'.altro 
* fu fatto in tempo di Gio: Battifìa Caracciolo. 
Nella Cappella di S. Gio: Battila, il quadro di 
mezzo è l'ultima opera del Cavalier Maratta, 
li laterali del Sig< Paolo de Mattha>is . * Il qua- 
dro della Cappella di S. Martino è opera del Ca« 
racciolo , i quadri laterali fono * od Sig. Fran- 
cefco Solimena . * Nella Cappella di S. Gennaro 
dalia parte dell'Evangelio, i quadri che vi fi 
vedono laterali , (ori di Gio: Batti ila Caracciolo , 
detto Gio: Battiftello ; * e tutta i' opera di mar- 
mo è ad Signor Domenico Antonio Vaccaro : * 
la Cappella di S. Brunone ha tutti i quadri ad 
oglìo del Maffimo. La Cappella dell' AfTunta (la 
adornata di quadri ad Caracciolo. Nel Coro, il 
quadro dove ila efpreffo il Natale del Signore 
con molte figure, è del pennello di Guido Reni, 
quale reftò in qualche parte imperfetto , per la 
morte d 1 un sì grande Artefice ; i quadroni late- 
rali dove hanno efprefle le quattro Cene del Si- 
gnore • il primo dalia parte dell'Evangelio , è di 

Giù- 



Biffila! 



mM 



■ ■■ - . ■• ■■ 



2.5 "belle Nottate di Nrpolt . 

Giufeppe di Ribèra ; quel che fegue, è di Carac« 
ciolo ; dall'altra parte il primo è dì Maflirrio $ 
il fecondo fi ftima di Paolo Verorìéfe ; altri pe* 
rò vogliono * che Venga dalla (cuoia di Paolo * 
In quefto Coro vi fono due ftatUe , * quella dal. 
la parte dell' Evangelio è del Finelli j 1' altra è 
di Domenico Bernini t * Dà queftò Coro dalla 
parte dell' Epiftola, s'entra nel Capitolo de' Mò- 
naci , che Va a terminare nel Chiòfrrò : la volta 
a frefco (la dipinta nobilmente dal Corenzio ■ i 
Patriarchi ad oglio che ftan d'intorno , fono dello 
tìeiìo ì * li quadri che vi lì vedono, forìo del Ca* 
raccio'o , e del Firiogli* ed Un S. Bruno del Mort- 
guer Francefe : nell' atriètto della porta del detto 
Capitolo vi è un quadrò del Cavàiier Maftìffio? 
i laterali fono di Giuleppe d* Arpino t e la lu- 
netta ad oglio jfopra la porta , del Borghefe: * da 
quefto luogo s' entra al Capitolo de* Frati Con* 
verfi $ il quale fra dipinto a frefco da Domenico 
Gàrgiulo, detto lo Spadaro * e figurano le dipin- 
ture tanti panni d'Aras* con paefi , bofcaglie , e 
Romiti in figure picciòle , * che fono iftoriette 
di Frati Venerabili dello ftefs' Ordine, cavate da 
Pietro Dorìando CrOnifla Certofino » Il quacro 
che fta neìla Cappella de' Frati Converfi , attacca- 
ta al detto Capitolo , è del Fraganzanó . 

Dall'altra parte del Coro* che è dell' Evange- 
lio ^ §' entra nella Sagfiftia, che più bella ritrovar 
non fi può . Il Vafo è a proporzione della Chiè- 
fa , la volta fra egregiamente dipinta a frefco Ja 
Giufeppe d' Arpino : là volta della Cappella , eie 
ila dirimpetto alla porta* fra dipinta a frefco cai 
Cavalier Mafiimo , il quale vi pofe tutto io fljfc 

ri;o 



Giornata Sejìd ±*f 

dio fuò ; perchè flar dovevano a fronte dell'epe* 
fé di Gitifeppino : e veramente in queft' opera 
fupefà fé iìeflb * Per le dipinture ad oglio , nei 
froiitefpizio che fra ftl la CappeJJefta, Vedefi una 
prófpettiva che forifia Una fcalinata , che va a 
terminare ih Una lòggia , dalla quale moltrafi dà 
Pilato il Signore flagellato al Popolo ^ là dipin* 
tura della proipettivà , è del Biviani ^ che per mol- 
to tempo dipinte ih Napoli ^ ii penfierò però fu 
del Cavàliér Fanfaga; le figure fonò del GaValier 
Maffimo . Vi è Un quadrò del Signore ligato al- 
la colonna con due Manigoldi di Luca Cangiali; 
vi è un quadre belliffimo del Pontuorno, anco di 
Paffione, ad acquarellò; vi fcnO quattro quadri 
toh diveifi milterj della Paffione elei Signore, af- 
fai confidenti j e di (lima ad Bifaccioni * ISeU 
là Cappella vi flava una tela * nella quale coti 
piti figure Vi era efpreffa la Depofzione di Ge- 
sù Grillo dalla Crocè ; òpera Ja più bella , che 
iìa Ufcita dal pennello dello Spagnolette ; Quer 
fta tela è fiata trafpòrtata dentro del Ttforo; èf» 
fendo che dove flava V Altare della Cappella vi 
lì è fatta ,u.na pòrta * per la quale $' entra al Te- 
forò i ne' lati di detto luogo vi forò due figure 
del fiorirò Luca Giordani, alla maniera di Paolo 
Verohefe ^ che fanno ingannare ogni più efperto 
nella maniera de' dipintori * Gli armarj poi co'le 
loro fpalliere, che fiatino d'intorno a quefìò va- 
fo cella Sagriftia j fono degni d' efler bene oflef» 
vati : fon tutti di lavori di Tarfa , còsi beh' ih- 
tefì i e difegnati * che migliori defidefaf non fi 
pòffonò; efprimohò cala menti , ed edifìzj bizzar- 
iiflìihi , ornali di Arabel'chi intagliati ; * degli 



as> 



a8 Delle Netfye eli Napoli. 

irtflarj di foprà , un lato viene i (toriato con fi- 
gure della Sagra fcrittura , e t altro con quelle 
dell' Apocalirìt • gli armarj «li fotto contengono 
vedute * e profpetttve d'architettura, * con fan* 
to accordio e vivezza , che niertte più : e quel 
che più arreca maraviglia fi è , che avendo Uà 
iecolo , e più anni di vita , (Unno come foflero 
fatti di frefeo , fenza perdere punto di quella tin- 
ta , che fu data al legname, che vi fta commetto, 

Dalla Sàgriftia fi può entrare a vedere il Guar- 
daroba , che altri chiamano il Teforo ultimimen- 
te tatto , dove fta trafportato quel quadro dello 
Spagnoletto , che efprime la Depofizione del Si* 
f nore dalla Croce con molte figure ; cofa delle 
più belle che fiano ufeite da un così erudito , e 
nobile pennello i e veramente con altro nome 
chiamar non fi dovrebbe * perchè veramente chiu- 
de in fé un feforo d'argenti , e di galanterie. * 
Tutta la volta è dipinta dal nóftro Luca Gior- 
dani , che fu l'ultima delle fu e opere. * Vi è 
una Croce per l*Alfare maggiore alta molti pai* 
mi , e lavorata tutta di ftatuette , ed iftorie di 
bsfTo rilievo , in modoche dà molto che oflerva- 
te . Dicono i Padri , che Antonio Faenza , che ne 
fu l'autore, vi avelie fatigato 14. anni* 

Vi fono dodici candelieri, fei grandi per lo 
primo (calino, e fei minori per lo fecondo, tura- 
ti a gitto , e dagl' intendenti h dice , che per lo 
lavoro non han prezzo, Quefti fono flati cavati 
da fei candelieri di bronzo lavorati in Francia , 
che fono cofa per lo lavoro maravigliofa . 

Vi fono i vali (ìmilmente a gtttò , di lavoro 
non inferiore alii candelieri lavorati in Napoli 

con 



Giornata Se/lt Zf 

con i loro fiori, fimilmente d' argento aK natura- 
le; e fono.ftati i primi che fiano ftiti viftì di 
quefta forte in Napoli ? inventati da Franceico 
Airone « 

Similmente per tutte le Cappelle vi fono i can* 
delieri a gitto , egregiamente lavorati da i no(M 
più famofi artefici , e vafi fatti da diverfi valeq* 
fuormni, e particolarmente da Gio: Domenico 
Vinaccia , che in quella forte di lavoro non eb- 
be pari , I fiori fono tutti di Antonio Palermo, 
che in lavorarli fu maravigliofo ■• perchè non li 
fc mancare altro che il colore, e l'odore. 

Vi fi vede un tabernacolo d.' argento tutto a 
gifto , fatto da Gioì Domenico Vinaccia , nel qua- 
le fono flati fpefì da 6000: feudi , 

Vi è una Ptatua della Vergine Concetta, inte* 
ra , fatta clallo ftefìb Vinaccia , nella quale fimil- 
mente vi è di fpefa ^500. feudi , 

Degna di veder/i è la cclebte Pijfide di oro uU 
tintamente fatta dal noflro Gioacchino Imparato , tut- 
ta con intagli così delicati , che han recato mar** 
viglia a migliori artefici di Europa . Egli JqIq 
zìi ha faticato per lo fpaxjo di digit anni , e que- 
/la unicità di lavory gli accrefee il pregio , e fa 
riputarla cofa, fingalare. 

Vi è una mez?:a ftatua d'un S. Brunone, fatta 
col modello del Cavaìier Cofimo , che più fpiri- 
tola , e bella veder non fi può, 

Vi è un filtra mezza fiatua d' un S. Martino , 
Ja teda della quale fu fatta col modello del Ca- 
vaìier Fanfaga, il corpo è (tata fatto da Antonio 
.jMonte. 

Vi è. una Croce d'ambra mandate in dono ài 

di'» 



SSiSSBbA 

■'■■..'■'.■-■■ 

,,■:,..-,■■■■_■:■■■• 



|p i9e//<? Notìzie di Napoli 

Cafimiro Re di Polonia al Venerabile P. T), hU 
fanaiio Karyaski Certosino fuo parente • vi fono 
varj crif)alli di monte , incifi con grand' arte * vi 
fono vari reliquiarj con infigniflime reliquie, ric- 
camente ornati • vi fono infinite altre galanterie 
tutte deputate al culto àe\ Signor Iddio . 

Vi fono ricchifìimi palliotti per l'altare mag- 
giore, e fra quefti uno tutto ricamato di perle, 
pn' altro tutto di fila di puriffimo oro, uh' altro 
dì gran piera viglia » per yedervifi fei quadretti 
lavorati a punto fpaccatp ; nelli quali cojl' ago 
ftanno plpr«fle con tanto difegno e vivezza , aj« 
cpne azioni di S. Brunone , che il Cavalier M a f" 
fimo ebbe a dire, che fi farebbe (confidato di cg- 
pjarle col pennello ? 

Ve ne fono altri quadrucci ; ma ancora por* 
iftanno podi jn opera : quefti furono lavorati dg 
pn yirtuofiflimo Oltramontano , il quale vi fati- 
cò dieci anni continui dentro l'iftefio Mòniftproj 
e li Padri fanno conto , che ogni quadruccio co? 
fti 500. feudi. 

Vi fi cpnferyano molte reliquie , che per bre? 
vita fi tralafciano , * fra le quali 36. Corpi cjj. 
Santi Martin , * né a minuto fi poffono deferi* 
Vere • V altre galanterie che vi fono in entrarvi 
fi pò (Tono ben vedere , 

Palla danza del Capitolo fi pafla al Chioftro, 
macchina degna d'.effer veduta : le volte ftanno 
tutte appoggiate fovra colonne di marmo bianco; 
e pardiglio vagamente lavorato : nel mezzo yi è 



il giardino compartito in quattro quadroni ; uno 
di quefti ferve per Cimitero delli Monaci , e fta 
cimo- tutto di bajauftri di marmo , e ne' piiaftri 



Giornata Sefìa . g % 

ffeoji angoli , e di mezzo vi fi veggono alcuni 
trofei di morte, come cajvarie, offa (ppjpfife, ed 
altro , così delicatamente lavorati da! Cavalle.* 
Cofimo , che più non ci avelia, potuto fare, fé 
lavorati l'aveffe in cera . 

Si può, entrare jn cjueftp Chipflro per veder 
oue(l ! opera , che dag}' intendenti foraftieri viene 
{limata per una maraviglia dello (capello. 

Nelle porte che ftannp nei fine degli archi , fi 
vedono belljfiìmi lavorj di marmo con alcune 
mezze ftatue tirate con gu/fto grande dal Cavalier 
Fanfaga * e fono quefre annoverate tra le pili beU 
le fatiche che egli abbia fatte. 

Pa quello Chioftro in entrarvi dalla Chiefa, 
a delira, s'entra nell' appartamento del Priore, 
che abitazione così bella non fi può immaginare 
ie non fi vede . Sono quelle fei flanze dalla par- 
Ile di mezzo giorno* tre fervono per dormire col- 
la fua cappelletta : in quella vi è una fcala di 
marmo , fatta col difegno ed aflìftenza del Cava- 
lier Cofimo , clje né più bizzarra , né più inge- 
goofamente fìravagante fi può vedere * e per que<? 
ila fi cala in un giardinetto penfile di fiori , * ove 
fecondo il buon genio de' Priori , vi fi trova alle 
volte qualche cofa di raro : * V altre flanze fer- 
vono per ricevere foraftieri ; e quelle terminano 
in una belliffima loggia, dove fi vede una famo- 
fa (tatua della Carità , lavorata da Pietro Berni* 
ni , e dal Cavalier Lorenzo fuo figliuolo • e ve^ 
ramente è cfegna cP offervazione . . 

Nel lato d| quella loggia vi è la librerìa , det- 
ta del Priore , ricca tutta di libri fceiti , e no- 
bilmente ligaii . Gli armar; fon tutti di noce, 

che 



lj l§ l gg^ 



5 % Delle Notiate dì Napoli 

che rafTemnra ebano , con ogni attenzione lavo» 
rati * dal loro Fratello Converfo Fra Bonaven* 
tura Pretti , di cui è il difegno • la volta è di 
chiarofeuro, opera migliore dei Raffaelino. * 

Da quella loggia fi cala nel giardino del Prio» 
re , e da quello nella vigna che arriva fino a 
S. Maria a Parete. Quelle ftanze poi Manno tut- 
te adornate di famodffimi quadri, che per delcri? 
ver li ci farebbono di bi fogno più fogli : dirò Co- 
lo, che avendoci menato ~un forafliete religiofò , 
in entrarvi ebbe a dire: il Paradifo che farà! 

Neil' altro angolo dì quello braccio vi fono le 
ftanze del Vicario. Quelle hanno una famofa log? 
già detta il Belvedere, dalla quale fi feorge tut- 
ta la noftra Città , e tutto il noflro Pofilipo • e 
da quella con un femplice cannocchiale , fi pu$ 
©fTervare quanto fi fa nella piazza di Palazzo , 
Ogni abitazione poi di Monaco , che in fé con- 
tiene tre camere, * fecondo il loro iftituto * , ha 
le fue loggie , che pri^a erano gli qrticelli de* 
Padri , come fi ò detto di fopra , ed ora per ef, 
fere il tutto disbofeato , e la Città ampliata, go- 
dono della villa dalla medefima, del vicino ma-* 
re, de' monti, e colline polle in profpettiva . 

Vi era uni bella librerìa di libri antichi , e mai. 
«oferitti de' loro Padri • ma fi vede sfiorata , per* 
che tutt' i libri fono flati trafportati nelle celle 
de* Padri , (juali non potevano per la flrettiffima 
loro regola andarvi d'ogni tempo a fiudiare. 

Pretto 1* appartamento del Priore vi (ono le 
camere della Forefleria , fornite di quanto vi fa 
di bifogno , e adornate di belliflìmi quadri , che 
fa quello Moniftero ve ne fono quantità. Unite 

a «me- 



Giornata Seft* . 33 

a quefte ftanze vi fono fpaziofiffimi loggioni . 

* Da quefte ftanze per una lunga volta andan- 
do all' ifi fa fi entra a man deftra nel Refetto- 
rio , che per un breve, corridore comunica colla 
cucina : quefto , perchè era un terrapieno affai 
umido , fcomodo e mal formato , al preferite è 
flato ridotto a miglior forma % lavorato di ftuc- 
co , con (edili di noce , e capricciofe fineftre , di- 
fegno del Regio Ingegniere Sig, Niccolò Taglia- 
cozzo : in tefta del medefimo vi è un quadro del 
Cavalier Malinconico , in effo vanno a pranfo ì 
Reliciofi le Domeniche , e tutte le fefte dell.' an- 
no , ed anco le fefte del lor' Ordine. * 

* Ritornando al corridore per dove fi entra in 
Refettorio , e camminando all' in fu s'efce in un* 
altro Chioftro , che da loro fi dice il Chioftrinq 
de' Proecuratori , dove hanno le laro abitazioni; 
ma non hanno altra veduta , fé non che alcuni 
del cortile, altri del medefimo Ghioftrino. Da- 
quefto Chioitrino fi va ad una loggia fovra dei 
mare.. In quefta vi è una famofa Farmacopèa , 
la di cui volta è dipinta dal Matthseis . Qa que- 
llo fi cala alla Cantina , eh' è degna d' effer ve- 
duta per la fua magnificenza, effendo veramente 
opera regale , vedendovifi archi di fmifurata al- 
tezza , dove s' appoggia tutta la gran fabbrica dei 
Moni fiero . Per quefti ancora fi va al forno, do- 
ve s' am mafia ogni nette quantità di pane . Da 
quefto Chioftro s s efee al cortile per dove fi en- 
trò nella Chiefa ; indi alla porta dei Moniftero , 
dove ogni mattina fi cìiftribuifce a' poveri T ele- 
mofina di pane e vino , oltre le molte che fi man- 
dano a poveri vergognofi in Città . * 

Tom. IV. Q Ufci^i 



E ! 1 :: ss 



24 Delle Notizie di Napoli 

Ufciti da quefta Chiefa fi può falirc a vedere 
il Cartello, oggi detto di S. Erasmo, e dal vol- 
oo di S. Ermo : e prende quefto nome , come fi 
diffe , da una Ghiefa, che ad onor di quefto San- 
to- fu edificata . Il Monte anticamente veniva det- 
to, Monte di, Pofilipo ; perchè da qaì comincia- 
va : e da' Francefi chiamato veniva Leciambres . 
In quefto vi fu edificata una gagliarda torre , che 
nominata veniva il Belforte . Carlo IL cono(cen< 
do eflcre quefto luogo neceffario alla difefa della 
Città, vi fece edificare un Caftello, ancorché al' 
cimi vogliano , che fofle 'opera di Roberto figliuo- 
lo di Carlo; ma flon è vero, perchè Roberto 
folo lo perfezionò . La ftruttura di quefto era 
all'antica, come quella del Caftelnuovo, che fer- 
ve di mafehio alle nuove mura fatte da Alfonfo. 
Di quefto Caftello poco conto fé ne fé dagli Ara- 
gonefì : nell'anno poi i528.'e(rendo ftata attedia- 
ta Napoli da Monsù Leutrec , il quale s' accam- 
pò verfo Poggio reale. D.Ugo de Mongada Luo- 
gotenente dei Regno, per la morte di D. Carlo 
della Noja , penfando , che fé quel luogo folfe fia- 
to prefo da' nemici , poteva effere di gran conle- 
guenza ; perchè da quello fi poteva battere tutta 
la Città , lo fortificò al meglio che fi potè , ^ e 
lo prefidiò con più compagnie di buoni foldati . 
Nell'anno poi 1555. effendo venuto in Napoli 
il grande Impcrador Carlo V. ed offervato il 
fito , ed il forte di S. Ermo effere di difefa , e 
ficurezza alla Città , ordinò a D. Pietro di 1 p- 
ledo fuo Viceré , che vi faceffe fabbricare un Ca- 
ftello , onde nell'anno 1538. fi vide egregiamen- 
te terminato, con quelle regole di fortificazione, 

che' 



Giornata Sejìa 3J 

che ini quei tempi fi (limavano le più buone , e 
Jc più confiderate . Quefto fu fatto colla direzio- 
ne , e difegno di Pirro Luigi Sirena Valenziano, 
Cavaliere , e Maftro di campo nella milizia Ce-» 
farea , efpertiffimo nelle materie del fortificare . 

Dilegnò quefta fortezza in figura ftellare con, 
fei angoli : e perchè la maggior parte fta innal- 
zata nel monte duro , che in (e ha una pietra 
facile ad efTere minata, così bene la contraminò, 
che le contramine fon degne di effe r vedute, per- 
chè poffono fervire di regola a chi attende a que- 
lli ftudj . Nel mezzo di quefio l'Autore vi inclu- 
fe una buona parte dei vecchio Cartello , per fer- 
virfene di mafehio, come fece Alfonlo I. nel Ca- 
ftelnuovo • ma nell'anno 1587. a' 13. di Dicem- 
bre , accadde una fiera tempefta , ed un fulmine 
arrivò alla confervazione della polvere, che fotto 
di detto mafehio fi confervava , e avendola acce? 
fa, lo mandò tutto per aria, colla morte di cento 
e più perfone . D. Garsìa di Toledo all' ora Ca- 
ftellano, fi falvò colla Moglie per efTere nel gior- 
no antecedente calato in Napoli. Scorie quell'ac- 
cidente talmente la Città , che molte Chiefe , e 
cafe minacciarono rovine . In quefta fortezza vì 
è una bella piazza d' armi , ed ha cannoni degni 
d'efier veduti • ma fopratutto vi è una cifterna , 
dalla quale fono (tate cavate tutte le pietre , che 
han fervito per la fabbrica del Cartello ; ed è cosi 
grande, ed abbondante d'acqua, che in fei anni 
confumandofene, fenza rifofe , perfervizio di tutto il 
prefidio , del quale può efTere capace , non verrebbe, 
a mancare mezzo palmo. Queft' acqua è delle pi'U 
frefche , e delle più purificate che fiasp i* n * Napoli 



WEBà 



I 



%6 Delle Notizie di Napoli . 

efTendo vecchi/lima . La porta di marmo di que- 
fto Cartello fu lavorata da Mafo di Fiefoìe . 

Ufciti da quefta fortezza fi può tirare per la 
ftrada delle carezze , girando a imiftra • e giunti 
al luogo dove fi dice la Torre del Cartellano , 
tirare avanti fimilmente a finirtra • ed in quefta 
ftrada dalla fteffa mano fé ne vede un* altra , per 
la quale comodamente fi cala a Chiaja • indi gi- 
rando a deftra a dirittura s' arriva in un luogo 
detto, i Cacciuottoli , per un deliziofo cafino , e 
villa edificata da uno di querto cafato, poi pof- 
feduto dal Padt-e D. Pietro Gifolfi de' Pii Ope- 
rarj , ora dagli ftertì Padri Pii Operarj , alli qua- k 
li ferve per luogo di delizie r e ricreazione . 

Parlato qùefto , girando a finiftra , vedefi una 
lunga , e diritta ftrada , per la quale fi può ca- 
lare al Lago d' Agnano . E' chiamato quefto luo- 
go il Vomere ; né fi trova ne i noftri antichi 
Scrittori nominato con quefto nome , ma con 
quello d' Antignano , come apprefifb fi dirà . Io 
però , che fin dalla mia fanciullezza , (lato fono 
deliderofo di faper le cofe della mia Patria , mi 
portai in quefto luogo , efTendo giovanetto per 
trovarvi un Vecchio , il quale benché folfe in età 
d-i 105.. anni , pure attendea all' aratro , ed ave- 
va nome Niccolò , venendo da tutti chiamato , 
Cola lo viecchio :1' interrogai , perchè quel luogo 
fi chiamava il Vomere* mi rifpole quelle paro- 
le : fin dal tempo dell' Avo mio , che pure morì 
vecchio come me, qui fopra abitavano tutti quel- 
li, che avevano vomeri, e bovi , ed andavano a 
lavorare dove erano chiamati . Nelli giorni , che 
non erano di lavoro, i giovani, tra i quali era 

an- 



Giornata Se/fa 37 

i ancor'io, che per grazia di Dio, non mi ho 
[ fatto vincere da neffuno, fi disfidavano - y e pose- 
vano un pallio , o qualche altro premio , perchè 
\ V avefle guadagnato chi faceva il folco più drit- 
to : ed interrogandolo in che maniera • mi rifpo- 
ie così: fi prefìggeva un termine lontano da mez- 
zo miglio , e poi fi cominciava a folcare , uno 
da una parte , ed uno da un' altra , e dovevano 
ambi andare a terminare al luogo prefiffo : ma 
queflo dagli Aratori non fi vedeva • perchè avvia- 
to 1' aratro per 20» pafii in circa , «lue li porta- 
vano avanti un panno attaccato a buoni barioni; 
in modo che l'impedivano la vifla del detto luo- 
go , dove avevano a terminare il folco* e termi- 
nato ch'egli era, venivano i Giudici ch'erano i 
più vecchi , ed offervatili a chi più diritto fat- 
to 1' avevano , davano il premio . Per veder que- 
llo giuoco vi faliva una quantità di gente dalla 
Città , e dicevano : andiamo a vedere il giuoco 
citi vomere • e per quello è reftato a quello luo- 
go queflo nome. Mi fi refe credibile, perchè fi- 
no a quelli tempi v' abitano Contadini , che vi- 
vono coli' andare arando in diverfe ville , e col- 
le carrette a vettura tirate da bovi . 

Quefla ftrada detta il Vomere è ricca di Mo- 
niflerj , e di belliflìmi cafini , per efTer 1' aria 
Salutifera, avendo un'afpetto nel mare. Per pri- 
ma vi fi vede una picciola Chiefetta dedicata al 
noflro protettore S. Gennaro , e da' Napoletani 
vien detta S. Gennarello ; e per antichiflìma tra- 
dizione fi ha , che forfè fiata da' Napoletani fon- 
data , in memoria del miracolo che fece il mara- 
vigliofo Sangue del Santo , liquefacendofi all' a- 

C 3 fpet- 



38 Delle Notizie di Napoli 

ipetto del fuo gloriofo Capo , ed accadde cosi : 
circa V anno 58^. efTendo Vefcovo di Napoli 
S- Severo , in queflo luogo v'era Ja cafa d'una 
pia donna Napoletana, che confervava queflo oran 
teforo del Sangue di S. Gennaro in due ampolle 
di vetro: ne diede parte al Santo Vefcovo • que- 
fti con tutto il fuo Clero vi andò in proceffione 
nella prima Domenica di Maggio : ed i Preti , 
o per mitigare il calore , o per l'allegrezza co- 
glievano da' prati , e dalle fiepi quantità di fiori, 
e formatene odorofe ghirlande, fé ne coronavano 
il capo : ed efTendo per queft' azione , la Procef- 
fione comparfa più allegra, fi continuò a fare lo 
fteffo per molti anni , nella Proceffione , che in 
ogni anno fi fiabilì per commemorazione d' un 
sì gran miracolo • ma poi efTendo ftate tolte via 
per degni rifpetti, l'è rimafto il nome: e facen- 
doti oggi nel Sabbato antecedente alla prima Do- 
menica dì Maggio* chiamafi la Proceffione de' 
Preti ghirlandati , che dal volgo diconfi giorlan- 
dati ; perchè in quel tempo non vi erano né Mo- 
naci , né Frati . 

Il miracolo così accadde : eflendovi andato il 
Vefcovo , come fi di (Te coi Clero , e portata la 
Tefta del Santo, nell' incontrarfi col Sangue, che 
era impietrito, fi liquefece • in modoche parve 
all' ora ufeito dal Corpo del Santo . Per convali- 
dare poi il miracolo, tolfero dall' afpetto del Ca- 
po il detto Sangue , e di fatto s' indurì come 
prima • V efpofero di nuovo , e di nuovo fi li- 
quefece : non avendo più da dubitare , fu con al- 
legrezza grande portato nella Città , e collocato 
con fomnia venerazione nella Cattedrale , dove 

fin 



Giornata Sefta 3^ 

fin da quel tempo ha continuato lo fletto mira- 
colo, ogni volta che dal fagro Capo vien mirato. 

Han detto alcuni de' noftri Iilorici , che que- 
fìa Chiefa fotte (lata fondata da' Napoletani , in 
memoria d' effere flato qui pofato il Corpo di 
S.Gennaro, quando dal Vefcovo Giovanni , e da 
S. Severo fu trafportato da Marciano in Napoli 
nell'anno 341. in circa : ma in quefto errano, 
perchè non è quella ; ma una Cappellata , dove 
vedefi un' antica tetta di S. Gennaro in marmo , 
fìtuata nella via d'Antignano, come appretto fi 
vedrà . 

* Quella Chiefetta di S. (Sennarello al Vome- 
re è (lata ultimamente conceduta a' PP. Cifter- 
cienfi della Congregazione di Calabria , che aven- 
dola fatta buttare a terra , vi han fatto erigere 
dalle fondamenta una nuova Chiefa , ed un Mo- 
naftero per loro abitazione , i quali benché pic- 
cioli fono tattavia comodi , e vi tengono una 
congrua Famiglia di Sacerdoti , e Confettori , che 
molto utilmente s'impiegano nell' ajuto fpiritua- 
le de' proffimi non men del Vomere , intignano, 
e Renella , che delle altre convicine contrade , le 
quali al dì di oggi fono popolatiflime . * 

In quella fletta via vi fi vedono bellifiimi ca- 
fóni , e fra quefti quello del Marchefe Ferdinando 
Vandeneynden , quanto ricco, tanto virtuofo . A 
quello flando di poco buona falute fu dettò , che 
quell'aria molto giovar poteva : che però , com- 
pratone qui un canno molto deliziofo dagli eredi 
del dottiffimo Donato Antonio Altomare , fra lo 
fpazio di un' anno e mezzo in circa , col model- 
lo edifegno di Fra Bonaventura Predi , e colla 

G 4 fpc- 






^© Velie Notiate di Napoli . I 

fpefa di 30000. feudi , vi fece innalzare il pre- 1 
lente calino 5 ed accomodar la villa . Nei cafìno I 
non fi poìfono defiderare delizie , e comodità mag- I 
giori , sì per 1' amenifìime vedute eh' egli ha fo- 
pra dd mare , e particolarmente del noftro Poti- 
li pò , sì ancora per gli adornamenti di quadri , 
ed altre dipinture de' noftri virtuofi Moderni ; e 
particolarmente molte ve ne fono del pennello del 
noftro Luca Giordano k I giardinetti, che dilegna- 
ti v'erano ai piano del cortile, non fono termi- 
nati per 1' immatura morte del buon Marchete , 
il quale eflendovi falito ad abitare , dopo «li po- 
chi giorni fu corretto , per confulta de' Medici a 
calariene > e pafsè a miglior vita , con fentimen- 
to grande d'ogni un che lo conofeeva -. 

Veniva difegnata , da quefto cafino , un'agiatif- 
fima calata carozzabile fino a Chiaja ; ma non 
forti per la morte già detta . .Quefto belli flimo ca- 
fino , oggi del Principe di Belvedere , pregevoli jjimo 
■per f attuai dimora^ che vi fa la no/Ira Regina, 
portatavi/ì per cagion (£ indi fpofi^ione , farà parti' 
■pamente descritto ove parleremo delle regie Ville . 
Pre'flb di quefto vedefi una pulita Chiefa , de- 
dicata alla Vergine , col titolo di S. Maria degli 
Angioli, ed un Convento de' Frati Minimi di 
S. Francefco di Paola ; furono quefti edificati , 
circa gii anni 1585. da Notar Marcantonio Fé- 
(tinefe : 

Apprefib vi è un' altra Chiefa # col Convento 
de' Frati Domenicani, col titolo di S. Maria del- 
la Libera. Quefta Chiefa e Ce. n vento fu nell'an- 
no 1585. edificata a fpefe d' Annibale Ce fa reo , 
Segretario del S. Regio Confìglio . Quefti ebbe un 



Giornata Sejìd • 4P 

^enìo di voto in edificare Monafterj e Conventi, 
per doverfene ftare fra quei Frati , o Monaci : 
edificò un Moniltero a' Monaci Benedettini * ma 
perchè non vi trovò quella foddisfazione , eh© 
egli defiderava , edificò queflo Convento a* Frati 
Domenicani , e lo dedicò a S. Maria della Libe- 
ru , per vederli libero da' Monaci ■ ma perchè an- 
co qui fi vide mal foddisfatto , edificò una Chie- 
fa , e Cafa a Preti , intitolandola S. Maria della 
Pazienza Cefarea . 

Più avanti vedefi il famofo calino con amenif- 
fima villa , edificato dal già fu Duca di S. An* 
gelo ,' Giacomo Capece Galeota Reggente di Can- 
cellaria * 

Più avanti ve n' è un* altro molto bello e di* 
lettofo, fabbricato du Marco di Lorenzo. Ve ne 
fono poi molti , e molti altri , che per brevità 
fi tralafcianò ; mentre offervar fi poffbno da chi 
vuol camminare per quefto luogo . 

Calando per la ftrada de' Cacciuottoli , e giran- 
do a finiftra fi arriva ad una Chiefetta pulituccia, 
dedicata alla Vergine di Coftantinopoli , edificata 
dalla cafa d' Aponte • ed a lato di quefta , a fi- 
niftra nella ftrada che tira fopra , vedefi una Cap- 
pelletta con un'effigie di S. Gennaro in marmo: 
e quella è la Cappella che fi difTe , dove fu pò- 
fato il Corpo di S. Gennaro , quando fu trafpor- 
tato da Marciano in Napoli ; ed altri vogliono, 
che qui (offe fermato S. Gennaro quando fu me- 
nato a Pozzuoli , dove ricevè la corona dei mar- 
tirio . 

Tutta quefta montagna vien detta Antignano-, 
e vogliono alcuni, che debbafi dire Antoniano , 

elfendo 



42. Delle Nottate dì Napoli 

efiendo flato villa di Antonino Imoeradore • ma 
il più vero lì è , che prende il nome dal Jago 
<T Agnano , dovendofì dire ante *Agnanum y per- 
chè anticamente , ed anco al prelente , da chi 
non vuole andare per la grotta , dà qui fi va a! 
lago Suddetto j e nell' eftate , i Contadini , che 
portano colle fome a maturarci lini in quell'ac- 
que , per non andare per dentro la Città , van- 
no per quello luogo. Per la ftrada che va fu;ve- 
defi un belliflìmo cafino . Queffo luogo antica- 
mente fu la famofa villa del noftro erud-tiflìmo 
Gioviano Pontano ; ora è della Famiglia Uflbrio, 
pervenuta al Reggente di quefto cognome , della. 
quale Famiglia altro non vi è rimarlo in Napo- 
li , che una fola donna , la quale fu moglie del 
pia fu dottiftimo Recente Carlo Cala Duca di 
Diano . 

E' tutto quefto luogo ricco di fertiliffimi giar- 
dini , e vigne , dove fi raccolgono frutta di tut- 
ta bo.ità, e delicatifìimi vini; ed in alcune par* 
ti ve ne fono , che non hanno in che cedere alli 
claretti di Francia , e particolarmente quelli del- 
la bella villa del già fu Vincenzo Cioffi 5 ora per 
eredità , pervenuta alla Cafa Baldares : e nel ca- 
fino vi erano moke belle ftatue antiche; ma ora 
fono andate altrove . 

Da quefto luogo fé ne paffa in un'altro abita- 
to , comprefo in quello d' Antignano , chiamato 
r Arenella ; e prende il nome dall' arene , che vi 
lafciano i torrenti dell' acque piovane , che cala- 
no dai monte de' Camaldoli , nel quale da quella 
parte vi fi fale . Quefto monte ha quefto nome 
per lo dilettofo e diveto Romitorio, che in el- 
fo 



Giornata Sefi* 4* 

fo fi vede , de 1 Monaci Camaldolefì • e veramen- 
te è degno d' effer veduto . Chiamava!! antica* 
mente il SantifTimo Saìvadore a profpetto , effen- 
do che da quello luogo fi feorgono tutti i piti 
ameni lidi del noftro Tirreno , tutte l'i fole , 
che" (tanno adiacenti a Napoli , le Città di Gae- 
ta e di Pozzuolo , il lago d' Agnano , e dalia 
parte d'Oriente, tutta la noftra Città, e tutte 
l'amene campagne di Terra di lavoro : in fine, 
luogo che abbia vedute più belle ed amene , non 
credo, che trovar fi qofìa in tutta l'Europa. In 
quello luogo S. Gaudiofo Vefcovo di Salerno vi 
edificò la già detta Chiefa , dedicata al Saìvado- 
re , per un miracolo ivi accaduto . Stava quefta 
Chiefa nel territorio di Gio: Battifta Crifpo , 
gentiluomo di molto avere e maneggio • era aba- 
diale , ma quafi abbandonata , come fpeffo fuole 
accadere: il Crifpo, per commodità de'fuoi po- 
deri , ed anco per le ville convicine , proccurc> 
di farci venire i Monaci Camaldolefì . Che però 
ottenuto dal Sommo Pontefice un Breve di con- 
cezione della Chiefa alli Monaci fuddetti , e do- 
nandoli , il Crifpo, parte de'fuoi poderi , e fovve- 
nuti dalle limoline de' pii Napoletani , nell'anno 
1585. vi fondarono un picciolo Romitorio . Sov- 
venuti poi da D. Carlo Caracciolo, e da D. Gio: 
d'Avalos, fratello del Marchefe di Pefcara , fu 
la vecchia Chiefa buttata giù , e nobilmente rie- 
dificata , ed adornata di preziofi quadri , e di al- 
tri ornamenti * ed anco il Romitorio fu amplia- 
to , e ridotto nella forma che fi vede * in modo- 
che cofa più bella , né più amena defiderar non 
fi può . Ogni Romito ha più ftanze , coi fuq 

Ora- 



I 



à - 4 Delle Notiate di Napoli . 

Oratorio da potervi celebrare la S. MefTa , quan- 
do vuole affatto chiuderli , con un picciolo giar- 
dinetto . Ha quello Romitorio heJliffimi ftradoni, 
per li quali i Romiti vanno ad officiare , uniti 
nella Ghiefa , la quale ha mutato titolo, e chia- 
mali S. Maria Scala Cceìi , per la (cala che fu ve- 
duta , quando pafsò in Cielo il Patriarca S. Ro- 
mualdo; ancorché il titolo del SS. Salvadore , per 
1' ufo vi fia rimario . 

Da molti anni in qua, nelì'eftate, l'aria non 
fi rende molto giovevole alla laiute : ftimandofi, 
che provenga da alcune nebbie , che s'innalzano 
dal Cafale di Pianura, luogo d'aria cattiva. Da 
molti intendenti fi dice , che fi potrebbe rimedia- 
re , col lare , che nell' efrate i Monaci non va- 
dano per lo fcoverto alla Chiefa j ma per man- 
tenere la rigidezza del di loro Iftituto , nell'erra- 
te fé ne calano in un' Ofpizio , che han fatto 
di lotto . 

Ouefìo luogo ora è (felli ricchi e comodi, che 
fia nella noftra Città. In quefto non vi li può 
falire fé non a cavallo, e fino a S. Maria di Na- 
zaret , anticihiffima Chi eletta abbadiale , in gale!- 
io . La ftrada però è deliziofa , perchè fi va per 
mezzo d' ombrofe felve d'alberi di caftagno , dal- 
ie quali fi ricava tutto quafi il legname , che fer- 
ve a' Napoletani , e per botti , e per travi, e per 
ogni altro lavoro . 

in queji anmo 17^2.. * detti Romiti hanno rtno" 
kxata la Chiefa /otto la direzione dell' architetto 
MicbelangioloJ "roccoli , e nella volta xAn gioì 'o Mu%- 
t^illo vi ba dipinto un bel quadro a frejco rapprc* 
Jea tante S.RomuaJdo m gloria* Nelle 12. limet- 
te 



Giornata Sefla 4:5 

ts [opra le finefìre vi fon dipinti i 12. fondatori 
delle 12. Congregazioni , che ha la Congregatone 
benedettina . 

Sopra la porta della Cbiefa vi è un bel quadra 
del Maffima rap preferii ante la cena del Signore . 

I quadri che fono nelle tre Cappelle a man Zi- 
ni/Ira qnando x' entra , fono del Cav, Giacinto de 
Popoli la Nafcita ; d ì Ippolita Borghi fé la S. Fa- 
miglia ; e del Fraganzano V affittita . Vedeft in 
quefta Cappella un quadro , che dicefi ejfere il ve- 
ro ritratta di S. Carlo Borromeo , rimpetta al qua" 
le fi a fituato altro eccellente quadro del pennello 
di Luigi Rodrigo rapprefentante un miracolo di 
S. Bernardino . Dello fteffo autore 9 il quadro , che 
fi offerva nella prima Cappella a man dritta . 
Nella ter%a Cappella allo fteffo lato vi è un bel 
quadro della depofi^ione del Signore del Santafedè, 
e nel lato in cornu epiftola: vi è un bellìjjimo 
quadro del Giordano , rapprefentante la f agra fami- 
glia , che contempla la futura pajfione di G. C. e 
jotto ad efft una ifcrizjone al Giovine Bernardino 
Galimio , poflali dalla Madre , con altra in verfi net- 
tato oppqfto affai bella falle flile di Jfntonio EpU 
curo . I due quadri rapprefentanti G. C. e la Ver- 
gine , uno jopra la porta della Sagriflia , /' altra 
fu la porta oppofla , che dà /' adito al Capitolo 
jono di Ce far e Fr avanzano , Il quadro dell *Altar 
Maggiore è del Barocci , comecché altri lo voglio- 
no di Marco di Siena , di Andrea da Salcig- 
no y e i quattro quadri rapprefentanti i quattro 
novijfimi , che fono ne' laterali del Coro , fono di 
un dilettante Religiofo . V altro piccolo della B.V. 
/ito nel mezjp fu dipinto nel 142Q. da Piero di 
Domenico da Montepulciano , Sf 



■'-—"-'-.'--—■' 



a,6 Belle Nottue di Napoli 

Si flanno ora facendo i [edili del Coro col di' 
fegne del Troccoli efeguiti da Domenico Tarullo i 
la Sagvifli a , ficchi a [ebbene è bellifjima con gli 
firmar] tutti di finiffima radice dì noce » lavoro di 
Ciò: Domenico ^mitrano . 

Nella parte oppojla alla Sagrijìia , fi entra al 
Capitolo chiamato delle colpe , e qui fi "vede un 
fael quadro di S. Candida di Silveflro Buono j U 
Cupolino dell" ^Altare maggiore , e gV ^Angioli di 
marmo fuile porte del Coro fono opera del Fan fa» 
ga . he f colture di flucco fono di Salvatore Franco , e 
quando quefla Chiefa farà tutta rjnovata ,farà de- 
gna da vederfi , non oflante , che non ecceda quel- 
la fanta povertà , che quefìi Religiofi , degni da 
chiamarfi %Angioli in carne , profetano . 

V amenità di queflo luogo vi attira ogni ceto 
di per Jone per godere il gran colpo di veduta , chi 
prefenta agi occhi quanto la natura ha prodotto di 
più deli^iofo , per cui può chiamarfi queflo Monte 
il balcone di Campagna felice . 

Quello Romitorio , benché fia remotiffimo dal- 
l' umano commercio, con tuttociò , quafi in ogni 
giorno frequentato ne viene da' Napol etani , colà 
menati , o dalla divozione , o dalle curiofità , o 
pure dall' amenità del luogo . 

Continuando pofcia il cammino , dalla Chiefa 
di S. JVJaria di Cofìantinopoli in giù , verfo la 
Città, vi fi vedono dall'una parte e "l'altra bei- 
iiflìmi cafìni per delizie nell'eftate, elfendo l'aria 
Salutiferi e frefea . A finiftra fi vede il cafino, 
e la villa dei già fu Configliere Francefco Maria 
Prato , il quale adornata V avea di una quantità 
éi amiche ftatue di marmo . Morto eh' egli fu , 

ne 



Giornata Sefla 47- 

nc fu la maggior parte venduta ad Andrea d' A- 
ponte, il quale le collocò nella Tua cafa dentro 
la Città , come fi dilfe , altre fono andate fuori 
del Regno . 

A delira fi vede il vago cafino , ed ameniffima 
villa della famiglia Piftacchio, pofcia pa flato per 
via di donne ,* alla famiglia Tocco de' Signori 
Principi dell' Acaja , pofìeoendofi oggi dalla Prin- 
cipefla di Scanno di quella cafa . 

Dirimpetto a quello , a finiftra vedefi il bei 
calino del già fu eruditismo Principe di Gruco- 
li della cafa d'Aquino, ora comprato da' Gefuiti, 
che l' han coftituito luogo di ricreazione per li 
Padri della Cafa Profeffa . 

* Più giù , dalla fteffa parte finifrra vedefi la 
Chiefa , e '1 Conlervatorio detto de' No fari , qua- 
le riconofce la feguente fondazione . Neil' anno 
t6%6. Notar Agnello Capeftrice , avendo fatto il 
fuo teftamento difpofe , che di tutta la fu» roba 
fi foffe eretto un Conlervatorio , ove do ve (fero 
mantenerli fette donzelle , figlie di Notari Napo- 
letani , quali , nel tempo della loro recezione , 
non averTero meno d' anni otto; da el|gger|ji per 
buffola , da farfi nella Chicfa di S. Paolo , coli' 
intervento del P. Prepofito di detta Chiela , e di 
tre Notari chiamati dal Teftatore per Governa- 
dori , quali avellerò dovuto amminiftrare le fue 
rendite , col parere e giudizio del detto P. Pre- 
pofito . Effendofi differito per varj accidenti , di 
porre in efecuzione quefia pia difpofìzionè; final- 
mente nell'anno 1720. i Governatori compraro- 
no dagli eredi ad qu. Gennaro Porzio quella ca- 
fa col fuo giardino j e Chiefa, dedicata a S, Mi- 
che- 



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4S Delle Notìzie ài Napoli 

chele Arcangelo ; ed avendola accomodata a for- 
ma di Confervatorio , fecero entrare in erto le 
fette donzelle ordinate dal teflatore , che ora (1 
vedono aecrefeiute fino al numero ci 1 undeci . Vie- 
ne il luogo governato da tre magn. Notari Go- 
vernadori , e dal P. Prepofito di S. Piolo , ed 
ave anco il fuo Delegato. * 

ApprelTo a querto vi è un belli (Timo Cafìno 
fabbricato dal Cardinal Bel morto , ora venduto 
alli Frati Italiani di S. Maria della Mercede, i 
quali vi hanno aperta una picciola Chiefa, e ri- 
dotta la cafa in Convento • e molti altri } che 
veder fi poflbno . 

All' incontro quefto Convento vedefi il nuovo 
Moniftero delle Monache della Vifitaziona . E 
per darne una vera relazione, è. da faperiì , che 
il Santo Vefcovo Francefco Sales , norma de* Sa- 
gri Partorì , dopo di aver tanto faticato nella 
Tua Chiefa di Ginevra , cosi oppreiTa dall' erefìe 
del peflìmo Calvino , e ridotte , com' è fama , 
fettantamila perfone alla vera via della Cattolica 
Tede Romana , fondò un Moniftero nella Città di 
Anefsì , nello Irato della Savoja , s di Monache , 
col titolo della Vifitazione , fotto la Regola di 
S. Aqortino ; e le Coftituzioni fcritte vennero 
dalla penna divina di quefto gran Santo , per la 
fua foprafina virtù ( fìami lecito dirlo ) Angeli- 
co. Or quefte Cortituzioni par che impartate Ma- 
no di una manna celerte , efcludcndo una certa 
rigidezza di penitenza , che tal volta atterri fee la 
debolezza di alcune donzelle, che han defìderio 
d' incamminarli per la via del Chioftro , ad etTe- 
re Spofe di Gesù Crifto- ma con dolcezza di Pa- 

k ra« 



. Giornata Sefta 4* 

radifo , tnfl&fra quella carità tanto incaricata da 
S. Giovanni , che fa vivere più cuori in uno , 
ed in una vera , e fanta comunità , escludendo 
quel msura , & tuum disruttori della foda vita 
Evangelica,, e dell' ajuto del prò (Timo - y allevando 
come in un Seminario le donzelle prima nel 
Santo timor di Dio , e poi in tutti quelli efer- 
cizj , che ad onorata, e'nobil donna convengono* 
acciocché' Mimate fi rendano da bene e virtuofe 
in ogni ftato , nel quale dal Signore vengano 
chiamate, ofccolare, o religiofo. in qualfifia luogo 
clauftrale , non ricufando di ricevere anco le vedo- 
ve , quando fono sgravate de' figli , E fu predetto 
dal Santo Fondatore , che quello Idituto propa- 
gar fi doveva per tutto il Mondo Criftiano ■ ecj 
in effetto vedefi la predizione verificata, perche 
in fettantafei anni in circa dalla prima fondazio- 
ne , fi vedono fondati in .diverfi luoghi del Cri- 
i'Uanefimo 104. Monafterj . Il Signor Iddio non 
volle , che alla pia Città di Napoli forte manca* 
to quefto nommeno utile , che Santo Ifìituto , e 
il degnò di fervirfi de* mezzi feguenti , £). Anto- 
nio Sanfelice Canonico della noftra Cattedrale 
(' ora degnìffimo V'efcovo dì Nardo ) di voti Aimo 
del Santo di Sales , proccurò di averne da Roma 
una reliquia . L 1 ottenne , e con affetto grande 
Trasmetta li venne autentica dalla Madre Suor, 
Cecilia Margarita della Rovere Superiora % e con 
altre Madri fondatrice del Moniftero della Vi- 
fìtazione di S. Maria di. Roma. Avendola ricevu- 
ta , la volle efponere alla venerazione de' Napo- 
letani ; ed a tale effetto , nella Bafilica coltanti- 
niana di S, Reffituta , ere/Te in una Cappella un* 

D Al* 






I 
I 



50 Delle Notizie dì Napoli. 

Altare dedicato al Santo, colla fua Immagine, 
che frequentato veniva da' Napolitani , e parrico~ 
larmente nel giorno natalizio del Santo . Con 
quefta occafìone della reliquia , feri (Te alle di vo- 
ti (Ti me Suore del Moni fiero di Roma in ringra- 
ziamento, e nelle rifpofte fi conobbe un defide- 
rio di quelle zelanti Religiofe di fondare un Mo- 
niftero in Napoli * gli fu rifpofto , che farebbe 
flato facile, per la divozione, ohe aveano i Na- 
poletani al Santo . Quefto baftò alla carità di 
quelle ottime Religiofe , per far che foffe forti- 
to • che però principiofiì il trattato della fonda- 
zione, coli' interpofizione dell' EminentiiFimi Si- 
gnori Cardinali Colloredo , e Salazar • da' quali 
appena infinuato 1' utile , e dolcezza dell' Iftituto 
all' Eminentiffimo Signor Cardinal Pignatelli , 
all' ora Arcivefcovo , e poi veramente Santiflimo 
Pontefice , non folo fi ottenne 1' aftenfo , ma fa- 
vori per agevolarlo , ricordandoli dell' utile cagio- 
nato nella Polonia dalla fondazione fatta dalla 
Regina di un confinale Moniftero , mentre eh' 
egli era Nunzio, e Legato Appofìolico in quella 
Corte. Non fi mancò di cooperare in quefto dal- 
la folita e divota pietà de' Napoletani , effendo- 
chè un nobile della cafa della Marra con alcune 
rendite , gli donò un palazzo dh' egli aveva nel 
quartiere delle Mortelle, perchè prefio fi folle da- 
to principio. 

Nel primo di Decembre del 1600. dalla S. mem. 
di AlefTandro Vili, nel primo anno del fuoPon-] 
teficato , fu fpedito il Breve della fondazione da 
farli in Napoli con formole di molto decoro ed 
onorarle , ed anco altro Breve d' Indulgenze e 

sra- i 



Giornata Se/la. j£ 

grazie , dopo la relazione molto favorevole dell* 
Arcivescovo, Nel desinare poi le Madri fonda- 
trici , non volle Sua Santità , che tutte fofleiQ 
ufeite dal Moniftero di Roma , acciocché non fof- 
fe rimario diminuito eli numero , mentre che fi 
trovava nel crefeere * che però fi ftabilì , che fe 
ne prcndefTero due da Roma , e due da Turino, 
dove vennero elette la Madre Suor Maria Brigi- 
da d'Oria , nata dal Marchete di Dolce acqua , 
e la Madre Suor Franccfca Tereia Ponte de' Con- 
ti di Cafaigras. Quefte due efatte Religicfe, per 
ubbidire, nulla curando la rigidezza dell'inverno, 
che nella Lombardia, con V afprezza de' ghiacci 
e nevi , fi fa più , che in altra parte fentire , 
a' tg. Decembre dei medefimo anno s' inviarono 
verfo di Roma , con licenza del di loro Ordina- 
rio , e della Sacra Congregazione de' Vefcovi , e 
Regolari . Il viaggio durò 35. giorni , aftefocchè 
in Vercelli , in Milano , dove ebbero a trattare 
di un'altra nuova fondazione, in Modena, in 
Bologna, in Cefena , nella $, Cafa di Loreto , 
vennero, come ferve di Dio, ricevute con fegna-* 
lati (Timi onori : a' %o. di Gennaro dei iópt f 
giunfero in Roma , ed albergarono nel Moni Ae- 
ro dei di loro Iftituto , venendo cori molto ono- 
re , vifitate da più Cardinali , e da' primi Signo- 
ri , e Dame di Roma , come in ogni parte , per 
dove erari parlate. Le due altre Suore che ven- 
nero elette nel Moniflero di Roma, a quefta fon- 
dazione furono la Madre Suor Tecla Lucia Mey- 
nier,nata da i Conti di Valminter, creata Su- 
periora , e la Madre Suor Virginia Duozzi Pro- 
feffa di Roma. Venne poi trattenuta la loro ve- 

D 2. nuta 






$2 Dello Notizie di Napoli. 

nuta in Napoli dalli Colpetti della pelle in Re- 
gno , e dalla morte del Sommo Pontefice Alef- 
fandro VIÌL In quefto mentre erafì avanzata l'è- 
flate ne' caldi, che davan da dubitare del danno, 
che apportano in -quelle noflre parti, per la mu- 
tazione dell' aria • che però flavafi nell' irrifolu- 
zioni :, alla fine conofciutofì effer volontà divina, 
lì ri ibi vette la partenza , con licenza della Sagra 
Congregazione , e confenfo dell' Arciveicovo , dal- 
la quale fimilmente fu concedo di potere a ver- 
gare nelle Clauiure delle Monache . Saputali la 
partenza , il Vicario Generale di Napoli , Seba- 
fìiano Peritò, inviò D. Filippo d'Aquino Sacer- 
dote a riceverle nelli confini del Regno . Giunte 
nella Città d'Averfa, dalle Madri Sanfeìici, ven- 
nero regalatamele ricevute nel diloro Moni fie- 
ro. Nel giorno feguente andarono a fervirle le 
carozze dei Sig. Viceré, e con quelle, il Vefco- 
vo deli'Acerra a complire in nome dello fteffo 
Sig. Viceré: vi andarono ancora alcuni Canonici 
della Cattedrale , Religiofi ,. e Dame per accom- 
pagnarle. Giunte in Napoli furono menate ad 
albergare nel Moniflero di D. Alvina , dove da 
quelle Madri vennero ricevute con affetto indi- 
cibile;., e particolarmente dalle Sanfeìici , comin- 
ciando a cantare il Salmo : Latatus fum in bis, 
qua dì&a fp.nt mihi , <&c. Vennero immediata- 
mente vifìtate dal Vicario Generale, il quale, 
in nome dell' Arcivefccvo le benedice, e le rac- 
comandò alle Monache . Nel giorno feguente il 
Signore Iddio volle folennizzare , e fegnalar que- 
llo arrivo colla nuova d' elTere flato affunto al 
Troiao di Pieno il Cardinal Pignatelli , e fu bf- 

ìer- 



Giornata Scia 



n 



ferrato, chela promozione accadde appunto quan- 
do que/te buone Religiofe entrarono nella Città 
pi Napoli . Dopo aver vifitato i luoghi Sagri , e 
più cofpicuì, e le Reliquie più infigni della no- 
fìra Città, fpecialmente il Sangue di S.Gennaro, 
a' 21. di Luglio vennero chiufe nel picciolo Mo- 
niftero loro apparecchiato , con tutto quanto vi 
fera cì^bi fogno , e la Chiefetta riccamente forni- 
ta di ogni cofa neceffaria alle facre funzioni. 
"Fcr tre giorni continui , con gran concorfo di 
popolo vi fu fatta fefta con Indulgenza plenaria. 
* E /Tendo poi la fuddetta Cala , nel quartiere 
delle Mortelle , molto angufta , nò effendovi luo- 
go per poterla dilatare, fu rifoluto dì fabbricare 
il Monìftero in altro luogo più commodo . On- 
de , avendo comprato per detta nuova fabbrica , 
quella Cafa , che all' ora /ì poffedeva dal Signor 
Giacomo Braida , in brieve fi vide principiato 
così il Moniftero , come la Chiefa • ed a' 2(5. 
Novembre del ióp3- e/Tendo flato prima dichia- 
rato Claulura , vi fi trafportarono le Monache . 
A' 30. Agofto poi dell'anno lóp-y. fu aperta al 
pubblico la nuova Chiefa , e feguitò ad ampliar- 
fi il Moniftero , facendovifi un nuovo braccio di 
ormitorio • concorrendo in ciò la pietà de' divo- 
ti del Santo , e fra gli altri della Signora Prin- 
cipe/fa di Bitetto , che diede 1600. icudi per la 
fabbrica . Tutto fu porto in opera col difegno e 
direzione ad Sìg, D. Ferdinando Sanfelice , fra- 
tello del fuddetto digniflìmo Vefcovo di Nardo , 
il quale , come fi è detto , proccurò quefta fonda- 
zione , ed oggi tuttavia conferva 1' ifte/To affetto 
quello tanto luogo , avendo a fue fpefe fatto 

D j 6- 



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•i 



54 Delle Nottate di Napoli. 

fare 1' Altare maggiore di marmo net 1715. e 
volle egli confegrarlo . Il fuddetto Sig. D. Fer- 
dinando vi ha fatto fare ancora a fue fpefe una 
Cappella, dedicata a S. Francefco di Sales, e vi 
ha collocato un quadro da fé dipinto» * 

* Il numero di quelle buone Religiofe afcei>- 
de prefentemente a 38. profeffe di Coro , oltre 
alle domeftiche , quantunque il loro Santo Iffitu- 
tore ne prefigga 33. fi fono però valute del- 
la difpenfa > che Io fteffo Santo dà nelle Città 
«ofpicue » * 

Era» divenute le renditi di quefi» utlliffimò 
Monljlero affai fcarfè , quando Tomafo Trabiu 
-co nobile -, è dljlinto noflro Cittadino difeendente 
èia Nicolò , che dalle Spagne venuto in Napoli col 
carattere di Ma e/Ir di campo dell'Imperato-,' Car~ 
lo V. donò a quefle Sante Religiofe non meno, che 
ducati 30. mila -, come da ijlromento rogato a lo, 
Decembre detto anno per lo Regio Notajo Pietro 
Emilio Marinelli -. Oltre a ciò tirò a fue fpefe ufi' 
altro braccio del Monlflero facendovi il Refettorio 
affai nobile, e viflofo ; onde a ragione gode qutfla 
nobile Famiglia il titolo di Confondatrice ; ha 
perciò il privilegio di aver un luogo franco per\ 
una delle fue f emine in perpetuo, quando anco vo»\ 
lefferò Jlarvi femplicemente ritirate; vi ha la Jepol-> 
tura , la nomina del primo Sagr'flano della Chic*\ 
fa j e di una pingue Cappellanla . 

In parlando di S. Mahla delle grafie a Toledo'- 
fui principio della giornata quinta offervamwo ti 
depofito di queflo nobile , ed affai benemerito Citta-* 
dlno , il quale fempre impiegò largamente in ufi 
pii le ricuòce da Dio ricevute, nel! a fua Cappella 

gen* 



Giornata Sejla. 5*5 

gentilizia in quella Coi e/a eretta . Debbo ora ag» 
o inni' ere che tt Signore, il quale moltiplica a di fi- 
mi fura ciocche a lui fi dà , non ha permejfo , che 
quejla Famiglia abbia provati i rovejci di con- 
traria fortuna . Da quando decorof amente fi fila- 
bili in Napoli circa il 1570* fi è fempte mantenu- 
ta , e tuttavia fi mantiene con un decòro , e ma- 
ì\fficen^a : ha ella un nobile proprio Pala^+ 
?o nel largo della carità nella flrada Toledo, la 
cui [cala è architettata con bimano difegno , e vi- 
flq/ifjìma . Quel eh' è pili da commendarfi ne nobili 
Individui che la compongono, è una pietà fen^a pa- 
ri y ed una moderazione, ed avvenenza inarriva- 
bile ; e par che il Signore loro compenfì sì bei freg* 
gì , col mantenerla prefervata da finifiri avvenimen- 
ti • cafo affai raro nel Mondo . Così Iddio rimunera 
coloro , che a lui rivolgono , ogni dono di fortuna , 

Confervano molte belle reliquie del Santo lor 
fondatore, e fra quelle, la Mitra, colla quale fu 
feppellito ; * una lettera di fua propria mano , 
buona quantità di Precordj , di tela bagnata nel 
f angu e , &c. * 

QuefV aria è perfettìffima , e dar fi fuole , 
per medicina , a chi entra nelle fpezie di eti- 
cia ; ed in fatti fé ne vedono molti e molti fa- 
nati . Quella (tracia , che anticamente veniva chia* 
mata Olimpiana ( perchè, come alcuni Icrivono, 
vi fi facevano i giuochi , in onore di Giove Olim- 
pico , e quefto luogo tirava fopra , e flr.o alla 
Porta Regale, e fi (tendeva fin quafi al Palazzo 
Regio, ed era territorio de' Padri Benedettini ne- 
ri, come ne apparifeono moltifiìmi iftromenti di 
concefTioni , e ceniuazioni ) ora chiamafi la ftra- 

D 4 da 



^S Delle Nettale d'i Napoli 

da della Cèfarèa - prende quefto nome da Anni- 
bale Cefareo Segretario dei 5» C. che vi fondò la 
Chiefa detta di fopra , che vi fi vede a de (ira , in- 
titolata S-. Maria della Pazienza Cefarea , ed ia 
effa vi fondò un' Abadìa jus patronato dell.a fua 
Gafa , ed anco un'Ofpedale per gli convalefcenti. 
Paffata quella Chiefa , fimilmente a delira ve- 
d-eiì un ponte ; per quello fi può paflare a vede- 
re il bello e famofo giardino , con calìni , detto 
prima dei Teloriere , poi pattato alla cafa Malfa, 
ed ultimamente comprato dai già fu Principe di 
Montemiletto , della Cafa Tocco , quale con mol- 
ta fpefa V ha egli adornato , ed ampliato nel 
modo e forma , che oggi fi vede . Vi fono ne' 
giardini vaghe fontane , che ricevono 1' acqua , 
per i loro giuochi da ampj cifternoni ; ma il più 
beilo, che in detto palazzo li può vedere, è un 
piede intero della gloriofa S. Anna Madre della 
Vergine , con altre reliquie , che in detta cafa 
fi confervano fin da quel tempo , che quella Fa- 
miglia era Defpota dell' Acaja , e della Servia; 
e nel giorno feftivo di detta Santa , vi concorra 
con divozione grande , quafi tutto il popolo di 
Napoli a venerarla » 

Per quefia medefima rtra-la , che fra popolata- 
fon a di comode abitazioni , e delizi ofe , lì può 
vedere la Chiefa dedicata a Gesù e Maria, e con 
quella il famofo Convento de' Frati Predicatori . 
Nell'anno 1580. ebbe la fu a fondazione coli' 
clemofine di diverfi Napoletani , raccolte «la Fra 
Silvio della Tripalda Domenicano ; e quello luo- 
go era territorio di Afcanio Coppola nobile del- 
la Piazza di Portauova : rendendoli poi la Cine- 
fa 



Giornata Sefta. 



57 



fa augufta, coli 1 ajuto di Ferdinando Caracciolo 
Conte di Biccari , e Duca d'Airola, la rifabbri- 
carono nel modo e forma , che oppì fi vede » 
Ouello Signore fece fabbricare la tribuna dell'Al- 
tare maggiore, la Croce , e natte della nave prin- 
cirale: in modochs, dichiarato ne vien Fondato» 
re: a fpeie anco dei detto Duca fu fatta la fcala, 
e la porta con colonne, tutto di marmo gentile, 
che è delle beile , che fi vedano in Napoli , e 
fu quefta difegBata dal Fontana. Innico Caraccio- 
lo Cardinale , ed Arcivefcovo di Napoli , della 
Cafa d'Airola, nelì' Altare maggiore dalla parte 
dell' Epiftola , ereffe alla Ducheffa d' Airola fua 
madre, della Cafa Guevara , forella del Duca di 
Bovino , una bella memoria colla {tatua di detta 
Signora : il Duca Ferdinando finalmente dotò il 
Convento di molte rendite , qual Convento oggi 
dalli Frati, coli' elemofine de' Fedeli è fiato ara* 
pliato , in modoche fi rende degno d' efter vedu- 
to , per la lunghezza de' portici , e comode abi- 
tazioni * In quello Convento vi era una buona 
libreria > oggi vedefi in molti corpi di libri , 
guaita , e sfiorata , per opera di un certo Frate 
Siciliano . 

Da quefta Chiefa tirando giti, vedefi una ftra- 
da detta 1' Imbrecciata di Gesù Maria : in quefta 
ftrada , da l'un lato e 1' altro, v' erano belli(ììmi > 
ed ampj palazzi * oggi quafi la maggior parte 
Confervatorj di Monache fono fiati convertiti . 

Nel principio di quefta ftrada vi era un fa- 
mofo palazzo della Famiglia Turbola , de' Mar- 
cheli di Pefchici : quello' fu comprato dalla Con- 
gregazione dei Monte de 5 poveri vergognofi , ed 

e fi a- 



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58 DW/e Notizie di Napoli. 

è fiato adattato per Gonfervatorio di due povere 
donzelle , da eiìgerfi da ogni quartiere della no- 
ftra Città, che arrivano al numero di 58. effon- 
do 19. i quartieri , come per legato fatto da IX 
Gio: Andrea di Sarno Sacerdote Napoletano. 

Dirimpetto a quello vi è un'altro Gonfervato- 
rio , fondato da D. Carlo de Mari Sacerdote Na- 
poletano , per le donzelle , che per la povertà 
portano rifchio di perdere T oneRà : quello gover- 
nato viene con molta attenzione, e diligenza dal- 
li buoni Prefi della Miffione, e intitolato viene 
S. Maria delle figliuole pericolanti » 

Surf e quefio pio luogo nel lóy^., marni 168$. 
la C 'on greg anione delle apoflolicha MiJJìoni eretta 
mi noflro Duomo , di cui fi è parlato nella prima 
giornata , fua governatrice , fé ne disfece , eonojcen- 
do , the tal governo la diflraeva dalla jer'ta ap- 
plicazione delle Jagre mi filoni . Perciò ne raffegnò il 
Goveruo ali 1 Eminentijfìmo %Arcivefcovo : ma non 
accettata/i la rinuncia , perchè veramente era go- 
vernato con incomparabile favie^a , Jr induffe fi* 
talmente in detto anno ad accettarla , così perfuam 
fo il noflro Cardinal Antonio Pignatelli dall Emi- 
nentijjimo Orfìni *Arcivefc*vo di Benevento , e fra» 
fello gelanti ffimo di detta Congregatone . Oggi, mer- 
cè lo zelo de* nojìri Jfrcivtfcovi ,è così ben tenuto 
nella Chiefa , t nel Moniftero che fi è vef-o rifpeu 
tubile nella noflra Città . 

A fìniftra vedelì dirimpetto a quefto il Moni- 
toro clauftrale, colla fua Chiefa delle Monache, 
dette le Cappuccinelle, perchè oflervano la rego- 
la de* Cappuccini . Quello luogo anticamente era 
detto Olimpiano, come fi è detto ; pofeia fu det- 
to 



(Stornata Stfts $p 

io di Pontecorbo , per le cafe e giardini , che 
quefta Famiglia Vi aveva* La fondazione di que- 
fto oflervantiffimo luogo fu in quefto modo. 4 E- 
lconora Scarpata, moglie di Luca Gigli s'infer- 
mò a morte, e mentre flava negli eftremi fi rac- 
comandò al Serafico Padre S. Francefco , il quale 
conofeendo il frutto , che dalla falute di Eleono- 
ra nafeer doveva * l' impetrò dal Signore la fa* 
Iute : guarita ben prefto , per eflere grata a quel 
Santo, ch'una tanta grazia impetrata l'aveva, 
pregò il marito , che fi fofie contentato di carta- 
mente finire i giorni loro . Dal buon Luca fu 
Eleonora compiaciuta , e la prima cofa , che fe- 
cero , fu trasformare la propria cafa in una Chie- 
fa , dedicandola al gloriofo Patriarca d' Aflifi .* ac- 
comodarono l'abitazione nella forma di un Con- 
vento; e nell*anno 1585. fi cominciarono a ri ce. 
vere molte onorate , e divote donzelle Napoleta- 
ne ; e fu tale il concorfo ,j che in brieve divenne 
un* oflervante Collegio * Efiendo paifato a miglior 
vita Luca, neiranno l6i6> ed avendo lafciafo 
il Moniftero erede di tutto il fuo avere *. la ve- 
dova Eleonora prefe l'abito, e fi ridufìe a vive- 
re totalmente da Monaca ; pofeia , con Breve di 
Papa Paolo V» nell' anno primo del fuo Pontefi- 
cato, fu dichiarato Claufura , vivendo riformate 
fotto la regola di S. Chiara , entrandovene molte 
nobili * e fin' ora fi mantengono con una eleni- 
plariflima offervanza : fi va di continuo ampliami 
e riducendo a perfezione un comodiffimo Chioftro.' 
* Hanno dipoi fabbricata una nuova Chiefe , 
col difegno e modellò del Regio Ingegniere Gio: 
Battifta Nauclerio , la quale è delie belle che fia- 

' no 






tfc) Delle Notìzie dì Napoli. 

no in Napoli, delle Chiefe di Monache: TI tam- 
àro dell'Aitar maggiore fu dipinto da Niccolò 
Roflì , fotto la direzione del Sig. Francefco So- 
limena . * 

Segue a qUefto un famofo Palazzo de'Pontecor- 
vo,ora pa flato per vìa di donne, eflendo la li- 
nea mafcolina eftinta, alla cafa Valdetara . 

Appretto di queffa veniva la cafa de' Signori 
Spinelli de' Principi di Tarfia. Nell'anno ió\g* 
Vennero in Napoli, da Genova , cinque Monache 
jfcalze , che vivevano fotto Ja regola di S. Tere- 
fa, e colla direziona di alcuni Frati > fìmilmen- 
te fcalzi della ftefia Regola , comprarono dal Prin- 
cipe il detto palazzo per ledici mila feudi, e io 
ferono divenir Moniftero , il quale fu fondato 
nella parte dei giardino, col titolo di S. Giufep- 
pe delie Scalze; e fé veder fi poterle, farebbe (li- 
mato de' più belli , e de' più puliti della noftra 
Città, e per le vedute ch'egli ha, e per l'ame- 
nità del luogo: non è molto grande, perchè qui 
il numero delle Monache è prefitto a ventitre. 

^ Avevano quetfe oifervantiifime Monache, una 
piccioia Chiefa , eretta in un. camerino di detta 
cafa: volevano comprare il palazzo di Pontecor- 
vo • ma perchè non furono d' accordo , perchè il 
padrone voleva , che li foffe ben pagato , il Ca- 
valier Cofimo Fanfaga fenza farli aver di bifo- 
gno d'altre cafe , vi difegnò una Giiefa,. che ne 
più pulita* né più nobile , né più confacentc al 
fagro Iftituto di quefte Suore fi può defiderare . 
Ella è allegri fiì ma , ha tre Altari, quali vengono 
adornati da un marmo di Sicilia , ch^ ha dd lio- 
nato, come l'Abito di S. Terefa : il quadro dei 



mag- 



fna 
no 



Giornata Se/la <fr 

ggìor* Altare è del pennello dì Luca Gìorda- 
, e fu delle prime cofe eh* egli fece , e della 
fua prima maniera • gli altri delli Cappelloni fo* 
no di Francefco di Maria, Vi è una belliffim» 
facciata de' noftri travertini di piperno , ma ora 
fra imbiaccata di ftucco . Vi è una fcala di pi* 
perno , e di marmo , bizzarriflìma mente capric- 
ci ola , difegno del Cavalier Fanfaga , che Tempre 
nelle fu e coenpofìzioni cercò di u Te ire dal comu- 
ne, ponendo in campo novità nell'architettura. 

* Parlata quefta Chiefa, eravi a delira una ftra- 
da , nella quale il Principe di Tarfia vi edificò 
con magnificenza maggiore il fuo Palazzo , la 
facciata del _ quale polla ad Oriente, occupa tutta 
la ftrada iudetra , e fi afeende in erto per magni- 
fica Scala di marmo ftuccata , e dipinta , e lu- 
meggiata d'oro coli' ornamento di nicchie, e bu- 
lli parimenti di marmo . * In quefta cala vi è 
un musèo dì quadri, collocato in un' ampia gal- 
lerìa , ed jn più camere^; ftimo che quefto pofla 
flare a fronte d 1 ogn* altro musèo grande d'Italia, 
fé in quefto la curiosità de' virtuofi può godere 
d'ogni forte dì opera ufeita da' pennelli, cosi an* 
fichi, come moderni, di prima, feconda, e ter- 
za riga , e per darne un rift retto ; ve ne fono 
del Giotti , di Raffaele , di Tiziano da cinque 
pezzi , del Buonarota , d' Andrea del Sarto , di 
Pieri n del Vago , di Paolo Veronefe , del Cara- 
vaggio , del Civoli , del Caftiglione , del Baffan 
vecchio molti pezzi, ed anche del giovane, d'An- 
tonio Solano, di Luca d' Olanda, del Ferrareic , 
d' Aleffandro Veronefe, del Palina il vecchio, di 
Canicci , tlel Cangiasi, di Pietro Paolo 'Rubens , 

di 







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éz J)e!le Notizie dì Napoli. 

di Antonio Vandich , eli Guido Reni , di Carlo 
Veneziano , dì Giufeppe d* Arpino ventiquattro 
pezzi; del Piftoja , del Domenichino, ad Cava- 
Jier Lanfranco , d' Alberto Durer , del Zuccaro , 
ài Marco da Siena , dello Spagnoletto molti pez- 
zi • di Filippo degli Angeli, del Goffredo, del 
Tintoretti, del Gueici.no , del Balducci , di Teo- 
doro Fiamingo dieci pezzi; d'Ettore Fiamingo, 
di Vincenzo Fiamingo , dell' Anieric otto pezzi; 
di Cornelio Bruchel , di Abramo Fiamengo , di 
Monsù Claudio, di Guglielmo Bover , di Pietro 
fiamingo , di Errico Fiamingo , di Monsu El- 
*nerè , di Monsii Vouet , di Paolo Brilli . De" 
jioftri Napoletani , di Luca Forte da venti pezzi 
( queftì nel dipingere cole naturali non ebbe pa- 
ri ) di Giacomo Rocco , di Carlo Tvjartufcelli ; 
di Àgofljno Beltrano , di Ambrofio RolTo , di 
Pacecco di Rofa, di Carlo Sellitto, di Fabbrizio 
Santafede , del Cavalier Maflimo Stanzione , di 
Scipione Compagno , di Simon Papa , di Bernar- 
do Lama , d' Andrea di Salerno , di Gio: Batti- 
Zìa Caracciolo, e di Pompeo Tuo figliuolo, di 
Girolamo d' Arena , di Girolamo Imperato , d* 
Onofrio Palumbo, di Gio; Bernardino Siciliano, 
di Pietro Peice , d'Antonio di Michele, di Gio; 
Antonio d'Amato, di Filippo Vitale, d'Agnel- 
lo Falcone ( e ve ne fono di quefto grand' arte- 
fice da 5Q. pezzi ," la maggior parte di battaglie 
in picciolo , ed in quello genere non vi è fiato 
chi l' aveffe equiparato; in modo che, paffato a 
miglior vita queflo artefice, fuor che quefti , po- 
che ve ne fono rimarle in Napoli , effendo ftate 
da' foraftieri ricercate , e ben pagate ) di Salva- 
dò- 



Gì amata Szfta 63 

dorè Rofa ve ne fono alcuni pezzi fatti mentre 
che vifle nella Patria , e fono forfè meglio di 
quelli , che fece in Roma , di Domenico Gargì»- 
ìo , detto lo Spadaro , di Francefco Cavallino , 
e di tant* altri , che per non molto allungarmi, 
(ì tralafciano ; bacerà dire , che vi faranno da 
quattrocento pezzi di quadri da farne conto , ol- 
tre i difegni , che vi fono, e fra quefti una quan- 
tità del Cavalier Lorenzo Bernini , 

* Innanzi al divifato Palazzo diftendefi fpazia» 
fo Cortile , di lunghezza palmi Napoletani circa 
trecento , e di larghezza palmi centoventi , chiu- 
fo all' intorno da piccioli Appartamenti per la 
Famiglia eretti al di fopra de' commodi per la 
cuftodia , e per il confervamento delle Carozze , 
con ne Porticati, uno a deftra , e l'altro a fi« 
ijiftra , ed ampio , e più fpaziofo nel mezzo , 
dal quale per due larghiffìme ftrade , polle ingU 
ro , che circondano altro fpaziofo Cortile , fi dU 
feende alla pubblica ftrada , che conduce alla Poi*' 
ta Reale , ed a Monte Santo . * 

* Nel Porticato finiflro fta porta la Scuderìa 
di nuova bruttura, e dipinta e pofta in oro, ed 
ornata di mezzi butti di marmo , e capace di 
cinquanta Cavalli . * 

* Nel deftro fchiudefi la rinomata Biblioteca , 
alla qnale fi va per fcalini di marmo , avendo 
pure magnificamente di marmi colorati , ornata 
la gran porta di noce {corniciata, intagliata, ed 
Ornata di ottone, e ferro indorato. * 

* Si.paffa per efia alla prima ftanza di lun- 
ghezza palmi Napoletani cento venti in circa , e 
ui larghezza quaranta'. Gli armarj della quale fo. 

no 



^^^^^^ra» 



éj. I)e//<? Notizie di Napoli . 

no di altezza palmi 25. con Statue di Virtù al 
di fopra , e fono gli Armarj ,' e le Statue ledet- 
te polle in oro finiffimo con pochi tondi di rof- 
Jo , e nel mezzo s'inalza machina di altezza pal- 
mi 10. con bafe ben intagliata, ed indorata , che 
foftiene una Cuftodia d'Ebano nero, e- rame in- 
corato , dentro della quale fi chiudono per quat- 
tro lati finimenti matematici d' Ottone , d' ar- 
gento , e d' oro , con al -di fopra un' Orologio in 
Gaffa di Tartaruca e rame parimenti indorato 9 
ed ha finalmente ne' cantoni quattro bali ben an- 
che intagliate ed indorate con quattro grandi Sta- 
tue di marmo , rapprefentanti le quattro Stagio- 
ni , opera di Francefco Pagano Napoletano , le 
quali aggiungono vaghezza alla medelìma fianza, 
che ha la volta riccamente lumeggiata d'oro, e 
dipinta nelle figure da Niccolò R01T1 , feoiare dei 
fu famofa Francefco Solimene . * 

* Si pafTa indi da quefta danza ad un' altra , 
dove fi cuftodifeono Libri Francefi , ed altri di 
fl'raniere lingue in Armarj di altezza di palmi 
<2.6- e fono 'elfi tutt' indorati , com'è pur la fof- 
fìtra della ftanza fudem , la quale è larga circa 
palmi 50. e lunga palmi 20. e fi vedono in 
efla fu per la cima degli Armarj dipinti in taft- 
te medaglie i ritratti della nobilifTìma Famiglia 
Spinelli fino all' odierno Principe di Tarfia , de- 
gniamo mantenitore della divifata Biblioteca , 
colle fteffe regole , colle quali fu da prima dal 
l'uo Uluftre Fondatore eretta, ed illitui ta . Ed 
inoltre ha quella medefima ftanza fu la porta 1' 
Ifcrizione, che ne fpiega la fondazione in pietra 
paragone , con ornamenti all' intorno d' ottone 
Indorato . ™ s 



Giornate Sefl* 6$ 

Da quefta medefima Stanza fi pafTa in due Gal- 
lerìe diputate all'ufo de' Giovani , che vengono 
a (Indiare • da poiché la fudetta Biblioteca per 
generofa beneficenza del Padrone al pubblico ufo 
-aperta fi tiene, ed in effe , oltre i commodi ne- 
ceffarj per fcrivere,vi fono ne' Cantoni Tavolini 
di Marmo fovra mentale indorate, ed intagliate^ 
e fedie di velluto Cremeiì trinate d'oro , co i 
furti parimenti intagliati, ed indorati, ed in una 
delle medefimc trovafi formata la Linea Meridia- ' 
«a per diftinguerfi efattamente, il mezzo giorno 3 
e la mezza notte . 

* Da una pofeia delle avvifate Gallerìe fi pafia 
ad un' altra danza lunga palmi 40. in circa , e 
larga palmi 18. con grande armario in fronte, 
dove fi cuftodifeono le neceflarie cofe , e gPiftru* 
menti opportuni per V ufo delle Machine Mate- 
matiche e Fifichè , delle quali è piena la detta 
ftanza , oltre le molte che fono allogate e pofte 
per le altre già deferitte , non lanciando la me- 
desimi di avere k fue mura ornate ài quadrucci 
e Statue di marmo tapra le loro batti intagliate, 
ed indorate , pofte tapra Rata Cremefi , come le 
Gallerie antecedenti, che tutte nelle volte nobil- 
mente dipinte , e lumeggiate d'oro fìnifiimo fi 
veggono , ed ornate di ritratti d'Uomini Tlluftri 
in Lettere al numero di circa aoo. * 

Dilatafi alla perfine tapra di tutti i ramme- 
morati edihcj, che circondano quello ampio Cor* 
file una deliziofa Loggia , che fi apre al piano 
del primo Appartamento di lunghezza palmi 4,00. 
e .più , e larga palmi 8q. ornata di bali , e Sta- 
tue di marmo ai numero di 50= che fervono di 

Tom. IV. E fo. 



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,:;...;-, E3gE| ?-.!■■■:?■ B fHH gg| | -:.v |§||| | 



6<£ De//? Notizie di Napoli. 

foftenimento a i ferri in gran parte indorati % 
che li circondano- ed ha nei mezzo magnifica 
Fontana di marmo ornata di Statue , ed altri 
Animali di marmo, come pefci ,. ed augelli, con 
in mezzo Statua grande di Bellona , ed intorno 
mohi Puttini tutti di marmo , opera del già det- 
to Francefco Pagano. * 

Nta qnefta beU'tffima libreria ornamento della »o« 
fi va Città , e gloria dell Y illufive Caja diTar/ìa y è 
fiata interamente difmeffa in queff anno ljyo Tut- 
te le Jìatue , gli firomenti , e machine matematiche 
i ritratti degli uomini illuflri fi fon» tutti vendu- 
ti ì I libri parte comprati da S. JVT. per la nuo« 
•va biblioteca regale , che fi fià ragunando cerne fi 
dirà , e parte da* Foraftieri effendo efii delle pih 
belle edizioni . Stupiscono i Buoni cerne ciò fiafi 
potuta fare fenza apertamente controvenire alla Pe- 
nero fa volontà del Principe Fondatore , che la flam- 
bili magnificamente, e la defìinò ■<*■' Giovani fìydic* 
fi y e quando non ? avejfe ejprefjamente fatto ; già 
ci aveva il Ceto de 9 Letterati acquifìato. dritto per 
effere fiata aperta da tempo lunghi-fimo in moltìffimì 
giorni dell' anno , al fuo comodo . finalmente non fa 
capirft , come, quando anco quefla illufive Famìglia 
fojfe fiata in circoflanze tali da dover neceffaria* 
niente, disfarfi di quefla fieggìo luminofs filmo , non 
avejfer avuta ad accorrere tutf i luoghi pubblici a 
ripararla , e per gratitudine alla Famiglia di un 
tanto benefico Cittadino x e per proprio interejfel per 
non far- per deve al Ceto de letterati il comodo di 
libri rari filmi , e di eccellenti edizioni , che ognun 
fa di quanto utile fi ano alla retta intelligenza de- 
gli «tintori) oltre al demo /omnia cfc ne e.veva 

$a* 



Giornata Sefia, $<j 

Napoli , che un fuo figlio , colle proprie [uè private 
jojian^e , avea eretto un edificio, sì vago e sì utile. 
Senza il genio benefico di Carlo III. Re di Spa- 
gna , e del fao immorpal figlio Ferdinando IV. U 
primo perchè cominciò , il fecondo perchè ba\ perfe- 
zionata fina magnifica , e veramente regale libre- 
ria già collocata , come fi dirà , nella vajla fabri- 
ca degli antichi ftudj y.noi faremmo privi di pub- 
bliche biblioteche pubicamente ragunate y colpa deh 
l* ejfere fiati noi privi per fecali de* nofìri naturali 
Padroni, li* unica pubblica eh" era in Napoli era ed 
è quella di S. angiolo e nido , dono grandiffimo 
che fece alla fua Patria H degno Cardinal Bran* 
(accio y ma quefla biblioteca rifentinb.be ancora del- 
la fua, grande sì , ma pur privata origine* fé al* 
tri genj benefici della Città nofìra non faffbr con- 
corfi ad arricchirla , E fé i generofi Patri^J del 
Seggio di Nido , cui il Cardinal Fondatore cq» 
mondò quefl* opra , tuttora non la manteneffero , e 
dilataffero . La libreria di Tarfia ali* incontro era 
/' opra fola di un privato , grande , ricco , Signore j 
ma fempre privato ? Il gran Ferdinando Spinelli 
ebbe fola il coraggio d* ideare , ed efeguire una 
delle più grandi opre che pojfan farfi air umanità)* 
Raccolfe libri e de* più rari % e de* più eleganti . 
Cofiruffe machine , ma delle più perfette * h fituò e 
difpofe , ma nella forma più nobile * e tutto fece 
egli folo , comecché dal padn fuo foffe fiata la 
raccolta de foli libri cominciata , Gran vergogna 
per Napoli che wt sì bel monumento ha fattq tQ* 
glierfi ? gran difeapitq per la gioventù Jìudiofa $ 
che vierf privata di un comodo letterario e dilli* 
gnwlayqne cks ad a*tn ferviva 41 /prone .<? prò* 



Pj^^^S S^^ffi pgMM^^EI^^ 



et Delle Notiate di Napoli* 

legger le lettere . Ma fon vane le querele r non aV- 
tro potendo , reco qw ì* i feritone che era [colpita 
in pietra paragone nella feconda fianca della lì* 
krsria da ninno rap periata » 

Ferdinand us SpinellVs Tarjlé Princepf 

Inter Primos Hifpaniarum Magnate? 

a Carolo V*. lAdhBus 

Siblìotb^cam Gracam JLatinam Barbaric*miwo> 

•A P tenti fftmo Patte fuo Ine boat am 

*/I fé Vero Conqwfitis .Undique- RariJJintir 

txemplaribti* 

%/ftque fignis Macbinis Matbematicis , Phifìcifqm 

Omnique Injìrumento Ornatam *Abjolutamque 
*/ftque Ex Dcm.ojìica Comunent^f S 'e Cum Mufaru**. 
cultoribus faSam 
Dedicavit .Anno Rep. Sai. MDCCXXXF1 
^Eidemqac Redditur *Ad lib-rorum, ^ccejfiones 
v4s Sarta t-e£la- 
t/fttrìkuif 
Paffete quefto Palazzo , vedefi un farnofo ftra» 
«Ione , che tira fu verfo Gesù e Maria , ricco di 
deliziale ecf amene abitazioni da uà lato e 1' al- 
tra ; nelle quali d'eftate e d'inverno fi gode dì 
un'aria perfetta . 

Il primo » che fi vede a deftra,è del fu Con- 
igliere Scipione di Martino; in quefto il Signor 
Domenico fuo figliuolo , gentiluomo di onorati 
coftumi , tiene belliffimi quadri , e fra quelli , 
oltre de' moderni- , delli quali fé ne contano tren» 
fa pezzi ftudiolùmente dipinti dai noftro Gior- 
dano , tre dello Spagnolétte , del Cavalier Mat- 
tia Preti , di Andrea Vacenro , di Bernardo Ca« 
valli**» t> di Gio; Battila Caracciolo , di Paoluc- 



Giornata Ssjla C£ 

•io Porpora , di Salvatore Rofa , di Fabrizio 
Saatafede, di Agnello Falcone, di Gio: Antonio 
d'Amato, di Bartolommeo Paffante ., di Paolo 
Finoglia, di Domenico Spadaro,e di molti altri 
de' noftri Napoletani . 

Ve ne fono di Raffael d'Urbino , di Paolp 
Veronefe , di Pierin del Vago, del Bambocci., 
del Baflan vecchio , di Leandro Battano , di Cof- 
ano Piazza Cappuccino, di Aleffandro Veronefe , 
di Andrea di Salerno, di Pietro da Cortona, di 
Orazio Gentilefchi , dd Carpinone s del Tinto- 
«tti , di Giacomo Cortefe Geiuita , detto il Bor« 
go^none, del P. Pasman Gcfuita,, di Fiori, di 
Daniel di Cantarro , di Lionardo -da Piftoja , 
e di moki altri valentuomini • ma corona que- 
lla claf5e un picciolo quadruccio , dove fta e- 
fpreflò un Crocefiuo colla Vergine , e S. Gioì 
di lotto , del divin pennello di Michel' Angelo 
jBuonarota . 

Dirimpetto a quefta cafa vi è la Chiefa e 
Convento de' Frati Conventuali , fotto titolo di 
S. Maria dello Spirito Santo, dal volgo detto lo 
Spiritofanteilo, e con altro titolo S. Antoniello 9 
e la fondazione fu nel modo feguente . 

Tutto quello territorio anticamente veniva det- 
to Olimpianoj; fu conceduto alli Padri Benedet- 
tini, come fi difTe ; .da quefli fu alienato, e cen* 
fuato a diverfi particolari , per dovervi edificare^ 
pervenne quefta parte, che chiamata veniva, il 
Pancillo ad EvangcLifta Ferroni '• la qual Fami» 
glia più fu ha le Cue antiche abitazioni . Dall 
Evangelica 9 non (ì fa perchè caufa , fu quefto iuo» 
go dooa-to al Capitolo di S. Gio; Lacerano - f cop. 

E 3 pa;« 






70 D<?//e Nottole di Napoli. 

patti , che fi aveffe dovuto fabbricare una Cap- 
pella fotto il titolo di S. Maria dei Soccorio> e 
che folle rimario jus patronato della fua Cala . 
Fu efeguito fidi' anno 1550. ma efìfendo pofeia 
nate alcune differenze tra iì donante e '1 donata- 
rio', fu il contratto annullato; ed Evangelica do- 
ttò la Chiefa , e fuolo al li Frati Conventuali di 
S. Francefco , quali vi edificarono una Chiefa più 
émpia, ed un Convento comodo a pochi Frati , 
è lo dedicarono allo Spirito Santo. Per queflo 
fu mofTa lite alli detti Frati dalli Governatori 
della Chiefa di quefto titolo , che ila preffo la 
Porta Reale ; perlocchè fu rifoluto doverfi inti- 
tolare S. Maria dello Spirito Santo. Collocarono 
i Frati in quella Chiefa una di vota Immagine 
di S. Antonio da Padova ; il Signore Iddio fi 
compiacque dì fare, per mezzo di quella, molte 
grazie a' Napoletani * vi concorfero gran li moli- 
ne , ed oblazioni ; perlocchè la Chiefa fi (labili 
riedificarli da' fondamenti , come al prefente fi 
vede ■ e fi cominciò- a chiamar S.Antonio, e di 
già fi fta perfezionando il Chioftro dalla parte 
di mezzo giorno , che fta fui Borgo di- Porta 
Medina . 

Da quello luogo fi cala per due Mi-ade : la pri- 
ma è detta di Tarila , perchè fu fatta dal Prin- 
cipe , per comodità delle carozze , ed in quefta 
vi fon belli palazzi , e particolarmente quello é 
defira . dove Suor Maria Villana fondò il fuo 
Moni fi ero del Divino Amore , che poi effendo 
flato trafportato , come fi riifìe , alla Regione di 
Pittalo , fu il luogo venduto alla famiglia Como, 
che al jpreiente Io pofTeggono . 1/ altra dicefi del- 
lo 



domata Sefta 7* 

jio Spirìtofantello , aperta da' Complatear; , dove 
fi vedono comode , e detiziofe abitazioni , che 
jhanno la veduta da mezzo giorno . Da quefta fi 
arriva alla già detta Porta Medina , avajiti alla 
quale vedefi una nuova, e pulita Chiefa, intito- 
lata S. Maria di Monte Santo, con un Conven- 
to di Carmelitani dell' Gffervanza ; la di cui fon- 
dazione è da notarli , perchè li conofca la pietà 
de 1 noftri Napoletani . 

D. Giufeppe Caracciolo Principe della Torella, 
divotiflìmo della Vergine ad Carmelo , fìabilt 
di fondare nella fua terra della Torella , un Con- 
vento di Carmelitani; ed efiendoli fiata data no- 
tizia di alcuni Frati Siciliani , che vivevano col 
titolo di Carmelitani del primo Iflituto della 
Provincia del Monte Carmelo, s'invogliò d' im- 
piegar qucftì Frati al nuovo Convento , che di- 
legnato avea di fondare ; che però ne lentie^ a 
.Roma al P. Commeflfario Generale Fra Aleifio 
Licandro. Il detto Padre ricevuta l'iftanza, par- 
tì con altri Frati, e fi portarono in Napoli, do- 
ve non folo irabilì col Principe quello che deli- 
berava - ma difegnò di far conofeere in quefta sì 
gran Città il fuo fanto Iftituto : che però col 
favor del detto Signore ottennero una picciola 
Chiefa dedicala a S. Maria delle Grazie, fita pref- 
fo il pubblico Teatro delle Commedie , detto di 
S.Bartolomeo, ora dismeffo,e qui adattarono una 
picciola Cafa col nome di.Ofp.izjo* e ciò fu nel- 
l'anno 1Ó40. e qui cominciarono a fare aleg- 
giare i loro fpirituali eiercizj , per gli quali vi 
concorrevano mo'fi divoti, e eoa «juefti s iimo r i- 
r.e, e foyveazioni . 



!mmmmmmss3mwtm&!X!m£ 



J% Delle Notiate dì Napoli, 

Il luogo era sngufto al concorfo , poco divot» 
per lo Teatro , che prefìb li flava , non buono 
ad efìere ampliato, e per l'aria non confacente 
al di loro Ifìituto , che impone una efarta riti- 
ratezza nelle loto celle : ol trecche non potevano 
aver fuolo , fé non col diroccare con molta fpe- 
fa le cafe co^nvicine. Si aggiungeva a quello il 
vederli circondati da molte Chiele ,e Conventi di 
Frati ^ laonde ftabìlirono di mutar fito. Che pe- 
rò , effendo (tata aperta quella porta , e vedendo 
il Borgo molto ben popolato da gente civile , 
qui comprarono una cala , dove avendo adattata 
una picciola Chiefa , vi collocarono una copia 
dell' Immagine della Vergine , che fi conferva in 
Sicilia, intitolata S. Maria di Monte Santo, e 
ciò fu circa gli anni 164.6. Il concedere il Si- 
gnore molte grazie , pel mezzo della detta f;gra 
Immagine, la bontà de' Frati, la comodità dei 
luogo agli abitanti per efercizj Criftiani , vi por- 
tarono un concorfo grande • che però colle limoline 
de* divotì , fi ftabilì di fondare una Chiefa formata, 
cfpofta avanti la porta medtna poco prima aperta, e 
comprata la cafa e giardino dagli eredi di Girola- 
mo Cannavale , ivi adattarono il Convento , e col 
difegno e modello di Pietro Marino , principiarono 
la Chiefa , e fra ridotta nella bella fórma , che 
oggi fi vede . La Cupola fu fatta colla direttone 
di Dionifio Lazari : il concorfo che vi è , non 
è dicibile. * Nelle due prime Cappelle vicino la 
Porta maggiore , vi fon due quadri di Paolo de 
Matthsis , V uno eh' efprime il S. Angiolo Cu- 
fìode , e l' altro S. Antonio da Padova . * 
Nella Cappella di S. Cecilia, eia' è de' Mutici 



Giornata Sefl* *j% 

della Real Cappella dalla parte dell* Evangelio , 
vi è un bel quadro, ove ila efprefTa detta Santa, 
che Tuona 1' organo , con alcuni Angioli , del pen« 
Dello di Giufeppe Simonelli . * 

I quadri delle due Cappelle in corna epijlola 
prima di arrivare alla Croce , fono di Giovanni 
Sarnelli . Nella Cappella di S. Cecilia vi è fepol* 
to il Cav alter Scarlatti in/igne Maeftro di Cap- 
pella de 1 ftioi tempi. Nelle due prime Cappelle che 
fono ne li* entrate *ui fon fepolti due celebri Giure* 
conflitti de* tempi noflri , Carlo Franchi t Mon/i* 
gnor D. Carmine Cioffi . In quella a man Jìniflra 
'di chi entra vi è Jepolto l % in/igne ^Avvocato Car* 
lo Francai patrizio tAquilano , e gloria di quella 
illujìre Città ove nacque . Egli il primo nel Fort 
tntroduffe il buon gufìo nello fcrivsre con proprie* 
tà ed eleganza : ottenne il primato tra gli ^Avvoca* 
ti fen^a contrajlo , e per la maniera del fuo feri» 
"vere erudita , ma forte, e per le Jue pulite maniere^ 
■e per il juo difìnterejfe . Ragunò molte ficchete , 
tutto effetto de* fuoi fudori , e della jua non curati* 
3f# per quefìe . I fuoi clienti da tffo amati piucebì 
fé flejfo , non eran mai paghi di gratificarlo , ed ef* 
$o altrettanto generofo in ricufare le gratific-a^joni. 
Piffe fempre celibe con un fuo Fratello chiamato 
D.Diego di mente imbecille , che li j 'opravt (fé . La* 
feto il fuo avere in ufufrutto al Fratello, per in* 
di ergerfi un Monte in beneficio de* Nobili %/lqui* 
lani poveri : morì nel ìyóp. e i fuoi funerali ce* 
lebrati m quefta Chiefa furon decorati coli* inter- 
vento di tutti gli ordini della Citta . Da gran- 
tempo erafì dal Foro ritirato. Una caufa da lui 
creduta giuflijfiwa 9 e cfo non ojìann la vìgorofa 

[uà 






74 Delle Notile ài Napoli 

fua difefa , perdette , fu cagione del fao ritlrQ 
Viffe più anni a fé fìeffo ed a" libri , configliando 
jolo in e afa in caufe gravijfìme . 

Monfi-nor Cioffi vien fepolto alla Cappella op» 
pofla . Gran Giureconjvlto e vhtuofiffimo . Softenne 
più cariche con Jommo decoro ,* e morì finalmente 
Configli ere del Triennale Miflo nei 1783 giubila- 
to .* confervò nella [uà età quafi centenaria un vi- 
gor di mente ammirabile . 

Contigua a quello Monifiero vi è la grandhfa 
abitazione dell' 1 infigne nofiro letterato Michele Vec* 
ch'ioni già tra" primi avvocati nel nofiro Foro , ed 
in giovine età fatto Giudice della G. C. Configlie' 
re del S, R. C. e Prefidente della Repfia Camera 
Qui è da vederfi affolutamente la flupenda fua li- 
breria tutta da lui raccolta, e che non ce ff a di ar» 
ricchirla alla giornata . Tuti* i Forefiieri quaji non 
credono agli occhi propr) nel guardare tanta vi» 
vieta di libri da un folo raccolti e in breviffimo 
tempo , e tutti confeffano non ejfervi /' uguale in 
JEuropa tra le biblioteche private . Effendo però il 
degno Padrone paffato al gelojo governo della Re- 
gia Dogana di Foggia y e non più qui abitando , 
J ebene antica e a [a .de 1 fuoi avi da lui magnifica- 
mente modernata ,ba tolta la libreria che ha fatta 
trfifportare nella nuova fua abitazione ; ma la fua 
sffenza da N poli tmpedifee di effer ordinata , on- 
de /la tutta ripofta in Caffoni . Tutti defiderano 
il t llecito decoro fo ritorno del det>no Padrone , per 
tffer difpojio nuovamente quefio eccelfo monumento 
del fuo letterario buon guflo . 

Dirimpetto a quefta Chiefa vedefi la Porta det- 
ta Me«ina . Quello luogo fino all'anno 16& 

fu 



Giornata Sejìa «75 

| fu detto il Pertugio , e volgarmente lo Pertufo, 

f a cagione , che in qudh parte di muraglia vi 

[era un buco alro quindici palmi, e lato dkciot- 

\ to , e dalla parte di fuori aveva una ftrada lata 

[ da venti palmi in circa , che terminava ad un 

\ muro del giardino delle cafe , dove i Frati han 

[fondato la già detta Chiefa: quefto d.ava 1* adir» 

\ nella Città a coloro , che calavano dalla Monta- 

| gna di ò. Martino per la ftrada di S. Maria del 

f Monte , che principia da! lato del Convento fud- 

detto , dove ora fta la porta battitora ; e dicefi 

' così quella ftrada , per una Chiefa e Convento , 

che vi ftanno alla Vergine dedicati , de' Frati 

Conventuali di S. Gatterina; benché fìa Ita to anco 

chiamato vico deli' Olivella , per una pianta d*. 

olivo, che flava nella ftrada. 

E (Tendo poi ftato il Borgo così bene abitato , 
che luogo non vi è più per abitazioni, e la par- 
te della già detta ftrada di S. Maria del Monte 
arricchita di delizicfi , e comodi cafini , e parti- 
colarmente eflendovi un' ingreffo al già detto pa- 
lazzo del Teforiere , ora del Principe di Monte- 
rniletto ; g]i abitanti , {limando a mancamento il 
pafìare per adito così miferabile r.e'la Città, 1 ap- 
plicarono il Duca dì Medina Viceré, che fi fof- 
fe degnato farvi aprire una porta formata . Co- 
nofeendofi neceflatia , loro fu conceflb , e tolto 
il giardino, che le flava d'avanti, avendolo pri- 
ma dal padrone comprato , e ridottolo nella piaz- 
za , che fi vede, coi difegno àtì Cavalier. Cefi» 
mo , fu quel forame ridotto in fo*ma di porta, 
come fi vede, nell'arno 16^0. e fu chiamata di 
Medina , psiche tu aperta ir* tempo tìi quefto 

vU 



| W^^^Wm^ g g f g f ^g^^ gBiK^B^ 



rj6 Delle Nottue dì Napoli . 

Viceré; ed il tutto fu fatto a fpefe degli abitan- 
ti, i quali vennero tarlati fecondo ia qualità del- 
le cafe , che in detto Borgo poffedevano . 

* A finiftra di quefta porta attaccata alle mu- 
ra , vedefi una Chiefetta, dedicata alla B. Vergi- 
ne delle Grazie, fabbricata quivi da' divoti , per 
le continue grazie ricevute da una miracolofa Im- 
magine della Vergine , che ivi flava dipinta nel 
.muro . Ed ora fi è re fa Parrocchia , 

Poco lungi da quefta porta , a deftra vi era 
un' antico ? e gran Cartello d' acqua , che veniva 
da Serino , e da quefto per gli fuoi acquedotti , 
entrava nella Citta ; la fabbrica era laterizia , e 
fu guafta quando fi fece la nuova muraglia : de- 
gli acquedotti fé ne fon trovate le veftigia fotto 
del Moniftero della Santifiìma Trinità. 

Entrando per quefta porta vedefi una bella tir»' 
da , che ora dicefi di Porta Medina , prima del 
Pertugio, ed anche de' Pellegrini ; perchè a fini- 
dia vedefi , fra li comodi palazzi che vi fono , 
un vicolo , che va a terminare nel noòiliffimo 
Oratorio della Santiflìma Trinità , quale detta 
viene de' Peregrini, ove fi albergano per tre gior- 
ni , i poveri Peregrini; e quello è il più bello, 
che Ita in Napoli , e forfè fuori . E' maeftofo , 
ed allegriflimo , nella parte efteriore comun a 
tutti , vi fi vede un belliffimo Altare maggiore , 
colla Santiffima Trinità , intagliata in legno da 
Gio; Conti; vi fono fei Altari, tre da una par- 
te , e tre dall'altra, con quadri dipinti da'noflri 
artefcci : fi ftima però , per cofa di molta confi, 
derazione , quello che fta nella prima Cappella 
dalla parte deli' Evangelio, dove fta efpreffa la 

moij 



Giornata Sejla 77 

| morte dì S. Giufeppe in mezzo di Maria e 6e- 
Isù * quefto con molta diligenza fu dipinto dal 
Inoltro Francefco Fraganzani . JLa foffitta , e le 
'mura flati tutte pofte inoro, e con vaghi lavori* 
■ la parte interiore , dove s' adunano i Fratelli per 
[gli divini officj , e per altre funzioni , fta beri. 
difpofta col fuo Altare , e con Tedili di legname 
;di noce. I Fratelli nelle pubbliche funzioni , ve- 
•ftono un'abito col fuo cappuccio cremili . Vieri 
icompofta quella Compagnia da nobili, da genti- 
luomini ed anco da onorati artigiani , ed è bene 
dar qualche notizia della fondazione . 

La pietà di alcuni noftri Cittadini cercò di 
promovere una delle fette Opere della Mifericor- 
dia , qual* è di albergare i Peregrini ; che però 
nell'anno 1575?- a quefto effettp fondarono una 
Compagnia nei Moniftero di S. Arcangelo a Ba- 
jan» ; ma riufeendo il luogo feomodo, pacarono 
l'opera nel Moniftero di S.Pietro ad Aram, do- 
ve fìiede fino all'anno 1583. 

D. Fabrizio Pignatelii , Cavalier Gerofolirm- 
ao , fratello del Duca di Monteleone , poffedeva 
in quello Juogo un deHziofo giardino , che per 
la iua amenità detto veniva Io Bianco -mangiare 
( che è una delicatiffima , e regolata vivanda ,. 
che fi il in Napoli, e particolarmente ne' Monì- 
fterj ) effendofi fatte le nuove mura f una gran 
parte di quello giardino fu chiufo dentro della. 
Città « la pietà di D. Fabrizio vi fabbricò una 
Chiefa in onore della B. Vergine , intitolandola 
S. Maria Mater Domini , e la dotò d' annui feu- 
di 1500. D. Camillo Pignateili Duca di Mon- 
teleone 3 nipote dd fondatore D, Fabrizio . nell s 

sn« 






7I Belle Notizie di Napoli 

antedetto anno , concedè alla Confraternita già 
detta de' Pellegrini la Chiefa , colle Tue rendite, 
e giardino , con obbligo di mantenervi f Q.fp C , 
dale, e pagare i Preti a fuo arbitrio nella Chie« 
fa . Avuta quella concezione , la Compagnia vi 
fabbricò amp; ftanzoni , e per gli uomini, e per 
le donne feparatamente , ed il famofo Oratoria 
già detto . Per degni rifpetti poi la Compagnia 
retrocedè parte delle rendite , né volle avere altro 
penderò, che dell'opera; quale oggi fi tratta con 
ìbmma diligenza, e decoro, al pari di quella d? 
Roma, colla quale ha communicazione. Si rice- 
vono qui Pellegrini d'ogni nazione , e fono da' 
fratelli' con 'ogni carità ferviti , affittendo per ed» 
domada ; e nrelf anno Santo vi è fera , che dan- 
no alloggio a 300. pedone. 

* Sono pochi anni , che il cortile avanti le 
fcale della porta maggiore della Chiefa fi. è fatto, 
molto (paziofa per comodo de' Pellegrini, e par- 
te di effo è coverto , e parte feoverto ; nel qual 
cortile fi vede una parte , in cui fi va al luogo 
del cenacolo , ove fono tutti i comodi così di 
feagni , come di cucine . * - 

Nel ìjóg, fi moderno la Chiefa con dìfegno pik 
#mpio , e pik nobile fatto dal Cavalìer Vanvitellt y 
efeguito poi , e diretto daìf ^Architetto Gaetano 
Barba e Nicola Cappelli . Dietro all' altare fi fé» 
ce il Cor^ per gli Cappelloni della Compagnia , 
del quale fi da /' adito al vagbijfimo Oratoria 
addetto a joli Confratelli , ove privatamente fanno 
* loro eferci^j di pietà . Tutto quejìo col Presbi* 
ter io , ed altare maggiore fu compito nel I77& 
pel qual tempo fopragiuntQ f imiverjals giubilèo 



Giornata Sefia 7* 

èìett* anno Santo > dovè la Compagnia attendere 
all' opra del fuo ìfìituto , cioè di albergare i Pel- 
legrini , il cui concorjo per Roma queW anno fi* 
numerofijjìmo , Jofpeie la fabbrica , e rima fé /' al- 
tra parte della Chiefa antica unita alla parte 
nuovamente cofirutta . ite//' altane maggiore già 
compito vi Jì fitub di nuovo la SS. Trinità J colpita 
in legno da Gio: Conti , ma con nuovi f veggi . I 
quattro quadri , che fi fono appefti ne' lati del 
Presbiterio fono del Sarnelli , e del Diano . Nel 
I791. fi ripigliò la fabbrica , la quale fi fta ora 
con ardore proferendo giufta il difegno del Fan- 
vitelli , e quando farà finita farà una delle piU 
ii elle chi e fé di Napoli. 

Paffato il vico dell'Oratorio, fé ne vede un* 
altro dalla ftefla mano , per lo quale fi va al cor- 
tile dello Spedale, ed alla Chida, nella quale vi 
è il fepclcro di Fabrizio Pignatelli , erettoli da 
£?torre Duca eli Jvlonteleone iuo nipote , ed in 
eflb vzdicCi una belli flìma ftatua di Bronzo al na- 
turale , 

Camminando avanti per detta ftrada di Porta 
fedina , fi arriva in una piazza , che a fìniftra 
ha due frrade. , che cingono la Chiefa , e la Csk 
fa dello Spirito Santo, ed a deftra altre ftrade , 
che tirano fu verfo la Trinità od Monte , ed 
anco ad un Confervatorio fotto il titolo di S.Ma* 
ria del Roiario , eretto circa gli anni 1568. da 
i Confrati , eh' edificarono la Chiefa dello Spiri- 
to Santo , per collocarvi le figliuole de' poveri 
Confrati medefimi , Ora ha murato ifìituto , vi 
lì ricevono quelle , che vi portano Ja dote , e 
vier, governato da' Predicatori » 

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8t& Delie Nettate di Napoli . 

La piazza già detta vien chiamata la Pigna 
fecca. Quefto era luogo fuori della Città, coro- 
prefo in quello dello Bianco mangiare , effendo» 
poi flato chiufo dentro delle mura , e principia- 
toli ad abitare, vi redo, un'antico albero di Pi- 
gna che però la pigna chiamava!! ; effendoii poi 
leccata , di cefi alla Pigna fecca > come fin' ora . 

Pretta di quefta piazza , a fìniftra vedefi la 
bocca dei gran condotto dell' acque piovane , det- 
to il chiavicone , eh' è alto venticinque palmi, 
e lato quindeci * e quefto % tirando lotto delta, ftra* 
da Toledo f va a sboccare pretto del Cartel dsU 
1' Uovo . 

Più avanti fi arriva ad un quadrivio ; la ftra- 
da a delira va fu nella Chiefa di.S. Maria d'o- 
gni bene ; * nel mezzo della quale vedefi una 
Chieietta intitolata ; S. Maria- dello Splendore , 
con un Moniftero di Monache , fondato nel fé* 
colo decimofefto , non avendo potuto ricavare al- 
tra notizia di fua fondazione. Nella volta della 
Chiefa vi fono alcune dipinture ad oglio di Pao- 
lo de Matthajisj * quella a fìniftra alla flrada di 
Nilo, come fi vide nella terza giornata ; la ftra-^ 
da di mezzo va a terminare alla Chiefa , e piaz- 
za della Carità , e dicefi ftrada della Pigna fecca» 

In quello quadrivio , in quella a fìniftra , dal- 
la deftra però della detta ftrada vedefi un Con- 
fervatorio intitolato , S. Maria del Prefidio delle 
pentite, ed ebbe quefto principio : Neil' anno» 
1631. che fu 1' orrenda eruzione dtì Monte Ve- 
suvio , la maggiore di quante Hate ne fono , co- 
me a fuo luogo fi dirà , fi affaticarono molti ze- 
lanti religiofi di ridurre a penitenza 1' anime , 

per 



TROSMITTO JlELLAdADESflA. 
JL4POIjETAÌC4.>I)ETTA US'TVDJ 

JSTfiVJrir- 




Cczr-ni- Perrt?Wo2le ( p' Tnc?. <.le £t 



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Giornata Sejlé 81 

per placare lo sdegno divino; fra -quelli i Padri 
Pii Operar) fi diedero a predicare ne' poftribqii , 
e particolarmente il Padre D. Francesco Celenta- 
no : da quefti femi fparfì della divina parola, pre- 
tto raccolfero mefli grandi di pentimento; veden- 
doli molte donne, delle più' proftitute e fcialacqua- 
te , ftrapparfi tutt* i capelli, e deteftare in pub- 
blico le loro invecchiate colpi? . La provvidenza 
di quefti accorti Operar; della vigna dj Crifto , 
perchè quefte piante novellamente innevate a frut- 
ti di Paradifo , non fofiero tornate ad infelvati- 
chire; colle limofine dì molti pii Napoletani, proc- 
cur rono prefìf) la Chiefa di S. Giorgio una cafa, 
e ridottala in forma di Confervatorio , con una 
piccioìa Chiefuccia , ivi le chilifero , veftite col= 
1' abito di S. Francefco. Stiedero in quefto luogo 
con qualche Grettezza di abitazione , fin dopo ì 
rumori popolari . Allora- che il Confervatorio di 
S. Maria di Vi Titano veri , ftando fotto il can- 
none del Caftélnuovo, fu rovinato per disloggiar- 
ne i popolari; fu necefFario trafportare in quefto 
palazzo le Monache, e le figliuole , eh* erano dello 
fletto Confervatorio , lanciatogli da Giufeppe Ver- 
nagli a , ed in quefto detto grand' uomo abitava , 
«ontervandovì la fua famofiflìma libreria : eflendo 
quietate le già dette follevazioni , per rifar© le 
rovinate abitazioni di S. Maria di Vi&tapoveri , 
fu di bi fogno vender quefto palazzo . Ftt com- 
prato dall' eiemplarilfimo Sacerdote D. Antonio 
Pironti , e donato alle pentite per loro abitazio- 
ne , come fi legge da una memoria erettali , con 
l'effigie in marmo del donante nella Chi «fa • e 
qui al prefentc foltamente abitane , governate e 
Tom* IV, F gui- 



MS^MM^^^mBliffiSis^^ 



St Delle Notizie dì Napoli 

guidate cagli ftefii Padri Pii Operarj , Cammi- 
nando per la ftrada di jncwo delia Pignafecca , 
come fi dille , ricca di continuati palazzi , e co* 
modi , da un lato e V altro , e di molti vichi , 
per gli quali fi va ad altre fìrade di fopra , a 
quefia non inferiori , per l'unità delle abitazioni, 
fi arriva alla gran piazza della Carità • dove fi 
può dar fine alia Giornata » col ritirarli nelle fo« 
lite pofate . 



Wtne della Giornata $efi# 



Va* 




%iAf 



m *** % 



N 



DELLE 

O T I Z 

pel Bello, dell'Antico 
e del Curioso 



I E 



DELLA CITTA' 

DI NAPOLI» 

PER GLI SIGNORI FORASTIERI, 

HAC COLTE PAL CANONICO 

CARLO CELANO 

NAPOLETANO; 
Divife in pieci Giornate , 

In ogni una delle quali fi aflTegnano le Strade 

per dove aflì a camminare • 

fì_V <A R T *4 E P I Z I N p 

In cui fi è aggiunto tutto ci$ , che fi è dì nuovQ 

fatto in Napoli né* ncftri tempi , e colla con* 

tezx a delle Regali Ville alla Città adja- 

fenti) con in fine un riftretto fólla Vit& 

dell' %/futore . 

Q l Q £ N 4 T 4 S ? T T l M 4> 

HtJM 

NAPOLI MPCCXCII. 

A spese di SALVATORE PALERMO . 

Pai medesimo si vendono nel Corridoio del S.R.C, e nel 

vico nuovo a S. Biagio de' Librai, dirimpetto al 

Palazzo dei tu Principe della Riccia. 

Con licenza de Superiori • 



j^B^^ ^^^^S S^^^^ m ^ ^^^ ^S^^^^P 



H 



GIORNATA SETTIMA. 

9ve jegttitano s Borghi ; la quale fi principia dal* 
$a Porta Regale , fi tira verfo la Cine fa della 
Sanità , per la fai ha de* Scalai d'i f* Terefa ; 
ed enervata la Cbìefa di S. Gennaro , eoi no* 
Jìro gran, Cimitero , ft cala , per la detta Cbiefa 
della Sanità, al Borgo delti Ferrini', da qtteflo 
fi falirà a quello della Montagnola fe pofcia 
calando per il Moni fiero di S. Maria degli An* 
gioii , e tirando per la ftrada maeflra y per da* 
sant'i U porta dì i\ Gennaro , fi pojfeno ricon- 
durre in e afa , 



^J^S>% Ceoci a godere delle curiofrtà de* Bor* 
y 9 ^v ghi ; ed iti quello ne avremo qual- 

% *• Jjr cheduna da parteggiare i curiofi. Fora* 
SÌf^^ift ftieri. Principicretno dalla Porta Re- 
gale; ed in ufeir da quella, vedefi 
ima gran piana , come dicemmo , dove nel gior» 
no del Mercoledì faflà un increato di biade , ed 
altre vettovaglie* ed anco vi fi feozzonano, in 
ogni mattina cavalli, e fi da lezione a' Nobili di 
cavalcare . Era veramente ammirabile quello luo- 
go i, quando i aéftri Cavalieri godevano di cam- 
minare a cavallo per la Città . Sarà bene dar 
falche notizia prisaa di quello gran Borgo ♦ 

E' da faperfi , che prima dell* anno C537. in 
cjuefta parte altro non v'* erano, -che giardini t e 
bofehetti t con qualche deliziofo calino di Nobili* 
e quello luogo fpecialmente chiaraavafi Olimpia- 
co, e iiuva j -ccxae dicemmo , $n fotto la Chie- 

F 3 fc 



m 



%6 Delle Notiate di Napoli 

fa de 1 Certofini : veniva bensì- queflo comprefo col 
Borgo delli Vergini , che' prima fi diceva di S. 
Gennaro extra mcenìa , o ad Corpus , per la Chie- 
fa a quello Santo protettore dedicata , un miglio 
dittante dalla Città , dove il corpo di quello San- 
to fi confervava * 

Effendo fiate fatte le nuove mura , in tempo 
del Grand' Imperadore Carlo V* fi principiò a 
popolare a legno, che può chiamarli Borgo de* 
Borghi * perchè abbraccia il Borgo di Porta Me- 
dina , quelli della Cefarea , di Gesù-Maria j de' 
Cappuccini nuovi » della Salute , di Mater Dei, 
di S. Maria della Stella , di S. Maria della Sani- 
tà , di CapoJimonte , e della MontagnUola* 

Potrebbe fervire quello Borgo per una gran 
Città : baderà dire , che vi fono diecifette fimo- 
fiffimi ed ampi Moniflerj di Frati, fette Moni- 
flerj di Monache diclaufura, e fette famofi Con- 
fervarorj * E per dar notizia delle parti di que- 
llo Borqo , in ufcire dalla Porta Regale, vedefì 
a delirarla muraglia della Città, con una parte 
del muro antico fatto da Carlo II. come dicem- 
mo nella Seconda Giornata : a finiftra veelefi lì- 
milmente la nuova muraglia , che tira verfo il 
Borgo di Porta Medina. Vi fi vede dalla fletta 
mano una flrada , che tira fu * che chiamata vie- 
ne l'imbrecciata di Gesù-Maria, perchè a quella 
Chiefa arriva , come hell' antecedente Giornata li 
vide ♦ 

Quefta porta demolì jfi nei? anno 1775. in oùca- 
/ione , che al Re piacque far godere a JSlapolitant 
il corfo de y Cavalli detti Barbari , spettacolo fino 
a quel tempo a Napoli ignoto , ovvio però nel R«f- 

gno t 



Giornata Settima 8$R 

gm , [penalmente negli yAbbru^zj > ™e »on vi ò 
fe/la in qualunque pìcchi Paefe , che non fi ejw* 
gua fimil corfo . In fatti il Cavallo di un Prete 
>AbbruXz*Ìe riportò il pallio in quejla prima car* 
tiera efeguìta il dì gì. Maggio 1775. ma con gran* 
diofità veramente Regale . avanti alla Cbiefa di 
Carav accio fi fttaarono i Cavalli colla prefiden?* 
del Regio Conigliere Gennaro Pallante Caporuota 
della G. C. criminale , il quale co fuoi Subaterni 
dimorava in un palco , a tal uopo erettovi , tutta 
toverto di Damafchi . I cavalli eran rincbiufì ini 
fanti riparùmenti , quanti efft erano y difpojli a lt* 
&ea retta uno all' altro attaccato: innanzi al petto 
travi fiiuata una fune che impediva ogni fuggita^ 
Di là cominciava una barriera di legni , che per 
ambi i lati fi ejìendeva da quefio luogo fino al Gi- 
gante luogo della mèta , ove , in altro fimil palco, 
prefedeva H Regio Conigliere Cefare Ruggiero 
altro Caporuota criminale : e quefle barriere occu* 
pavano la maggior parte della Jlrada , lafcianao 
ne* lati fufficiente fito pe 7 numerofijfimo Popolo * 
In quefio recinto era permeffo fino a certora carni* 
narvi > t fi vide in fatti tutto pieno di Carole % 
e i Sovrani medefimi , che vollero tutt* ojfervare « 
o/lllo fparo del Cannone , come aveva antecedente* 
mente annunciato /' editto della G, C. dovettero 
tutti ritirar fi fuori del recinto barricato , e dopo 
quefìo fi andavano fparando varj colpi di mortali, 
per confirmarne l* avvi/o . Finalmente ad un fi» 
condo colpo di cannone fi tolfe la fune , che imp€* 
diva ai Cavalli le moffe , e fi pofero quejìi in cor* 
fo , vincendo come fi è detto il Cavallo d un Pre* 
te vfbbruigefe , lafciandofi indietro V filtra velocijft- 

F 4 . W9 



^^^^SSS^SS^S ^ m ^ w WS S ^^^^. 



88 Delle Nottate di Napoli 

mch Cavallo del Cava Iter Marco Qttobont, filmato 
invincibile per averne- in Roma pia volte riportate 
il premio . In fimil guifa fu efeguito il fecondo cor- 
fo delle Giumente , e ne riportò il pallio una di 
pelo [torno del Principe di S. angelo Imperiale . Il 
premia fu un pallio di /loffia hroccata di oro di 
palmi 40. e fé non erro , anco una fede . di credito 
di ducati 300. minore però per le giumente . Furon 
poi quefii .pettacoli fpejjijfìmo ripetuti e nella detta 
firada di Toledo , e in quella di Chiaja fino a Pùfi- 
lipo,ed in Portici j ma ota fono difmeffì con quel- 
la frequenta . 

Il luogo che veniva occupato dalla porta fi è 
tutto allargato , e nel lato deliro di chi s'imbocca 
a Toledo , venendo da quejlo largo / // Signor Duca 
di Monteleone vi ha eretto un vajìijfìmo e nobile 
edilizio non ancora compito, che ha rinchiufo il re- 
cinto dell' antiche mura j dejlinate per abitazioni di 
nobili 

Paffata la vaghiffima cbiefìna di S. M' chele già 
àefcritta , e giunti alla Cb>eja , e Convento di S, 
Domenico Soriano de* PP. Domenicani Calabrefì y ve' 
defì il nobile anfiteatro cojìrutto dalla Città di 
Napoli per ergervi una Jìatua al juo gran Monar- 
ca Carlo III. di Spagna . Occafìone di tal cojlru- 
ZJone fu la vittoria riportata da S. M in Velletri 
nel 1745- allorché determinoffi di erigergli una fia- 
tila . Fu dejlinato /' architetto Giujeppe Canari 
Romano , il quale ne fece il difegno , e ne Jeelfe il 
luogo , che fu quello fpiaz^o eh è nella firada nuo- 
va della marina avanti la Deputazione della fa- 
Iute ,' ma non fi efeguì. In occafìone poi di un in- 
contro avvenuto a S, M> Crifiianiffma in Francia j 

li 



Gtornattt Settime ftp 

h Città dì Napoli , per mofirare il fuo affètto al Re t 
fi offri di far la Statua a propìe fpefe, e in tale occa* 
fione fi fecero var) altri difegni dal QueiroU, dal 
Sanmartino ,dal Celebrano ,<r da altri. Ma la Regi* 
tia ^Amalia volle clte il Canari aveffe fatto un gì* 
vo per Europa y con offervare tutte le Jìatue de* Si* 
vrani , e fceglierfene il miglior difegno , come fit 
efieguì .* la partenza però del Re Carlo da Napoli 
ne impedì il prof eguimento . Nell'anno feguente ^ar- 
chitetto Francefco Queiroli regalò al no/ho Re una 
Jìatua di marmo rapprefentante Davide con in ma* 
no la tejìa di Colta , oggi fitta nella loggia dei 
Real Palazzo, offrendoli di far il modello in gran* 
de delia Jìatua di S. M, C. per 1 500. ducati .' 
paffatane la notici* alla Citta , fé ne accettò fubi* 
to C offerta , non potendo più il Canart affifìervi 
per la fua avanzata età : ma poco dopo morì il 
Queiroli, Ne fu allora incaricato P ^Architetto Lui* 
gi Vanvitelli , onde fece fubito farne il difegn§ 
dallo Scultor Genove fé Francefco Solari ; ma rap* 
prefentò il Vanvitelli alla Città , che il filo fcet* 
to alla marina non era atto , e fu dejìinato il lar* 
go dello Spirito Santo . Subito il Vanvitelli vidi* 
fegnò P ^Anfiteatro in forma jemicir col are , tutto com* 
partito di varie colonne di Pipemo d' ordine dori* 
co , e terminante al dijepra con una balaufìra di 
marmo , f*pra di cui poggiano varie virtù tutte 
cpre del Salari . Negli eflremi del femicer ch'io vi 
comincia a Jportg-erfi una linea retta, à 'all'' 'una ali* 
altra parte , che poi terminano come in due va* 
ni ; ma in poca diftanza , e nel fondo di effi vi 
fono erette due belle facciate , la prima a ma% 
dritta è la Porta detta *4lba , dal Viceré di tal 

ne* 



mmmw^^ ^^^mmm ^m^^^m^ , 



gO Defilé Notizie di Napoli 

nome , che f aprì • nella fommità della quale uU 
tintamente vi fi aggiunge la Jìatua di bronco del 
gloriofo S. Gaetano , che era nella demolita Porta 
Regaleco fia dello Spirito Santo. Nel lato oppo- 
fio è la caja de* Signori Cito . Intanto il Solari 
fece il modello della fiatua eque/ire di S. M. C 
e fu con fomma critica e fami nato dal Vanvhelli , 
e da' Pittori Corrado Giaquìnto > Francesco di Mu- 
re , dal Cavalier Giufeppe Bonito , e dall' egregio 
rtoflro Scultore S> Martino , e tutto approvato con 
alcune picciole mutazioni) fu rlfoluto farft la fia- 
tua di bronco , e dato il carico per le ìfcri^ioni 
al nojlro chiarìffimo Malocchi che le formò .-ma 
ìa fopravenuta penuria nell'anno Ijó^. ne impedì 
di nuovo P efec unione . Fa ripigliata l'idea dal 
Principe di Cimìtile , ma ceffato quejìo Cavaliere 
di effer Mini (Irò delle Finanze , di nuovo /' affa- 
re abortì . Si ripigliò di là a qualche tempo , è 
colla direzione del Cavalier Carlo Vanvhelli fi- 
glio di Luigi, fi fé venire da Roma il Fonditot 
di S. Pietro .* ma non fi potè convenir della fpe- 
fa . Morto S. M. Cait. fi ripigliò dì nuovo /' af* 
fare , e neppur ha avuto profeguimento , e Napoli 
refi a priva di veder V effigie del fuo Benefattore* 
allorché però vi farà fituata ; quefla piarla jara 
a Napoli dì un grande ornamento . 

Seguitando avanti , dall' iftefla parte finite» 
pattato il palazzo, che fu fondato dal Coniglie- 
re Antonio de Aneelis , ed ora è del Priore del- 
Ja Bagnar» della caia Ruffo, con aitre common 
abitazioni , vedefi una Chiefa fotto il titolo del- 
la Natività della Ma(J« di Dio , delii Padri det- 
ti delle Scuole Pie . Quelli buoni Padri cffcndo 

ve- 



Giornata Settima gt 

venuti in Napoli, aprirono una Chiefa nel quar- 
tiere della Duchefca, dedicata al Natale del Si- 
gnore • e v'aprirono anco una Cafa per infegna* 
re a' poveri ragazzi bifognofi, non men le lette- 
re , che le virtù Crìfliane : molti abitanti di que- 
llo quartiere» capo de' qyali fu Felice Pignella 
Razionale della Regìa Camera , vollero quelli Pa- 
dri in quello luogo, ed adunate molte limoline* 
fondarono la prefeBte Chiefa ed abitazione , do- 
ve nell'anno i6lj> con molta carità , e diligen- 
za aprirono le fcuole , come al prefente vi 11 
mantengono con frutto non ordinario . 

* Hanno ora cominciato ad ampliare , e di 
già fi vede terminata la Cafa : e fi vede ancor 
finita la nuova Chiefa , fabbricata nello fi elfo luo- 
go dell'antica, afiai però più grande , col dife- 
pno e modello del Regio Ingegniere Gioì Batti- 
Air-Natici eri o » * 

PafTato queflo luogo , vedefì un vico , che va 
a terminare alla Chiefa di S. Maria dell'Avvo- 
cata » Quella fu fondata da un Frate Aìeflandro 
Mollo dell'Ordine Carmelitano, e v'accomodò 
un picciolo Conventino : circa gli anni 1580. 
dalla pietà del Cardinal Gefualdo fi comprò da 
quelli Frati , e fu coftituita Chiefa Parrocchiale 
di queil' Ottina, che è delle grandi , che fiano in 
quello borgo . 

E qui fepoltó il Sacerdote D. Domenico' Caval- 
lari calabrese in/igne canonifla de* nofìri tempi , e 
lettore de ì Canoni nella noftra Univerfiìà . La fua 
lapide fepolùrale leggejì in cornu epiftolas dell 1 
tAltar maggiore . 

Pattato quello vico , ve ne è un altro , per 

la 



m^mSS^^^SSB^SSSS^WWSSwSS^ 



$ì Belle Votiate ài Napoli 

lo quale fi fale al Convento de' Padri Cappucci- 
ni , e detto viene il Cavone . perchè da quefto 
calava il torrente dell'acque piovane, che Incen- 
deva dal monte di fopra : oggi queft' acque ftan- 
no deviate , e ridottoli quello luogo in iftrada , 
fi vede dall'una parte , e r altra tutto popolato 
di comodifiìme abitazioni. 

Dirimpetto a quello , a deftra vedefì la noftra 
famofa confer /azione del frumento dei pubblico , 
capace di più di duecento mila rubei di grani : 
e quella s'amminiftra e governa dalli Signori 
Eletti della Città ; e di quefti grani ii ammalia 
ìi pane, che fi vende nelle pubbliche piazze. 

Quefta confervazione fu eretta in tempo deli 
Imperador Carlo V. affinchè in ogni bi fogno 
con manchi mai nella Città il pane : effendi 
che prima il pane fi portava nella Città a ven- 
dere dalli Calali , e particolarmente da quello di 
S. Antimo in cui con ogni diligenza fi ani- 
maffava. Fatta pofeia quefta confervazione, fi proi- 
bì , che nella Città non fi vendeffe altro pane , 
fé non quello, che in Napoli fi faceva , del gra- 
no di quefta confervazione ; efTendo che in ogni 
anno fi rinnova , lavorando il vecchio . Quefta si 
bella macchina fu fatta col difegno , e dilpofizio- 
ne di Giulio Cefare Fontana lotto delle muraglia, 
affinchè foffe (lata difefa dal cannone delle torri. 
Vi fono bellirlìme foffe, ed in quantità, per in- 
foffarvi i grani ne' tempi necetfarj . Riunendo 
pofeia la detta confervazione angufta , per ciìVe 
la Città crefeiuta, fu ampliata in tutta quella 
parte , che tira fino alla porta Alba . 

Dirimpetto a quella confervazione, a finiftra 



ve- 



domata Settima 93 

ytM coifie «n foffo, e dentro un pallio tutto 
di travertini pipernini % colle fineftrc adornateci 
bianchi marmi , che ora fi poffied* dal Principe 
di Leporano della nobile Famiglia Mufcettola, 
della Piazza di Montagna. 

Qucfto luogo vien detto la Conigliera , perchè 
vi età una caccia riferbata di conigli . In quelk> 
luopo veniva allo fpeffo a diportarti il Re Alfon- 
so Secondo , e per trattenerli fetto di quefta col- 
lina, fu della quale oggi fta limato il Momftero 
di S. Potito, vi fabbricò il prefente cafino , e di- 
eevafi , che quefto Re n' aveva fabbricati tre per 
diporto , e tutti tre difettali; cioè quello di Pag- 
cio Reale, ricco d' acque , e povero di buon aria; 
quello di Chiaja, d'aria perfetta , ma fenz^acque; 
« quefìo per effere fituato in una valle fenz acqua, 
e fenz' aria . In quei tempi quefti luoghi aveva- 
no del felvaggio : in quella cafa però non vi e 
rimalo altro, le non quefta facciata jMa al pre- 
fente piti non efijle . 

Tirando piti fu per un nobile fìradone , pafla- 
ta la confervazione, vedefi l'Univerfità di Napo- 
li , e&e da noi chiamati vengono gli Studj nuo- 
vi , a differenza de* vecchi • eflendo che le pub- 
bliche fcuole, ne' tempi antichi, ftavano nel luo- 
go dove è la Chiefa di S. Andrea, nella Region 
di Nido , come nella Terza Giornata fi difife : e 
da alcuni coltri Scrittori fi dice che prende que- 
llo nome dall' abitazioni degli fcolari , che preifo 
efi quefte fcuole abitavano .Furono pofeia , per or- 
dine Regio, in tempo degli Angioini , traspor- 
tati nel cortile dì S. Ce irenico , Il Cardinale 
ed Arcivefcovo Oliviero Caraffa dileguò di fare 
una nuova Università # (otto titolo della Sapien- 
za 



bìiBiSISm 



HTOB Kpg 



^4 DeìU Nottole dì Napoli 

sa , come quella di Roma ; la principiò , come 
fu detto nelle notizie delia Sapienza ; ma per U 
jjjorte del detto Cardinale, refiò imperfetta, 

EfTendo poi fiate fatte le nuove muraglie , IX 
Pietro oi Giron Duca d' Ofluna il vecchio, che 
fu Viceré nell'anno 1580. vedendo una Città 
così bella e magnifica , fconvenevole giudicò, che 
priva forfè d'una pubblica Vniverfità • eleffe pe- 
rò quefto luogo , dov' erano fiate trafportate le 
Halle cje' cavalli della Regia razza , che prima 
ftavano nella terra di Palma , e poi nel Porgo 
fli Loreto ; ma efiendofi conofeiuto quefto luogo 
jìon comodo per dette ftalle , furono di nuovo 
nel detto porgo trafportate , Ora fiando quenV 
abitazione abbandonata , vi principiò nell* anno 
1580% la fudetta Univerfitàt 

D. Ferdinando Ruiz de Caftro Conte di ' Le- 
mos Viceré j nell' anno 155^. eflendo gran let- 
terato , ed amico de'virtuofi, profeguj la fabbri* 
ca nella forma , che oggi fi vede; e la tiròavan- 
ti , co] difegno e direzione cel Cavalier Giulio 
Cefare Fontana ; ed è così bella e firavagante , 
che fé fofiff in tutto terminata , farebbe uno de* 
più famofi edificj di Europa. 

D. Pietro Fernando di Caftrq , fìmilmente Con- 
te di Lemos, figliuolo del primo, che entrò 
Viceré nell'anno i<5io,a' $4. di Giugno dell'an- 
no 161$, con folenniifima pompa l'aprì , e vi fi 
portò con una cavalcata tutta di Letterati , fra 
I quali vi erano i tre Collegj de' Legifii , de' Fi* 
Jolofi , e de' Teologi , con tutt' i Lettori di que- 
lle facoltà; ogni uno de' quali portava un cap- 
jùrotto colorato ; quello de' Legifti era (li color 












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J£4PDI*E TANA BETTA. JJ fTVDT 



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Qtovnatà Settima f$ 

rotto e verde ; quel-Io de 1 Filofofi , giallo ed 
azurro * e quello de' Teologi , bianco e nero ; 
tutt' i cavalli venivano coverti da maeftofe gual- 
drappe. Mi raccontarono alcuni vecchi , che lim- 
atone più bella non fi poteva vedere . 

In quella Univerfità vi manca il cortile dalla 
parte delira quando s' entra , che fervir dovea per 
officina dell' efperimenti nell'Anatomìa, e nelU' 
Matematica : vi mancano gli orti de 1 {empiici « 
che dovevano farli ne' giardini , che ora fono de 
Frati fcalzi Carmelitani ; vi manca la librerìa , 
che dovea collocarli nel gran falone , che vi fi 
vede ; e di già erano principiati a venire molti 
libri da diverfe parti del mondo • ma perchè il 
Conte di Lernos fi partì , andarono a male • 

Le ftatue che ftanna nella facciata del mezzo 
giorno, fono antiche, e fono ritratti della Fa- 
miglia d 5 Agrippa, e quelle il palazzo adornava- 
no del già detto Ira peradore ; e furono ritrovate 
a cafo nell'anno 1605. nel territorio della men- 
fa Arcivefcovile , che Ita nella già diftrutta Cu- 
lpa , con un' iscrizione , che diceva : 

Lares ^fugufios Af, *4grippa refecit . 

E quello fu nel tempo ? che governava il Re* 
gno da Viceré Gio: Aifoqfo Pimentel Conte 
di Benevento ; e per quelle ftatue vi fu quaU 
che controverfìa fra V Arcivefcovo , ed il Viceré; 
ma poi fu terminata, col farle feivire ai pubbli* 
co ornamento di quella Univerfità . 

Le ftatue poi, che ftanno nel teatro , dove fi 
fanno gli atti pubblici, le Accademie , ed il 
eoncorto de' Lettori , fono opera del Naccanni » 

« d'altri, 

L'ifcri» 



f6 Delie Nottue Jt 9èf& 

1/ ifcrizioni che ftanno fu le porte , furono fall» 
te dall' eruditi Aimo Padre Orlo della Compagnia 
di Gesti , quali ebbero alcune oppofizioni dal no- 
ftro accurati ffimo letterato Pietro Lafena , centra 
quello y che in quefìe fi dice, che • UliOe Fotte fta- 
to in Napoli per imparar lettere greche j perloc- 
che il detto Lafena compofe quel belliffimo li* 
bro del Ginnafio Napoletano. 

In quefta Univerfità vi fi leggono tutte forti 
di faenze ; e fono , Lingua Geca , Retfonca , 
ed Erudizioni, Medicina, Legge Canonica e Ci. 
vile, Filoiofia, e Teologìa • ed in tempo che eia 
io ragazzo , e vi ftudiava , vi erano da óooq. 
perfone tra Napoletani , e Regnicoli . 

Quefla bellijfima faàriea fi va o v a compì ndo .* 
il cortile , che fi è detto mancare dalla parie de* 
Jìra y fi è già cominciato 9 riedificar fi . fciak&élfit* 
tutte le facciate al di fuori , perfezionata inttra- 
wente la facciata dì me^Xp al^atov alito pian» 
al di Jopra , che la rende maejtofrjjima / ma ft jon 
tolte le nicchie eie intermediavano le fin"fìre del 
primo piano , per rendere eguale il primo al pìam 
fuperiore, e lefìatue ; levati parimente tutt % i fregg» 
tèe adornavano lefineihe come Fi vede nell* amico di» 
fegno , che per Jodis fazione de* curiofi "', ne rappor- 
tiamo qui la figura in/teme col dije^no della nuo- 
va facciata inalbatavi dell* altre fabrìebe fattovi 
-un atrio bellijfimo , che cominciando da una lunga 
fcalhata dalla parte di oriente , che riguarda il 
larga delle Pigne , va a terminare in piano della 
parte della falita di S. Terefa , ed è quejì* atrio 
nel fuo a f petto meridionale , eòe riguarda la Por- 
la di Gojìantinopeli tutto tinta di piccieh colon- 

nette 







b i£ 



ro^j 




, i-^ THEAl'RO LETTERARIO DOVE SI 



FANNO GL1ATTI PVBLCCI 



ly / Scalinola a. modo di'F/waùv doue 
Vi? .ródono dà' astanti. 



-SI a Sc ^P er te 010 ^^ ri sale allaCatltfdiu 
QQ i_( edaaà sedui de lettori e inùiislri che 
-jLlj.( internatilo no ajk' concordi. 

ti ili ^ Oradepireioleper le quali. ri uà ala' 
sedili minori, 



jj^-f 4 Sedili .mpericri dome sedono iDottorc 



El maciistrato , 



' £ Cattedra de Lettori. 

ù C acedra de Scolari die tanno le " 
difese P idi i che . 

7-/.Z lieo ohi de ale ascoltanti , 

m-q-to-ic-iif-if Inarejii ne lue chi de ali 
ascoltanti. 



^ttatùir ScupJVeap- 



m 



I^BHH 







■M 



Giornata Settima $y 

nette ettagone , che (ottengono una lunga catena di 
ferro , aperta foto nel centro ov è formata altra 
fc al: nata . Dovea terminare tutta la facciata al 
Sfopra una lunga balauflr* di marmo ,♦ ma con 
più /ano conftglio fi pensò eriggervi un altra pia- 
no al di [opra come fi è detto '. Si è abbellita la 
bella fcala , cb' e di fronte alla Porta maggiore i 
Nel gran Salone desinato per la libreria vi fi è 
già euejìa formata . Quejla vaflijfima Sala for- 
fè^ è unica in Europa per vafo di Biblioteca . 
Èi{a è fiata già fornita di fcalfe ,o fi ano f cangie 
da \riporvi libri , e in ejfe fituatt i libri medefimi 
di tutte le Jcien^e , e delle migliori edizioni . Vi 
fono parimente turì i libri della copiofa fceltijjima 
libreria Farne/e , qui condotta da S. M. C. i più 
fceltì della difmejfa libreria di Tarfia , comprati 
come Jh dtffe , da S. M. e tanti altri , che il he- 
neficentiffimo fuo genio ha acquifiati . e va alta 
giornata acquifiando . Tanto fui le vòlte di e(fa fa- 
fa y che fu Ile di lei mura al di fopra degli af.ma- 
rj y vi fon* fiati pofli ì belli ffimi quadri portati da 
Parma dal fu Re Carlo , peigt * più betti , e de 
migliori pennelli d' Italia . Le due vafte braccia , 
che fiancheggiano sì maefiofa fala , ultimamente 
cofirutte fopra al primo piano di tutto /' ampio edi- 
ficio , e eh» contengono un numero immenfo di fair, 
eiafeuna però minore in ampie^ra della già deferit- 
ta , tutte verranno riempite di libri , che giorndi* 
mente dal noflro amabiliffimo Sovrano fi accjuifia* 
no. Nelle flange di dietro poi verranno fituate tutte 
le beìh opere di fcultura ritrovate nella dijìrutta 
Cuma y e i più bei pe^Z* delle arti trovati in va- 
rie parti del J^egno , qui fi dovranno riponi f intero 
Tom. IV, 6 Mu* 



^l^S^^M^ ^ ^ ^^^^^^^^^ ^^ i ^m SS 



og Delle Notizie di Napoli 

Mufeo Farnefe che è una pregevolijfima raccolta 
dei genio regale di Duchi di Parma : tutte /« 
prezjofe. antichità ejlratte dagli Scavi di Ercola-' 
no e Pompei , con quanto di raro e mirabile fi 
è raccolto finora ,e che fi va fempreppih raccoglivi* 
do dal fino gufi* del Re , qui avrà luogo . In que- 
fti tempi , in cui feriva Decembre IJpZ. è qu^fi 
interamente terminata tutta f aratura della fab- 
brica » e fervorof amente fi lavora a compierla . 
Quando farà ella interamente perfezionata , ardi Feo 
dire , che in tutto i! Mondo non vi farà un edi- 
fico fimile , desinato unicamente alle lettere, o- fi 
riguardi la fua ampie^a , e la Jua ^ magnifica 
ftruttura , o /' immenfa copiofità de libri , o le pre~ 
\iofe. antichità ferbatevi, gloria /ingoiare di un Re 
beneficenti ffimo , che ha già condotto a fine l'opra 
più utile che poffafarft alla umanità; poiccte ntun 
mai negherà, che le fole lettere danno l ejfere al? 
XJomo ; fviluppando quefte V umana ragione, ch 9 
ftnra di loro farebbe tutta ingombra da falfi pve- 
)>iudiy, e da caligini denfe ■■ , che non farehbono 
esercitarle il fuo divin effere . Hot vediamo, mer- 
ce U paterne follecitud'mi del Re , che ti Regno 
ha già mutata faccia^, ed anco tra la Plebe pia 
minuta vi è uua certa pulitela , che prima era 
rara anco tra le Perfone diflinte . Qua* ringrazia* 
menti , e qual gratitudine non debbefi , a Padre 
sì amante^ sì ghriofo Sovrano} 

Verranno qui fituate le pre V ofe fiatue Farneft 

fatte dal Re condurre da Roma, che adornavano 

cuel gran Palalo , e che oggi fon difpojìe ^ nelle 

Jlanxe deHa porcellana , effe fono le feguentt • Un 

^kjfandre Farnefi ficitua mera affai maejtoja. 



Giornata Settima 



9P 



t/fnnio. Vero y apollo con M,arfta : Un altro. *Ap filo 
cor. Bacca j ed, %,4move gruppo bellijjimo , che in^ 
(anta chiunque lo riguarda ; Ercole , e Jole - Un; 
altro Ercole ,« Fatina di un marmo rarìjjìmo : Un 
Gladiatore, che tien gittato fu. le /palle un (giovi- 
netto nel\\ atto da lui ferito , e che fi (lima effef 
Specillo Mirwigltone Liberto dell' Imperator Como- 
do , fìatua delle più belle, che fianvt tra effe: 
Ifide di marmo bigio colla te/la , mani , e piedi 
(fianchi , Lucio Vero Imperatore , un Meleagro di 
fojfo antico , alcuni Mori , con le te/le , mani , e 
piedi di un marmo affai raro, alcune Mufe non 
ricordandomi il numero , Opi , Pallade ? e molte 
Veneri , alcune delle quali fono di una bellezza 
incantatrics . Ma il celebre T.pro Farne/ e rapptre- 
fentame la favola di Dirce è flato dal Re collo*, 
cato fui fonte della Regal fìrada di Cbiaja detia 
la Tuilleria > e quando dì auella parleremo , ne 
daremo pik piena contesa , 

Oltre le judeite fiat uè fono finora venuti da Ro* 
ma alcuni bufìi di marmo , cioè : ^intonino Cara- 
calla, di un valore ine/limabile , intonino Pio da 
altri creduto Tito Vefpafìarìo ,• Cameade : C, Ma- 
fio ; Ctaudig. Stupido,' Euripide: Macrina : Ne- 
rone : Omero , Solone , una Veflah , ed un. me^ro 
bufìo , creduto Scipione africano per alcune cica- 
trici , che Je gli ojfervano in fronte. 

Vi fono oltre a ciò alcune flatus di brony? rap- 
prefontanti Camillo : Ercole infame , che ammala 
ì jer perni mandatili da Giunone perchè /' uccide/fe- 
re, con altro fimile jupponendqfi uno originale , P 
altro copia , Gn*o Marcio in atto di cavarfi una 
fpina del piede : vi fono, due ms^j bufìi di bronco, 

Q £ uno 



^^^w^^^^s 




JOO Delle Notiate di Napoli 

uno de quali fi evede Af. Aurelio Giovine : vi fono 
molti baffi rilievi di marmo affai àelli ,, ed un 
gran vaf& etrufeo fcolpita a baffi, rilievi rapare-' 
jentanti la pre-par adirne di un facrificio a Bacca 
Paflore . Tutti quefti fublimi monumenti verranno tut- 
ti difpofli An quejìo Jiu pendo edificio dall' eccelf<y 
ingegno del celebre architetto Pompeo Schiantar et- 
li , il quale da principio ha diretto , e condotta a 
fine quejìa fuperb-a fakrica. 

Vifta così bella macchina , a finiftra vedefi una 
bella ftrada tutta imbrecciata , nella quale fta eli 
fronte la Chiefa , e Monìftero di Monache , de» 
dicalo al gloriofo martire S. Polito . 

Quello è degli antichi , che fiano nella noftra 
Città , avendo di fondazione 1200. e più anni» 
perchè venne fondato dal Santo Yefcoyo Severo 
dentro della Città , e proprio nella fòrama piazza* 
dove oggi fi chiama fi largo proprio d y Avellino , 
come fu detto . Emendo poi divenuto angufto il 
luogo al concorfo delle donzelle nobili, che de- 
fiderà va no di vivere ipofe di Gesù Crifto , con 
breve di Papa Paolo V. venderono il vecchia 
Monìftero al Principe d'Avellino, e col prezza 
di quello, comprarono, nell'anno 1615* quefto 
luogo, che era un delizi olì (fimo palazzo, e giardi- 
no <ld già fu Vincenzo Capece * ed avendola ac- 
comodato a forma di Claufura , vi fi portarono, 
e cominciarono ad ampliarlo , comprando la ca- 
fa dei Ivlarckefe di Pietracatella , che era dove og* 
gi vedefi la Chìefa : comprarono ancora il bel 
giardino del già fu Fabio d'Anna , ed ivi fab- 
bricarono il Moniftero, che li {tende fin (opra 
il palazzo del Principe di Leporano, che né più 

di- 



Giornata Settima 101 

dllettofo per i' ampj giardini, veder fi può, an- 
corché non in tutto terminato. 

Si è principiata col modello , e dlfegno del 
Marino noftro Architetto la prefente Chiefa , 
della quale ne fta già finita la nave maggiore 
con alcune Cappelle» ed un'ampio Coro, nei 
quale «' offizia . Vedefi adornata di belle dipintu- 
re: quelle che ftanno d' intorno della Chiefa , 
in tavola , che efp rimono k vita di S. Potito , 
che (lavano trella foffitta dell' antica Chiefa ven- 
duta, fono opere del noftro Tela-uro , che comin- 
ciò a dipingere, •quando la dipintura principiò a 
dare neMe -buone maniere . Il quadro , che ila 
«eli' Altare maggiore , nel quale fta efpreflb il 
(martirio di S. Potko , è opera di Niccolò di Si- 
mone : il quadro àove fta efpreflb S. Benedetto 
in gloria , nella prima Cappella «dalla parte dell' 
Evangelio, è opera d'Andrea Vaccaro : il qua- 
dro nella Cappella che fegue , dove fta efpreflb 
la SS. Vergine, che dà il Rofario a S. Domeni- 
co, e -ad altri Santi , è opera del noftro Giordani. 

Nelli pila ft ri fra le Cappelle vi fono alcuni 
quadrucci d'Antonio Solario, detto il Zingaro, « 
dentro la prima Cappella , dalla parte dell' Epi- 
iiola, nel muro laterale a deftra quando vi s'en- 
tra vi è una tavola , nella quale fta efpreflà la 
Vifitaw'one della Vergine a S. Elisabetta , (limata 
del noftro Andrea Salerno, .nella quale <la Vergi» 
ne è ritratto della moglie dell' ultimo Princip* 
di Salerno, ultima della Cala Villamarina; il 
S. Giufeppe è ritratto del Principe ; la S, Elifa- 
betta è un'eunuco antico di quefta Cafa* ed il 
5. Zaccaria è ritratto di Bernardo Taffb, in quel 

G i tera* 






102 Delle Notate di Nàpoli 

tempo Segretario del Principe , e padre del nt- 

fìro gran Torquato. 

In quefta Chiefa vi è una ricchiflìma fuppel- 
iettile, e particolarmente di paleotti , e fra que- 
{ìi uno, nel quale Ma efprefla , co!P ago ia Crea- 
zione del Mondo , opera del nofìro Francefco Bo- 
nelli , fa molo riramatore; ed in quefio lavoro vi 
fpefe moiti e molti anni ; V Eterno Padre però 
non è dello Metto, perchè effondo Dato prevenu- 
to dalla morte, lo l?fciò imperfetto: ha beliiffi» 
mi argenti , e fra quelli una fl,itua intera al na- 
turale, che rapprefenta S. Potito , opera di Gen- 
naro Monte : vi fi confervano incigni reliquie -» 
che per brevità fi tralafciano . Quefle Monache 
feno tutte nobili • vivevano fin da! principio della 
loro fondazione, fotto la Regola dd Padre S.Ba- 
filio • pofeìa s'àrrollarono a quella del Padre S. 
Benedetto . 

Prima di parlare avanti dìafi notizia di quefìo 
luogo, dove anco fi vede la cafa de' Signori Po- 
ti , al prefente del Signor Luca ottimo Avvoca- 
to; * E nella falita di detta Chiefa di S. Poti- 
to, la Cafa nuovamente fabbricatala! nofìro Sìg. 
Francefco Soli mena per fua abitazione , col fuo 
difegno e modello; la quale ha una bella faccia- 
ta alla ftrada maefira , e dentro vedefi adorna 
dì capricciofe fottute , da lui inventate, e l'otto 
la fua direzione dipinte * Era queffo luogo un 
pezzo di collina feofeefa , e chiamata veniva la 
Cottigliela, che da quefta Chiefa principiale 
arriva fin fotto il giardino de* Frati Cappuccini, 
e tirando giù termina alli Studj ; fu comprato 
per. mille ducati da Fabbrizio Caraffa, il quale 

vi 



Giornata Settima {03 

vi fabbricò un fuo cafino . EfTendo {tata offerva* 
ta per aria perfettivi ma , vi fi cominciò a fab* 
bricare, ,ed ora rende dì cenfi alla cala Caraffa 
da tre mila feudi annui* 

Or paffata la Chiefa, e Monitoro di S. Poti- 
tp , viene la Chiefa dedicata a S. Giufeppe , fer- 
vila da' PP. Cherici Regolari Minori , detti di 
S. Maria Maggiore , quali vi hanno una comoda, 
e dilettola cafa . Quefti Padri nell' anno 161 y. 
raccolte da' Napoletani molte limoline, compra- 
rono da Francefco Caraffa -un palazzo, dove apri- 
rono una picciola Chiefa : col molilo poi e di- 
legno del Cavalier Cofìmo le n' è principiata una 
molto vaga e nobile, e di già Ha perfezionata , 
tlove i Padri W prefente fatino le loro fagre fun- 
zioni ., con grand' utile ed edificazione di quefto 
quartiere . La cafa dalla parte di mezzo giorno 
ha beniflime vedute. 

* Imhoccandofi nel vicolo dirimpetto detta Chie» 
fa, e propriamente nel luogo detto la Goftignola de' 
Signori Caraffa, fi è da pochi anni eretta una nuova 
Chiefa, lotto l'invocazione della Divina Provvi- 
denza, e del gloriofo Patriarca S. Giufeppe dalla 
nuova Co rgregazione laicale dell' Opera di vefti- 
re ci' ignudi . Ella è la Chiefa fuddetta non-mol* 
to ^i-Ande di ampiezza , ma molto ben djfìnbui- 
ta, -ed ornata con colonne , e pilaltrì di ftucco , 
€ altri ornati , che forma una Croce , confidente 
«eli' Aitate maggiore, e in due Cappelloni . Sot- 
to di eflà fia un nobile vafo di Terra Santa per 
gli Fratelli aggregati ad efTa Congregazipnc , e 
nel piano delia Chiefa vi è il luogo della Con- 
gregazione , e Sagreftia con un picciolo giardino* 

G 4 Ac- 



^m^^^ ^ M B ^m^^^mS^^B^p^ 



T04 Delle Nettate di Napoli 

"Accodo la Cliiefa vi è una cafa fabbricata colle 
rendite della Conpre->szionc , dove fta un luogo 
(ito fqp'ra la detta Congregazione, per comodo 
'di tener le Sefiìoni"'.* 11 "tutto fi è fatto colla di- 
rezione del Regio Ingegniero D. Gio: del Gaizo. 
I Fratelli della Congregazione fuddetta fono del 
ceto nobile, e del minifiero, e per lo più di 
quello degli Avvocati, e Mercanti di ragione, 
i quali fanno l'Opera di vettire perfone Civili 
vemognofe , che Iranno in eftrema neceifita , ' ta- 
cendoti in ogni anno da ducati feicento di vedi- 
ti , porzione nella fetta del Santo Natale , e por- 
zione nella 'fetta ''del Patriarca S. Giufeppc. * 

Quefla nobile Con gregali one ila piccioli (fimi prin- 
cìpi & giunta al preferite flato di nobiltà ed opu- 
lenta veramente ammirabile , mercè la provtda cu- 
ra de x '\e lànti Fratelli i'mp >e gn at.ffimi a promuo* 
\>erla . I Sovrani con tutta la Regal Famiglia vi 
fono ascritti : e per loro clementi f hanno ejentata 
\ dalla lègge generale di non poter acqui flave come 
agli altri luoghi pii. Finora i Poveri , che in ogni 
anno fi vèflonq\ giungono a cinquecento , i quali fi 
efiraggonò per tuff ola , e dopo efiratti fon vifitati 
dal Governatore, che /eco porta un Jarto ,un J "car- 
paro , ed uno fcribente per far prendere la mifura^ 
'delle vefli , è fcarpe, e notarlo . Nel giorno poi di 
S. Giufeppe glie li porta con fommna fegrete^a , 
dandoti tultociò , che li bifogna , cominciando dal- 
' la camicia , calzette , fcarpe e vefìho decente , ed 
oneflo .Nel me fé poi di aprile fi fa in quejlaCbie* 
fa una fontuofa fefla , e fi efpongono i vefìiti , chi 
fi diflrìbuifcono . 

Il quadro del maggior altare è opera di Do- 
- '■ ■ me- 



Giornata Settime I©$ 

menico Mondo , e fu il primo , che fi efpofe in 
quejla Chiefa , il fuo autore avendolo ultimamene 
te ritoccato ne notò i difetti . V altro in corni! 
evangelii è del Sarnelli : l'altro in cornu epi- 
{[ole è del Cavalier Venuti, rapprefentante S. Mar* 
garita da Cortona fua paefana , quadro belli ffimo . 

Tirando pfù avanti , e girando a delira fi ve- 
dono il Moniftero e Chiefa , dedicati a S. Mona- 
ca . Fu queflo circa gli anni 1Ó24. iftituito da 
alcuni di voti Napoletani per Confervatorio da 
chiudervi le loro figliuole* effendo ere fc iute, per 
jmolte gentildonne che vi fi racchiufero , fi ridulTe 
nell'anno ióq.6. in Claufura , e vivono da Ri- 
formate, fotto la Redola di S. Apocino. 

Poco da quello dittante, girando nel vico a 
deftra , vedefi un' altro Monifiero di Monache, 
dedicato a' SS. Margarita , e Bernardo. Quello fu 
principiato da Camilla Antinoro , vedova di Ot- 
tavio Capece • effendo che morto il marito toc- 
ca da Dio , s* era difpofta d' impiegare V aver fuo 
nella fondazione d' un Moni fiero , dove fi foffe 
potuta chiudere ; ma non riufeendo cjuefto luogo 
confacente al difegno di Camilla , ed effendo na- 
ta differenza tra le figliuole del Confervatorio 
àeSì. Margarita, e Bernardo , fondato preffo/la 
Chiefa di S. Maria della Stella ; perchè alcune 
volevano vivere in Claufura , altre nello fiato , 
che fi trovavano^ che però dopo molti contralti 
vennero in accordo, e fu, che ventidue di effe 
figliuole, che volean la Claufura , fi prendeffero 
dal detto Confervatorio 23. mila kudi , ed an- 
daffero a fondar 1? Claufura , dove loro foìfe pia- 
citelo - cosi comprarono da Camilla Antinora cùc- 

*fto 






m&mm 



Sfiw^B 



I0<5 Delie Notiate dì Napoli 

fto luogo ; e circa l'anno 1646. vi fi chilifero , 
e cambiando titolo alla Chiefa eh' era del Sacra- 
mento , l'intitolarono SS. Margarita , e Bernardo. 
La Chiefa è picciola , benché ila principiata la 
grande, ed in detta Chiefa vi è un quadro , do- 
ve fra efprefTa la Vergine Concetta , opera del 
iioftro Gio: Antonio d'Amato. 

Tirando avanti , ed ufeiti nella ftrada maeftra, 
vedefi la falita alla divota Chiefa de' PP. Cappuc- 
cini ; ma prima di falirvi vede.fi un bel Moni- 
ftero, e Chiefa. Come lì diffe, Camilla Antino- 
ra , avendo venduto il primo luogo del fuo Mo* 
niftero alle figliuole de' SS. Margarita , e Bernar- 
do , comprato quefto luogo più ampio e viftofK, 
qua fi trafportò nell'anno 16^6. e vi fabbrico 
una pulita Chiefa , dedicandola al SS. Sacramen- 
to. Il già fu Gafparo Roumer Fiamingo , uomo 
ricchiflfimo , divoto a quefto luogo , e divotiffi- 
mo della Beata Maria Maddalena de' Pazzi , aven- 
do promoffa la fu a canonizazione , e defideratxlo, 
che in Napoli vi forfè una Chiefa alla Santa de- 
dicata * operò col confenfo delle Monache, e Bre- 
ve del Sommo Pontefice Clemente X. che que- 
lla Chiefa di Monache Carmelitane foffe intito- 
lata S. Maria Maddalena de' Pazzi del Sagrameft- 
to , ed a quefio effetto dotò il Moniftero di lar- 
ghiffime rendite, lafciandoli molti fuoi famofi 
palazzi , e tutto il mobile che vi fi trovava , 
de! quelle i quadri i'olo valutati venivano in 6d. 
mila feudi . 

La Chiefa fta tutta porla in oro , dipinta a 
frefeo dal Benafca : nel Coro nuovamente fatto 
vi (Unno collocati molti buoni quadri dell' ere- 
dità 



Giornata Settima JOf 

dita fuddetta . Quello , che fta nell* Aliare mag- 
giore , dove fta efpreffa S. Maria Maddalena eoa 
molte figure, è opera di Luca Giordani, come 
anco alcuni altri quadri delle Cappella : ti è un 
bel Tabernacolo , o Cuftodia di pietre preziofe j 
iìgate con rame dorato ; vi fono buoni argenti , 
e nobile Tuppè 1 ! lettile . fi Moniftero fi fta facendo 
di nuovo, ora fi vede già terminato. 

Si cominciò negli anni paffuti una nuova Chie* 
fa colli* direzione e difegno dell' architetto Giufep* 
pe *4ftarita ; ma inforte poi al une tonttoverfit £ tè 
W nache abbandonato V antico difegno ^ ne •ihtr'apre- 
fero un altro ; ma da più anni è rima/} a la fattk 
bri e a in per fetta . 

Si può faliie al Convento, ed alla Chiefa de'Fratì 
Cappuccini, dedicata all'Immacolata Concezione* 
ma generalmente fi dice di S.Jefremo • a fomiglianza 
dell'altra fta nella parte più romita del Borgo di 
S.A ntonio, ed ì Frati fi chiamavano i Padri di S.Je- 
fremo, e lì fìeffi Cappuccini , quando andavano 
alla quefìua dicevano : fate bene alli Padri di 
S.Jefremo. Avendo pofeia fondato un'altro Con- 
vento in quefto luogo, fi principiò dai volgo a 
dire , i Padri di S. Jefremo nuovo , e così è ri- 
malo il nome , 

La fondazione ptoì fu in quefto modo : aveanrt 
fondato, tome fi ditte, quefii buoni Frati il pri- 
mo Convento preffo la Chiefa di S. Eufebio k 
ma avendo Hi bifogno di una infermarla, il luo- 
go non riufeiva commodo , perchè fta fittì*to , 
quafi dentro di nna valle , con aria non total- 
mente perfetta . L'accreditata bontà della vita 
ce' Frati, e f efatta povertà che profetano , lì 

ave- 



g^ ^ ^ m i WS^S BSB^SS^^^B^^ 



lof Del te Nottue dì Napoli 

avevano acquiftato tutto l'affetto de' Napoletani , 
quali faputo il bifogno ch'avevano cieil' Inferma- 
rla , non fecero mancare in abbondanza l' elemo- 
Une; ed avendo eletto i Frati quello luogo, Gio: 
Francefco di Sangro , Duca di Torre Maggiore, 
e Principe di S. Severo , che v' avea un cafino , 
con una villa ài delizie, lì, donò il fuolo • e D« 
Francefca Caraffa , moglie di Fabbrizio Brancac- 
cio , grand' Avvocato in quei tempi , contribuì 
larghe elemoiìne ; in modo che, nell'anno 1570. 
fu atto ad efiere abitato : ma per verificare , e 
far veder Crifto Signor noftro ciocché promife 
a* fuoi fedeli, che avranno il tutto, quando pof- 
ìederanno niente , continuò tanta elemofina a non 
rendere bifognofa la loro volontaria povertà, che 
oggi fi vede il più grande , e cofpicuo Conven- 
to , che abbia la Religione. Vi è una Infermarla 
non folo per tutt' i Frati della Provincia , ma 
ancora dell' altre , quando i Frati han di bifogno 
de'nmedj in Napoli , come de' bagni, ed altri, 
«(Tendo capace di duecento infermi . 

La Chiefa porta con fé là lolita pulitiflima 
povertà , che altro non ifpira , che divozione ; 
iredefi adornata da diverfi qaadri lafciatili da' lo- 
ro divoti * e ve ne fono di Gio: Battifta della 
Lama , di Silveftro Buono , e molti dipinti ad 
azioni di notte , (limati opera di Matteo Tornar 
Fiamingo , il quale per ifpendere il giorno con 
gli amici , ed a ricreazioni v lì riduceva a dipin- 
ger nella notte * in modo che quafi tutte 1' ope~ 
re fuc fono in quePa maniera . Vi fono molti 
infìgni reliquie , che per brevità fi tralalciano di 
notare , potendoli vedere ne' loro Cataloghi . Si 

può 






Giornata Settima top 

può vedere il Convento ricco d'ameniffiim giar- 
dini * in quefto fi ricevono tutti i Cappuccini, 
che per affari della Religione vengono in Napo- 
li ■ in modo che per lo più vi ftanzano da due. 
cento Frati : L' Infermaria già detta è pur trop- 
po bella; la maggior parte delle Celle di quefta 
godono del mezzo giorno , con vedute dal Ietto 
xnedefìmo, e ài mare, e di campagna . Vi è una 
farmacopèa , nella quale non manca quanto può 
tiare di rimedio la medicina ; vi fi vede una pu- 
lizia., ed attenzione , che dà neil' eccedo . 

Qii'tvi è fepolto f infigne nojlro letterato *Abate 
Antonio Genovefi lume ed ornamento del no/Irò Re- 
gno , an^i di tutta Italia . Egli nacque in Cajii- 
glione Provincia di Salerno nel ijiz. fìudiò in 
Salerno , venne in Napoli circa il I74O. ivi fi 
fece fubito difiinguere per la grande-^a de fuoì 
talenti . Era di una viveva (orpr end enti Jfima , e 
aveva in fommo grado tutt* i caratteri , che non 
mai feompapnanft da 1 fervidi % e vivi temperamene 
ti . Infegnò Etica nella Univerfità , \Aprt Scuola 
di FiUfofia , e Teologia , ed ebbe un numero di 
Uditori inarrivabile . Per la novità delle fue dot- 
trine infegnate nella metafifica , facoltà fua predi- 
letta , incontrò delle traverste dolorofifjime : oude 
difguftatofene ; prima qua/i per compiacenza , e poi 
r età pìk matura facendogliene conofeere l inuttltà t 
ove ecceffivamente fi coltivi , fu guadagnato da Ufi 
faggi a condotta dell'abate Bartolomeo Intieri Fio- 
rentino ,cbe lo rivolfe agli Jìudj agrarj , (d econo- 
mici, t/fttenti gli fuoi vajii talenti , e i lumi pra- 
tici che pQtea ricevere dall' Intieri , in quefia feien- 
xa , almeno allora in 11 apeli t in*rriv*èitf t mtrtbkt 

fané 



i^|m^^ 



tip Delle NoPi\k di dapali 

fatta rf£ prodigi , fc un certo feme di [pi rito J? 
novità rima/ioli dal? antico fua geni» noli /ludi 
sjlratti , non lo aveffe fatto piombare in propoft» 
%ioni , che al Tribunale de* veri Saggi fono ridi* 
Cole : quefte li partorirono delle altre, traversìe • e 
fu canfa che generalmente fofe egli odiata, benché 
#nco generalmente rifpettato . [ f u0 } f co l ar ; ■ ^ wam 
lunque fojfe la for^a colla quale infìnuavagli la 
libertà di penfare i erano così a lui. addetti , eh 
quaft rinovava/ì /'ipfc dUi? degli filari di pia* 
ione. £ ed all r affetto di una Gioventù farvi 'dt '/fimo, r, 
putrita colle maffime di un più focofo M i ael.YQ , 
deefi il general rifpetto che per hi fi aveva , cq« 
mecche fojs ì egli nel fondo generalmente. od ; a*o , 
anco da queeli Jlefft , che fé lì mofìravano più ad** 
venti. . Egli, nonpertanto e\a un gran uomo , e td* 
le che per un Pe?^o Napoli non ne wdrà /' ugna," 
U . Forfè [e foffe vi futa pile lungo tempo , effendi 
vijfuto foli 57. anni , avrebbe vinto quel naturai 
■dì/pettofo, , ebe aveva per tuttoccih che creìea d'in- 
tiamp-ì ad un penfar Ubero fen\a freno . Ne dava 
già) i f a ggì \ ma una immatura mone cel tolfe do« 
pò aver data varie Opere alla, luce filofofìch& , teo- 
logiche , e politiche. Inquefla Chi e r a ove fu fèpU'm 
lo non. vi è neppur una memoria per uomo st dt* 

£ilO . ' 

Vi è anco fepolta "tarmile Ventapane Medico , 
.Fihfofo celeberrimo : ma più celebre per la fua 
gran pietà , che ha refa ereditaria ne* degni fuoi 
Figli , Egli nacque in Maratta Città dcllii Lu* 
canta .Venne in Napoli ^ ftudib , e divenne efpex- 
liffimo Medico, profondo filofofo e gran letterata, 
fy me \<$ tSJiJiudJ jaoì non dimenticò di effer 



Giornata Settima III 

padre, e cittadino j onde Jen^a lafciar la fifofifi*, 
e meno la medicina ne die a mercantare , in cut 
yiufrf a ffaiffimo y e divenne ricco. In ws^o a tan~ 
te feriofe Jue occupazioni , la fu a cura principale era 
la pietà \ ma una pitta attiva , efficace , ed utHe 
a tutti coloro, e he lo conofeevano. Grande amatore 
della Gioventù ftudiaj a ,quafì difft fagrificavafi pet 
lei • Era Mae/ho di JSJovi^j perpetuò' nella Con- 
ore?a~ione degli Studenti eretta fatto, il titolo del* 
? ' annunciata t net Gesù Vecchio, e chi ebbe la for- 
te di fentirlo , potè beniffimo avvederfi ,nelle fervo^ 
rofe Iflru?ieni , ohe in ogni fejla faceva a Novizi 
aual amore per loro nutriffe.nè queflo rejlringevafi 
a foli ajuti fpirituali . Gran perdita fece Napoli 
nella morte dì queflo sì degne cittadino. In me^^ 
alle faale , per. le quali fi, cala al Cimitero de 
Frati fi levge /' ijeri^ione fepolcrale fatto un fuo 
mezzp buflo di marmo; lavoro del noflro Sanmar- 
tino . 

Vi è anco una famofa librerìa, lafciata al Con. 
vento dalf eruditiffimo Grò: Battifta Centurione, 
nobile Genovefe; Quello grand* uomo mandò^ di- 
verti letterati per lo mondo , raccogliendo libri 
reconditi, e fra quefti. D. Antonio Catelli , uà. 
mo di gran letteratura , che fu Lettore pubblico 
nella noftra Universa: vi fono molti buoni ma- 
noferitti * fi vede però in qualche parte sfiorata.. 

Ufciti da quefto Convento , fi vedono alle fpal» 
le di detto luogo molti belli cafini per delizie 
de' nobili ; come del Principe di S. Severo , ora 
della Famiglia Caraffa , de* Duchi di Bruzzano ; 
della Famiglia Grifoni antichiiTima, nobile del 
Seggi* di Nilo • de'Cuchf di Monteleoric Pigna- 

ìt\iì\ 



s^^^^^^p 



HI Delle Notisti al Napoli 

ttllx , ora della Famiglia Brancaccia; benché que# 
fre cafe abbiano perduto le vedute del mare , tol- 
tale dall'altezza dell'infermeria de' Cappuccini . 
E' pure da dar notizia di quel , che fi trova 
nella fi rada , che va fu verfo della Montagna, 
detta della- Salute , per la Chiefa t e Convento 
de' Francefcani Riformati , che vi fla di quefto 
titolo . 

In quefta fi rada vi fono hellifiimi cafinì di di- 
porto , e fra quefti a delira vi è il dilettofo ca* 
fino del noftro gran letterato Gio: Battila della 
Porta , ed in queflo luogo compofe la maggior 
parte delle immortali lue opere ^ e più fu vi avea 
una famofa villa, che fin" ora fi chiama le due 
Porte . 

Più. avanti, dalla fteflfa mano , vedefi un nobiliffi- 
mo cafino, fabbricato dal Duca di G'iovinazjo , e 
Principe di Cellamare , della Cafa del Giudice, 
che ora gode de'la nobiltà nel Seggio di Capua- 
na , e veramente è degno d' efTer veouto , e per 
Ja ftruttura , e per gli adornamenti de' quadri che 
vi fono . 

Più avanti vedefi la Chiefa di S. Maria della 
Salute de' Frati Riformati di S. Francesco : ha 
quefto aggiunto per l'aria faUbre , che vi è in 
quello luogo , che fi dà da' medici per rimedio 
agli ettici . 

* In detta Chiefa, nella Cappella di mezzo 
delle tre , che vi fono dalla parte dell'Evangelio, 
dedicata ai glorioio S. Antonio di Padova , nei 
muro deftro vi è la feguente ifcrizione fopra una 
beiliffima tavola di marmo , comporta dal P. Fran- 
cese© EulaJio Savaikno della Compagnia di Gè' 

sii, 



Giornata Settima fc*J 

su , Uomo ben conofeiuto per lo fuo gran talen« 
to , e dottrina ♦ 

D. 0. M. 
In hoc Sacello , 
Ubi jampridem [aera lujìrata Baptifmats 
%/Ib Illufòri Js. ac Reverendifs. Dno 
D. March Antonio Jltt afflo 
Epijcopo Savnertfì 
Superna gratta renata fuerat ad vitam, 
Virvineus fìtus eft Civis 
Quinquenni: puella , 
Jjrdentibus extinblce pabulis , 
t/fnnte Sueva Roj<e de xAmbrofio , 
Quifquis es , eidem da flore* 
Qua 
Ingenium gerens fupra tetatem , 
In ipfo Vitce flore , 
Deformato* Prudenti^ , ac Pietatì? 
reprcefentarùt frtttlus . 
%/fmantiJJintt Parentes 
D. Andreas Caflmirus de *Ambrofio , 
D. Hyppolyta Branda , 
In acerbi ffimi doloris folatium , 
Lapidem hunc fui amoris tejiem 
P. P. 
tAnno /Era Chrijliana MDCCVII. 
Quefta Chiefa venne fondata col Convento 
dalle limoline degli abitanti , e particolarmente 
di Benigno di Ruberto , e di Marco Pepe , gli 
eredi del quale, poco lungi da quella Chiefa, vi 
hanno un calino, ed una villa, degna d* e ffer ve- 
duta, e per le delizie delle vedute, e per la no- 
biltà della coltura . 

Tom.lV. H QueV 



g^^^^ggf^MS^^S 1 



114. Delle Nottate di Napoli 

Quefto luogo anticamente chiamavafì Torric- 
chio per una Torre che vi era. Si è data que- 
lla notizia , perchè fé fi vuole falire , non farà 
in vano la falita , per la bellezza di quefto luogo. 
Or tirando dalli Cappuccini giù , fi arriva di 
nuovo agli Studj , ed a finiftra vedefi un belliffi- 
mo (tradone imbrecciato , che va fu alla Chiefa 
della Madre di Dio de' Frati Carmelitani Scal- 
zi , detti di S. Terefa , ed è quella delle belle 
che nano in Napoli . 

La fondazione di quella Chiefa , e Convento 
fu in quafto modo: nell'anno lóoz. predicò nel- 
la Chiefa della SS. Annunciata un Fra Pietro 
Carmelitano, di nazione Spagnuola , (limato d* 
una vita veramente religiofa . Colla fua predica- 
zione s' affezionò molti divoti Napoletani , dalli 
quali raccolte una quantità d' ampie elemofine : 
con f ajuto dei Reggente Martos comprò , per 
prezzo di due. 24285. un gran giardino , col iuo 
palazzo di piacere dal Duca di Nocera ; e nel 
detto palazzo vi accomodò una picciola Chiefa , 
col Convento; nel quale, e per la buona ed efem- 
plare vita de' Frati, e per la delizia del luogo , 
ricco di deliziofi giardini, vi cominciò ad effere 
gran concorfo , e con quelle grandi elemofine, e 
ledati per la fabbrica , colle quali fabbricarono , 
col modello, difegno , e direzione di Gio: Giaco- 
mo di Conforto , la prelente Chiefa , che nò più 
bella , né più allegra defiderar fi può , Sta poi 
nobilmente abbellita : 1' Altare maggiore è una 
delle più belle cole che Ha in Italia. Compraro- 
no quelli Frati una belliiiìma Cuilodia dalle Mo- 
nache di S. Ligono , alle quali era celiata , col- 
la 



Giornata Settima Il£ 

la direzione del P. Cangiano Teatino , da poco 
men che diecimila feudi ; e la tolfero per ri- 
durre l' Altare alla Benedettina : e col difegno 
di Dionifio Lazari , fecero che mutaiTe forma , 
dandole più altezza , ed accrefcendola di colonne: 
vi fecero gli fcalini , ed i picdiftalli tutti di pie- 
tre preziole , di Lapis Lazuli , d'Agate , di Dia- 
fpri , ed altre unite tutte con fame dorato , ed 
un Paleotto , dove fta una profpettiva di un tem- 
pio , di baffo rilievo, tutto di pietre preziofe , 
e rame dorato • opera , che quando nelle folenni 
fefUvità , fi feopre , chiama la curiofità di molti 
ad oflervarla , come cofa unica , e maravigliofa . 
E perchè la Regola di S. Terefa vieta a i Frati 
il tener fuppellettile di argento , han fatto i can- 
delieri , i vafi , ed i fiori di rame dorato con 
lavori, che forfè non han pari. Si ftima , che in 
quello Altare così compito vi fiano flati fpefi da 
cento mila feudi 

Hanno ultimamente compito tutto 1' Altare 
colle due porte laterali , del medefìmo lavoro di 
pietre preziofe • cofa , che apporta maraviglia V 
riguardanti f sì per la quantità delle pietre , co- 
me ancora per la grandezza delle dette pietre , 
che vi fi vedono . 

I quadri laterali ad oglio che Manno nel Co- 
ro , ion' opera d' un Frate laico dello fleis' Ordi- 
ne . * Il quadro di mezzo è di Paolo de Mat- 
thae : s. Ed i due quadri ad oglio nella Crociera, 
colle agure di chiaro feltro a frefeo , che fi ve- 
dono negli ornamenti d' intorno a' detti quadri, 
ion' opera di Giacomo del Pò. * 

La Cappella di S. Terefa . che fta laterale a 

H 2 que- 



■ ■'-■' 



IMim^pBMSl^^^Mg 



ll6 Delle Notile dì Napoli. 

quefto Altare, dalla parte dell'Evangelio, è del- 
le opere belle, che fìano ufcite dall'ingegno e di- 
rezione del Cavalìer Cofimo . Le dipinture a fre- 
tto , che in elfa fi vedono , fon del Cavalìer Maf- 
fnno. Dietro della tavola, dove da Gio: Balduc- 
ci fta efprefla S. Terefa , che fi cala giù , vi fi 
conferva una (tatua di argento intera , al natura- 
le , di S. Terefa , cavata da quella di marmo, che 
fece il Cavaliere nell' altro Convento di Chiaja . 
Nelle Cappelle vi fono molti buoni quadri de' no- 
flri Napoletani dipintori. Nella Sacrìftia , benché 
fi ftia fabbricando la nuova , che viene dietro del 
Coro, vi fono molti famofi quadri, e fra quefti, 
una Depofizione del Signore dalla Croce , opera 
forfè delle più belle del noftro Andrea di Saler- 
no ; vi è una molto ricca , e nobile fuppellettilc 
per gli facri mi ni (ter) . 

Nella Sagriftia fi ammira un quadro con un Ecce 
homo dipintura belliffima di Perin-de la*Veg* 
Spagnuolo e molttffime flatuette di avorio , opero 
affai belle per la loro delicatezza ed altre pittu- 
re degne da veder fi . E da offervarfi la ter^a Cap- 
pella a man de/ira vicino alf Orcheflra , edificata 
in fundatione Ecclefiae , nel ióoz. y da D.France- 
Jco Longobardo , Signore del Tione , ( di cui do- 
vrebbe vtderfì la Statua in marmo , a tenore della 
jua tefìamentaria difpofi^ione in cui avendo ancora 
Jlabilìto FedecommejJ'o JuJetta Cappella a* difen- 
denti di fua illujlre famiglia , come dagli atti di 
Notar Gior Baitifla Franco a IO. Decembre 1603 
nejono fempre a co/loro refponj abili i Padri) , da pochi 
anni incroftata di fini marmi mifchi , e fra gli altri 
di vn bdliffimo giallo di Siena .1 laterali non fon* 
J pregevoli j ma fopratutto merita attenutone il Qnadr* 



Giornata Settime, \\n 

fu f altare , che rapprefenta S. Giovanni dell* 
Croce , Confondatore dell' Ordine , a cui apparì/ce 
il Salvadore , opera di un affai plau/ibile xAutoro 
della Scuola Romana , e precifameme del tempo in 
cui fiorì quella del famofo Cav. Carlo Mar atti . Il 
Quadro di S. x/fnna nella feconda Cappella è di 
Pacecto di Rofa . La Cappella di S. Giofeppe fi 
•vede recentemente dipinta a guazzo , e lumeggia- 
ta d'oro : e il Quadro del Gloriofo S. è de t-iU 
belli di Fabrizio Santafede . 

La volta della Cbiefa fembra tirata col fiato 
sì bene è proporzionata in ogni mifura . Vi fono 
in effa fepolti ^oltrc al Regente de Marinis il pri- 
mo yebe introduffe nel Foro il ragionare , tutto uri- 
ma effendo autorità , Matteo e Nicola padre e #- 
gì io di Ferrante , // primo Luogotenente della Re- 
gia Camerali fecondo Regio Conigliere del S. R. 
C. letteratiffimo^Marchefi di Rujfano . Il Marche fé 
Ludovico Paterno anco Luogotenente di Càmera , / cui 
Jepolcri fi veggono nelle rifpettive Cappelle . 

Il Convento poi è magnifico, per quanto com- 
porta la Regola; è deliziofo, perchè fta tutto cir- 
condato di^ ameni giardini . Vi fono famofe log- 
ge di fiori , e forfè delle più belle di Napoli . 
Vi è una famofa Libreria in tutte le forti di 
feienze, accrefeiuta con divede eredità , e legati 
de' divoti • e fra quefti il Canonico Gallacini vi 
Jafciò la iua , che non era difprezzabile • ed il 
Reggente de Marinis, che lafciò i Padri eredi del 
fuo avere, vi unì la fua, che , in materie del- 
ie facoltà legali, non avea a chi invidiare.* Vi 
è ancora una bella Spezieria , che non ha in chi 
cedere a quelle degli altri Conventi . * 

OfTervato quefto così bel Tempio , e Conven- 
ni 3 t0 > 



^^S^^^m^Smm^^SS^^^^^mm^^^^^ 



Tilt Delle Nottue dì Napoli 

to, fi può tirare avanti nella piazza della Chiela» 
di S. Maria della Verità de' Padri Scalzi Agofti- 
niani ; e , nelT entrarvi , fi vedono due ftrade ■ 
quella a deftra, va nella Chiefa di S. Maria del- 
la Sfella , de* Frati Minimi di S. Francefco di 
Paola, della quale, nel fine di quefta giornata , ne 
daremo notizia; per quella a finiftra,fi va al già 
detto Convento de* Frati Cappuccini : ed in que- 
fla ftrada vi fi vedono molti calmi antichi per 
ricreazione de' nobili , come de' Marchefi della 
Giojofa,di Cafa Caracciolo , della Famiglia Guin- 
dazzi , ed altri, che dicemmo di {opra. 

Vede.fi,, a finiftra di quefta piazzala bella Chie- 
fa di S. Maria della Verità , col Tuo ampio Con- 
vento de' Frati Scalzi Agoftiniani ; della quale , 
daremo qualche notizia, circa la fondazione. 

Anticamente era quefto luogo molto folitario 
e deferto; vi era una Chiefetta intitolata , S. Ma- 
ria dell'Olivo, ed una picciola abitazione, dove 
fé ne ftava un Fraticello da Romito. 
Molti nobili Spagnuoli , che vivevano Religiofi , 
fotto la Regola del Patriarca S. AgofHno , veden- 
dola alquanto rilanciata , circa l'offervanza; cer- 
carono di ridurla all' eiattezza primiera : e cosi 
fi fecero vedere fcalzi , tofi, e con abiti riforma- 
ti , ma ricchi di una divota povertà . Un di que- 
fìi buoni Frati, detto F. Andrea Diez , giunfe 
in Napoli , e capitò nel Convento di S. Agosti- 
no . Il modo dell' Abito , che fpirava divozione, 
invogliò molti di quei Frati ad imitarlo nel ve- 
flire , ed anco ad abbracciar' il modo di vivere , 
come di perfetto Reiigiofo , e vero figlio del di 
loro gran Padre S. Agofiino : che però il P. M. 
F. Ambrogio Staibano . F. Andrea Foglietta , 

F. An- 



Giornata Settima Iip 

F.Andrea di S. Giob , ed altri , vefriti di abiti 
rozzi, ed umili , come queik> del P. F. Andrea 
Diez , e fpogliandofi d' ogni cofa , ponendo in co- 
mune quanto avevano • avuto in conceffione la già 
detta Chiedicela di S. Maria dell'Oliva ; e (ri- 
mando il luogo atto per Frati Eremitani di S. 
Aooftino , raccolte dalla pietà de' Napoletani mol- 
te limoline, vi fabbricarono un picciolo Conven- 
to. Per 1' efemplarità della vita che menavano* 
fu quefta nuova Congregazione approvata dal P. 
Generale dell' Ordine : indi la fanta memoria di 
Papa Clemente Vili, avuta certa contezza delle 
virrù, e fervore di fpirito di detta Congregazio- 
ne, non folo la confermò, ma volle chiamarlene 
iftitutore ' dotandola di molte grazie , come da' 
Brevi apparifce : e da quefto tempo , che fu cir- 
ca l'anno 1598. fi principiò a dilatare per quali 
tutta 1' Europa » 

La bontà di quefti Frati , intenta tutta all'aiu- 
to dell'anime, e particolarmente nelle (cuole , 
che fondarono della mortificazione , obbligò la 
tenerezza de' Napoletani a defiderare la loro lau- 
ta pratica . La Chiela però era anguria ; non man- 
carono elemofìne, colle quali fu non fo!o la Chie J 
fa ma il Convento ingrandito, nella forma, 
che ora fi vede. Fu principiata col difegno , mo- 
dello , ed aflìfìenza di Gio: Giacomo Conforto , 
che poi edificò quella de' Frati Scalzi Carmelita- 
ni , come fi dirle ; emendando in quella alcuni 
difetti conofciuti in quella : vedefi tutta polla in 
iftucco ben lavorato. 

Nel maggiore Altare vi fra co ! locata la di vo- 
ta , ed antica Immagine , ma col titolo di S. Ma- 
ria della Verità. * I due quadri nel Coro die- 

H 4 tl '0 






99& ^i£l!Éli 



I20 Dr//e Notizie di Napoli. 

tro del detto Altare, fìtuati nel muro di mez- 
zo , fono del pennello di Giacomo de! Pò , e i 
due quadri nelle mura laterali d' Andrea d' Afte; 
Diìlla parte dell' Epiftola vi lì vede il Sepolcro 
di Monfìgnor Labonìa , Vefcovo di Montemaru- 
no , desìi fintichi Baroni di Roffano , Religiofo 
dello ftefs' Ordine . * Nel Cappellone della Cn> 
ce , dalia parte deil 1 Epiftola , dedicato a S. Nic- 
colò da Tolentino , il quadro che vi fi vede , è 
opera delle fìudiate , e delle prime , del noftro 
Luca Giordani; quello, che fta nell'altro Cap- 
pellone , dalla parte dell' Evangelio , è del noftro 
Giufeppe Maruilo , delia prima maniera che ufa- 
va . Dalla parte dell' Epiftola , il quadro dove fta 
efpreffo S. Tommafo di Villanova , è umilmente 
del Giordani . 1/ ultima Cappella dela Famiglia 
Schipano , dedicata al gloriofo S. Francefco di 
Paola, tutte le dipinture che ella ha , così ad 
oglio, come a frefco , fono del pennello del Ca- 
valier Mattia Pfeti , detto il Calabrefe ; il qua- 
dro che fta nella Cappella dirimpetto a quella .è 
dello fteiTo . 

* Vi fi vede a àtfìr». dell'Aitar maggiore, la 
Cappella dedicata aììa B. Vergine delle Grazie , 
xniracolofiflima , quale teneva in fua camera fra 
Marco della B. Vergine , Laico dello ftefs' Ordi- 
ne , e comunemente fi dice , la Madonna di Fra 
Marco. * 

Vedefi un Pergamo . ; che forfè è de' più belli , 
che in quefto genere fìano in Napoli ; egli è tut- 
ìo di legname radice di noce , e confiderato be- 
ne, vedefi come la natura fa fcherzar nelle pian- 
te medefime ; vedendofi in eflb figurine , piante , 

pae- 



dormita Settìmd* 12,1 

paetìni , animalutci , che pajono fatti col pennel- 

ìo • quella fu opera d'un tal Maellro A gotti no , 

e T Aquila che fta di fotto , fu opera di Gio: 

Conti . 

Vi è una belliflìma Sagreftia con gli armar; 
tutti di noce , nobilmente intagliati da un Frate 
laico di quefta Congregazione , con varie iftoriet- 
te di baffo rilievo . Si con fervano in quefta mol- 
te infigni Reliquie , e fono : 

Un pezzo dei legno della Croce, in forma di 
Croce, che è poco men d'un palmo , ed è un' 
oncia largo . Una Spina della Corona de Reden- 
tore ; una parte del cuore , ed un' oflb della de- 
lira di S. Gio: Batti/la j un'altra di S.. Stefano 
Ptotomartire * di S. Giacomo Apoflolo • di S. Lu« 
ca Evaiigelifta • una particella della velie incon- 
iuciie , un' altra della vefte di porpora , polla pec 
iicherno al Redentore; ed anco della vefte bian- 
ca^ una parte ad cingolo della Vergine; il poN 
lice della delira di S. Anna: e quelle Reliquie 
pervennero in quefta modo alti Frati : 

Un giovane chiamato Selim , figliuolo di Mao- 
met Impenitor de' Turchi , e d 5 Elena Paleologo, 
rocco da Dio, fen fuggi dal padre, circa gli an- 
ni ioli, fi portò in Roma , e ricevè il fanto 
Battemmo , e fu chiamato Francefco Ottomano ; 
la madre di nazion Greca, avendo avuto notizia 
della rifoiuzione del figliuolo , V inviò per un 
Sacerdote Ragusèo, le già dette reliquie colle fue 
autentiche . 

EfTendo quefto Signore , per ragion di curiofi- 
fìtà capitato in Napoli, circa l'anno 1625. s'af- 
fezionò a quelli Frati . In una nette , come fi 

rac- 



^^^^ ^^^^ ^ ^ S ^ ^ ^^m^ ^^Pe^^m^^^^I^^ 



121 Delie Notìzie di Napoli» 

raccontava da' vecchf Frati di quello Convento t 
vide in fogno la Madre S. Monaca , che li dice- 
va : partecipa quefte tue Reliquie a quefti miei 
Fratelli , moftrando due Frati di quefl' Ordine , 
e detto quefio fparì : alzatofi dal letto nel mat- 
tino, e ruminando il fogno , fi fece alla fineftra 
della fua camera , e vide pafTar due Frati , che 
andavano queftuando , e li raffigurò per quelli , 
che nella notte avca veduto in fogno : Berlocche 
donò a' Frati le Reliquie fuddette , delle quali 
da' Frati fé ne conferva l'autentica, ed iftrumen- 
to di donazione , ftipulato a' 25. d 1 Agofto del 

1625. 

Vi è ancora un'altra Reliquia di S. Tommafo 
di Villanova , donata a' Frati da D. Giovanna 
Frangipani della Tolfa , Ducheffa di Gravina , 
Madre dell' Eminentiflimo Cardinal di S. Siflo 
Orfini , degniflìmo Arcivefcovo di Benevento 
( Che nell' anno 1724. fu affluito al Trono dei 
Ponteficato, chiamato Benedetto XIIL J una par- 
ticella d' offo di S. Adottino « un'altro di S. Mo- 
naca « alcune gocce del fangue di S. Niccolò da 
Tolentino, ed altre * 

Il Convento poi è molto allegro , ha molte 
amene vedute , e giardini , ed è capace per cen- 
tinaia di Frati • conferva ancora una comoda li- 
breria . 

Prima di p affare avanti fi prenda la ftrada , 
the va in fu , che jìa a fianco al Convento alla 
dritta di effo , al lato fin'ijlro di chi entra nel 
detto Convento, e quejla Jìrada , cominciando a di- 
rittura , conduce alla Jìrada di S. Effrem nuovo , e 

della Salute poco an^i defcritte , Nel mez^S dì qu em 

fia 



Giornata Settima 123 

Jìa flrada s' incontra primamente il bel Conferva- 
torio di S.Gennaro de* Cavalcanti , chi qui ha la 
[uà porteria parlatorio , e in mevgp al largo la 
porta della Chiefa , indi a ftnijlra il Ritiro della 
convalejcenra degf Incurabili , e finalmente il Ri- 
tiro dell' Immaculata Concezione . 

Il primo di ejji è dedicato come Ji è detto al 
glorio\o S. Gennaro. Ebbe egli l'origine nel IÓ31. 
quando in occafione dello flrepitojo incendio del Ve- 
fuvio , fìabilitafi dal Cardinal Buoncompagno un* 
Congregarione di Signori , Dottori , e Mercanti $ 
capo della quale fojfe jempre V ^rcivefcovo di Na- 
poli , ed unita/i nelf antico T eforo di S.Gennaro* 
ejercitandojì in varie opere pie , raccoljero varie 
povere Donzelle pericolanti , e le race biuf ero in uni» 
Caja nella Jlrada Capuana . Bartolomeo di equino- 
Principe di Caramanico donò loro la fua propria 
caja in Monte Oliveto , ove abitarono • ma crefeiu* 
to nel 1750. edificarono qttefìa bella Chiefa col 
contiguo Moni fiero ; muto ijlituto mentre ora veti". 
gonvi ammefje fole Donzelle con dote di civile efìr a* 
?ione ; il governo prima era affidato alla detta 
Congregazione , quefta eflinta ora fi regge da pih 
Governatori , avvocati > e Mercanti . 

i/flla (polla di quefìa Chiefa vi è la bellijfjima 
Cbiefìna coli ampio Confervatorio dell' arcangelo 
S. Raffaele. Niuna opra con più luminofa pruova 
dtmoflra quanto fia a Dio gradito il ritirare dal 
Mondo le Donne peccatrici . alcuni velanti Sa- 
cerdoti convertirono alcune Meritrici , e per levar- 
le dal pericolo della ricaduta le mantenevano a 
loro fpefe in una cafa jopra la Cejarea . Non 
vi volle altro , acciò P inarrivabile pietà de' Na- 

pò* 



■r :> -IIEhPII 



124 Delle Notile di Napoli, 

politanl accorreffe per cooperare , colle facoltà lo; 
ro , a farle perseverar nel propofito [otto la dire" 
ZJone del Canonico Napolitano Marco Celentanó 
"uomo di fpirito jublime . Talmente crebbero le limo- 
fine , che furon {ufficienti a cojhuire aueflo Confer- 
vatorio oggi venduto ampiijfimo , viflofiffimo , puti- 
tijfimo . 

Il Canonico D. Michele Lignola fratello del fa 
Prefidente della Regia Cantera D. Pietro . antefl- 
gnano di quefta grand* opra , quegli fu, che colla 
direzione e col denaro , injìeme col Prefidente fuo 
fratello, contribuì moltìffìmo al fuo Jlabilimento .Fu 
nel ijój* cominciata quefla pulita Cbie fetta, e nel 
1769. interamente terminata . La pulizia fomma 
colla quale vien ella mantenuta ,oltrepaff a ogni cre- 
dere . Ha tre altari inclufdvi f %.4ltare maggiore 
dedicato all'arcangelo S. Raffaele con un bel qua- 
dro del Bonito rapprefentante il S. Arcangelo in 
atto di offrire a Dio i voti delle fue figlie , che 
li fono a piedi , quadro belliffimo per V efpreffione 
veramente angelica con cui fta effigiato .' /' altro 
quadro della Cappella in cornu evangelii dedica- 
to alla Vergine addolorata y è del me de lìmo ,e l al- 
tro di S. Margarita da Cortona nella Cappella in 
cornu epiftolac,^ di uh fuo [colare. Nel pilaftro , 
che fojìiene la pie dola cupola dalla parte delimi- 
tar maggiore ih cornu evangelii, vi è in un gran 
fcar abatto , fi a armario di cri/ìalli . La flatua del 
Sante arcangelo col picciol Tobia", avanti ad cjfa, 
arde continuamente gran quantità di cera . Neil en- 
trar/i in Cbiefa a mandritta fi entra in una Cap- 
pellina dedicata alla Vergine de' Dolori , e In effa 
non può far/i a meno di ammirare una pulizia mar- 
ri- 



Giornata Settima** 125 

vìvahfie . Vi è in effa una bella Jlatua dì Marie 
Santi ffima addolorata , che due volte /' anno por- 
tafi proce Rionalmente per la Città da quaft tutte 
le Religio fé di quefto Confervatorio cantando , con 
melodia celejle , le lodi della gran Madre , e por- 
tandofi ancor a, in tal procefftone la fìatua del glo- 
riofo S. Raffaele . 

// Terxp è il Ritiro di Donzelle [otto il tìtolo 
dell* Immaculata Concezione . Fu quefto ragunat* 
dal Padre Pepe Gefuita nel 1743. per alcune pò- 
vere Donzelle , e quivi allogate in una cafa prt- 
fa a pigione dal Principe di Ruffano .• ma toh 1 i 
Gefuit't ,il Rè lo fottopofe alV immediata f uà Rt- 
gal protezione, dandole nn Min'tJhoTogato per Pro* 
tattore . Fatto Governatore , e Direttore fpirituale 
di quefto luogo il Sacerdote D. Domenico Ventapa- 
ne, ora Canonico del Duomo 1 colla inarrivabile pie- 
tà propria della fua Famiglia , fi die con tanto 
%elo a diriggerlo , ctì è divenuto uno de* ragguar- 
devoli Ritiri di pon^elle della Città , e certamcn* 
te il più utile , avendovi introdotta la f cuoia Nor- 
male la prima , e fola , che per f educazione del- 
le ragazze , flavi in Napoli , comecché moltiffimo 
fìanvi per gli uomini . Il Confervatorio non è an- 
cora finito • la fola Chiefa è compita di tutto pun» 
to con più Cappelle, e vi fi officia con fommo dt» 
coro , e pulitezza . 

Olfervato quefto luogo fi può tirare avanti , e. 
fi trovano , nel fine di quella piazza , due ftrade* 
quella a deftra tira verfo la SS. Annunziata, det- 
ta 1' Annunziatela di Fonfeca, Parocchia di que- 
fto quartiere , quale fu fabbricata a proprie f'pe- 
k dal Cardinal Dezio Caraffa ; pofcia è fiata ri- 
fatta 



^^^^ ffl^Q E ^ B S fi ^ ^^ S ì ^i^^g^ r- 1 E rSP ^^^ I 



116 Delle Nottate di Napoli. 

fatta a fpefe de' Parocchiani . Dicefì a Fonfeca , 
perchè quefto era un territorio della Menfa Ve- 
dovile , e da quefta fu conceduto a cenfo , ad 
Ugo Fonfeca , è dagli eredi di queflo fu fuccen- 
fuato a diverfì , quando fi principiò ad abitar 
quefto quartiere , che fu dopo 1' Invenzione del- 
la Sagra Immagine di S. Maria della Sanità , co- 
me a fuo luogo fé ne darà notizia . L' altra /Ira- 
eia a fmiftra va nell'altra parte del Borgo, det- 
to di Mater Dei . 

Pattata quefta ftrada , a finifrra vedefi il palaz- 
zo fabbricato dal gran Filofofo , e più volte Pro- 
tomedico , Mario Schipano , che fcpolto ne fta 
nella Cappella da lui fondata, nella detta Chie- 
fa di S. Maria della Verità . Que(V uomo verfa- 
to in ogni feienza , e pratichifiimo nelle lingue 
Araba , e Greca , non feppe eleggere aria più 
perfetta di quefta in Napoli per la fua abitazio- 
ne . A quefto famofo letterato dirizzò tutte le 
fue lettere Pietro della Valle , mentre pellegrina- 
va per V Oriente : ha lafciato molte opere fcrit- 
te, ed in verfo , ed in profa , né volle darle al- 
la luce mentre viveva , dicendomi un giorno , 
mentre 1' efortava a non privar la Repubblica 
letteraria di queft' utile confolazione : Nò amico, 
il mondo che corre, è fatto pur troppo golofo, 
non brama che faporofi intingoli ; perciò lakio 
qu.fte mie cofe a' miei eredi • acciocché , fé loro 
veniflfe in capriccio di mandarle alle franine , 10 
non poffa fentirne le cenfure ; e gli affezionati 
miei potranno aver motivo di difendermi , eoa 
dire: fono parti pupilli di Mario. 

In quefta cala vi fi conferva una erudita li- 
bre- 



Giornata Settima I27 

breria , e fra' libri una quantità di Greci , e di 
Arabi . 

Pafiata quefta cafa , vedonfi due altre ftrade , 
quella a delira va alla Parecchia fuddetta , e ca- 
la poi alla itrada de Vergini , e quella a finiftra 
va alla Chiefa di Mater Dei , fervi ta da' Frati 
Serviti . Chiamato" Mater Dei , a differenza della 
Madre di Dio , de' Frati Carmelitani Scalzi . 
Venne quefta Chiefa fondata self anno 1585. da 
un Frate Agoftino de Juliis , Napoletano dell' 
Ordine de' Servi di Maria* ma perchè nella fon- 
dazione non era che una picciola Cappella , ed 
il Convento non era capace , che di due Frati • 
dal Maeftro Gio; Batti fta Mirto dello flefs' Ordi- 
ne , fu ampliata là Chiefa nella forma che fi ve- 
de , ed il Convento ridotto ad abitazione forma- 
ta per quantità di Frati . * Vedefj nella Chiefa 
a deftra della Croce una belli/lima Cappella , de- 
dicata alla B. Vergine de' fette dolori , la quale 
ha il quadro dell'Altare, che rapprefenta la det- 
ta B. Vergine del Solimene, ed i due laterali 
eh' efprimono , l'uno il Salvadore , che fi licen- 
zia dalla fua Santi fli ma Madre , e l'altro, la De- 
poiìzione del medefìmo dalla Croce di Paolo de 
Mattha2Ìs . * Pallata quefta ftrada , vedefi il Con- 
fervatorio dedicato a S. Agata , eretto dalla Co- 
munità degli Orefici, ed Argentieri , e vi chiu- 
dono le loro figliuole , qu.;ndo vogliono effere 
Spofe di Gesù Cnfìo , e mantenuto viene dalla 
fìeis' Arte. 

Da quefto luogo fi principia a calar giù per lo 
bello flradone , ere chism; fi l' imbrecciata della 
Sanità , attero the per quefto fi cala alia valle 

della 






T2.S Delle Notizie di Napoli. 

della Sanità. Nel principio di quella calata ve*. 
gonfi due ftrade , quella a deflra va al Conferva- 
torio de' SS. Margarita , e Bernardo , eh' ebbe Ja 
Tua fondazione da Gio: Pietro Morso. Quefti , 
coli' arte di far cappelli, e berrette, s'accumulò 
un capitale di cento cinquantami/a feudi : non 
avendo figliuoli , cercò di tornarli a quel Signo- 
re , dal quale ricevuti 1' avea . Che però fondò 
nel quartiere, o Rione di Porto , pretto la. Divì- 
da dell' Olmo , un Confervatorio per quelle ve- 
dove , che faper più non volevano di fpofo uma- 
no , ma dedicarfi a Dio , fpofo divino : poi riu- 
nendo quel luogo angufto , e poco ameno , per 
non aver molt'aria, comprò quefto sì bel giar- 
dino, ed ivi fondò la Chiefa , ed una comodittì- 
ma abitazione, con obbligo, che vi fottero ri- 
cevute , e foflenute dodici figliuole povere lenza 
dote, che defiderofe di fcrvire al Signore dentro 
d' un CIriofi:ro , mezzi non avevano per efeguirlo* 
che però lo dotò di feudi cento mila. L'ameni- 
tà del luogo , e .la comodità , fecero , che molti 
de noftri primi Cittadini , vi collocaffero le loro 
figliuole : onde in brieve fi vide popolatiflimo ■ 
e per degni rifpctti , alcuni di molto fpirito vo- 
levano , che il luogo ftretta e regolata Claufura 
fi rendette * altri fi oppofero , volendo , che lì 
manteneife in libertà di femplice Confervatorio* 
pérlocchè fi divifero , e fi formò il Moni fiero , 
come fi ditte , de' SS, Margarita , e Bernardo. 

Dalla finiftra poi fi va nella parte più amena 
del quartier di Materdei . 

Calata l'imbrecciata , vedefi un bello ttradonc 
con un quadrivio. Quefta era l'antica valle dei- 
la 



Giornata Settima 12» 

la Saniti, ora quella che va a deftra , dìcefi ftra- 
da di S. Maria della Sanità ; quella a finiftra di 
S. Maria della Vita , come appretto fé ne darà 
notizia* quella ftrada , che Ita al dirimpetto del- 
l' imbrecciata , dicefi ftrada di S. Gennaro : per 
quella e' incammineremo alla Chiefa a quefto San- 
to dedicata , . per ivi offervare molte antiche cu- 
riofità • e nel falire in detta Chiefa , vedefi a fi- 
niftra una Chiefetfa , detta S. Maria della Chiu- 
fa , dove fu uccifo il B. Niccolò Eremita,' come 
le ne diede notizia nella Chiefa di S. Reftituta, 
dove il detto Beato fta feopellito . 

Giunti alla Chiefa di S. Gennaro , ove avre- 
mo notizie forfè le più curiofe, che aver ù pof- 
fano , e da quefte venire in cognizione della ma- 
gnificenza, ed antichità della noftra Città* come 
appunto diflfe V eruditismo P. Giovanni Mabil* 
]on dell' Ordine Benedettino, che nell'anno iò8$* 
fi portò in quefta noftra Città , per avere erudi» 
te ed antiche notizie , e che da me fu menato 
in quefta Chiefa . 

E' da faperfi , che erano coffa me , e leggi in- 
violabili de' Geritili", così Greci, come Latini, 
ed anco degli Ebrei , ed altre nazioni , di non 
feppellire i cadaveri de' loro defonti dentro della 
Città ; ma (labi li vano fuor delle mura un luogo, 
che Cimitero chiamavano, cioè Dormitorio, che 
tal fuona in greca favella Cimitero ; e quefto 
era luogo fagro , e venerati Aimo : in modo che 
il diffamare 'un offa di morti, o violare il luo- 
go, era delitto capitaliffimo • anzi per la loro 
venerazione fi rendeva Scuriffimo asilo de' rei; 
nò a comprovar quefto adduco qui autorità di 

Tom* IV, l an- 



M^mo^ HB IbB^ BH8BBH8 



1^0 Delle Notiate di Napoli 

antichi Scrittori, effendo pur troppo noto agli 

Eruditi . 

La noflra Napoli effendo una , e forfè la più 
famofa delle Città italegreche . oiTervò le leggi , 
coflumi, e riti di quella Atene , dalla quale trae- 
va l'origine. Ebbe i fuoi famofi Teatri, Ginna- 
sj , e T rme ; volle anche per coftituirfi Città 
perfetta , avere il fuo Cimitero , e qui lo colli- 
tur un miglio dittante dalla Città , e così am- 
pio , e maravigliofo , che folo può dire di non 
fuperare le più rinomate Catacombe di Roma, 
perchè quelle diedero (epoltura a tanti gloriosi 
Martiri , che del reflo non fono equiparabili , 
come fi tedrà . 

Or quello coftume non folo fu oflfervato in Na- 
poli , in tempo che ella era totalmente Greca; 
ma anco ne' tempi de' Romani , e de' noftri pri^ 
mi CrilHani , 

Vi erano in quello luogo antichiflime memo» 
rie in marmo , e greche , e latine : eflendo poi 
flata conceduta dopo varj cafi , quella Chiefa ai 
governo de' popolari; quedi ignoranti cft così pre- 
ziofe antichità y volendo rifare il pavimento , fi 
lervirono di quelli marmi per liflelii , facendoli 
fegarc ; in modo che oggi dagli eruditi non fi 
può vedere il fuolo della Chiefa fenz-a lagrime,,, 
vedendolo feminata di lettere , ce da quelle fi 
può cavar cofa alcuna • le ne fono ferviti anco 
per coverchi di cillerna, come ne appajono certi 
irammenti in greco . Ma fi patta avanti ; poiché 
rammemorar tal fatto non fi può fenza lagrime, 
Evidentifiìmo fi è , che da' noftri primi Grifliani 
fia {lato quello rito ofiervato. 

«• 



Giornata Settima 



*3* 



Finite le perfecuzioni della Chiefa , in tempo 
di Coftantino il grande, dife^nando il noftro 
S. Severo di trafportare il corpo del Santo Mar- 
tire Gennaro da Marciano in Napoli ; perchè in- 
trodur non io poteva nella Città , prelfo di que- 
llo Cimitero , fece cavar nel monte un luogo in 
forma di Chiefa , come fi vedrà s ed ivi lo col- 
locò • pcrlocchè chiamato venne Cimitero di S. 
Gennaro, o S. Gianuario ad Cotpus , o S.Genna- 
ro ad Foris ; e da quello tempo cominciò quello 
iuogo ad effer divotamente frequentato da' Napo- 
letani * perchè prima fi chiamavano Tombe , Ca- 
fatombe, Catombe, Catarcambe , Città di morti, 
Grotte de' morti , e Cimiterj . Qui anco furono 
Seppelliti S. Ai^rippino , che viffe circa l'anno 
120- S. Lorenzo Ve'covo di Napoli , che nell' 
anno yz6. paso a miglior vita; S, Giovanni fi- 
milmente noftro Vefcovo , nell'anno 8±p. S. At- 
tanafio nelf anno 872. e S. Gaudiofo nemmeno 
potè effer feppeliito nel Moniflero da e(To fonda- 
to; ma nell'anno 453. fu lepolto in quello Ci- 
mitero; fimilmente S. Noftriano Velcovo ; e le 
Monache medefime del Moniflero iflituito dal 
detto S. Gaudiofo , in quello Cimitero fi feppel* 
livano ; come fé ne fono trovate le memorie in 
quello Cimitero . Quando poi fi fia principiato 
a feppellire i cadaveri de' Crifiiani nella Città 5 
perchè alcuni Scrittori (limano , che foffe nell' 
anno 452. in tempo di, Leone Imperadore , co- 
me fi legge nella Coflituzione 53. che comincia: 
Mca quidem [ententia ; ma io non ardifco affer- 
marlo , perchè per molta diligenza , che abbia fat- 
to in tutte le Chiefe , e particolarmente nelle 

I 2 più 



W^^^^^^^m^SmS ^^mSS^^ m 



wgSs&ax 



tgl Delle Notile àt Napoli 

più antiche , come quelle di S. Reftitura , e di 
S. Gaudiofo , cioè V antica che fta inclufa dentro 
del Moni^ero , non vi trovo memoria fé non. 
dall', anno 1300. e fé nella aoftra Cattedrale fi 
vede il Sepolcro di Bernardino Caracciolo Arci- 
vefcovo di Napoli, morto nell'anno izóz. è da 
confiderarlì , che quella memoria fu pofta dopo 
da Giovanni Caracciolo fuo nipote , dove efprefTe 
il tempo della morte folo , e non di quando vi 
pofe la detta memoria * oltreché nel tempo dei- 
la morte dell' Arci vefcovo , non vi era la Ghie- 
fa in queita forma, né vi fi fa menzione d' effe- 
re qua trafportato da altro luogo que(V onorato 
cadavere. Quando poi, dico, fiano (tate trafpor- 
tate dentro della noftra Città li Corpi de' Santi 
Vefcovi , non fé ne può difcorrere , che per tra- 
dizioni f e congetture : mi relìa bensì di dire, 
che fi concedeva tal volta la fepoltura a qualche 
cadavere nella Città- ma per ordine efpreffo del 
Magiftrato , a ehi fatto avea qualche egregia azio- 
ne a favor della Patria , come fé ne fon vedute 
le memorie. Ora ©(fendo a fTe arati Mimo , cheque- 
fio fra (tato l'antico Cimitero di Napoli , prima 
di dar notizia delle fue forme e grandezze , diamola 
della Chicfa . Avendo S. Severo, come fi diffe, fat- 
to cavare dentro del Monte una Chiefa,che era, 
come una grotta ampia , ed ivi collocatovi il 
Corpo di S. Gennaro* la divozione de' Napoleta- 
ni cominciò a renderlo frequentato , e tanto pili 
che fpe(To vi fi portavano 1 Veicovi col Clero a 
ed ivi divoramento celebravano: e circa gli anni 
873. S. Attanafio noftro Vefcovo , preffo di 
quella eretta da S. Severo , vi fabbricò quefta 5 

che 



Giornata Settima 133 

che ora Sì vede , benché in altra forma , e vi 
erefle un Moniflero, fotto la direzione dell'Aba* 
te, perchè la Chiefa Coire fiata di contìnuo offi- 
ciata • e fu conceduto a 1 Monaci Benedettini , che 
{lavano immediate l'oggetti all'Ordinario. Il mo- 
tivo di fabbricare quella nuova Chiefa fu , p«r- 
che eflendo flato tolto nell'anno 817. il Corpo 
del Santo dal Principe di Benevento, la Chiefa 
era rimarla quafi in abbandono ,e li Corpi degli 
altri Santi Vefcovi , che vi (lavano, lenza quafi 
venerazione . Si trova memoria, che quelli Mo- 
naci Benedettini 1' aveffero fervita fino all' anno 
1445. trovandofi in quello tempo Abate del 
Moniflero di S, Gennaro ad Foris Niccolò da 
Napoli . 

Fu quello Moniflero poi lafciato da' Monaci , 
né fi è potuto faper la cagione ; reflò quafi in 
abbandono, e di già le fabbriche del Mouiflero , 
ed anche della Chiefa , per non efiere abitate , 
andavano in ruina. Nell'anno I4<58. il provido 
Cardinale Oliviere Caraffa vi fondo una Confra- 
ternità di Laici , fotto la protezione del Santo , 
con un' Ofpedale per gli poveri infermi della pe- 
lle , e quello fu eretto nel vecchio Moniflero de' 
Benedettini . Quella Confraternità fu fondata da' 
Nobili , e dal Popolo : ma perchè non potè aver 
fuflìflenza , perchè di raro fi confanno quelli due 
generi • lo fleffo Cardinale , concedè Colo alla 
Piazza del Popolo , e la Chiefa , ed il Monifle- 
ro, pon pefo di prefentare all' Arcivefcovo due 
Porci, e due Caflrati in ogni anno, in ricogni- 
zione del diretto dominio, che pofeia fu tran'at* 
ta in ducati undeci ia ogni anno j e fi ftabiìì , 

I 3 ch^ 






' '*■?•. MB |fwW|wljW|l(WH^ 8« w 



1SN' ! ,! $SB 



154 JDWft Notizie dì Napoli 

che i Governadori lì elegeffero da quaffro Piaz- 
ze Popolari , cioè da quella di Capoana , della 
Sellarla, di S. Ciò: a Morie, e del Mercato ; e 
quefti Governadori erano obbligati d* intervenire 
a' Sinodi, quando fi facevano. Quefti con mol- 
te limoline riftaurarono la Chiefa , e per rifare 
il pavimento, lì fervirono, come fi difìfeìde'mar- 
mi , dove ne ftavano intagliate preziofiflìme ifcri- 
zioni , e memorie , cosi nelia Chiefa , come nel 
Cimitero , come fé ne vedono le lettere in divcr- 
fe parti del pavimento. 

D. Pietro Antonio d' Aragona, Viceré di Na- 
poli , circa gli anni 1669. pensò di fondare un' 
Ofpedale per tutti i poveri , che andavano men- 
dicando per la Città , così uomini , come donne^ 
e dopo di molti pareri , eleffe quefto luogo , 
che nell'orrenda pefte dell'anno ló$6. fervi per 
lazzaretto degli appettati nel principio* poiché , 
nel mezzo, tutta la Città fu lazzaretto . Con li- 
cenza del Sommo Pontefice Clemente IX V ot- 
tenne dal Cardinale Arcivefcovo Innico Caraccio- 
lo , ed avendolo accresciuto di quelle fabbriche , 
che nuovamente vi fi vedono , vi chiufe da fei- 
cento tra poveri , e povere, e di quefti famiglie 
intere miferabili. Ma con la partenza del Vice- 
rè , vennero anche a mancare 1' elemofine , e le 
fovvenzioni , alle quali fi erano taflati molti Cit- 
tadini , e Relipiofi , che quotidianamente facevano 
elemofine a' poveri ; così f opera è in parte cef- 
fata , né vi fi vedono, che alcuni poveri , ed un 
Confervatorio di donne milere. 

Nella porta , per cui dal cortile fi va a que- 

fìa Chiefa , vi fi vedono due belle colonne ài 

I mar- 



Giornata Settima 135 

marmo giallo antico , e la porta è dì bigio fi- 
milraente antico . La Chiefa moftra di effere Ra- 
ta tutta dipinta di maniera antica; ma dall'umi- 
do trapelato dalle mura , Man tutte le dipinture 
guafte . In quelìa Chiefa vi fi conferva il dito 
indice, che dal carnefice fu mozzato a S. Genna- 
raro , quando li fu troncato il Capo * 

A deftra di quefta Chiefa entrando , vedefi 
tira porta, per la qua. 'e fi va alli Cimiterj , del- 
ìi quali vò dar contezza , come da me odervati 
vennero nell'anno 1043. e di quel, che oggi 
veder fi può . 

Neil' uTc ire dalla' detta porta vedefi incavato 
nel Ifaonte , che è delia pietra noftraìe, facile ad 
efì'er tagliata, una volta, che moftra di edere ftata 
dipinta, ed ha qualche veftigio di un rozzo mu- 
saico di quei tempi . Vi fi vedono le reliquie , 
di un'altare , e dietro di quefto , una i'ede Ve- 
dovile, della pietra dello fteffo monte; e quefta 
fu la Chiefa eretta a S. Gennaro da S. Severo . 
Confecutiva a quella ve n' è un altra, eretta da* 
Napoletani al noftro Vefcovo, e Protettore SA- 
grippinoj più su ve n' è un altra , che moftra 
fimilmente edere ftata dipinta , con alcune lette- 
re intorno , che fin' ora legger fi pollo no , ed in 
quefta vi è tradizione , che vi foffero flati fepoi- 
ti S. Gio: e S. Attanasio, con altri Santi. 

S'entra nel Cimiterio , tutto a porta incavato 
nel Monte della ftelfa pietra! egli è a tre ordi- 
ni, 1* un fopra l'altro con diverti latiboli ne' la- 
•ti delle volte maggiori, che formano un quali 
labirinto ; in modo che camminandovi lenza gui- 
da , li portarebbe rifchio di non ritrovar più la 

I 4 via. 



mm 



^^^^^g 






\o6 Delle Notiate di Napoli 

via. Quefti latibuli poi (limo, che fian© fiati fs° 
polture gentilizie • perchè alcuni fi vedono ador- 
nati di dipinture ; ed i loculi che Manno nelle 
mura, flan fatti con ordine, e pulitezza . Tutte 
Je mura ftan piene di loculi incavati nel monte, 
dove fi collocavano i cadaveri, che fi turavano, 
o con tegole di creta cotta, come quelli di Ro- 
ma . Vi trovai un latibulo di qucfti , che non 
avea altri loculi , che di due palmi in tre di la- 
titudine , e di un palmo di altezza : dallo che 
argomentai , che quelli fodero ceftinati agi' in- 
fanti . 

Nel piano delle volte vi fono quantità di fc- 
polture , ed alcune profonde , e capaci ogni una 
di più , e più cadaveri . Da paffo in paffb vi 
fono alcuni occhi , per gli quali da fopra vi pe- 
netra il lume . Il primo ordine arriva fino alla 
Chiefa della Sanità , che anticamente era uno 
degli aditi di quefìe Catacombe , come fi dirà 
appreffo. 

Quefle dalla parte d'Oriente arrivano fino alla 
Chiefa di S.Bufebio , detta di S. Efremo vecchio 
de' Frati Cappuccini , che era uno degli altri adi- 
ti di quello Cimitero; e quella lunghezza fi mi- 
fura in due miglia a dirittura , perchè fé vi fi 
vogliono porre i rami, che dall'una parte, e 1 
altra vi fi vedono , farebbe altra mifura : dalla 
parte di mezzo giorno tira fino a S. Maria della 
Vita; e fotfo àtì Monte va fino a S. Maria del- 
ia Salute . Quelche poi ho veduto io in età di 
Ip. anni , è quello : 

Avendo il Cardinal Oliviere Caraffa cofìituiro 
quello luogo per Ofpedale degli appellati , nell 

anno 




Gaggie delle ncjìreCatxtocmdediMaj: eli rwnpoteiriLsi seti- 
zetgmnjarica e tempo delineare attuo dolo dal &qZércMi 
a eie G aglio anelli 

i Chiesa/atta daS Seuero 
douepi rijjojbo il Corjw di 
S Gennaro 
cl altare e' sede Vescouale 
3 Luogo djuesonojìaÈt'. se- 
polto molti nojbì SS Vosco 
ni 
4. Pcrrteperdouesandauaal 
adito Itera delie diS-Ma 
lia della Vita, 
5 Luogo deueju sepolto SA 't- 
binastc od edai nojìri Ves^ 
f Catacombe dJitttura che 
statua disopra eheà/vz- 
nonel Monte uersc SEfo- 
mo e'SEufebio 
7 dèdita per dette j oiUtaui 
alai lattéoli cattatimi mò- 
ti Latìboli ultimi 
sfdàc ohe uupiu in denti v 
ma ùnpedite dal Monte ca- 
duto 

te Luoghi ohe sene à torma. 

di Cappelle 
u Luogo che bù*auajjuj aasat 

rima itnjjedito dal/a. ter- 

raportaia dal oc, 

lata, da un cecilie 1 

taccmle 
« Secende Catacombe:) 
^3 ^idirip era analisi ita à Q jrrr -r> 

auelte disopra ' ' ' 4" e - 



14. Luoghi die mojlranc 'ejj e 
re state Sepolture gcnuwic 
di statura 

iS^édùzper aqjuaUsiua 
alle Catacombe disotto 

to Catacombe disotto che 
arriuano e conttntuiicano 
congli adiri della Semita 
e aZiSSeuero 

17 Cupula grande coitala 
nello sie/Jo lìlotite 

1 ubidito per lo ajualo s onda 
uà odio dette Chiese della 
Sanità e dz S- Seuero,àst 
passauapiu olav hora 
inyjodito 

ig Scalpori? aitali si sale 
alle Catacombe disopro 

2.0 Secale e Icttibuli ohe si 
trainano lutile 7/iuaxt 
delle Catacombe elle 
hanno le loro licita • 



uaca 
J'Ca- 






* 












■ 













anno 



x . 



lTU-2a OH- Forte 

Ì % V Tr friB-tJenuào i lete* 




si Jan le conferente 

deUara àèera&dóue anche jt &,n\n» 
ucitlo i loì-o zntrumentL 

'7 Z° Cortili ìrelkjjimi 

r8 -rhcaù-o per oh atti rullici 
>jr- ^o Cappella 

^ Schei* & Cramniuaca e liethorica 
%S- de Zcytrolcjéa e lùiqutt civea 
zf-y- della tiyje Ciùzle 
$'■ Libraria 



Ca. 



r-fmntcJ. emeVo Ji e J. Irx * t f /g " 



ig>. ctelù 




JcclZu deTaJnu 



ic vi flava intagliato a lettere goffe 2 



gotte granai . m* 
tot* 



^ 



Giornata Settima 1^7 

unno *5l5. nel quale vi fu una fiera pelle ia 
Napoli , che durò per molti anni , in quello luo- 
go fi curavano gl'infetti, e quelli che morivano, 
in quello Cimitero lì feppellivano. Finito il con- 
tagio ù murò la parte dove erano fiati fepoiti 
gli uccia dalla pefte; e cosi quello luogo reflò 
in abbandono, ed impraticato. Nell'anno if>4y. 
efiendomi flato detto , che l'antico muio che io 
chiudeva era andato giù , e che vi fi poteva en- 
trare; con quel defiderio eh' ho io fempre nutri- 
to di faper le cole della mia patria , mi ci por- 
tai con tre amici , colli quali , ancor che feonfi- 
gliati dal Sagrifla della Chiela , che. era mio ca- 
liffimo, vi entrammo con quattro creati, con 
lampioni , ed intorec, e con una guida che l'era, 
per prima entrata: per quattro ore continue cam- 
minammo offervando tutto : arrivammo fino al 
Cimiferio della Sanità , per la volta di fotto J 
per quella di fbpra pafTammo la Chiefa , e Con- 
vento di S. Severo; polcia trovammo una mace- 
rie di pietre e terra , che ci impedì il paffar pi ù» 
avanti . OfTervammo in un braccio di quefio , 
che flava dalla fìnifìra , belliffimi loculi adornati 
di dipinture , e con qualche poco di pnlito mu- 
faico . Vi erano molte iscrizioni greche, per qu in- 
fo potemmo conofeere da due lettere che fco« 
vrimmo ; perchè erano tutte coverte diduriffimo 
nitro; in modo che non fi facevano leggere . Tro- 
vammo un loculo , ancora coverto da pietre del- 
lo fteffo monte, tagliate a mifura ; aperto vi tro- 
vammo un cadavere intero nell' offa , e fino con 
i denti , con una lamina di piombo , nella qua- 
le vi flava intagliato a lettere goffe grandi : Pìr* 

rot* 



jggr f f i jf^ ^ V^^^O 



I38 Delle Notiate di Napoli 

rottus C. IV*. che volean dire, credo io* Civh-f 

o Cbv'tflianus Neapolitenus . 

In una parte di quefta grotta , a finiftra vi 
era un fonte tondo di dieci palmi in circa * di 
diametro cavato nel fuolo , e bene incroftato , 
In quello vi calavano diftillate dal monte alcune 
acque ; le volli in ogni conto affaggiare , e le 
trovai fredde , ed ottime al gufto . In tutto quel- 
lo fpazio che fi camminò , vi contammo undici 
fpiracoli . 

Non vi trovammo molte offa de' cadaveri ap- 
pettati • perchè credo , che feppelliti 1' aveano 
nelle forfè del piano , che da noi non fi potero- 
no offervare . Quando vi entrammo erano i fe- 
dici di Febbrajo , ed in dette Catacombe vi era 
J>cchiflimo frefeo . Le volte , per quanto potem- 
mo giudicare , poteano aver di altezza da venti 
palmi in circa, la latitudine non era uguale • Le 
volte poi de' rami erano alcune più alte , altre 
più baffe . Ufciti fianchi , ma confolati , per ave- 
re offervato una tanta antichità , avevamo rifo. 
luto di entrarvi di nuovo , per cavarne quelle 
ifcrizioni che vi ftavano , e per offervare l'altra 
parte, che tira verfo S. Maria della Vita ^ ma 
da mio padre mi fu caldamente proibito , atre- 
foche pochi giorni dopo , dall'altra parte della 
Chiefa ov' era un foffo , per lo quale fi pote- 
va entrare in una parte delle Catacombe , che 
tirano verto S. Maria della Vita , vi furono da 
un Contadino vifti entrare Tei uomini ; ed efien- 
do paffati due giorni, non erano dati vifti ufci- 
re , che però il Conradino ne diede parte alla Vi- 
carìa , la quale vi mandk i fuoi Miniftri , che 

en« 



Giornata Settima 13$ 

entratovi , e camminato un pezzo, li trovarono, 
che ftavan cavando per trovar tefori ; e furono 
tutti arrecati . Quefto e guanto ho veduto ionell' 
anno ìó^p. 

Ora le ne può vedere una parte di quel che 
ho deferitto , e vi va del tempo per ofiervarla - y 
l'altra da una gran macerie di pietre , e terra, 
portataci dall'acque calate per uno fpiracolo , fta 
impedita . Quefto è quanto fi può aver di notizia 
di quefti Cimiteri , che fiffiili non fé ne vedono 
in Roma , avendoli orTerva'i quafi tutti . 

Ho fatto ancora altre offtrvnzioni dal 'a parte 
di S.Eufebio fu quefta materia, ed a fuo luogo 
le ne darà notizia . 

Quefto fi (lima T?dito maggiore di quefto Ci- 
rnirero • perchè qui S. Severo cavò la Chieia di 
S. Gennaro . 

Più fopra di quefta Chiefa vi è un luogo det- 
to la Conocchia , a Cuniculis, come. dice il Fon- 
tano, che v'ebbe un'altra fua villa, che ftava pref- 
fo di quella , che fu del noftro degniiìimo Cano- 
nico Paolo Gavbinati , Velcovo titulare di Nabu- 
cen j ed in quello luogo vi fono deliziofifiimi ca- 
fir.i , e qualche vefligio antico d' opera laterica , 
che ha dato morivo a molti iciocchi te : ori Ri di 
faticarvi colla zappa. 

* Quefto luogo detto la Conocchia da più an- 
ni lì poflìede da'PP. Geiuiti , da'quali fi è am- 
pliato, e abbellito in maniera, che in più volte 
l'anno vi fi portano moiti nobili, Miniftri , Sa- 
cerdoti , e Avvocati , ed ivi per otro giorni fan- 
no gli efercizj fpirituali ; e in un giorno di cu- 
fcun tnefe vi fi portano ancora a fare il ritiro.* 

Ora 



140 Delle Notiate dì NapoH 

Ora da quefta cosi curiofa Chiefa è tempo di 
tornare alla ftrada , o valle della Sanità ; ed in 
entrarvi , calando da S. Gennaro , a delira valli al- 
la Chiefa di S. Maria della Vita . 

Quefto era uno degli aditi nel Cimitero dì 
S. Gennaro , e prendeva il nome da una Cappel- 
la dedicata a S.Vito eretta da' Fede'i pretto del- 
l'adito predetto, che però chiamavafi di £. Vito- 
e di detta Cappella fé ne vedono le vefh'gia , con 
alcune dipinture a mufaico : dietro del maggiore 
Altare vi fi vede anco una parte del Cimitero 
colli fuoi loculi nelle mura, che tirano veiTo 
quello di S. Gennaro^ e da quefta parte fi potreb- 
be andar più avanti- ma fia otturato con gagliar- 
de mura. E qui vo dare una curiofa notizia, 
ed è , che fuori di quefìi pubblici Cimiteri , ve 
n' erano altri piccioli d' intorno , e credo bensì , 
che foffero di Famiglie particolari. Nell'anno 
1673. tagliandofi poco lungi da quefta Chiefa un 
monte per farne pietre di fabbrica , trovoffì una 
porticella alta quattro palmi , e lata due e mez- 
zo , coverta di groffe laftre di ferro , e fermata 
con un forte catenaccio .' Stimandofi , che dentro 
vi fofìfe qualche teforo • kn diede pirte alla 
Regia Camera , e vi calarono due Miniftri di 
quel Tribunale : la ferono aprire , e vi trovaro- 
no una Manza , ricavata nel monte medefimo , 
lunga venti palmi , lata quattordici , ed alta fe- 
rìici . Àvea cf intorno, tra uguale diftanza , do- 
dici urne di creta per parte, incafirate nel muro, 
alcune vuote , alt. e piene di ceneri . Nel muro 
di mezzo vi era una nicchia tutta lavorata di 
ftucchi , che eran dal tempo cosi induriti , che 

fenv 



Giornata Settima 14? 

fembravano marmo ; in modo che dopo di più 
empi d'una grotta chiave, non potei cavarne una. 
fcheggia . 

Dentro di quefta nicchia vi era un vafo di 
vetro bianco , ako un palmo e mezzo , tondo , 
e ia tondezza avea due terzi di pajmo di diame- 
tro * flava coverto con un cappello fimilmente 
di Vetro, ed era pieno di ceneri : e quello vafo 
fu portato al Sig. Marchefe d' Aftorga , allora 
Viceré . 

Avanti di quefta vi fi trovò un'altra ftanza 
più grande , dipinga tutta con molti arabefchi a 
freico , e vi. fi veaevano efpreflì molti uccellini, 
che parevano miniati , e cosi fpiritofi. che altro 
loro non mancava che il volo j e quel che più 
mi diede ammirazione , ftavan cosi freichi , che 
parevano dipinti nel giorno antecedente : vi era 
nel mezzo una menfa di pietra , e d' intorno i 
fediii , a modo di lettifternj ; e tanto Ja tavola, 
quanto li fediii , ftavan tutti afperd di minio : 
e credo ben* io , che foffe il luogo , nel quale 
da' Gentili , in ogni anno fi faceva la funzione 
di portare i cibi a' morti . Nelle mura di detta 
camera vi erano alcune urne , ma vuote * flava 
anco chiufa con una gagliarda porta . 

Quefto luogo quando conl'ervar fi dovea, come 
la più bella cofa che fi folte potuta otfervarejda 
quella canaglia ignorante fu guafto , perchè vi 
andavano molti virtuofi galantuomini ad ofTer» 
vario; ed io effendo andato per farlo difegnarc, 
per ponerlo in rame trovai , che 1' aveano già 
quafi rovinato : in modocchè mi caddero le la- 
grime; efiendo certo, che quefta era fepoltura ia 
tempo de' Greci. Ma 



fAZ Delle Notiate, di Napoli 

Ma torniamo alla Chiefa di S. Maria della Vi* 
ta * e per dar qualche notizia della fondazione • 
nell'anno 1577- Frate Andrea Vaccaro Napole- 
tano deli' Ordine Carmelitano, con altri fuoi com- 
paoni , defiderando di vivere nell' oflervanza del- 
la Tua Regola , cercarono di avere un Convento 
ritirato • che però vedendo, che i Frati Dome» 
nicani avevano poco lontano fondato il Conven- 
to della Sanità , difegnarono di fondare il di lo- 
ro Convento in quello luogo, che in quei tem- 
pi era remoto e folitario . Che però ottenuta la 
già detta Cappella di S. Vito, e comprato da 
Ottaviano Suardo il territorio , dove detta Cap- 
pella fituata ne ftava , fabbricarono la prefente 
Chiefa , e'1 Convento , nell'alto del territorio: 
e perchè i Domenicani avevano dato il titolo aì= 
Ja loro Chiefa di S. Maria della Sanità ; etTi,che 
la principiarono nella Cappella di S. Vito , la 
vollero intitolare S. Maria della Vita; ed anche 
il fecero , come fcrive il noftro Engenio , per non 
difcofìarfi molto dalla parola Vito. Oc quefta 
Chiefa, ancorché non molto magnificale molto 
divota , e molto frequentata : fta ricca di argenti, 
e di nobili apparati , e tuttavia fi va modernaii- 
do al meglio che fi può , effendo che Ita lìtuata 
fotto di un Monte. Il Chioftro poi è grande, 
magnifico, e comodo, ed infìeme deliziofo . 

* Quefta Chiefa è fiata di già mo ornata , ed 
abbellita , ed è forfè una delle belle della noftra 
Città . * 

Nell'altra parte poi vedefi il famofo Tempio 
e Convento di S. Maria della Sanità, ed ebbe 
quefto nome , per la caufa che fi dirà appreffo . 
* Que- 



Giornata Settima A 14$ 

Quello era uno degli aditi già eletti al Cimi- 
tero ; ed è tanto vero , che dal Cimitero di que- 
lla Chiefa, la porta del quale fra nella parte del- 
l' Epiftola del maggior Altare della Chiefa di lot- 
to, fi può andare fino alla Chiefa di S.Gennaro. 
E qui vò fcrivere un cafo graziofo : il P. Mae- 
ftro Fra Tommafo Manzo , che ha Iafciato di fé 
fama di una ottima vita , trovandoli Maeftro de* 
Novizj , un giorno li menò , per curiosità veden- 
do ti Cimitero • arrivarono fin preflò la Chiefa 
di S.Gennaro, e qui ordinò a' Novizj , che avef- 
fero detto un Deprofundìs per l'anime di coloro, 
eh' erano flati colà Seppelliti : quei giovani , per 
ubbidire ne diiTero uno folennemente cantato -fa 
afcoltato il canto da alcuni per uno di quei ispi- 
ragli cl?e vi danno j ufcì una voce, .che erano 
fiate fenti te l'anime de' morti dt;l Cimitero can- 
tare il Deprofundìs, e già vi cominciava U con- 
corio idei popolo; onde per ifcrupolo il Maeftrfj 
pubblicò il fatto come pa flava , e d'allora in poi 
fu da' Frati fatta impedire, con un muro, Ja co- 
municazione di quella parte con quella . 

Nell'anno 453. a' 18. di Ottobre pafsò in Cie- 
lo $, Gaudiofo Vefcovo di Bitinia , nel Monafte- 
ro dal detto Santo fabbricato , dove ora fi vede 
quello (ieìk Monache di quefto titolo, come fi 
dille ; e perchè non poteva efler feppellito nella 
Città , fu il fuo cadavere portato nel pubblico 
Cimitero , e feppellito con qualche fpecialità da 
quella parte* perchè li fu fatta un'urna di mar- 
mo , con ornamenti a «ufaico , con V ifcrizione, 
the cosi dice : 

HIC 



*44 



pelle- Nottate dì Napoli 



HIC REQUIESCIT IN PACE S. GAUDIO- 

SUS EPISCOPUS, Qur V[XIT ANiVIS L 

US DIE VI.KALENDAS NQVEMBRIS CON 
DICT. VI, 

Vi fu anco fepolto S. Quovultdeo Vefcovo di 
Cartagine , compagno di S. Gaudiofb , che mòri 
un'anno dopo della morte del Tuo Compagno • 
ma prima di quefti Santi Vi fu fepolto S. No» 
ftriano noftro Vefcovo , il quale morì circa gli 
anni 45L e S Gaudiofo pafsò a miglior vita ne- 
gli anni 453. ed in quefto adito vi fu cavata 
una Chiesetta nel monte , dedicata alla Santiifima 
Vergine. 

La fama della Sartia di Gaudiofo imprefle ne- 
gli animi de' Napoletani una gran divozione; in 
modocchè fpeffo frequentevano il fefpolcro del San- 
to ,' e pei* ihtercefììone di quefto , impetravano 
dal Signore grazie infinite, e particolarmente nel- 
le loro infermità y in modocchè chiamato venne 
quefto luogo la valle della Sanità , perchè, come 
ir difle , gP infermi , che vi venivano, per in- 
terceffione del Santo tornavano 'fani: e cosi ebbe 
quefto nome , e non come altri dicono , per la 
iaìubrità dell' aria ; effendo , che non poteva ef- 
f^r molto perfetta in una valle . Era quefto luo- 
go molto folitario , ed incolto , né venir fi po- 
teva dalla Città, che per una (bada , che princi- 
piava dajla porta di S. Gennaro ( e così appella- 
va fi , perchè da quefta fi veniva alla Chiefa a 
quitto Santo dedicata ) oltrecchè da 1 gentili così 
greci , come latini , venivano proibite le abita- 

zio 






Giornata Settima. I^j 

zioni pretto de' Cirniterj , perchè col traffico non 
fotte fiata difturbata la quiete a' morti. Diciamo 
più: tutte le cale, che in detto Borgo fi vedo* 
no, principiarono a fabbricare* dall'anno 1580. 
e l'imbrecciata iuddetta non ha più che 75. an- 
ni , che è Mata fatta . In tutto quefto luogo non 
vi fi vede veftigio di antico, fé non de' Cimi- 
teri . 

E nell'anno 1685. nella cafa di Francefco de 
Mari- non lontana dalla Chiefa della Sanità, vi 
fi trovò un luogo di Cimitero con molte urne , 
che ftimafi eflere (lato di Epicurei , per una ifcri- 
zione che vi fi trovò fopra una delle già dette 
urne, che così diceva: 

STALLIUS . GA JUS . SEDES . HAURANUS . 
TUETUR.' 

EX . EPICUREJO . GAUDI . VIGENTE . 
CHORO. 

Sopra àeìV altre urne vi erano alcuni nomi 
fcritti in greco . Ho voluto dar quefta notizia 
per dimoftrare , che quefto luogo ad altro non 
ferviva , che per Cimiterj. 

Crebbe a tanto quefta divozione a S. Gaudiofo, 
che quefto luogo chiamato veniva la Chiefa di 
S. Gaudiofo ad Corpus , e ferviva per illazione 
divotiffima de' Napoletani ■ in modo che vi ve- 
nivano a celebrare i Vefcovi noftri : e di fatto 
vi fi trovò la lede Vefcovile di pietra • quando 
lì fece la prefente Chiefa , ed in effa al prefente 
vi fi conierva . 

E [fendo poi (lato trafportato il Corpo di S„ 

Tom. IV. K Gacr. 






jq.6 Delle Nottate di Napoli 

Gaudiofo nel luogo da lui fondato dentro della 
Città, ed il Corpo di $. Quovuitdeo; e nella 
Cbiefa dì S. Gennaro all' Olino il Corpo di S. 
Noftriano : quando però vi fofTero fiati tra (por- 
tati., non fi ritrova fcrittura , che poffa farlo feri* 
vere con certezza . Vogliono alcuni de' noftri 
Scrittori, che i Corpi de' Santi Gaudiofo , e Quo- 
vultdeo , foflfero (lati trasferiti dentro le mura 
della Città nell'anno 770. E 1 bensì d'avvertirli, 
che portandof) ogni anno il Vefcovo col fuo Ca- 
pitolo Napoletano , a celebrare nella Chiefa di 
S. Gaudiofo ad Forìs , fi mantenne emetta conlue- 
tudine nel Moniftero di S. Gaudiofo , e fino al 
tempo del Concilio di Trento , vi fi portava il 
Capitolo, al quale le Monache davano un pran- 
zo dentro del Moniftero , 

Kffenda poi , come diceva , flati tolti da quello 
luogo i già detti Corpi fanti , e principiandofi 
a feppellire i cadaveri battezzati dentro della Cit- 
tà, reftò in abbandono, né più venne frequenta- 
to • in modo che la Chiefa che flava in quelF 
adito del Cimitero , venne in tutto fotterrata, 
e tqlta affatto dalla memoria degli uomini , re- 
ftando coverta di frutici , e di fpine . Si com- 
piacque la Divina Mifericordia di manifeftarlo 
di nuovo, ed in quefto mqdq ; 

Poffedevafi quefio luogo da un tal Clemente 
Pannello , il quale, per fue delizie, vi piantò un 
giardino ; e oer renderlo ni a comodo vi fab- 
bncò due camere , e proprio fu V atterrata Chie- 
fa . Fu dagli eredi di Clemente venduto ad un 
tale Cefare , che l'arte efercitava di fpadaro j que- 
(U volendo a.mplia.r la -cafa , fcpverfe la Qiiefa, 

e cr?- 



Giornata Settima ■ 147 

e credendola grotta , non ottante , che dipinta vi 
fi vedeva 1' Immagine della Vergine , ed altri San- 
ti , volle fervirfene di cantina : ed avendo locata 
Celare quefle camere ad u 10 chiamato Gefuè , 
quefti fé tornare la Chiefa , di cantina ,a ftalla . 
A io. di Novembre dell'anno i$6p. fu una 
terribile tempera, che feco portò un quali dilu- 
vio d'acqua, che preci pi tofa mente calando in tor- 
rent' dalla montagna, rovinavano quanto da lo- 



ro s'incontrava , e tra i d 



anni 



:he 



apportarono 



nel Borgo, che allora fi diceva de' Vergini, im> 
petuofamente buttarono giù le cafe di Cefare, fa- 
cendole fervire di fepolcro allo (lefìTo Cefare, ed 
alla moglie , che morti rimalero lotto le rovina- 
te danze * e fracalfando le mura del giardino , 
quali lo (piantò . Succede a Cefare un fuo nipo- 
te : quefti imitando il zio, rifece le Manze , e 
fervidi di nuovo della Chiefa per cantina * ma 
fu quefti punrto da Dio con una infermità, che 
T induceva a ftrapparfi le dita da i piedi , in mo- 
docchè arrabiatamente morì . L' erede di quello , 
clfendofi impolfeffato dei luogo , avvedutoli della 
Santa Immagine , fece al meglio che lì potè net- 
tare il luogo , e vi trovò una parte dell' antico 
Altare , ed anco feoprì 1' ingrefifo al Cimitero : 
fece nel mezzo del giardino una ftraduccia , per 
la quale , dalla flrada pubblica fi fofife potuto an- 
dare alla grotta , dove flava 1' Immagine , e ne' 
giorni di feda , flava accattando da chi paflfava , 
per potervi mantenere di continuo una lampana 
accefa . Cominciò con quello il luogo ad effer 
venerato, e fi degnava il Signor' Iddio di conce- 
der molte grazie a chi veniva a riverire V Im- 

K z ma- 



148 Delle Notizie di Napoli. 

magi ne della Ina Santi flì ma Madre ; perlocchè 
crebbe il concorfo , e col concorfo le limoline , 
e la divozione, in modochè gli abitanti delle 
ville convicine fi portarono dall' Arcivefcovo Ma- 
rio Caraffa , e lo fupplicarono a voler dar loro 
licenza di far celebrare una MefTa il giorno. 

L' Arcivefcovo commi fé ad alcuni de' Tuoi Ca- 
nonici il vifitar quefta Chiefa : vi fi portarono 
quefH , e bene ofiervandola , (limarono effere fia- 
ta Chiefa dell' antico Cimitero • e tanto più lì 
confermarono nel di loro giudizio , quando en- 
trati nella grotta vi trovarono molte memorie 
di antichi fepolcri , e particolarmente in quello, 
dove era flato fepoìto S. Gaudiofo , vi fi trovò 
tona fede Vefcovile, ed alcune Croci nel muro 
alla greca : perlochè giudicarono effere fiata con- 
fegrata dagli antichi Velcovi , ed anco offiziata e 
Riferito il tutto all' Arcivefcovo^ concedè , che vi 
fi celebrale la Santa MefTa . Accrebbe quello mag. 
giormente la divozione , sì per vifitare la Sagra 
Immagine , come anche per la curiofìtà di veder 
le grotte , in ogni tempo vi era gente ,' ed in 
molto numero: poco dopo fu conceduta l'ammi- 
niflrazione di quello fanto luogo a' Frati Predi- 
catori, i quali fino all'anno 1577. altro non vi 
facevano , che dir la Meffa , e qualche efercizio 
fpirituale . 

Effendo poi fucceduro all' Arcivefcovo Mario 
Caraffa il Cardinal di Arezzo . } vedendo , che 
quella divotiflìma Chiefa era di continuo frequen- 
tata , la concedè di nuovo al P. Maeflro Fra An- 
tonio Camerata Napoletano , e ad altri Frati fuoi 
compagni , con che aveffero dovuto riconofcere 

in 



Giornata Settima. 



U<? 



in ogni anno , 1' Arcivefcovo di Napoli con una 
intorcia di Cera , ed una Palma , e mancando 
foffero rimarti privi della concezione . 

Era incognito il tìtolo della Chiefaj fu fup- 
plicato il Cardinale a darglielo : mentre un gior- 
no il detto Cardinale di Areizo fi portava a di- 
porto per quefto luogo , penlando che titolo dar 
doveva alla Chiefa • Gioì Antonio Pifano famo- 
fìffimo Filofofo, e Medico di quel tempo, no- 
ftro Napoletano , ed eruditiffimo antiquario , fi 
era portato ad offervare a minuto le antichità , 
che fi erano trovate in quefta Chiefa j nell'ufci- 
re fi abbattè nel Cardinale , dal quale era molto 
ben conofeiuto , ed avendolo fa'utato , fu con 
molto affetto risalutato dal Cardinale; e dopo di 
averlo interrogato di varie cole , il Pifano ebbe 
a dirli: V.S. Illuftriffima venga fpeffo a diporto 
in quefto luogo , perchè da' noftri buoni antichi 
chiamato veniva , la Valle della Sanità: rìfpofc 
il fanto Cardinale : Meffer Gio: Antonio , non 
a cafo Dio l' ha menato qua , penfava appunto 
al titolo di quefta Chicfa , e mentre, che lei mi 
dice così, voglio che fra chiamata S. Maria del- 
ia Sanità j e fatti nello fteffo tempo a fé venire 
i Frati, loro di(fe: fia il titolo di quefta Chie- 
fa S. Maria della Sanità . I Frati per quefto ol- 
tre modo allegri , cominciarono a pubblicarlo per 
Napoli , e tanto fu il concorfo , che bifognò far 
nuove ftrade, una delle quali fu quella , che ab- 
biam detto dell' imbrecciata • e tante furono le 
limoline, e l'oblazioni, che in brieve , col di- 
fegpo , modello , ed aflìftenta di Fra Giufeppe 
Nuvolo, laico dello ftefs' Ordine, fi diede prin- 

K 3 ci- 






150 Dille Notizie dì Napoli. 

cipio alla preferite Chiefa , e Convento , che fo- 
no de' più belli, che abbiano i Frati in Italia; 
e la dedicazione fu nello fìeffo anno 1577. nci " 
la feconda Domenica di Quarefima . 

Or 1' ingegnofo e bizzarro Architetto di que- 
llo tempio inclinava a comporre ovato, come fi 
vedono molti edificj in NapoH , ed in quefta for- 
ma compofe queflo. Ha quefla Chiefa cinque na« 
vi , ma fituate in modo , che inchiudendovi le 
volte maggiori della croce , formano un' ovato 
perfetto, eh' è una delle più vaghe bizzarrie, che 
veder fi pofìa nell'architettura. Vi fi vede una 
Cupola cofpicua , le non per l'altezza , per la 
larghezza ; ha quattordici Cappelle , fuor delle 
Cappelle della Croce* vedefi la flravaganza dell' 
Altare Maggiore, che fta fituato in alto , ed in 
elfo vi fi fale per due flravaganti fcale , che dal- 
l' Architetto furono fatte di fabbrica; ma aven- 
do ultimamente i Frati voluto farle di marmo , 
non l' han potuto accertare di quella perfezione, 
e bellezza delle prime, ancorché vi averterò ipe- 
fo migliaja di feudi : fta fituato in quefta forma 
fu l'antica volta della Chiefa, ancorché in qual- 
che parte rifatta ; e quello fu fatto dall' Archi- 
tetto con molto giudizio; prima per confervare 
la venerata memoria dell 1 antica Chiefa , fenza 
muovere la miracolofa Immagine dal fuo antico 
luogo; fecondo per npproflìmare il Coro a i dor- 
mì torj de' Frati , che Hanno quafi al piano con 
la fommità delle volte della Chiefa. 

E' da faperfi, che la Chiefa antica flava inca- 
vata in un monte , come quella antica di S.Gen- 
naro, e dentro di una valle, che tale fi conoice, 

effen- 



Giornata Settima 151 

eflfendofi ' offervata la collina de' Scalzi , per Ja 
quale a quefta Chiela lì cala, e la (alita poi, 
che da quefta fi fa alla Chiefa di S.Gennaro, ed 
alla Conocchia ; è così fé l'Architetto far vole- 
va il Convento al pianò de'la Chiefa, li farebbe 
flato di bifogno fpianare il piede del monte, 
con una fpefa grande , fatica * e tempo; e dopo 
tutto quello 1' elifìcio farebbe rimafto in un fof- 
fo : che però dilegnò di fare il Chioftrò nella 
parte più elevata , lucida , e di buona veduta > 
che fta fopra la Chiela , e che da quefta per ifca- 
le coverte fi foffe ealato al Coro , che a! potà- 
bile al Chioftrò ravvicinò. Or qnefto Altare è 
tutto di finiffimo marmo ; . vi fi vede una ftatuà 
della Vergine * fimi! mente di marmo , cavata al 
potàbile dalla dipintura originale- quefta fu fat- 
ta per fua divozione, da Michel' Angelo Nacca- 
j ini * e queflo divoto Scultore vi deputò tutti i 
Sabati a lavorarvi; ed in queflo giorno dopo con- 
fettato , e conimunicatòfi prendeva gli fcal pelli . 
Vi è una Cuftodia grande e maravigliofa * tutta 
di criftallo di monte , e rame dorato, e dentro ino- 
ltra un' altro picciolo Tabernacolo dilicatamente 
lavorato , foftenuto da quattro ftatue, che figura- 
no Angeli di rame dorato ; quefta fu opera di 
un Fratello laico dello ftefs' Ordine, detto F. Aza- 
ria noftro Napoletano , Unico mentre ville in que- 
lla forte di lavori : vi fono dodici candelieri fei 
grandi , e fei mezzani, fìmilmente di Cl'iftailo di 
monte , ligati con ranie dorato , fatto dallo ftelfo 
Frate : faceva i torcieri , ma réftarono imperfet- 
ti , per la morte dell' Artefice in tempo della pe- 
lle Dietro di quefto AJtare vi è il Coro , nel 

K 4 qua- 



152 Delle Notizie di NapoM . 

quale i Frati calano da fopra . Sotto di quefto 
Altare vi è l'antica Chiefa de' Frati, detta Ja 
facra Grotta , nella quale per molte grade vi fi. 
cala da tre parti; una è di fronte che fta fra le 
Écale, per le quali fi fale all'Aitar maggiore; 
l'altre fono laterali a detta facra Grotte, e vili 
conferva la S. Immagine dalla parte dell'Evange- 
lio : ed è cofa di maraviglia il vederla dipinta 
fopra del monte medefimo , che di continuo fi 
mantiene umido; aggiungafi 1' e He re fiata per Cintò 
tempo fotterrata , e fi mantiene vivacene' iuoi co- 
lori. Nella parte dell' Epiftola vi è una porticel- 
la , per la quale, come dicemmo, fi andava den- 
tro de' Cimiteri di S.Gennaro, ed oggi i Frati 
fé ne han ferbata una parte per Cimitero pro- 
prio ; ed in quefta vi fi vede dove fiu fepolto 
S . Gaudiofo , ed altri Santi, : e nell'anno 1570. 
che quefto facto luogo ritornò alla vifta degli 
uomini , vi fi trovarono varie ifcrizioni , e me- 
morie, e fra l'altre quefta , che in detto luogo 
fi conferva , e che qui riporto., per moftrare , 
come in quei tempi fi parlava n e credo bene - 
che fofle fiata favella volgare , e lo ricavo dagli 
fcritti di Mefier Joanne Villano ; e pure quefti 
ferirle da Roberto in quefta parte. 

Credo quia Redemptor meas b'tbit , & in nobif- 
fimo die de terra Jufcìtabit me , <& in carne mea 
videbo Dominum meum , ego Ba/ìlius Filius Sili- 
Ondi , & Gregaria Conju. . . vus , dum ìrem in 
mandatum ipfarum , ma lui homo apprebendit me 
& portabit me in ribum , & occìjìt me mortem 
crudelem in infamia mea annorum duodecim. tnd. 
quartadecima menfis Magi , die vice/ima fexta . 

In 



Giornata Settima - 1 5 3 

In qutfta fagra grotte vi fono dodici Altari 
di marmo, ed in ogni uno di efli fi conferva un 
Corpo di un Santo Martire; e nell'Altare mag- 
giore vi fi conferva il Corpo di S. Altero Papa, 
e Martire ; tralafcio di notare i nomi degli al- 
tri, perchè fi pofTono leggere dove fi confervano. 
La volta di quello luogo da tutta fluccata , e 
dipinta . 

Nella Chiefa poi i quadri che fi vedono fono 
de i feguenti Artefici . La tela dove fta dipinto 
S. Tommafo , che riceve il cingolo ftella cafìità, 
è opera del noftro Pacecco dì Rofe ; ed in que- 
lla Cappella vi fi conlerva la fede Vefcov ile , 
che, come dicemmo fu trovata reli' antica Chie- 
fa: la tela dove fia efpreiTa la SS. Annunziata , è 
del noftro buono Gior Bernardino Siciliano; ed 
il quadro nella Cappella di S. Biagio , è opera 
del noftro Agoftino Beìtrano , detto . A^oftineilo; 
il quadro dove fta efprelfo S. Pietro Martire , è 
di Giovanni Balducci ; quello delle due Sante 
Catrerina di Alexandria , e da Siena: è del pen- 
nello di Andrea Vaccaro . Tutti gli altri dell'al- 
tre Cappelle fono opere del noftro Luca Giorda- 
ni ; i quadri che ftanno ne' due Cappelloni della 
Croce, fra quei famofi ornamenti di legname do- 
rato , quello dove fia efpreffo il Santiflimo Ro(a- 
rio , è di Gio: Bernardino Siciliano ; V altro do- 
ve fia efprefia la Circoncifione del Signore , h di 
Gio: Vincenzo Forlì . 

Si è fatro j col difegno e direzione di Dioni- 
fio Làzzari , un pulpito di marmo , degno d' eflfer 
veduto. 

Si può.paffare a veder la Sagriftia , fimilmen- 

te 



i^4 Dette Notiate di IN a poti 

te in forma ovata, ma divifa in otto angoli, è 
ricca di belliflimi apparati, e preziofi , di argen- 
ti in molti candelieri { vafi , e* fiori : vi fono i 
già detti candelieri di Criftailo di monte; una 
Croce della ftefia materia , alta palmi fei* un" 
altra minore , che fi colloca fui Gonfalone • un 
Reliquiario Umilmente di criftailo, che chiude 
una Spina della Corona del Signore^ una Piflìde, 
urt Calice , ed altri ornamenti d' Altare , tutti 
di criftailo di monte . Vi fi vede ancora un ma- 
ravigliofo Óltenforio • vedefi un Noè d'argento * 
che foftiene fu le fpalle 1' Arca tutta d' oro , e 
l*u quefta' una Colomba \ che col ramo d' olivo j 
che porta forma una Piflìde , e fu quella vi è 
collocata la sfera , dove fi pone 1' Eucariftia , fi- 
m il mente d* oro , e temperata di Diamanti di 
fondo: ha d'altezza quefta macchina tre palmi: 
Irt quefta Sagriftia li vede ancora un gran Reli- 
quiario con molte reliquie infigni , e fra queftè 
tre Corpi interi di SS, Martiri , la Tefta di 
S. Felice, il Manto di S. Catterinà Martire* una 
cofta di S. Catterinà da Siena, di S.Domenico, 
e di S. Maria Maddalena. 

Nel lato di quefta Sagriftia vi è un' altra al- 
legra , ed ampia ftanza , detta il S. Teforo , do- 
ve d'intorno, in molti catelli ornati di marmo < 
vi fi Confervano le Statue con le reliquie de' San- 
ti Martiri, i corpi de' quali fi confervàno nella 
S. Grotta , fotto gli Altari già detti: quelle fta- 
tue hari tutte le loro tefte di argento , e fi por- 
tano in proceffione nel giorno della feconda Do- 
menica di Maggio , Quefto Sagro Teforo ha là 
iua porta maggiore nel primo Chioltro . Dalla 

Sa< 



Giornata Settima Ì5S 

Siigriftia fi efce nel già detto Chioftro , compo- 
fìo°ÌD forma ovata da Fra Giufeppe ; e per 1' ar- 
chitettura è degno di elTer veduto. Sta tutto di- 
pinto a chiaro ofcuro , efprimendovifi molte azio- 
ni grandi,' che fi leggono negli annali 'di quefta 
Religione : quella forte df dipintura è di sgraffi, 
to , fatta dal noftro Gio: Battilla di Tir© , uni- 
co in Napoli in quefta maniera ; come anco uni- 
co fu, non dico folo in Napoli, ma ardifco di- 
re in tutta Italia , in dipingere Teatri comici , 
in modo che in pòchi palmi di fc'ena facea com- 
parire lontananze llraVagantiflime , che inganna- 
vano la villa di tutti . 

In quefto Chioftro vi è una Farmacopèa , che 
non ha in che cedere a quella del Convento di 
S. Catterina a Formello * vi è quanto fin' ora fi 
può trovare di rimedio nella medicina : baderà 
diie , che fu polla in piedi da Fra Cataldo Ca- 
porco ,. che in quello meftiere non ebbe pari , co- 
me affettano molte opere , che mandò alle (lam- 
pe ; è degna di eiTere veduta , avendo fino uh 
bel giardino di Semplici * 

Vi fi vede ancora una famofa ftanzà per la 
Congregazione ad Rofafio , che può palTare per 
una puìitiffima Chiefa . Da quello per una fcala, 
che le (offe finita, fi potrebbe paflare per le più 
belle d' Italia , perchè vi fi può ialire comoda- 
mente in fedia , a cavallo , ed anco alla moder- 
na in calette , la quale ha cento cinquanta gradi, 
ma ampi , e fatti con tant' arte * che è di moto 
appena fenfibile , non che faticofo , fi patta al 
Chioftro maggiore,* che ha tutti e quattro i ven- 
ti. Ha commode llanze per più di duecento Fra- 
ti : 



1$6 Delle Notiate dì Napoli, 

ti; ha cinque dormitorj , l' un fopra l'altro ver- 
lo la parte d'Oriente, uniti agli archi del Chio- 
ftro; altri minori che vanno a terminare in una 
gran loggia, per la ricreazione, che dà una par 
troppo bella profpettiva , e nel mezzo de' dormi- 
tori , che in quefta parte fi vedono, vi è la Cap- 
pella de' Frati infermi , ed in efla vi è una ta- 
vola, dove fta efpreffa la Santirlìma Vergine An- 
nunziata , e quella col difegno di Michel' Ange- 
lo Buonarota y fu colorita da Marcello del Bufto 
fuo difcepolo . 

Vi è una commodiflima , e ben fervira Infer- 
meria ; vi è un' acqua che forge , preziola , e 
frefca ; vi è un Cenacolo , o Refettorio , che è 
delli famofi , che veder fi pollano , dipinto da 
diverfi artefici , e particolarmente da Gio: Bai- 
ducei : vi è ancora una famofa Librerìa in oimi 
forte di fcienza ; vi fono due globi , celerte , e 
teneHre , che fimili di prandezza non abbiamo 
in Napoli. Han poi giardini grandi e famofi , 
con ogni forte di delizie: è quefto luogo for(e 
il più bello , ed il più commodo eh' abbiano i 
Frati Domenicani . Si fa conto , che in quefta 
Chi e fa e Convento vi fiano Itati fpeli da cinque- 
cento mila feudi , tutti pervenuti dalle limofinc 
de' noflri pi; Cittadini ; e veramente feconda il 
Signore quefti buoni Frati, che fon della Provin- 
cia del Regno, i quali vivono in una efatta of- 
fervanta , ed in comune; e fin dall'anno I5°3* 
che ebbero quefta Chiefa loro affegnata , vi han 
fatto veder fiorire fempre , non lolo le lettere, 
ma tutte quelle virtù, che poflbno coftituire un 
vero Religiofo ; in modo che molti morti fono 

con 



Giornata Settima i$7 

con fama di perfettiflìma vita , come il P. M. 
Fra Marco Maffeo da Marcianifi , il P. Fra Lio- 
nardo Fufco, Fra Raimondo Rocco , ed altri. 

* Dietro del detto Venerabile Convento di 
S. M. della Sanità , vi è la nuova Chiefa edifi- 
cata di pianta per lo Collegio, o fia Ritiro del- 
le povere Orfanelle Vergini pericolanti , fotto il 
titolo dell'Immacolata Concezione, e S.Vincen- 
zo Ferrerio , l' ifteflfo che fu trasferito nel mefe 
di Marzo dell'anno 1750. previo regal Benepla- 
cito , dal Borgo di Chiaja. * 

* Nella fuddetta Chiefa vi è l'Altare maggio- 
re , ove vi è un quadro che rapprefenta I' opera 
di detto Ritiro , fatto dal Bardellini , celebre di- 
pintore de' noftri tempi . Il fuddette Ritiro fa 
Cafa del fu D. Filippo Graffi , alla quale era an- 
neffa la pubblica antica Cappella rurale , fotto il 
titolo di S. M. di Nazaret , fotto di cui fi fece 
un cimiterio , ove furono riporti i cadaveri de- 
gli appettati nell' ultimo contagio accaduto nell' 
anno ió$6. e nel luogo ove flava detta Cappel- 
la, fi fece la pubblica Chiefa del detto Ritiro, 
fotto la direzione dell' Ingegniero D. Bartolomeo 
Vecchione. 

In quefto Ritiro ragunato dal Cardinal Spinel- 
li per le Vergini pericolanti circa il lj^6. nel bor- 
go di Cbiaja , come fi è detto , e qui poi trasfe- 
rito nel 1750. ora vi fono circa Soo. Donzelle 
tutte mantenute dal luogo . Sono ben educate nel 
timor di Dio , e nelle arti donnesche : giunte agli 
anni della dif creatone vogliono offerirft a Dio , e 
qui pojfon farlo vefiendo una tonaca bianca colla to~ 
nìccììa fia pazienta al di fopra color cileflro , e co- 

pren* 






I 



j$8 Delle Notiate di Napoli, 

prendo la tejla co veli monacali : volendo tnari- 
tarfi hanno la dote dal luogo di ducati 50. effen- 
dovi a tal uopo eretto un Monte , che fperafi vo~ 
glia crefcere ■-, comecché il numero fi a ecceffivo , mer- 
cè /' accurata diligenza delC attuai Protettore del 
luogo Canonico D. Filippo Brancaccio , cui per la 
fua indifpofìzjone è fucceduto il degno Canonico 
D. Vincenzo Serfale . Sabbato Man/o Merciajuolo 
Napolitano non avendo figli , la/ciò le [uè ricchez- 
ze a queflo pi» luogo , e cominciò a fondarne il 
Monte de Maritaggi : il pio luogo ha allogato il 
fuo mezzo bujlo di marmo vicino alf %/$ltar mag- 
giore , con defcrivervi ì in una lapide in lingua Ita- 
liana, le beneficenze a quejlo pio luogo dal mede/i- 
mo erogate , S. M ha eccettuata quejla gran opra 
dalla general proibizione de* luoghi pii di poter 
acqui/lare y onf è che ha continui legati j e vera- 
mente /' opra è grande , ed utilijpma . Efcono in 
certi Jlabilitt tempi procejfìonalmente per Napoli 
limofwando portando la Jlatua di Maria Santijfi- 
ma Immacolata , e del gloriofo S. Vincenzo e can- 
tando alcune divote canzoncine con tuoni sì armo- 
nici , che incantano . 

Ufciti dalla Chiefa della Sanità vi fi vedono 
molte ftrade tutte ben popolate di commodi pa- 
lazzi , ed altri edificj , che tutte tirano verfo la 
fìrada ce' Vergini • ma noi prenderemo il cam- 
mino a finiftra, per fotto la Chiefa donde fi può 
arrivare ad una fìrada che va fu , detta Pirozzo. 
Da dove prenda quefto nome» fin' ora non fi è 
potuto fa pere. In un lato di quefta ftradavedefi 
l'antichi /lima Chiefa di S. Severo , fervita da' 

Frati Alinoti Conventuali * 

Qui 



G tornata Settima, Ijp 

Qui anticamente era l'altro adito al Cimitero, 
C vi era una Chiefa dedicata al Salyadqjrc . Ed 
£ da fa per fi , che ogni adito al Cimitero avea la 
fua Chiefa cavate nello fteffo monte • credo io 
introdotte da' Criftiani per ufare i foliti riti fe- 
deli , prima di feppellire i cadaveri . Il noftro 
Vefcovo S. Severo qua fi ritirava acj orare, e per 
certa tradizione fi ha , ed anco per due antiche 
fcritture , che quefla foffe una pofTeflione di S. Se- 
vero , che fu della Cafa Carmignana • e da anti- 
chi ifirumenti fi ha , che da quefto luogo fino 
alla Chiefa de' Vergini , dicevafi il Qui pò de' 
Carmi^nani , e finora quefta onorati (Ti ma Fami» 
glia ( che ne' tempi andati , come fi difTe avea 
un Seggio a parte , che poi fu unito al Seggio 
di Montagna ) poffiede molte ville , ed abitazio- 
ni , poco da quefto luogo lontane , dove dicefi 
Capo di Monte, e qjefte fono antichifììme di 
quefta Cala T 

Vogliono alcuni de' noftri Scrittori, che que- 
lla Chiefa foffe fiata fondata da S. Severo mede- 
fimo dentro del Monte, ed è probabilifHmo ; e 
per non trattenerci nelle notizie . Qui eleffe il 
fanto la fua fepoltura . Pafsò nella gloria eterna 
nell'anno 307. e qui fu fepolto , compiacendoli 
il Signore di compartir molte grazie a' Napole- 
tani per fua interceffione . Vi fi vide un gran 
concorro ; in modoche la Chiefa di S. Severo 
chiamata venne, come fino a quelli noftri tem- 
pi . Fu pofeia trafportato nella Chiefa di S. Gior- 
gio Maggiore, come dicemmo, e qui reftò l'Ar- 
ca di marmo , dove riposò , e vi furono inta- 
gliati i feguenti dittici . 

Sa. 



l6o Delle Notile dì Napoli 

Saxum , quod cernì 's , fupplex venerare viator . 
Hic dm quondam jacuerunt membra Severi . 

E l'altro. 
Hofpes , Jparge Rofas , tumulo da tbura Severi 
*Aìtiftes magmis conditus bic fuerat . 
Trafportate le Reliquie del Santo altrove, re- 
ftò quefto luogo in abbandono, come gli altri di 
quefto gran Cimitero . Coli' occafione della edi- 
ficazione della Chiefa di S. Maria della Sanità , 
dalla pietà de' Napoletani fu nell'anno i ^73- ri- 
ftaurata, e dall' Arcivefcovo Mario Caraffa, con* 
ceduta a' Frati Minori Conventuali . Ma effendo 
ora rifatta da' fondamenti , è di bene dar qualche 
notizia della fua antica bruttura. 

Era quefta a modo d' una grotte , parte della 
quale flava rincavata nel monte , e parte aiutata 
con fabbrica , credo fatta nell' anno già detto : 
avea nella parte dell' Evangelio l'adito ai Cimi- 
tero , quale ftava otturato con un muro • e neli' 
anno 1660. effendo caduto il detto muro vi en- 
trai , e vi camminai per un pezzo , in modo che 
arrivai fino a quel luogo dove era arrivato la 
prima volta, che vi entrai dalla parte di S.Gen- 
naro. 

In quefto luogo fece S. Severo quel sì ftupen- 
do miracolo di rifufcitarc un morto , e fu in 
quella maniera : 

Un povero uomo da bene , per alcune fue in- 
fermità, andò al bagno, e fi re itripreftàr da! 8a- 
onaruolo un uovo di spallina : ritiratoli in cala , 



oppreflb dall'infermità fi ridufle agli eftremi ; 
ma prima di fpirare, lafciò ordinato alla moglie, 
e figliuoli , che ave/fero refo al Bagnamelo ciò 

che 



Giornata Settima 161 

che li dovea, fenza dire la (pecialità del debito: 
il buono Bagnaruolo Caputo ciò , chiedeva una 
Comma di monete , e portata la caufa in giudi- 
zio, fu condannata la moglie colli figliuoli a pa- 
care quello , che chiedeva il creditore ; e che 
non avendolo da foddisfare , foriero i figliuoli a- 
ffretti a fervirlo . La povera donna colli fuoi pu- 
pilli ricorfe dal Santo , del quale il morto ma- 
rito era ftàfb affezionato : promife il ianto Ve- 
fcovo di ajutarla • e così col Otero , e con molti 
del Popolo ei fi portò in quefta Chiefa , dove 
fatto venire il Bagnaruolo, il Giudice, la vedo- 
va , ed i pupilli , ordinò in nome di Gesù Cri- 
fto al defonto , che veniffe a dichiarare ciò che 
al Bagnaruolo dovea : a quefto comando, fatto in 
nome di chi tutto può , animatori di nuovo il 
cadavere u!cì dal Cimitero , ed atteftò altro non 
doverli che un'uovo: fatto quefto li diffe il San- 
to le rimaner voleva in vita : nò li rifpofe ; ma 
ti prego, che colle tue orazioni m'impetri dalla 
Divina Mifericordia , che prefto mi ammetta nel 
numero da' Beati ; e ciò detto tornò al fuo luo- 
A sì gran miracolo il Popolo lapidar vole- 



vo 



va il mentitore ; ma dal Santo medefimo fu fal- 
vato . L' offa di quel!' uomo fi confervano in un' 
antica urna di marmo, e perchè quell'urna flava 
mal ridotta , Paolo Taffo Canonico Napoletano 
divoto del Santo, vi fé ponere la feguente me- 
moria in marmo nell'anno 1575. 

Sepulcrum , ubi Sanctus Severus *A"mìcum , cui 
filìos , uxoremque falfo , tereque indebito , Balneator 
in jus vocaverat , ut verum eliceret , ad vitam re- 
vocavi t , Paulus Taffus U,J. D. Canonie us Neapo* 

Tom. IV. L U- 



j6z Delle Notizie di Napoli 

Ihanus , Divi cultor , ne tanti miraculi memoria 
e-urrtatur , pie rejlituit . A. D. MDLXXIII. 
Nell'anno 16S1. vollero i Frati rifare da' fon- 
damenti Ja Chiefa , come l'haiì ridotta in fine, 
coi difegno ed afiìftenza del Signor Dionifio Laz- 
zari , ed è riufcita molto bella : e quefto in°e- 
gnofo Architetto fi è fervito , e per mura, e per 
pilalìri dello fteflb monte che vi ha trovato. & 
urne così del morto rifufcitato , come quella do» 
ve fu collocato il Corpo di S. Severo, 1' han col- 
locare lotto dei Pavimento della Chiefa avanti 
dell'Altare Maggiore, e fopra vi fi vede un can- 
cello ben lavorato di ottone • con una picciola 
mezza ftatua di S. Severo della ftefla materia . 
L'inoreifo al Cimitero vedefì dalla parte dell' E. 
vangelio , e proprio dentro la parte , fu della 
quale ha da fituarfi l'altro luogo per l'organo, 
.benché ora fìia con un muro d'avanti; dalla ftef. 
/a ; parte in un' altra Cappella vi è un'altro in- 
greffo . Il Convento è commodo , e quafi tutto 
cavato nei monte. 

f Dal largo eh' è d'avanti la Chiefa di S. Se- 
vero s'imbocca verfo Pirozzo in una ftiada nuo- 
vamente fatta a te(e , e nobilmente laftricata . 
Da un larghetto poi in cima di effe tefe^ in tre 
altre minori ella diramnfi . La diritta , porta fo- 
pra Pirozzo, luogo fparfo di vaghi cafini di cam- 
pagna , e giardini , come del fu Marchefe Biliar- 
di , ed altri : tra quali diftinpuefi duello di D, 
Gio: Battifta Torelli adorno di molte fìatue an- 
tiche e moderne , con baffi rilievi ed iscrizioni 
Greche e Latine : quella a deffra riefee nella Real 
via di Capcdimonte : e quella a finiftra conduce 

alla 



Giornata Settima tCi 

alla Chiefa e Cafa della Congregazione della Sa- 
gra Famiglia di GesùCrifto, volgarmente in Na- 
poli detta de' Cinefi . Quefta Congregazione a no* 
ftri tempi è ftata nella Chiefa di Dio iftituita 
dal Venerabile Sacerdote Matteo Ripa , e prima 
con Decreto del 1715. da Papa Benedetto XIII., 
e dipoi con Lettere Appofìoliche del 1731. ^a 
Papa Clemente XIL approvata. Il primario, ed 
eflenziale fcopo del iuo Iftituto fi è di aver cu- 
ra , e governo di un Collegio di Cinefi , India- 
ni , e Giovani di qualsivoglia altra Nazione In- 
fedele , e di un Convitto di Giovani di qualun- 
que fi fia Nazione Cattolica , ed iftruirli nel co- 
flume , e nelle fcienze , con uniformità di fenti- 
menti , e di dottrina , per rendere quei del Col- 
legio buoni , e profittevoli Miflìonarj nelle loro 
Infedeli Regioni ; e quei del Convitto buoni , ed 
idonei Ecclefiaftici ne' loro refpettivi Faefi . I 
Collegiali fon mantenuti a tutte fpefe della Ca- 
fa : I Convittori a fpefe loro : I Preti Congre- 
gati , che del Collegio ; e ad Convitto han la 
direzione ed il governo , contribuirono al pro- 
prio lor foftentamento , e fono obbligati a fpen- 
der tutta 1' opera loro in prò , e fervizio della 
Comunità, non già a libito, raa a difpofizione 
dell' Obbedienza per maggior gloria di Dio , e 
per foftegno , ed aumento della grande Opera , 
Papa Benedette XIV. applicando al Collegio una 
congrua rendita , vi ha renduti fiffi e (labili fe- 
dici luoghi di Alunni , otto Cinefi , Indiani , e 
di altre tali Nazioni Orientali Asiatiche , due 
Albanefij.due Serviani , dueBulgheri, e due Val- 
lacela , o di altre Nazioni foggette alla tiranni- 

L 2 de 



•^Tc?4 Delle Notizie ai capoti 

de Ottomana ; ed' il tenerne maggior numero di- 
pende dalla difpofizione della Confulta della Ca- 
fa , la quale deve pefatamente regolarli colle ren- 
dite , che per mezzo della fervorofa pietà de* fe« 
deli vorrà la Divina Provvidenza far concorrere 
alla confervazione , e dilatamento dell'ardua s i , 
Éna profittevole imprefa. 

La Chiefa fu aperta nel 1725?. è bella, e dì- 
vota , ma piccola , fpezialmente in riguardo de* 
continui Eiercizj di divozione che vi fi fanno , 
Ha quattro belle ftatue di bronzo de* SS. Giufep- 
pe , Gioacchino , Anna , ed EHfabetta lavorate 
fui difegno del celebre Francefco Soli mena : ma 
in una Cappella al corna dell' Epiftola conferva 
un più pregevol pegno , eh' è una piceiola , ma 
venerabile , e miracolofa Statua di legno della 
3. Vergine con Gesìi Bambino in braccio , la 
quale ivi con ìfpezialìflìma divozione fi adora.* 

* In efla Chiefa a pie dell'Aitar Maggiore è 
fepolto il medefimo Fondatore Ripa con quello 
brieve , e fchietto epitaflo , dettato da D. Carlo 
Nardi , uno de' primi Socj di effo Fondatore , e 
de* primi Preti della Congregazione , Soggetto 
per altro ben conofeiuto nella Repubblica Lette- 
raria per le fue dotte, ed erudite ftampe ; 
D. O. M. ' 
HÌc jacet corpus Mattheei Ripa . 
Qtti 

Pq/l XV'll. in Oriente ad Cbrifìi Fidem propa* 
gandam infumptos annos , in Europam S'tnenfes 
^lumnos y ad x/Tpoflolicum minìfterium formando* 
primus advexit : <& Congre^ationem , atq; Colle- 
gium Sacra F amili* JEW Cfnijìi , ÌU erudienlis, 



g 



ke+ 



^ Giornata Settima 16$ 

Benedico XHI. ac Clemente XIL Pontiff. Maxx. 
approbantibus , injììtuit .• demumq; curju conjum- 
mato , ac fide fervata , eodem , quo natus erat , 
die XXIX. menfis Martìi evolavk ad Dominimi 
Jf. M UDCCXLVl aet: vero fu* LXV. 

* La capa finalmente è ameniffima con vedute 
di Città di mare , e di campagna : gode dì un, 
aere faluberrimo : e fe avefTe ii modo di poterfi. 
ampliare in fabbrica ( giacché luogo ne tiene 
fpaziofiffimo ) potrebbe accogliere un affai mag- 
gior numero di Congregati , Collegiali , e Con- 
vittori in gran vantaggio della Religione, ed 
univerfal profìtto del Clero , e de' Proflìmi . Ed 
in effa Cafa fi confervano, ed a* curiofi fi moftra- 
fìo molte belle cole , e rare galanterie della Ci- 
na portate già dal Fondatore Ripa ; ed anderan 
crescendo colle altre , che o manderanno i Mii- 
fìonarj , e gli Alunni , i quali da Napoli fi por- 
tano in quel vaftiflìmo Imperio , o recheranno 
effi Miffionarj ( non potendo mai più per efpref* 
fo voto , che ne fanno ritornare in Europa gli 
Alunni) quando faran di ritorno in quefta Città.* 

Tirando avanti a finiftra pafTato il Convento 
di S. Severo già detto , vedonfi due ftrade*: per 
quella a fìnifìra fi va fu a Capo di Monte, e 
nel principio della falita , che anche è carozza- 
bile, vederi V ameniffima Villa de' Padri Geiuiti 
del Maggior Collegio , dove in ogni Mercoledì , 
ed in altri giorni vi fi portano i Padri a ricrea- 
zione ; e nella parte di lotto di detta Villa, che 
guarda la Città , nel Maggio del 161 0. cadde 
una gran parte di monte, che rovinò molte cafe, 
che Je fìavan di fotto , e tra le rovine vi retto 

L ? Y na 



1Ó6 Beile Notile di Napoli 

una quantità di gente morta . 

Nel cominciar la f alita vedeft nel palalo* un 
tempo de* Signori Salernitano , il pulito Confervato» 
rio di S. Maria della Purità ove fon mantenute 
più Donzelle ed ijlruite ne doveri della Religione 
e dello Stato : è opra quefla de nojlri virtuofi MiJ- 
fionarj Napolitani cominciata circa il ijój. in una 
e afa che Jla ad un vicolo qui vicino . ma crefeiu' 
ta l opra, mercè V indufìria del Canonico Torre , 
cui fu quejV opra comendata dal Cardinal Serfale, 
fi comprò il prefente Palanco , e crefee fempre alla 
giornata . 

Dirimpetto a quella dalla deftra vi è un bel- 
liflìmo cafino della Cafa Cavaniglia , che gode 
nella piazza di Nido ; e terminata la fa 1 i ta nei 
piano , detto Capo di Monte , fi vedono molti 
deliziofi Cafini colle loro ville , di diverfi No- 
bili , ed un Convento di Frati Minori Conven- 
tuali , dedicato a S. Francefco . Quefto riconofee 
la Tua fondazione da Fabio Roffb, nobile della 
piazza di Montagna * benché poi fia flato amplia- 
to nella forma , che fi vede dalle limofine de' 
fedeli . 

Poco lungi da quefto luogo a deftra vi è una 
cifterna antichiffima , detta Tofcanella , capacifìi- 
ma d'acque, e così fredde, che appena la bocca 
le può foffrire , né è poffibile , che calandovi un 
vafo frangibile -, vi pofìfa durare un' ora fenza 
fpezzarfi per lo freddo • e qua fpeflò fi portava 
il Cardinal Filamarino di gloriofa memoria . 

Da quefto luogo di Capo di Monte fi puole 
andare al deliziofi Mimo calino fabbricato dal già 
fu Reggente Miradois , poi pofleduto dalla Cafa 

Ca- 



Giornata Settima ì6j. 

Capecelatro de' Signori Duchi di Siano , e ulti- 
mamente paffato alla Cjfa d'Onofrio, Cittadina 
Napoletana per via di vendita. Dà quello calino, 
che adornato fi vede di qualche ftatua antica , 
vedefi tutta la noftra Città , in modo che ofìer- 
var fé ne può l'intero fito • ed in quello calmo 
con più brevità di cammino vi fi può laìire dal- 
la parte della Montagnuola , come fi vedrà ap- 
preflò . Si fondate quelle notizie, che vanno con 
quello Borgo . 

Per 1' altra ftrada paffato il Convento di S. Se- 
vero , a deftra fi va alla ftrada de' Vergini . E' 
quella ricca di commodiffime abitazioni , ed ogni 
una ha il luo giardinetto : chiamafi quefta 11 ra- 
da di S. Maria a Secola , così detta dal volgo • 
ma dir lì dovrebbe S. Maria a Sicula ; e quello 
nome il prende da un Collegio di Donzelle del- 
le più civili della Città , ed ebbe quefta fonda- 
zione : Un Napoletano propofe alla Città di dar- 
le una rendita di più migliaja di feudi , le di 
quefte rendite li concedeva feicento feudi annui , 
per fondare un Confervatorio di donzelle ben na- 
te , ma povere • la Città volentieri glie lo pro- 
mife , e ftipulato propofe il jus proibendi della 
neve, fenza alterare i prezzi, e fenza farla man- 
care mai. 11 buon'uomo colla rendita conceduta- 
li , fondò quefto Collegio nella Chiefa di S. Ma- 
ria a Sicula nella Regione Forcellenfe , prefìo la 
Chiefa di S, Niccolò a D.Pietro, o alle Terme, 
come fi vide nella Terza Giornata • e fu quefta 
Chiefetta fondata , e dotata , nell'anno 1275. da 
Lion Sicula nobile della Piazza di Forcella , che 
fu gran Protonotario del Re Carlo ti. d' Angiò , 

L 4 e vi 



l6S Velie Notìzie dì Napoli 

e vi fu fondata una Confraternita . Fu quella. 
Chiefa in iomma venerazione preffo de Napole- 
tani , e de' Re Angioini. Col tempo poi, per 
gli molti eJifìcj , che vi furono fari d'intorno 
la divozione cekò , e di quella Chiefa ne fu be- 
neficiato il Canonico òio: Pietro Caraffa , che poi 
fu Sommo Pontefice , nominato Paolo IV, Or 
qui venne fondatoli Collegio già detto * ma per- 
chè l'aria non fi rendeva giovevole, àè dilatar 
fi poteva, mutarono Tito,, ed in. quello luogo com- 
prarono alcuni Palazzi , e vi fi trasferirono • do- 
ve colle dovute licenze ricevono oggi Donzelle 
colla dote , e vivono fotto la Redola della San- 
ta Madre Terefa , e con tanta efemplarità , che 
non hanno in che cedere ad ogni più offervante 
Monifiero di Claufura . Si dilettano quelle buo- 
ne Suore, per non vederli in ozio, di molte cofe, 
e particolarmente di piegar cambraje , in modo 
che lavori più puliti , e delicati ài quelli non 
ho veduto in Italia . 

* Calando da qncfro Monifiero s' arriva ad una 
flrada piana , detta 1' Arenaccia , dall' arene che 
vi fon portate continuamente dal torrente dell* 
acque piovane , che per qui palla . Ed in quella 
a delira vedefi il magnifico Palazzo del fu Sig. 
D.Ferdinando Sanfelice, per propria abitazione, 
il quale è riufeito de'cofpicui della noflra Ciità. 
Per quella flrada s'arriva alla gran jflrada di 
S Maria de' Vergini . Quello luogo anticamente 
fu detto il Campo de'Carmignani , perchè era 
territorio di quella Famiglia ; dicefi os?i delli 
Vergini , perchè nell anno 132.Ó. dalla pietà de 
Napolitani vi fu fondata una Chiefa con quello 

ti- 



Giornata Settima jS& 

tìtolo ; e con quefta Chiefa un commodo Spedale 
per gli poveri infermi. Nell'anno pofcia 1324.. 
dalle Famìglie Carmignana e Vefpoli , che in que- 
llo luogo abitavano , fu conceduta , colle fue ren- 
dite, alli PP. Crociferi , con patto di dovervi man- 
tenere 1 Ofpedale : mancando poi le rendite, ed 
eflcndo fiati fondati nuovi Ofpedali , fu quefto 
dilmeflb . EfTendo poi dal Sommo Pontefice Ur- 
bano Ottavo (tata annullata la Religione de' Cro- 
ciferi • dal Cardinal Gefualdo nella Chiefa vi fu 
collocata la Parocchia che ftava appoggiata nella 
Chiefa della Mifericordia , e le rendite, e l'abi- 
tazione de' Padri furono addette, ed applicate ai 
Seminario di Napoli . 

Eflcndo fucceduto al Cardinal Filamarino il 
Cardinal Caracciolo , nel principio del Ilio 00- 
verno volle introdurre in Napoli i Preti detti 
della Miffione , Congregazione che fondata ven- 
ne nell'anno 1626. dal P. Vincenzo de' Paoli 
Francefe. Ora aferitto nel Catalogo de Santi . \J 
ifl ituto di quefti operativi Operar; nella Vigna 
di Dio è di portarfi ne' luoghi delle Ville , e 
Terre , che fcarfe fi veggono di ajuti fpirituali , 
ed ivi coltivar la Divina parola, ed anche di da- 
re gli Eferciz; fpirituali a' Preti , e a focolari , 
che li defìderano , ed a quefti per otto oiornì 
continui , danno ftanze , ed ogni altra commodi- 
tà, e per lo vitto non fi fpende , che quindeci ba- 
iocchi il giorno. Or come diffi , avendoli intro- 
dotn in Napoli , li diede la Cafa che fu de' Cro- 
ciferi , togliendola dal Seminario • ed al prefente 
avendola refa molto pulita, e commoda, con mol- 
ta edificazione vi abitano* Non poffono quelli 



17O Delle Notile di Napoli 

Padri aver Chiefa pubblica; ma tifano un priva- 
to Oratorio , dove fanno i loro Eiercizj . Lo 
fteflb Sig. Cardinale li dotò di alcune rendite , 
con condizione, che dismettendoli la Congregazio- 
ne fiano del Seminario. 

Quefli efemplarlffiml Padri mantengono con vi- 
vi ffìmo zelo la dìjciplina del no/ìro Clero , ed oU 
tre agli efercl^j fplrltuall , che danno agli Ordi- 
nandi otto giorni prima delle f g e Ordinazioni , 
in ogni Domenica debbon tu ti 'i Clerici Napolitani 
portarjì in quefìa cafa , ed ivi confeffarfi , commu- 
nicarjì , fentlre il Sermone , eh fi fa da un Pa- 
dre , ed affijlere alla meffa follenne che vi fi cele- 
bra con tal proprietà e decoro di [agra liturgia , 
che nulla pik ' 3 né poffon ammetter fi agli Ordini 
fagri [e non abkian con fervore quefìe pratiche fre- 
quentate , effendo quefia antica polizìa del no/ho 
Clero, Jìabllita con fomma vigilanza da futi i no- 
flri *Arclvefcovi . 

Hanno i Padri ultimamente eretta una Chiefa 
pubblica con /pedale Indulto *Apoflollco e eia per 
dar luogo alle Donne di poter ancor effe parteci- 
pare di tani ajuti fplrltuall de mede fi mi , riufeen- 
do prima afjaì incomodo il farlo nella contigua Par- 
rocchia de* Vergini . Il dlfegno fu del Cavaller 
Ludovico Vanvitelli : è In forma sferica . Nel pri- 
mo ingreffo di ejfa vi è come un atrio coverto da 
un eoro fuperiore pe Padri , che fa come una fìme- 
tria coi Presbiterio , e coli* aitare maggiore che ftà 
ntlla parte oppofla , e In effo vi fono due altari: 
quello a de/ira di chi entra rappresenta laconver- 
fione di S. Paolo la miglior opra di Gio: Sa; net- 
ti . Il quadre dell' %Altar maggiore dedicato a S. 

Vin* 



Giornata Settima lji 

Vincenzo de Paoli , è ài Firancefco la Mura con 
varie giunte fattevi dal medefimo A quadri de" 1 due 
Cappelloni uno rapprejenta S. Francesco Sales , e 
S. Filippo beri , /' altro Maria Verdine col Barn* 
bino S. Gio: &c Jono di Serafino Galanti ; e Jot- 
to le mcnje di effi Cappelloni vi fono due corpi di 
Santi martiri S, Vincenzo e Santa Gioconda . 

Sepue alla "ià detta Chiefa óeììi Vergini un' 
altra di S. Afpremo . Vieti quefìa iervita da' Pa- 
dri Miniftri degl' infermi , da noi detti delle Cro- 
ccile. Furono quefìa Chiefa , e Cala fondati , nel* 
l'anno i6$i. colle fodanze del P.Fabrizio Tur- 
boli dello ftefs' Ordine per Cllegio degli Studen- 
ti , ora è per Noviziato ^ e la cafa che fu com- 
prata era del Marchefe d 1 Al-tobello della Cafa Ca- 
raffa , nipote del Sommo Pontefice Pedo IV. che 
peri pafsò alla Famiglia di Capua . E trattando/i 
del Santo , al quale la Chiefa dedicsr fi dovea , 
vollero i Padri, che il Signore glie l'aveiTe da- 
to ^ che però pofii in una urna molti nomi di 
Santi , invocato prima il Signore , cavarono S. 
Afpreno : e veramente fu divina dilpofizione * men- 
tre eh' effendo fiato il primo Criftiano , il primo 
Vefcovo , e poliamo dire il primo Santo Napo- 
letano , non v' era una Chiefa particolarmente de- 
dicatali . * Per la pia dilpofizione dell' infìgne 
Letterato , e gran Matematico de' tempi nofiri , 
il fu D. Antonio Monforte , devefi ora da' Padri 
fabbricare la nuova Chiefa , per la quale dal fu 
Sig. D. Ferdinando Sanfelice è ftafo formato un 
difegno , ed un modello capriccio!; Aimo d' un 
Tempio in forma fìellare , che avrà delle mo'tc 
novità in Architettura , come fé ne veggon pie. 

ne 



Iy2 Delle Notìzie di Napoli 

ne tutte V opere di tal virtuofo Cavaliere , il 
quale proccuró fetupre nelle fue invenzioni di 
ufcir dall'ordinario. * 

Nm effendofì potuto cfeguire ti bizzarro difteria 
del Sanfelice , la chieja fi edificò col dtfegno dell* 
Ingegni er Luca Pecchione , ed è riufcìta •vìftojij fi- 
rn a . NelV %/fltare maggiore vi è un bel quadro 
rapprefentante il battefimo di £. %/ffpreno • opera 
di Domenico Mondo . Il quadro del Cappellone 
della Crociera in cornu Evangelii rappr e fintanti 
S. Camillo è antico , ma rifiorato dal nofiro Pao- 
lo di Majo: F altro del Cappellone in cornu Epi- 
flolas colla morte di S. Giufeppe , /* altro di S. Lu- 
cia , e r altro di S. Carlo, e S. Filippo, che fono 
dalla fiejja parte dell' Epijìola , fono dello fieffo 
Mondo» 

Dirimpetto a quefta Chiefa ve n' è un'altra in* 
titolata S. Maria della Mifericordia . Di quella 
Chiefa non fi fa altro , che da molto tempo, che 
fi governa da cinque Governatori , e di quelli 
uno fi eligge dalla piazza di Montagna , effondo 
quefto luogo della Regione di detta Piazza , e 
gli altri fi eiiggon dal quartiere de 5 gentiluomini 
che vi abitano . Quefta Chiefa poi nell' anno 
15S5. dagli ftcflì abitanti del Borgo fu ampliata, 
e vi fondarono uno Spedale per gli poveri Sacer- 
doti infermi , ed alloggiano per tre giorni con- 
tinui anche Sacerdoti Pellegrini . Quefta Chiefa 
fu concefTa al P. Gaetano Tiene , quando co'fuoi 
compagni venne a propagare il fuo iftituto in 
Napoli . 

Neil' altra parte di quefta Chiefa , a deftra 
quando s' entra , dopo il vico, che la tramezza, 

vi 



Giornata Settima 17! 

vi "e un' antichi flima Chieia dedicatala S. Anto- 
nio : quefta fu una ricca Abadia , poi fu data in 
Commenda a divertì Cardinali , e Prelati : ora 
non -so Te vi fi direbbe Meffa,fe pretto di quella 
Chieia non vi fo(Te un Confervatorio di donne 
del Mondo, fotto il titolo di S. Maria Succurre 
Mijerìs . Venne quefta luogo fondato dalla Prin- 
cipefla di Stigliano, dalla Marchefa di Braciglia- 
no , da Maria Caracciola , e Dorotea del Tufo • 
•Quefte sì divote Dame vedendo, che molte lafciar 
voleano le laidezze del Mondo, nelle quali im- 
merfe giacevano, fatte fra di loro un cumulo di 
limofme , comprarono nell'anno 1613. per fette- 
mila feudi , quefta cala , che fu dell' antica Fami- 
glia IVIarzano, e qui, nell'anno 1616. le rac- 
chiufero , avendole prima , per due anni, mante- 
nute in una cala dentro Napoli .Vivono regolar- 
mente, vertono l'Abito di San f rancefeo , e fon 
oovernate da' Laici. * Vedefi ora una capricciofac 
Chiefetta nuovamente fabbricata, a fpefedel Rever. 
D. Vincenzo Magnati , Corretore della S. Cafa 
degl' Incurabili, col difegno e direzione del pici 
volte mentovato Cavaliere Sig. D. Ferdinando 
Sanfelice . * 

Ora quefto luogo ha mutato Jlabillmento polcchè 
mi fi racchiudono onejle e civili Per Jone , e Donne 
che fono in dìfeordia co > Mariti . 

Ci fiamo dirTufi in quefto , per dar 1* intera 
notizia di quefta ftrada , che più volte è fiata 
maltrattata, con molto danno, dalli fu riofi torrenti 
d* acque piovane , che fono calati da i monti vi- 
cini , e fra gli altri , da quelli venuti a* 19. di 
Novembre deli' anno 1560. che rovinarono in 

que- 






£74 Delle Nottate di Napoli 

quello Borgo molte , e molte cafe . 

Dalla parte della Chiefa di S. Maria delli Ver- 
gini vi fono molte ftrade , per le quali fi va al 
JBorpo delia Montagnola , dicefi così , perchè fitua- 
to ti vede su 4' una ameniflima Collina. 

Vi fi può commodamente andare dal vico, che 
dicefi il Sopportico di Lopes , perchè qui vi è 
Ja cafa fabbricata dal già fu Reg. Diego Lopes 
Spagnuolo; e giunti al palazzo della Famiglia 
Palma de i Duchi di S. Elia, girando a finiftra, 
principia la Montagnola ; e veramente luogo è 
quefto de' più ameni, de' più dilettoti, e di un' 
aria falutifera ,che fia nella noftra Città; in modo 
che i Governatori della Santa Cafa , e Spedale 
della SantilTima Annunziata, avendo venduto T 
Ofpedale della Convalefcenza , che (lava nel quar- 
tiere di Monte Calvario ,aili Confrati della Con- 
cezione, per ivi fondarvi un Confervatorio ,come 
fé ne die notizia nell' antecedente giornata , con 
la confulta de' più famofi Medici , non feppero 
trovar luogo , ed aria >più confacente a rifare i 
convalefcenti, che quella. Che però , camminando 
su, ed arrivati nel primo quadrivio, nella flrada, 
che va più fopra, trovafi il già detto Spedale 
della Convalefcenza, che, per 1' amenità del luogo, 
e per la veduta , che egli ha , così di marina , 
come di campagna , e di colline , e fopratutto 
dello fteffo Borgo , che di fotto li forma un Tea- 
tro araziofiffimo di cafe, è derno di efiere offer- 
vato°. In quefli vi fi rifanno tutti i convalefcenti 
lafciati dalla febbre, o curati delle feritele vi 
fi trattengono , finche dal Medico è conofciuto 
oeceflàrio . Sono trattati con ogni attenzione , e 

ca- 



Giornata Settima - 17 ^ 

carità , né loro manca cofa alcuna . 

Mantiene anco la Santa Cafa in quefto luogp 
un Simpliciario , o Erbulario , o pure orto di 
Semplici , e veramente deve la noftra Città allì 
pii .Governatori della detta S. Cafa qualche ob- 
bligo , per aver fupplito a quel che fu interpolo 
per la partita del Viceré D. Pietro Fernandez de 
Cadrò , Conte di Lemos , il quale avea difegnato 
di fare quefli orti ne* giardini predo dell* Uni- 
verlìtà pubblica, che noi chiamamoStudj pubbli- 
ci ' y e veramente pareva fconvenevole , che ad 
una Città così magnifica vi mancaflero quefti orti 
così neceffarj alla Medicina . Sta quefto fituato , 
con ogni diligenza , ed attenzione , a faccia d'O- 
riente ; divifo in più ajole, per dividere la qua- 
lità dell'erbe, ve ne fono al prefente da fettecen- 
to fpecie , la maggior parte pellegrine , e (tanno 
con ogni attenzione, ed afiìftenza del Dottor Fi- 
fico Domenico di Fufco , giovane d' ottima eru- 
dizione , e ftudiofimmo in quefte materie , dai 
quale fi afpetta un trattatino di coltivar 1' erbe 
foraftiere nelli noftri terreni , per V efperienze , 
eh' egli ha fatte in queft' orto , che tuttavia Ita 
facendo . 

Quefto luogo di convalefcen^a coli* tu/igne orto 
botanico che vi era anneffo fu difmeffo , e rima/io 
derelitto . Jf tempi del Cardinal Francefco Pigna* 
felli *Arcìvefcovo di Napoli fu dal Rev. D. Gi- 
rolamo Sparano , e D. Ettore Pitale de Pii ope- 
rarj meominciata un opra di ritirare a vita cri- 
fliana le donne del mondo^ ma quefT opra non ebbe 
profeguimento , onde gli fteffi Zelanti Padri con- 
v^rtiron 1 opra in prò di povere Donzelle civili 

coi 



ìyó Delle Notate di Napoli 

col permejfo del Cardinal Plgnatelli . Nel 1724. 
le unlron in un luogo prejfo il borgo di S. Anto- 
nio abbate . Nel lyzó. colf autorità del mede/i- 
mo Cardinale le trasferirono in quefto luooo e vi 
fi poterono mantenere dodici donzelle civili , Jofle- 
nute dalla pietà del Dottor Luigi Dupo , ed altri 
Napolitani , e fubito vi fi erejje un ampio Conser- 
vatorio , che ora è de più belli , e de pih vifto- 
ft che ftanvi in Napoli . Sta dedicato a' Santi Giù- 
feppe y e Terefa , la cbiefa e picciolijfima , ma ha 
innanzi un ampiijfimo atrio , da cui fi vede buona 
parte della Città nofira , che gli accrefee vaghe^- 
X a: °Sg* iti fi ricevono Per Jone di civiltà conofeiu* 
ta , e con buone dote, e vivono con efemplarità edi- 
ficante . 

^ Da quefto luogo , fin che fi arriva alla cafa 
già detta dei Miradois ( fbtto della quale vi fi 
vede un Teatro fimile a quello , che fta fotto il 
Convento di S. Onofrio di Roma, dove, da una 
Pafca all' altra , vi fi portano i noftri Padri dell* 
Oratorio a fare i loro efercizj vefpertini ne' giorni 
feftivi, e dopo de' loro fermoni , vi fan rappre- 
i'entareda ragazzi fpiritofì molte azioni fpirituali ) 
vi fi vedono molti , e molti deiiziofiffimi cafini, 
f giardini con vedute , per dir così , di terrefti 
Paradifi . 

Del quadrivio già detto, la via, che fi vede 
a finiftra,cala alla flrada delli Vergini ; per quella 
a de(lra e' inca ramina remo : e' camminati pòchi 
pafTi , fi vedono, a deftra , il famofo Monirtero , 
e Chiefa di S. Maria della Provvidenza : né fia 
de' miei cari paefani chi mi chiami parziale in 
deferi verlo, perchè ebbi il fortunato onore di efTer- 

ne 



Giornata Settima, ■ jyf 

ne flato il primo Protettore, e di efferfi aperto 
in tempo mio ; perchè penfo di dar notizie di 
tutto quel che vi è di belio . 

Il pio Gio : Camillo Cacace , ( che, per le Tue 
rare virtù , e fapere , arrivò ad efler dal noftro 
gran Monarca delle Spagne afiunto alla toga di 
Prelìdente della Regia Camera, e pofcia a quella 
del fupremo Collateral Configlio , e di Reagente 
della Cancellaria J era ricco di beni ereditari , 
che arrivavano al valore di zoo. m. feudi, quali 
accrebbe, e colle lue fatiche nell' avvocazia , e 
colla parfìmonia , fino alla fomma di cinquecen- 
tomila feudi . Vifle celibe , e così continente , 
che comunemente fi fiima , che fotte andato vér- 
gine alla fepolrura ,come nacque. Era così amico 
dei celibato, che a tutte le fue parenti, che mo- 
nacar fi volevano , non folo dava la dote , che 
bitognava , ma commode fovvenzioni vitalizie. 
Fu gran cuftode della modeftia del corpo • in mo- 
doche , fuor delle braccia , e de' piedi , non vi fu 
pedona, che poteva dire d'averne veduto parte, 
che vien coverta dalla vefte. 

Fin dalla gioventù ebbe in pendere di fondare 
un Moniftero per Donzelle nobili e civili, che 
avendo defiderio di confecrare a Dio la loro ver- 
ginità in un Chioftro, decente alla loro condizio- 
ne , non potevano cfeguirlo per mancamento 
de' mez.zi . 

E per ultimo , avendo egli di fpofto , per ultima 
fua volontà , la fondazione di quella opera , co- 
minciò a mangiare in piatti di terra ; ed effen- 
doli fiato detto, perchè non voleva ufare -quelli 
di argento, avendone quantità; rifpofe, che con* 
Tom.fr. M fu> 



178 Delle Notizie di Napoli. 

fumar non dovea quello, che avea desinato per 
le Donzelle lue future figliuole , che collocar dQ-> 
vea per ifpofe di Gesù Crifto. 

PafTo. a miglior vita quefl' uomo così da bene, 
toltoci dalla pelle , nell' anno 1656. , dopo di 
avere ricevuto, con divozione indicibile, il San- 
tiffimo Viatico . Si leffero le lue teftamentarie. 
dilpofìzioni, nelle quali lafciava erede di tutto il 
fuo avere, così mobile, come (Ubile, il futuro 
Moniftero da fondarli, con le forme , e condizio- 
ni in dette difpofizioni efpofle ; Jafciando , frat- 
tanto, eredi hduciarj , ed efecutori di quella ul- 
tima Tua volontà , i pii Governatori del Monte 
dalla Mifericordia - y incaricando a quelli , 1' ere* 
zione del Moniftero . Queft i buoni Signori , per 
efercitare gli atti della loro innata puntualità , 
venduto all' incanto il mobiie , che era di con- 
fiderazione , e fra quelli una libreria , che era 
delle fa mole di Napoli , e ricuperati cinquanta- 
mila feudi in contanti , che la Corte avea voluto 
all' ini pretti to, per rimediare i mali, che faceva 
la pelle* cominciarono ad offervare dove comi 
modamente potevano fondare il Moniftero : ed in 
quello fi faticò molto tempo , perchè non lì tra-? 
vava luogo confacente < 

Era qui un Convento de' Frati Riformati Con- 
ventuali di S. Lorenzo, detti di S Lucia, come 
nel trattar di quella Chiefa fi diffe nell' antece- 
dente giornata , colla fua Chiefa intitolata S. Ma- 
ria delli Miracoli , edificato con Je limoline de* 
pii Napoletani, nell' anno 1616. , in quefto ter-? 
ritorio, conceduto a' Frati dalla Famiglia Vivalda. 

Effendo poi fiata quella Riforma dismcfTa ? reftò 

que, 



Giornata Settima 



*79 



quello luogo in abbandonò , e decaduto alla Ca- 
mera Appoìlolica . CMfervato da i Signori Gover- 
natoti quello luogo, per lo ììto com nodo , e p*c 
r aria perfettilfi ma, io comprarono dalla (lelfa 
Camera Appo'loiica , per lo prezzo di ducati ij» 
mila , dal qual dea ro ne fu rifatto ji palazzo 
della Nunziatura, rovinato, coli' altre ca'e , neL 
tempo della pelle, e qui, nell' anno lóóz. , fi 
die principio ai nuovo Moniftero: e, per farlo 
a mifura delia grandezzadel cuore di chi ne avea 
penfìero, vi fi faticò fino all' anno 1675. , con 
la fpefa, fino a quel tempo, di cento feifantamila 
feudi. Refo atto 3 potervi chiudere le Donzelle, 
fu , nel mele di Lugtio , da' Signori Governatori 
folennemente confegnato al Cardinal Caracciolo 
Arcivescovo , il quale volle , che vi fofle venuta, 
per educatrice, e Guardiana-, Suor Maria Agnefa 
Caraccioia , fua forella , che all' ora fi trovava 
Abadeffa nel Moniflero della Trinità- già che 
il pio Fondatore ordinato avea , che quello vi- 
vere con quella Regola , alla qaa.le foggiaceva il 
già detto Monifteio della Trinità ( e, coìja Ca- 
raccioia , vi venne ancora Suor' Anna Fortunata 
Bologna , ed una Converfa . 

Elfendo pai (lato folennenente benedetto a' 20. 
del detto mele di Luglio dello (letto anno , vi li 
chiufero le già dette Mònache, con molte Don- 
zelle, e, con Breve del Sommo Pontefica Aleffan- 
dro Settimo, fu dichiarato Claufura, 

La Madre Catacciola , elTendo venuta con gli 
occhi alfuefatti alle commodità e pulizie del Mo- 
ni fiero della Trinità , volle rendere quello in 
quella forma, ed, a ciò fare, vi fi fpefero altri cin- 

M 2 quan» 



1 8a Delle Notìzie di Napoli . 

quantamila feudi ,inclufa l'erezione del Campanile, 

E per dar qualche notìzia della fpecialità di 
quello luogo: Fu fatto col dilegna» modella, ed 
aflìftenza dei noftro Francefco Picchiatti . Ha due 
Chioftri \ il primo è del Noviziato, che era il 
vecchio de* Frati* il fecondo, è nuovo, di nove 
archi ben larghi in quadro: ave tre ordini di 
dormitori , 1' un fopra 1' altra , da due lati • nell* 
altro , che fta dalla parte del Coro , vi è una 
famofa, ed allegra Infermeria; nel quarto lato t 
che guarda Oriente ; ed il mare , vi è una gran 
loggia di ricreazione : tutte le officine non fi 
polfono defiderare , ne più comode , né migliori , 
Vi è una tromba, che tramanda, con gran facilità^. 
1* acque fino al tetto ;' ogni capo di dormitorio 
ave il fuo fonte , e fimilmente il Refettorio , la 
Cucina , e le ftanze per la bucata, e dove fi ani» 
mafia il pane. Se quella macchina veder 1 fi po- 
tè ffé , ai certo, che li renderebbe maravigliofa : 
batterà di re, che a camminarlo tutto , e nonadagio, 
non vi baftan tre ore ; ma ben lì può argomentar 
la fua grandezza dall' offèrvarlo dalla parte di S. 
Agnello, o dalla ftrada di S. Carlo. Sta poi tutta 
adornato di dipinture ufeite dalli pennelli de' piit 
diligenti giovani , che abbiamo . 

Si dirà , che la Chiela non corrifponde alla 
grandezza del Moniftero ; è vero , perchè i Si- 
gnori Govcrnadori del Monte vollero, che l'Ar- 
chitetto fi foffe fervito delle mura della Chiela 
vecchia • ma, in rifarle , ed in ridurle nella forma, 
che oggi fi vede, vi fi fpefe tanto, che farebbe 
flato buttante a farne un altra da' fondamenti , e 
più grande , e di miglior forma: in ogni maniera, 

' per 



Giornata Settima* l8l 

per Chiefa di Monache , né più pulita , né più 
ricca fi può trovare. 

L* aitare maggiore , colli due Cappelloni della 
Croce, Tono tutri di marmi mifchi , e bianchi, 
con iftatue, e colonne di Africano, bizzarramente 
difegnati da Gio: Domenico Vinaccia, e polli, 
Con ogni diligenza, in opera da Bartolommeo , e 
Pietro Ghetti, fratelli Carrarefi.Vi è un Baldac- 
chino difame dorato , che cofta da due milafcucii^ 
il pavimento è tutto di marmo ben comrnefib , 
bianco, nero, e pardiglio . 

I cancelli, che riparano le Cappelle; fon tut- 
ti di ottone fmifììmo, e per lo lavoro , non han- 
no pari . 

Vi fono due bizzarri/lìmi vafi per V acqua be- 
nedetta , difegnati dal Vinaccia, ed intagliati dal 
Ghetti, in un marmo, che fembra alabastro. Gli 
orsa ni , fatti da Andrea Baffo , per la bontà , e 
per la bizzarria degli ornamenti intagliati , e po- 
rli in oro, non hanno a chi Cedere. 

Per le dipinture , la Cupola , a frefco , è del 
Cavalier Rìnafca; il quadro dell'Aitar maggiore, 
dovo vedefi la Trinità, la Vergine, e S. Giusep- 
pe, con alcune Monache forto , ed i ritratti del 
Reggente fondatore naturali/lìmo , della Madre * 
e di Giufeppe di Caro fuo zio, fono del pennel- 
lo del noftro Andrea Vaccaro^il quadro del Cap^ 
peilone, dove fra efprefTa V Immaculata Concezio- 
ne, con alcuni Santi di (otto , è opera del noftro 
Luca Giordani, e l'altro dalla parte dell' Epifro- 
la , è del noflro Andrea Malinconico , de! quale 
fono anche tutti gli altri Quadri , che fi Vedono 
per la Chiefa 9 fuor che quello della Cappella dei 

lì 3- Cro» 



itz DelTe Notizie di Napoli . 

Crocefiflb , che è del pennello di Francefco Soli- 
mena , e io fece in età di 23. anni ■ ed in que- 
fìa Cappella vi fi conferva l'antica, e miracoiofa 
Immagine delia Chiefa vecchia , detta S. Maria** 
delli Miracoli , perchè oggi Ja Chiefa detta vie 
ne , S. Maria della Provvidenza , titolo portovi 
dallo ftefio pio Fondatore . 

Per la fuppellettiie poi i è di bi fogno veder la 
Chiefa, coli' occafione di qualche feda , per ve- 
der pulizie non in altra Chiefa Vedute . O'tre de' 
Candelieri grandi, e mezzani, e vafi per gli fca- 
li ni primi e fecóndi, vi fon candelieri, e va'! di 
fiori , in abbondanza , per tutte le Cappelle , tut- 
ti di argento; vi fono due gran putti , fermati 
fopra certi cartocci , e due torcieri . firrìilmente 
di argento, del Vinaccia, che limili per lo lavo- 
ro , non fé ne vedono in altre Chiefe: fi fa con- 
to, che di argenti ve ne fiano da quarantamila 
feudi in circa. Gli apparati poi danno in eccel- 
f o , effendo la maggior parte di delicati (fimi , e 
ricchi ricatti! d'oro , lavorti tutti dalie fteiTe 
Monache. I tapeti per le (cale degft Altari , ri- 
camati con bizzarri dilegni di fera , per la bel- 
lezza, e grandezza non fé ne vedono fimili ', e 
quelli , in brevi {fimo tempo fono flati lavorati 
dalle Monache . Vi fono anche gli apparati delle 
mura, le portiere, Umilmente ricamatici Paleot- 
ti rjioftrano quanto può dar di buono , e di ric- 
ca (Iravaganza il ricamo <. La biancheria poi non 
fi può pareggiare , fé non a quella del Mònifterò 
della Trinirà. Viene quella adornata da merletti 
maraviglio!! , così d'oro, come di filo ,' e tutti 
finalmente travagliati dalle Monache : in fine , 

non 



Giornata Settima 183 

non vi è cofa in quefta Chiefa » che non abbia 
del fingolare , e tanto più reca ftupore > che tut- 
ta quefta roba fia fiata fatta in foli undici anni . 

Fu quefta Chiefa confecrata folennemente dal 
Cardinal Caracciolo nell'anno 1677. ? come nel- 
la memoria in marmo fi legge > che fta su la 
porta di dentro, che da -fine fu dettata alla buo- 
na , e così dice : 

Tempi uni hoc , 

J danni s Carni Ili Cacacìi Regii Collaterali 5 Con» 
jiliarii, ac Regiam Cancellariam Re genti s . 

Proprio , ac pergrandt are fundótum , 

t/fb Eminenti (fimo , ac Reverendi (fimo *ArChitpi» 
fcopo Cardinali Caracciolo , follemni ritu ,conJ cera- 
tura , ac Virgini Matri , titulo Provi dentice , fuit 
dicatum . 

^fnno Demini MDCLXXVII. Prima Secrarum 
monial'mm Magi/Ira , atqué *AntiJlìte j quam , vul- 
go , Guardianam vocant i Sorore *Agnete Caraccio- 
la , e/ufdem 

Eminentiffimi Germana » 

E nel di fuori, fopra la porta dell'Atrio , fi 
ìegge la feguente memoria, anco da me dettata: 
Maximo Deo , 

Virgini ìvfatri , titulo Providèntia , */fngelis , 
San&ijquc omnibus , Templum hoc dicatum : 

joannis Cantilli Cacacii Regii Collateralis Con» 
filiarii , ac Regiam Concellari am Regentis , pia 
voluntute , ac per grandi are , una cum hoc %Aupu- 
{lo C cenobio , ad e/us anime? , fideliumque Jujfra» 
già y fundatum s doiatum , àtque ex ajfe harcs . 
Po fi ejufdem obitus . 

*4 Gubernatoribus Sacri Mlfericordiarum Mon- 

M 4 tis > 



184 Delle Notizie di Napoli 

tis , fidaci avi is h<eredibus , ihcbòatUm , anno Domi- 

ui MDCLX1I. 

Completimi , ac traditum Emìnentifjimo , ac Re* 
verendtjjimo Cardinali Caracciolo , %Arcbiep>ijcop9 
Neapotitano , cui commendatum , 

ofnno MDCLXXV. 

Ha quefto Moni fiero 14. mila feudi di rendi- 
te , in circa , e da 60. Monache Corifte , oltre 
delle Converfe , che menano vira di Serafine in 
terra, con una efattifìima olTervanza della Rer>o- 
la del terz' Ordine di S. Francefco • e volle il 
pi'o Teftatore , che quefto Moniltero avelie due 
Proiettori , cioè , un Canonico Napoletano , e 
che non fia nobile di Piazza , eletto dal noftro 
Capitolo , il quale ha eia elfere confermato dall' 
Arcivefcovo , e, non volendolo confermar fenza 
caufa , poffa ei'ercitar fenza confirma* V altro un 
Prete onorato del Clero , ed ordinò , che forfè 
eletto cosi : I Signori Governadori del Monte 
della Mifericordia nominano tre foggetti • fi pre- 
fenta qudìa nomina all' Arcivefcovo , e da que- 
llo fé ne eligge uno* e che, non trovandone ca- 
pace di qnefti tre , debbano i Governadori far 
nuova nomina . 

Col voto poi di quefH due Protettori , e della 
Guardiana , fi ricevono le Donzelle ; ed etfendo 
tre voti diverfi , s' abbiano a buffolare , ed in 
cafo d' altre differenze , fi ricorra immediate ali 
Arcivefcovo . 

Il modo poi di ricever le Donzelle , è quefto : 
Il Padre , e Madre , Fratelli , o altro parente 
della Donzella , dà un memoriale alla Guardia- 
na , efponendo , che ha una figliuola , o forella , 

o ni- 



Giornata S'attinta 185 

ò nipote nominata N. N. , che defìdera viver da 
^eJigiola in un Convento Clauftrale - e perchè 
non vi è modo da poterla collocare in un Mo« 
niftero decente alla propria nafcita , prega a vo- 
lerla ammettere in quefto , avendo i requifiti or- 
dinati dal pio Fondatore, e fotto di quefto , ha» 
da fcrivere il luogo dove abita . La Guardiana , 
fotto dcl!o fìefib memoriale , feri ve : I Signori 
Protettori faccian grazia di fare le loro diligen- 
ze , e r ; ceve;e i requifiti . I detti Protettori , 
feparatarfiente V un dall'altro , vifitano la giova- 
ne , per oficrvar fé fia lana di corpo , che non 
abbia difetto, o di cecità , o di zoppagione , e 
fé fa atta a leggere j pofeia fi hanno da infor- 
mare fecr età mente da' vicini , e conofeenti delle 
qualità della giovane, e con che modelìia ha me- 
nata la vita , e della qualità del Padre , e fé da 
quefto , ó da' fratelli è Mata elercitata arte alcu- 
na , o mercatura * pofeia han da ricevere le fedi , 
di efTer nata da legittimo matrimonio , del Bat- 
tefimo , una fede del Capitano dell'Ottina , e più. 
cofpicui Complatearj , come la cafa della Don- 
zella ha vi fiuto fempfe onoratamente, e con de- 
coro , e che non ha forza da poter collocare le 
fue "figliuole in un Moniffero decente alla lua 
condizione , e quefta fede ha da farfi cori giura- 
mento . Se è nobile di Piazza , quefìa fede l'han 
da fare i Cinque, o Sei di quel Seggio , dove 
quella Famiglia vedefi aferitta ; un' altra fede , 
di vita , e coftumi , del Padre Spirituale della 
Donzella . 

Fatte' tutte le. diligenze , e ricevute Je dette 
fedi , ogni uno de' Protettori , fepuratamente , fa 

il 






i$6 Delle Notìzie d'i Napoli 

il fuo voto fcritto, e figillato, V invia alla Guar- 
diana , quale fé vi averle cofa in contrario , 1* 
avvifa alli Protettori s acciocché po/T'ano fare nuo- 
ve -nrrtgenze . Non effendovi poi difìicultà, fi fa 
dalli Protettori , e Guardiana una Certificatoria 
al Sig, Arcivefcovo , come la N. N. j avendo 
tutti i requifiti , è fiata ricevuta ♦ ed in virtù 
di quefta , 1' Arcivefcovo dà licenza ,• che pofifa 
entrare. Convoca poi la Guardiana , in Capito- 
lò, le Monache, dalle quali vien ricevuta . Le 
prime però ch'entrarono, entrarono col Voto fo- 
lo de' Protettori , e della Guardiana. Quelle poi, 
quando profetano ,- non pofTono fare rinuncia a 
beneficio de' pai-enti , 

Avute le notizie di quello Sacro luogo , fi 
pub tirare avanti , ed a fìnifira , vi fi vedono al- 
cuni vichi , tutti bene abitati , e per quelli fi 
va alla cafa delia Cónvnlefcenza dègl' Infermi , 
che cleono guariti dall' Ófpedal della Pace ,• che 
è un luogo molto ameno , e pulito , con una 
commoda Chiefuccia , dove di continuo vi Man- 
no due Frati dell' Ordine de' Beri Fratelli i A Gi- 
rando per l'ultimo vico, a finiflfa ,• s'entra iri 
Un' altra parte di quefto Borgo, detto di S. Ma- 
ria degli Angioli ,■ per la Cniela di qUeflo tito- 
lo , che poco lungi fi vede . È' quella una alle- 
griflGmà" Chieia , accompagnata da lino allegro 
Convento de' Frati di S. Francefco . Fu quello 
edificato còlle limoline de' Napoletani , nell'anno 
1581. , dalli Frati dell' OfTerVanza , pofeià nel 
PontefVato d'Urbano VITI. ^ atfeghato a i Ri- 4 
formati dello ftefs' Ordine . 

Circa poi gli anni 1639. , Fra Gio: dà Na- 
poli? 



Giornata Settima. 1R7 

poli , Miniftro Generale dell'Ordine , e candi- 
rne), per lo fuo valore, e fapere , al Signor Du- 
ca di Medina de las Torres , allora Viceré del 
Repno, in modo che i più importanti negozj 
pafTavan per le mani del detto Frate, avendo un 
oenio uarticolare a quello Co vento , con ampie 
limofn^^ute da i primi Baroni dd Regno , e 
da Bartolotnmeo d'Aquino, per le ma i del qua- 
le pafTava il Teioro del noftro Re, nJufife , col 
difeàno ed affifìenza dd Cavalier Cofimo , la 
Chieìa nella forma, che oggi fi vede, togliendo- 
le quella di vota povertà , che adornava una Chie- 
fa di Riformati* e riedificò, quali età fondamen- 
ti, il Convento, con una vaghiffima forma* 

L' Aitar maggiore è tutto di fini marmi bian- 
chi , e pardigli ) vedefi in elTo una fìatua > che 
rapprefenta la Vergine , è di legname , e vi fu 
rolìa per modello , dovendo venir di marmo , e 
di mano dd Cavaliere : ma fefìò sbozzata , per- 
chè mancò il P. F . Giovanni . Sotto dell' Altare 
vedeh un Crifìo morto , di baffo rilievo in mar- 
mo , drgl' intendenti molto ftimato ; quello fu ope- 
ra di Carlo Fanfara , figliuolo dd Cavaliere* 

Dalla parte ^dì Evangelio * nel Cappellóne , 
vedefi una vaga Cuflodietta di pietre azurre ol- 
tremarine, e le due ftatue di marmo i che vi fi 
vedono , fono fiate fatte col modello dd Cavalie- 
re . La {tatua dd CioccfifTo, con tutte 1* altre fia- 
tile in legno, che fi vedono per le Cappelle, fen' 
opera di Fra Diego di Palermo , Frate di qpd\*- 
Ordine , che morì con fama d' una efatta bontà 
di vita. 

Il Signore ligato alla colonna , di legno , che 

Ila 



188 Deìlt Notizie di Napoli. 

fta nel Cappellone, dalla parte dell' Epiftola , Fu 
fatto col modello del Cavaliere , dovendo venir 
di marmo. Vi fono, ne' lati di detti Cappelloni , 
due reliquiarj ricchi d'infigni reliquie , che qui 
non fi regiftrano , per non allungarci , potendoci 
fapcre da' Cataloghi , che vi ftanno. 

Vi è un Pulpito di marmo bianco %-\\ pardi- 
olio, che, per Ja bizzarria del difegno", Lrfe non 
ha pari in Napoli. Vien quefto foiwnuto da una 
grand' Aquila , in atto di volare., e fu queflo 
modellato dal Cavalier Cofìmo ,' e l'Aquila fu 
fatta di mano fua . Vi è V Atrio della Chiefa , 
che d'avanti ha un bellirTimo ftradone ., per lo 
quale fi cala alla ftrada maefrra , fatta aprire 
dallo fteflb F. Giovanni . Sopra di queft' Atrio 
vi fta fituato il Coro, foftcnuto da molte colon- 
ne d* antico granito, che furono della Chiefa di 
S. Giorgio maggiore. Nel fineftronc del Coro , 
che guarda lo ftradone, vi è una flatua di mar* 
mo, che ràpprefenta S. Francefco ; e quefta fK- 
mata viene delle più belle opere , che avefTe fat- 
to il Cavaliere . Quefra facciata dovea venire ab- 
bellita da un bizzarro Campanile dalla parte , 
dove è la porta del Convento , cta uno Orologio 
dall'altra, dello ftefTo difegno ' e qui doveafi fi* 
tuare una famofa libreria , come fi può argomen- 
tare dalle fondamenta , e di già era cominciata, 
a venire una quantità di libri da diverfe parti , 
ma , per la morte del Paure , come fi diiTe , fu- 
rono rivenduti per alcuni bifogni del Convento • 

E (Tendo Maro rifatto il Chioftró , i primi Si- 
gnori della noftra Città, per loro divozione, il 
vollero far dipingere, e lì divifero un'arcata per 

eia* 



! 

Giornata Settima fff^p 

ciafcheduno , come fi può vedere da i nomi , e 
dall'armi che vi danno : fu locata queft' opera a 
Belifario Corenzio, e fu quefla l'ultima opera , 
che egli fece ; ma eflfendo in età d' anni 85. , 
fece egli i dilegni , e poi coloriti da' fuoi allie- 
vi , 1' andava di fua mano ritoccando : vi fece , 
tutte di fuo pugno , due iftorie , che fono il Na- 
tale del Signore , e la Fuga della Vergine in 
Egitto , per dimostrare , cred' io , la fua perfe- 
zione, benché in età decrepita , effendo che que- 
lle due cofe pajono delle prime, che egli fece. 
Su le porte delle celle del nuovo dormitorio , in 
ogni una vi è un' ovato , ove è collocata una 
teda d' un Santo della ftefTa Religione , col fuo 
mezzo butto , lavorato dal Cavaliere in pietra 
dolce, e poi imbiancate con uno ftucco mifturato, 
che le fanno apparir di marmo . Qpefto Chioftro, 
e Oormitorj vengono poi cinti da ameni , e fer- 
tili giardini; e tanto quefti , quanto 1' Atrio della 
Chiefa , fono la delizia de' Napoletani divoti , e 
ritirati , che non ricercano fpaflì dove è calca: 
effendo che qua vengono a ricrearfi , ed a prender 
frefco ne' giorni ertivi, ed a goder nell' inverno* 
e veramente è quefta una delle belle ufcite , che 
abbia Napoli dalla parte di terra, per chi n«n 
ha carozza . Da quefta Chiefa, per via ombrofa 
nell' efiate, fi può paffare al Convento de' Cep- 
puccini vecchi ; ma di quefto fé ne darà notizia. 
nella feguente giornata . 

Calando per Io ftradone che fta avanti della 
Chiefa , fi arriva alla ftrada maeftra detta di S, 
Antonio, ma dal volgo S. Antuono . Scrivo que- 
lle voci popolari , perchè fé un foraftiere vorrà 

do* 



7 pò Delle Nottue di Napoli i 

domandare per faper qualche ftrada , fé la domati- 
ci! colla voce propria e civile , a qualche popo- 
lare non faprà rispondere ; come per ragion di 
efempio , fé uno domandaffe ad un' uomo della 
plebe: dove è la ftrada di S.Antonio: risponde- 
rà: a Ghiaja * perchè in quella contrada è una 
Chiefa dedicata a S. Antonio , e la ftrada per la 
quale fi va, dicefi falita di S. Antonio. Or ve- 
dano come fi fa concetto delle nazioni . Effendo 
andato la prima volta in Roma , un Romano 
odiava i Napoletani , perchè (Impazzavano i fo- 
raftieri , ed interrogandolo : in che? mi rifpofe : 
avendo interrogato un' Artigiano dove era la Chie- 
fa di S. Antonio , mi mandò fopra Pofilipo , e 
dopo d' una pran fatica mi fece perdere una gior- 
nata* e foggi ugnendoli qual Chiefa di S.Antonio 
domandava ; di Vienna , mi replicò . All' ora io 
foggiunfi : figliuol mio vivi ingannato; l'Arti- 
giano non t' ingannò : fé tu aveflì detto dov' è 
la ftrada di S. Antuono , ti farebbe flato detto 
dove ella era; ma dicendo di S.Antonio fempre 
s'intende dal volgo per quello di Padova. 

Or calati per lo ftradone già detto , e' incam- 
mineremo a deftra , e per prima al dirimpetto 
vedefi il deliziofo giardino della Cafa de' Carac- 
cioli de* Signori Principi di Forino , che fta avan- 
ti del ponte nuovo , che fu fatto fui fofto , cir- 
ca 1' anno 1630. per aver commodità le cafe di 
quello Borgo di entrar dentro della Città, con 
brevità di cammino ; effendo che per prima vi 
aveano da entrare, o per la porta Capuana, o 
per quella ài S. Gennaro . 

In quejlo deliziofo Giardino fono flati edificati 



Giornata Settima, igt- 

èeUìJJimi Palaci fino al vìcolo che dà /' ing.effo 
alla Chiefa di S Maria dell' avvocava de' PP. 
Teatini come fi dira, cominciati circa 'il Ijóq. , e 
da quel punto fin quafi alla Chiefa di S. Sma- 
nio %A'bbatc dall' anno 1780. in qua vi fono edifi- 
cati altri Palazzi : la ftr ad a nel 17Ó8. colf occa* 
fione della venuta di S. M. la Regina tutta la* 
(Iricojfi colla no/Ira pietra Vefuviana di modocchè 
oggi è divenuta effe natalmente la più bella e vi/io» 
fa Jlrada di Napoli . 

Profeguendoft il camino a dirittura fi entra nel* 
ìa bella Jlrada detta dì Forino divenuta ancore 
vaghijfima per i bei Palaci , che vi fono edifica- 
ti dal ìjótt in qua , giacché prima ve n' erano 
pochiffimi ; e feguita con quefla grandiofità fino al 
Ponte nuovo poco anzi menzionato .J)i là poi fi re* 
Jlringe in linea retta verfo mez^ giorno , e va a 
terminare nella vaga Chiefa di S .vAnna fuori Por- 
ta Capuana che fi deferìverà nella feguente gior* 
nata . Ma giunti al Ponte nuovo voltandoli a de» 
fira fi entra in Città in me^zp *H' ampia Jlrada 
di S.Giovanni a Carbonara , e fu la fine del Pon- 
te cominciando da un Torrione delle antiche mura 
della Città , che fiancheggiavano la demolita Por- 
ta Carbonara , vi è un bel Confervatorio di Vergi* 
ni intitolato S. Gioacchino . Vanta quejlo la fua ori* 
gìne ne' tempi del Cardinal Innico Caracciolo no* 
Jlrq K/frcivefcovo . I Sacerdoti D. Nicolò Bafile , 
D. Qiufeppe Pace e D. Tommafo Sparano fratelli 
della Congregazione delle ^fpofloliche Miffioni , unì* 
rono alcune pevere Vergini difperfe le quali , dopo 
morto il Cardinale fi unirono in quejlo luogo ì fowt- 
tyinifirando lo zelo di Mijfionarj modo da fojìener- 

lex 



*Ip2 Delle Notiate di Napoli. 

le, ed ufcendo effe limofinando . Nel lyóo. gover- 
nando quejìo luogo il Sacerdote D. Giufeppe Bei- 
lotti , indi Vefcovo di Maffa fu edificata quefla 
puliti jjìma Chiefa,ed in feguito dal Canonico S a m- 
b'.afc fu riordinato il Mon afiero , e rinchiufe fen%a 
mandarle più cercando . Vivono efemplarmente for- 
to la regola di S. Francefco . 

*A finiflra del Ponte nuovo fi è da non molti 
anni , per me^o al Giardino de 1 Signori Principi 
dì Ripa Francane , aperta altra flrada , che dal 
Borgo di S. %/fniónio abbate conduce a dirittura 
in Città . Nel centro di effa vi fi è cojlrutto un 
belliffimo Teatro col difegno e direzione dell' <Ar- 
bcitetto Camillo Lionti e fi è aperto a 17. *Agofìo 
dell' anno 17 pi. colf intervento delle loro Maeflà 
che vi conduffero ancora il Principe ereditario , le 
due Principeffe Spoje Maria TereJ'a , e Maria 
Luifa ultimamente fpofate ai due ^Arciduchi di 
i/fuflria Francefco , oggi gloriofo Imperator de' Ro- 
mani , e Ferdinando figli dell' allora Regnante 
Imperator Leopoldo Secondo e rapprefentofjì una 
cantata in Mufica intitolata : il Genio Poetico ap- 
pagato pofla in note da un Dilettante , che affatto 
non piacque ; ma recitatafi poche altre fere fi die 
combaciamento alla recita delle Comedìe in prof a y 
come tuttavia fi profiegue . 

Camminando più avanti fi arriva alla mura* 
glia , e proprio dove termina quella di traverti- 
ni di piperno ^ nrincipiata dal Re Ferdinando I. 
che fla a finiftra fotto il Convento di S. Gio: a 
Carbonara • e da quefto taedefimo luogo princi- 
pia la muraglia dell' ultima ampliazione fatta 
dall' imqerador Carlo V. effendo Viceré D. Pietro 
di Toledo . Di. 



•Giornata Settima ip% 

Dirimpetto a quello vederi a dcftra Ja Chi eia , 
e Moniftero dedicati al gloriofo S. Carlo . Que- 
fta , nell'anno \6oz. fu principiata da Silvefrro 
Cordella Napoletano , e fu terminata colle limo- 
fine , che pervenivano a Gio: Longo , Canonico 
della noflra Cattedrale , come Rettore di detta 
Chiefa . Vi furono introdotti i PP. Ciftercienfi , 
detti di S. Bernardo. 

Ora quefti Monaci vi han fabbricato un com- 
modo Moniftero , e tuttavia valli ampliando : 
principiarono da molti anni , col modello e <ii fo- 
gno di Fra Giufeppe Nuvolo Domenicano, nel 
lato del.'a ftrada maeftra una Chiefa in forma ova- 
ta , che di già vedefi in piedi , reuVria ad alzar- 
vi la .Cupola , ma per la morte! dell'Architetto 
vi s' incontra qualche difficoltà per la larghezza , 
benché più larga fia quella di S. Sebaftiano ( ora 
Jìa terminata ) . In quefta Chiefa vi fi conferva- 
no molte inlìgnì reliquie, e particolarmente del 
cuore, della carne, e del fangue di S. Garlo Bor- 
romeo , di S. Bernardo , di S. Anna , e di altri 
SS. Martiri . Su della muraglia , a fmiftra vi fi 
vedono giardinetti , ed edifica, che fon delle ca- 
fe che ftan da dentro . 

Il Convento già dvfcritto è flato fopprejjo di or- 
dine del Re in Ottobre del ijpt. e ciò perchè non 
poteve pili reggere ai tanti debiti fatti/i per 
/sbilanci economici di un loro abbate ; debiti , che 
fi dice giugnert alla fomma di 80. mila ducati . 
I monaci jono flati allogati in varf Monajìeri 
della Capitale ; e parte andati in ^Apruz^O n§ 
due loro Moni/Ieri dell' aquila , e Civita S. sAn- 
gelo , provveduti di decente affegnamento pe 7 lori» 
Tom. IV, N M man- 



Ip4 Delle Notizie di Nnpol't 

mantenimento . Si vuole , che vi paleranno ■ ad ahi* 
tare le Donzelle del picciol Confervatorio del cuor 
di Gesù , eh" è poco da qui difcojlo nella regione 
della Montagnola ; ma al prej ente ferve per quar» 
iiere de Soldati . 

Vcdefi la piazza , che fta da ?vanti la porta di 
S. Gennaro, che, come fi di (Te, flava, prima della 
nuova ampliazione, più in dentro. In quella piaz» 
za vi fi vende ogni fotte di connettibile, per com- 
modità de' Cittadini . 

Tirando più avanti fuor delle mura , vedefi il 
famofo Gradone, detto di fuor la porta di S. Gen- 
naro, o delle Pigne, ed a deftra (ì vedono famo- 
fi palazzi , ed un gran Confervatorio dedicato al- 
la Santiflìma Vergine del Rofario , e dicefi delle 
Pigne, perchè fino all'anno 1Ó38. v* erano avan- 
ti della Chiefa due antichi alberi di pigna rima- 
rti quando fu dilatata la ftrada , ed eran della 
Città- furon poi tagliati ad ifhnza delle Mona- 
che , perchè fcuotendofi al vento faceano fcuotere 
la Chiefa. 

Queflo Confervatorio fu egli fondato nell'an- 
no i'é'%6: colla direzione del P. M. F. Michele 
Torres dell'Ordine de' Predicatori , che poi fu 
Vefcovo di Potenza ; ma dal danajo pervenuto 
dalli Fratelli della Congregazione del Santiflimò 
Rofario , eretta nel cortile di S. Domenico , coi 
quale fi comprò in quefto luogo una cala , che 
era dell'antica Famiglia Sicula , e de Signori 
Mafcambruni, ed altri; e il detto Padre vi pò fé 
per capo, ed educatrice la propria madre. Poicia 
la pietà di Gafparo Romyer Fiamingò ere(fe da 
fondamenti il nuovo Confervatorio , dove fpeie 

da 



Giornata Settima tp$ 

da 40. mila feudi, lafciando tutto il vecchio, do- 
ve ora le Monache, per un legato di io. mila 
feudi lanciatoli dallo fteffo Galparo , vi han di 
già eretta una vaghtlfima Chiela , col ,di legno e 
direzione del noftro Architetto Arcangelo Gu- 
£lielmelli . 

In quefto Confervatorio non fi ricevono ora 
che Donzelle • e le Monache vivono fotto la Re» 
gola del P. S. Domenico molto efemplarmentc . 
Era prima governato da' PP. Domenicani , ora Ma 
foggetto all' Arcivefcovo , il quale vi coftituifee 
un Canonico per Protettore ■. 

Paffato quefto luogo veclefi un'ampia ftrada , 
che va alla Chicfa , e Convento di S. Maria del- 
la Stella , che dà il nome a tutta quella parte di 
Borgo . 

La fondazione di quefta Chiefa e Convento fu 
nel modo feguente: 

Neil' ufeir dall' antica porta di S. Gennaro , 
dall'anno 1501. vi era una Cappelletta con una 
divotiffima Immagine detta S. Maria della Stella: 
fi. compiaceva il Signore di concederei, per mezzo 
di quella, molte grazie a' fedeli • in modocchè vi 
venivano molte limoline; ed Orlando Caracciolo 
Canonico Napoletano Jalciò che di continuo vi 
foffe ftata la lampana accefa . Avendo D. Pietro 
di Toledo da far le nuove mura , fu rimoffa la 
Sagra Immagine dal fuo antico luogo nelf anno 
1553. e collocata dentro la Chiefa di S. Maria 
della Mifericordia • ma non comportando i di vo- 
ti Complatearj , che quella miracolofa Immagine 
non avelfe la fua propria cafa , accumulate mol- 
te limoline, ed effendo fiato confegnato dalla Cit» 

N 2 tà 



Jp6 Delle Notizie di Napoli. 

tà un luogo poco più fu le pigne già dette , in 
cambio della Cappella occupata ,'. pretto edificaro- 
no una Chiefa , dove con folenne proceflione vi 
fu trasferita: e per far , che con più attenzione 
fofle 'fervita , dall' Arcivefcovo Decio Caraffa fu 
conceduta alli Frati Minimi di S. Franccfco di 
Paola . Crebbe tanto la divozione, che incapace 
fi rendeva la Chiefa al concorfo* che però i Fra- 
ti colle limoline adunate, nell'Janno 1587. diede- 
ro principio alla Chiefa che oggi fi vede , e ad 
un commodiffimo Convento che è delli belli , 
che fono in quefto Borgo. Han fatto per ultimo 
alla Chiela una viftofa facciata di piperni , e 
bianchi marmi . In quefta Chiefa Ma fé pò Ito Lui- 
gi Riccio , che da Canonico fu a n'unto alla Chie- 
la di Vico Equenfe , uomo di gran lettere , cosi 
legali, com'erudire, in modochè diede alle {lam- 
pe molti volumi • e nel pilaftro dell'Aitar mag- 
giore , a deura fé ne vede il ritratto in una mez- 
za ftatua di marmo . * Il quadro del detto Al- 
tare maggiore , ed i due laterali del Coro fono 
dei Cavalier Farelli . * 

Nel Cappellone in cornu epiftolae fi offerva il 
bel jepolcro del Principe di S. Nicandro Domeni- 
co Cattaneo flato ajo d'i S. M. Ferdinando IV. no» 
/irò Sovrano , e capo della Reggenza del Regno nel- 
la fua minore età , difegno dell' architetto Pompeo 
Schiantarelli eseguito dal nojìro non mai abbajlan- 
?a lodato Sanmartino , Et confijìe in una grande 
Urna Sepolcrale , con due ftatue a pied' ,una in pie- 
di , /' altra feduta , la cui efprejjìone di dolore a 
me fembra inimitabile . 

E qui fepolto il Padre Gherardo degli o4n- 

giol 



Giornata Settima \oy 

gioii relìg'tofo minimo nato in Eboli nella Provin- 
cia di Salerno celebre Oratore de* fuoi tempi , vi 
fi legge il fuo elogio in una lapide di marma nel- 
l'atrio della Sagrali a appo/lovi dal fuo dotto di- 
j e epolo Vincenzo ^Ambrogio Gal di . 

Vi è ancora fepolto Monfignor Carmine Falconi 
*Arcivefcovo di Spanta Severtna affai noto per la [uà 
Jìovia della vita di S. Gennaro ^ il fuo elogio ft leg- 
ge nella ter^a Cappella a man fini/Ira di chi en- 
tra in Chiefa . 

Nel lato di quefta Chiefa , dalla parte della 
ftrada pubblica , a deftra quando fi va fu vedefì 
il famofo Palazzo, che prima fu de' Signori Du. 
chi di Maddaloni Caraffa , poi pafsò a Gafparo 
Romuer Fiamingo , che molto l'ampliò ed ab- 
bèHì , ed adornato lo tenea di più di mille e cin- 
quecento pezza di quadri tutti preziofi , ed anti- 
chi e moderni , che valutati venivano per 80. 
mila feudi : lo lafciò con tutto quefto mobile al 
Moniftero di S. Maria Maddalena de' Pazzi del 
Sacramento * dal Moniftero poi è flato venduto 
al Duca di Airola, nipote del Cardinal Caracciolo* 
ed oggi è della Cafa Cataneo Principi di S. Ni* 
candro . 

Seguitando il cammino vedefì un'altra parte di 
Borgo detta le Cavajole, e prefe quefto nome da 
una quantità di Fabbricatori che v' abitavano , i 
quali la maggior parte efan della Città della 
Cava . 

Dirimpetto a quefta Chiefa vedefi la Porta di 
Coftantinopoli , che prima dicevafi la Porta D. 
Orfo , come fi diffe , e qua fu trafportata da D. 
Pietro di Toledo . 

N a Ed 






ipS Delle Nottate di "Napoli 

Ed eccoci di nuovo agli Studj pubblici , che 
abbiamo ofTervati nel principio di quefta Giorna- 
ta ' e qui poffono i Signori Foraftieri tornare a 
ripofarfi nelle loro pofate , perchè nella feguente 
Giornata vogliamo andare a vedere U noftro P03, 
gio Regale . 

ANNOTAZIONI, 

O fieno Emendazioni su la Settima (giornata , 

NElla pag. io. Dapoicchè fi è deferitta dall' 
Autore la Chiefa di S. Giuieppe, fervita 
da' FP. Chierici Regolari minori, imboccandoli 
nel vicolo dirimpetto detta Chiefa , e propriamente 
nel luogo detto la Coftiglióla de' Signori Caraffa, 
fi è da pochi anni eretta una nuova Chiefa , (otto 
r invocazione della Divina Provvidenza , e del 
gloriofo Patriarca S. Giufeppe dalla nuova Con = 
gregazsone laicale dell'Opera di veftire gì* ignudi, 
Ella è la Chiefa fyddetta non molto grande di 
ampiezza , ma molto ben diftribuita , ed ornata 
con colonne, e pilaftri di ftucco , e altri ornati, 
che forma una Croce , confidente nelf Altare mag- 
giore , e in due Cappelloni. Sotto di effa fta un 
nobile vafo di Terra Santa per gli Frateli aggre- 
gati ad efla Congregazione , e nel piano della 
Chiefa vi è il Juopo della Conprepazione , e Sa- 
greftia con un picciolo giardino. Accorto la Chiefa 
vi è una cala fabbricata colle rendite della Con- 
gregazione, dove Ma un luogo fito fopra la detta 
Congregazione , per comodo di tener le Seflìoni. 
il tutto fi è fatto colla direzione del Regio Ingc- 

gnie* 



Giornata Settima. jpp 

omero D. Gio: del Gaizo . I Fratelli della Con- 
ore<>azione fuddetta fono del ceto nobile , e del 
miniftero, e per lo pia di qu.llo degìi Avvocati, 
e Mercanti di ragione, i quali fanno f Opera di 
veftire pedone Civili vergognofe , che fratino in 
eftrema neceiìhà , facendoti in ogni anno da ducati 
feicento di vefhti , pozione nella fetta del Santo 
Natale , e porzione nella fetta del Patriarca S, 
Giufeppe. 

Nella pag. 83. Dopo di eflerfi veduta» 1' anti- 
chittima Cifterna , detta Tofcanelli , fi può andare 
a vedere il magnifico regal Palazzo, (ito a Capo 
di Monte , indi pattare al regal Bofco , degno 
da ottervarft '. 

Nella pag. 87. Deefi foggiungnere ,che dovendo 
fare i PP. della Miflìone i fondamenti per la 
gran Cafa , ed abitazione , han trovato molte cofe, 
e fepolcri antichi , e ftanze ben grandi incavate 
con buona architettura nel monte, tutte fcritte 
co' nomi de' fepolti ivi, in carattere greci* ed 
altresì qualche piccola ilcrizione nella Metta lin- 
gua , e dentro a' Sepolcri coverti di ben grotti 
mattoni , grandittimo numero di vafi di creta , e 
di vetrone taluno di alaba h-o , lucerne , ed altre 
anticàglie, oltre alcune pitture, che meritereb- 
bero , che fé ne faceffe di tutto il difegno . Si 
fono rinvenuti inoltre più fepolcretti di marmo, 
e di creta , figurati co' nomi greci ; ed in uno 
di etti in marmo con fue figurine; Cioè il padre, 
madre, e il fanciullo in mezzo,, benché rozza- 
mente (colpiti , con quetto bellittimo , ed elegante 
Epitaffio, ma intagliato con caratteri confufittimi, 
e difficilittimi a leggerfi ; ma la diligenza e pe- 

N 4 ri- 



200 Delle Notizie di Napoli 

rizia del noftro regio profeflbre di lingua greca 
D. Giacomo Martorelli , l'ha così trafcritto , e 
ci ha data la verfione. 

Kyyzhz $>(p<Tt(pòv*K 5 EVf^ , riva rovife itpOTro^jLTttig 

E\\rov oÌjU,«ì(A;t(3V rolprxpov , Aiuto; 
MoTpa TÌt; oistHèvtoq t$v dpì$(x>v ypirx'T aV Arìytjz 

E'TToclivty ÌAItth 5* éVtìv otcxiì, yiveim . 

2o( ve \Ktroui * ti v rpi^yas o^xkxì tÌKinìni j 

Nuncie Perfepkones , quemnam , Cyllenie , duBas , 
iV/7 «£i r//W <?/2 , tartara in ima Èrebi ? 

Parca ili a eletlis rapuit Jlultijfima ab <Auge 
Septennem e gnatis , Mejfus & bic puer e/I . 

Quorumvis bominum , Fiuto infe/ìijfime , vita 
Nonne tua ? cvtatem quid meta ompbaciam ? 

Ma perchè dopo quella interpretazione , parec- 
chi con iftampe 1' han voluta in alcune voci con- 
traffare^ fi è ftimato apporre qui quella di que- 
fto dottiffimo profeflbre, come più fincera, e più 
approvata dal Pubblico y lafciando la libertà a 
chi volerle penfare altrimenti ; Del refto tutte 
quelle nuove preziofe fcoverte meriterebbero co- 
mentarj ben lunghi per onore della Patria e per 
iftruiie il pubblico . Si è dovuto intanto molto 
all' accennato ProferTore , e che ha fatto incidere 
tal fepolcretto coli' Epigramma., e 1' ha dato alle 
ftampe con erudita fpiegazione . 



, 'i 



DELLE 

NOTIZIE 

del Bello, dell'Antico, 
e del Curioso 

DELLA CITTA 

DI NAPOLI, 

PER GLI SIGNORI FORASTIERI, 

RACCOLTE DAL CANONICO 

CARLO CELANO 

NAPOLETANO; 
Divife in Dieci Giornate , 

In ogni una delle quali fi aflegnano le Strade 

per dove affi a camminare ; 

Q^VofRT^: EDIZIONE 

In cui fi è aggiunto tutto ciò , che fi è di nuovi 
fatto in Napoli ne' nofiri tempi , e colla con* 
ter^a delle Regali Ville alla Città adia- 
centi, con in fine un riftretto della Vita 
dell' autore . 
GIORNATA OTTAVA. 

HKJH 

NAPOLI MDCCXCII. 

A spese di SALVATORE PALERMO. 

Dal medesimo sì vendone nel Corridoio del S.R.C, al 

rico nuovo a S. Biagio de' Librai , dirimpetto al 
Palazzo del fu Principe della Riccia . 



Ce» licenza de Superiori » 



art*? 






GIORNATA OTTAVA. 

Principia dalla Porta Capuana ; per la via nuo- 
va fi va al Poggio Regale , da quejìo luogo , 
per la via vecchia, fi puoi vedere il Bor$o di 
S> Antonio, ed aver notizia do Cappuccini vcc~ 
chi : indi , per la Jlrada di S. Antonio , ridurfi 
di nuovo alla Porta Capuana , e qui terminar 9 
la predente Giornata . 

EU' antecedente Giornata fi andò per 
Je Colline j ora andiamo per le carri- 
pagne , e per le noftre Paludi : che 
però prjncipieremo quefta dalla por- 
ta Capuana , la quale è la terza in 
ordine, principiando da quella del Carmine. 

Quefta anticamente , nella penultima anella- 
zione, ftava fituata poco prima di arrivare al 
Cartello di Capuana, ora detto la Vicaria , co- 
me fi diffe * fu qua trafportata da. Ferdinando 
Primo., e quell'era la porta più grande , e mae- 
itoia di Napoli , perchè per quella entrar dovea 

chi 




*04 Velie Notile di Napoli l 

chi da Roma veniva . Vi fi entra per ponte ài 
fabbrica , che fta fui foflb r vedefi tutta adornata 
di bianchi marmi , nelli quali lavorati fi vedono 
molti trofèi d' armi , ed altre cofe militari , che 
formano un' arco • ed il tutto fu opera di Giu- 
J 3ian da Majano . Di fopra vi era la (tatua del 
Re Ferdinando Primo , di mezzo rilievo ; ma 
nell* ingreflb , che fé il noftro grande Imperador 
Cario Quinto per quefta porta di Napoli , neìi* 
anno 153$. a'25. di Novembre , quando fu ri- 
cevuto in trionfo , per aver domato il Regno di 
Tucilìjfu tolto da fopra di detta porta il ritrat- 
to di Ferdinando , e collocatavi 1' infegna di 
Carlo Quinto in mezzo di due ftatue di Santi 
Protettori j una di S. Gennaro , V altra di S s 
Agnello , tutte di marmo . 

Ulciti da quefìa porta , dentro del foflb veg- 
gonfi molti Molini animati da un' acqua , che 
chiamano nuova ; ed è curiofa la notizia . Eflen- 
ào crefeiuta di abitanti la Città di Napoli , né 
baitando i molini delle Paludi , e quelli dentro 
della Città , il gran Monarca Filippo Secondo 
cercò di fare ripatriare l'acqua antica di Serìno 
in Napoli , per gli aquedotti fitti da' Romani , 
come appretto fi dirà - y ma perchè vi concorre- 
va a ciò fare una fpefa di più milioni , fé ne 
fofpefe 1' efecuzione . Aleffandro Ciminello , gran 
Matematico de' fuoi tempi , e Cefare Carmigna- 
no nobile della Piazza di Montagna , che vera- 
mente fecero da Aleffandro , e da Cefare , fi of- 
fe r fero , a proprie ' fpefe , d'introdurre nella Cit- 
tà un'acqua nuova, che fervir potrebbe per un 
fiume. Fu prefa dalie montagne fotto la Città 
r D di 



Giornata Ottav* 2,0$ 

dì S. Agata de' Goti , trenta miglia dittante da 
Napoli. "Viene quefta coverta per aqucdotti fino 
alla terra di Maddaloni , dove li (copre , e (co- 
verta , arriva fino all'Orerìa detta di Cancello, 
e di qua fé ne veniva per le falde de' Monti di 
Cancello, ed Avella , girava ^ per Cìmitile , e 
Marigliano, ed arrivata a Incignano , villa vici- 
no a Calai Nuovo, imboccava dentro deforma- 
li coverti fino a Napoli , dove non folamente 
anima una quantità di molini ; ma anche forma 
vaohiflìme fontane : e' fi vide arrivare nella Cit- 
tà a' 20. di Maggio dell'anno lóip. 

Nell'anno poicia 1031. la fieridima eruzione 
del Vefuvio, e con i tremuoti , colli diluvj di 
cenere, e con i fiumi d'acque , che cacciò dalia 
fpaventofa bocca, rovinò tutta l'opera già fatta* 
onde fu di bifogno rifarla di nuovo , e per non 
renderla fogpetta a fimili accidenti . allontanarla 
dalla Montagna. Che però, con ifpefa grande de 
già detti Celare, ed AlefTandro, e col tempo di 
due anni e mezzo , Ja fecero camminare per gli 
piani dell' Acerra j ed imbocca ta(i nel già detro 
Juogo di Licignano, ed arrivata nel luogo pref'ìo 
il Salice, fi divìde in due condotti , uno va &We 
fontane di Medina tìclìe cinque tele; e dà anche 
l'acqua a molti pozzi- l'altro viene alli molini; 
ed i primi fono quefti; i fecondi quelli di Por» 
ta Nolana ; i terzi nella porta del Carmine ; e 
dopo quefti , animando alcuni molini per- la fa- 
enza , sbocca al mare nel fine del follo , fotto 
della fortezza del Torrione . 

Si affittano quefti mulini 4100. feudi in ogni 
anno, e Ji detti Cefare , ed AielTandro , oltre il 



lOÓ t)elle Notìzie eli Napott . 

beneficio del pubblico , donarono alla fedeliffimà 
Città la metà dell' affitto, e 1' acque per le fonrane. 
Nella ftefifa parte vedefi la famofa ftrada di S. 
Antonio, o S, Antuono , che dà il nome a que* 
fio Borgo , che vedremo nell' ultimo di quefta 
giornata ; che ora vogliamo camminare per la 
fìrada dritta del Poggio Regale . 

A finiftra vedefi , nel principio di quefta (tra* 
da , una bella Chiefa in forma quadra , con cin- 
que cupole, dedicata a S. Franceico di Paola * 
con un Convento de' Frati Minimi, la quale ave 
una curiofa fondazione * 

Circa gli anni 1530. fu afflitta la noftraCir* 
tà da una pelle crudele , ed avendo avuto noti- 
zia , che nell' anno Ó84. Roma , per intercef- 
fìone di S. Sebaftiano , fu liberata da una accr- 
biìTima pelle , che quafi difettata 1' avea , ferono 
•Voto al Santo, fé liberati venivano-, di eriggere 
ad onor fuo una Chiefa: ed in fatti , vedendo- 
fene liberi, per adempiere il voto , nell' anno 1532., 
in quello luogo avendo fatto ammanire tutto il 
materiale , e cavati i folli pef le fondamenta, 
ufeirono tutti i Fabbricatori, tutti i manipoli, 
e molti divoti , ed in un giorno , innalzarono 
una picciola Chiefetta , la quale fu governata , 
per molti anni , da una MaftranZa di Laici ? e 
quefta diede il nome al Borgo, trovandolo io in 
molti antichi "iftrumenti chiamato di S. Sebaftia- 
no » Eftendo poi fiata qitefta Chiefa, per le limo* 
fine de* fedeli , ampliata ed abbellita , fu data ad 
officiare a' Frati Minóri Conventuali di S. Fran- 
cefeo , alli quali, con le fteffe limoline, fu fab- 
bricato uri Convento» Nell'anno pofeia 1594- *' 



Ar* 



Giornata Settima lo? 

Àrcivefcovo Annibale di Capua la tolfe a' Con- 
ventuali, e la concedè a* Minimi di S. Franccfco 
da Paola , con licenza di potere aggiugnere al tì- 
tolo di S. Sebaftiano, quello di S. Francefco • 
ma oggi è reftato queft' ultimo , cffendo in tut- 
to eftinto quello di S. Sebaftiano , nella memoria 
de' Napoletani . Circa poi gli anni 1612. i Fra- 
ti, con le li mofi ne de' Napoletani, principiarono 
quefta Chiefa , quale, per molti anni , reftò im- 
perfetta , mancandovi la cupola di mezzo : nell* 
anno pofeia 1^57. fu terminata colle Jimofìné 
pervenute da coloro , che a S. Francefco ricorre- 
vano • perchè a fua interceflìone , follerò flati 
dalla pefte liberati . 

In quefla Chiefa , nella prima Cappella dalla 
parte dell'Evangelio, vi fi vede V Immagine di 
S. Sebaftiano , in tavola , e di S. Rocco ; e que- 
fta flava nella prima Chiefa , le veftigia della 
quale fi riconofeono fotto 1' Altare Maggiore . 

In aprile del lj<?2- fu quejìo Convento difmef- 
Jo e 7 Convento colle rendite co^ceffo alla caffa di 
pol-^ia , quale ha disegnato eriggervi una inferme* 
vìa per gli poveri carcerati t 

A fìniftra , quando s'entra in detta Chiefa, vi 
è una ftrada , per la quale fi andava al Poggio 
Regale , e dicefi la vecchia . Vengono chiamate 
quefte ftrade dell' Incarnati , e qui è di piacere 
il dar notizia da chi ricevè quefto nome . 

Fabio della Famiglia Incarnao , dal volgo det- 
to Incarnato, un giorno giocando con Ferdinan- 
do all'ora Duca di Calabria e poi Re , gua- 
dagnò feudi fettecento , che in quei tempi era 
f'omma confiderabile . Nou avendo il Duca da 

pron- 






■ ' 



2,o8 Delle Notìzie di Napoli 

prontamente pagati! , li diede quefto territorio , 
che era uà cinquanta moggi . Fabio vi edificò 
una cafa di ricreazione , e vi fece dilettoti giar- 
dini , pattando per eflì 1 acqua , che entrava nel- 
la Città. Morto Fabio, e dagli eredi affittando- 
fi i. giardini, con 1' occafione della ftrada di Pog- 
gio Regale, che d* avanti di quelli ftava, comin- 
ciarono i Napoletani a venirvi a diporto , ed a 
poco a poco, perchè il vizio in brieve sa ingi- 
gantirli, fi cominciò a darfi in mille fcialacqua- 
tiflirne licenze , in modo che diede un' adagio , 
ed era , quando fi commetteva qualche fcandaio- 
fa , e laida azione , o pure fi diceano parole , 
che non avean dell' onefto , fi dicea : quelli cre- 
de di ftare agi' Incarnati , 

Si cominciò quefto luogo a concedere a diver- 
tì ad annuo canone. E perchè il luogo dagli ono- 
rati Napoletani, per la mala fama concepita , era 
abborrito , reftò un laido lupanare : benché oggi , 
per la Dio grazia , fia quali eftinto , vedendoli 
abitato da gente onorata , e curiale . 

Or diamo qualche notizia della bellifTima , e 
dilettofa ftrada di Poggio Regale, per la quale fi 
feguirà il cammino . 

Gio: Alfonfo Pimentel Conte di Benevento, e 
Viceré del Regno , per alleviar la Città ne' tra- 
vagli , che in quei tempi accaddero , in conformi- 
tà della grandezza dell' animo fuo , cercò di dare 
a' Cittadini occafion di delizie: che però , circa 
gli anni 160^. apri quefta nuova , e deliziofa 
ftrada , che a dirittura arrivarle fino al Poggio Re- 
gale: è lunga e lata in modo che vi ponno cam- 
minar dicci carozze al pari . La fece piantare , 

da 



Giornata Ottava. zof 

da una parte , e V altra , di alberi di falici , per- 
chè , coli' ombre loro , avellerò potuto difendere 
da i raggi del Iole eftivo chi patteggiar vi vole- 
va * e , per accrefcervi delizie , da patto in patto 
vi fece godere di graziole fontane , che , con i 
giuochi, e fcherzi dell'acque, allettavano chi vi fi 
portava . V erano in quelle nobiiiffime flatue di 
marmo ed antiche , e nuove ; ma , con divertì 
preterii , ne fono Mate tolte : ed effendo quafi re- 
frate disfatte, furono riftaurate al meglio, che fi 
potè, da D. Pietro d'Aragona Viceré , circa V an- 
no 1 66 y. 

Data quella notizia, diamo qualche cognizione 
di quel , che fi vede ne' lati di quella flrada , 
mentre che per efla fi cammina fino al Poggio 
Regale. 

A delira vedefi un bei luogo murato , che fer- 
ve per orti di erbe comeflibili . Chiamai! quello 
il Guaito; ed ha quello nome fin dall' anno 1251. 
e T ebbe in quel tempo così : Corrado Svevo , fi- 
gliuolo di Federico Imperadore, primogenito del- 
la crudeltà , avendo attediato (Irettamente Napo- 
li, devaflò quello luogo , che per ettere giardi- 
no , e bofchetto chiufo con mura d' intorno , do- 
ve fi conlervavano diverli animali , era la delizia 
della caccia , e de i Re , e de' Napoletani , e 
tanfo piti flando poco lontano dalia Città . 

Ettendofi poi refa a patti la noftra Città « fe- 
ce diroccare l'antiche, e forti muraglie, eh' erari 
fatte a quadroni di pietre ; né quello al crudele 
ballò : ordinò a' fuoi Saraceni , de' quali s' era fer- 
vito nelf imprefa , che ave/fero ammazzati tutti 
quei Cittadini , che lì filmavano atti all'armi. 

T om.IV. Q Quei 



trni 



2 1 Delle Nottate di Napoli . 

Quei Barbari, moflì a compaffione , in vece d' e(e~ 

guirlo , ne falvarono molti e molti.) 

I Napoletaai poi ufcendo fuor delle mura , e 
vedendo queftq luogo sì bello , defolato dalla bar- 
barie Tedefca , e Saracena , lo chiamarono il 
Giardino guado; e cosi fin* ora queftq nome ri, 
tiene, chiamandoli il Guado . 

Fu conceduto poi quefto luogo a Carlo Sten- 
dardo , nobile, e prode Cavaliere: quefti i! rife- 
ce, vi fabbricò un calino , e V arricchì di pe- 
schiere , e di fontane . Per la morte di Carlo paf- 
sò a Matteo fuo fratello , e da Matteo a Marino 
fuo figliuolo) .Ma per efìfere flato que fti convin- 
to di fellonia, ricade quefto luogo al Fifco , il 
quale l'atTegnò, e vendè a diverfe perfqne . Era 
egli di quaranta moggi , inclufa quella parte , 
dove oe.n fi vede la nuova ftrada , che venne al- 
zata dal terreno „ che li cavò dal fqffo della mu- 
raglia , e qui fu buttato. Il cafino, per varj ac- 
cidenti andò a male. Le fontane fon perdute , 
perchè l'acqua è fiata tolta dalle cafe vicine , 
Or, come fi diffe , non fervono, che per orti , 
e ftanno in molto prezzo, 

A finiftra fi vedono molte cafe edificate , do- 
po che fu fatta la nuoya ftrad^ , e fi dicono cafe 
nuove ; vi fi vedono molti vichi, ch'entrano nel 
quartiere dell'Incarnati; e nel borgo di S. An- 
tonio . 

Nel fine di dette cafe vi è un luogo detto , i 
Zingari , perchè fu affegna, to per .abitazione a qv?e° 
Ita razza di gente , per farli abitar fuori della 
Città: e quarant' acmi fono , ve n'abitavano più 
di cento famiglie; che aveanq il di loro capo, e 

que- 



domata Ottava. ari 

quella chiamato veniva, Capitanio . 

Si arriva al quadrivio , e l'ampio ftradone , 
che l'attraverfa, chiamato viene , V Arenacela : 
per quefto tutte l'acque delie piogge , eh? cala- 
no dalle montagne convicine, principiando da An- 
rignano , per la parte, che guarda Q iente , fen 
vanno al mare ; e moire volte l'acqua è ella ar- 
rivata tli' altezza d'otto palmi , Q^ie.lo fin nell* 
anno 1615. fu il campo de' fatfajali , arrivando 
ai numero di due mila . Sfidando un quartiere 
l'altro, né potendoiì rimediare in; altro. , in un 
mattino prelero. nelle proprie cale da trenta, capi 
faifa/oli, e l'inviarono di fatto in Galea , e così 
fi tolfe quefta fcandilofa briga : mi fi diceva da 
vecchi , che ve n' erano cosi bravi nel tirar di 
fionda , che dovefegnavano con l'occhio , ivi col- 
pivano , 

In quejlo ampio ftradone nel lj6i. la no/Ira Cit- 
tà fece eriggevvì un bel Ponte , acciò, fi avejfe po- 
tuto comodamente paff~re in tempo che le acque , 
che calavano dalle vicine collina facean piena per 
andar al Mare , e la nobile Jlrada di Poggio Re- 
gale , per cui Jf va a pia Provincie del Regno 
veniva interrotta , in tal tempo da quejla gran 
piena, [avente di gran pericolo a* Paffeqgieri . 

Tirando più avanti , fi vedono , a deftra , le 
noftre ferti{irlì,me paludi, che, coltivate , danno 
ogni forte d'erba, che può fervire al cibo uma- 
no, in tutto l'anno , e lono. di ogni perfezione. 

Erano prima quelli luoghi incolti, e felvaggi, 
e, per efìfer paludi, erano abbondantiffimi di cac- 
cia , e particolarmente di quei volatili , che go->. 
dono dell' acqua . 

O2 II 



212 Delle Notizie di Napoli. 

Il provvido Re Alfonfo I. vedendo , che dal- 
la quantità dell' acque paludofi fi generava una 
pefììma aria , e particolarmente nell ! eftate , le fe- 
ce afciugare , facendo fare , da parte in parte , 
molti canali , dove foflero potute calar le dette 
acque , per andarfene al fiume , e con quefto fi 
refero atte alla coltura. 

Dalla parte finiftra vedefi , dopo qualche orto, 
e giardino, l'ameno colle, dette di Leutrecco , 
dal volgo però , lo Trecco ; del quale fé ne da* 
rà notizia nel ritorno, che fi farà dal Poggio Re- 
gale . 

Per quefta ftrada vi fi vedono hellilTìme fonta- 
ne , e nel mezzo, e ne' lati . Ma poco prima cT 
arrivare al Poggio, a deftra vedefi una Cappeller- 
ia intitolata S. Maria degli Orti , e fu eretta in 
tempo , che le dette paludi furono eficcate , e la 
maggior parte di quefte fono della Menfa Arci- 
vefeovile . 

Da quella parte fi va ad un luogo detto , i! 
Cuindazzello, dal volgo detto, lo Jannazzielio , 
che prende quefto nome da un Cavaliere che il fece, 
di Caia Guindazzo , nobile del Seggio di Capua- 
na . Quivi era un famofo giardino , che nelle 
delizie ceder non fapeva al Poggio Regale ; ed 
cfìendo ragazzo , mi ricordo bene quefto luogo in 
gran parte intiero , con molte fontane , che con 
quantità d'acque , fcherzavano , ed un giardino 
srancie d' aranci , e ftava ben coltivato . 

Eflendo quefto luogo paflato alla Cafa Tocco, de' 
Signori Principi dell' Acaja, non iftimando forfè 
1' aria confacente ad una perfetta delizia , 1' han 
ridotto ad utile, convertendo i giardini in orti 

di 



Giornata Ottavs li 3 

di verdure , e coftretre 1' acque non a fcherzare , 
ma a fatigare , col mover di continuo più muli- 
ni , in modo che fé ne ricavano più di mille 
feudi in ogni anno . 

D. Giulèppe Tocco, che ne fu porTeflfore , con 
la fpefa di più migliaja di feudi , vi fé una car- 
tiera .♦ ma non riufeì per la poca pratica degl' 
Ingegnieri . Oggi vi fi vedono alcuni aJberi d' 
aranci, ed uno edificio bene inzuccato , e bene 
dipinto, con figure picciole, ma in molte parti 
guado , dove fgorga un' abbondantiflimo capo d* 
acqua . 

Arrivati al Poggio Regale , è ben dar notizi* 
<ì?\ luogo , e con quefto dell' acqua noftra . 

Dalle falde del monte di Somma , dalla parte 
di mezzo giorno , fei miglia dittante dal detto 
monte, fgorga un fonte; e camminando 1' acqui 
p^r cammino coverto, fi porta in un luogo det- 
to, la Bolla, che fia in una poffefltone de' Mo- 
naci Benedettini, detta la Preziofa - y e di cefi Bol- 
la , come vogliono alcuni de* jnoftri Scrittori a 
bv.llìendo, perchè , col gorgogliare , par che bol- 
la. Arrivata a quello luogo, batte in una pietr» 
angolare, e fi divide in due parti, una efee feo- 
verta , e forma il fiume Sebeto, del quale parle- 
remo nell' ultima giornata . L' altra parte entra 
nell'aquedotti , e viene nella Città , formando 
vaghiffime fontane, ed empiendo , per commodi- 
tà de' Cittadini, quafi tutt' i pozzi della Città , 
che noi chiamiamo formali . Queft' acqua vien 
chiamata la vecchia , a differenza della nuova , 
che dicemmo < Vogliono alcuni de' noftri Scritto- 
ri , che fia antichiffima , devefì credere però non ef- 

O 5 ier f 



2,14 Delle Notizie dì Napoli 

fere cosi , poiché 1' aquedotti non hanno ftruttu* 
ra antica -, come quelli , per 1 la quale veniva 1' 
acqua da Serino* come diremo appreflò nell' of- 
fervare le veftigià di quelli *. Or queft' acqua , do- 
po di cinque miglia di cammino, arriva a pof- 
fare per quefto luogo > che chiamavafi il Doglio- 
Io t a Dolio , perchè qui diramavafi per altre par- 
ti , e vi era una Cappella > che intitolava!] S* 
Maria del Dogliolo , e vi fi faceva una folenne 
fefta da Napoletani nel giorno di Pafqua , come 
ho ricavato da un Procedo rei Si C. tra' Credi- 
tori di Stendardo, ed il Regio Fifco é Era que- 
llo luogo come (elvag.yò , e paludofo , che arri- 
vava fino al mare, ricco di Caccia-gione. Alfrfì* 
fo II. che della caccia molto fi dilettava , qui 
volle edificare un cafino di delizie* e fu la fecon- 
da caia , eh' egli fece imperfetta * come nell' ante- 
cedente Giornata ti difife , e'1 volle fabbricare al- 
la Regale ; che però fece venir da Firenze Giu- 
lian da IWajano , Architetto in quei tempi di 
gran grido ed efperienza , e col difegno , model- 
lo, ed aflìftenza di quefto * fu fabbricato: e ben* 
che i Signori Foraftieri poftano oflervare T archi- 
tettura , con tutto ciò voglio defcriverla , come 
da me fu offervata quarantacinque anni fono, non 
effendo oggi quel di prima , per le tante feiagu- 
re accadute nella noftra Città , e per la poca cu- 
ra de' cuftodi i . 

Circa gli anni 1483. tu quefto edificato * do- 
pò che Aifonfo tornò in Napoli * avendo lafciata 
libera la Città d' Otranto da Turchi , che più di 
tredici mefi f avean dominata . La bruttura è 
quella: Sono quattro torri bene intefejógni una 

delle 



Giornata Ottava 215 

delle ^uali ha le fue comode abitazioni , per 
ricreazioni , e Ja Tua fcala ; qiiefre communicano 
]' una con l'altra * per ampie gallerie fui piano 
delle volte, appoggiate fopra colonne di marmo, 
che hanno le loro bafi nel cortile * che da due 
lati ha fette archi j e da due altri tre , che lo 
circondano : tutto lo fcovèrto di mezzo è una 
pifcina con varj fcalini j per chi voleva j)iù o 
meno bagnàrfi ; ed io in tempo del Duca di Me- 
dina , l ho veduta piena d'acqua i e molto deli- 
ziofa fi rendeva. Ave quattro pòrte, avendo ogni 
facciata la fua . La fece* e di fuori e di dentro» 
dipingere da Pietro, e l'olito del Donzello, fra- 
telli' e nella dipintura fece efpri mere la Congiu- 
ra de' Baroni contra del Re Ferdinando fuo pa- 
dre. Quelle di fuori fono di già Mate dal tempo 
divorate, quelle, che (lavano nelle torri , e nelle 
fìanze fuperiori , a cagion che le danze fono fia- 
te rifatte j fono Mate tolte via , ed imbiancate k 
Kellé ftanze inferiori , che Manno al piano del 
cortile , ve ne fono rimarle alcune degne d'efferé 
òflervate , perchè vi fi riconofeono molti ritrat- 
ti, ed anco il modo d' armare , e, le divife di 
|Uei tempi. Fra le volte degli archi^, e su le 
porte delle fcale vi eran molti tondi ornati di 
alcuni fettoni , è, dentro, molti ritratti , di mez- 
zo rilievo, degli Eroi della Cafa d' Aragona, di 
creta cotta invetriata , opera di Luca della dub- 
bia , eccellente fcultor Fiorentino , che inventò 
queflo modo di così fare , e da tutti gì* inten- 
denti venivano molto (limate , fono (lati così ro- 
vinati a colpi di fchioppo, che a pena Vi fi ve- 
dono i fep.hi . 

Ò 4 Qua 



HI 



ZI 6. Delle Notizie di "Napoli 

Qua da dentro della Città furono t rapportate 
molte antiche ftatue di marmo , e particolarmen- 
te alcune , che dal credulo volgo venivano (lima- 
te fuperfiizio'e , e particolarmente queile , che 
adornavano f antica Porta Nolana , che il volgo 
ignorante credeva fatte p<*r incanto da Virgilio , 
per dare augurio di profpero , e d' infelice fine 
ne' negozj, che nella Città fi venivano a latta- 
re, come fcrive il femplice e buono noftro Gio- 
vanni Villani . Ma poi da quefto luogo fono fia- 
te trafportate altrove , 

Per la porta poi , che (la nel mezzo degli ar- 
chi , o delle volte , dalla cleftra quando s' entra 
nel già detto cortile , s 1 entra ne' Giardini , he* 
quali oggi non vi fi vede negli alberi d' aranci , 
fé non quel che li dà la natura ; perchè f arte ha 
ialciato di coltivarli , e di mantenerli , in quel 
beli' ordine di prima . Vi fono abbondantiflimè 
fontane; ma tramandano acqua alla buona: e tut- 
te quefte fono fiate rifatte dal Conte di Bene- 
vento . I giochi d' acque , che vi erano , e che 
davano fiupori , ( perchè tanto nel cortile , quan- 
to ne 1 giardini , non vi era luogo , dove chi vi 
entrava poteva fiar ficuro di non effe re , nell'im- 
provifo , bagnato ) tutti fono andati via ; eflendo 
fiati, dalla indifereta avidità d' alcuni, tolti i con- 
dotti di piombo , che ftavano fotterra . 

In detti giardini vi è una loggia foftenuta da 
nove colonne di marmo , con alcune ftanze , e 
coli' officine , ne'lati, necefiarie , come di cucine, 
di difpenfa , ed altro. Avanti di quefta loggia ve- 
deri una pelchiera , che occupa quafi due moggi 
di terra , circondata da fei gran fontane , quali , 

colla 



Giornata Ottava 2,17 

colla fletta pefchiera, danno diflipate. 

E (Tendo io ragazzo , in tempo del Duca di 
Medina de las Torres Viceré , la vidi piena cT 
acque , e vi fi fé una belliffima peTca , avendovi 
pofti i pelei , ivi portati vivi dal mare in certi 
tini, e botti piene d'acque marine . E veramen- 
te fu vi/la molto dilettofa , perchè fembrava un 
picciolo mare , è vi erano dieci vaghiflime , e 
bene adornate barchette. 

Alle (palle di detto Cafmo vedeft ì* aquedotto 
maggiore (coverto, che, nel mezzo ha come un 
tempietto di marmo ; e quello era il Pogholo 
antico, e qui li dividono per diverfe parti l'acque. 

Appiedo poi de' già detti giardini vi era il 
Bofchetto , che arrivava fino al mare , copiofo di 
cacciaggione , e riferbata folo al Re ; poi fu con- 
ceduto a diverfì, i quali 1' han ridotto in orti di 
verdure . In quello luogo di confiauo veniva a 
Riportarli Alfonfo II. ed il fuo fucceflbre , ben- 
ché poco avelTero regnato, ed in quel poco con 
grandi travagli cagionati da' Francefi . Eflendo poi 
pLiffat© il Regno al dominio del Re Cattolico , 
e da quello alla Sereniffima Cala d' Auftria ,fono 
flati i noflri Monarchi lontani dal Regno : per- 
locchò, e/Tendo iellato quello luogo per comunale 
delizia de' Napoletani , e di ogni grado , vedeli 
così mal ridetto . Evvi il difegno di quella così 
Jeliziofa cala in iflampa in un libro degli edifìcj 
più belli dell' Italia . 

Dalla parte del Cortile dellf* carozze vi fi ve- 
dono altre vefligia di ameniffime fontane . 

Ufciti da quello luogo , a delira vedefi la 
flrada regia, per la quale (ì va a tre Provincie, 

co- 



ii8 Delle Nottue di Napoli. 

come quella di Puglia , di Bari , di Leccese fi- 
no al capò di Otranto | per chi andar vi vuole 
per terra 1 , che è viaggio faticofo ; ed ancora fi 
va a molte delle rioftre Viiie,che da noi richia- 
mano Cafali i 

Girando per tornare in Napoli j prenderemo 
il camminò per la ftrada vicina di quefto l~uogo, 
che fta a. deftra $ ed a vifta della nuova, fotto del 
Monte , detto di LeutreccÒ * e corrottamente dal 
volgo j lo Tréccò . Ha quello nome j perchè ef- 
fendo venuto queftò Capitario Fr'ancéfe alla con- 
quida del Regno, ed avendo ftrettarìiente attedia- 
ta Napoli i ficuro di prenderla * non la volle mol- 
to' battere col cannone, per non guadarla , veden- 
dola così bèlla • ma avendo rotto gli aquédotti, 
l'acque fi diffiifero per la campagna , e corrotte ^ 
infettarono in maniera 1 #ia i che fi generò co<. 
ine una pefle* che amriiorbando le genti , di ft ruf- 
fe non folo tutto 1* efercito , ma a 15. d' Ago- 
fìo del 1528* lo fteflb Capitano , che flava allog- 
giato su di quefto Monte, che oggi è la calami- 
tà de' Camaleonti Teforifti : effendò che loro vien 
iato a credere , cori certe note , dà birbanti va- 
gabondi , che in quefto luogo i Capitani , ed Of- 
ficiali del già detto Efercito vi aveflero fatto na- 
fco ridere ,■ prima di morire, fotterrati ,• i loro' da- 
nari , gemme , ed argenti , e tanto piìi 1' haii 
per indubitato, quanto che vi fi è trovata, a ca- 
lo , qualche cofa . 

Vi fi vedono per quella ftrada alcuni Cafini ^ 
che fono flati de' Cacciatori Regj , come fi è ri- 
cavato da alcuni flrumenti inf tempo degli Ara*' 
gonefi , in occafione di vendita 4 

A 



Giornata Ottav*. 2I<? 

A delira di quefta via , nel piede del Monte , 
yedefi una girotte, da noi detta, de' Sportiglioni , 
eh' è lo fteflb , che dire , de' Pipiftrelli : e credo 
che abbia avuto quello nome * per la quantità di 
quelli animali , che fé ne vedevano ufeire , e fvo- 
lazzare d* ihtorìiò » Perchè quella grotte fia fiata 
fatta fin' ora non fi è potuto fapere . E'iunga 
quefta più d'un miglio e mezzo, ed , a dirittu- 
ra, arriva fin foprà Capo di Chino : circa la 
metà vi fon due altre braccia, Uno de' quali tira 
verio Poggio. Regale ; ugualmente è lata circa 
trenta palmi . Fu quefta deftinata per fepolcrò 
de* cadaveri infetti nell'ultima pelle di Napoli - y 
ma non fupponehdofì , che la fìragé avelie dovute* 
fuccedere così grande , nbh entrarono fnoJto in- 
dentrò a feppellirli i che però da cinquanta mila 
cadaveri in circa fu pretto ripiena 4 fino alla 
bocca; in m^do che $ non potendofi far altro $ 
per noh potervi penetrar più oltre * fu con Un 
gagliardo muro, turata la detta bócca ; 

Nell'anno i<58o. Uh certo uomo diede noti- 
zia alla Regia Camera , come in detta grotta 
flava afeòia una gran quantità di bombarde , che 
furono cieli' eferc ito di Leutrecco; fi fecero le di- 
ligenze, e vi fi calò per un buco fatto dà iinofìe 
per aver guadagno $ e fu in quello modo* 

Quello .vigliaccio , calandovi , vi avea accórri- 
modato un campanello , ci con una fecreta tor- 
della i il facea fonar da fuòri; pubblicando $ che 
(dentro la grotte fi dava il fegno dell' ore Cano- 
niche . Vi concorreva grati Popolò per ofTervar 
s'era vero; e con quello egli fmaltiva gran ro- 
ba della Ofteria : da un bello umore fu feoverto 

l'in- 



2.20 Delle Notizie di Napoli. 

l' inganno , e 1' inventore ne fu mortificato . 

Coli' affluenza del Proccurator fifcale , e di un 
Prefidente Camerale, fi camminò per più ore, e 
vi fi trovarono una quantità di mangiatoie di le- 
gname , nelle quali ascora v'era, paglia , che , 
toccata, tornava polvere; dallo che fi argomen- 
ta, che fofie fervita per gli cavalli di Lcutrecco, 
ed altri . Nel luogo , dove dicevafi di ftare le 
bombarde, che flava nel braccio, che tirava ver- 
fo Poggio Regale , vi fi trovarono gran fa (fi dal 
monte caduti , che , par tagliarli , vi voleva qual- 
che tempo , e fpefa ■ e così , per non farla , non 
vi fi fece altro. 

Effendo fiati fepolti in quella grotte tanti ca- 
daveri battezzati, la pietà de' Napoletani pensò, 
per fuffragio dell' anime , di fabbricarvi fopra una 
Chiefa. Un buon Sacerdote, detto Gio: Leonar- 
do Spavo , con altri Gentiluomini cominciarono 
a queftuare , e raccolte molte limofine , vi fab- 
bricarono sì bella Chiefa . Vi concorfe ancora il 
divotiffimo Sìpnor Conte di Pignoranda, Viceré, 
con Iarghiffime (ovvenzioni ; ed oltre aver contri- 
buito alla fabbrica, fece fare, a fue fpefc , i Ca- 
lici, e tutti gli Apparati , che vi bilognavano , 
ed anco i quadri ...Quel di mezzo , dove fìa efpref- 
fa la Vergine, che cerca di rattenere , co' prieghi, 
i fulmini nella mano del fuo Figliuolo sdegnato, 
è opera di Andrea Vaccaro • i quadri, che ftan- 
no ne' Cappelloni , fon opera di Luca Giordani, 
fatti , con iftupore dello fieffo Sig. Viceré in due 
foli giorni . Viene quella Chiefa intitolata , S. 
Maria del Pianto, ed ha una veduta avanti dell' 
Atrio, forfè la più bella , che poffa immaginarfi: 

poi- 



Giornata Ottava* 221 

pojchè , oltre della Città , vede (otta, ài fé tutte 
le Paludi, che, per la diverfità dell'erbe , vedonli 
formare un'arazzo, vi fi vede ancora tutto il cam- 
mino , che fa il noftro Sebeto , e quanti mulini 
anima . Se queft' aria forfè di tutta perfezione , 
non vi farebbe ftanza di maggior delizia . 

Di continuo in quefta Chiefa vi fon tre mef- 
fc in ogni giorno, fenza l'altre votive , che ve 
©e vengono molte : 

Tutto quefto monte è attinente alla Villa di 
S. Pietro a Paterno , che noi chiamiam Cafale . 
Da quefta ftrada dopo de' varj giardini che vi fi 
vedono , vaffi allo ftradone dell' Arenacela già 
detta, e girando fu a deftra , vedefi a finiftra il 
Borgo di S. Antonio dalla parte dell' Incarnati : 
e veramente apparifee deliziofo , per le dritte e 
lunghe ftrade che vi fi vedono compartite da dU 
verlì vichi , tutti fpalleggiati da commode abita» 
zioni, ed ogni cafa ha il fuo giardinetto. Nel 
primo vico vedefi una gran parte della cafa de- 
gl'Incarnati, padroni di quefto luogo. 

Nel mezzo della feconda ftrada vedefi una 
Chiefa co» un Convento di Frati Agoftiniani 
detti i Coloriti . 

Quefta Chiefa fu fondata da' Complatearj^ colle 
loro limofine , fotto il titolo di S. Maria della 
Fede. Neil' anno 1045. effendo venuti in Na- 
poli alcuni fratri di Bafilicata , e Calabria citra, 
Agoftiniani Riformati della Congregazione di 
S. Maria di Colorito di Morano nella Provincia 
di Calabria , dove ebbe il principio quefta Con- 
gregazione, che però coloriti fi dicono, a quefti 
tu conceduta • che ia brieve colle limoline de' 

Com- 






*L1% Delle Nottate di Napoli 

Complatearj , vi fabbricarono una nobile ed am* 
pia Chiefa con un comodo Convento . Vertono 
quefti Frati un' abito negro , portan d' intorno 
Mantello corto , e Cappuccio aguzzo . * Qucfta 
Religione fu dal defunto Pontefice Benedetto XIV. 
col confenfo così del Re c|elle due Sicilie , come 
del P. Generale degli Agoftimani fupprefla; e in 
detto luogo vi fono al prefente Donne vaganti 
per la Città £ì Napoli al numero di I2Q. così 
pericolanti , come in iftatoj di poter pericolare , 
e vien governato da Governatori prò tempore del 
regale albergo . 

*Al preferite i Signori Governatori del Regal 
^Albergo han penfato di ritirare quefle L>onne nella 
gran fabrica delV %Albergo medefimo per governar- 
le più da 'vicina / e la fa b rie a di quejlo Moni/le» 
ro addetta a varj ufi pubblici. 

Nel fine di quefto gran ftradone s' entra nella 
fìrada Regia , che anco dicefi di fopra S. Antuo- 
iio ; e qui vedefi una antica Chiefa dedicata a* 
SS. Gio: e Paolo . Fu quefta, fondata con un Con- 
vento di Frati Minori Conventuali dalla Fami- 
glia Pifcicella ; poi fu de' Frati Riformati di 
S. Agoftino fino all' auno 1600. nel qual tempo 
il Cardinal' Alfonfo Gefualdo la refe Parocchia • 
e qui vi è una curiofità da notarli . Avanti di 
quefta Chiefa nella ftrada vi è una colonna : ne' 
tempi andati quando i Contadini avevano ficcità, 
lì portavano dal Vicario , e quqfti proceffional- 
mente col Clero alla detta Chiefa, e dalla parte 
deftra della detta Colonna diceva V orazione , e 
la pioggia era evidente : quando volevano impe- 
trar la ferenità , facevano lo fteflb ma dalla fi- 
ai- 



Giornata Ottava 22 s 

nìftra. Fu quella dall' Arci vefcovo Annibale di 
Capua dichiarata fuperftizione , e come tale abolita. 

Ben' è vero , che per mezzo di, quefti Santi 
Gio: e Paolo , gli antichi Criftiani impetrar fo- 
levano, o la pioggia, o la ferenità, dicendoli di 
quefti , che: habent poteflatem claudere Ccelum nu- 
bìbus , & aperire portas ejus . Il demon io però , 
come dice il noftro Engenio, va cercando di a- 
yerci la Tua parte. 

Ayefi da girare afiniftra; ma è bene dar qual- 
che notizia di quello che fta fu . A deftra e la 
ftrada Regia, per la quale valli a Roma, ad A- 
pruzzo, ed al Contado di Molife. 

Poco lungi è un luogo , che chiamali da noi 
Capo ài Chino, cioè Caput cltviì } principio del- 
la falita , e per quefto anco fi va a molti famo- 
fi Calali di Napoli , come di Caforia , dell* A- 
fragola, Secondigliano , ed altri. 

Nel principio di quefta falita vodefi una Chie- 
fa dedicata a S, Giulianp ; ebbe la fua fondazio- 
ne dalla pietà de' Napoletani nell'anno 1333. e 
vi fondarono ancora uno Spedai^ per gli poveri 
contadini. Oggi la ftrada vedefi alzata , elaChie- 
fa fta come in un foffo; è però di molta divo- 
zione . 

Prima di arrivare a quella Chiefa , a fini/tra 
vedefi come una valle), che fa ftrada a S. Maria 
de' Monti , quale è una pulita Chiefa fatta col 
mqdello , e difegno del Cavalier Cofimo Fanfaga, 
che ferve oggi per cafa di Noviziato de' noftri 
buoni Padri Pii Qperarj : e quefta fu fondata , 
nell' anno 1607. dal P. D. Carlo Caraffa fondato- 
re , come fi diffe , di quefta sì utile Congre°a- 
?ione & x-° 

^ onc# Non 



224 Delle Nottate di Napoli 

Non molto lontano dal principio di quefta ftra. 
da, vedeii un ponte gagliardamente fondato^ d' 
opera laterica antica : ioftencva quefto 1' antico 
aquedotto fatto da Romani , per far correre V 
acqua da Serino fino a Napoli , ed a Pozzuoli • 
e qui è da darne qualche notizia , per eflfer di 
curiofità • sì anco perchè nella fepuente Giornata 
ne incontreremo alcune veftigia . 

Gli antichi Romani , che avean penfieri gran- 
di , e cercavano d'immortalare i loro nomi, o 
con qualche maravigliofo edificio , o pure col fiir 
venire per aquedotti 1' acque nelle Città da par- 
ti lontane, come tanti fé ne vedono in Roma, 
e per non far che mancaffero acque dolci , e fa- 
lutevoli alle loro delizie, e di Pofilipo e di Poz- 
zuoli . dove poffedevano Ville ampie e deliziose, 
( erfendovi quelle di Lucullo , di CajomaYio , di 
Cicerone, di Giulio Cefare , di Pompeo , ed al- 
tri j ofTervarono l'acqua del fiume, che correda 
Serino alla Tripalda , luogo da noi lontano tren< 
tacinque miglia , eflfer di fomma bontà , e per 
1' altezza del fuo principio , atta ad effer portata 
in quefte noftre contrade' diedero perciò di ma- 
no agli acquedotti . 

Evvi nel territorio di Serino una pianura , nel- 
la quale vi fi accoglie una quantità grande d* 
acque , in modo che chiamato viene 1' Acquario; 
ivi formafi una pifeina, che ferve a confervarla ; 
dd quefta per un ponte , palla in una Villa det- 
ta la Contrada , da quefta s' imboccava in certi 
acquedotti incavati maravigliofamente nel monte, 
che da' paefani chiamati vengono le Grotti di 
Vergilio ; e quefto monte fi nomina la Serra del 

Mor- 



G'ornata Ottawa 2,25 

Mortellito, perchè vi foro aflfci piante di, Mir- 
to , e per quefto acquedotto fcorrea 1'- acqua fino 
alla pianura di Tiorivo; da quefto -entrava- in al- 
tri acquedotti laterici nel Territorio -di. Manto- 
rio, e poi per quello di S.Severino: poi arriva- 
to nel monte, che fta fo.pra,,ia Città cfi Sarno la 
vecchia, che dicefi la Serra di Paterno, da que- 
llo per un farlo perforato , che per lo modo dà 
motivo di rara maraviglia a chi V o (Ferva , p a f- 
fava in altri acquedotti laterici, e per quefti fi- 
no alla torre della foce del fiume , e daquefta 
per acquedotti, che fi vedono innalzati per la 
via al piano di Palma dove: erano le Stalle Re- 
pie , polcii a Somma • indi attraverfar/do arriva- 
va all' Afragola , dove s'ingorgava in un luogo 
detto-i Cantarelli , che erano certi vafi ordinati 
da luogo in luogo , che da' Greci Cantari venivano 
detti: dall', Afragola tirava per quello luogo. -• ed 
ingrottandofi gli acquedotti per lo monte, arri- 
vava fin dove è la Chiefa di S. Agnello , e da 
quefta tirava per la falda di S. Martino , e" per 
fopra la grotte che va a Pozzuoli , e^, .parlando 
per Pofilipo arrivava alli Bagnoli , e dalli Bagno- 
li a Pozzuoli, e fino alla Pil'cina di Lucullo , 
che chiamano la Mirabile; in modo che queft' 
acqua eflendo flati quefti acquedotti mifurati , fa- 
cea cinquanta miglia di cammino . 

Quefta così ftupenda macchina ftiede nafcofa 
a' Napoletani fino al tempo di D. Pietro di To- 
ledo . Si diceva sì , che Nàpoli era Mata prefa 
per l'acquedotto da Belifario ; ma non fi fapea 
qual foffe. Il virtuofo Pietro Antonio lattieri 
gran Matematico , offervando quefti avanzi di 

Tom, IV. P acque- 



22r5 Delk Notizie dì Napoli 

acquedotti* volle indagare il di loro principio, 
e l 1 ottenne, trovandone gran parte fana ed intie- 
ra. Ne diede avvifo al Viceré D. Pietro di To- 
ledo: a quefto Signore che avea animo grande, 
venne in penfiero di volerli riftaurare , per ri-» 
durre queft' acqua in Napoli • che però impofe. 
al detto Marc' Antonio il far nuove, e più efat- 
te diligenze . Quefti in efecuzione gli cammino 
tutti , tutti li mi furò , ed anche Calcolò quanti 
ve ne mancavano , e quanti avevano bifogno di 
riftaurazione : ed io quefta notizia 1' ha cavata 
dalla Relazione, ch'egli fece al Toledo, dalla 
quale credo, che l'abbia prefa il Falco. Ne 
fcriffe il Viceré al fuo Signore* ma per molti 
travagli accaduti allo fteffo Viceré , non vi fu 
rifoluz^one alcuna. Venne in penfìerò di mtfà al 
Monarca Filippo Secondo , per dar commodità 
de' mulirii alla Città - y ma ftimandofi la fpefa , 
che andar vi dovea in due milioni difendi, co- 
sì come fi ditte il Cimminello , con ifpefa affai 
minore vi portò V acqua di S. Agata . Vogliono 
poi alcuni de' noftri Storici , che queft' acqua 
avefìfe formato il fiume , che {correva per mezzo 
la Città, e tante altre cofe , che per non allun- 
garmi , tralafcio: dirò falò , che nel tempo di 
Coftantino il grande, quefto acquedotto fi crede, 
che fofle flato in piede , e nel più alto della 
Città, e che per qùefto {afferò entrati i Soldati di 
Beliiario ; in modo che, come dicono gì' Idonei, 
avevano difficoltà nel calare , Con tutto ciò io 
trovo ne' Sagri Concilj , ove fi tratta nel Nice- 
no , fotta del Titolo : Decreta Silveftri Pap* 
Primi , ex libro Pontificali D.amajì ; dove parla 

della. 



Giornata Ottava . 227 

della munificenza di Coftantino verfo la Chiefa 
di S. Reftituta , da lui in Napoli edificata , dopo 
fatta menzione della dote che l'aflegnò, e de' do- 
ni che le fece in vafi, e candelieri di argento e 
di bronzo , conchiude : fccit formam aqueduttus 
per milliaria 0B0 . Or dico io , levi era l'acque- 
dotto già detto, che poco Jungi ne flava dalla 
Chiefa di S. Reftituta , a che fare queft' altro d' 
otto miglia? confettò d'avervi fantafticato per 
un pezzo • né trovo co fa che poffa foddi sfarmi . 
O che queft' acqua in quei tempi non era ceffa- 
ta , perchè vi eran le delizie di Pozzuoli , e di 
Pofilipo • o che di queft' acqua non fé ne fotte 
fervi ta la Città , avendo la fua , che fgorgava 
dalle radici del Colle , fu del quale ftava ella fi- 
tuata , come fi ditte nel trattar del pozzo di S, 
Pietro Martire * } Coftantino , per non fare man- 
car l'acqua alla Chiefa da lui fondata, fece for- 
fè fare quefto acquedotto , e prete 1' acqua dal 
monte di Somma, che appunto otto miglia è di- 
ftante da Napoli . Ci fiamo un pò dilungati in 
quefta notizia • ma fi dee condonare alla materia 
che è curiofa . 

Or tirando giù verfo la Chiefa di S.Antonio, 
prima di arrivarvi vedefi a deftra una ftrada che 
va alla Chiefa di S. Eufebio , ©ra fervita da' Fra- 
ti Cappuccini , detti i Vecchi , Quefta ftrada an- 
ticamente detta veniva la Cupa di S. Antuono, 
ftrettiflìma , ed opaca per le frondi , che di fo- 
pra vi fi accomunavano : in modo che dava mo- 
tivo a' malfattori di mal oprare • ma effendo fia- 
ta concetta la Chiefa di S, Eufebio a' Frati Cap^ 
puccini; nell'anno 1585. la divota D. Ifafaella- 

P 2 deJlt 



-225 Delle Nottate di Napoli. 

della Cueva , moglie di D. Pietro de Giron Du- 
ca d' Ofluni , allora Viceré , per render commo- 
da, e lìcura la ftrada al povero Convento di quei 
buoni Frati , la fece ridurre nella forma che fi 
vede deliziofa e carrozzabile , come fi legge dal- 
la memoria efpreflfa in marmo nel fuo principio., 
Nel mezzo di quella ftrada vedefi a deftra una 
parte del già detto acquedotto , e quello vi è fla- 
to chi per dentro vi ha camminato fino agli ar- 
chi già detti della via di S. Maria de Monti , e 
di quelli ne fu fabbricata una parte , quando fu 
allargata la ftrada ; e fi può notare la diligenza , 
colla quale ftanno fabbricati . 

Camminando più fu per una vi-a , che fi ren- 
de ombrofa di eftate da una quantità di pioppi 
<fa una parte e l'altra , con. ordine piantati lì 
arriva alla Chiefa di S. Eufebio, volgarmente det- 
to S. Jefremo , e detto al volgo col proprio no- 
me, non fi fa chi fra . 

Quelro era un' altro adito all' antico Cimitero 
già detto di S. Gennaro, e mi ricordo, che cir- 
ca 1' anno 1*541. una gra(n pioggia , che venne 
in una villa preflb di quefta Chiefa , che era di 
un tal di Cala Biancardì , feee una apertura fu 
d una grotte. Avendolo faputo mio Padre, che 
era grande amico del Padron della Villa, s'invo- 
gliò di oftervarla' , . vi andò, e, mi menò feco ; vi 
calammo, e fi trovò , eh' era cavata nel monte, 
come quella di S, Gennaro, con i fuoi loculi nel 
muro , però non in tanta quantità come ne' pri- 
mi . Si camminò verfo la Montagnuola , da cir- 
ca ottanta pàlli • ma non fi potè pattar più avan- 
ti per una rupe caduta, che impediva il parlare: 

ù pò- 



Giornata Ottava . 229 

fi poteva camminare da trent' altri paffi dall'al- 
tra parte , che tendeva verfo la Chiefa ; né pò- 
tevafi pattare oltre , perchè ììmilmente flava ot- 
turata da terra e pietre . Fu polcia quello foffo 
fatto empire dallo fletto padrone , avendo faputo, 
che alcuni che ftanno dati in quelle vaniifime 
fperanze di Tefori , di notte vi erano entrati* 
Circa gli anni 703. da S. Eufebio Vefcovo di 
Napoli , -in quello luogo vi fu fatta fabbricare 
una picciola Chiefa, il di cui titolo alcuni dico- 
no che non fi fapeva ; effondo poi nell'anno 713. 
pattato in Cielo , fu in quella Chiefa Seppellito 
il fuo cadavere , la quale per le molte e molte 
grazie che lì degnava l' Onnipotenza Divina di 
compartire a Napoletani per interceflione di que- 
tto fuo gran fervo , fu chiamata la Chiefa di S, 
Eufebio . 

Ettendo pofcia quefla Chiefa , per effere in un 
luogo così romito, e ibi ita rio , rimarla quali io 
abbandono , benché fotto la protezione della Cit- 
tà , ntll' anno 1590. dal Cardinal Vincenzo Ca- 
ra 1F.1 noflro Arcivefcovo , colf affenfo 'de' Signori 
Eletti della Città fu conceduta a F. Lodovico di 
Fottombruno Cappuccino , compagno di F. Mat- 
teo Baisi , che fu l'autor di quell'Ordine nel!' 
anno 1525. per fondarvi pretto un Convento co- 
me fece colle limoline de' Napoletani, e con tan- 
ta Grettezza , che chi vede quelle prime celle , 
anzi le chiamerà fepolture de' morti , che flanza 
per vivi ; e quello fu il prirqo luogo ch'ebbero 
in Napoli . . -, 

Nell'anno poi 1585?. un tal Benedetto da Lec- 
ce dello flefs' Ordine con altri Frati , dandofi a 

P 3 tro- 



2^0 Delle Notizje di Napoli 

trovare il Corpo di S. Eufebio , fapendo(ì di cer- 
to , che qui foffe flato fcpolto ' y fu trovato non 
dove fi fupponeva, ma fotto di un piiaftro chiu- 
fo in una cafla di legno accerchiata di ferro, 
però fenza la tetta ; perchè quella , molti e mol- 
ti anni prima , fii trafportata nella Cattedrale , 
e chiufa ora in una mezza ftatua di argento , fi 
conferva nella Cappella del S. Teforo tra gli al- 
tri noftri Santi Protettori , de' quali uno è que- 
llo Santo. 

E cavando più fotto vi trovarono un'altra ar- 
ca , dove collocati ne flavano i Sagri Corpi de' 
Santi Vefcovi Napoletani Fortunato e Marììmo . 
IJ primo pafsò in Cielo nell'anno 343.il fecon- 
do fu chiamato alla gloria Divina , mentre che 
in efilio fé ne flava per opera degli empj Arria- 
ni , circa gli anni del Signore 362. e fopra del- 
la detta cafTa vi flava incifa , in una lamina di 
piombo la feguente nota : 

Hic ) acent Corpora Sancii Maxttni , & Fortu- 
nati Epifcoporum fub Paulo Primo 



inconfiderata 



voglio 



E per non lafciar cola 
■qui dire una mia ponderazione . 

Scrivefi nella Vita del noftro Vefcovo S. Seve- 
ro da Gio: Diacono , che fecit aliam Ecchfiam 
extra urbem , juxta SanBum Fortunatum , & no- 
mini fuo confecravit . D' altra Chiefa a quefto San- 
to dedicata , non fi vede veftigio alcuno ; ed a 
me par che fia probabile, che avendo la divo- 
zione di S. Severo di edificare una Chiefa in o- 
nore di S. Fortunato , 1* aveffe dovuta edificare 
dove ripofava il fuo Curpo : né fi trova , che 
qua da altro luogo foffe fiato trafportato : dun- 
que 



Giornata Ottava 23 1 

que fi puè credere , che quella fia fiata la, Chie- 
fa di S. Fortunato . Né fi opponga il titolo della 
Chiefa efier di S. Eufebio ; perchè vedefì la Chie- 
fa dove oggi Ita 1' Im:nagine della Sanità , effere 
fiata dedicata alla Vergine ; effendovi poi (lato 
fepolto S. Gaudiofo , di S. Gaudiofo appel loffi : 
così la Chiefa del Salvatore, perchè vi fu fepol- 
to S. Severo j Chiefa di S. Severo fin' oggi vien 
detta, e tante altre in Napoli^ e così effendovi 
fiato , dopo 430. anni fepolto il Santo Vefcovo 
tìufebio , per interceffione del quale il Signore 
Operò tanti miracoli * non è gran cofa > che il 
Vecchio titolo forfè fiato pretermetto , effendo , 
che il nuovo fempre per lo più occupa il vecchio. 
E qui vo dire un -tenero cafo accaduto: effen- 
do fiati trovati uniti i Santi Corpi di Fortuna- 
to , e di Maffimo; i Frati volevano trasferire quel 
ài Fortunanó nella nuova Gliela > e Convento lo- 
ro della Concezione: per mezzo del Nùnzio di 
quel tempo s* inviò ad ottenere licenza dal Som- 
mo Pontefice Sifio V. ed inchinando a darla » 
nella notte' feguente viabilmente 1' apparvero i 
Santi Vefcovi * e V ammonirono > che per niurì 
conto averte dovuto dar licenza di difurtir 1* offa 
di due Amici, eh* eran fiati unitamente di com- 
pagnia per lo fpnzio eli ottocento e più anni , 
perchè non volevano difunirfi i Móffo da quello 
quel gran Pontefice > e calcolando da Paolo Pri- 
mo , fi trovò giufto il tempo già detto , e cosi 
non volle conceder la licenza j ma ordinò * che 
in luogo più decente foffero collocati uniti ;e co- 
si fono Ora venerati in Una caffa di bianco mar- 
mo collocata fotto del maggior* Altare* 

P 4 Que- 






2^2 ^ Delle Noìì^te di Napoli 

Qucfto fagro luogo, .collocato in un felice or- 
rore y par che il Patriarca S. Francefco Vo°lia 
mantenerlo per modello della ritiratezza della^po- 
yertà, e della vera difciplina religiófa ,' mentre 
in quefto fino i giardinetti , ed i bofehetti Spira- 
no divozione, e fantifà . Confetto , che qualche 
volta, che mi porto a ricrearmi in un rosi quie- 
to Romitorio e religiofo, torno a cafa con qual- 
che cognizione di me fteiTo, e de! come viver fi 
può nel mondo , ma fuor dei mondo . 

* Or feguendo il cammino verfo la ftrada mae- 
ftra , fi può offervare la gran fabbrica cominciata 
per lo albergo de' Pòveri ; ma è d' uopo darne la 
notizia, in qual guifa ebbe il fuo principio ; Nel 
mèle di Gennajo dell'anno 1751. fece la Maeftà 
del' Re Carlo Borbone ( al pref ente Monarca del- 
le Spagne ) dar principio alia gran fabbrica del 
Reale Albergo Generale de' Poveri della Città, e 
Regno di Napoli , da regolarli fui modello fatto 
in Roma dall' Architetto ^Gavalier D. Ferdinando 
Fuga, fuori la Porta Nolana della Città fudetta. 
Ma perchè nel cavare alcuni fondamenti fi ritro- 
vò in pochi palmi di profondità il livello del 
Mare, fi pensò dall'Architetto iudderto fceglie- 
re un altro luogo più ficuro per una fabbrica co- 
sì magnifica. In fatti la Maeftà del Re diede or- 
dine ? che fi fceglieffe nelle altre vicinanze dei- 
la Città un luogo il più bello, il più comodo , 
el più ficuro di tutti gli altri , che alla fine do- 
po varie ricerche fu ritrovaro , ed approvato quel- 
lo ove prelentementé fi efeguifee un difegno tut- 
to divedo dal primo. 

Sta piantata quefta gran fabbrica in un vafto 

pia- 



Giornate Ottava 233 

piano, comprato dalla Maeftà del Re vicino al 
Convento di S. Maria degli Angioli , ed alla 
Chiefa di S. Antonio Abbate capace di quattro- 
mila Poveri dell'uno, e l'altro ieflb , oltre de* 
oiardini , che dietro vi dovranno eflere ; ed un 
confiderabile fpiazzo , che vi farà avanti il pro- 
spetto principale dell'Edificio. 

Confitte quefta fabbrica per la fua esenzione 
in quattro ben gran Cortili quadrati con Fonta- 
ne magnifiche in mezzo . In una facciata princi- 
pale , di cui prefentemente le ne vede buona por- 
zione , che 1' è foda , maeftofa , e di buon gufto 
comporrà d' uno ordine attico di Architettura . 
Nel mezzo di detto profpetto vi è !'• atrio della 
Chiefa , quale confitte in un Portico di tre Ar- 
chi , nel quale vi fi fale per mezzo di una fcali- 
nata con balauftrara a due braccia in mezzo , a 
cui vi viene il corpo di guardia dei Soldati, che 
ferviranno per cautela del luogo . Neil' arco di 
mezzo vi fi vede il principale ingreffo della Chie- 
fa , che fervi rà per ufo del Pubbicó, nella delira , 
e finiftra della quale vi fono due grandiofe nic- 
chie da collocarvi dentro le Statue del Protettore 
del Regno S. Gennaro , e Maria Ss. della Con- 
cezione con loro marmoree ifcrizioni al di fopra . 
Alla deftra , e finiltra di detto atrio vi fono gi' 
ingrelfì principali , ed uniti per gli Uomini , e 
Ragazzi , e per le donne, e Ragazze, quali in- 
greflì conducono immediatamente ai parlatorj , e 
dentro di due fpaziofi corridori , che per mezzo 
di fuperbe fcalinate conducono dentro V Albergo. 
Il mezzo principale della facciata , ed edificio do- 
vrà fervire per i Miniftri , che dovranno regola- 
re 



*34 Delle Notizdtie Napoli. 

re il luogo j fenza avere communicazion cori i 
Poveri. Si è dato già principio alla Chiefa com- 
pofta di cinque Navate , di cui la principale , 
che ha lateralmente mo'te Cappelle i fervila per 
il Pubblico, le altre quattro ferviranno per gli 
Poveri , che fìccome non poiTono comrnunicare 
colle due Navate delle Donne , così ancora non 
poflono comrnunicare con quella del Pubblico , 1* 
Altare in cui dovranno afcoltare il S* Sagrificior 
farà f aitare maggiore fituato nel cèntro di detta 
Chiefa , come punto riguardato da tutte cinque 
le navate . Tra i principali comodi , che vi ver* 
ranno in detta fabbrica fono le officine dove de- 
vono lavorare i Poveri tutte diftribuite , fecondo 
le diverfe profeflioni , che vi Vorranno introdur- 
re : i Dormitori comodi 5 è luminofì : eli Ofoe- 
dali, i Refettorj, e le cucine, le quali verranno 
dietro della fabbrica • tutte quefte parti principa- 
li fono d' una ftrutturà foda , gfandiofa, e fuper* 
ba é Edificio fìmile per la grandezza , e capacità 
per tutta f Europa farà difficili (fimo incontrare ; 
ciò fi giudica da quelche pfefenteiUente fi vede , 
che dimoftra la Maeftà , è bellezza dell' opera com- 
pita i la quale dovrà effere cotanto utile e vaii- 
taggiofa alla Città, e Regno tutto, e di gloria 
eterna all'invitto Regnante delle Spagne, che ha 
avuto la mira di felicitale i fiioi fudditi, e ren* 
dere gloria a Dio , con un opera di pietà sì ec* 
ceifa, e gioriofa . * 

L' idea di quejla véramente grandtoft (finta ope- 
ra la dubbiarne alla Regina Amalia un tempe 
no/ira adorabile Sovrana e fu così . 

La Maejtà dd Re Cattolico Carlo III. dVèvd 

fora* 



Giornata Ottava l%i 

jomma divozione nel fare il Prefepe , e la Regina^ 
fua Conforte, fecondando il pio genio del Re. di 
propria mano faceva le vefli a* P afiori , e veftiva- 
li .• occupata un giorno , oltre ogni credere , nelf in- 
filare le margheritine per fervir di collana alle 
Pafìore , una Dama Genovefe , cti era al fuo fer- 
vido le infegnò il modo , come farle con fommo 
faciltà, e diffe che così facevafi nella cafa dell 1 
albergo di Genova . Altro non vi volle che la 
Regina aveffe fubito al Re palefato il fuo defide- 
rio di coflruirfì in Napoli una ftmìle cafa • e S. 
M. fempre intefa al vantaggio di fuoi Popoli , 
chiamò da Roma V Architetto Paga , e cominciò a 
coftruirlo nella maniera di fopra defcritta . Nel 
principio vi fi raccolfero cento Uomini o^iq/i , t 
quali furen fituati alla meglio nelle Cafe in quel 
Jito comprate ; fubito fé ne incominciò la fabrica _/ 
e quefli cento raccolti , con incredibile ardore vi 
faticarono animati dalla favia condotta di chi h 
diriggeva . Vedefi ora avanzato a fegno che la 
facciata Maggiore e inalata ove più ove meno- 
fino a tre appartamenti prolungata per 6%< fine- 
flre * ma deve giugnere fino a cento . QuWi fono 
racebiufe moltifjìme Claffe di Perfone . Primamen- 
te turì i condannati a pena , / quali faticano nel- 
la fabrica: alcuni lavorano Cal^e , barrettini , e fi- 
mili cofe ed altri mefìieri . Secondo un numero 
^randiffimo di raga^xj , in pia di 70Ò. alcuni 
mantenuti gratis dal Re , e quefli veflono con 
cafacchino blò , e cappelletto tondo . Altri mante- 
nuti da' loro Genitori , da Perfone pie , e que- 
fli pagano carlini quindici al mefe per ciafehedu- 
no , e veftoao alla militare con uniforme blò e 

ri* 



1-^6 Delle Notizie di Napoli . 

rivolte roffe y e cappello con pennacchio ' fono ifìruiti 
principalmente »e' doveri Crìfiiani e arti , fecondo 
la propria inclinazione . Tutte le loro operazio- 
ni così re ligi of e , che Civili fi fanno in forma di 
Collegio : prima f orazione , poi la fatica y /' ufo ita 
ne ì giorni v eh* escono , e con ogni altra operazione, 
tutto fi fa collegialmente . Terzo le Donzelle ; vi fi 
trafportarono da prima quelle, che erano nel Monìfìe- 
vo dì S. Maria della Fede , e le altre , eh" erano 
al Ponte della Madalena quando , fu quivi edi- 
ficata la Regal Cavallerizza . Ora vi è un numero 
immenfo di ra^az^e parte fo/ìenute dal luogo, e par- 
te pagano , come agli uomini , e nelle fief[a ma- 
niera fono educate, e fiori f cono in quefìo luogo tut- 
te le arti di qualunque genere , e ne fono ufeìti 
degli eccellenti ^illicvi , perchè loro non fi fa vio- 
lenza ì ma ove inclinano ivi fono egregiamente ifìrut- 
ti . Effi hanno lavorate ancor delle fafee , per gli 
Cavalieri di S. Gennaro , che non invidiano quelle 
di Francia . 

S. M. Cattolica oltre alla dote che li cofìitui, 
fece legge colla quale ordinò a Notai che nel ro- 
gare i Tefìamenti avefjero ìnfìnuato a Te/latori di 
lafciare a quefìo pio luogo qualche legato . Ed in 
fatti fono frequenti i legati , che acqui/ìa , 
ejfendo cofa cbiariffìma /' util fommo , che ne ritrae 
il Rep y no : ma il Saggio Governo di effo non 
gli accetta , che quando li cojìa o che i T efìat ori 
non abbiano Parenti projjimi , o che gli abbiano 
doviz'ofi . 

Si pafla poi a vedere la Chiefa dedicata a S. 
Antonio da Vienna, da noi detto S . *Antuono de 
le fuoco , per un miracolo del Santo , che vi fi 

vede 



Giornata Ottava l^y 

vede dipinto, nel quale fta efpreflb , che caftiga 
col fuoco la bocca di un ladro , che avea rubato 
alcuni polli • e quefta Santo dà il nome a quefto 
Borgo , che prima dicevafì di S. SebafHano , co- 
me fi ditte. Stimali , che quefta Chiefa foffe fia- 
ta fondata dalla Regina Giovanna Prima , circa 
gli anni 1371. e vi fi vedono 1' armi di. detta 
Regina . Fu conceduta alli Monaci del Taù dì 
S. Antonio di Vienna, con obligo di dover man- 
tenere 1' Ofpedale de' leprofi , per non tensrli den- 
tro della Città , effendo la lepra morbo contagio- 
fo, ed anco delli fcottati. Venne in tanta vene- 
razione queflo Santo , ed in confeguenza la fua 
Chiefa , non folo a' Cittadini , ma quali a tutti 
gli abitanti di Terra di Lavoro , che vi portava- 
no grandi oblazioni, e particolarmente tutti quel- 
li animali, che nafcevano fegnati , d'ogni fpecie, 
che foffero flati» I porci però che fervir doveva- 
no pei* gli fcottati , con i loro lardi lavati , con 
licenza de' Superiori , e con tolleranza de' Citta- 
dini , fi kfciavano andare per la Città , e fuor 
diftretti ; e da' Cittadini , per divozione, veniva- 
no alimentati , finche fi foffero veduti atti al ma- 
cello , e fi guardavano come porci di S. Antoni®. 
Partiti poi i Monaci già detti, fu quefta Aba- 
dia data in Commenda, con obbligo di mantene- 
re lo fteflb Spedale. Mancò quefl' opera , ma non 
mancarono le oblazioni , e crebbero talmente i 
porci nella Città, e diftretti, che oltre i danni, 
che apportavano infoffribili , rendevano le ftrade 
quali impraticabili . Nella fteffa Città fi propaga- 
vano , perchè vi lafciavano andare gran quantità 
di Troje , « di Verri . Keftò libera Ja noflra Cit- 
ta 



-13$ Deìh Notizie di Napoli, 

ta da quefte beftie , circa l'anno^ 166$,, in tem- 
po che da Viceré governava il Regno il Cardinal 
D, Pafquale d'Aragona , e la cagione fu quefta. 

In ogni anno, a' Tedici di Dicembre, fi fauna 
folenniflìma proceflftone , nella quale vi fi porta 
il Sangue e la Tefta del noftro Santo Protettore 
Gennaro , in rendimento di grazie di averci li- 
berato dall' orrendo incendio del Vefuvio , accadu- 
to nell'anno 1631. In quefta proceflione v' in- 
tervenne l' Arcivescovo col fuo Capitolo, e Cle- 
ro, così Regolare, come Secolare, il Signor Vi- 
ceré, con il Aio Collaterale, e la Città* e nella 
ftrada maeftra della Cattedrale , mentre io porta- 
va il Sangue , ed altri miei Concanonici la Te- 
fta su le fpalle , com' è folito , un' infolentiflìmo 
animai di querìi, a tutta carriera , s' infilzò per 
naezzo delle già dette Sante Reliquie; e fé il SU 
gnor Cardinal 4' Aragona , che veniva appreflb , 
non era prefto a sfuggirlo , portava rifchio d' an- 
dare a terra : che però fu ordinato , che, fi le- 
vaficro tutti , e ne ufcirono folo dalla Città più 
migliaja poi di nuovo fi riprodujfero come prima j 
pia oggi fono totalmente e/ìinti . 

Nel giorno Natalizio del Santo non vi è Ca- 
vallo, Bue, ed altro animai da fatica, che non 
fi menino tutti adornati da' noftri in quefta 
Chiefa ; e fattoli girar più volte al d'intorno, vi 
lafciano una limofìna , e quefta giornata è di 
gran utile, Quefta funzione , ne' tempi di Carlo 
II. facevafi , come fi difTe , nella Chiefa di S. 
Eligio , dal volgo detta , S. Aloja , 

La Chiefa è gotica ; nelf Aitar maggiore vi è 
una tavola dipinta ad oglio dal noftro Col' 

An- 



Giornata Ottavs %■$$ 

Antonio di Fiore, nell'anno 1575. come ia 
detta tavola fta notato , per convalidare , che fi 
dipingeva in quefto modo in Napoli prima di quel 
tempo, nel quale dice il Va(ari, che fu inventa- 
to da Gio: da Bruggia . Nel cortile, dove è for- 
no , e macello , vi fono alcuni marmi , ed ifcrizio- 
ni antiche da confiderarfi , 

Nel 176 7. il Cardinal Sevfale noflro *4rciaef ca- 
ve *Ahate Comendatario di quejla cbiefa fece erìg- 
gervi una bella facciata . Ora quejla ricca Badia 
è fiata dichiarata di regio padronato , ed addetta? 
al gran Priorato del Regal ordine Coflantiniano , 
e le fue immenfe grande difperfe per lo Regno 
divi fé a Comendatori deli? ordine . 

Tirando avanti verfo la porta Capuana , nel 
fecondo vicolo a deftra vi fono una Chìefa , e; 
Cafa de' Padri Chierici Regolari , detti Teatini , 
o Paolini : queftì , coli' occafione d'una fruttuofa 
Miiììone , che vi fecero nell' anno 1Ó25. invo- 
gliarono gli abitanti ad averli di ftanza inquefto 
Borgo • per lo che, comprato quello luogo , vi 
aprirono la detta Chiefa , fotto il titolo di S. 
Maria dell'Avvocata. Tirando più avanti , a fi* 
niftra , vedefi una Chiefa dedicata a S. Maria di 
tutti i Santi f fu quella edificata con le limofine 
de'Complatearj , per loro commodità ■ nell' anno 
1588. fu poi refa Parocchiale dal Cardinal Ai- 
fon fo Gefualdo , 

Arrivati al fine ài quefla ftrsdì pretto porta 
Capuana , a delira vedefi una Chiefa dedicata al- 
la Madre della Vergine S. Anna,fervita da' Fra- 
Minori Conventuali ; fu quella edificata da' Na- 
•tani , e per molto tempo governata da' Jvlae- 

ftii 



24-9 Delle Notìzie di Napoli , 

flri Jaict , i quali vi faceano celebrare da cinque 
Frati Minori Conventuali del Moniftero di S.Se, 
baciano , che ora è di S. Francefco da Paola , 
come fi è detto *, dipoi fu conceduta in tutto , e 
per tutto a ì detti Frati Conventuali : il P. M. 
poi F, Gafparo Crifpo , dello fiefs' Ordine , vi 
comprò molte cafe , e giardini , e fattoli cedere 
1' Oratorio da una Compagnia di laici , vi edifi- 
cò la Chiefa nella forma, che ora fi vede, ed il 
Convento* e nell'Ottobre del 1503. con Breve 
del Santo Pontefice Pio V. ottenne 1' effer Guar- 
diano perpetuo di detto Convento , che tutti .i 
Frati , che ftanzar vi doveano , foffero a fua ele- 
zione , con altre ampliflime facoltà , che in detto 
Éivoritiffimo Breve legger li pofTono . 

Quello è quel M. Gafparo Crifpo , da! quale 
ij Cardinal Mont' Alto riconofeeva tutte le fue 
fortune ■ perchè quelli lo tolfe ragazzo dalla fua 
povera vita in Man t' Alto: quelli li diede V Abi- 
to , e quelli gagliardamente lempre il foftenne ef- 
fendo Frate : ma arrivato ad effer Sommo Ponte- 
fice , col nome di Siilo Quinto, colla fua innar- 
rivabile gratitudine verfo de' fuoi benefattori , man- 
dò pretto a chiamare il Maeftro Crifpo .• ma que- 
lli trovandofi in una età. di novanta , e più an- 
ni , fi feusò , per la vecchiaja -, di non poter più 
viaggiare. Siilo reiterò la chiamata , ed egli ri- 
fpofe , che fé dalla Beatitudine fua , per 'averla 
fervita in qualche cola , poteva impetrai; qualche 
grazia, d'altro non lo fupplicava , che di falciar- 
li terminare quei pochi giorni , che l'avanzavano 
nella povera quiete del fuo- Convento . Li fu re- 
plicato , che fé ne ftaffe pure a goder delle fue 

fave, 



Giornata Ottava 241 

fave , alle quali e^li era afluefatto , che non fa- 
rebbe ftato pia importunato . 

Pafsò quefta grand' anima in Cielo , come cre- 
der ii può , e fu fepolto fotto la Cappella , che 
Ila nella parte dell' Epiftola, dedicata a S. Anna, 
che eòli conceduta avea a Bernardino Crifpo fuo 
fratello, per fé e per la fua Famiglia ; e su 
delia Sepoltura vi fta la feguente iscrizione . 
Humance Curi<e quies Bernardini Crifpi 
Neap. fuorumque htered, Sepulc. 

Vlvens ftb't morti s memor 
Pqfìtum *Anno Dom. MDLIX. 
Nel maggior Altare di quella Chiefa , ne' pic- 
diftalli delle colonne di legno s che fanno orna- 
mento ad una bella tavola , che vi fi vede , vi 
fono T armi della Famiglia Incarnao • e ftimafi , 
che uno di quefta Cafa fotte ftato uno de* fonda- 
tori, effendo ftato quefto Territorio di quefta Fa. 
miglia . Per dentro di quefto Convento paffa 1* 
acqua della Bolla , eh' entra nella Città. 

* Sono pochi anni , che quefta Chiefa fi è tut- 
ta demolita , e nello fteftb luogo fé n' è coftrut- 
ta un' altra , tutta lavorata di ftucchi bianchi , eh' 
è riufeita molto bella . Ella è di figura rotonda • 
e l'altare maggiore è fatto fui modello di quello 
della Chiefa della Sanità, con due fcalinate, e il 
Direttore è ftato il Regio Ingegniero, ed Archi- 
tetto D. Giufeppe Aftarita. * 

E giunti nella Porta di Capuana , dalla quale 
fi principiò quefta Giornata , qui fi finifee po- 
tendo tornarfene nelle loro pofate , apparecchian- 
dofi d' averne un' altra molto dilettofa nella fe- 



guente . 



Fine della Giornata Ottava • 



m 



DELLE 

NOTIZIE 

del Bello, dell'Antico, 

e del Curioso 
DELLA CITTA' 

DI NAPOLI» 

PER GLI SIGNORI FORASTIERI , 

RACCOLTE DAL CANONICO 

CARLO CELANO 

NAPOLETANO; 

Divife in Dieci Giornate , 

In ogni una delinquali fi affegnano le Strade 

per dove affi a camminare ; 

Q_U Jl R T Jt EDIZIONE 

In cui fi è aggiunto tutto ciò , eh fi è di tiuov» 

fatto in Napoli ne 1 nqftri tempi , e colla con* 

tez%a delle Regali Ville alla Città adja- 

centi , con in fine un riflretto della Vita 

del C JÌutore . 

GIORNATA NONA. 

NSJH 

N A P O L I MDCCXCII. 

A spese di SALVATORE PALERMO . 

Dal medesimo si vendono nel Corridoio del S. R. C. al 

vico nuovo a S. Biagio de' Librai , dirimpetto al 

Palazzo del fu Principe della R iccia . 

Con licenza de Superiori . 



MHi 



*45 



GIORNATA NONA* 

2vW/tf £«d/e partendo/} d y avanti il Palalo tw« 
c£/o , e tirando alla Porta di Chiaja / per qué* 
Jìa fi ufcìrà a veder la /piaggia , che dal voi* 
go Chiaja vien chiamata; e da quejla fi p af- 
ferà a vedere /' amenijjìma Mergelltna , da' pò* 
polari detta , Mergoglino , ed appreso il femprt 
dilettofo Pofilipo . 

| Er fin' ora rie' Borgi fi andò per mon- 
ti , per valli , e per pianure : è di do- 
vere , che oggi fi vada un pò per la- 
1 marina , e che fi goda della noftra di 
lettola riviera , o fpiaggia , che alla 
Napoletana chiamali Chiaja. Quello luogo comu- 
nemente da' Foraftieri , che han camminato il 
Mondo, ftimato viene il più dilettolo, ch'abbia 
l'Europa tutta . 

Dalla parte di Oriente ha una placidi flima ma- 
rina , che circondata viene , a delira , dalla rivie- 

0. 3 * 




1^6 VeWe Kotì^je di Napoli 

ra di Pofilipo , appreffo dall' Ifola di Capri , dal 
capo di Maffa, dal deliziofo Sorrento, dall'ame- 
ne montagne di Vico, e dall'antica Stabbia , det- 
ta ora Caftell' a Mare . 

Nelle fpalle ha il fertile Monte di Pofilipo , 
che principia, come fi diffe , dal CafteUo di S. 
Erafmo , o col volgo , di S. Ermo , fotfo dei 
quale fra la Chiefa , e Moniftero de' Certolìni . In 
quefto Monte, dalla parte di Oriente , par che 
Ja natura di continuo ftia con attenta fatica fiu- 
diando , per mantenerlo fempre verde , e fernprc 
in fiore: effendo che in quefto , in ogni tempo, 
e fia pure nel più orrido dell'inverno, lì vi la- 
vorano mazzetti di fiori frefehi , che noi , colla 
voce Spagnuola , chiamiamo Ramaglietti , foli ti a 
reg.ularfi in cccafione di fede di Chiefe \ che in 
Napoli ve ne fono quafi in ogni giorno . 

Le frutta , quando in ogni altro luògo fono 
agretti , qui fi hanno perfettamente mature , e 
con un fapore più d'ogni altro appetibile al gu- 
fìo . Le fragole quando ne' luoghi di Secondiglia- 
no , di Caloria, di Fratta, e di Cardito, che ne 
danno in abbondanza grande , non fono nemmeno 
fiorite, qui fi hanno perfette, e d'una grofTezza, 
ed odore , che non fi può rendere credibile , fé 
non a chi le vede . 

Nel cuore dell' inverno dà pifelli , e i fparagi 
teneri/Timi , che fi fogliono inviare come regaio , 
ed in Roma , ed in ai tre parti . 

Nel fuo piede poi ha campagne per verdure , 
che in ogni tempo danno in ecceffo , e per lo 
fapore, e per la tenerezza • non parlo poi de' giar- 
dini di cedri, di aranci, e di limoni, che quan- 
do 



Giornata Nona . 247 

do fiorifcono , che per lo più fono due volte in 
ogni anno , fan coir odore godere un terreftre 
Paradifo . 

L'aria poi è così perfetta, temperata, e falu- 
tifera , che fi dà per unico rimedio agi' infermi , 
ed a i più infiacchiti convalefcenti . 

Quefto monte ha nel feno fuo una quantità 
di deliziofi Cafìni degni di effer veduti , e nel 
fuo piede vede una popolazione così nobile , e 
numerofa , che può dire di avervi una Città, con 
abitazioni , che non hanno in che cedere alle più 
magnifiche , che fono nella noftra Città ifteffa • 
il mare, che li fta davanti, è fertilifTìmo diodo- 
rofo pefee in ogni fpecie , ed in ogni tempo : 
ma , per non trattenerci alle descrizioni generali , 
diamone notizia a minuto . 

Quefta deliziofa Giornata principierà dal Pa- 
lazzo Regale, detto il vecchio , e prendendo il 
cammino dalla ftrada , che gli fta dirimpetto , 
detta dì Chiaja , come fi diffe nell' antecedenti 
Giornate j queft' ampio ftradone vedefi ricco , da 
un lato e 1' altro , di belle , commode , e con- 
tinuate abitazioni • dalla delira fa vedere lun- 
ghi , e ben diritti vichi , per gli quaii fi fale al- 
le Mortelle . 

Quella ftrada fu aperta in tempo di D. Pietro 
di Toledo , e ridotta in quefta forma quando fu 
fatto il già detto Palazzo , ed ampliate le mura 
della Città . Nel mezzo di quefta fi pafla per 
fotto di un gran Ponte , che comunemente dice- 
fi , il Ponte di Chiaja . Fu fatto quefto nelf an- 
no 1636. governando il Regno il Conte di 
Monterey, per dare un comodo paflaggio dal 

Q 4 Mon- 



^a8 Delle fittizie di Napoli 

Monte di Echia , a quello delle Mortelle. 

Tirando avanti , a deftra , vedefi il Convento 
de' Frati della Redenzione de' Cattivi , e la Chie- 
fa di quefto vien dedicata alla Vergine e Marti- 
re S. Orfola : e qui mi conviene fare uri'apoftro- 
fé ed è , che non r i ammirino i Lettori, fé da 
me in quefte Notizie va raplicata qualche cofa , 
perchè fi fa , acciocché li avvivi la memoria del- 
le già dette cole, che concernono a quelle li di- 
cono di prefente . 

Alfonfo I. di Aragona , fedate le cofe del Re- 
gno, e godendo di una iìcura quiete , volle co- 
me Principe Criftiano renderne le grazie al fuo 
datore Iddio; che però nel luogo detto Campo 
vecchio, preffo l'Ofpedale della SS. Annunciata, 
ereffe una Chiefa: ed avendola dedicata alla Ver- 
gine, col titolo di S. Maria della Pace, la diede 
in ooverno a' Frati Spagnuoli di S. Maria della 
Mercede nell' arino 1442. Effendo poi crefciuta 
nelf opera ia detta fanta Cala , aveva di biiogno 
di «rande ampliazione; che però le fu ceduta da' 
Frati la Chiefa infieme col Convento nell' anno 
I5Ó7. ed in luogo di quefti , fu alli Frati afle- 
gnata la Chiefa di S". Maria del Monte fuor del- 
la Porta Medina, che in quel tempo dicevafi il 
Pertugio. Nell'anno poi i$6g. un fiero diluvio, 
con «ran pericolo de' Frati , rovinò una gran par- 
te della Chiefa , e del Convento , coftringendo 
quei poveri Religiofi a lafciarlo , ed in luogo di 
quefto , loro fu afiegnata una picciola Chiefetta , 
che in quefto luogo flava, dedicata a S. Oriola , 
dove , colle limofine de' Napoletani , e particolar- 
mente di D. Antonio Caraffa Principe di Stiglia- 
no , 



Giornata Nona» 24.9 

no , riedificarono la Chiefa , e fabbricarono il 
Convento nella forma , che oggi fi vede . 

Seoue a quefta Chiefa il famofo Palazzo fon- 
dato dal Principe di Stigliano, « Duca di Sabio- 
neta , della Cafa Caraffa , oggi pattato alla Cafa 
Guimana Spagnuola , per lo matrimonio fatto tra 
D. Anna Caraffa unica erede di quefta gran Ca« 
fa , con D. Filippo Ramiro Gufman Duca di 
Medina, che fu Viceré nell' anno 1637. ^ no 
all' anno 1644. Importò la dote più di un milio- 
ne, e mezzo, fuori del mobile, che afeendeva al 
valfente di fettecento mila feudi , come preffo di 
me fé ne conferva un' inventario maravi«liofo . 

o 

Baderà dire , che vi erano centoventicinque mila 
feudi di argento vecchio , ed infervibile . Ha que- 
fìo Palazzo ampiflime abitazioni , belli giardini , 
che arrivano fin fopra del monte , e diiettofe ve- 
dute . * Quefto Palazzo fi poflìede dalla Signora 
Principefia di Cellamare . * oggi emendo e/Unta 
quefìa Cafa, è paffato per fuccejjìone alla Princi- 
pejfa della Villa Caracciolo . 

Ma eccoci alla bella Porta di Chiaja . Era que- 
fta 1' antica Porta Fetruccia , che ftava nella fi ra- 
da delle Corregge , poco dittante dalla Chiefa , 
detta 5. Maria la Nova : come fi diffe , fu anco 
detta , Porta del Cartello , e qua fu pofeia tra- 
fportata nell'ultima ampliazione. 

Nel 1782. fu quefla porta demolita . Su i lati 
ov effa pojava , vi fi veggono eretti due bei Pa~ 
la^i. In quello che è a deflra di chi efee dal- 
la Città , e propriamente fotto al Palalo di Cel- 
lamare, in oggi della Signora Principerà della Vil- 
la Caracciolo vi fi raguna,una più volte la fet- 

tima- 



250 Delle Notizie di Napoli, 

umana , una brillante ^Accademia detta degli *Ami~ 
ci , ove fi godono dì foavijpmi concerti muficali , ed 
altri onefìi divertimenti . Tutti gli accademici *Ami* 
ci pagano una menjuale prefìa^ione , che ferve per 
la fpefa dell* ^Accademia j ed in certe occajìoni di 
publico giubilo ban dato de fantuojrjjìmi diverti' 
menti • la fabrica è ben formata col d'figno , e di' 
regione delV ^Architetto Gaetano Barba . 

Ufciti da quefta Potta , vi fi trovano quattro 
Chieie , quafi in un gruppo : Ja prima a deftra , 
vien dedicata alla Versine e Martire S. Catteri- 
na: e con quefta vi /è un Convento di Frati 
Francefcani del terz' Ordine , che in altro non 
differiicono nell' Abito da' Minori Conventuali , 
fé non che la mozsetta del cappuccio dalla par- 
te d'avanti in quelli è tonda , in quefti è acu- 
minata . 

Fu quefta Chiefa fondata dalla Famiglia de* 
Forti , pofcia conceduta a i fuddetti Frati , qua- 
li , colle limoline de' Napoletani , e particolar- 
mente della PrincipefTa di Stigliano , e Ducheffa 
di Sabioneta della Cafa Gonzaga > 1* ampliarono 
nella forma prefente. 

A man fìniftra , dirimpetto a quefta Chiefa , 
vcdpfi un btlliffimo Tempio intitolato S. Maria 
a Cappella Ja nuova , a differenza della Chiefa 
vecchia , che fta più in dentro nel vicolo , che 
V antecede • e la fu a fondazione 1' ebbe in quefto 
modo . 

Era Abate Commendatore di quefta ricca Aba- 
dia il Cardinal Francefco Buoncompagno Arcive- 
fcovo ùi Napoli . Nel principio del vicolo , pei* 
lo quale alla Chieia vecchia fi andava , vi erano 

alcu* 






Giornata Nona. 251 

alcune cafucce baffe , ed in un* angolo di quelle 
vi flava dipinta una Immagine , che fimiJmenrc 
ìntitolavafi S. Maria a Cappella; e quefte cafette 
erano dell' Abadia medefima . Circa gli anni 1^5. 
C compiacque il Signore Iddio di diffondere , per 
mezzo di quella Sagra Immagine, infinite grazie 
a' Napoletani ; e per quefto vi vennero abbondan- 
tiffime limoline. Quell'anima fanta del Cardinale 
volle, che quefte limoline date alla Vergine, al- 
la Vergine averterò dovuto fervi re ; e così , col 
difegno , modello, ed aflìftenza di Pietro di Ma- 
rino , fece erigere quefto sì nobil Tempio; ed in 
quefto vi fi vedeva una cupola, che ftimata veni- 
va delle belle di Napoli ; ma non effendo ftate 
fatte le fondamènta de' pilaftri , che la fofleneva» 
no , colla dovuta attenzione e diligenza , fece mo- 
tivi tali, che quafi minacciava rovina, in modo 
che fu di bifogno buttarla giù, e fàrvene un'altra. 
Benché il divoto Cardinale , che quanto di ren- 
dita aveva, dava egli a* poveri, vi averle impie- 
gato alla ftrutture di quefta Chiefa , non folo le 
limoline , ma quanto li perveniva di rendita dal!* 
Abadia ; rirnafe dopo la fua morte in qualche 
parte rozza da dentro: nell'anno 1651. fu in tut- 
to perfezionata, ed abbellita, e rifatta la cupola 
dal Conte di Ognatte , col danaro dell' ifteffa Aba- 
dia , che in quel tempo fb.va fequeftrato , per 
alcune differenze , che pattavano i Signori Reoj 
col Cardinale Antonio Barberino, ch'era a que- 
fta Abadia fucceduto , per la morte del Cardinal 
Buoncompagno . 

Dentro di quefta Chiefa T Altare maggiore , 
dove fi conferva la fagra Immagine , è tutto di 



2 3 2 Delle Notìzie di Napoli 

vaghi Almi marcii bianchi e colorati , con due 
vaghe ftatue , che ftan fituate fu le porte laterali 
del detto Altare^ per le quali fi entra nel Coro, 
ràpprefentando una S. Giovanni , 1' altra S. Bene- 
detto , c fono opera di un' allievo del Cavalier 
Fan fa o a . 

^ NeMuolo avanti di detto Altare vi è una la- 
pida di marmo , che cuopre il venerabile corpo 
del Cardinal Francefco Buoncompagno , che paisò 
in Cielo, come fi dee (limare, a' 9. di Dicembre 
dell'anno 1645. e lafciò, che il fuo cadavere in 
quella Chiefa fotte fepellito , Quefto buono Arci- 
velcòvoViftituì una Compagnia , o Confratanza 
di Laici , che s' impiegano in diverfe opere di 
mifericordia , e chi vi fra aferitto , può effere 
feppellito nelle fepolture di quefta Chiefa . * Ve- 
defi quefta tutta dipinta , a frefeo da Paolo de 
Matthaeis, di cui è ancora il quadro dell' Altare , 
co' laterali . 

A lato di quefta Chiefa vedefì principiato un 
nuovo e magnifico Palazzo dal Sig. Dnca di Ca- 
labritto, ed aperta una nuova ftrada , che va a 
dirittura alla (piaggia . Era quefto luogo una pa- 
lude dell' Abadia, ed è flato conceduto ad annuo 
cenfo al detto Sig. Duca . * 

Per la porta larerale ad detto Tempio, quan- 
do non fi vuole andare per la ftrada pubblica, fi 
va alla Chiefa di S. Maria a Cappella l'antica : 
e qui è da faperfi , che ouefto Iuo«o prima era 
un Tempio dedicato a Serapide, o ad Apis, per- 
chè Serapides altro non vuol dire , che fepolcro 
d'Apis, fé in greco, [eros , vuol dir fepolcro , 
ed apis quel Dio , che era dagli Et>izj venerato 

co- 



Giornata Nona • 2, 53 

come loro prìncipal tutelare: e quefta venerazio- 
ne non folo gli fu data da quefta nazione , ma 
anco da' Greci, ed in confeguenza da' Napoletani 
oentili, che da' Greci traevano l'origine , e de' 
Greci imitavano i coturni . Quefti come nume 
l'adorarono, e gli coftituirono,come era loro fo- 
lito, in quefto luogo il tempio, che era un' an- 
tro fuori della Città , ricavato in un' monte ; ed 
i facrificj , che gli facevano , eran di fumo d' in- 
cenfo , e di altri aromi. 

Di quefto tempio ve ne fono rimafte le reli- 
quie , e fono l'adito fecreto al detto tempio, che 
fta nell'entrare', a man deftra della Chiefa , lato 
quattro palmi , alto quanto puoi' effere V altezza 
di un'uomo per lungo, che fia , e profondo pal- 
mi cento , e va a terminare dietro del giardino 
della Chiefa già detta, dove fi vede un'incavatu- 
ra nel monte a forma d' una gran nicchia ; e cre- 
do bene , che fofle fiata la parte deretana del det- 
to tempio. Si vede in parte dal tempo rofa , e 
deturpata • e fi argomenta , che 1' antro fofie fia- 
to ben grande dalla tagliatura delle pietre , che 
fi vedono avanti di detta nicchia . Oggi 
luogo viene affittato a molta gente , che 
fpaghi . 

Si può veder la Chiefa , che mantiene 
dell' antico ; perchè eiTendo Abadia , e fervita da 
Monaci , poco fi è curato di riftaurarla , o mo- 
dernarla • ed il bello , che in eiTa fi vede , f u fat- 
to in tempo d' un Abate Napoletano nobile del- 
la cafa di Gennaro . Didove quefta Chiefa abbia 
prefo il nome di Cappella , non fi sa , effendo 
antichiffima « Il noftr o Falco , che fcrifie delle co- 
le 



quefto 
filano 



m 



olto 



2, $4 Delle Notiate ai Napoh 

fé della noftra Città , dice , che Cappella è Io 
fletto, che Prefepe , ed in quell'antro vi lì ado- 
rava Apis , fotto la forma di un bue ^ e che pe- 
rò fé gli erigevano i tempj in forma di Cappel- 
la , e Prfeie. Effendo poi ftata introdotta dal 
Principe deg<i Apposoli S. Pietro la Religione 
£rifìiana in Napoli , e pofcia dal grande Impera- 
tor Coftantino la libertà di poterla pubblicamen- 
te proidfare , vollero dedicare quello luogo , do- 
ve lì venerava un falfo Sole the fotto le forme 
d' Apis adorato veniva , alla Madre del vero 
Sole Gesù * e però P intitolarono S. Maria a Cap- 
pella . Altri voglionu ,che prenda il nome da una 
Cappella , che qui fu edificata da noftri primi 
Criftiani in onore della Madre di Dio , per abo- 
lire le memorie del già detto Tempio ; ila che fi 
"voglia di quello . 

La Chiefa è antichiffima , fu prima officiata 
da' Monaci Bafiliani , poi da Benedettini Caffinen- 
fì , appreffo da' Benedettini bianchi di Monte Oli- 
veto , e per ultimo dall' Abate Commendatore fu 
V amminiftrazione di quefta Chiefa conceduta a i 
Canonici Regolari di S. Salvatore di Bologna , 
ma al prefente la fervono i Napoletani . 

Neil' Altare maggiore di quefta vi fi vedono 
tre belliflìme ftatue tonde; quella di mezzo della 
Vergine, col fuo Bambino Gesù in braccio, che 
moftrà di guardare S. Gio: Battifìa , eh' è 1' altra, 
che Ma a delira; dalla finiftra vi fi vede S. Be- 
nedetto, che fta in atto di venerar la Madre di 
Dio : opere degne di offervazione , e delle più. 
belle , che fiano ufeite dal nofìro Girolamo San- 
tacroce : e quefte vi furono collocate in tempo , 

eh' 



Giornata Nona. ,^t 

ch'era Abate Fabrizio di Gennaro , che pafso a 
miglior vita nell' anno 1541. e fu fepolto fot- 
to ìa predella del detto Altare . 

Il Chioftro credefi antico , perchè fi vede in 
pili parti rifarcito alla buona . 

Sono circa quattro anni da che tolti i Canonici 
Regolari del Salvatore da quefio luogo fu addet~ 
to colle fufe rendite alle fcuole normali , che al pre- 
[ente profittevolmente vi fi ejercitano y e la Cbie* 
[a conceduta alla comunità de' Ripofiieri , che de» 
coro] amente la mantengono. 

Vifta quefta Chiefa , fi può calare dalla parte 
fìniftra, alla ftrada Platamonica,o ad Chiatamo- 
ne , e nel fine di quefta ftrada , eflendo io ragaz- 
zo di pochi anni , mi ricordo , che fi sfondò la 
via, e fotto vi era una belliflima grotta a volta, 
dove, per certi aditi , vi entrava V acqua marina, 
e comunemente fi ftimò dagli antiquarj effere fia- 
ta una delle grotte platamoniche ; ma fu prefto 
otturata, perchè aperta, impediva la ftrada. 

Arrivati nella via maeftra , a fìniftra vedefi 
una belliflima Chiefa dedicata a S, Maria della 
Vittoria , fervita da' Chierici Regolari-Teatini , i 
quali vi hanno una deliziofiflìma cafa fondata fili- 
la riva del mare. 

Poco lungi da quefta Chiefa , fotto del Novi- 
ziato de* Padri Gemiti , nell'anno 1572. fu eret- 
ta una pieciola Chiefa dedicata a S. Maria della 
Vittoria , in memoria della Vittoria ottenuta da' 
Criftiani contro del Turco a' 2. di Ottobre 1571. 
quefta poi fu conceduta a' Frati Carmelitani , i 
quali vi fabbricarono un picciolo Convento .• ma 
poi , effendofene partiti i Frati , andò in potere 

de* 



2<$6 Delle Notizia di Napoli . 

de' Padri Teatini, che l'abolirono , per fa> la lo- 
ro nuova Chiefa . Nell'anno pofcia i<5z8. D. Gio- 
vanna d' Aufiria Principeffa di Bufera , figliuola 
di quej D. Gio: d' Aufiria , figliuolo dell' Xmpe- 
rador Carlo V. che fu generale dell' armata del- 
la S. Lega contro del Turco , eiTendo rimafla ve- 
dova, fi portò da Sicilia a flanzare in Napoli , 
ed effendo Dama molto divota , fi elette per fuo 
Padre Spirituale il Padre D. Onofrio Anfora Tea- 
tino ; e per queflo molto a' detti Padri eflendo 
affezionata , gli compartiva gran limofine • né 
contenta di quefle, voli' edificare una cafa in -quefF 
aria così perfetta per gli convalefcenti , e per quei 
Padri, che di buon'aria avean di bifogno • ed in 
effetto V efeguì : e colla Cafa 1 ? edificò la Chiefa, 
che volle foffe intitolata S. Maria della Vittoria, 
in memoria della Vittoria ottenuta da D.Giovan- 
ni fuo Padre contro dei Turco , come fi diffe . 
Fu pofcia ridotta alla perfezione , e bellezza , 
nelle quali oggi fi vede, nell'anno lóqó. da 
Margarita Aullria Branciforte Principeffa di Bufe- 
ra figliuola della detta D. Giovanna . Vedefi erer- 
ta col difegno di un' allievo del Padre Grim.ildi , 
ed è la flruttura molto bizzarra; perchè vedefi la 
Cupola eretta (opra quattro gran colonne di mar- 
mo ofeuro , molto belle; e vedefi pulitamente of- 
ficiata , come è folito di quelli buoni Padri . 

Dirimpetto a quefta Chiefa vedefi il Palazzo 
del Principe di Satriano della Cafa Ravalchiero , 
nobile Genovefe di origine , ma da gran tempo 
commmorante in Napoli , ed è il primo , che in 
quefta fpiaggia fi vede. Quello, per 1' abitazione 
magnifica, per gli orti fertili tTimi , per gli giar- 
dini , 







Kt«S7.«K 



Giornata Nona . 157 

dini , e per gli fonti , è degli ammirabili , che in 
quetto Borgo vi fono • batterà dire , che nell' an- 
no 1Ó75. eflendo venuto in Napoli per Viceré 
D. Fernando Gioacchino Faxardo , Marchefe de 
los Velez , commodamente vi abitò con tutta la 
fua famiglia, per molti giorni , lenza molto in- 
comodo del padrone. 

Tirando avanti , pattata quetta gran cafa , ve- 
defi una fi rada , che va su verio la porta , ed in 
quefta vi fi vedono altri famofittimi Palazzi , abi- 
tati da gran Famiglie . 

Camminando verfo la fpiaggia,* vedefi quetta , 
da quetto luogo fino alla Torretta, detta di Chia- 
ìa, come appretto fi dirà, tutta laftricata , nella 
fìrada maeftra , di felci quadre , come l'altre ftra- 
de della Città, è piantata , su l'orlo della detta 
ftrada laftricata, d'alberi di falce, tramezzati , da 
parte in parte , di vaghe fontane ; in modo che 
fi rende deliziofiffima per lo patteggio , particolar- 
mente Tettate. Fu ella così ornata nel lóyi. go- 
vernado il Regno da Viceré , per la «gloriofa me- 
moria del Re Carlo Secondo , il Duca di Medi- 
na Cceli , come fi legge dalla feguente ifcriziòne 
nella prima dell'accennate fontane. 

CAROLO IL REGNANTE. 



Hic , ubi pulvereo fquallebat Olympia traBu 

Nttnc hilarant fontes , fìrataque faxa viam / 
Quam , Ducis adjuta aufpiciis , opìbujque dicavit 

Medina Cceli nomine Partbenope . 

Excell. Dom. D. Ludovico de Cerda 
Medina Cogli Duce Prorege , 

Tom. IV. R CU 



258 Delle Notizie di Napoli 

Civitas Neapolis . 
<Jnno M. DC~. XCVlh &c. 



Dirimpetto al Palazzo del Reggente Ulloa J\ 
legge quejìo Di/lieo Greco in un livello d' acqua , 
efpreffo anche in latino . 

KAHTA nAAAinOAEQ2 Ano 

ZAN02 OAYMniQ AKTA 
NTNAnNTET KEPAA KATHA 

NEAnOAEa? 

%4b Jove Olimpiaco qua ditla Palepolis ora , 
Cerda , Neapoleos nunc tibi dilla nitet . 

Sua y Mae/là in quejìa /piaggia nel 3780. vì 
ereffe un amenijjimo paleggio , che ora > e più 
quando farà finito >, non invidi era la gran Tullia-* 
vìe di Francia. Nel largo dunque della Vittoria , 
poco prima deferiti» , cominciò V amenijjimo diporto 
prendendo quella parte inutile e tutta le^ofa , 
che guardava il mare , f ajjic uro dàlie ingiurie del 
mare ifìejjo con ben inteje mura , che al^andoft 
lungo la /piaggia riparano il nuovo /ito dalle ac- 
que del mare^ fervono dì pocgiuoli a P affiggi a ut i , 
e laj ciano al dì jott» bajìante Jpa^lo areno/o per 
tifo di fpander reti , a comodo della marineria .Dalla 
parte poi di Terra in lunghezza di palmi circa 2000. 
// è lo fpa^lo cbiufo con Cancelli di ferro , e fimi li 
cancelli fono così nelf in^reffo , che nel fine della. 
fìrada dalla Parte dell' avvocata , e di Poftlipo . 
Or tutto que fio recinto fi è difpojìo al diporto in 
queflo modo . Nel principio di effo vi fono due bel' 



Giornata Nona 2-50, 

lì edificj une dalla parte di mare , F altro di ter* 
ra^deftirtati ad ufo di Cafè e di altre officine , co- 
nte ancora di publici fpettacoli , e dalla via del 
mare vi fono dell' ampie flanre ad ufo di cucine , 
ed altro , che vengono ad ejfere /otto terra vigilar» 
do a chi carni na di /opta: poiccbè ne* giorni di fia- 
te concorronvi tutti i Comodi Napolitani la fera a de- 
H^iarvifì ccn laute cene ,P affati quefli edifì^f comin- 
ciano fette ampi jlradoni tre dalla parte del mare , tre 
dalla via di terra • ed uno ampvjfìmo in me^yp^il 
primo Jlradono è immediato accojlo al muro , che 
fporge al mare lungo il quale vi fono de parterri 
con tefie di fiori , ed agrumi , / quali fon fiancheggiate 
da altro confimi li firadone , e interrotti con rego- 
lar' diflan^a da alcune vie che danno la communi- 
cativa per me^X? de > parterri agli Jlradoni mede/imi : 
ciafcun degli Jlradoni def crini è largo col parter- 
ra circa palmi lo. Siegue alla Jleffa linea altro 
ampio flradonc fiancheggiato , alle due fue fponde 
da alberi i quali fui le cime incontrando/i fcambìe- ' 
volmente co loro Rami , formano ìn lungo un grotto- 
rie , che cuopre la terrea (ìrada , e ne* lati forma- 
no tanti archi affai vaghi alla vifla , lungo ciafcun 
arco palmi 16 circa, e S. M. per tenderla pik va- 
gala fatto piantarvi delle viti , chi rendon pihom- 
brofa la grotte , e accrefcon vagherà le uve nel me fé 
di Ottobre . La flrada proftegue per archi %6. oltre 
di altri fei tre nel principio, e tre nel fine dell 
arcata , o fia grottone che non han compagni dal- 
la parte oppofla :in fine di quejli un ampio largo * vi 
è fituata nel centro una vaga fontana che forma 
una gran Conca centinata in me^o alla quale fu 
di alcuni /cogli e Rupi , v era la fiat uà di Par» 

R z te* 



ZÒO Delh Notiate di Napoli, 

tenope, col noflro Sebbeto , e varii amorini , che 
verfavano acque in molte guife , fatte già di /iucca 
che tutte venir doveano di marmo. In egual modo 
fon difpojte le altre jìrade dalla parte di terra , 
veftando in me^Q ampiifjimo fu adone ; e così dalla 
fontana proftegue per un egual tratto di Jìt-ada fi* 
rio agli ultimi cancelli verfo Pojìlipo , ove fi è per 
era terminata . 

Venute però da Roma il celebre Toro Farnefe- 
S. M. pensò metterlo in quefia Fontana, ed in fat- 
ti a primo Maggio 1791. fi cominciò a fituarlo B 
Queflo celebre Gruppo , antichi ffima opera greca la* 
vorata in Rodi dagli fcultori Apollonio , e Tavori- 
fco in un jol pe^Z? di marmo • fu da intonino 
Car acallo tra/portato in Roma, ove rima fé fotter~ 
rato con tanti altri pezzj di greca f cultura ,che la 
potenza Romana avea tra/portato nel fuo recinto 
da quella Regione madre delh bilie arti . %Atempì 
di Paolo III. fu dijfotterrato dal Cardinal Far- 
nefe per ftcuarlo in faccia al fuo Palalo .* ma ri- 
ma fé fenza effetto il fuo dlfegno ; e re fio in una fian- 
ca terrena del fuo Palazzo i/lejfo , finche Ferdinando 
IV. erede dilla cafa Farnefe ha fatto qui trafpor- 
tarlo. Ei rapprefenta la favola di Dirce la quale 
effendo fiata concubina di Lieo Re di Beozia , di- 
venne indi fua moglie dopo aver ripudiata antio- 
pe: Zeto , ed Jtnfione figli di Giove, e della me* 
deftma ^Antiopa , per vendicar* V affronto materno , 
lt>Q4*Qn D'irce ad un Toro per farla perdere , come lo 
dejcrive Properzio nel Itb. 3. eteg. 1 3. 

Dalla parte di Terra di quefia Jlrada , volen- 
dofi imboccare alla flrada , che conduce alta bella 
Cb'iefa, e Convento di S. Terefa de' Carmelitani 

fiati 



domata Nona i6t 

fcal^j che da qui a poco verrà defcritta , vi è la 
'puliti ffim a CbieJJna , e Convento di S. Pafquale 
de 1 PP. tAìcanter'tni . Fu qutfìa fondata infiemc 
col Convento dal nojìro generojo Monarca Carlo Pa- 
dre del nojìro Re , e dalla Regina Amalia fua 
virtuofa conforte , in r'tngra^ amento al Santo di 
averle implorata prole mafcbile mentre la Regina , 
che prima avea Jempre partorite fonine , appena 
tocca dalla reliquie del Santo per mano di un lai- 
Co alcanterino chiamato F. Serafino del? %Affunta , 
concepì , e portori a fuo tempo il primo mafcbio 
che fu /' Infante D. Filippo , ; la Chiefa col Conven- 
to benché piccioli , fono pulitiffimi . Qui foleva ve- 
ntre il Re mede/imo colla Regina a prender le in- 
dulgenza della Por^iuncula a due di %A^oflo , co- 
fiume , che fi è continuato fempre da noflri religiofi 
Sovrani. 

Dopo di alcune cafe di mezzana riga , vedefì ii 
famofo palazzo dd Principe d' Ifchitella , della 
Cafa Freytas Pinto, di nazion Portughefe* ma il 
prefente pofleffore nacque in Napoli , ora Scrivan 
di Razione , eh' è uno de' primi officj nei Palaz- 
zo Regale . Ha quello tre porte , e dentro vi è 
una preziofa fuppellettile , che l'adorna, e parti- 
colarmente di dipinture , che io non mi diftendo 
a defcriverle a minuto, per non allungarmi . 

Fu quefla fi bella cafa fabbricata da D. Mattia 
Cafana'ta Spagnuolo, Reggente di Cancelleria , uo- 
mo di valore , integrità , e fipere. fenza pari » 
Avendo quefla grand' anima (labilità la fua cafa 
in Napoli , dove nacque il fuo fecondogenito D. 
Girolamo , che onorò in Roma la Sacra Porpora , 
qhe velli, cotante fi affezionò a quella Città, da 



l6z Delle Woù?cluc Napoli, 

lui chiamata fua cara patria , che volle divenire 
zelantiiiimo patrizio : in modo che , per volerla 
con robuftezza difendere , e mantenere nelle fue an- 
tiche prerogative , e privilegi, contra il volere 
del Conte ci* Ognatte Viceré, incontrò travagli .* 
paisò a miglior vita, e venne lag rincaro general- 
mente da' Napoletani , che Rimavano di aver per- 
duto il di loro padre , e protettore . Era quello 
sì gran Miniftro così affabile, umano , e cortefe 
nel trattare , che giammai perfonà alcuna fi partì 
da lui mal contenta j benché ottenuto non avefìe 
ciò che. desiderava. 

Morto il Primogenito D. Gio: rimalo erede 
D. Girolamo , vendè quello Palazzo , trovandoli 
incamminato nella Corte di Roma , dove effendo 
pattato per le prime cariche , che fi appoggiano 
a' Soggetti grandi , fi vide poi una delle più luci- 
de gemme , che adornarono il S. Collegio . 

Segue apprefib la cafa del Marchele Goffi , do- 
ve fi vedono molte antiche ftatue di marmo. 

Sesue il Palazzo od Principe di Trebifaccia 
della Cala Petagna , che tien d' avanti una vaga 
fontana, che con più fcherzi d' acqua rallegra i 
paffaggiefi j ed in qoeflo vi fono bellifìime dipin- 
ture antiche, e moderne. 

I vichi , che tramezzano quelle cafe , che tira- 
no verfo la montagna , fono ricchi di belle abita- 
zioni , e van quafi tutti a terminare a qualche 
Chiefa. lì primo va al Palazzo fondato da D. 
Pietro di Toledo, che era un'abitazione alla Re- 
gale, con belliffimi , ed ampj giardini ; e qui 
prima fondato avea Alfonlb Secondo di Aragona 
il fuo , per delizie * ed era quello con buoniffi- 

ma 



Giornata Nona * 26$ 

ma aria, e fenz' acqua , perchè ancora Venuta non 
era in Napoli , l'acqua nuova: anni fono quefto 
gran palazzo fu comprato dalla Regia Corte , e 
vi ha fatto !e ftalle per gli Cavalli della Caval- 
leria , che di continuo affile nella Città » 

Paffuto il Palazzo de' Signori Petagna , vedefi 
la Chiefa dedicar; a Santo Rocco : quefta nell'an- 
no 1530. fu fatta edificare dalle Monache di S. 
Sebaftiano * e vi mantenevano quattro Frati Do- 
menicani , i qUali avevano pefo di efigere il )us 
pifcandl , che li Moni fiero di quefte Suore tiene 
in quefto mare . Ora qUefti Frati non vi fono 
più , perchè quello jus affittare fi fuole a' Secolari. 

PafTata quella Chiefa * ed alcune picciole caie , 
vedefi una bella ftrada , che va a terminare , dal- 
la parte di fopra , in una ailegriffima piazza* in 
capo della quale evvi Una bizzarra Chiefa dedica- 
ta alla Madre S. Terefa • e Pi entra in quella per 
una più bizzarra fcala . Vien fervita da' Frati 
Scalzi Carmelitani $ ed è fiata coflituira per Cafa 
di approbazione , o voglianl dire ^ di Noviziato. 
Furono qUefto Convento , e Chiefa edificati * nell* 
anno 1625. coli' eredità lanciatali da Rutilio Cai- 
Ialino , Canonico Napoletano * Fu pofcia amplia- 
to il Convento, e quali fitto da capo, coli' ere- 
dità d' Ifabeìla Maffro^iudice , che lafciò i Frati 
eredi . La Chiefa y effendo angufla , col difegno 
modello > ed afììfrenza del Cavalier Fanfaga, che 
volle in quello edificio morti-are quanto avea di 
beilo nell' edificare , fu principiata circa gli anni 
1Ó50. e tirata avanti colle Hmofine di molti 
Napoletani , ed anco del Signor Conte di Ovat- 
te j ali' ora Viceré : videfi terminata nell' anno 

R 4 i66z. 



2,^4 Delle Nottole dì Napoli . 

\6b%> colTampie limofinc date loro dal divotiflì- 
mo Gafparo ai Bragamonte , Conte di Pignoran- 
da Viceré , affezionato molto all' Ordine de' 

Scalzi . 

Neil' aitar Maggiore di quefta sì bella Chiefa 
vedefi una ftatua di marmo di S. Terefa , opera 
della mano del Cavaliere; i quadri de' Cappelloni 
e gli altri eie* i lati , fono tutti opera del nofìro 
Luca Giordani . 

li Convento è comodo , ed ha per fuo di- 
porto una parte della de.iziofa collina , che arri- 
va (opra del piano-, tutta murata ; ed in cima di 
quella vedefi un Romitorio, o vogliam dire, So- 
litario Ritiro, tifato in tutta la Religione Carme- 
litana , per gli F- riti , che vogjion fare Elercizj 
fpirituàli : e quefto né più diJettcfo, né più di- 
voto infìeme fi può dcfidtrare , per le belle vedu- 
te , ch'egli ha, e per una allegra folitudine ,che 
mantiene . 

Paifalo qucfto Convento , vedefi una fìrada ,che 
va a terminare al Moniftero de' Padri Celerini , 
detto dell' Afcenfìcne . Quefta Chiefa fi ftima 
fondata neli' anno 13^0. da Niccolò Alundo , 
o di Alife: benché da un' antico marmo fi ha , 
che foffe Rata la Chiefa da altri fondata nell'an- 
no 1300. e data a' Monaci Celeftini , a i quali 
fu fabbricato un Moniftero ; ma quella Chiefa era 
molto picciola , e fin' ora fé ne vedono le vefti- 
pia , e dicevafi dell' Afcenfione . D. Michele Vaaz. 
( onte di Moia , fi offerfe di edificare una nuova 
v "ve a , che dedicpta venirle all' Arcangelo S. Mi- 
chele , eh' era il fuo nome , ed alla gloriofa S. 
Anna, Madre della Vergine , e ne fu fìipulto 

iftro- 



Giornata TSÌona 2 £5 

iflromento a' 4. di Maggio 1Ó02. per mano ài 
Notar Gio: Andrea di Aveta di Napoli, in Cu- 
ria di Notar Trollo Schivelli; ed in detto jftro- 
mento di fondazione vi fono molte fingoiari pre- 
rogative , che gode quefta nobile Famiglia Vaaz 
in detta Chieia ; ed in adempimento , fu ella 
fondata col difegno del Cavalier Cofano , come 
al prefente fi vede; e mi maraviglio, come que- 
lla nuova Chiefa non venga detta di S. Michele - 
ma dell' Afeenfione, quando quella dì quefto tifo, 
lo era un'altra. Vi fi legge un'iferizione compo- 
fla dalla famofa penna del Padre Giacomo Lutera- 
no della Compagnia dì Gesù , che così dice : 
D. 0. M. 

D. Michael Vaa^ , Mola in Bavetta Comes * 
Belluardi , Sancii Donati, Sant'i Meandri , San» 
eli Micbaelis , Caluma fjima ,Juliani Tofana, *4n- 
gli<£ , Lufitana , JNeapolitana, nobilitatis luce infir 
gnis , & merito . 

Qv.od ftjla afeendentis Domini die SanBum Ps« 
trum Celefìinum oculis ipfws fibi ptajentem vide* 

vit , anno l6lj. 

Protenta ad patrecinium manti , ut palmari nem» 
pe beneficio tutus decumanum rejlantis fortuna dtj~ 
jìaret ìmpetum . 

Bafilìcam hanc cognomini ^fngelorum Principi 
facram . 

Cxleftin* Familia Ordinis Sancii Benedilli Fun~ 
datov addixit , 

Tarn ad terrìplì ornatmm , tum ad vita commea» 
tum . 

*Annuìs abunde ditatam cenftbus , ac Diva %An- 
na face/lo eelebrem . 

Ne 



166 Delle Notìzie di Napoli 

Ne tanto deeffe munere , velgratia nonten , vet 
emen atrnìtatìs . 

Tandem privilegìatam diva %/fnna aram c»nfe* 
cutus . 

D. Simon Comes , & t)uic lap'tdeni ìmnc milita 
p'tetatis teftem , ne vindicem . 

P. .4. D. M. DC. IXXIÌ. 

Segne pofeia il Palazzo di di D. Felice Ulloà $ 
Prefidente del Sacro Confìglio , Miniftro di otti- 
ma bontà s e che non Teppe diicompagnare dal 
Miniftero una vira efemplarifìima . * Ora peffeduto 
da Tuo nipote flg : io di D. Adriano , che fu Reg- 
gente nel Regio Colla te'fàl Confìglio , indi Prefi- 
dente del S. R C. di S. Chiara , Duca di Lauria. * 

Siegue a quefto un^ CBiefa dedicata alla Ver- 
gine del Carmine , con Un Conventi no : furono 
quefti edificati nell'anno ì<5lo. da Fra Giufeppe 
Caccavello Napoletano Carmelitano i 

Paflfato il già detto Conventino delCarm'ne, 
vedcfi il famofo Palazzo de! gin fu Principe ài 
Bifi«nano D. Tiberio CarafF-i : Cavaliere del To- 
fon d'oro, e Grande di Spagna « Signore , che 
per la fua bontà , gentilezza , e liberalità , gene- 
ralmente amato veniva da tutti del'a fua patria i 
e limato come padre comune « Aveva genio ve- 
ramente da g-ande . Nudriva in quella cafa mol- 
ti Leoni , ed ebbe fortuna di vederli propagati , 
cofa non ancora fucceduta nel!' Italia i ne aveva 
fra quefK uno cicorato * di tanta manfuetudine « 
che* dormiva nella fretta camera dove il Principe 
dormiva : andava col Principe in barca , ed m 
carozza , né era poffibile di prender cibo alcuno, 
fé non dalie mani delio flefib Principe : ora Ja 

deli* 



Giornata Nona lùf 

delizia de' ragazzi di Chiaja , poiché calando il 
Principe a ipaziarfi per quei lidi , vi fi ponevano 
a lottare, ed a burlare, come appunto foffe un' 
altro ragazzo . Per feguire il padrone , che , per 
non farlo Mancare, 1' avea- lafciato" in un' otteria 
della Terra di Belvedere , effendo egli parlato al 
Diamante , il Leone fi buttò da una fineftra non 
molto alta; ma perchè l'ode Tavea legato per- 
la gola in un traverfo di detta fineftra , reftando 
fofpefo morì , con difgufto inconfolabile del Prin- 
cipe, che pofeia , nella ftrada dove fu fotterrato, 
vi fece una memoria. Vi erano in quefta cafa an- 
cora altri animali di diverfe fpecie , e quali in 
ogni feria , quando paffavan per davanti di quefta 
cafa Dame , egli loro dava collazione di zo'it dol- 
ci , e gli faceva vedere qualche caccia , e parti- 
colarmente tra la Tigre, e'1 Cavallo , che cola 
più nobile , né più bella veder fi potea , per gli 
modi , e deftrezze , che ulavàno . 

Quattro Leoncini , colli loro genitori , ed al- 
tri curiofi animali , che vi erano , furono , in 
tempo de' tumulti , dal furor popolare uccifì nell' 
anno 1Ó47. a Cau f a che il Principe, efTendofi ri- 
tirato in Roma, una Tigre fcappò, e fé qualche 
danno nella Montagna i temendo , che gli altri 
non avefTero fatto il fimile , a' colpi di archibu- 
ginte , loro tolfero la vita . 

Segue a quefto Palazzo quello del Marchete 
della Valle, della Cafa Mendozza, e fu il primo, 
che foffe flato da Signori edificato , per delizie , 
in quefta fpiaggia • e perchè non era quefro luo- 
go popolato, come oggi , vi fabbricò una forte 
torre, per ficurtà , in cafo d' incursione de' Tur- 
chi , 



2.6*8 Delle Notìrie di Napoli . 

chi , che, ne' tempi andati , erano frequenti . 

Pafifata quella cafa, che reftò imperfetta , non 
«{Tendo ben terminati i fecondi appartamenti , ve- 
defi una ftracla , che va a terminare nelia bella 
Chiefa di S. Maria in Portico , fervita da' Che- 
rici Regolari Lucchefi , dilla Congregasi ori? della 
Madre di Dio . Era quello luogo un fa molo Pa- 
lazzo di delizie, con una Villa ben grande, che 
arrivava fin fopra il piano del Vomere, del Du* 
ca di Gravina, della Gaia Urfina, D. Felice Ma- 
ria Urfina Duchelfa di Gravina, effendo ri malta 
vedova, fi diede ad una vita ritirata, e fpiritua- 
le, colla guida de' Padri d?lla Compagnia di Ge- 
sù; ma avendo paifati alcuni difgufti colli detti 
Padri, fece venir da Lucca quelli, e convertì le 
fue danze in abitazione de' Religiofi • e nell* an- 
no i6$z. fi die principio alla nuova Chiefa , e 
vi fu buttata ne' fondamenti la prima, pietra , 
quale volle calare di fua propria mimo , buttan- 
dovi una quantità di monete d'oro , e di argen- 
to : ed ella fi fabbricò un' ameniflìmo calino su 
la cima del monte , Der fua abitazione , che ha 
vedute pur troppo belle , dove fa nta mente godeva, 
colla direzione di così buoni Padri , che dì con- 
tinuo V afflile vano- e morendo, lafciò loro quan- 
to potè. La Chiefa già detta è delle nobili pu- 
lite, e ben fervi te , che fiano nella noltra Città. 
Vi fi fanno molti efercizj fpi rituali , nel Carne- 
vale l'orazione delle quarant' ore, dove fi efpone, 
con bizzarri apparati di lumi «ifcofi , ed invenzio- 
ni , la Sagra Eucarifiia . Qui vi fono molte bel- 
\e Reliquie . < 

Vi è avanti dell' Aitar maggiore fepoìto il 

cor- 



domata Nona z6p 

carpo della Duchefta fondatrice , che pafsò da 
quefta vita nell' anno 1Ó47. a' due di Febbrajo . 
La Cafa de' Padri è ella deliziofiffima , ed ha fer- 
tilifftmi , ed ampj giardini, e vi erano , un tem- 
po , nobili , e ftravaganti loggie di fuori . 

Prefib di quefta Chiefa vi fono belliffimi cafi- 
ni , come quello del Fazardo , del già fu Prefi- 
dente Cacciottolo , oggi pofTedato dal Signor Reg- 
gente Moles , al prefente Reggente di Cancellala 
in Napoli * 

Dirimpetto alla Cafa del Marchefe della Valle, 
a finiftra , vedefi dentro mare fondata la Chiefa 
dedicata a S. Leonardo, che fa un' ifola , ed ha 
quefta una bella , ed antica fondazione . Circa V 
anno 1028. Lionardo d' Orio gentiluomo Casi- 
gliano, mentre navigava, fu affalito da un' atra 
tempefta , che minacciava di annegarlo , infieme 
col fuo Vafcello , nel quale egli vi aveva da cen- 
to mila feudi di mercatanzia : fé voto a S. Lio- 
nardo , Santo del fuo nome , di fabbricarli una 
Chiefa in quel lido, che a falvamento toccava : 
fu efaudito • approdò in quefto luogo , dove in 
adempimento del voto fabbricò quefta Chiefa in 
onore del Santo , e la dote . Fu pofeia fervita da 
Monaci Bafiliani , che vi fondarono un Monifte- 
ro , chiamato di S. Lionardo ad infulam : e fti- 
mafi, che quefto fofte quello , detto da S. Gre- 
gorio Papa Gazarienfe . Partiti i Bafiliani, reftò 
quello luogo in abbandono all' indiferezione del 
tempo , che quafi rovinato V avea : fu dalle Mo- 
nache di S. Sei afìiano rifatto • e lo ftabilirono 
per Convento de' Frati Domenicani. Quefto oggi 
fra difmeflò , e k ftanze t che erano di detti Fra* 

ti, 






1 

ZjO Delle Nottole àt Napoli, 

ti , (ì affittano a' laici . Quefta Chiefa fera cìiv«- 
ti/ììma, e particolarmente di coloro , che trava- 
gliati venivano o dalle prigionie, o dalla fchia- 
virudine, o dalle temperie. 

E qui vo dar notizia di una erudizione curio- 
fa . MondelU Gaetana Principerà di Bifjgnano 
nella congiura de' Baroni in tempo di Ferdinando 
I. vedendo il fuo marito imprigionato , e ficuro 
di lafciarvi la vita , ed ella coftretta con fei fi- 
gliuoli a ftanzare in Napoli , offcrvata in tutte 
le lue azioni, in modo che potea dire di Mar 
con la fua famiglia da pài* che prigione j effendo 
di un' animo Romano, non men che di origine, 
e nafcondendo fotto la gonna valore piucchè vi- 
rile , (labili, non avendo potuto allontanare dallo 
fdegno di Ferdinando, e del Duca di Calabria il 
fuo caro marito* di porre in falvq i figliuoli ; 
che però, avvalendo^ della divozione di S. Lio- 
nardo ; fece fuppèicare il Re , che fi foflfe com- 
piaciuto di concederle , che con i fuoi figliuoli 
averle potuto ricorrere all' interceQìone del San- 
to , che era Protettore de' poveri prigioni , nella 
fua propria Chiefa . Le fu di facile conceflb . Vi 
andò per' molti giorni con divozione , che in uno 
edificava infieme , e moveva a compaffione ; e fra 
tanto trattava di farvi venire un legno fottile , 
per traggittarfi con i fuói figliuoli in Roma, per- 
chè quefta Chiefa non era molto frequentata dal- 
la "ente ad Borgo, non effendo in quei tempi 
abitato , come oggi . Giunta in un mattino do- 
po d'erferfi caldamente raccomandata al Santo , 
intrepidamente vi s' imbarcò colla fua prole , e 
felicemente gturife a Ter tee ina , non oflante,chc 

fof«» 



' Giornata Nona %J% 

fotTe fiata fcguitata da un velociffimo legno fpe- 
ditole dietro dal Re. 

Al dirimpetto di quefta Chiefa fé ne vede un* 
altra , dedicata al glorioiò S. Giufeppe , con un 
Colleoio de' Padri Gefuiti.IJ Padre Flaminio Ma- 
gnetl, che fu rrolto benefico alla fua Compagnia 
di Gesù , vedendo che i Padri Paolini aveano 
edificato in queflo Borgo una Cafa per la conva- 
lefcenza , che è quella «iella Vittoria , ne volle 
edificare una per la Compagnia , e la principiò 
jn una cala , dove aprì una picciola Chiefa . Ve- 
defi oggi colle limoline y ed eredità de' pii Cri- 
fìiani crefeiuta nel modo , e vaghezza , che al 
prefente fi vede. Nell'anno \666. a' 7. di Mag- 
gio , fi principio col di r egno modello , ed affi» 
fìenza di un tal Fratello Tommafo Carrarefe , 
della fiefia Compagnia, che anco ben lavorava di 
marmi • e fu terminata di tutto punto , ed ab- 
bellita nel Maggio del 1673. in maniera , che 
è delle più belle e pulite Chicfe , che frano i» 
quello Borgo . Si vedono li Cappelloni tutti 
ornati di marmi bianchi , e pardigli di Carrara , 
e fra quelli vi fono quattro belle colonne , fimil- 
mente di pardiglio , che port.?n tre palmi di dia* 
metro colla fua proporzionata altezza, con bafi , 
e capitelli di marmo bianco, e la fpefa di que- 
lle fi valuta 4000. feudi .Nelle dipinture poi han- 
no impiegati i migliori pennel'i della ncftra Cit- 
tà . La tela dell'Altare maggiore fu dipinta da 
FYancefco di Mciria , detto il Napoletano : i qua- 
dri laterali fono opera del Cavalier Giacomo Fa- 
relli ; i quadri /del Cappellone dalla parte dell' 
evangelio, fono dei noflro «Luca Giordani ;ii qua- 
dro 



%yi Delle Notìzie di Napoli. 

dro del Cappellone della parte dell' Epiftola è 
dello fteiTo Fracefco Napoletano • i laterali fon 
di Domenico di Marino ; i quadri , che ftanno 
su le quattro porte, fon' opera di Carlo fvlera- 
crio , il quale fé nel fiore della Tua gioventù non 
ci fotte ftato tolto dalla morte , la notòri Città 
goderebbe di molte fue bell'opere. Vi fi vede un 
pergamo di marmi mifchi molto ben commeffi , 
e con gran diligenza lavorati . La Sagriftia viene 
ornata da fpalliere , ed armarj di legname di pcr- 
fettiflìma noce ; e qui dentro vedefi un quadro • 
dove Ma efprefTb Gesii Bambino , Giufeppe , e 
Maria , che flava prima fituato nella Chieia vec- 
chia: fu quefto dipinto dal noftro divotidìmo Gio: 
Antonio di Amato , il quale non dipinte mai 
volto di Santo , fé prima non riceveva il Sagra- 
mento della penitenza • e perciò in alcune delle 
fue opere, vi fi conofee un non so che di divino , 
e per mezzo di molte Immagini della Vergine ; 
da quefto artefice dipinte, il Signore fi è com- 
piaciuto di far motte grazie, come altrove fi diffe . 

L' abitazione poi è molto commoda , e dilet- 
tofa infieme, godendo dell' amenità di una cosi 
vaga marinale di una così fertile collina. 

Dopo /' efpul/ione de Gejuiti , in quefto Collegio 
vi fu iflituito un Collegio Nautico , per gli raga^ m 
^i che volevano apprendere le marineria , come tut- 
tavia vi fi mantiene dal Re . 

Anpreffo di ouefto Collegio fesuono comodi.f- 
(imi Palazzi, che pajono architettati dal piacere, 
a dalla delizia . 

Più avanti vedefi una bella ftrada , da noi det- 
ta imbrecciata , che arriva fino al Vomere , ed 



in 



Giornata Nona 2.73 

in quefta vi è un Moniftero di Benedettini . 

* Degno anco è di effer veduto il nuovo Mo- 
niftero delle Carmelitane Scalze di nuovo eretto , 
e fi fu nella feguente maniera. Nell'anno 174Ó. 
volendoti dalle Moniche di S. Giufeppe delle Car- 
melitane Scalze di Pontecorvo efeguire V antica 
loro intenzione di fare altra fondazione del lo- 
ro iftituto , fi ottenne dal Re il regio Affenfo • 
lì comperò dal Regio Configliene Sig. D. Carlo 
Gaeta il fuo Cafino (ito alla calata del Vome- 
ro per due. 12. mila, e fi cominciò a fabbricare 
il nuovo Moniftero, quale dal Re fu dichiarato 
regale , e fi ottenne da Papa Benedetto XIV. che 
foffe Moniftero Generalizio . Ed a' 25. Marzo 
dell'anno 1747^ pattarono dal detto Moniftero di 
Pontecorvo tre Religiofe ProfefTe per fondatrici 
di detto nuovo Moniftero, il quale fi fervi inte- 
rinamente di una piccola Chiefetta , finché dal 
Re , e dalla Regina fi fece fabbricare una bella 
Chiefa , dichiarandola Padronato regale della fa- 
miglia Borbone , e Saflbna , che fi aprì al Pub- 
blico nelT anno 1757. vedendoti abbellita di va- 
ghi altari di marmo , di due quadri del celebre 
Bonito, uno rapprefentante la Sagra Famiglia, e 
l'altro il Grocifilfo nel Calvario. In detto Moni- 
ftero, oltre le tre fondatrici paffate dal Moniftc- ' 
ro di Pentecorvo , vi fono tre altre Relligiofe 
profefle , e otto educande , e le tre lolite Con- 
verfe . 

Vi (ì vede ancora il nuovo Moniftero di S. 
Francefco degli Scarioni , della cui fondazione è 
bene di dar qualche notizia. 

Leonardo Scarioni Cittadino della Città di 
Tom. IV, S Pia- 



274 Delle Nottole di Napoli 

Prato in Tofcana , avendo per più anni fatta la 
fua dimora in quefta noftra Città , ed accumula- 
te molte ricchezze colla mercatanzia , non aven- 
do prole, rivolfe l'animo a reftituire a Dio quel- 
le foftanze , che dalla fua provvidenza ricevute 
avea . Avendo perciò a dì 6. del mefe di Marzo 
dell'anno 1701. fatto ii fuo teftamento fcritto , 
tìifpofe in elfo, che tutto il fuo ricco patrimonio 
doverle fpenderfi nella fondazione di un Monifte- 
ro per 60. Monache Conventuali dell' Ordine di 
S. Francefco ( cioè 50. Corifte , e io. Serve ) il 
di cui titolo forfè S. Francefco deg'i Scarioni * 
le quali tutte doveffero effere Cittadine della Cit- 
tà di Prato fua Patria, da eleggerfi dal Mag idra- 
to Supremo di effa ; ed in difetto delle Pratefi % 
che non poteffero , o non voleffero venire in det- 
to Moniftcro, per lo Tpazio di anni quattro dopo 
fabbricato, e ridotto abitabile » fo (litui per tutto 
detto numero , o per quella quantità , che ne 
mancaffe , donzelle Napoletane, le quali aveffero 
le condizioni , ed i requifiti riabiliti dal Canoni- 
co di Sarno nella fondazione del Confervatorio 
della Maddalena vicino Gesù-Maria , che fi am- 
miniftra da' Signori Governadori del Monte de* 
Poveri Vergogno!} , da noi rapportato nella Gior» 
nata VI. 

Di quefta fua pia volontà lafciò efecutori il 
Sig. Pietro Polizi , e '1 Sig. D. Francefco della 
Pofta Barone di Moli fé , dando loro facoltà di 
poterli eleggere il Succeifore in calo di morte jfìc- 
come fece detto Pietro, nominando in fuo luogo 
il Sig. D. Pietro Cardone de' Marchefi di Fri* 
snano , e di Melito fuo genero ♦ 



Giornata Nona 275 

Effendofene poi egli pallaio all' altra vita a' 23* 
del detto mefe ed anno , i fuddetti Efecutori fi 
diedero con ogni diligenza a fornir 1' opera loro 
raccomandata . Ed avendo aumentato il capitale 
iafeiato dal Teftatore fino alla Tom ma di due. 140. 
mila , e rifoluro di fondare il Moni fiero fotto la 
Regal Protezione , ed ottenutone a tal' effetto Re- 
gali Privilegi, icelfero il iuogo in quefto Borgo, 
dove ora fi vedej e col difegno e direzione del 
Renio Incedi nieie Si«. Gio: Batti fra Nnucleri© 
( perfona di quella intelligenza , ed efperienza , 
che ogni un la, per le tante fabbriche , che di 
lui in quella Città , e nel Regno fi veggono ) 
diedero principio al Moniftero , ed alla Chiefa ; 
la quale effendo terminata , e terminata anche 1' 
abitazione , e provveduta di tutto ciò , che per 
una Regolare Famiglia di 30. Religiofe era ne- 
ceffario • ne fecero precorrere in Prato la notizia, 
e chiefero , che quefto numero di donzelle frat- 
tanto foffe di colà venuto ad abitarci . 

A'21. Gennaio dello fteflb anno, dalla Santità 
del Pontefice Clemente XI. di gloriofa memoria, 
con fuo Breve , fu detto Moniftero dichiarato Re- 
gio , e fotto la poteftà de' Re di Napoli infieme 
con tutt' i fuoi beni, e le Religiofe, e le perfo- 
ne tutte , immediatamente , ed unicamente fog- 
gette alla S. Sede , e da qualunque altra Giuril- 
dizionc , fuori della Pontificia , dichiarato efen- 
te; ed in oltre ammeffo a godere tutti gli am- 
pliflimi Privilegi conceduti T anno 15S1. dalla 
Santità di Sifto V. al Moniftero delle Monache 
della Concezione della B. V. di Napoli . E con 
altro fuo Breve fu dichiarato Claufura . A' 12,, 

S % Mag- 






ijó Delle Notile dì Napoli 

Maggio poi del medefimo anno fu benedetta la 
nuova Chiefa dalla b. m. di Monfignor Girolamo 
Vicentini Arcivefcovo di Teffalonica , e Nunzio 
Appoftolico in quel tempo in quefto Regno . 
r Fattafi frattanto l'elezione in Prato dal Mngi- 
ftrato di efla di 27. fanciulle, 21. cioè atte per 
lo Coro , e 6. per Converfe , e per compiere il 
numero di 30., di tre Religiofe dell' Ordine Con- 
ventuale di S. Francefco , le quali doveffero alla 
nuova Regolare Famiglia prefedere, che ufcirono 
dal Moniftero di S. Margarita di detta Città . 
Partirono quefte , dopo avere in Prato , ed in 
Firenze vifitato le Chiefe , ed i Monafterj più 
cofpicui , a' 6. Luglio del detto anno 172.1. dal 
Porto di Livorno su di una Barca provveduta di 
tutto il bifognevole , accompagnate da due Galee 
del Sereniflìmo Gran Duca di Tofcana • ed effon- 
do arrivate a Nitida la fera degli 11. la matti- 
na feguente fi videro porre il piede a terra nel 
noftro Porto , donde diftr-ibuite in Carozze a 
quefto effetto preparate , furono condotte ai Mo- 
ni ftero . 

Per nove giorni fu loro permeffo di andar per 
la Città , nel qual tempo , cominciando dalla 
Ghiefa di S. Luigi di Palazzo , ove fta fepolto 
Lionardo Scarioni , vifitarono le noftre più illu- 
fori Bafiliche , e Monifterj ; indi a' 4. Ottobre , 
giorno dedicato al gloriofo $. Francefco , furono 
follennemente veftitc degli Abiti Sagri dai fud- 
detto Monfignor Nunzio. E delle tre Religiofe , 
che come fi è detto , con effe vennero per gover- 
na/le , che furono Suor Maria Celefte SafToli , 
Suor Francefc* Felice SafToli fua iordla , e Suor 

Ma* 



Giornata Non* ljj 

Maria EliTabetta Fortunata Buonamici . La prima 
fu eletta Abadefla , la feconda Vicaria, e l'ulti- 
ma Maeftra delle Novizie. 

Non traforarono gli Efecutori di preparare di- 
ligentemente le cofe , per condurre all' ultima fua 
perfezione la fabbrica ; e compiere il numero di 
quefta Regolare Famiglia . E fi vide coli' ajuto 
del Signore, in brieve terminata l'opera. 

Neil atrio della Chiefa vi fi legge in marmo 
la feguente ifcrizione . * 

D. 0. M. 

Et memoria Leonardi Scartoni Patrhìi Praten- 
fis , qui poflremis Tabulis c&avo idus Jfpriì. 
M.DCCI. Ttmplum hoc Divo Fra nei/co nuncupan- 
dum y & adharens Monajlerìum adi/icari juffit ' 
cavitque , ut Petrus Politius, & D. F ranci jcus de 
Pofla , Baro Molifii , ac ejuj-dem Politii gener , 
hereditatis Curatores , Virgines Deo dicandas LX. 
■ex Prato Hetruria Urbe accerferent , a Patrio Ma' 
gijìratu etiam in poflerum eligendas , qua Franca 
[canea Conventualium Familis legibus ob/iritla beic 
vitam agerent . Fabia nilAleminus ipfls Curatoribus 
poteflate , eorumque fuccejforibus , bui Jìnvuli a fin* 
gulis injìante fato, nominabuntur , ut fi qua pofi 
opus omnino perfeèlum Pratenfes puella deejfent , 
numerus ex Neapolitanis bonejìis Virginibus fup- 
pleretur . 

Itaque Mona/ìerio [uh Regia ProteUione , quan- 
tum initio fatis vifum , adificato , perfetloque ac 
vite luftrato Tempio IV. Id. Maii MDCCXXL 
tandem IV. Id. Jul. a XXX. Pratenftbus Virginio 
bus babitari , atque coli cotptum efl . 

Curantibm D. Francifco de Pojìa Barone Mo* 
W> % $ Et 






278 Delle Notìzie di Napoli 

Et D. Tetro Cardone e Marchio». Prignani & 
Meliti , altero Petri Politi genero , a quo 
moriente ad curam hereditatis Scarìoniana , 
•vocattis efl . 
Segue a quefta ftrada un belli ffimo Palazzo 
principiato dal Duca di Caivano della Famìglia 
Barile , nobile nella Piazza di Capuana , oggi ri- 
dotta in una fola donna, moglie ora del Duca di 
Sicignano , della Caia Tocco , e fi principiò col 
difegno e modello dei Cavalier Colimo , che Te 
terminato l' averle , farebbe fiato alcerto il più 
bello , che forfè fiato in quella (piaggia . La po- 
tenza , ed autorità del Duca , che in quel tempo 
era Segretario del Regno , unì per quefto Palazzo 
una quantità grande di antiche fìatue , e tutte 
preziofe _; ma effendo morto il Duca, e pofeia il 
figliuolo, fono andate altrove, né fi sa come, * 
ed ora il palazzo fi poifiede dal Principe di Teo- 
ra Mirella. * 

Parlato quefto palazzo , vedefi la Chiefa dedi- 
cata a S. Maria della Neve . Quefia venne edifi- 
cata nell'anno 1571. dalla Comunità de' Pesato- 
ri , e Barcaroli , che in detta fpiaggia ne ftanno . 
Dal Cardinal pofeia Alfonfo Gefualdo vi fu col- 
locata la Parocchia per comodità di quefto Bor- 
go , che va annetto colla Parocchia di S. Gio: 
Maggiore . 

Più avanti vedefi una Torre fituata nel mezza 
della ftrada , con un cafìno , e dicefi la Torretta 
ój Chiaja , o di Piedigrotte . Quefta fu fabbrica- 
la neir anno 15Ó4. per fentinella , effendo , che 
nell'anno 1503. effendo le noftre Galee andate 
al foccorfo di Orano , quattro Fufìe turchefche , 

nella 



Giornata Nona . ijp 

nella notte feguente al giorno dedicato all' Afcen- 
fìone, ferono preda in quefto luogo di 24. perfi- 
ne , che poi nell' Mola di Nifìda furono rifiafta- 
te . Ora quefta Torre , effendo crefciute '. abita- 
zioni , ferve per cafa di delizie. 

Dalla parte finiftra di quella Torre , che fta 
fui mare fino a Mergellina , non vi fi vedono , 
che cafe di Pefcatori . Noi per ora e* incammine- 
remo dalla delira , che va alla Chiefa derta di S. 
Maria di Piedigrotte ; ed a delira di quefta ftra- 
da vedefi il famofo Palazzo del già fu Bartolom» 
meo di Aquino. Era quefto uno de* più deliziofi 
luoghi, che forfè in quefta fpiaggia , e nell' anno 
1*540. quando il Padrone fi fposò colla ContetTa 
Stampa Milantfe , lo fé comparire un'incanto per 
Ja iuppellettile, che vi efpofe , ftimata in valore^ 
300 m. feudi ; in modo che il Viceré di quel 
tempo ,. che andò ad onorare le nozze, ch'era il 
Duca di Medina de las Torres , ebbe a dire:A 7 o« 
puode ftar mas rebalaào el Rey . Fu poi quefto 
Palazzo quafi rovinato dal furore popolare nell* 
ultime rivoluzioni . 

Ed eccoci nella Chiefa di Piedigrotta: ha que- 
fto nome , perchè fondata ne fra preffo la Grot- 
te , che va a Pozzuoli . E prima di offervar la 
Chiefa , è ben di dare qualche notizia della Grot- 
te già detta . 

Ha dato quella da fantafticare a molti Scritto- 
ri ^ e molti ne hanno fcritto, penfo io , folo col- 
la penna . Quefta è quella tanto rinomata Grotte , 
della quale ne han parlato tanti gravi Autori , 
come Seneca , Plinio, ed altri , riportati da* no- 
ftri Iftorici Napoletani , i quali riportano ancora 

S 4 ai- 



iSo Delle Notìzie dì Napoli 

alcune antiche tradizioni , che fi rendono ridico- 
le predo di chi ha fior di faìe in zucca . 

Plinio dice , che quefta fu fatta tagliare , e ca- 
vare , con ifpefa grande , da Lucullo * ma quefta 
non è quella , che fece Lucullo , la quale è un' 
a-tra , che principia da Nifìda , come fi dirà . 

Scravero dice, che fu fatta in quindici piorni 
da Cocce;o, dove impiegò centomila Schiavi .La 
fcrittura è grazi ofa . Or fé uno avefle domanda- 
to , in veder quefta Grotte, a che fervivano qui 
quefti centomila uomini , io non so che ii fareb- 
be rifpofto . Quefta fta incavata in un monte ; 
prima non era che venti pelaii larga , e da ven- 
ti alta ^ aveva di bifogno la pietra di eflcr ta- 
gliata, ed in queft' opera vi potevano ilare ap- 
pena quattro Tagliapietre , che noi chiamiamo 
Tagliamone • anzi a venti palmi di luogo , an- 
co fono foverchi^ diamo, che cento altre perfo- 
ne , per dire al più, avcflero attefo a cavar fuo- 
ri le pietre tagliate ; gii altri novanta nove mila , ed 
ottocento perfone a che potevano fervi re , e do- 
ve potevano frare ? oltrecchè centomila perfone 
porre a fila , non fo fé capirebbono in quefta Grot- 
te . L' efiere fiata opera di quindici giorni , co- 
me poteva fuccedere , benché vi fi fofìe lavorato 
a due capi ? perchè nel mezzo alcerto lavorare non 
vi fi poteva • mentrecchè gli occhi , che da paf- 
fo in pafib vi fi vedono, furono fatti per ordi- 
ne di Alfonfo I. e ridotti a miglior forma in 
tempo di D. Pietro di Toledo. Seneca nell'otta- 
vo libro nell' Epiftola 18. dice, che pafiandola , 
era oicuriflima , e polverofa , in modocchè chi 
vi entrava, s'inorridiva., appunto come chi entra 

in 



Giornata Nona. 2,8 1 

in una fpaventofa fegreta. Il noftro femplicc Gio: 
Villani porta , per antica tradizione , che quefta 
fofTe ftata fatta da Vergilio per arte magica , e 
quefto anco dal volgo va creduto così • ma io , 
con fua buona pace, mi maraviglio del Villani , 
perchè poteva bene offervare , che qui non vi è 
cofa, che abbia del mfracolofo, o dello ftrava* 
gante. Se egli aveffe veduta la grotte, che anda- 
va da Clima nel lago Lucrino , o di A verno , 
detta oggi la Grotte della Sibilla, eh' e più lun- 
ga di quefta , ed era più 'ben fatta j o pure avel- 
ie otTervata la, Grotte de' Sportiglioni , che anco 
è più profonda di quefta; avrebbe ben faputo,che 
a far limili grotti non ci vuole arte magica, ma 
folo uomini coli' idromenti da tagliar pietre .-con- 
forme rifpofe il Petrarca al Re Roberto, che inter- 
rogato l'avea, fé egli Mimava, che fofie fiata fatta 
da Vergilio per arre magica, dicendo : fo bene io, 
che Vergilio fa fiato Poeta, e non Mago; e qui 
vedo i legni del ferro . che 1' ha cavata . Io per 
me non io che gran cofa vi voglia a forare un 
monte di pietra dolce.- abbiamo grotti in Napo- 
li , donde foi.o. cavate pietre per fabbricare , che 
danno altra maraviglia che queffa , e fra quelle 
ve n' è una fotto il Monifiero della Provvidenza , 
che afeonder vi fi potrebbe un efercito , per così 
dire , di Serfe . 

Portano ancora, che qui dentro folle fiato il 
Tempio del Dio Mitra , che è V ifteffo , che il 
Sole , e tant' altre belle cofe ; ma lafciamole , e 
diciamo quel che è credibile . Stimafì , che que- 
lla Grotte foffe fiata fatta da'^Cumani , e Napo- 
letani , per aver fra di loro più. commodo il com- 

mer- 



fc8a Delle Notìvdtie Napoli, 

mercio* perchè fenza di quefta , 1' era dibifogno, 
o navigare , o camminare per fovrà del monte , 
con una fatica grande: e tanto più, che in quei 
tempi eran quafi tutti luoghi felvaggi , e cosi fo- 
rarono quefto monte .per trafficarvi , ed in pia- 
no , ed in più brieve tempo « 

Era quefta Grotta ofcùriflìma, Come fi ditte, e 
bafla, come fin' ora fé ne vede qualche vefligio 
nell'ingreffo dalla parte di Pozzuoli, e di Nano- 
li ancora , perchè non fi potè alzare a pari deli* 
altro , per non effervi fovra monte a baftanza « 

Alfonfo lì di Aragona Ja fece Rendere più al- 
ta, ed un poco più lata , e da quando in quan- 
do, da fovra del monte vi fece fare alcuni bu- 
chi, dalli quali riceveva qualche poco di lume * 

D. Pietro di Toledo poi tutto intento ad ab- 
bellir la Città , avendo rifatto in parte la Città 
di Pozzuoli v rovinata dal tremuoto,come lì dif- 
fe , ed avendovi fatto un fontuofo Palazzo , fece 
più alzare le volte , ed allargarla ; in modo che 
vi aveflero potuto camminare due carri al pari 
carichi di lini: Tacerebbe d'occhi nel modo, che 
oggi fi vedono , e la fece laftricace di grotte fel- 
ci all'ufo della via Appia: e così la refe com- 
.modiffìma, e degna di efiere ottervata * e nello 
fretto tempo vi fu fatta la Cappelletta , che fta 
nel mezzo. Tiene quefta circa un mezzo miglio di 
lunghezza, e di latitudine farà circa quaranta pai- 
ni 4 Per quella vaflS alli B^grioli , a Pozzuoli ,all' an- 
tica Cuma, a Baja , e ad altri luoghi , che da' 
Signori Foreftieri fi vederanno , quando fi porte- 
ranno a vedere V antichità , che in quefti ne 
ftanno . 

Paf- 



Giornata Nona 283 

Palliamo ora ad offervar la Chicfa * ma prima 
h bene fapere la fondazione. 

Da i noftri antichi Criftiani fu preffo la boc- 
ca della Grotte già detta , eretta una picciola Cap- 
pella , che con gran divozione veniva da' Napo- 
letani venerata. Il tempo, che il tutto rovina o 
con diluvj , e con i tremuoti , fé rimanere la 
Chiefa abbattuta, ed i n frequentata : nell'anno po- 
feia 1353. la gloriofa Vergine la volle di nuovo 
riedificata, ed usò quello modo: Agii 8. di Set- 
tembre dello fteffo anno, verfo V alba comparve 
ad un divoto Crifriano , chiamato Fra Benedetto, 
che abitava a S. Maria a Cappella , mentre chr 
quefìo andava a i bagni di Pozzuolo ; a Maria 
di Durazzo Monaca^ e ad uno Eremita da bene, 
detto Pietro , che menava vita folitaria nella 
Chiefa di S. Maria dell' Idrie fuor della Grotte : 
imponendo loro , che ecci tarlerò la pietà de' Na- 
poletani ad edificarle una Chiefa predo la Grot- 
te , dove trovato aveffero una fua Immagine . 
Quelli pronti 1" efeguirono* e nello fteflb anno, 
raccolte molte limoline , diedero principio all' ope- 
ra .* e cavando il luogo loro accennato , trovaro- 
no la fagra Immagine, che è appunto quella , ehe 
fìa ora fituata nell'Altare' maggiore ; e 1' edifica- 
rono la prefente Chiefa. Si trova bensì , che nelT 
anno 1207. v ^ cra S U1 una Chiefa in piedi , e 
nell'anno 127CJ. anco flava in effere , e lotto la 
cura di un'Abate lecolarè , il quale anco aveva 
penfiero di un'Ofpedale, che v'era. 

Nell'anno 1452. da Niccolò V. Sommo Pon- 
tefice fu conceduta ad Alfonlò Re di Napoli , il 
quale ijcli' anno 1403. la concedè a i Canonici 

La- 



2. S4 Delle Nottole dì Nnpel i 

Lateranenfi , con pefo che pagaflero 50. feudi ia 
ogni anno ali* Abate , il quale , per efiere flato 
poi intaccato ài ^fellonia , ne fu privato: in mo- 
do che fi ricava , che pochi anni prima , la Chie- 
fa vi era ; e la Cappella rovinata vi fofìe ftata 
vicina . Sia Come fi voglia , oggi vedefi riedifica- 
ta alla moderna , e fatta colla Croce alla latina * 
9 la porta maggiore flava dalla parte della Grot- 
te ; e la Sagra Immagine, credo per far 1' Altare 
maggiore , come foievano architettare gli antichi , 
dalla parte di Oriente, dove ora Ma la porta • 
Riufcendo poi , cred' io fcotnmodo V ingreffo , 
pattarono nel principio della nave maggiore l'Al- 
tare colla miracolofa Immagine, e ferono la mag- 
gior porta nel Coro , reftando tutta la nave gran= 
de colle fue Cappelle dietro del nuovo Altare , 
fervendofi folo della Croce , che è riraafta , alla 
greca , equilatera . 

Neil' Aitar maggiore, come fi ditte, fta fitua- 
ta la già detta miracolofa Immagine • di dietro 
nella Cappella feconda, dal lato dell' Epiftola , vi 
è una bellifiìma tavola, dove fta efpretta la Ver- 
gine cori alcuni Santi di lotto, opera nel noftro 
Fabbrizio Santafede . 

Nella prima Cappella di fuori , dalla parte dell* 
Epiftola , che è di Alfonfo Terrera Vefcovo d' 
Ariano , la tavola dove fta efpretta la Paffione 
del Signore, con altre laterali , dove ftannoelpref- 
fì altri Mifterj della ftetta Paffione , fono opere 
di Vicenzo Corberghe Fiamingo , ìlluitre dipin- 
tore , e famofo Matematico dell' Arciduca d* 
Auftria. 

La Cappella dirimpetto a quefta ha molte di« 

pin« 



Giornata Nona* 2%$ 

pinture a frefco di Belifario Corenzio. 

In quefta Chicfa vi fono molte belle , ed illu- 
fori memorie di nobili , e valorofi Soldati , e par- 
ticolarmente Spagnuoli : e fra quelli , vi era un 
belliffimo tumulo, e memoria di bronzo di Gio: 
d' Urbino , illuftre Capitano dell' Imperador Car- 
lo Quinto, dal quale fu creato Marchefe d'Oira; 
e perchè quello bronzo fu impiegato a farne can- 
noni , fu fatto di marmo , come al prefente il 
vede . * Vedefi ora tutta rimodernata , e Mucca* 
ta, e chiufe le prime Cappelle, e portevi nelle 
mura i quadri fuddetti della Paflione.* 

Si celebra la fetta di detta Chiefa agli 8. di 
Settembre , in memoria dell' Apparizione della 
Vergine, fatta in quello giorno, come fi diffe : 
e veramente è cofa maravigliofa ; perchè vifitata 
viene , non folo da tutti i Cittadini , ma ancora 
da tutta la gente de' Calali ; in modo che tutta 
quella fpiaggia fi vede così frequentata, che qua- 
fi non vi iì può fpuntare ; e rendono una grazio- 
fa villa tanti, e tanti gruppi di perfone, che ne' 
lidi di Mergellina , e de' luoghi convicini , fi 
ricreano col pranfo . Nel giorno poi vi fi porta , 
eon pompa grande , il Signor Viceré , ) al pre- 
ferite il Re ) in carozza, accompagnato da quali 
tutta la nobiltà ; e con queft' occafjone , efcono i 
cocchi più ricchi , che vi fono , arrivando tal 
volta al numero di 2000. 

Il Moni fiero , per ragion del fito , è commo- 
do, ed ameniffimo • ha le fue volte appoggiate 
fopra colonne di marmo : e nel giorno della fe- 
tta , negli angoli , vi fi formano gli Altari , per 
dar. comodità di afcoltar la Mefla al Popolo , ef<- 

fen- 






lS6 Delle Notiate di Napoli. 

fendo la Chiefa incapace al concorfo . 

| Da quello luogo fi Tali va a vedere il Sepolcro 
di Vergilio ; ma perchè i Padri han conceduto 
ad annuo canone quei Territorio alla Ducheffa di 
Pelcolanciano , come fi dirà, non vi fi può più 
fai ire . 

Ufciti da quella Chiefa , e calando per 1' ufei- 
ta, che va alla marina , nel principio di Mer- 
gellina , a delira vedefi un calino nuovamente fab- 
bricato dalla già fu Ducheffa di Pelcolanciano , 
della Cafa Mendola , oggi* de' fuoi figliuoli della 
Cafa Aleflandro . Sta quello fituato nel principio 
della falita di S. Antonio, eh' è lo fletto, che di- 
re, la falita al monte di Pofilipo. Per quello ca- 
lino fi va al Sepolcro del gran Poeta Vergilio 
Marone. Sta quello fituato fopra la bocca della 
Grotte a finiftra quando fi entra . 

Nacque quefto gran Principe de' Poeti Latini 
in Mantova , di o ttOD re negli anni del Mondo 
3880. e prima delia noflra Redenzione 68. nel- 
l'Olimpiade 34. Si ritirò pofeia in Napoli a col- 
tivare gli fludj della Poefia : ed avendofi com- 
prato in quefto luogo una Villa, detta Patuleo, 
vi compofe la Buccolica , la Georgica , come 
egli medefimo attefta in un luogo di quehV ope- 
ra, ed anco gran parte dell'ammirabile Poema 
dell' Eneide , dove faticò per undici anni ; ed 
avendolo di già sbozzato , (labili di fpendere al- 
tri tre anni a totalmente ridurlo a perfezione ; 
e però ri folle ri tirar fi in" qualche Città della Gre- 
cia . Lo pofe in efecuzione : ed effendo giunto 
in Atene ivi trovò Ceface , che era di ritorno 
nell'Italia. Ricevuto con grande affetto dall'Ini» 

pe- 



Giornata Nona". 2 $7 

peratore , li convenne d'accompagnarlo. Giunti 
a Brundufio, o Brindili , o come altri vogliono 
a Taranto, ivi ammalatoli di febre , morì a' 22. 
di Settembre, lafciando importo , che il fuoca- 
davere fotte fepolto nella fua Villa di Napoli. 

Da Cefare fu fatto puntualmente efeguire ; ed 
in quefto luogo li fu fatta edificare la prefente 
Sepoltura, che era la fua Villa di Patuleo , che 
confinava con quella di Marco Tullio Cicerone, 
che ambe poi parlarono in dominio di Silio Ita. 
lieo Poeta noftro Napoletano , che così venerava 
Verpilio, che in ogni giorno fi portava nel fuo 
Sepolcro, come appunto foffe d'un Nume. 

E' quefto come un tempietto quadro di Su 
{lo, con un pò di fcarpa da fuori, e coverto 2 
volta , che nel mezzo tondeggia a modo di Cu- 
polino • è fatto delle pietre dello fìeffo monte 
ad ufo reticolato con alcuni mattoni . 

E x lato dentro palmi 17. in quadro , ed alto 
palmi 16. in circa ; vi fon d'intorno da dieci 
nicchie con due fineftre : e da molti de' noftr^ 
Scrittori fi porta, che fino nell' anno 1316. vi 
fi vedeva nel mezzo un' urna di marmo , che 
confervava le fue ceneri , e veniva (ottenuta da 
nove colonnette fimilmente di marmo , e vi fi 
leggeva la fegueste lfcrizione , che per tradizio- 
ne fi ha , che foffe comporta dallo ftefib Poeta: 

Mantua me genult , Calabri rapuere , tenet nunc 

Partbenope , Cecini Pafcua , Rura , Duces . 
Benché anni fono nella contigua Villa, che era 
dell» Marchefa della Ripa, CavanJofi un fo fio per 
piantarfj un' albero , vi fi trovò un marmo , nel 
quale vi (lava la feguentc_Epigrafe , fcritta all' 
fatica . Siflt 









a 8 8 Delle Notizie di Napoli, 

Sì/le vlator . quafo. Parce . Legltg ." 
Hlc Maro . fitus , <r/? . 
Leflì un manofcritto antico , che fi confervava 
nel Musèo del già fu eruditismo Conte di Mi- 
fciagna,ed anco vien confirmato da molti noftri 
Scrittori, che in tempo del Re Roberto Angioi- 
no, effendo venuti alcuni forallieri in quello luo- 
go , aprirono il Sepolcro , e fé ne prefero un 
maravigliofo libro di fegreti , che vi flava . Ma 
ftimandofi , che aveffero tentato di rapir queir 
offa , fu per ficurezza V urna trafportata nel Ca- 
ftelnuovo , né fi sa dove fofle fiata collocata • 
benché Alfonfo Primo d' Aragona vi avelfe fat- 
to fare efattiffime diligenze per trovarla. Ma 
non è maraviglia , quando ciò fia vero , effendo 
paflfati in Napoli tanti travagli di guerra, e par- 
ticolarmente in quello Cartello . Oltre poi effen- 
do rimarlo quello luogo fenza particolare anella- 
zione, è fiato fpogl iato degli ornamenti che avèa* 
ed in un giorno trovai , che un Tcdefco fatica- 
va a cavarne una pietra per portarfela come re- 
liquia. Vedete fé fi può dar pazzia limile. 

Vedefi bensì dalla natura onorato , volendo 
che quelli avanzi di Sepolcro , perchè furono di 
Vergilio, fi veggono laureati. 

Su la volta, o cupolino di quella fabbrica, 
maravigliofamente , fin nell'anno 1665. vi fi ve- 
deva un lauro, né fi lapeva di donde traeva gli 
alimenti , perchè poteva dirfi di aver le radici 
fu le pietre . Quella pianta fu rotta da un piop- 
po , che le cadde -fopra fpiantato dalla rupe dì 
fopra da una gran tempefla che accadde* coti 
tutto ciò fi vede ripulìau di nuovo , e le fa 

co- 



€ tornata Nona . igr? 

corona ' ìa. cingono ancora l'edere, e mirti. 

Da quefta parte ancora fi può falire fopra la 
Grotte, per ivi vedere una gran parte degli acque- 
dotti antichi , delli quali diedimo notizia nell' 
antecedente giornata , e quefti vengono dai mon- 
te di S. Ermo, e tirano verfo di Mergellina . 

Vifte così curiofe anticaglie , fi può tornare al 
calino , per dove s'entrò • ed ufciti alla ftrada di 
Mergellina , a deflra vedefi una ftrada fatta a 
volta • ma carozzabile , ridotta in quefta forma 
dal Duca di Medina Viceré, come fi può legge- 
re dalla memoria in marmo, che Ma nel princi- 
pio della falita , e gli ornamenti di quefta me- 
moria furono fatti dal Cavalier Cofimo . 

Quefta ftrada dicefi di S. Antonio , perchè al- 
la Ghiefa di quefto Santo per quefta fi va , la 
quale fu fondata dalla pietà de' Napoletani in 
onor del Santo da Padova . Ora colle limoline 
degli fteffi , fta la Chiefa in bella forma , e vien 
fervita da' Frati Conventuali del Terz' Ordine , 
detti di S. Catterina , che vi hanno un bel Con- 
vento , e molto viftofo . Nel giorno feftivo del 
Santo è maravigliofo il concorfo* vi van le gen- 
ti dal mattino, e poi fi trattengono a pranfo ia 
tutte quefte rive di Mergellina . 

D' intorno a quefta Chiefa vi fono deliziofifti- 
mi cafini , che chiamano della Montagna. 

Per quefta medefima ftrada fi va fu la cima 
del Monte di Pofilipo , che non è mica fcarfo 
di delizie. Vi fono e Chiefe, e Conventi. L,a 
prima viene intitolata per l'amenità dell'aria, 
e per le belle vedute , S. Maria del Paradifo . 
Quefta era prima una Cappella , detta S. Maria 

Tom. ir. T a Per- 



2£>o Delle Nottate di Napoli, 

a Pergola: fu quefta concetta al Maeftro F. Do- 
menico Dario Carmelitano in tempo del Re Cat- 
tolico , e quefti ampliò la Chiefa, e vi fabbricò 
il Convento . 

Appreflb viene un'altra Chiefa fotto il titolo 
della Confolazione, fervita da' Frati Agoftiniani 
della Congregazione di S. Gio: a Carbonara . Que- 
lla Chiefa (limali fondata dalla Famiglia San Se- 
verino , per l'armi che ivi li veggono. Tu pò- 
fcia* rifatta quefta Chiefa col Convento dal Prin- 
cipe del Colle , il quale vi collocò una miraco- 
lofa Immagine che portò dalle Spagne , opera 
greca; e ftimafi , che fofle dipinta da S. Luca; 
concorfe anche a quefta rifezione Bernardo Sum- 
maria . 

Più giù vedefi la Chiefa dedicata a S. Brigida. 
Fu quefta edificata da Aleftandro il Giovane , 
nell'anno 1573. e dotata che l'ebbe in annui 
ducati 400. la diede a' Frati Domenicani , dalli 
quali viene con ogni puntualità fervita, ed offi- 
ciata . 

Non lungi da quefto vedefi Ja Chiefa dedicata 
a S.Stratone Martire, dal volgo detto S. Strato. 
Era quefta una picciola Chiefuccia , della quale 
fi fa menzione in alcuni iftromenti dell'anno 
1266. fu poi ingrandita, nell'anno 1572. da 
Lionardo BalTo Abate di S. Gio: Maggiore, e 
la coftituì Grancìa della fua Parocchia ; attefo 
che fino in quefto luooo lì iìcnde quella di S. 
Gio: Maggiore : e quefta oggi è la Chiefa Pa- 
rocchiale di quefto luogo , come l'altre fondate 
dal Cardinal Gefualdo . 

Vi fono molti e molti deliziofi cafim eoa vil- 
le 



Giornata Nona 291 

Je delizi ofiffi me, che per vie opache hanno le 
calate al mare, e fra quefti quello del Principe 
della Pietra, della Cala Lottieri Quella fin' ora 
de' Signori Mufcettola , ridotta in quefta forma 
dal Conigliere Francefco Mufcettola , nella qua- 
le vi fi vede una gran quantità di antiche Sta- 
tue di marmo da farne conto • e fra quelle una 
più del naturale , tutta intera di un Celare Au- 
guro, ritrovata in Pozzuoli , che fienile non lì 
vede in Roma . Non mi diftendo a darne minu- 
ta notizia , perchè fi può avere quando fi ve- 
dono . 

Sopra di queflo Monte vi fi vede ancora qual- 
che veftigio dell'antico acquedotto. 

Ho voluto dare quelle notizie , acciocché fap- 
pia che vedere chi vuole andarvi * ed anco, per- 
chè fi conofea , che in ogni luogo della noftra 
Napoli vi fono delizie , e per i anima , e per 
lo eorpo . 

Conti nuafi la Giornata , godendo della nolìra 
Mergellina , luogo così deliziofo , che forfè non 
ha pari in Europa • perchè in e fio par che la 
natura e l'arte fi fiano collegati in formarlo-, 
atto alla dolce ricreazione umana. 

Sta quefto luogo in faccia all' Oriente , e paf- 
fato il mezzo giorno, porge col favore del Mon- 
te che li fla alle fpalle , un' ombra allegriflìma 
a chi viene a diportarvifi ; ricreandoli , nel fer- 
vore delle canicole , con dolciffime aurette , e con 
la limpidezza dell' onde odorofe, che par che all' 
ora mover fi veggano , quando titillate vengono 
da' remi delle nobili barche, che vi panneggiano. 
Vien chiamata Mergellina dal continuo guiz- 

T z zar 



zpa Delie Notizie di Napoli. 

zar de' pefci fulle onde , che poi fi fommergono. 

Neil* efiate quello luogo che chiamati lo Sco- 
glio , ben può chiamare la curiofità di chichefiia 
ad oiTervarlo . 

Il mare vedefi popolato di vaghe e nobili Fi- 
luche , tutte bene adobbate di bizzarriffime ten- 
de , molte delle quali portano concertatiftìmi co- 
ri di cantori, che cantando veramente fan dire, 
effer quello il Mar delle Sirene . 

La riva poi giubila in vederli onorata tutta 
da carezze di Dame , e della prima riga di que- 
fta nobiltà , che s' unifeono in tante Camerate , 
ed ogni una di quelle preffo del(e carozze, tiene 
riporlo di argenti , con ogni più defiderabile rin- 
frefeo, come d'acque conce, di forbetti , di cioc- 
colate , e calde , e ghiacciate , di frutta , di co- 
fe dolci , ed altre ftravaganze di parte ; benché 
quefto fia ufo nuovamente introdotto dall' anno 
lj6o. perchè prima il mangiare una Dama pub-* 
blicamente un frutto a Mer°ellina era feonvene- 
voliflìmo . E' ridotta a tal fegno la cola , che 
non v* è Camerata di Dame , che almeno non 
ifpenda cinquanta feudi la volta ; e dalle Came- 
rate fi fa in giro. Di quella roba però, la mag-» 
gior parte va ad utile de' fervitori . 

E qui fi deve dar notizia delle felle nell* erta- 
te , fatte da D. Gafpar de Haro , y Guzman 
Marchete del Carpio , in quello luogo , negli an- 
ni 1Ó83. 84* ed 85 = le queli dagli antichi Ro- 
mani credo, che fuperar non.fi potevano: e nel- 
1' ultima fece tornar terra il Mare , facendo ve- 
dre fopra dell'acque, giuochi a cavallo di più 
quadriglie di Cavalieri bizzarramente vcftiti , e 

cac- 



Giornata Nona, 1.Q% 

cacce di Tori all' ufo di Spagna ,' quaH lafcio 
di deferì vere , perchè con le loro figure vanno 
in iftampa . 

Ma fi diano le memorie Iftoriche di quefto 
luogo . Fu ne' tempi andati quefto luogo delizia 
de' Romani , come fpefto fé ne trovano veftigia 
di abitazióni , ed in quefte delle ftatue • e per- 
chè non mancarle cofa a renderle perfette , fece- 
ro venire da un luogo cosi lontano l'acque dolci 
a formar fontane , come fi diffe . 

Mancati i Romani, mancarono quefte delizie, 
e reftati quefti edificj in man del tempo, furono 
confegnati alla feordanza , perchè o rovinati , o 
fepolti reftaffero . 

Come luogo fèlvaggio fu donato alli Menaci 
di S. Severino . Federigo di Aragona , che poi 
fu Re di Napoli , figliuolo di Ferdinando I. in- 
namorato di quefto luogo , loro diede il territo- 
rio detto la Preziofa , così detto per la. bontà 
de' vini , che in eflb fi fanno j in modo che ia 
quefto vi ha il Moniftero di S. Severino una buo- 
na rendita . Da quefta Preziofa viene 1' acqua in 
Napoli , come fi difie, e fi forma il fiume Sebeto. 

La refe Federigo poi nobile , ed al maggior 
fegno dilettola, andandovi fpeffo a diporto. 

Eftendo poi flato, nell'anno 1407. a' 16. di 
Giugno , dopo della morte di Ferrandino fuo nipo- 
te , coronato Re di Napoli , rimunerar volle quei 
vafialli , che fedelmente ferviti avevano , ed Al- 
fonfo IL fuo fratello, e Ferdinando IT. fuo ni-» 
potè , e lui . Diede a Roberto Bonifacio la Cit- 
tà d' Oira; a BaldafTarre Pappacoda la Città ^ 
Laceuomia: ad Antonio Grifoni Monte Seaglwi- 

T 3 fi» 



.... , , , . ; - ; , ..... 



2^4 Delle Notizie di Napoli» 

io • a Giacomo Sannazaro , che per molto tempo 
prima d' elfer coronato, i'avea iervito , diede una 
penfione di ducati cinquecento annui , e quella 
Villa, come cofa la più cara, ch'egli aveva. 

Giacomo , che non fi filmava inferiore , alli 
già detti Cavalieri nel fervigio del fuo Re , ne 
rimale mal contento, non conofcendo il premio 
confacente al merito • per lo che fcriffe, per isfo- 
gare, il fe^uente Epigramma : 

Perchè Giacomo lo fervi ancora da Secretano : 
ScYtbcndì fìudium inibì , tu Federice , dedifìi , 
Inpenìum ad laudes dum tvabis omne tuas • 
Ecce jvbi'rbavium yus , <& nova pvadia donas .* 
Feci/li vatem , nunc facis agri co tata . 
Invaghitoli poi Giaco .10 dell' amenità del luo- 
go atto alla ftanza ddh Mule , quivi fabbricò una 
Torre ben ^gliarda , con una commoda abita- 
zione , dove appunto è la Chiefa , e Convento • 
e quj vi era un rivo, il quale , per qualche di-' 
luvio, ha perduto il letto, come l'acque di S. 
Petfo Martire : V acqua però non fi è perduta , 
perchè fi filma quella , che fgorga nelle prime 
£afe , che furono della famiglia Coppola • e qui 
egli compole l'Ecloghe Pelea tori e , molte Canzo- 
ni , Dialoghi , e Capitoli nella noftra volgar fa- 
vella : qni ancora perfezionò il fuo divin Poema: 
De Partu Virginis , nel quale così bene imitò ^ 
Vergilio, che altro divario non vi è , che l'uno 
ha fossetto oro/ano, ì 'altro S-^sro l E (Fendo noi 
andato il Re Federigo in Francia, ed ivi tratta- 
to come fi fa* Giacomo, per mantenere la fua 
&fjel tà , l'andò fervendo. E (Te rido poi il detto Re 
miferabilmente morto , quafi prigione , in . Fran- 
cia, 



Giornata Nona 2^5 

eia, a* 57. di Settembre dell'anno 1504. Giaco- 
mo tornò in Napoli . Ma Filiberto Principe di 
Oranges, che governava il Regno per lo Re Cat- 
tolico , per odio che fi nudriva contro de' fami- 
liari di Federigo , li fé diroccare la Torre già 
detta, e la cafa * perloche Giacomo , per isfoga- 
re il fuo cordoglio al miglior modo , co m pò fé 
nella noftra lingua una canzona contra 1' Oranges, 
e la diede a cantare a' ragazzi nelle allegrezze , 
che fi fogliono fare nel Capo dell'anno : e que- 
lla canzona fi canta fino a* noftri tempi, ma cor- 
rotta , e guada, che comincia: 

Nui poveri pellegrini , 

Che "venimmo da lontano 

%/£ far lo buon jegnah 

%Al Santo Capodanno , &c. 
Quefta è (tata in poter mio intera , come la 
compofe l'Autore, e col fuo Còmento , ed An- 
notazioni d?«ne da eflfere offervate . 

t O 

Sulle rovine della abbattuta Torre , e cafa fe- 
ce edificare la prefente Chiefa , e Convento , che 
fi principiò nell'anno 15 to. e la dedicò al Par- 
to della Vergine, chiamandola S. Maria del Par- 
to, del quale avea sì bene fcritto • ed anche fu det- 
ta S. Nazario , per una Cappelletti , che vi fla- 
va : e vedendo che Napoli per le continue guer- 
re tra' Francefi , e Spagnuoli , non era per la quie- 
te , che ricercava l'età fua , o perchè il fuo me- 
rito non era conofeiuto , fi ritirò in Roma ; 
avendo donata la Chiefa , e Convento , che dotò 
di comodiffìme rendite, alli Frati Servi di Ma- 
ria, che al prefente la fervono. 

Morì pofeia quello sì gran Poeta , e grati kt- 

T 4 te- 



ìgó Delle Notizie dì Napoli 

tcrato in Roma nell'anno 1550. in età d' anni 
73. e mentre flava quafi boccheggiando , lì fu 
detto , che il Principe di Oranges era flato uc- 
cifo neir afte-dio di Firenze , portoli da Carlo V. 
per compiacere Clemente Vii. fi follevò alquan- 
to, ed ebbe a dire : il giuflifììmo Cielo ha vo- 
luto vendicare le Mufe a torto offefe . 

Fu il luo corpo trafportato in Napoli , e fe« 
polto in quella Chiefa da lui fondata, dove da- 
gli eredi li fu eretto un fepdicro, di gentili Mimi 
marmi dietro del Coro, che più belio, più mae- 
fìofo , e più bfzzarro defìderar non fi può . Vi fi 
vede, al naturale, il luo ritratto nel mezzo di 
due putti alati , che tengon due libri • nel mez- 
zo detto fepolcro , di baffo rilievo , fi vede una 
ifioria , dove ftanno efpreffi alcuni Satiri, ed al- 
tre figure ; vi fono due iamof ffime fiatile tonde 
al natutale, una rappreientava Apollo , 1' altra 
Minerva; quali, perche furono adocchiate, come 
cofa rara , volevano levarle da quello luogo , fot. 
to pretefio , che nelle Chiefe dedicate al vero 
Dio non vi dovevano Mare fimulacri delle Deità 
de'Gentili ; che però furono trasformate , 1 Apol- 
lo in Davide , e la Minerva in Giuditta . Dico- 
no i Frati , che 1' artefice di quefta grand' opera 
fofle fiato Fra Gio: Angelo Poggibonfi , della 
Villa di Mont' Orioli, della fiefTa Religione ; e 
ciò anco vien detto dal Vafari , e dal Borghini , 
Scrittori de' loro paefani Dipintori , e Scultori • 
ed i Frati vi han fatto imprimere nella bafe di 
detto fepolcro, il nome di effo Gio: Angelo, ma 
in fatti non è cosi . L' opera fu ad noftro Gi- 
rolamo Santacroce, il quale, per effere fiato pre- 
ve" 






domata Nona zpj 

venuto dalla morte, iafciò quello lavoro non an- 
cora porto in opera , e le ftatuc non ancora in 
tutto finite. Il Fra Gio: Angelo altro non fece, 
che terminar le fìafue, e porre in opera kmac- 
china; e quefto mi fi diceva da mio Padre , per 
averlo ben faputo dall' Avo , grande amico delSan- 
tacroce; in modo che lo fteflb Santacroce gli do- 
nò i primi modelli di quefìe fiatile, che da mio 
Padre poi furono donati ad un gran Miniftro ,ed 
era fi trovano in Ifpagna . Ma quando non vi 
forfè quella tradizione : In quefra Chiefa medesi- 
ma ne' iati dell'Altare maggiore in due nicchie 
vi fono due lìatue, una di S. Nazario , che era 
il titolo della prima Chiefuccia , che vi era , 1* 
altra «li S. Giacomo, e fono opera del detto Fra- 
te ; fi offervi bene fé fon dello fleffo ftile ufato 
nel fepolcro : ed all' incontro fi oiTervino le fra- 
tue, che (tanno nella Chiefa di S. Maria a Cappel- 
la , nella Chiefa di Monte Oliveto , nella Cap- 
pella di S.Gio: a Carbonara , ed in altre parti , ufeite 
dallo fcalpello ikì Santacroce, e poi dicano , fé 
poiTono , che quello fepolcro ila del Frate . Io ve- 
ramente non fo che difoufto aveffe mai ricevuta 

o 

il Vafari da' Napoletani , che quando ha potuto 
nafeondere qualche loro virtù , volentieri V ha 
fatto • e pure quando egli fu nella noftra Citta , 
fu da'nofìri Virtuofì molto onorato. Non folo ha 
tolto queft' opera al Santacroce * ma ancora ave 
avuto cuere di attribuire l'opere antichiflìme del- 
la noftra Città a' fuoi compatrioti , dicendo che 
Ja terra di bronzo del Cavallo , che fra nel corti- 
le de' Signori Conti di MaddaJoni , fia del Do- 
natello , come nella MeiTa giornata fi dilfe . Vi 

fra 



2,o8 Delle Nottate d'i Napoli * 

Ila un' ifcrizione riflretta in un diflicon co-m po- 
llo , vìvendo , dallo fleflb Sannazaro , che cosi 
dice : 

<A&\us hlc f.tus ejl : cìnires gaudete fepultt > y 

TJam vaga , pofì obitum , umbra dolore caret . 

Volendo alludere alli travagli , che egji in vi- 
ta paffuti avea . 

Il Cardinal Pietro Bembo poi vi fece il le. 
?uente , che vi fi vede incifo : 

Da Jacro c'inerì fiores : bic Uh Maront 

Stncerus , Mufa proximus , ut tumulo . 

Sincero era il nome , che quello gran Poeta fi 
dsva nelle lue poefie • alludendo di eflerfi avvi- 
cinato a Vergilio , così nei tumulo , come nelle 
Poefie . 

La Chiefa poi fu riflaurata , e più elevata da- 
gli eredi dei Sannazaro , ed entrandovi , a deftra 
nella prima Cappella, dove (la fepolto Diomede 
Garafa Vefcovo di Ariano , nella tavola , che in 
cfla vi (la dipinta da Lionardo da Pillo ja ; vi è 
un S. Miche Arcangelo cfpreflb con un demonio 
Totto de' piedi , che tiene un volto d' una beli ifii- 
ma donna . E' da faperlì , che quello buon Prela- 
to fu erettamente follecitato da una donna , che 
generofamente , coli' ajuto del Cielo fuperò ; che 
però la fece dipingere come demonio : e da qui 
nacque un'adagio in Napoli, ed era: che quando 
fi vedeva qualche bella donna , e fpiritofa , dice- 
vafi : quella è il demonio di Mergellina . 

Nella Cappella, che fiegue, vi è una belliUi- 
ma tavola colla Cena del Signore infieme co'fuoi 
A portoli . 

Il Convento è deliziofiffimo , e particolarmen- 
te 



Giornata Nona . 190 

te dalia parte di Oliente, avendo fotto di fé il 
mare . 

Prima, di arrivare a quejlo deli^iofo Convento 
vecle/ì il C afino di S. M. nuovamente accomodato 
a juo Regal diporto , quando li viene in mente 
di portarfi a godere quefia deli^iofa Riviera , 

Vifta quefta Chic fa e Convento , e tirando 
avanti per la ftrada di MergelJina , fi arriva nel 
Palazzo , che fu edificato dal Reggente Andrea di 
Gennaro, Famiglia nobile della Piazza di Porto: 
e come che le logge di quefta cafa ftan fondate 
fovra del mare , vi fi pafla per fotto , come per 
una grotte nell'altra parte* Quefta cafa era ricca 
di varie fiatue antiche di marmo , ina ora n è 
povera , effendo Hate trafportare altrove. 

Parlata quefta cafa, che fa termine a. Mergei- 
lina, principia il noftro Paufìlippo, fponda la più 
bella , ed amena del noftro tranquillo Tirreno . 
Viene nominato con quefta voce greca , che altro 
non lignifica , che paufa alle triftezzc : e vera- 
mente chi viene a diportarvifi , è di bifogno , che 
Jafci ogni malinconia . Neil' eli a te tutte quefte ri- 
ve , e particolarmente ne' giorni di fefta , fi ve- 
dono frequentate da converfazioni , che allegra-» 
mente padano 1' ore con fuoni , canti , e pranfi 5 
le barche poi , che vanno giù, e su fono infinite. 

Quefta riviera poi è tutta popolata di como- 
di , e belli cafìni , e dilettoli giardini , che tutti 
hanno la falita del monte ; e benché per gran 
tratto vi fi può andar per terra , potranno i Si- 
gnori Foraftieri offervarla per rriare , non man- 
cando in ogni ora barche a Mergejlina : e per 
dar faggio de' Palazzi principali , che vi fono : 

Paf- 






."* . 



500 Delle Nottate dì Napoli 

Pattata la Cafa de' Gennari de' Duchi di Can- 
talupo , come fi diife , trovafi il famofo calino 
del Principe della koccella di Cafa Caraffa. Que- 
flo è ifolato in forma di Caftello , con quattro 
logge in forma di Baluardi , e quattro porte , 
una per facciata , con più quarti commodamente 
divifi : era egli titfto adornato di ftatue di pietra 
dolce* ma nell'ultime mozioni popolari, furono 
quafi tntte fracaffate . 

Da quefto fi patta alla cafa del Duca di Vie- 
tri della cafa di Sangro , così capace , che vi han- 
no abitato molti Signori Viceré con tutta la lo- 
ro Corte, quando han voluto godere del Pofìlipo 
in tempo dell' eftate ; e perciò vi fi vede avan- 
ti un baftionetto , dove piantavano i Cannoni. 

Segue a quefto il Palazzo detto di Medina , nel 
quale vi fi può entrare per bene ofTervare V ar- 
chitettura, ancorché non fia finito. Qui era l'an- 
tico palazzo de' Principi di Stigliano , detto per 
la fua vaghezza la Sirena. Il Duca Medina effen- 
^ofi fpolato con la Principeffa padrona , il volle 
edificare di nuovo col difegno, modello, ed afli- 
ftenza del Cavalier Cofimo Fanfaga : fi principiò, 
ed in due anni fu ridotto nella forma, che fi ve- 
de , e fé forfè finito, farebbe una delle pili bel- 
le-, delie più vaghe , e più bizzarre abitazioni ; 
non dico di Napoli , ma dell' Europa tutta . Il 
cortile, che oggi fi vede abbaffo, avea da effere 
tutto d'acqua, acciocché dalla fcaia fi foffe potu- 
to al coverto paffare in barca . Il cortile di ter- 
ra , e fopra difegnati in modo , che la carozza 
poteva fermarli avanti della porta del falone ,_ ed 
entrarvi dentro , fé voleva : quello falone avea da 

ave- 



Giornata Nona 201 

avere , come fé ne vedono alzate le mura , da una 
parte e V altra , comodiffimi appartamenti , ia 
modo che abitar vi potevano fei Signori , fenza 
che l'uno aveffe dato foggezione all'altro: gli ap- 
partamenti inferiori fono commodifiìrni , allegri , 
e deliziofì , come fi vede in quelli , che fono di 
già terminati . Vi è un belliflìmo luogo per Tea- 
tro di Commedie capaci/fimo, e con molti luo- 
ghi attorno per Dame, che dalle fteffe abitazioni 
potevano afcoltar la Commedia .• in quefla cafa 
non vi manca , che fi può defiderare . In tutto 
quello che oggi Ita fabbricato , vi fono fiati fpe- 
fi da cento cinquantamila feudi , conforme ne ho 
vedute le note ne' libri del già fu Gio: Vande- 
neynden , per mano del quale il danaro fi pagava . 
Il Duca difegnava di adornarlo di belliffime 
ftatue antiche di marmo, avendone a tal' effetto 
accumulate molte; ma effendofi partito da Napo- 
li , quelle furono murate dentro «T una ftanza . * 
Oggi fi vede aflU maltrattato dal tempo , e fi 
poffiede dal Principe di Teora Mirella per via 
di compra . * 

Da quello fi pafTa ad un nobil palazzo chia- 
mato r Auiètta , perchè fu edificato alla forma 
di quella fortezza : era del Duca di Maddaloni 
della Cafa Caraffa , ma commutatolo col Palaz- 
zo, che poffiede nella Città, pervenne in pote- 
re del fu Gafparo Romuer , e da quello venduto, 
a* Santi Maria Celli Fiorentino, il quale con 
molta fpefa l'ha ridotto nella forma che ogni 
fi vede . 6c> 

Segue il Palazzo de' Signori Duchi di Nocera 
(fclla Cafa Caraffa , aella qnale abitò l'Impera- 
trice 



nf3>liSl&# : V2Z*t&}&fVW-f^&^^ 






3ox Dille Notizie di Napoli . 

trice foreìl» di Filipqo Quarto , quando pafsò 
per Napoli , per doverli portare ali' Imperatore 
iuo fpofoj oggi pattato in altre mani. 

Segue a quefto il Palazzo , che fu de' Colon- 
nefi ; oggi d'altri padroni . 

Dopo di quello viene la cafa del Principe di 
Colobrano fimilmente della Cafa Caraffa. 

Confecutivo a quello è il Palazzo de' Spinelli 
de' Signori Principi di Tarfia , Palazzo molto 
frefeo . 

Dopo di quefto vi è la villa , e la cafa de* 
Tramontani, de' Martini, e de' Torni. 

Appretto di quefto vi è una torre con abita- 
zioni , che ferve per lazzaretto delle mercatanzie, 
che fi ftimano fofpette d' infezioni , e qui vi fi 
vedono alcune veftigia dell'antico acquedotto. 

Seguono appretto i palazzi de' Mazzella , t de* 
Gagliardi , ed altri ; ma qui folamente fi è data 
notizia de' principali, perchè fra quefti ve ne fo- 
no altri di Gentiluomini Napoletani r e fra que- 
fti ve n' è uno molto bello del già fu Aifonfo 
d' Angelis , ora di Antonio Cappella , il quale 

1' ha ridotto in una fot-ma molto vaga , avendo- 
Si ' 

ne un altro non inferiore a quefto fopra delia 
Montagna . 

Arrivati alla Cafa de' Gagliardi , oggi del Prin- 
cipe d' Ifchitella , che 1* ha ridotta in ameni fil- 
ma forma , dicefi il Capo di Pofilipo , che così 
vien chiamata quefta punta - Girando poi dall al- 
tra parte , che ha del mezzo giorno , vi fi tro- 
vano cafini non men deliziofi di quefti , come 
quello de'CaftelIani , del Pezzo, ed altri con lim- 
pidifiìme marinecte da poterli con ogni como- 
dità bagnare. * Uno 



Giornata Nona 



3*3 



r* Uno de' più famoff tra etti è i! Cafino del 
Signor D. Gennaro Maza , de' Nobili Originar] 
elei Seggio di Porta Nova della Città di Saler- 
no, pervenuto a' fuoi antenati da più centinaia 
d'anni , per compra fattane da D. Antonio Pa- 
leologo , ultimo Rampollo degl' lmperadori Gre- 
ci . E' egli viftofo per T aria , ameno per lo cli- 
ma , affai commodo per lo numero delie ttanze 
con uri giardino nel piano , che è abbondanti/fi- 
mo di tutte forti di agrumi , fpecialmente di ce«» 
dri , che ivi fruttano a meraviglia • è circonda- 
to da altri giardini , e con una mattana, all'in-. 
contro . 

Celebre è ancora il mentovato Cafino per le 
antichità , che vi fi feorgono , per i diverfi bu- 
tti , e pezzi di marmo di rilievo , che vi fi ve- 
dono, e per le ilerizioni marmoree originali an- 
tiche , Latine, e Greche, che raccolfe da diver- 
fé partì 1' erudito Antiquario de' fuoi tempi Mat- 
teo Girolamo Mazza tra le molte antichità del 
fuo musèo: quali iTcrizioni vengono riferite da 
Aldo Manuzio, dal Grutero, e da altri Autori.* 
Vogando più avanti vedefi la Cajola da noi 
e'etta la Gajola , dove apparifee un gran pezzo 
d' anticaglia laterica , detta la Scola di Vergilio 
dal volgo , che fuole avere per verità infallibile, 
alcune fognate tradizioni , dicendofi che qui Ver- 
gilio infegnava arte magica . 

La verità fi è , che Cajola vicn dalla voce la- 
tina Caveola , perchè qui era la Grotte , o Ca- 
va fatta fare da Lucullo, per portarli ficuro dal» 
le temperie , e coverto , fuor della grotte già det- 
ta di Pozzuoli; e quello luogo fin' ora ferba ii 

«e- 






'-..''■■'-'". 



■■ 



304 Delle Notìzje di flap olì 

nome di Bagnuoli . Quefta grotte di Lucullo ef- 
fondo rimafia infrequentata, ed a difcrezion del 
tempo, da' torrenti, che vi fono entrati , in tem- 
po di piogge grandi , è ft3ta ripiena , perchè 
dentro di quefta fi andava in barca • oltre che è 
ftata guafta per le pietre , che ne iòno ftate ta- 
gliate di fopra . 

Sopra di detta Cajola vi è una Chiefa\ Aba- 
diale detta S. Maria del Faro, jus patronato del- 
la Famiglia Coppola , nobile della Cofta di Amal- 
fi, ora della fnddetta Cafa Mazza. * L* Imma- 
gine della Vergine è antichiflìma dipinta al mu- 
ro , e miracolofifììma . La Chiefa è ornata di 
Altari di marmo , e di ftucco , d' infigni Reli- 
quie , di dccorofe fuppellettili . Oggi 1' Abate , 
Rettore n' è un Canonico della Cattedrale di 
detta Città di Salerno . * Nella villa della detta 
Abadia, che è molto comoda , vi fi trovarono 
nel tempo del Duca di Medina , molte belle fta- 
tue , ed antiche , quali fi prefc il detto Duca , 
per adornarne il già detto fuo Palazzo . Vi li 
(coprirono ancora le veftigia di una cafa antica 
de' Romani , dove fin* ora fi oflfervano i pavi- 
menti delle ftanze tutti lavorati di diverfe pie- 
tre , che chiamano opera vermicolata . 

Vedefi vicino a quefto luo^o la bella Ifoletta 
di Nifida , quale da' noftri Poeti fi finge e fiere 
ftata una vaga Ninfa di quefto nome . In queft' 
Ifola vi è un ficuro porto , ma picciolo , chia- 
mato porto Pavone , perchè ha forma d' una co- 
da di quefto animale , quando le penne danno 
erte; queft' Ifola fu conceduta dall' Imperator Co- 
lanti no il Grande, con altre poffefiioni alla no- 

ftra 



Giornata Nona . 30$ 

lira Chiefa di S. Reftituta ; dalli Vefcovi poi è 
fiata conceduta a' fecolari di quei tempi per po- 
chi ducati in ogni anno , quali al prefente da' 
pò (Teflon fi pagano . * Fu com orata poi dalla b. 
m. del Prefidenfe della Regia Camera D. Gio: 
Domenico Attuto, ed intuitovi un perpetuo fe- 
decommeflb ; in virtù del quale è paflata detta 
Ifola alla Cafa Petrone , per lo matrimonio con- 
tratto dal fu Marchefe di detta Ifola , Prefiden- 
te della Regia Camera D. Antonio con D. Vio- 
lante Attuto, nipote del detto qu. Prcfidente Gio: 
Domenico. * Vi fi vede ancora una parte della 
grotte di Lucullo. 

Or tornando indietro coll'iftefTa barca, fi può 
offervar dal mare la noftra fpiaggia , che fembra 
un belliflimo Teatro . E qui fi può terminare 
quefta Giornata , e nella feguente ci porteremo 
al Borgo di Loreto , dove fi avrà qualche cu* 
riofa notizia del Monte di Somma • 



Fine della Giornata nona. . 



Tom. IF. 



tata 



DELLE 

NOTIZIE 

del Bello, dell'Antico, 
e del Curioso 

DELLA CITTA 

DI NAPOLI, 

PER GLI 5IGNQRI FORESTIERI, 

RACCOLTE DAL CANONICO 

CARLO CELANO 

NAPOLETANO- 
Viv'tfe in Dieci Giornate , 
In ogni una delle quali fi aflegnano le Strade 
per dove affi a camminare ; 
HU *A RT ^ EDIZIONE 
In cui fi è aggiunto tutto ciò , che fi è di nuovo 
fatto in Napoli né* nojìri tempi , e colla con* 
te-^a delle Regali fólle alla Città adia- 
centi , con in fine un riflretto della Vita 
dell' ^Autore . 
GIORNATA DECIMA. 

NAPOLI MDCCXCII. 

A spese di SALVATORE PALERMO. 

Dal medesimo si vendono nel Corridoio del S.R.C, ed al 

vico nuovo a S. Biagio de'Librai , dirimpetto al 

Palazzo del fu Principe della Riccia. 

C*» licenza de Superior i • È 



3°9 



i5? 






GIORNATA DECIMA. 

Nella quale fi vedrà il Borgo detto dì S. Maria 
di Loreto , e fi avrà notizia di alcuni Cafali t 
alli quali per que/ìo luogo fi va y ed anco del 
Monte di Somma , con alcune ojjerva^ioni fatte 
fovra lo fteffo Monte . 

3&£^.J£ Ccoci nell'ultima Giornata de' Borghi, 
£ ^ né credo , che quefta riufcirà molto 



faticofa ; perchè anco fi godrà del ma» 
fjt$3j-5$SSi re > e de' fiumi . Siamo dunque ai Bor- 
go di Loreto • e prende quello nome 
da una Chiefa , che vi è di quefto titolo . 

Si può venire in quefto luogo per due Porte 
della Città , cioè per la Nolana , e per quella 
del Carmine, ma la pih congrua è quell'ultima. 
Se fi vorrà ufcire dalla prima già detta , che 
è la Nolana ; in ufcire fi vedranno a finiftra i 
Mulini , agitati dall' acqua nuova , come fi ditte 
nella Porta Capuana : fimilmente dalla ftefla ma* 

V 3 no 






£\0 Delle Nottate di Napoli. 

no fopra dei follo , vedefi il giardino del già fu 
Marchefe di Vico della Cala Caracciolo , ora 
della Cafa Spinelli , detta di Aquino . 

Fu quefto luogo fondato dal detto Signore per 
fuà delizie, nell'anno 1543. come fi legge dalla 
feguente tanto rinomata ifcrizione : 

Hi e xAntontus Caracciolus , Vici Marchi» , $ J 
Cafttrìs a latere Con/il iarius , 

Has Genio JEdes y Grati! f Hortos > Nimphis 

Fontes , Nemus Faunis , & totius loci venu- 
Jìatem 

Sebetbo i & Sirenìbus dedicavi* y 

*Ad vita obleBamentum , àtqtte fcceffum , 

Et perpetuarti amicorum jucunditaiem r 
MDXXXXIIL 

Quefta Iscrizione fu tolta dalla porta maggior 
del Palazzo , per incuria di chi poco defidera le 
memorie degli anteceffbri; e dovendo mutare una 
porticella con fabbrica dalla parte della cupa , 
eh' è una via , che divide quello giardino da quel- 
lo del Guafto , e va a terminare all' Arenacela; 
vi pofero a traverfo quefto marmo : né fo , co- 
me i padroni lo pofiano foffrire . 

Era quello luogo il più dilettolo ed ameno 
della Città. Vi era un belli Aimo Calino tutto 
egregiamente dipinto da Andrea da Salerno, fat- 
to ad emulazione, per così dire, di quello di 
Poggio Reale * ( Andrea Sabbatino detto da Sa- 
lerno, perchè nato in Salerno nei 1480.ru uno 
de' pili ragguardevoli Scolari di Raffaello da Ur- 
bino , e dipinfe anche p er lo fuo Maeftro nel 
Palagio Vaticano ) * . Non iftimandofi -poi qui 
l'aria molto perfetta, per cagioh delle paludi 

»uo* 



Giornata Decima gli 

nuovamente ridotte a coltura , non veniva da* pa- 
droni , eredi del Marchefe Caracciolo , molto fre- 
quentato . Vi fi aggiunte , che ufcì una voce , 
che vi erario frati veduti alcuni fpettri , che det- 
ti venpono male ombre ; in modo che dal voi- 
go , che di facile crede , chiamato veniva il Pa- 
lazzo degli Spiriti: e mi fu detto da un vecchio, 
che abitava nella ftrada di quefta porta , chiama- 
to Girolamo del Tufo , che quefta voce ài Spi- 
riti ufcì così. Certi belli umori per burlare die- 
dero ad intendere ad alcunlj dello fteffo Quartie- 
re , che andavano a caccia di tefori , che in que- 
llo palazzo ve n'era uno immenfo , feppellitovi 
dallo fteffo Marchefe quando fi partì da Napoli' 
e che per euftodia vi avea ammazzati due fchia- 
vi neri m y e gì* induflero ad andarvi di notte : e 
mentre che principiavano a cavare , quelli , che 
a ciò gì' induffero , ufciron veftiti da Demonj , 
e gli caricarono di baronate ; eflfendovifi alcofi 
prima che foffero venuti i teforifti * e tra 1 
finti Demonj vi era il già detto Girolamo. Mol- 
ti de' percoflì per lo timore fé n'ammalarono; 
e così ufcì la voce , che nel palazzo di Trevico 
vi erano gli fpriti . Nefl' anno ió$i. fo ben io, 
che v'abitava un Capitano di giuftizia con tut- 
ta la fua famiglia comodamente \ e vi continuò 
T abitazione fino all'anno ió$6. che fu l'anno 
della pefte ; e quefti tenea finalmente il giardino 
in affitto . 

Il Calino era di belliflìmo difegno. I giardini 
eran deliziofi , con pefchiere, e fintane, e giuo- 
chi di acque giocondiffimi .Vi erano belli flirti i 
pergolati di viti, e lunghi antri di aranci: e mi 

V 4 ri- 



3„l % totllc Notizie M Napoli 

ricordo , che efìendo ragazzo qui lì univano mol- 
ti Napoletani a pattar 1' ore nel giuoco delle boc- 
ce, ed in altri fpaffi . Si mantenne in quefla for- 
ma fino all'anno già detto del ló%6. nel qua! 
tempo ettendo i padroni fuori della Città , fu 
empito di cadavari infetti ; e ve ne furono fep- 
pellite molte migliaja . Ora la cafa è quafi ro- 
vinata ; ed un così deliziofo giardino ferve per 
chiudervi gli animali , che vengono a macellare 
in Napoli ; non efl'endovi rettati , che pochi al- 
beri d'aranci . Così vanno le cofe del Mondo . 
Ora vedefi ridotto ad eflere orto di verdure ; 
avendo in tutto perduto quel poco di delizia , 
che vi era rimarla j efiendo flato qutfto giardi- 
no molto grande . * Il Palazzo parlato poi ad 
altre mani , è fiato ridotto in abitazioni • né vi 
fi vede più P ifcrizione di fopra riferita. * 

A delira vedefi una ftrada , che (là fopra del 
foffo , per la quale fi va alla Porta del Carmine, 
ed al Borgo già detto. 

Pattata quella ftrada vedefi una Chiefa dedica- 
ta a' SS. Cosmo e Damiano . Quefta fu edificata 
nell'anno ioli, dal Collegio de' Medici , in elo- 
cuzione della volontà di Giufeppe Perrotti , ii- 
milmente Medico ; il quale laiciò tutta la (uà 
eredità , e particolarmente quefti poderi , con ob- 
bligo di fabbricarvi quefta Chiefa; la quale vien 
governata dallo (tettò Collegio , che nel giorno 
de' fuddetti Santi , elegge due Governadori . * Fu 
una tal Chiefa nuovamente rittaurata circa iì 
1745* * n f° rma a ffo' decente dal fommo zelo del 
fu Dottor Fifico D. Domenico Caroprefo ; uno 
de' XII. Collegiali dell'almo Collegio de' Medi- 
ci di quefta Città . * A 



Giornata Decima 313 

A dritra vedeiì un fa molo ftradone, che va a 
terminare alla Chiefa intitolata S. Maria delle 
Grazie, detta delie Paludi. Nell'atfédio di Na- 
poli , in quefta Chiefa flava ascoltando Mefla 
Alfonfo I. quando accadde 1* infelice .cafo della 
morte dell' Infante D. Pietro fuo fratello. 

Caminandq/t innanzi , prima di ufeire al Ponte 
della Maddalena , che da qui a poco fi dejcrive- 
rà y m è il bello anfiteatro eretto dal Re Cattoli- 
co Carlo di Borbon per mantenervi le fiere : fab- 
brica che fé fclfc interamente compita Jarebbe del- 
le pih vaghe di Napoli . In quefìo in un ampie 
cortile fono r acchiti fé moltiffime fiere , come Leoni , 
Tigre i Pantere , Gattipardi , Elefanti , Strutti * 
ed altre , ciafeuna in due /iantine che circondano 
tutto il piano del Cortile j ed è ben degno quejìo 
luogo da riguardar/} , così per la Jìruttura della 
fabrica difegnata e diretta dal tanto nofiro rino- 
mato Patrizio Ferdinando Sanfelice , che per gli 
curio/i e rari animali, che vi fi veggono. 

Per andare poi al Borgo lì dee girare per lo 
primo vico a delira. 

Se poi fi vuole andar per la Porta del Car- 
mine* in ufeire vedonfi , a finiftra i Mulini den- 
tro àel foflo , come nell' altre Porte ; ed a de- 
lira il già detto Torrione , che oggi non ha in 
che cedere a fortezza alcuna • Mando di contìnuo 
egregiamente munito. 

Si entra nel Borgo (ìtuato al lido di una di- 
lettofa marina . Ha comodiffime abitazioni , e 
fra quefte qualche bel palazzo , come quello Hel- 
la famiglia Carola , ricco di belle e delizioie 
.fontane. 

Di- 



3 *4 Delle Nottate di Napoli 

Dirimpetto a quefto palazzo vedéfi una Chie- 
fa dedicata al gloriofo Arcangelo S. Michele , che 
dicefi all'Arena; perchè prima di farfi 1' abita- 
zioni, dalla delira quefta Chiefa flava nel lido r 
Fu pofcia riftaurata dalla Comunità de* Giubbo- 
nari ; e dal Cardinal Gefualdo vi fu collocata la 
Parecchia » 

Dopo di molti vichi vedefi , dalla fteffa mano 
alla ftrada maeltra ,la Chiefa di S. Maria di Lo- 
reto , dalla quale prende quefto Borgo il nome , 
con un famofo Seminario di Orfanelli , che fon 
tal volta arrivati al numero di 300. 

Quefto Santo Luogo nel!' anno 1557. venne 
fondato, colle limofme de' Napoletani , da Gio: 
di Tappia , di nazione Spagnuofo ; che efTendo 
morto nell* anno 1543. *1 UI ^ u Seppellito, come 
dall' Epitafio fi legge , che flà fopra della fepoltu- 
ra . Vien governato dal Tuo Delegato , eh' è il Pre- 
fidente del S. C. e da fei altri Maeftri Popola- 
ri ; i quali vi aveano introdotto un' altro luogo 
per le povere Orfanelle* Ma quefto dal Cardina- 
le Alfonfo Caraffa fu difmeflfo • e le figliole fu- 
rono unite al Confervatorio della Santiffima An- 
nunziata . 

I figliuoli di quefto Seminario fono eruditi da' 
Chierici Regolari , detti Somafchi ; effendo que- 
fto il di loro principale iftituto , ( oggi da Preti 
Secolari ) non folo nella buona vita , e nelle Let- 
tere . ma anche nella Mivfica " ed in quella vi 
riefeono eccellenti Mufiei , e~ Cantori ; ed allo 
fpe/fo rapprefèntano qualche Commedia fagra in 
m ufìca . 

* La Chiefa , e Cafa di S. Maria di Loreto 

ha 



Giornata Decima 315 

ha il pregio di e (Ter lotto i> immediata Rea! Pro- 
tezione . Checché fia della volgar fama , che un 
Calzolajo, per nome Francefco, ne aveffe forma- 
to il difegno , con raccorre alcuni poveri Orfa- 
ni , fprofrveduti di ogni foccorfo , e raminghi , 
dopo il contagio cagionato in quieta Città dall' 
attedio del Generale Lautrec nel 1528. egli è in- 
dubitato , che il Sacerdote D. Giovanni Tappia , 
Spagnuolo, di cui il Celano qui fa menzióne, la 
liftorò [uff Regum tutela * Così leggefi in un mar- 
ino , che mirali ora nel cortile del Confervatorio 
ifleflò , e propriamente sulla porta di quelle ftan- 
ze , che fervono di guardaroba: Ifcrizione* che fu 
fatta fin dal 154^. e ancor rapportali da' noftri 
Scrittori , e con ifpezialtà dall' Engenio nella fua 
Napoli Sacra .Oltreacciò fi ha dal Cbioccarelli , nel 
tomo XV. de' luoi Manojcritù Giuridi^iofiali , 
che un tal Pio Luogo folle flato efentato dalla 
vifita dell'Ordinario, con alcuni altri , eh' ei rap- 
porta * né lafciò di recate l' Autor del fuo Cóm« 
pendio nel libro Rampato m Napoli nel 1721. 
con data di Venezia , col titolo di ^Archivio del- 
la Real Giurì ditone del Regno di Napoli , e del- 
le cofe raccolte dal Chioccarelli , nella rubrica dell' 
ifteffo tomo XV. fulla fine. In tal pofleflb adun- 
que quella Chiefa , e Confervatorio fi è fempre 
ferbato . 

Ma di ciò non occorre più ragionare • poiché 
il tutto fu dichiarato dalla Maeftà del prefente 
Re Cattolico , allorché quefto Regno felicemente 
reggeva, determinando, precedente Confulta dell' 
111. Sig. Machefe Danza , Prendente del S. C. 
Delegato, in data de' 2S. di Febbrajo del 175&. 

ed 



gì 6 Delle Notiate di Napoli 

ed altra della Real Camera di S. Chiara de* 3, 
Luglio dell'anno ìPteffo , che nella caufa tra 'i 
jRev. D. Filippo Orlandi, e '1 Confervatorio iflef- 
fo proceder doveffe non già il Tribunal Mifto , 
ma il Delegato del Confervatorio, con Dilpaccio 
per Segretaria degli Affari Ecclefiaftici , fotto il 
dì 11. di Agofto ddl 1750. Titnendo ti Rey (co- 
me in effo fi legge ) per punto cierto , tndubìta- 
ble , que , corno V. S. rifìere , es el mencìonado Con- 
JewatoYÌo de Sanila Maria de Loreto de ejìa Ca- 
pital de immediata Real ProteBion . 

I primi Governatori perciò del fuddetto Pio 
Luogo furono que* Viceré , che governarono da 
tempo in tempo quello Regno. Ma non potendo 
di perfona affilare il Viceré nelle Seflioni , fofti- 
tuì in fua vece il Duca di Montelione. Dopo la 
morte del quale , fu fuftituito il Prefìdente del 
S. C. Gio: Andrea de Curtis ; che nel 2. tomo 
della fua Opera, col titolo Dìverforium Feudale , 
num. 101. reca la Nota mandata dal Viceré ali* 
Arcivefcovo di Napoli, de' luoghi efenti dalla fua 
giuridìzione , che deferi veli dal Cbioccarelli . 

Quindi è avvenuto , che da indi in poi fono 
fempre flati nella Delegazione , e Protezione del 
fuddetto Pio Luogo i Prendenti del S. C. ilìef- 
fo , lenza altra Cedola , o Difpaccio ; avendoli 
per Delegati , e Protettori di effo dal tempo me- 
defimo , in cui a Prefidenti fono flati eletti. 

Vien di più governato quello ragguardevol Luo- 
go da fei Governatori , i quali fon del ceto de- 
gli Avvocati , e de' più djflinti Mercatanti di 
quefla Città , e da un Maflrodatti del S. R. 



Confìglio . 



Al 



C tornata Decimai 317 

Al prefentc nel 17^0. tal Confervatorio fireg- 
«e dalla fomma fapienza, e avvedutezza dell' 111- 
Sig. Marchefe D: Carlo Danza , attuai Prefidente 
del S. R. C. e ne fon Governatori gli Avvoca- 
ti D. Domenico Mirra, D. Giannantonio Sergio , 
D. Francefco Coirò, D. Domenico di Simone, il 
Negoziante di ragione Dottor D. Domenico di 
Amico, e'1 Maftrodatti del S. C Dottor D. Gio- 
vanni Rubino; i quali di novelli comodi , e di 
due altre Camerate 1' hanno opportunamente ac- 
crefeiuto . 

Il Confervatorio pertanto dalla Cafa , e dalla 
Chiefa è comprefo . Si entra in un gran Cortile , 
e da effo nelle officine per ufo , e fervigio del 
jnedefimo . Indi fi fale (opra cinque ampie ftf n- 
ze , che diconfi Camerate ; ove fecondo la difhn- 
zion dell' età , albergano i figliuoli . Il numero 
di effi, tra gli Alunni, e coloro, che vi ftanno 
da Convittori a pagamento , giugne prefentemen- 
te a 160. Vi è un'ampia Scuola, ove fìudiano i 
figliuoli ; ed altre ve ne fono più riftrette , nel- 
le quali a* medefimi s' infegnano le Lettere, e le 
Scienze , anche più fublimi , come fono le Filo- 
lofiche , e Teologiche Facoltà; e fé ne foftengon 
ben fovente pubbliche e folenni Conci ufìoni ; ef- 
Tendone ufeiti infigni Soggetti . Nel trafeorfo Re- 
gno del prefente Re Cattolico Carlo Borbone vi 
fi aprì Scuola di Geometria , di Agronomia , e 
di Nautica , che or vi fiorifee ; e '1 Maeftro di 
tali Facoltà a regia fpefa vi fi mantiene ; co- 
me fi ha dal Difpaccio , fpedito per Segretaria 
di Stato a' 9. di Giugno del 175 1. Non è qui 
da tralaiciani una fpiritafa Ifcrizione , che su la 

por* 



318 Veli* Notìzie di Napoli 

porta della Scuola fuddetta fi legge; e clic fu det- 
tata dalla eulta penna del R. Configiiere D. Giù» 
feppe Aurelio di Gennaro nel 17$^» 

Hac Se boi a , ut egregio* *Avs Nautica /acìet 
%Alumnos y 

Ingeniis pnebet , Rege jubente , facem . 
Sic maris arbitrium vici vix induftria franat ; 

Ventai um dublam mens regit una fidem . 

S'ingegna a ? giovani di tal Collegio ancor la 
Mufica : ed in ogni tempo ne fono ufeiti efper- 
tiffimi Profeffori , che in fomigliante Facoltà han 
fatta la prima figura in Europa , Bafta dire , che 
vi fu Maeftro nell'anno \6%g. il rinomato D. 
Aleffandro Scarlatti ; ed in tempi a noi più vi- 
cini vi fondarono le riputatiffime loro Scuole D. 
Francefco Durante , % D. Niccolò Porpora . Per 
fomigliante cagione , e con jfpezialità per V ac- 
compagnamento deeorofo , t con mufica del SS. 
Sagramcnto ( cofa . che in altra Città non fi ve- 
de ) ha il Confervatorio avuti pili laficiti dalla 
pietà de' Napoletani . 

Si bada foprattutto al buon coftume, e ad in- 
caminare i giovani di effo nel diritto fentiero 
della pietà; adopertndovifi perciò ogni più dili- 
gente cura , particolarmente quella degli Efercizj 
fpi rituali. 

La Chiefa di medriocre grandezza in una fola 
nave confitte . Sulla porta di effa , che fporge alla 
pubblica ftrada , vi è un' ampia Orchefta . Amimi- 
rafi nella foffitta un gran quadro colla Vergine 
J-suretana in aria , foftenuta da Angioli ; e lòtto 

vi 



Giornata Setttm/t 310 

vi è il ritratto del fu Avvocato D. Franccfco ài 
AgofHno , allora Governator del Confervatorio ; 
che lo fé' dipingere dal celebre pennello di Paolo 
de Matthaeis , fuo congiunto » 

Tutti gli Altari fono di vaghi marmi fregiati. 
II maggior di efli con balaustrata ancor di mar- 
mo , alla SS. Vergine di Loreto è dedicato - y e vi 
è un'antico e divoto quadro della medefìma con 
ì figliuoli del Confervatorio , dipinti in atto di 
pregar la Divina Madre , e di porfi fotto la va- 
iorofa fua Protezione . Il manto dell' effigie delia 
Vergine è tutto fregiato di argento, con più co» 
rone su la telta , e su quella del Bambino . 

Nella nave della Chiefa trovanfì fette Altari ; 
tre entrando a man delira • quattro a finiftra » In- 
cominciando, a man deftra , nell' entrare , nel pri- 
mo vi è una divota ftatua della Vergine Addolo- 
rata , Nella feconda Cappella vi è una tavola di- 
pinta con S, Gennaro, e S. Rocco, ed in mezzo 
un picciol quadro con criftallo avanti della Ma- 
donna della Pietà a mezzo burlo, di pennello to- 
talmente diftinto, da quello , che pinfe il rima- 
nente del quadro; e credefi opera egregia del no- 
ftro Gio: Antonio di Amato il vecchio , affai 
rinomato nel pinger divote immagini * e che mo- 
rì con opinione di fantità. Tiene ella il fuo Fi- 
gliuolo morto abbracciato , e ftà atteggiata in gui- 
ia , che fpira tenera pietà e divozione . Viene il 
fuddetto picciol quadro foftenuto da due pattini - 
C vi e- fopra dipinto lo Spirito Santo . Nella ter- 
za Cappfila vi è anche in tavola dipinta la Ver- 
gine in aria , col fuo Bambino , con corone di 
aruefttQ , ^ eoa tefte di Angioli , Mirafi dipinta 

fotto 






5 io Delle Noti? te à\ Napoli-, 

iotto S. Orfola colle lue Vergini , 'ed altri Santi. 
Siegue ii Pergamo tutto di finitima noce , con 
Confeflìonale fotto • e quiindi la minor porta del- 
la Chiefa , per cui fi elee nel cortile, e fi va pu- 
re nella Sa^reftia . 

Entrandoli poi nella Chiefa, a man finiftra, fi 
feorge la prima Cappella, che viene ornata da un* 
antico miracolofo CrocefilTo di rilievo , coverto 
con criftalli. Nella feconda Cappella fi ravvifa la 
Vergine del Rofario dipinta in legno 9 aflìfa iti 
trono, ritoccata nella fua tefta , ed in quella del 
Bambino dal rinomato Paolo de Mattha»is* feor- 
gendovifi fopra 1' antico efpreffamente la leggiadra 
maniera , che egli avea nel formar l'effigie della 
Vergine . Sotto vi fon molti Santi Domenicani , ed 
altri: e fopra il trono dipinto, ove ftà afiftfa la 
Vergine , feorgefi T Eterno Padre col CrocefiHo 
fra le braccia, e da un lato S. Francefco di Allì- 
fi , dall' altro S. Francefco di Paola in aria . La 
tefta della Vergine, e del Bambino vengono pur 
fregiate da corone di argento . 

Siegue la terza Cappella , in cui vi è^ancor una 
tavola di legno coli' immagini di Maria Santiflì- 
ma , e del (uo Figliuolo , e fotto S. Francefco di 
Afiìfi , e quel di Paola , S. Caterina , e S. Lu- 
cia , che fi è degnata fovente di far molti mira. 
coli • elTendovi in quefta Chiefa fua infigne Re- 
liquia ; come ancor vi è quella della Croce del 
SS. Salvatore. 

Merita fpecial riguardo il quadro in tela della 
quarta Cappella, che rapprefenta S. Carlo Borro- 
meo, veftito de* fagri parati, in atto di orare* e 
che fi vuol di mano del celebre Annibale Garao 

ci . 



Giornata Decima 321 

gì . Nel Iato vi è il facrihzio di Mosè dipinto 
in un quadro , e nelf altro a rincontro Mosè iftef- 
fo , che fa cader la manna dal Cielo , raccolta 
dalle Ifraelitiche turbe. 

Non è finalmente da tralafciariì , che nel falire 
le fcalinate , e propriamente avanti all' apparta- 
mento del Rettore del Confervatorio , vi fia una 
comoda Cappella con Altare di legno dorato , e 
col quadro della Vergine Immacolata , fregiata di 
corona di argento ^ e di argento ancor lono i pic- 
cioli putti , che la corona le fo:1:en:*ono . Fu fo- 
migliante Cappella fatta interamente dalla pietà , 
e dall' elemofine de' figliuoli ifreflì dei Conferva- 
torio . Non manca in fomma e nel Confervato- 
rio , e nella Tua Chiefa quanto neceffario può ri- 
putarli per la buona educazione de' giovani , pei* 
illuftrarne lo fpirito, reggerne il coftume, ed ec- 
citarne la pietà. * 

Più avanti , dalla ftefiTa parte , fi vedono le 
Stalle Regie , dette la Cavallerizza , che Manno 
avanti del lido del mare . Stavano prima quefte 
nel piano di Palma , miglia quindici dittanti da 
Napoli ; fi rifolvè di paffarle in Napoli per de- 
gni rifpetti • e fi ftabilì di fondarle nel luogo , 
ove ora è 1' Univerfità degli Studj , e di già era- 
no principiate : ma rendendofi in quello luogo 
fcomode , elefTero quello più ampio , e più alle- 
gro* e vi furono fabbricate circa V anno 1581. 
Son capacifììme per centinaja, e centi naja di ca. 
valli . E' da faperfi , che il noftro orari Monar- 
ca , come anche tenevano gli altri Signori , e 
Re , tiene famofe razze di cavalli nella Puglia . 
In ogni anno, nel mefe di Maggio. Il RegioCa- 

Tom. IV. X vai- 



222 Delle Notizie di Napoli. 

vallerizzo riconofce i poliedri . Le giumente poi. 
ledre , conofciute di tutta perfezione , fi pongono 
nella razza in luogo delle vecchie : le altre , co- 
nofciute di meno riga , fi vendono : cosi ancora 
de' poliedri , X quali , conofciuti di fpirito , e di 
fattezze perfette, in quelle Stalle vengon e hi ufi ; 
e qui fi adattano al maneggio , ed a tirar le ca- 
rozze , e ne riefeono maravigliolì , ed i migliori 
poi s' inviano a S. M. gli altri chiamanfi di fcar- 
to- e parte le ne vendono, e parte s' impiegano 
alla Cavalleria Militare : e veramente fono degne 
<f effer vedute per veder cavalli , per altezza , e 
per fattezza maravigliofi ; e quelle Stalle , porta- 
no al Re molta fpefa . 

Fu quello luogo riftaurato dal Conte d' Ognat- 
te; effendo flato mal ridotto dal popolo tumul- 
tuante, e con quella occafione, vi fece un luogo 
coverto per potere addentrare i cavalli , ed impa- 
rarli , anco quando piove ; e qua vengono molti 
Cavalieri ad imparare di cavalcare . Ma quel, che 
fi è fcritto di quefte Stalle, fi offervò^ fino all' 
anno 1689. ora ftanno in gran parte di 1 mefite , 

Preffo di quefle Stalle vedefi il Ponte della 
Maddalena. Dicefi della Maddalena , per una Chie- 
fetta a quefta Santa dedicata , che ftà^ a delira 
del detto Ponte , che dicefi edificata da' Con frati 
della Maddalena nell'anno 1330. Fu indi Con- 
ventino de' Frati Domenicani, poi difmeffo dalla 
Santa memoria d' Innocenzio X. per non^ poter 
mantenere Frati al numero opportuno ( Oggrfi 
poffiede dal Moniflero di S. Sebaftiano ) . Che 
quella Chiefa fotte l'antica, non so affermarlo., 
perchè quello Ponte fu rifatto in quella forma 
neJl' anno 1555» * lL * 



Giornata Decima 323 

Più precifamente verrà de/critto quejlo Ponte 
quando fi tratterà delle Ville . 

Stava quefto un poco più avanti , e fu detto 
Ponte Guizzardo , e da altri Guifcardo , e dal 
volgo Ponte Licciardo , Donde abbia avuto que- 
llo nome non fi sa . Fu quefto Ponte da un gran 
diluvio rotto , ,e portato a mare ' fu pofeia rifat- 
to nell' anno già detto da Bernardino di Mendoz- 
za, Governadore del ,Regno, in luogo del Cardi- 
nal Pacecco y come apparifee dalla Ifcrizione in 
marmo .« e quella fabbrica fu fatta col danaro del- 
le Provincie, delle quali quefta è la via. 

Per fotto di quefto gran Ponte patta il piccio- 
lo nojftro Sebeto , quanto povero di onde , tanto 
ricco 'di limpidezza. 

Ha i fuoi natali nel Territorio della Preziofa , 
come fi ditte; coverto fi porta alla Bolla -ed ivi 
{partendoli, con una parte d^lV acque fue va a 
di (Te tare i Cittadini, ed a dar loro piacere, con 
ifchei;zare ne' fonti ; con l'altra a dar vita nell' 
eftate alle verdure, ed a faticare col movere un- 
dici Mulini , perchè verdure , e pane non man 
chino a' paefani . 

Ma che quefto fi a l'antico fiume Sebeto , io , 
che al poffibile ho cercato d' efaminare , e con 1' 
intelletto , e con gli occhi le cole , non ardifeo 
di ficuramente affermarlo. Ne parlano, mi fi di- 
rà, i noftri Iftorici e Poeti ; come Gio: Pon- 
tano , Giacomo Sannazaro, Gio: Villani , Bene- 
detto Falco, ed altri , che ne furono feguaci . 
Concedo che tutti fiano più veridici quelli , che 
fcrìffero dall'anno 1300. a quefta età. 

Mi fi dirà , che Vergili© nei fettimo dell' Enei- 

X % de, 






-..-■..-.........■..; 






^24 Delle Notizie dì Napoli 

de , Stazio , ed altri antichi nominarono quefto 
fiume . Rifponderò: E più che vero, verifìfimo * 
ma che dagli fcritti di quefti grand' uomini anti- 
chi fi raccolga , eflere in quello luogo il Seheto t 
non mi cadde , né meno per ifcherzo , in mente 
di affermarlo. Andiamo un pò dì grazia alle con- 
getture, perchè a me non piace di ftrafeinare luo- 
ghi fiorici a convalidar proporzioni ; e facciamo 
ancora l'occhio corporale miniftro dell' intelletto . 
E per prima certiffimo fi è, che tanto gli an- 
tichi Greci , quanto i Latini non fondavano Cit- 
tà in (ito alcuno , che non aveffe fiume , che paf- 
faffe per mezzo della fteffa Città , o per lotto le 
mura . Non è cofa qui d'addurne efempj , perche 
in ogni carta di Cofmografia fi può vedere . Si 
vede in Roma , nella bella Firenze , ed in tante 
altre Città d'Italia, per non nominar la Grecia. 

Non v'è dubbio, che quella noftra fu fondata 
da Falero Greco . Probabili Aimo fi è , che aveffe 
oflervato lo Itile greco nel fondar le Città , che 
era dove eran fiumi : e però , fé conofeeva quello 
per fiume, l'avrebbe predo di quefto formata, e 
non lontano^ perchè, fé fi numera la lontananza 
dall' ultima aoapliazione , Con oggi da duecento 
padì ■ ma fé dall' astica Città , fono affai più „ 
E perciò non credo , che tanto fi aveffe dovuto 
camminar da quelli antichi Cittadini , per attin- 
ger l'acqua. 

Per fecondo , certo è , che queft' aequa viene 
dalle Fontanelle nel territorio della Preziofa , ed 
è portata con acquedotto coverto , la di cui fab- 
brica non ha punto dell' antico , come veder il 
può alla Bolla. Terminerei qur per qualche po- 
co. 



Giornata Decima. 



3*5 



co. Ma nò, torniamo al Tuo principio . QuefF ac- 
qua delle Fontanelle , certo è, che aver dovea il 
fuo letto , per andar proclive al fuo centro del 
jnare., Dove quello letto effer poteva ? Ne abbia- 
mo chiare le confetture dove fi foffe . Era affai 
più lontano da quello, dove oggi fi vede * ed era 
affai più di là dal luogo, dove ora fi dice li Mu- 
lini a vento • o proprio in quella parte , dove 
ordinò Carlo L d'Angiò, che fi faceffero i Fu- 
lari, per maturare i lini, che . prima fi matura- 
vano, ove ora è Seggi© di Porto . Ne fi trova 
in iicritture antiche, che in quello luogo vi fof- 
fe Mata forgenza d' acqua dolce , che foffe fiata 
badante a maturare i lini • oltre che fé ne ve» 
d.riano le vefligia- Dunque probabiliffimo refla , 
che quell'acqua foffe fervita a quello effetto . 

Trovafi di più, che quello Juogo, dove fi ma- 
turavano i lini di là dalli Mulini già detti , do- 
ve fi ieppellifcono , e le teffe de' Banditi , che 
vengono in Napoli, e le membra di coloro , che 
per gravi misfatti , fono ridotto in pezzi , vien 
chiamato il Ponte Ricciardo . 

Ma tempo è di tornare alla Bolla . Vedefi con 
chiarezza grande, che queft' acqua fu portata dal- 
ie Fontanelle alla Bolla , affolutam-ente per intro- 
durla in Napoli . Ma perchè tutta quell'acqua 
era foverchia , fene ferviro.no di quella parte, che 
era di bifogno • all' altra diedero il cammino 
feoverto , per le paludi, , e per 1' opera de' Mu 
lini . 

Si potrà rìfpondere , che dalle Fontanelle fé 
ne poteva portar tanto quanto badava per gli 
acquedotti di Napoli . Si replica , che fi portò 

X 3 qua 



3 16 Delle Notìzie di Napoli 

qua tutta , perchè gli acquedotti fi fo--fle.ro potuti 
mantener Tempre con la fteffa quantità d'acque- 
perchè là vicino la pietra di marmo , dove bat- 
te i' acqua nella Bolla fi riporta : e quando V 
acqua non viene al folito uguale , fi prende dd- 
l' acqua che va al fiume ; e quando s' han da 
nettare, o pure accomodar gli acquedotti , fi gi- 
ra tutta }' acqua , e va per letto icoverto .' 

Oltre che fi trovò in uno Iftromento origina- 
Jè in pergamena, che fi conferva nell' antico Ar- 
chivio del Moni Mero di S. Marcellino, ftipularo 
a' 20. di Giugno dell'anno 1184. Indizione 2* 
che un tal Sergio C^ec? dona al Moaifte'rò un 
pezzo di terra , f] to' vicino al luogo , per dove 
pafTcj qnerV ardua ; e nominando i confini , cosi 
dice' A 7 r;- Innpe a loco, qui nomina tur Forchi a*-' 
nuyn fotis fiJjium, jttxra Terram'SanHi Gauditt/ì, 
fivb'ivm , qf'ì d'tcttur Rubeulurft . Che quell'acqua 
paffi per lo territorio, che dicefi Porchiano, do^ 
ve al preteste vi è una Chiefetta governara da 
gran tempo dalla comunità de' Sellari , che no- 
minata viene Santa Maria a Porchiano, non vi 
è dubbio. Dal che fi ricavò, che quefto fiumi- 
cello chiamavafi Rubeolo, e tirava a dirittura ai 
mare , e che in quefr' acqua fi mandarono a ma- 
turare i lini da Carlo I. Angioino . 

Gli acquedótti poi tutti fon di fabbrica , che 
non ha molto dell'antico. E -le mi fi dicerie 
Può cflere , Che fo fiero flati rifatti; rifpondeiei, 
che fempre dell'antico fé ne vedrebbe qualche re* 
Jiquia . 

Or dunque fé mi fi rifponderà dove era quefto 
fiume nominato dagli antichi in Napoli , ritpon* 

do, 



Giornata Decima 32-7' 

do , che ne ho parla'to nel dar notizia del poz- 
zo di S. Pietro Martire. E quefte fi (limino per 
ponderazioni di chi nello feri vere non va cer- 
cando , che quello, che più $' accolta al vero. 
Avrei potuto addurre qui molti luoghi dì Stori- 
ci * ma da me fi tralafciano , perchè le cofe fi 
poflòno efaminar con la vifta. 

Ma fi torni al noftro Sebeto . Quefro ha qual- 
che accrefeimento dall'acque delle Paludi fteffe * 
perchè in tempo d' Alfonfo I. furono allacciate 
V acque j e con qualche pendenza vanno in alcu- 
ni foffi , e da quefti nel fiume, però in tempo 
d' Inverno . 

Sono quefti luoghi così badi, che in ogni par- 
te che fi cava fi trova V acqua forgente in pochi 
palmi , ed in alcuni pozzi , che fervono per in- 
naffiare nell'effate, crefee a tal fegno nell' inver- 
ilo , che la rovefeìa di fuori , 

Vi fono aLcune forgenze , come 1* acqua detta 
delia Bufala , ed altre, che anco entrano in que« 
Ito fiume» 

Parlando più avanti vedefi a finiftra una (tra- 
cia v per la quale fi va a S. Giorgio a Cremano 
Cafal di Napoli, più volte bruciato dall'incen- 
dio del Vefuvio, e più volte riedificato; a Poi» 
lena , Trocchia, Malfa , S. Sebaftiano , ed altri 
Cafali , fotto la falda del Monte, ed anco alla 
Chiefa di S. Maria dell' Arco ; la quale , benché 
fia del Territorio di S. Anaftafio ,[ corrottamente 
detto S. Naftafio , Diocefi di Nola ; contuttociò 
è di dovere darri* qualche notizia : eiTendo que- 
fta la più frequentata dazione de' nodi Napole- 
tani ^ né vi è giornata, per dir così, che non. 

X 4 vi 






È ' -•■---■■■;•■■- ■ -■ . 



328 Delle Notizie di Napoli 

vi fi veggano carozze cittadine. 

Il principio di quefta si divota Chiefa fu il 
feguente . Vi era in quefto luogo una Cappellef* 
ta dove ftava dipinta ì' Immagine della Vergine 
col Tuo Gesù Bambino in braccio^ e quefta dì- 
pintura fu del noftro Tefauro . 

Un giovane, giuocando alla boccia e maglio, 
che da noi dicefi a Jlracqttare , avendo perduto 
il giuoco talmente fi adirò , che prefa la boccia, 
empiamente la fcagliò nel volto della Santa Im- 
magine y il quale appunto come folle fiato di 
carne , fi vide illividito , e gocciolar fangue : e 
quefto fatto accadde nell'anno 155/O. Il miraco- 
lofo prodigio chiamò , con dìvota curiolìtà non 
folo la gente de' Paefi convicini , ma i Napole- 
tani a vifitarla : e con quefto cominciarono le 
limofme in abbondanza^ in modo che la Cappel- 
la fi cominciò ad ampliare, e ne fu dato il go- 
verno a' Padri di S. Domenico , principiandoli a 
celebrar la fefta nel fecondo giorno di Pafqua , 
dove vi concorreva una gran quantità di gente ; 
una vecchia , che ricevè non fo qual difgufto dal- 
la frequenza de' divoti, cominciò a beftemmiar 
la Vergine, la Cappella, e chi fabbricata V avea. 
Nella notte feguente fenza dolore , e fenza effu- 
fìon di fangue, le caddero ambi i piedi, che in 
quefta Chiefa fino al prefente fi confervano in 
una pabbia di ferro . Quefto cafo ftimato comu- 
nemènte miracolo, chiamò tanto concorfo - e tan- 
te furono le limofine , che in breve fi fabbricò 
mna fontuofa Chiefa, ed un' gunpio Convento, 
nella forma, che oggi fi vedono , che tono de' 
belli , che abbia la Provincia de' Predicatori di 

Ab- 



Giornata Dsc'mra. ^zp 

Abbruzzo . La miracolofa Immagine ftà colloca- 
la in una Cappella ilòlata , adornata tutta di 
marmi lotto della Cupola . * La Sagreftia , e '1 
Convento fi e ridotto in una forma affai riguar- 
devole . 

Il concorfo in queflo Santuario che vi fi fa quo- 
tidianamente , per le continue grafie , che il Si- 
gnore degnufi concedere a Fedeli per fne^o di que- 
jì a [agra Immagine è indicìbile: la no/ira' piijfima 
Sovrana Maria Carolina d' *A'ujieia vi fi porta 
f avente a venerarla , e fpejfo vi la/eia delle obla- 
zioni , oltre de ricebi doni offertila . 

Un miglio dittante da quefta vi è la Chiefa , 
e 3 1 Convento de' Frati Francefcani Riformati , 
detta S. Maria od Pozzo , per un gran pozzo , 
che vi fi vede davanti* tenendofi per indubitato, 
che quefto Ila il fonte àelV acqua , che va per 
fegreti meati alle Fontanelle , e dalle Fontanel- 
le alla Bolla. Si è ferino quello per dar qual-, 
che notizia a' Signori Foreltieri . 

Si torni alla giornata . Lafciato il Ponte del- 
la Maddalena, a delira vederi lo Stradone Regio, 
per lo quale valli alle Provincie dì Salerno , di 
Bafilicata , e delle due Calabrie , quando andar 
non vi fi vuole per mare . Per prima , ne' lati 
di quella ftrada a delira fi vedono tre Torri , che 
furono fatte per Mulini a vento • non ballando 
quelli , che vi eran dentro , e fuori della Città: 
ma elfendo venuta V acqua nuova di S. Aeata , 
rellarono in abbandono. 

Più avanti è l 5 accennato Cimitero del Ponte 
Ricciardo . Tirando avanti vtdefi la Villa di 
S. Giovanni detto a Telacelo , per la Chiefa , che 

in 



330 Delle Nott^tt di Napoli 

in quefta fi vede a quefto Santo dedicata « ed il 
Teduccio i' ha da una antica Famiglia Romana, 
detta Teducìa ì che in quefta parte abitava. 

Più avanti a fìoiftra vedefi il Cafal della Bar- 
ra , luogo il più deliziofo che veder mai fi pof- 
fa : che però viene abitato da una quantità di 
Nobili 1 e dà primi Cittadini : ed in confeguen- 
2a è ricco di palazzi ; e fra gli altri vi è quello 
del già fu Gafpaso Romiter Fiamingo^ ora pof- 
feduto dal Marc 'nere del V u fto , per commutazio- 
ne fatta della fua cala i come fi ditte : Quello 
non ha che defioerare sì neil.t magnificenza delle 
ffanze , come nelf amenità de* giardini , 

Siegue appreffo la Villa di Pietra Bianca , det- 
ta Leucopetra . Quefta fu devaftata da' fiumi in- 
cendiar) del Vefavio ; polcia vi furono edificati 
molti belliffimi palazzi * e fra quefti vi edificò 
il fuo Bernardino Martirano, che fu Segretario 
del Regno, in tempo dell' Irci pera do r Carlo VY 
ed in quefto vi fece a Raggiare quante delizie de- 
fiderar poteva il gufto umano e ne' giardini , e 
nelle grotte , e nelle fontane^-perenni j in modo 
che dal noftro vol^o chiamato veniva lo Sguaz- 
zatone , cioè, luogo dove fi può avere fovr' ab- 
bondante piacere . In quefto Palazzo- ti trattenne 
per tre giorni f Imperador Carlo V. nelT anno 
1555. quando vittoriofo ritornò dall' imprefa di 
Tunifi , affettando, che fofìe in ordine 1* appa- 
recchio per" riceverlo in Napoli -, cóme trionfan- 
te • e per memoria, lo fteffo Martirano erette fu 
la porta un marmo, nel quale fi legge indiò j 



HO- 



Giornata Desini* 

H O S P E S , 

■Et ft properas , non Jìs impius . 
PraterienS , hoc edìficium venerator , 
Hi e enim Carolus V. Ro. Imp. 
Debellata affrica , veniens , triduum 
In liberali Leucopetra gremro 
Confumpftt . Fiorerà fpargito , & vale. 
MDXXXV. 



33* 



Quefto Palazzo meli' ultime eruzioni del Mora- 
te Vefuvio , patì molti danni * e la cenere occu--, 
pò quali tutta la porta . 

Nel fequentts Tonio \, ove parler affi delle Regie 
Ville verranno quejìi luoghi con preci/ione defcritti* 

Tirando più avanti fi ha da paffare per la Vil- 
la , o Cafale di Portici , che corrottamente così 
vien detto , dovendoli dire de Ponzj j effendochè 
quefta fu la Villa di Quinto Ponzio Aquila , 
Cittadino Romano ; e quefta è quel Neapolita- 
num Quintii , fcritto da Marco Tullio a Pompo- 
nio Attico . E' quefta Villa celebre per i bei pa- 
lazzi che ella ha * e fra quefti quello che fu 
del Principe di Stigliano , della Cafa Caraffa, che 
poi come fuperfluo fu venduto alla Cafa de' Ma- 
ri Cittadina. E qui fìando a deliziarfi il Prin- 
cipe, generò D. Anna Caraffa, che rirtiafa erede 
del padre , fu nell' anno IÓ34. data in moglie a 
D. Ramiro di Gufman Duca di Medina , dichia- 
rato Viceré di Napoli • il quale nell'anno 1644. 
avendo avuto fucceiTore 1* Al mi rari te di Cartiglia, 
gli convenne di partire , e reftò la PrincipeiTa 
moglie 19 Napoli, la quale volle ritirarli in 

que- 






B^B^B^B^m B_ | 



332, De//e Nottate di Napoli < 

quello palazzo *, e qui dove ella era data gene- 
rata, in pochi giorni fé ne morì • ed il cadave- 
re fu porto in de polito nel vicino Convento de' 
Frati Scalzi Agoftiniani , in un' urnililììmo fe- 
polcro di fabbrica, dove ancora giace* non aven- 
do curato gli eredi di farlo trafportare nell' anti- 
ca loro fepoltura gentilizia , che Uà nella Chiefa 
di S. Domenico : Quella Chiefa de' PP. Scalzi è 
molto vaga e pulita , con un Moniftero, che più 
deliziofo non fi può deliderare • e particolarmen- 
te ha un giardino, che per un lungo flradone va 
a terminare all' odorofe fponde del mare . 

E' celebre ancor quella Villa per l'aria, che 
aver più non può àeì faiutifero e perfetto. Que- 
lla è quell' aria tanto encomiata , ed approvata 
da Galeno per coloro , che travagliati vengono 
daireticia , o travagliati dagii umori malinco- 
nici . E veramente ne ho elperimentate maravi- 
glie in molti Amici miei , che eflendòvi andati 
affarTinati da quell'infermità, lì fono mirabilmen- 
te riavuti. E' di bi fogno avvertire però, che co- 
loro che vi vanno, ne' primi giorni fi fentono 
maggiormente aggravati . 

* Infinitamente più celebre fi è renduta quella 
Real Villa di Portici , dopoché dalla Maeftà del 
Re Carlo , nòftro Sovrano , fu trafceita per Vil- 
la di fuo diporto. Immenfe fono le fabbriche , 
ameniffimi i giardini , i bolchi , i fonti , ed al- 
tre maraviglie , che qui poffono vederfi , e le 
grandi antichità di pitture, (culture , ed altre , 
che fi fono fcavate dalle rovine di Ercolano , e 
fono qui nel Regal Palazzo fituate . Per descri- 
vere perciò cotante maraviglie più vplami vi 

bi- 



Giornata Decima 333 

bìfogncrebbero , che però e' ingegneremo al pojjìbil» 
descriverle nel feguente Tomo . 

Attaccato a quefta Villa vedefì il Cafale di 
Refina , che prende il nome dall'allegrezza , che 
l'eco porta il rito . Quefto Cafale li rende nobile, 
non folo per l'aria , e comode abitazioni , ma 
per effer qui una divotiffima memoria. 

Il Principe degli Apoftoli S. Pietro , quando 
tornò nell' Italia , dopo che , per gli Editti di 
Claudio , fu corretto cogli altri Ebrei , partirli 
da Roma, qua giunfe* e vi fi vede una Cappel- 
Jetta, che per antica tradizione, fi ha effere il 
luogo dove sbarcò: e qui ridufle molti alla Fe- 
de Evangelica , e fra quefti uno nominato A pel- 
Io ne , uomo di bontà , di ricchezze , e qualità 
iiiperiori agli altri. Quefti , ricevuraJa Fede , 
fondò una Chiefa, e dedicolla alla Vergine, che 
di già era fiata All'unta in Cielo . E che quefta, 
Chiefa fotte fiata dal Santo ApoftoTo benedetta , 
r atteftava un' antichifììma Ifcrizione in idioma 
greco, che vi ftava in marmo , che fu da' barba- 
ri guafta e rotta . In detta Chiefa ancora fé ne 
confervano antichiflime Tcritture ; e fu intitolata 
S. Maria d' Apellone • e dal volgo corrottamen- 
te fi dice S. Maria a Pugliano . E' quefta fre- 
quenratififirna Stazione , per le molte indulgenze , 
che vi fono, e ne' Venerdì di Marzo, e nel gior- 
no di Paiqua di Refurrezione; in modo che que- 
lla ftrada vedefi piena di carozze, che vanno , e 



vengono . 



Nel principio della via, per la quale a quefta 
Chiefa fi va, fi vedono alcuni archi laterici,con 
molti baili di ftatue antiche ; e chi fiano flati 



9 
non 



V0& 



334 Delle Notizie dì Napoli 

«non fé ne può faper altro , fé non -che quefte Ara- 
vano nella deliziofa Villa di Antonio da Bolo, 
gna ,. detto il Panormita , così caro .e tanto Mi- 
mato per le lue buone lettere , dal grande Al- 
fonfo. di Aragona . Difcende da quefto grand* 
Uomp la Cafa del Duca di Caflel di Palma , 
che gode .gli onori della nobiltà nella Piazza 
di Nido. 

Ufciti da quello Cafale , vedefi una gran par- 
te di terra, così a/raffinata dagl' infuocati torren- 
ti del Vefuvio , che più non fi è potuta ridurre 
a coltura; avendo fortito il nome di Pietre ar- 
fe; contuttociò nel Maggio , e neli' Agofto vi h 
una fa mofa caccia di coturnici,. 

Parlato quefto luogo , fi cominciano a veder 
territorj ricoltivati ; e a finiftra , vi fi trova un 
bel Convento de' l' rati Scalzi Carmelitani , con 
una pulita Chiefa, dedicata al noftro gran Protet- 
tore S. Gennaro , fondata dalla Città , in rendi- 
mento di grazie, dopo dell'eruzione del ió$i. 

A deftra vedefi un' Oipedale , mantenuto dalla 
Santa Cafa degl' Incurabili per coloro , che fon 
travagliati dall' eticia . 

Tutta quefta ftrada , della quale fi è data no- 
tizia, fu rifatta nell'anno 1569. da D. Parafar* 
de Rivera, Duca, d' Alcalà , come t nell' Ifcrizione 
ii legge , in quella forma : 



,Viam a Neapoli ad Rbegium , 

Perpetui s ante a latrocinìis infamem , 

Et confi aeranti s Vefwviì faxis impeditami 

Purgato infidi is loco, excsauata planitie , 

Latam , re$a.mque direxit , are provinciali , 



Pa- 



Giornata Nona. .33$ 

.Parafanti* de Ribera xAkalanorum J)ux y & 
Prorex . 

Jtnno MDLXUL 

Arrivali alla Torre , attinenza di Napoli , che 
volgarmente chiamdfi , la Torre del Greco , per 
Jo poderolo vino greco, che in effa fi fa • ma il 
fuo vero notile e Torre Ottava . Ha quello no- 
me , perchè il fine di ogni miglio fegnato veni- 
va con una Torre ; e li Romani lo legnavano 
con una pietra fi a picciola colonna , dicendoli : 
primo , fec undo , &c. ab Urbe lapide , che lignifi- 
car voleva un miglio. Così quello luogo, effen- 
do otto miglia dittante da Napoli , chiama vali 
Torrre Ottava . Il ilio antico nome però era 
Ercolano , perchè come dicono molte antiche 
Iflorie , fu Città da Ercole fondata; pofcia infie- 
me con Pompeiana, og^i detta la Torre dell'An- 
nunziata , poco da quella lontana , diflrutta dal 
Monte Vesuvio , che eruttò nell'anno 8r. della 
poltra Redenzione , Ma quello che oggi fi ve- 
ve , non è il luogo della detta Città , ma altro- 
ve, come appi-elfo diremo. Qui, .paflato l'incen- 
dio, i Cittadini riedificarono in parte le loro 
abitazioni , le quali anco nell'anno 163 1. furo- 
no .itali.) fteflb monte disfatte di nuovo; in mo- 
do che, toltone la Villa di Alfonfo ( dove ora 
è il Camello ) jl Convento de' Cappuccini , e 1' 
Eremo de' Omaldolefi , tutti fono edificj nuovi. 

Dì qucflo luogo fi può fàlire s.u la cima del 
Monte ai Somma , come anco dalla parte di Re- 
fina ,. .di S. Sebaftiano , e di Ottajano . Io però, 
cifendovi falito da dieci volte fempre da quella 

par- 






■■■aBBBI 



%%6 Delle Nottate di Napoli 

parte , ho fatte le mie offcrvazioni * e per darne 

qualche notizia . 

Vien detto quefto Monte, Somma, quafi Sum. 
mus Mens , perchè fi (lima il più alto , che Ha 
nella noftra Campagna Felice . Ma trovandofi , 
che ve ne fon più alti , fi può creder quello , 
che fcrivono alcuni Iftorici: Che , effendo venu- 
ti a contela i Napoletani , e 1 Nolani , per cagion 
de' confini; fu da' Romani decifa la differenza su 
di quefto Monte , dove confiftea il fommo della 
lite • e così gli reftò quefto nome . 

Sia ciò , che fi voglia • certo è , che quello 
Monte fu chiamato ancora Vefuvio, o Velevo . 

Or falcndo alla cima , vedefi nel mezzo un 
bel piano, che prima del 1631. era fertiliffimo, 
ed abbondantiflimo di palcoli per ogni forte di 
animali , ora refo dalla tanta cenere Aerile • e 
qui ftava l'antica Città Ercolana : e chi vuol far 
diligenza d' intorno a quefto piano , vi troverà 
molte anticaglie lateriche • ed io ve ne offervai s 
anni fono, un gran pezzo, che indicava effere 
ftata parte di grand' edificio. * Quefto è un' ab- 
baglio affai grave del Celano ; poiché la Città 
di Ercolano ftava in quel fito , eh' è verfo Refi- 
na • ficcome fi è veduto da' moderni fcavamenti. * 

Ma prima di arrivare alla cimi ,è da fape r fi , 
che mai quefto Monte ha dalla cima già detta 
eruttate le fue fiamme , ma da un lato alla fud- 
detta cima vicino, dalla parte dì mezzo giorno, 
dove fi vede quel concavo tra l' una punta , e 1 
altra* e queft' apertura tirava verfo la parte, che 
oggi ha tramandate fiamme , ed in quei tempi 
mandò per aria tutta quella parte di Monte, che 

im- 



Giornata Decima, 33*7 

impediva Tcfito al fuoco . Francefco Picacci , 
mio zio materno, di buona memoria , uomo di 
foda erudizione, ed attentifiimo a faper le cole 
della Tua Patria, nell'anno 1631. dell'incendio 
egli era di età di anni quaranta ; e mi diceva , 
che effendo più giovane , ogni anno fi portava 
alla Torre del Greco a diportarti colla caccia ; e 
che più volte avea veduta, ed offervata la bocca 
della prima eruzione, per la quale s'andava giù* 
e mi narrava ancora un particolare , ed era que- 
fto : Che gli animali , che andavano pafcolando 
per la montagna , vi entravano , e vi fi perdea- 
no. Che però i paefani , per darvi rimedio, non 
molti pafli in dentro , vi adattarono un graffo 
cancello di ferro per riparo • e che entrati in 
quefta grotta , vi Ci fentiva un gran mormorio , 
come appunto di un' acqua impetuofa , che cor- 
reva . Mi diceva ancora , che più volte falirono 
per cacciare su la cima della montagna • nella 
quale -vi era un piano tutto popolato di alberi 
felvaggi , e particolarmente di querce • e che que- 
llo piano era quafi quanto è oggi la bocca j e 
che in un giorno molto freddo fu con i fuoi com- 
pagni menato a defìnare in un pò di concavo f 
che vi ftava, dove il terreno era caldiflìmo . 

Quello poi mi venne verificato da molti vec- 
chi della Torre ', e fin' ora ve ne fono , che lo 
fanno, ed additano l'antica bocca. Onde non a 
calo mi par che fotte fiata fatta la fontana di S. 
Ca tei ina a Spina Corona , che fià predo il Seg- 
gio di Portanova , nella quale vedefì un'antichiffima 
ftatua della Sirena con la lira in mano, che but- 
ta acqua dalle mammelle , fituata fui Monte Ve- 
fuvio, che erutta fiamme, non dalla cima , ma 

Tom. IV, Y iz 






338 Delle Notiate di Napoli 

da i lati con quefto motto : 

Bum Vesuv) Sìren incendia mulcet . 
E qui , falciando di rammentare tutte V eru- 
zioni , e prima della noftra Redenzione , e do* 
pò* effendo pur troppo fapute , e da tanfi reoi* 
ftrate; ancorché vi (ìano fiati degli sbagli, con» 
fondendo quell'eruzioni , con quelle d' Ifchia , e 
di Pozzuoli , che in quei tempi anco tramanda- 
vano fiamme- fi parli folo di quella del 1Ó31, 
che da me fi Mima {offe Rata la maggiore . 

Effendo flato forfè impedito V efito all' accen* 
fioni di quello Monte , ed effondo , credo io , cre- 
fciuta la materia, non potendo flar più chiufa , 
venendo dalla cima impedita , a guifa di una ga- 
gliardi filma mina, fece volar per aria tutta quel- 
la pietra , che oppreffa la teneva , a fegno , che 
fpezzate le pietre, eran sì grandi , che in dar 
fopra di qualche edificio , pretto 1' atteravano . 
Batterà dire , che fece una bocca di tre miglia 
di circonferenza; ed il fumo, e la fiamma fi fé* 
cero veder così terribili , che arrivarono quindi- 
ci miglia in alto. 

La cenere fu in tanta abbondanza , che fé , per 
imponìbile , fi foffe potuta accumulare , farebbe 
fiata baftante a formar montagne limili a quella , 
ài dove era ufeita , Ne' paelì vicini i padroni 
tion vedeano più le loro cale; perchè ftavan tut- 
te fepolte ; ed in alcuni palazzi alti fi entrava 
per l'ultime finettre . Dentro della noftra Cirtà. 
ne fu portata tanta quantità , che arrivò a cin- 
que once d'altezza, ed in alcuni luoghi fu più, 
ed i tremuoti durarono per molte ore continue * 
in modo che tutte le nottre abitazioni parevano, 
che ballaffero * e quelli eran cagionati da quei 

Rraq 



Giornata Decima . 3357 

gratn '."affi , che elevati in alto , con gran violen- 
za ^prnbavano giù . Il fumo avea occupata 1' aria , 
in modo che il Sole non potea diffondere i fuoi 
raggi, a legno, che tèmbrava notte • il mare per 
più ore fi vide ritirato , qqafi per due ftaJj * 
avendo il Monte per fegreti meati afìTorbital' ac- 
qua , per roveiciarla dalla bocca infuocata; ed in 
fatti vedeanfi , con iftupor grande , V acque acce- 
fe , che fpiantavano inlìeme , e bruciavano tutte 
quelle campagne , e vigne , per dove parlavano . 
Vi fi vedevano ancora fiumi di falli infuocati , e 
di bitume accefo • in modo che era un ritratto 
del final Giudizio . Lode però al noftro gran Pro- 
tettore Gennaio, che in tante feofle , ed in tan- 
te rovine , non cadde né pure una pietra nella 
noftra Città , Ed avendo il noftro Arcivefcovo 
Buoncompagno fatto una general ProcefiTione , 
portando le Sagre Reliquie dd Santo • nelV ufeir 
Ja Porta di Capuana , facendo il fegno della Cro- 
ce col preziofo Sangue del Martire , fi vide via- 
bilmente retrocedere il fumo , e la fiamma , che 
a tutta furia veniva verfo della noftra Città. Mi 
fono alquanto diftefo irt quefta relazione,; tornia- 
rna alle noftre offervazioni . 

Pai 1631. fino a quefto anno 1 6S6. fono feor- 
fi 55. anni , e perchè la bocca è ampia , ed ha 
fpazj grandi da efalare , di continuo vi fi vede 
e fumo, e fuoco • e da quando in quando avan- 
zandofi quella materia fa eruzioni grandi T come 
in quella dell'anno 1660. nel mefe di Luglio , 
quella di Agofto del icfSz,. ed altre. Contutto- 
ciò non fi vedono per la Dio grazia gran danni, 
perchè le pietre che innalza tornano dentro della 
bocca dello fteifo monte , e quei ribombi , che 

Y 2 fera- 



340 Delle "Notizie di Napoli. 

fembrano orrendiuSmi tuoni , fon cagionati da ciò, 

E/Tendo io pia volte falito , come difli , fu la 
cima di quefta monte , offervai nella prima vol- 
ta una gran macerie di faffì , pofti V un fopra T 
altro , tutti come bianchi , per lo folfo , che in 
effì fi vede j e dalle commiffure ufciva qualche 
pò di fumo con qualche pò di fiamma fulfurea ; 
nel mezzo di quefti iafli ve ne era una gran 
quantità , che formavano come una montagnetta. 
Dopo l'incendio dei 1060: ritornai , ed offervai 
tutti i faffi variati di fito , e così anco dopo gli 
altri incendj . Dal che argomentai , che la vio- 
lenza del fuoco fpinge in aria quefte pietre j e 
poi tornando dentro fanno quei rimbombi per gU 
concavi che vi fono , che- pajon tuoni . 

E v da faperfi, che effendovi (aliti una volta con 
uno fchicppo , ed un fìafco di vino , fu fparatu 
in quel piano che vi è • ed il rimbombo fu re- 
plicato con giuda diminuzione dodici volte dagli 
echi , che dentro di detta bocca vi fono . Ed io 
volli fare un* altra efperienza con quelli eh' eran 
meco. Spingemmo giù un fa fio , che flava fopra 
del detto piano: Il rimbombo che fece, fu dagli 
echi talmente replicato , che parve appunto un, 
tuono : in modo che non à quafi da dubitarli , 
che quei tuoni che fi fentono non fono altro , 
che i rimbombi de' concavi , nel ricadere le pie- 
tre in dentro . Dirò più . Si offerva , che quando 
accadono quefte eruzioni , fi vede innalzarti" in 
aria un globo infocato , che altro non è , che 
una pietra di quelle accefe • e tornata giù fi fen» 
te il tuono , che dura per qualche fpazio di tem« 
pò, fempre diminuendo } perchè così appunto di- 



minuifcono gli echi che vi fono , 



II 



Giornata Decima 341 

H fiafco del vino da uno de' paefani , che era 
venuto con noi , fu poflo fotto la cenere che flava 
in quel piano • ed in meno di un quarto di ora 
tornò il vino freddiamo : e fi può dire , che ciò 
fia cagionato dal gran nitro che vi è . Si è an- 
cora offervato , che accadono quelle eruzioni così 
grandi , quando fpirano alcuni venti dalla parte 
di Oriente. Si eiperimenta ancora, che quando 
quelle eruzioni han da fuccederc , pochi giorni 
prima fi vede il more maggiormente abbondar 
d'Olio, che chiamano Petronico, che fi raccoglie 
nelle fuperficie dell' onde * e (limato vien giove- 
vole a molte infermità. Abbiamo voluto d^re 
qualche notizia di quelle ©(Tentazioni , acciocché 
i Signori Forestieri (e ne poffano valere , quan- 
do vi fi portano: però, come io diflì , fon© fia- 
te da me fatte da quella parte della Torre . 

* Dopo le eruzioni del Vefuvìo rammentate 
dal Celano , altre ne fono fortite : e può dirli , 
che a' noltri giorni fieno frequenti fiìme • febbene 
non con tanto danno , come nelle paffate età . Si 
è anche fcritto da molti valentuomini fu tali eru- 
zioni , particolarmente da' celebri nofhi Filofo- 
fanti D. Francefco Serao nel fuo. libro De Vefu- 
vii Confi 'a gv attorte , e dal P. D. Gio: Maria della 
Torre nella Storia de' Fenomeni del Vejuvio , e dai 
P. Gaetano di Amato Gefuita, nel fuo : Divila* 
mento Critico intorno al Vefuvio .* 

E qui fi può terminare quell'ultima Giornata- 
non potendo le mie poche forze dar notizia di 
altre cole appartenenti alla noftra Città. 
Fine della X. ed ultima Giornata . 
. 

Y 2 SUP- 



34* 



SUPPLEMENTO DI ALCUNE COSE 



OMMESSE . 



NElIa pag. lig. della prima Giornata , ra- 
gionandoli della Sagriftia di S. Maria del- 
le Grazie, di paffaggio fi fa parola dell'Altare di 
marmo, che vi fi ravvifa della nobiliflìma fami- 
glia Pifciotta della Città di Cotrone , e del di 
lei quadro; e fi è trafeurato deferiverfi la dotta 
ifcriztone fcolpita in marmo fotto la credenza , 
e li due feudi ovati ne'laterali dell' Altare - Ben' 
intagliate in mezzo offervanfì l'arme di Scipione 
Pifciotta , e d' tabella Protonobili Aimo di lui 
Moglie; Dama del Sedile di Capuana, che per te- 
tta mentaria dif posizione ad pio Fondatore , non 
fi poflòno ammovere , né togliere da quel luogo, 
ove al prelente efiftono , ofi'ervandofi a deftra il 
mare con tre pefei , una fafeia , e di fopra una 
Hella, e divilo lo feudo da una lunga linea, a 
finiftra un ^ facci pecoro della famiglia Protonobi- 
li flìrno , giuria 1' Infegne rapportate dal P. Borrel- 
li nella difefa della Nobiltà Napoletana , e di 
Ciumbattifta di Nola Molisi de' Nobili della Cit- 
tà di Cotrone , colle feguenti parole fpiegate nel- 
la pag. 201. * Piiciotta uno feudo in mezzo una 
fafeia d' oro , fotto di quelle un mare con trt 
pefei nuotando , e fopra una ftelJa in campo tor- 
chino àdV iftefla maniera di quella Sempre ufata 
in diverfi luoghi dall'unico ramo di tal famiglia 
nobilmente rima/io ad abitare in Evoli, Città 
fertiliffima nella Lucania di là da Salerno, ficco- 
me re due feguenti verfi regiflrò V Abate Giu- 
seppe MafFei . * E 



343 

E quei , che ad Ebol fua , ed a Cotrona 
Tre Città belle , ed a Salerno et dona . 
E fpecialmente in un'antico arco, il primo 
in cornn Ev angelìi , preffo quello dell' Illuftre Du- 
ca utile PoMefTbre, dentro il Ven. Moniftero' de' 
RR. PP. Offcrvanti , di cui Carlo Pecchia in 
lode del Canonico D. Giufeppe Maria Pifciotta, 
difcendente dalla medefima 1' anno 1755* in tal 
guifa cantò' 

Giacche fuol Padri in te cercar lor degna 
Per tre Delfini in mar pregiata infegna : 
In mar , cui con fua pronta amica luce 
*/f tranquillar Polluce 

Splende dall' alto , e mentre i finiti inno/Ira , 
Del chiaro ceppo lo fplendor dimojlra . 
Toccante 1' origine di quefta famiglia , fi po- 
trebbe lecere il riferito Iftorico Giambattifta di 
Nola Molisi nella fua magna Grecia flampata in 
Napoli l'anno 1640. e la relazione ad iftanza 
di D. Ifabella Protonobilifììmo negli antichi pro- 
ceffi di Vincenzo delle Armi , avendo pofiedute 
cale ereditarie in àmendue le Calabrie , la mag- 
gior parte diffipate da Tommafo Pifciotta , figlio 
del Dottor Giulio Cefare , germano fratello di 
Antonio Maria, Fabbrizio , e Gianfrancefco Pi- 
fciotta , che fi difperfero nelle Calabrie . 
D. 0. M. 
^Annibali Pifciotta , Cafabonenjìum Domino , in 
quo generis claritas , confumata jurifprudentia , 
fumma in rebus agendis dexteritas , inculpatus 
morum candor , & admlrabile erga Clientes jìu- 
dium pari laude certarunt • Scipio ex fratre nepos 
Cafabonenftum Marchio , P attuo optimo « & de .fé 

Y 4 &fù- 






344 

optimi mento grati animi ftgnifìcatienem pof. obiti 

MDLXXXV. XIII. Kal. Mali annos natus LV. 

Nella pag. 148. della Giornata terza , ragio- 
nandofi dal Celano della Chiefa ài Monte vergi ne, 
varie cofe furono ommeffe , che ftimanfi da me 
degne di allogarti , e meritano di effer riferite. 

Oltre di efier detta Chiefa arricchita di molti 
ornamenti , fi ravviano i due Cappelloni che 
fonano la Croce della medefima . Tutti e due 
fono di fìniffimo, e ben dileguato marmo , orna- 
ti di (latue , e di pitture di fcelto, e particola!* 
pennello . In quello fituato dalla parte óxì Van- 
gelo vi è ii quadro della SS. Trinità dipinto da 
Fabbrizio Santafede, ed in quello fìtuato dall'al- 
tra parte, vi è il quadro de' Santi Pietro e Pao- 
lo, dipinto da Giofeppe di Maria * e ne' fornici 
di detti Cappelloni vi lì veggono a frefeo varie 
dipinture del rinomato Belisario Corenzio , il 
quale per moftrar la finezza , e perizia della lua 
profeffione , imitò varj pennelli • in fatti meri- 
tano di effer vedute, e contemplate. 

La navata della Chiefa è tutta di fìniffimo, e 
ben' intelò ftucco , defìgnata dal celebre Domeni- 
co Antonio Vaccari , e ben'efeguito dal peritif- 
ùtno Scarola , il più pulito ftuccatore de' noftri 
tempi ; Nella di lei volta vi fono tre quadri a 
tela ufeiti dal pennello del detto Vaccari , che 
per fentimeoito del rinomato Francefco Solimena 
che volle offervarii , fuperò in tale opera fé ftel- 
io* e traile tante, che avea fatte , e che di poi 
fece, non vi è la confimile , che abbia raduto 
immortale iixfuo nome. 

^ Del medefì'm/o Ingegniero , e Pittore è il pa- 

vi- 



34$ 
vimento di marmo dì detta Ghiefa , eccellente- 
mente polio in opra . 

Nelle Cappelle fi-uate alla deftra , e ììniftra di 
detta navata vi fono ancora delle eccellenti pit- 
ture . Il S. Guglielmo è ad detto Santafede , e 
le pareti del Siciliano . Il S. Francefco d' AflìG 
dell' Imparato . Il Patriarca S. Benedetto del ce- 
lebre Giufeppe di Ribera . Li due quadri latera- 
li della Cappella della Madonna di Montevergi- 
ne , e la S. Agata fono del Mercurio . 

Sono degne ancora da notarli le pitture laterali 
del Coro, e della Cupola. Ne' due laterali qua- 
dri in tela vi dipinfe Ferrante Amendola la 
transazione dell* Immagine di S. Maria di Mon- 
tevergine da Catterina di Valois , e la traslazio- 
ne del Corpo di S. Gennaro dal Sagro Monte 
Verginiano in quella Capitale , fatta da Aleffan* 
dio Caraffa Arcivcfcovo di Napoli. 

E finalmente è degno ancor di vederli il Chio* 
Aro del Moniftero attaccato alla Chiefa , abbelli- 
to di lìnceo dal medefimo Scarola di piperni , e 
mattoni , con de' balconi alle fineftre delle Manze, 
che formano un bel teatro agli occhi de* riguar- 
danti . Nel mezzo di elfo è fituata una Cifterna 
ornata di marmo , e V acqua che vi fi conferva 
così per li fua freddezza, che per la leggerezza, 
richiama in tempo di eftà il gufto d'innumerabi» 
le Popolo per ricrearfi . 

Nella pag. ao. della Giornata quarta , dopo di 
efl'erfi del'qùtta dal Celano la Chiefa di S» Gio: 
Maggiore Vibggiugner fi deve, che attaccato alla 
porta maggiore "-della riferita Chiefa, è fìto il Pa- 
lazzo, che fu della Cala Colonna • ficcarne lì rav- 

vifa 



54^ 

vifa dal marmo incaftrato fotto le volte del piar* 
dino dello ftefib Palazzo • ove vedefì fcolpita V 
Imprefa di detta Famiglia , con belliflimi foglia- 
mi di baffo rilievo * e al di fotto fi lepge : Fa- 
òrtttus Columna mapnus Comeflabilis * Dalla Ca- 
fa Colonna pafsò lo ftefib Palazzo alla famiglia 
di Gennaro * e in un Salone dell'appartamento, 
che corrifponde al largo avanti alla porta mag- 
giore del^a fuddetta Chiefa fi veggono dipinte da 
famofo pennello varie imprefe de' noftri Re Ara- 
gonefì , fotto la condotta di Andrea , e Princi- 
vallo di Gennaro, Capitani di quei Principi, da* 
quali fu il Re Ferdinando II. accolto nello ftef- 
fo lor Palazzo , allorché facendo ritorno da Sici- 
lia , venne al riacqui fio di quefto Regno . 

Fu lo fteffo Palazzo altra volta residenza del 
Tribunale del S. R. C. e ne' tempi deli' Impera- 
dot- Carlo V. fu abitato da Muleaffe Re di Tu* 
nifi : oggi fi appartiene alla famiglia Mirra Car- 
duino, e l'attuai poflTerTòre è l'Avvocato D. Do- 
menico Mirra Garduino , il quale vi ha logata 
Una nobile abitazione per la fua Cafa , ed hx ri- 
dotto all'ufo moderno gli altri appartamenti del- 
lo ftefib Palazzo s il quale al prefente trovafi fur- 
rogato con Diploma regale al feudo di Villamir- 
ra , antico , e genarchico della riferita famiglia 
Mirra Carduino , in cui il cennato D. Domenico 
fi annovera il nono Baione c}i Villamirra , del 
quale ne fu inveftito dal Re Alfonfo I. il Capi- 
tano di Fanteria Pietro Mir Infanzione Ermuneo 
di Aragona , o fia Nobile di antico genere eque- 
ftre del Regno di Aragona • il quale eflendo paf- 
fato dall' Aragona in Napoli colle armi del fud- 

det. 



. „ . .347 
detto Re Alfcmlo , meritò gli onori di Familiare, 

e CornraeMffale della Maellà Sun , da cui ottenne 
ancora la conceffione di molti effetti (labili , tra' 
quali vi fu il fuddetto feudo di Villamirra . Col- 
locò perciò coftui la fua Cafa in quella Città, 
ove fi maritò con Porzia Carduino , Dama Na- 
poletana del Sedile ài Nido ; dal qual matrimo- 
nio nacque il Barone Goffredo , che fu Avo del 
Maftro di Campo Onofrio , quarto Barone óL, 
Villamirra , -da cui derivò il Barone Francefco, 
che fu il quinto poffeffore del nominato feudo : 
ed effendo da coftui nati due figliuoli , cioè il 
Colonnello di Cavalleria Pietrantonio , ed Ono- 
frio , a benefizio di queflo il Re Filippo IV. con 
regal privilegio degli 8. Agofto 1^58. rinnovò 
J'inveftitura del detto feudo di Villamirra coi 
banco di giuftizia , mero , e mifto imperio , e 
colle giuriciizioni civili , e criminali in prima 
i Manza • e ciò per gli meriti così del detto Co- 
lonnello di Cavalleria Pierantonio fuo fratello , 
che di Francefco fuo Padre ^ il quale creato Pre- 
fide d' una Provincia del Regno , con regal Pri- 
vilegio de' 16. Settembre lóto, dal Re Filippo 
III. non potè godere di quella carica j peichè fu 
dalla morte prevenuto . Fu dunque il detto Ono- 
frio il fello Barone di Villamirra : e a quello 
luccedè Domenico feniore , indi Pietro , a cui è 
fucceduto il cennato Avvocato D. Domenico ju- 
niore, attuai poffeflbre , e nono della fua fami- 
glia, Barone del detto feudo di Villamirra* 

E* da aggiugnefiì nella Giornata feconda pag. 
lóy. laddove ragionafi della Chiefa di S. Pietro 
a Majella , effervi infìgne Cappella dedicata a 

S. Pie- 



34*. 

S. Pietro Celerino, la quarta a mano deftra, en- 
trandofi dalia maggior Porta della Chiefa . In 
tal Cappella V ILuftre D. Dorotea Fini , Marche- 
fana Danza, moglie dell' Illuftre Marchete D. Car- 
lo Danza , Prendente del S. R. C. nel 1758. ha 
fondata una Cappellania , col pefo perpetuo di 
una Merla in ciafcun giorno per fé , e per gli 
fuoi , e colla fé poi tura tanto per fé , e per fuo 
marito , quanto per gli fuoi figli mafchi e fem- 
mine : e per gli lor defcendenti , per conceffione 
de'RR. PP. del Moniftero , e col' confenfo del 
ReverendifTimo lor P. Generale , col pagamento 
di ducati 1300. Il tutto fi ha dall' Iftrumento 
/riputato a 1 20. di Settembre dell' ifteffò anno 
1758. per Notar Crefcenzo Fontana di Napoli . 
Vi è di ciò diftinto monumento in marmo , af- 
filio nel muro, ed è il feeuente : 

D. O. M. 



IN HOC SACELLO, DIVO PETRO COE- 
LESTINO SACRO, D. DOROTHEA FINI, 
MARCHrONfSSA DANZA MARCHiONLS 
CAROLI DANZA S. R. CONSILII NEAP. 
PRAESIDIS , VXOR VNANIMIS , CAP- 
PELLANIAM , CVM PERPETVO SACRI- 
FICA ONTERE , PRO SE , SVISQ. (^VOTI- 
DIE CELEBRANDI, AC CVM SEPVLTV- 
RA, TAM PRO SE, ET IPSIUS VIRO, 
QVAM PRO SVA PROGENIE VIRILI , AC 
FOEMINÉA , LIBER1S , POSTERISQ. EO- 
RVM, PP. HVIVS MONASTERII CONCE- 
DENTIBVS, EORVMQ.P. GENERALI, AD- 

NUEN- 



349 
NVENTE, FVNDAVIT, HAEC ATQ. ALIA 

PACTA SVNT CONVENTA SOLEMNIBVS 

X ABVLIS , QVAS XII KAL. OCTOB. MDCC- 

LVIU CRESCENTI VS FONTANA NEAP, 

TABELLIO RITE OBSIGNAVIT. 



HTC IGITVR 

HVMANARVM VICISSITVDINVM 

PORTVM , 

PERPETVAE QVIETIS SEDEM, 

SIBI SVISQVE , 

VIVENS ADHVC, 

MORTALITÀ ITS MEMOR , 

PARAVIT 

ANN. SAL. MDCCLIX. 

Nella Sepoltura poi innanzi all'Altare fi legge 



in tal guifa ; 



D. O. M. 



MORTALIVM . VMBRA . PRAETERIT 

HVMANA . RECiDVNT . SEPVLCRO 

HVNC . QVQ . IPSA . SVIQVE 

CINERES . COMPONERENT 

SEPVLTVRAE . LOCVM 

D. DOROTHEA . FINI 

MARCHIONISSA . DANZA 

SCIENS . PRVDENSQ. CONSTITVIT 

Nella pag. zSz. e 283. della Giornata ter^a , 
ragionandoci della Chiefa , e Confervatorio di S. 
Gennaro, e Clemente, foggiugner fi deve , che 
le prime donne convertite neil' anno 1707. colla 
rpaveutevolc eruzione del Vefuvio , furono fedi* 

ci, 









«UHM 



35° 

ci , e ragunate dal Sacerdote D, Domenico Lu- 
cano in Una Cafa, prefib al Borgo di S, Maria 
di Loreto di quefta Città. Indi a' 4. Maggio 
dell'anno 1710. furono locate in una Caia appi- 
gionata da Alefio Sabbatino nel fondo della Du- 
chefca accorto della Chiefa benefiziata di S. Cle- 
mente . A' 6. Maggio di detto anno , ritrovan- 
dofi il preziofo Sangue di S. Gennaro indurito , 
fi cominciò colla Miffione a predicare per Napo- 
li , e fi convertirono da feifanta donne , le qua- 
li furono unite coli' autorità dell* Era. Signor 
Cardinale Francefco Pignatelli di f. m. alle ledi- 
ci , come fopra , fotto la guida de' Signori Ca- 
nonico D. Antonio Lucina, e D. Michele Guar- 
dia , Parroco dell' Arci vefcovado . A' 8. Giugno 
dello fteffo anno ordinò detto Em. Signor Car- 
dinale Pignatelli , che altre ventifette Donne pen- 
tite , radunate dallo zelo del Sacerdote fecolare 
D. Francefco Panfilio in una Cafa vicino S, Lu- 
cia del Monte , fi forTero unite anche all' altre 
già dette nel medefimo luogo. E poiché famiglia 
sì numerofa di novantuno donne non poteva ca- 
pire nella Cafa appigionata dal Sabbatino * colle 
limofine fatte fi comprò detta Cala, ed un' altra 
di Giacomaniello Langellotto ; e con efferfi altro 
luogo ottenuto dalla Città, fi die principio alla 
fabbrica del Conferva-torio: e la Chiefa di S. Cle- 
mente fu ceduta, coll'affenfo della Curia Arcive-> 
icovile,dal Benefiziato al Confervatorio , con al- 
cuni pefi, come dall' iftromento, fatto allora, fi 
ravvila. A' 16. Ottobre 1710. fu dichiarato Con- 
fervatorio coli' autorità dell' Arcivefcovo , e fu ria- 
bilito V abito delle Monache di color pavonazzo 

con 



con mantello , e velo , lotto il Patrocinio dì S. 
Gennaro . 

In decorfo di tempo fu detto all' Em. Pi- 
gnatelli , che nel Confervatorio eretto poche era- 
no le donne pentite , e che nella maggior parte 
erano vergini pericolanti: perlocchè allogò altro- 
ve le pentite, e qui reftarono le Vergini perico- 
lanti , la cui opera fi è efeguita finora fedelmen- 
te . N' è Protettore un Canonico della Cattedra- 
le • il quale invigila, che nelle vacanze fi rice- 
vano donzelle vergini pericolanti della Città , e 
Diocefi di Napoli , e lenza dote, Il luogo nell' 
anno 175S. e 175?. fi è ampliato , e vi fi è 
eretto un Monte pio , col pefo di quattordici 
meffe con uffizj cantati Tanno , con altri fuffra- 
gj in benefizio de benefattori , che pagando un 
fola carlino l'anno, per lo mantenimento di det- 
to Confervatorio , vi fono aferitti . Al prefente 
del luogo prefo per detto Confervatorio fé ne 
paga un graffo cenfo al Sig. Duca di Ferra ndi- 
na , util Padrone di tutto il feudo della Duchefca. 

Il quadro , che dicefi de* SS. Gennaro e Cle- 
mente , fatto da Paolo de Matthasis , non è 
quello , che fi vede nell' Aitar maggiore della 
Chiefa di detto Confervatorio , ma ftà nell' Ora- 
torio dentro il Confervatorio • effendo riulcito 
di una lunghezza , e larghezza troppo ampia pei- 
quello A:tare maggiore. 

Nella pag. 124. della Giornata quinta , ragio- 
nandoli delia Chiefa di S. Anna di Palazzo, de- 
ve foggi ugnerfi , che accorto a detta Parocchiale 
Chieia , vi è una Congregazione , nominata San- 
te Maria della Salvazione , che vanta la fua fon- 
da- 






35* 

dazione fin dall'anno 1570. in cui vi è una pia 
Arciconfratetnita di fcclto ceto di Confratelli , i 
quali fra T altre prerogative , e le pie facoltà , 
che 1' adornano , vi fi aggiugne il pacifico poflfef» 
fo , che in virtù di Regie , e Pontificie concef- 
fioni ab immemorabili gode di feppellire a pro- 
prie fpefe in qualfivoglia Chiefa i cadaveri de* 
Poveri miferabili . In detta Chiefa fi atfervano 
diverfi quadri di celebri Aurori , cioè del Maffì- 
mo , dei Buonarofa , del Simonellì , e di Paolo 
de Matthajisj e gode 1* immediata regal prote- 
zione . 

Nella Giornata decima pag. 12. ove parlafi de* 
Signori Governatori della Chiefa , e Cafa di S, 
Maria di Loreto di quefta Città , è da faperfi , 
che i Maftrodatti del S. R. C. i quali in eia* 
fcun' anno davano per demolirla ducati fetTanta- 
cinque a tal Pio Luogo , e che per trenta anni e 
più non-, , gli avean pagati , furon nel 1Ó27. co- 
rretti alla continuazion del pagamento . Il tutto 
fi ha da Giambatijìa Toro nelf Addizione al 
Trattato di Andrea Tir aquello dt Privilegio 
Pice Caufce , Privileg. 258. Di qui è avvenuto , 
che nel numero de' fuddetti Si". Governatori vi 

D 

fia ancora un Maftrodatti del Sacro Regio Gon- 
figli© . 

tAlla giornata prima pag. . . . ove parlajì del 
Confcrvatorio di S. Maria addolorata eretto net 
vico della lava è da aggiunger/i , che ne IT anno 
1702. // Duca Petrone in adempimento del voto 
fatto alla Vergine S antiffima, per aver refa la fa' 
Iute a fuo figlio , rinovb tutta la Chiefa /laccando- 
la gentilmente facendo gli %AltflYt laterali d'i mar* 

mo t 



mo , ed ingrandendo un poco /' altare maggiore * 
e fé avejfe avuto luogo , avrebbe fatta di pianta 
f intera Cbiefa , il tutto pojto in opra dal rino- 
mato Capomaflro Jìntonnino S antullo ì e fi aprì fol- 
lennemente nel dì del? ^Addolorata teresa. Domenica 
ló\ di Settembre di detto anno Ijpz* 

Nella g. 2. ove pavlafi della Cbiefa de PP« 
fieli' Oratorio fi deve aggiungere , che in detto an- 
no I7Q2.. i PP' fempre intefi ad abbellire mag- 
giormente quefla , veramente fplendida B afille a fa- 
fra /' arcotrave della maggior porta della Cbiefa, 
han fatto collocarvi dtie àellijjìme fìatue , lavoro. 
eccellente del rinomato S anmartino , rapprefentantì 
Masè -, che mcjìra le tavole della Leigge che ha 
accanto , e *Aremne che le incenfa ,, 

Debbiamo per byan princìpio di efatto feri- 
tore e notiziante ( per quanto fi può, trattandoli 
di una Città cotanto antica, e vada quando que- 
lla di Napoli ) qui inoltre foggiungere alcune 
cofe per fvifta omeffe nella quarta giornata ove 
fi è parlato della Chiefa, e Moniftero del Rofario 
di Palazzo . 

Dopo più in là del fuddetto Moniftro del 
Rofario di Palazzo , regione veramente la più 
giuliva , faluhre , nobile , comoda e frequentata 
per la vicinanza alla corte , e tutt'altro di Napoli» 
fornita delle acque più limpide, e f elche , che mai* 
fi arriva per £a|fi piani ad un fpiazzetto, al quale 
s'imbocca per lei diverfe frratle carrozzabili , e per 
lo più nobilmente pal.iziate , e pofinvam^nte in 
quella di Cedronio , detta così dall' ampio cafa- 
mento della famiglia Cedronio , de' Marchefi di 
Rocca di Evandro , che ne forma preflÒGcuè la 
lai ir. Z loa* 



3*4. 

longitudine del manco Iato, ed in uno de s fuof 
riparti menti abita il Duca di Baraniello Ruffo ;■ 
il quale conferva un eccellente quadraria eredita- 
ta dai fu Cardinale Antonio Ruffo , che fu deca- 
no del S. Collegio . 

Attaccato a detto edifìcio di Cedronio vi è 
un ampia Cafa palaziata , che forma angolo tra 
Ja fletta riferita ftrada di Cedronio , e l'altra di 
S. P.mtaleone , e che giace pofitivamente dirim- 
petto all'altro angolo formato da altra cafa pa- 
laziata fpettante alla famiglia de' Conti Cop- 
pola , e quella appartiene ai Regio Configgere 
D. Gennaro Antonio Brancaccio , di cui in di- 
vertì (iti di quella mia opera , fono flato ne! 
cafo di giuftamente recarne contezza , preci fa - 
mente trattandoli della ftrada della Rua novella . 
fu di un altro cafamento attinente a queiìa Fa- 
miglia , quale ora che fi ri/lampa quejY opera he 
pretnjefo , chi per contratto dì vendita fia in alk° 
no domìnio . 

1/ intera longitudine del deliro lato della ac- 
cennata ftrada di S. Pantalepne poi . e che yà a 
rivoltare all'altra detta Calata di' S.Mattia, vieni 
ingombrata da fpeciofo Palazzo di vifo in due por- 
toni , che per magnifiche fcale danno 1' acceffo a 
tre diverlì nobili appartamenti . Quello palazzo 
anche l'è della fletta 'cafa Brancaccio del Coni- 
gliere, il quale ultimamente 1' ha con ortimo gufto 
rinoyata , e. modernata, e nel fecondo degli nobili 
furriferiti Appartamenti di quello cadimento , vi è 
da ammirare una ben grande , e molto proporziona- 
ta galleria , colla volta dipinta dal celebre' pen- 
nello dell' architettifla Gio: Battifta Natali lom» 

bar« 



355 
bado , e le figure da Crefcenzq Gamba , che tra 
gli Scolari dì Solimene fu uno de' più diligenti, 
rimarcandoli opere de iuddetti autori in diverfe 
parti ,' e previamente nelle Chiefa della gloriofa 
Santa Brigida de' PP. Lucerteli alla Galitta . 

In quefto fecondo appartamento fplendidamente, 
ut in anticjiùs , abita al prefente il prelodato Con- 
figliere D. Gennaro Antonio colla 'fua famiglia, 
avendo fra la fuppelletile , con cui tiene a dovi- 
zia mobilato il detto appartamento , una numerofa, 
e fcelta quadreria di più rinomati Autori, eredi- 
tata da' fuoi Maggiori, come anco, una non indif. 
ferente collezione di Carnei , ed intagli antichi y 
alcuni mezzibusti, ed una fpeciofa fcoltura di le- 
gno dipinto a bronzo , che rapprefenta in un grup 
pò" , nelle moflfe più vive , che poterle effere r 
Tefeo , che inveilce contro il Centauro, sei, 
punto di rapire una Vergine , opera delle più 
eccellenti del troppo rinomato Gio:. Antonio Co- 
licci Napolitano, come eziandio una non indiffe- 
rente biblioteca, contenente, trall' altro , alcuni 
pregiati manolcritti , cofe tutte che traggono la 
curiolìtà de' Foreflieri , e riefeono di un giufto 
loro gradimento . S ebene neW atto della prefente 
riftampa fi è preintefo efferfi buona parte di dettit 
Biblioteca alienata. 

Dirimpetto al cennato edificio vi efifte V an- 
tica Chiefa dedicata al gloriole) Martire S. Pan- 
taleone , la quale con le palaziate Cale circum- 
circa è di padronato della Cafa Amoretti ( che 
ormai va ad" eflinguer fi ) de' Marchefi di Capri- 
glia, ficcome anco fi rileva dalla -iscrizione ,. che 
colle fue armi efifte su la porta di detta Chiefa , 

Z 2 la 



ti* 

la quale , febbene non molto grande , è beniffimó 
architettata con tre altari , e picciola l'agriftia , 

10 «piazzo però dinanzi a detta Chieia, con l'aria 
del comprenforio annegavi , lì appartiene al detto 
Brancaccio. 

Il Marchefe di' Ra/ana Ifiecupho ara ,' che fi fa 
la preferite ri/lampa , è in pojfefjo de' beni di %Amoret'u 

II fudde&to e af amento che forma annoto su la 
flrada di Cedroaio e S, Pantalecne , D. Domenica 
Maria Brancaccio primogenito, ed erede del più voi* 
te nominato Conigliere, Jìante f antichità della, faùt 
ùrici , che minacciava, projjima mina , /' ha dovuta 
riedifica- e dalle fondamenta con gran fpefa , pochi 
anni Jono y con averlo ridotto in forma di Palaia, 
con un portone conducente , per ampia, fcala , atro 
appartamenti nobili , cpms al prefevte fi ravvi/a - t i 
quali fona meffi ndV ultimo più elegante gufto. , ed 
b inno un rimarcabile- vipartimento , con ogni fortO; 
di commoditày ed oltre dell' ef qui/i te^A dell' ari a^ 
e dell acqua , elementi troppo, necefjarj alla vita ^ 
parimente qnefto Palarlo gode il piacer di feoprire 
buona parte della Città , e di mare , e. /' amenijfi.* 
ma riviera colle colline^ monti , e. fàbbriche , che 
il nojìro ameni (fimo Cratere circondano } v adornano.. 

11 primo di detti appartamenti vien al prsfente 
abitato dal Marefciallo D. Antonio Roccas* Il fey 
condo dal Commendatore Brigadier Qravina , inar- 
chile di Francofonte Palermitano , e, 7 ter^o dal 
Principe di ( arpino Brancaccio,' m? -'■ / 7 US 4n ^"-^ 
formo y che han pretensone di dipendere 4* qi'-ejìi 
Signori dj Napoli , e fanno /' ifteffa Im.p r ef a delle. 
quattro branche . 

^Alle jpfl.lh d,i quej'ìo Palaz&o x dalla banda di 

S. Par,- 



3*7 

ò. Pantaleòtie vi fi 'vede un pòrtone di me^ana 
grandezza , dà cui fi ' afcende per proporzionata 
fcala a due, quantunque non grandi, ina troppo 
comodi , e ben ripartiti piani • pojli con ogni pro- 
prietà ,* ed il primo di quefli viene fin oggi ahi» 
tato dal Duca di Lauria Vlloa , ed il fecondo 
dal Duca di Preferivano del Bal^o , degli ami- 
chi Duchi depli Scoiavi cognato del più volte de- 
fcritto D. Dorììenìco Maria* Brancaccio , al quale, 
ed alla fua famìglia , tutto i */ cofpicuo accennato 
caf amento, divi/o in più palaci fi appartiene . 
Nella giornata dove fi parla di S. Effrem nuovo , 
è da aggiungerli é 
Che nel Cimitero di S. Effrem nuovo de* PP, 
Cappuccini , vi fono alcuni depefìti di perfonaggi 
illufòri, e nobili, e tra quefli , vi fi vede un Baul» 
lo roffó guarnito di ottone con in me^TO un baffo 
rilievo anco di ottone , figurante un intreccio di pal- 
me , che fanno ornamento ad unéJ- Jcudo coronato , 
cm lo flemma felitv ed inveterato di Brancaccio 
degli a ferini , confimile a quello che di tale linea 
fi vede ( come altrove fi è detto ) in tante parti, 
ed anche nelf Arcivefcovato , in S. ^Angelo a Nido, 
e nella Trinità maggiore, cioè quattro branche di 
Leone , / una dirimpetto air altra , leggendovi/} , 
tome da me vi ci fi è letto in fronte di effo baul- 
lo la feguente ijeri^ione . 



D. O. M. 

D. Stephanus Brancatius vir egregius nomi- 
ne clarus pietate infignis obìit Die XII. Maii 
MDCCXXXIX. cum vitam egiffet laudabilem an- 
*is LXXXIX. 

2 3 >Ab 






3* s 

xAb Nepot: ex Ffatrc Germano . 

D. Dominico Marie Munificenti a , & vìrtutif 
tnonumentum reftaurari CC. MDCCLIX. Qitiet. L* 
L. Jinims fempitemam prtecantur ' requiem . 



J L FINE; 







INDICE* 

GENERALE 

.-JDellc cofe principali contenute in quefi' opera * 

...... 

Avvertimento per la intelligenza di elfo. 

GL' Indici nelle opere fervono , come di una 
chiave, acciò il lettore polla facilmente ri- 
trovare ciò di cui va in cerca . In un opera , qual 
è la preferite iridi ri tt*~af& iftruire i Signori Fore» 
ftieri di guanto vi è di più offervabile in Napo- 
li , fi è ftimato inutile il far un indice riftucche- 
vole di tutte le minuzie; dell' òpera ; e fi è pen- 
fato di additare con precifiohe tuttocciò di cui si 
fuol andare,, in cerca di fapere*, A quello objetto 
fi e diviio l'indice in fette articoli principali , e 
fono i. Antichità- e cofe più offervabili . 1. Ar- 
chitetti . 3. Cfriefe. 4 Edifìcii pubblici, ed i piìi 
offervabili privati . 5. Pi fiori . 6. Scultori .7. Stra- 
de e Porte più principali . II benigno lettore adun- 
que volendo trovare qualche antichità degna di 
olTervaziohe, la troverà nel primo articolo . Volen- 
do fapere le pitture, o fculture più infigni , o egli 
sa il luogo ove fono e facilmente le rinverrà ve- 
dendo quella chiefa , o quell* edificio in cui è fì- 
ta,o noi sa, e faprà almeno l'Autore di tal opra^ 
é quindi vedrà all'articolo Pittori o Scultori lot- 
tò la voce di quell'Autore, e troverà tutto .• co- 
Sì ancora fé Vorrà fapere fé vi fiano in Napoli le 
opere di qualche infigne Pittore o Scultore, 

Z 4 La 



3Óo 

La fretta data da tutti nella pubblicazione di 
queft' opera ha fatto sì , che non fiafi potuto otte* 
nere una efatta correzione . Gli errori però non 
fono di tal fatta, che mutino il fenfo , ma fi ri- 
ducono a qualche mutazione di lettera . Ora fi 
fìà fatigando air ultimo Tomo continente ie Re- 
gie Ville e la Vita dell'Autore, 




IN 



INDICE 

II numero Romano dinota la giornata: 
F arabico dinota la pagina . 

Antichità ed opere più fpeciofe nominate 
in quella opera . 

A Guglia della SS. Concezione III 34 

di' S. Domenico IH* 9 l 

di S. Gennaro +• 1 \ I 

•Albero piantato dì propri* mano dal Re Ladis- 
lao I- *5 l 
alcorano ( libro dell' ) In lingua araba I. 152. 
.Altare , e cujlodia belli fftma in S. Ter eia VII 1 1 5 
•Altare intero di argento in S. Maria la nova IV. 7 
^Amboni , fian marmi antichi ffimi ferviti per Pul- 
pito nella Cattedrale I» 80 
•Acque minerali JìfieAti in Napoli V. 6j 
•Aquile meraviglio/e in SS. •ApoJloU I- 16$ 
•Aquedotti di Napoli I 13° 
•Arco meravigliofo in S. Lorenzo II- 84 
•Arco trionfale meravigliofo /ito net C. nuovo V. 3 8 
argenti belli ffimi nella Cbiefa dell* ^Annunzia- 
ta III 241 
\Atti del Concilio di Trento MSS. dal Cardinale 
Seripando L I$3 
•Atrio fuperbo della Cbiefa di S. Paolo IL 113 
Bagni antichi di Nap. , anco ad ufo delle Mona- 
che. IV. 48 
Bafi anticbiffime di colonne rotte III. 114 
Mattijìerio nel Duomo I- % r J 

Cam' 



Campana antichi (firn a in S.Marcellino III. 16% 
Candelieri belli ffimi in i\J*. ^fpofioli J. \6o 

Catacombe , o Cimeterj antichi di Napoli VII. li< 
Cavallo méravigliofo , eh* era in Napoli poi disfat- 
to, di cui ejìjìé la fola iejla j. 112, 
Cijìerna meraviglio/a nel C. S. Eramo VI. 3^ 
Colonna anthbifftma trovata vicino alla Cattedra- 
le I. Ili 
anticbijjime filmate del Tempie di Salomone 

IH $6 

affai belle in S. Severino IH. 170 

Vvpola ( la prima ) eretta in Napoli l y i$<? 

Fatto curiojo di C«la di Fiere IV. (/l 

Fefla' amica di Partenope IV. pò 

di S. Ciò: Ba-ttifla » ivi 

antica del Maja IV. WJ 

Ginn atto antico di Napoli I I27 

Immagine ( -la prima ) dipinta ad olio V. 39 

Immagini celebri fijìenti in Napoli I. pò 104 lOÓ 

10S i6z 171 200 208 II. 36 %6 89 145 

III. 6\ 102 160 172 rp5 224 IV. 6 6z 

l 6 83 V. 133 

Ifcri^iune greca originale anticbijftma nella Cbiefa 

di Donna 'Romita III. I30 

altra antica nel Gesù vecchio latina Uh 1-42 

altra in S. Gio: Maggiore IV. 31 

della RepubL di Nap. IV. 95 

curio/ a in S. Pietro Mart. IV. 114 

Lampade nel Carmine fatta col danaro de Pajìori 

^bm^sfi IV- 84 

Lantema del Molo W> 3** 

Lavori belli (fimi nella Sanità VII. 16$ 

Librerie di Nap. III. 31 119 VI. 6% VII. 97. 

Mu« 



Mura^ dell' 1 anticaglia 



3 6$ 
IL 52. 



Muffi ci) erano in Napoli III. 30 %t IV. 41 

Pitturepih fpei'tofe fijlenti in Napoli I. <?o 104 
106 120 164 164 iL 102 III. 78 IV. z6 

fi I2 5 
Pozzo ove sboccarono i faldati di t/flfonfo di *Ara+ 

gotta entrati per l acquedotto I. 155 

di S. Pietro Martire IV. 1 07 

Scheletri meraviglioft nel Palazzo del Principe di 

S. Severo III. (jQ 

Sinagoga degli ebrei anticamente efìjlente in Nap. 

Statue di argtnio de SS. Padroni I. 1 00 

di-voti flima della B. V. del Rofarió III. 100 
antica del Fiume Nilo III. 124 

Architetti nominati in quefta opera. 

I. 97 

III. 19 

III. 158 

l 53 100 lì. 91 

V. 13 Vili. 250 

II. 60 

L 161 

f- 45 

I. 108 

III. 12 

VI. SS 

l. 160 IL 117 

III. 223 IV. 8i 

V. 18 

JT. 127 V. 45 

r. 50 

1IJ. 178 

Coti' 



\AUJto Onofrio 
^Angiolo Gabriele 
vfpu^jrp Pietre 
JB (imbocchi ^Antonio 
Barba Gaetano 
Bartolomeo Dionifto di 
B or omini Cav. 
Bimpìè Grò.- 
Bracci 

Cafaro Donatantonio, 
Canart Giufeppe 
Cangiano p. jy, Jlnfelm* 
Canale Tagli acozzi 
Cannavarì Antonio 
Caracciolo Giufeppe 
Cafali p. Vincenzo 
Cavagna Gioì Battifl* 



3*4 . . 

Conforto Gw: Giacoma III. 2 IO VÌI. tt^ \\à 

De/ìo xAntoiìló //. ~ + 

Fanfara Cavalier Cofmo 1. 6j p$ 07 114 zóà 

IL 31 34 41 86 pò tip 13*5 tlfàfò 45 

47 6ì 9 l 95 J 3 8 r 3? r 4« iójl U4o ^ 

114 ri io 23 31/ r//. 103 187 1*88 vnt 



222 IX. 1(53 
Fiorentino intono 
Fontana Giulio Ce/are 

Domenico 
Franco 

Fuga Ferdinando 
Gai lo Gio: del 
Genuino G'uifeppe? 
X~xivffredo Mario 
Giovanni Pietro dì 

Sigi/mondo di 
Gifolfi Onofrio 
G'uliani Gio.' Antonio 



vii. ci p4 

V. 105 VI. 57 

IV. $ 

Vili 232 

III. Jt 77 175 VII. 104 

III. lì 

II. 16 III. 235 V 85 

//. 14 

///. 123 lótf 

//. a 

2# 12 ^. 4O 



Grimaldi , P. D. Traacefco I. p$. t$J 207 1/. 3$ 

116 V. tifi, io 
Guarhiì F. Gio: ì. 173 P! Si 

GugHelmelli %rfrc angelo , e Marcello I.%Z 83 177' 

182. II jó III. 41 122 V. po Vili. ip$ 
Ghetti Pietro , e Bartolomeo L 106 107 

Labari Dionijio II. 64. 6$ 66 jó 102 fi/. 141 

' 195 2(54, ri. 72 VII. 11% 153 i<52 
Labari Giacomo IL 6$ 66 68 

Maglione' f£ 84 

Ma (vita Tommafo I 61 

Manlio Ferdinando II. 4 IIÌ. 235 K 9S 1Ò'£. 
Manni Gio: Batti/la fa- *o£ 

Marino Pietro I. 120 J// 255 W. IÒI. /X-2<£r 

IW*r* 



3# 

Moccia Simone II. in 

Monica Vin:?n?Q dilla III. ipi 

Marmando Gìo: Francesco II. 43 777. 29 78 84 

125 1.29 16$ 
Nardi Ignazio I. 98 191 II 43 IV. 94 

Nauclerio Già: Battifta III, 27 109. IV, 21 V> 83 

$6 vi. $9 rtt- 91 

Mu^ìq III. 25 27 112 25 4 f. 17 

Afoz/c/o ,F. Giuftfpe I. zcp II. 152 T. 8 Vili. 

Papa Gennaro III. l<$6 

Picchiatti Bartolomeo , e Francefco I. 116 II. 27 

141 777. 217 IV. 35 6z V. 4 6 21 53. 

F/J 180 

Pi/ani Gìo: J. I2 8 IV. 5. P. 3Ó 40 

Nicola V. 04 

P0///0 Ghfeppe J. 133 77/ 201 

Pre/?/ JF. Bonaventura V, 50 f7. 23 31 39 

Provedo Fr. Pietro - III. 37. 137 

Sanf elice Ferdinando II. 49 7/7. 34 253 W. 53 

' ■ /"■ '73- *■»»*. 

Sanlugano Novello da 

Sene/e Tor.imafo 

Sebi amaretti Pompeo 

Stendardo Matteo 

TagliacQ^o V. Canale . 

Troccoli Michelangelo 

Vjccaro Domen : co t/fn tonto 

Pecchione Luca , e Bartolomeo 777 21 3 T77. 272 

Vetromile CaJì.nÌYQ 77. jqi 

Vinaccia G io: Domenico I. 177 77. 30 P. 13. P77. 

18 [ 182 
Vitale Paji^ak 7/7. £13 

Chic- 



III. 3 6 

l 77 

VII. 200 

I. 180 7^. <$ 11 

VI. 44 
77. 18 119 



Chiefe, Cappelle offervabili , e Congregazioni. 
A~rcivefcovado , Cattedrale , o Duomo 
Congregazioni ivi fijlenti 
S. ^Agnello maggiore \ 
S. agnello de Graffi 
S. *Ao (lino maggiore 
S. Jgoììino degli fcalzj ^ 
S. ^grippino , o S. stirpino 
S. ^Andrea ad aram 
S. Andrea a Capuana 



I. 4p 
/. 107 
1. 198 

IV. 46 

IV. Si 

VIL 21 3 

III. in 

ITI zòo 

I. ii£ 



S.. Andrea a Nido. V. S. Marco deTavernari. 



I. 205 

JfJ 314 

III. iis 

II. \K) 

II. IT.O 

III. | 

V. 118 

Vili. 239 

III. 235 

va. 125 

v. 79 

Vili. 236 



S. Andrea delle ' Monade 

S. Angiolo all' arena 

S. Angiolo e Nido 

S. ^Ta nolo a fegno 

SS. Anime del Purgatorio ad <Arco 

S, Anna de" Lombardi 

S.jfnna di Palargo 

S. Jlnna fuori Porta Capuana 

SS. annunziata 

SS. i/fnnun^iata a Fonfeca 

SS. Annunciata a Pi?Zpf alcone 

S. A'ntonio sAbhate 

S. Antonio S. Jlntonicllo delle Monache IL 24 

S.Antoni elio fuori la porta di S.Gennaro Vili 7^ 

S. Antonie! lo a Pofilipo IZ. zSp 

S. ylatoniello di Tarfia ^ VI. 6 9 

S. lAntofliello. alla Vicaria I- l ?>7 

SS,.ApoJìoli l \ l l7 

Conpregazjoni ivi fijlente col Monte del SS. Sa- 
cramento H lùó Ié 7 

S.JTf pretto, k Crocelle fuori la porta di S. Gen- 
nai» , ' ' 

S. Jljpre- 





W 


IV 


20 


W- 


^ 


ni. 


230 


IX. 


zó$ 


V. 


39 


V. 


!9 


Ili. 


184 


' IV. 


54 


VII. 


128 



£0 y4fpr?no de' Tìntovi 
S. arcangelo agli armieri 
S. %/tf e angelo a Bajano 
SS. */ifcenfione 
S, Barbara 
S, Bartolomeo 
S. Biagio de 1 libra l 
S. Biagio de' Taffattenari 
SS. Bernardo e Margherita a Fonfeca 
SS. Bernardo, e Margherita a S. Patito VII. 10$ 
S. Bonifacio IH. 2,65 

S. Brigida a Pofilipo. IX. 290 

S.Brigida a Toledo V. 123 

Chiefa, e Cafa de' PP. della Miffione VII. 16$ 
Chi e fa e Cappella di Corradino demolita IV. 8<Ji 
S. Carlo all' arena VII. 1 91 

S. Carlo alle mortelle V. 85 

S.Carlo Borromeo V. llj 

S. Caterina a Chi a] a TX. 250 

S. Caterina a farinello I. I 37 

S, Caterina al Mercato IV. 88 

S. Caterina de Trinettari detta delle Ziz? e IV. /\6 
S. Caterina da Siena V. 85 

S. Chiara IIL $Z 

S. Clemente III. 25^ 

Confervatorio. del Carmìnello al Mercato IV. 69 
Collegio delle, fcuole pie alla Duchefca III. 253 
Congregazioni ivi fijlenti ivi 

SS. Concezione de* Cappuccini nuovi detta S. Effr^m 

nuovo 
SS, Concezione detta Gesk nuovo V. Trinità maggiore. 
SS. Concezione detta le crocelle a S. Lucia V. 66 
SS* Concezione di Suor Or j ola V. i'*y 

SS. 






3* S 

SS. Concezione a S.Giufeppe Congoe^az'.one V. i? 
SS. Concezione di Monte Calvario VI. 4 

SS. Cance-zjene degli fcaffacoccbì IH. 225 

SS. Concezioni di Toledo V. 1 zó 

SS. Concezione nuova Ritiro a Mater Dei Vll.ix$ 
ConfeiVJtorio delle Paparelle III. 208 

Confervatorio delle pericolanti a GesU e Ilaria 

VI. 58 
Confervatorie degli Orefici VII. 117 

SS.Crifpina e Cri [pini ano III. 254 

Confervatorio di S. Maria della Purità a Capo 
di Monte VII. ìyó 

S. Croce di Lucca II. 1 40 

S. Croce , Purgatorio al Mercato IV. 75 

fS.Cofmo e Damiano a ' BansU nuovi IV. 23 

SS. Cofmo e Damiano fuori Porta Nolana J. 312 
J\ Demetrio IV. 27 

X. Diego detto /' Of pedaletto V. 16 

Monte di S. Era iddio ivi eretto V. 18 

S. Domenico Maggiore III pc 

Cappelle fpeciofe ivi Jìjlenti III. gy 102 

S. Domenico Soriano, II. 19 

SS. E^r ce Homo IV. ip 

S. Effrem vecchio Vili. 228 

S. Èffrem nuovo. V. SS % Concezione de' Cappucci- 
ni VII. 107 
S. Eligio maggiore IV. pz. 
S. Feci 'mando V. 113 
S. Felice in Pincis I- I?,® 
SS. Filippo e Giacomo dell* arte della [età III. 152 
SS. Filippo e Giacomo di Barrettari 
SS. Famiglia di Gesù Cri/lo , i C ineft VII. \6$ 

S. Francesco a Capo di monte . 

S. Fran- 



s. 
s. 
s. 
s. 

* 
s. 

s. 
s. 



s. 
s. 

s. 

s. 



s. 



3 6 9 

Francefco delle Cappuccineìle aPontecorvoVl. 56 

Francefco de Cocchieri I. 182. 

Francefco e Matteo V. S. Matteo a Toledo. 
Francefco delle Monache III. 74 

Francefco Sales VI. 48 

Francefco degli Scarìoni IX. zj2 

Frane efes di Paola a Porta Capuana Vili. iQ>6 
Gaudioso II 32 

Cbiefa , e Cafa de' PP. Gerolomini II. óo 

Cappella f pedo fa de Rufjì li. 6% 

Congregazioni ivi ftflenti II, 77 

Gennaro de* Cavalcanti VII. 123 

Gennaro extra maenia VII. 129 

fuo Cimitero ivi 

Gennaro aW olmo III. 182 

Gennaro al Vomero VI. 37 

Gesù nuovo . V. Trinità maggiore . 
Gesù Vecchio V. SS. Salvatore Collegio. 
Giacoma degli Spaqnuoli ^33 

Congregazione del Sacramento ivi fijlente V. 35 



Gesù e Maria 
S. Gioacchino a Ponte nuovo 
S. Gto: do? Fiorentini 
S. Gto.' a Carbonara 

C onpr e gr anioni ivi Menti 
S. Gio: in Corte . 
S. Gio: a mare 

S. Gto.' S.Giovanniello delle Monache 
S. G^o: maggiore 

Congregatone ivi ente 
$. Gto: de' Pappacoda 

^m. IV. m A a 



VI. $6 

VII. ipi 
V. 132 

I. 145 
I. 149 

IV. 96 
IL z$ 
IV. z 9 
IV. 32, 
IV. 2,8 
S. Gio: 



s>%? w^M^^m^mi^Fmwàm-^ 






3yo 

S. Gioì del Portane, 

S.Gio; a Teduccio 

S.Gio: in Porta 

S, Giovanni elio Parrocchia • 

S. Gio: alla marina del y'm 

S. Giorgio di Genoveft 

S. Giorgio maggiore ^ ^ 

Congregazioni tv* jiflentt 
S.Girolamo de ciechi . 
S' Girolamo delle monachi. 
S. Giuliano 
S. Giufeppe a Cb'ia/a 
S.Giufeppe e Criftofano Par. 
S.Giufeppe Maggiore de Falegnami 
S. Giufeppe de Nudi ^ 
S. Giujeppe a S. Petito 
S.Giufeppe de* Ruffi 
S.Giufeppe e Terefa a Pontecorvq 
S. Giujeppe e Terefa alla Montagnola 
S, Leonardo de Bottegai 
S. Leonardo a mare 
S. Liborio alla carità . 
S. Liguoro fi S. Gregorio %Armeno 

Cappella interiore ivi fiftent? 
S. Lorenzo 

Cappelle fpeciofe ivi Menti 
S. Lucia a mare 
S. Lucia del Monte 
S. Lucia a e* Molinari 

detta S. Luciella . 
S» Luigi di Palalo 

Congregazioni ivi ftjletyi 



Il tjt 

X. 3 30 
I. 189 

rrii. il! 

IV. iot 

V. 3.1 

Ut 214 

III. 218 

IV. 23 

Ì&3S 

VUl. 222 
IX. 27 r 

IV. 13 

v. 12 

VU. 103 
VII. 103 

h 176 

VI. 60 
VII- i 7 i 

".47 

IX. 2Ó 9 

II. 7 

///. 185 

///. 2Q3 

IL 85 

//. S6 9 o 

V. 59 
VI. 15 

///. 157 

V. 93 
V. 100 

SS.Ma* 



37 t 

SS. Madre dì DÌó degli Scolop'n ni. 9 o 

SS. Madre di Dio ag li fludj Vi J\ Teréfa , 



S. Mano di Lancieri 

S. Marco a Sergio di Nido 

SS. Marcellino e Feftd 

S. Marta 

S. Martino 

S. Maria di cignone & 

S. Maria dell' *Ajutt> 



tV, H"? 

///. 128 

///. 158 

III. 71 

VI. 20 

/. i$6 



IV. 17 

Conprepaziorié di S. Ór/ola de Rojfi tvì Mente 

IV. 18 

S. Maria Jfncillarwn {• x 74 

S. Maria degli angioli ài Vomeró VI. 40 

S. Maria dell'anime de'Tedefcbi &• 20 7 

S. Maria degli iAngioti alla Montagnola P^ìjl^Q 

S. Maria degli angioli a Pi^ofalcone 

S. Marta di Bètte lenirne 

Si Maria della Catena 

S. Maria dell' avvocata Parròcchia 

S. Maria del Conjìglió 

£. Maria delta cbìuja 



V. 80 
V. 8<? 

VI 5* 

Vii. gì 

VI. 6 

Vii. 12? 



Si M4 della miferkordia dtìta la tntjericordtella 

VII* ili 
S. Maria de' Miracoli Vii. ij ó 

S. Maria dell'avvocata de' PP* Teatini VM- *39 



S. Maria D^nn alvina 
Si Maria Donna Regina t 
Si Marta Donna Romita 
S. Maria della Pace 
S. Maria della Pace! la 
S* Maria del Rifugio 
S< Maria a Cappella nuova 

A a 



tv. 15 

U *7* 
///. 128 

/. H9 
VII. i%6 

/. 171 

IX. 250 

S.Ma* 



37 2 

S. Maria a Cappella vecchia IX. 253 

S. Maria del Carmine a c'jiaja IX. zój 

S. Maria della Fe.ìe VII. 22 1 

S. Maria della Confo! anione agi 9 Incurabili . Li Si 
S. Maria della Confola^ione a Po/ìlipo IX. 2po. 
S. Maria dell' Jf< co 
S. Maria di Carmine maggiore 

Conerei anioni ivi fijlenti 
S. Maria del Carmine degli Spaglinoli 
S. Maria della candelora 
S. Maria della carità 
S. Maria della Concordia 
S. Maria Costantinopoli 
S. Maria Cofìantinopoli al Vomero 
S. Maria della Colonna 



X. 327 

W> 73 

IV. 88 

V. 83 

'^ 35 

//. 7 

V. 84 

/. 207 

VI. 41 

//. s 9 



S. Maria in Cofmodin detta di Port anova IV. 51 

S. Maria del divino vfmors ìli. 20<> 

S. Maria del Gesù /. \6l 

S.Mari a EtjriaCa maggiore UL 163 

S. Maria E^i^iaca a Pi^sfalcenù V, 90 

S. Maria Incoronata V. 22 

S. Maria Incoronatela IV. 127 

S. Maria di Gerufalemme detta le 33. //. 45 

S. Maria delle grafie maggiore l. ip$ 

alla pietra del pefce IV. pp 

S. Maria delle grafie a Porta Medina VI. j6 

S. Maria delle Grafie alle Paludi X. 31 3 

S. Maria della 'libera al Vomero VI. 40 
S- Maria dì Loreto Con/ervatorio di figliuoli X. 314 

S. Maria di Loreto de' Teatini V. 7 

S. Maria Maddalena a Gesù e Maria detta la 



Maddalenellu 
S. Maria Maddalena maggiori 



VI. 58 

ni. 133 

S.Ma* 



S. Maria Maddalena al Ponte 

S.M«ria Mater Dei di PP ferviti 

S. Maria dì Montefanto 

S. Maria di Monferrato 

S. Maria maggior: detta Pietra Santa 

Cappelle efijìenti nel fuo atri» 
S. Maria de me j chini 
S. Maria di Monte oliveto 
S. Maria di Monte Vergine 
S. Maria la Nova 

Cappella del G. Capitano ivi Jijientc 
S. Maria degli orti 
S. Maria de* monti 
S. Maria a parete 
S. Marta a pia^a 
S. Maria di Piediprotta a pie della grotta di Fo^ 
V <oli /X - W 

S. Maria di Piedigrotta al lavinaro 
S. Maria di ogni bene 

Congregazione ivi fiflente 
S. Maria della Pietà de* T or chini 



373 
X. 3*a 
VII. i*7 
VI. 71 
V. 4* 
//. 132, 
//. 138 
IV. \ 9 
HI. 1% 
III. 124 
ir. 4 

IV. 8 

Vili. *t\ 
Vili, zzi 

V. 83 



ìli. zói 

VL 7- 
ivi 

V. 25 



S. Maria della pietà di Sangri , Cappella del 
Principe di S. Severo \ 

S f Maria Jel Pilero W ' V A. 

S. Maria de* poveri vergogno]? ' * 

S, Maria del Popolo detta d 'e gP Incurabili '<■ l 9° 
S. Maria Porta Cceli a feggio Montagna H? « 2 7 
S. Maria del Pianto Vl11 ' <22Q 

S. Maria de Pigna felli 4 IIL 12 | 

S. Maria di Porto jalvo " 

S. Maria del Pr efidi . Pentite alla Pignajecca 

Vi. oO 

f. Maria della Redenzione ài Cattivi ^ T 4^ 

S. Ma- 



SBBBlfl 



374 

S. Marta Regina Cafh II. 41 

S; Maria in Portico IX. 26S 

S. Maria del Par adi fo IX. 28? 

S. Maria del Parto IX. 2pó 

S. Maria delta Rotonda III. 113 

S. Maria del Po??* X. %zp 

S. Maria di Piigliano X. 333 

S . Maria della Pietà detta la pietatelìa a Carbo- 
nata l. 153. 
S. Maria ad Sacuìa VII. \6j. 
S. Maria della Sanità Vii. 142 
S. Maria della falute Vii. 1 1 2 
S. Maria della Sapienza II. 28 
S. filaria della Scala III. 161 
S. faaria Scala Caligo le CrocelU a Manricfi III. zi i 
S. Maria a Sicola de 1 Paratori III. 22 g 
S, Maria della S fella alle P apare He IH» 1*0? 
S. Maria del foccorfó VU 6 
S. Maria della Solidaà Solitària V. yó 
S, Maria della falva^ionè Congregazione vicina 
S.*Anna di Palalo V. Il8 
$. Maria della fperanfa detta la [per ancella V.IÌ3 
S. Maria de* fette dolori al vico della lava l. 156 
S. Maria dello fplendore V. 8© 
S. Maria di /iella de 1 PP. Minimi VÌI. 1 96 
S. Maria fucctirré miferis . Coftgrégà^iohè degli *df m 



ftflenti a condannati . 
S. Maria di futi t Santi 
S. Maria de ì Vergini 
S. Maria Vi/ìtapoveri 
S. Maria della Viid 
S. Maria della Vittoria 
S. Maria della Vittoria a 



l. 

Vili. 

VII. 

IV. 

VII. 



182. 

n9 

168 

140 



Ckiajd 



Il 47 
IX. 25S 

SMaU 



S. Matteo al Lavinaro 
S. Matteo /opra Toledo 

Congregazioni ivi fifìentf 
S. Monaca 

Monte , e Banco de Poveri 
Monte di Dio 
Monte Calvario 

Congregazione ivi ftjìente 
Monte della Mtfericordia 
S. Michele Confervatoriq delle figliuole 

S. Michele de 1 72. Sacerdoti 

Monijlero de* Benedettini 

Monijlero Regiìo delle Carmelitane a Chiaja 

S. Nicola alla carità 

Varie Congnegazioni ivi fi ft enti 
S.Nicola a D.JPietro detto de Caferti 
S. Nicola tlla Dogana 
S. Nicola a Nido 
S. Nicola a Pì/lafo 
S. Nicola da Tolentino 
S. Onofrio a Capuana 
S. Onofrio de Vecchi 
S. Or fola a Chiaja 
S. Paok 

Cappella fpeciofa ivi fi fl ente 
S. Pasquale a Chiaja 
S. Patricia 
S. Pietro ad *Aram 
S. Pietro a Majdla 
S. Pietro alla pietra Santa 
S. Pietro a Fu far elio detto degli %/f quarti 
S.Pietro Martire 



37* 

III. zól 

V. Ì27 

V. 12$ 

VII. 105 
/. 127 
v. 7 6 

* 13% 

L 1x4 
de 1 Notai 

VI. 47 
//. 18 

IX. 273 

IX. 273 

//. I 

//. IO 

///. 228 

IV. 123 

///. 150 

///. ZOO 

V. 84 
I. 136 

IV 24 
IX. 24^ 
IL 116 
II. ili 

IX. 2ÓZ 

IL 48 

in. 255 

//• 14 2 

Il i 3 $ 

IV. 44 
IV. iòa 

S.Pie* 






S. Pietre in V'mculis 

SS. Pietro e Paolo de* Greci 

S. Potito 

S. Raffaele 

Cbieja e Ritiro di Mondragone 
S. Rocco 

Romitorio de Carnai doli 
SS. Rojario di Palalo 
SS. Rojario al largo delle Pigne 
SS, Rojario a porta Medina 
SS. Sacramento 

Collegio della Scorciata 
SS. Salvatore e Collegio Regale 
S. Sebalìiano 
SS. Severino , e Soffio 
S' Severo de 1 Conventuali 
S. Severo de' Domenicani 
S. Sofìa 

Cingreg anione ivi fìflentf 
Spirito Santo, 

Congregazioni ivi fijlentì 

Cappella de* Riccardi affai bella 
S. Spirito di Palalo 

Congregazioni ivi fiflenti 
S. Stefano a Capuana 
S. Strato o Vo/ìlìpo 
S. Tcrefa a Cbiaja 
S. Terefa [opra gli fludj 
S. Tommafo %Apoflolo a Capuana 
* • Tommafo di ^Aquino 
S. Tommafo Cantuarienfe 
SS. Trinità alla Cefarea 
SS. Trinità, e Croce di JPalasgp difmejfe 



IV. 24 

P. 131 

VII. IOO 

VII. 125 

V. 85 

IX. Z63 

VI. 43 

V. 83 

VII. ip 4 

VI. 79 

VII. 106 

II. 102 

III 136 

IL 149 

III. 163 

Vili, 158 

III 20p 

ivi 

IL 12 

IL 10 16 

IL i S 

V. ?i 

v. n 

II 57 

IX. 290 

IX. 263 

VII. 114 

I. 122 

V. s 

IV. 43 

VI. 48 

V. 54 
SSJri* 



377 

SS. Trinità maggiore % g III. 37 

Cappelle Jpecioje , e Congregazioni ivi fijìenti 

^ III. 46 48 

SS. Trinità delle Monaci» VI. 8 

SS. Trinità de Pellegrini _ VI. 76 

-SS. Trinità degli SpaP y nuoli V. l%$ 

Congregazione ivi Jijìente ivi 

S. Vincenzo nella Dar Jena V. 52 

S. Vincenzo delle pericolanti VII. 1 57 

S. Vito de' Bottonari ^ IV. 98 

Edifkj publici.-c i più offervabili privati. 

tAocademìa militare V. 5S 

^nfiteateo delle fiere ^ %'3 l 3 
^infitearro nel largo dello Spìrito Santa IL ZI Vi. 8S 

Jlguglia della Concezione IH. 34 

. ... di S. Gennaro l» 113 

. . . . di S. Domenica IH. pi 

•Armarla regale regal fabrica dell V. Zp 

*Arfenal&\ : e Darsena V* q.p 

*4quedotti Romani antichijfimt Vili. 223 

Banco del Popolo U. 102, 

Banco del Salvatore IH. 83 

Banco dello Sp. Santa V. Spirito S. all'articola 

Cbieje così degli altri Banchi che hanno Anco 
Chiefe 

Borza de Cambj P* Itr 

Caftni difettoft del Re *Alfenfo Ih VII. 9% 

Cajlel S. Eramo VI. 34 

Cajìel nuovo V. go 

Cajlel dell' Ovo V- 67 
Carceri y o Tribunale dell' arte della Lana IV. $3 

dell' arte della Jet a W< 57 

Cijlema dell' olio M* 3* 

Gelicelo de* Capeci *> ll 7 

Tom. IV. 3 *» &ff 



iM^^ww 5 ^ £>ssS ascesa 



37 8 . . . 

Collegio de Cava: e toh • /. 145 

Collegio Militare V. 79 

Collegio di di S. Lucia de* Macedonii V. 60 

Collegio de* Nobili detto di Manfo ///. 123 

Con fervanone del grano detto le fojje VI. pz 

Convitto degli Ecclefiaftici Diocefani l. 157 

Deputatone della falute V. qrj 

Dogana Regia IV. 125 

Fiatamone V* 66 

Fonfeca V. 55 

Fontana maeftofa nel? ^Annunciata III. 233 

Di Cbiaja V. 60 

Di S. Caterina delle Zi^Xp IV. 50 

della C oc cova] a dì Porto IV. 118 

' Della Loggia IV. pp 

Del Mercato IV. 71. 

Medina V. 27 

Del Molo. V. 45 

Del Pennino IV. $6 $7 

Di Palalo V. 56 

. De Serpi IV. 57 

Degli Specchi V. 2p 

Grotta di Pozzuoli IX. lyp 

Imprefe del lotto . IH- 77 

Mercato , Foro magno IV. 68 

Malo , Porto V. 42 

Mufeo fpeciofo de* Picchiatti V. 69 

Palalo de* Cara ce ioli Principi di S. Buono . I. 254 

epe 1 Carati , Principi di Colombrano . III. 1 44 

Pala-™ de* FU amar ini Duchi della Torri IV. 25 



Pfla^X a Regale 

Degli Spinelli Principi di Tarjìa 
Libreria ivi fìjlente 

Panatica regia 
Pìt^ofalcone 



V. 104 

VI. 6\ 
ivi 

V. 59 

V- 73 
Pon* 



Fante di Cbiaja 

Della Maddalena 

Nuovo 
P.offo anticbijjimo 
Porcellana Real fabrica della 
Sedile Capuana 

Montagno 

Nido 

Portanza 

Porto 

antico del Popolo 

Nuovo 
Seminario de 9 Cadetti , e Ziparoti eftinto 
Stalle Regie 
Statue Fameftane 
Teatro antico di S. Bartolomeo 

di S. Carlino 

di S. Ferdinando 

de Fiorentini 

Del Fondo> della fepara^ione 
Teatro Regale detto S. Carlo 
Tribunali 

Univerfità de 1 RegJ Jludj 
Zecca delie monete 

Pittori nominati nella prefente opera . 
jflfano Tommafo III. 22 J 

jillegrini IL JO 

Amalfi 'Carlo I. 130 IlL 87 

ornato Gio: Antonio I. 127 II. z6 HI. 46 IV. $ 

120 V. 6 io VII. 106 IX. 172 X. 319 
%Arena Girolamo IH. II 

Pietro II 6 

*Arpino Giufeppe detto Giufeppho IL 72 9% 24 
*4Jli Andrea IlL 224 VII. 120 

Balducci Gie: I. 58 72. IL 28 67 70 IV. S$ 

/ Bb % ni. 





319 


v. 


Si 


X. 


322 


VII. 


190 


Vili. 


223 


V. 


116 


I. 


117 


IL 


125 


III. 


l2 3 


IV. 


So 


V. 


18 


IV. 


57 


IV. 


66 


V. 


58 


X. 


37* 


VII. 


pS 


V. 


*9 


V. 


3* 


VII. 


191 


V. 


20 


V. 


l 3S 


V. : 


"5 


I. 


128 


VII. 


93 


IV. 


60 



3 8 ° 

VII. nò 1-53 i$6 

JBiZYOCCÌ 

Bardellini 

Buffano Giovine 

Buffano "vecchio 

Bellis ^Antonio 

Beltrano ^/Tgofìino 

Ben afe a Gì or Batti/la I. lóo 



IL 72 VI. 45 

IL 44 V. 34 VII. i 57 

IL 71 IV. 2 

71. III. io V. 123 

r. 8> 

I. Ó7 204 ITI 23 
187 i£4 IT. £4 6j 



li. 



I. J 7 s 
I. 160 
124 
105 

15^ 



///. 43 ir. 8 24 124 v. io. 80. w/. 107 
181 

Benediclis Domenico de 

Biviani 

Bonito Giufeppe IL lip V. li. VII. 

Buono Silvejiro I. pò 141 IL pò III. 65 

258 VI. 4<5 VII. 108 

Buon arota Michel angiolo IV. 11 VII. 

Cambiafi Luca II. 72 ///. 27 

Caracci ^Annibale III. qrj X. 320 

Caracciolo Gio: Battifla detto Battiflello I. Ilo //. 

34 71 ///. 12 V. 12 22 VI. 12 24 25 

Caravaggio Michelangelo l. il 6 II. 34 

Capece Girolamo IH. 101 

C afelli F. Vincenzo V. 80 

C afte II ano Giufeppe III. 150 

C^ro Ferdinando III. 170 

Cavallini Benedetto II. 25 

C enfi bile %/fntanio III. lóy 

Cenatempo Girolamo II. 144 14^ IV. 105 f. 140 



Ceftari Giacomo 
Candido Saverio 
Caravaggio Polidoro 
Celebrano Francefco 
Cirillo Santolo 
Cortona Pietro da 



III. 153 V. z% 

III. 257 

/r. 99 

IL 16 III. S6 88 

/. 75 //. 123 ///. 243 

/. 6p itfi 

C prendo &el tifarlo L %Q$ IL 30 68 llj III- Il 

4* 



Cotignola Girolamo 
Coferfra Francefco 
Conca Sebafliano 
Cot'mga Giufeppe 



38 1 

41 43 $6 100 123 159 166 \6p 175 180 
2,38 243 v. 109 132 ri. 24 vili. 189. 

CorWa G/W*W '• Ic8 /7 « 7 1 ^ ??• 

Cor/o ^'ww^ //• 88 8? ///. id8 . . . Giù: Uh 

105. 

/. 67 204 ///. 23 

///. ni 

///: 69 7© 71 IV. 105 

/F. 7 

Cri {cuoio Filippo l 173 2op //. 43 5 1 144 ^ 

Qto- II. $3 ///. itfp 

Crivelli Protafio llL 2 S9 

Curia Francefco I. JJ II. 142 154 ///• 128 3$% 

v. 13 

Diano Giacinto II. \6 ìli. 257 IV. 24 Ó3 £4 W$ 

V. 2(5 85 98 P7. 79 
Domenichino Domenico Zampieri detto il l. <?J 98 

II. 71 
Donzello Pietro, e Polito del III. 160 IV. 13 FWh 

215 

Elia Mejjio M- 2I ? 

Falciatore Filippo detto Filippettò IV 63 

Falcone agnello W- 47 

Farei li Giacomo l. IOO 163 IL 21 130 137 14^ 

///. 43 2Ó5 r. 2<5 85 96 124 

Fi amingo Teodoro "** iy> 

Fiore tolantonio //. 91 VllL Z 3? 

Fijcbetti Fedele II. 16 UL 90 123 25 1 IV. 94 

V. 85 

ili. 243 

IV. 19 

l. 9$ 

II. 54 

//. <58 72 ///. 138 V. 114 

B b 3 i*3 



Forlì Gio: Vincenzo 

Fortini Giufeppq 

Fo [chini 

Frane ione 

Fra ganzano Ce far e 



3 8z 

123 VI. 16 4$ 
.... Francefco III. ip$ VI. yj 

Fumo Nicola II. 64, 

Calanti Serafino Vii. \jl 

Gamba Crefcenzp della l. 133 IV. 24 

Cargiulo Domenico detta Micco Spataro li. 30 43 

///. 130 VL zù* 
Gar^i Luigi l. 14* 

Ceffi II. ép 

Giordano Francefco l. 75 

Giordano Luca l. 55 85 100 II 6 127 160 173 

177 182 //. 21 28 43 44 4*567 6p 130 ///. 

45 4d ioì 130 150 i£?4 23^ 257 zó^lV. 

11 77 115 f'. 2<5 114 124 £7. 15 27 28 

40 45 61 VII* 100 107 120 153 181 Vili. 

i2o /X. 171 
Giotto 

Giovanni Matteo di 
Giovine 
Guelfo Leonardo 

Battolomeo detto Pijìoja 

Guercino da Cento il III. 46 

lmet Cornelio dijcepolo di Michel anpjolo IV. 573 
Imparato Girolamo III. 43. 171. 238. IV. 6 

Lan franchi I. 6? p8 LÓO III. IO 49 5<? 

23? VI. 24 
Lama Gio: Battifla I. 170 1575 IL 30 91 96 III. 

73 121 122 1^5 238 23^ 2^0 Z 7- . 84. VII. 

108 

.... Lionardo III. 160 

Leone Agnello III. 47 

Onofrio IH- 172 

Malinconino Nicola II. 122 142 144 147 145? 

Ili, 20 23 75 13^ ip5 ir. <5 io VI. 33 

ra. 181 m*. 



III. 61 V. 23 

J. 142 

IL 71 ir. 11 

III. 9 S 

IH- 73 2 43 



Maria Francefco di , detto lì- Napolitano IL 2,8 
ój So Sy III. 20 123 19$ V. 9$ VI. 6t 
IX.zyt 
Mainardt U. 72 

Manecchia Giacomo II- 30 

Maja Paolo di IH. 63 70 71 

Maratta VI. 25 

Marino Domenico III. 140 P. IO iV.xfk 

Marnili Giufeppe IL 6j 90 152 III 138 167 

irfp JF. 64. V. 27 f/J 120 
Majlroleo Giufeppe III. 213 

Magante Ludovico IL 64. V. 138 13(7 140 

Mattel Cavaliere V. I& 

Mattbcels Paolo de I. 9$ \o6 14 1 157 164. 182 
185 IL 11. <So Ó7 147 IH. 20 34 4.1 20 r 
202 203 208 2Ó4 V. 6 83 pò £2 p<5 r 15 
118 140 VI 24 25 72 80 107 VII. 115 
127 X. 31^ 320. 
Melllno Carlo L 74 Ii7. 238 

Meracrio Crfr/0 IX. 272 

Mondo Domenico VII. 105 272 

Mosillo angiolo IL 102 F..18 W. 44 

JVf«r^ Francefco detto Francefcbello I 150 1Ó3 

ipo ir. 12 k5. 120 in. 69 70 138 160 

169 252 r. 18 21 p8 139 140 141 VII. 
171 



Narici Francefco 
Natali Glo.' Battifìa 
Negronl Pietro 
Olanda Luca 
Olivieri 

Palma Vecchio il 
Papa Simone 
Pardo^i Glo: 
Parafi Francefco 



B b 



III. 251 
L 130 
I. 204 III. 6$ 133 
IV. 13 
IL 119 III. 70 
VL 13 
IIL tp. IV. 5. ia- 
II/. 70 
III. zip 
4 P4~ 



3 S 4 

Paffanti Bartolomeo V. 34 

Perugino Pietro III. 167 

Pino Marco detto Marco da Siena I. pi 141 1Ó4 

IL 123 III. no 122 138 \yj 168 169 

229 ir 12 P. 34. 55 pò 



III. 19 

V. 9 

III. 18 p8 140 7F. 33 

V. 8 

14T. 1Ó4 7/. 146 777. iop 

108 F77. 115 120 

V. 92 

I. 177 IL 66 6j 71 

VI. 45. 

I. 108 

77. 21 87 143 



Pintoriecbio Bernardo 
Piro Gio: Battijìa 
Pijlo/a Lwnardo da 
Pifcopo Gio.' 
Po Giacomo del I. 
200 IV. 10(5 V. 
Po .Andrea del 
Pomeranci 
Popoli Giacinto 
Po^i 
Prete Mattia detto il Celubrefe 

VI. 8 VII. 120 
Raffaele di Urbino IL Zo III. 47 101 103 143 

V. 34 
Reni Guido II. 67 69 VI. 15 

Ribera Giufeppe detto lo Spagnoletto I. 9J IL JO 

III. 43 125 161 195 IV. n V. 84 pi log 

115 VI. 12 25 2<5 27 
Rodrigo Luigi I. 116 IL 14 15 6S 71 101 777. 

23 123 IV. 79 VI. 12 45 
Rofa Pacecco de III. ni ip5 VII. 117 153 

Salvatore 
Rojfi Francefco Maria 
Rubens Pietre Paolo 
Ruffo Nicola I. 105 142 77. 12 88 142 

P3 108 VI. 60 64 
Ruviale Francefco detto Polidor'mo I. 13 2 

777. 24 
Sabbatini ^Andrea detto di Salerno l. 78 pO 118 

Ip4 ip7 //. 34 ///, i6y IV. 23 V. 21 P3 

VII. IOO Sar- 



V. 114 
7/7. S6 
V. Ì2Ó 
146 V % 



134 



Sarnellì Antonio e Gio: III. 2.57 V. 128 VI, 73 

79 VII io$ 170 
iellitto Carlo ?• 230 III io 120 

Scbef Paolo Hi 166 167. 

Siciliano Gio\ Bernardino IL 51 6% 6j III. 44 

4<5 £0 /^ ioó V. io 127 PI io 12 14 17 

Simone JNicola li gì VII. HO 

Maeflro IL %6 

S smonelli Giufeppe 1. 141 li. 68 149 III. 23 130 

160 r. 22 07. 72 

Solimena Francefco I. 55 08 577 127 160 173 
174 180 182 204 IL II 12 £4 656$ IT? 
121 123 III 23 42 I0£> 138 zig 2Ó5 IP] 

i<5 36 79 PS I0 ^ ^ % 6 2 7 ^» x ^ 2 
Solario Fm Zingaro 
Stanzoni Cavalier MaJJimo I. gj IL zg 30 45 

71 91 93 p4 117 122 130 III. 20 41 45 

i5p 238 /r. 8 11 V. Si 107 123 VI. 24 

25 26 VII. 116 



Starace Girolamo 

Strada Gio: 

Tercelli detto Sodoma 

Te I auro 

Tiziano 

Tiro Gio: Batti/la 

Tomer Matteo 

Turco Ce/are 

Vaccaro Andrea 1. 105 1^5 195 igj IL 117 127 

130 IH. J3 264 V. g zó go VII. 100 153 

181 Vili. 120 
Lorenzo v, ali 1 artìcolo degli Scultóri 
Nicola I. 83 II. 11 V. 1 24 

Varottarì Chiara III. 1 1 

Vafari Giorgia I. $6 $J g$ 150 I52 III. 17 18 

IV. 27 Veu.ji 



V. 99 

III. 24 

V. io 

/- 207 VII. 101 

///. 98 

r/r. 155 

VII. 108 
I. 181 197 III. 73 






1 %6 . 

Venuti Cavalier Domenico VII. i oj 

Zingaro ^Antonio Solario detto ti I. 147 III. 174 

175 257 VII. IOO 
Zoccclini Matteo J. 16$ 

Scultori ed altri Artefici . 
fAwtta I' 19$ 202 ///. \6j V. 60 

Bambocci Antonio v. alt* articolo architetti 
Benaglia Paolo II. 31 

Bernini Pietro II. 80 ///. 44 ipo 242 IV. II V. 

54 VI zó 31 



Bolci Andrea 

B orgheje 

Bor ghetto *AgoJlino 

Bottiglieri Matteo 

Caccavella %Annibale 

Chiarini Bartolomeo 

Colombo Giacomo 

Conte %Angìolo 

Corradini ^Antonio . 

Conti Gio: 

Coffet 

Donatello 

Falcone Andrea 

Fiamingo Errico 

Francejco 

Raffaele 

Teodoro 



ìl. 90 

///. 181 VI. 2Ó 

IV. 6 

IH. l%p 202 203 

I. 57 78 IO7 I47 I50 

///. 1Ó6 

l. 141 157 

IV. 78 
///. 88 
VI. 



79 

ni. n8 

/. Il6 li. IlS 120 I^O 
//. 121 

/. \6l Ih SO 

/. 100 IL 117 152 IV. 6 VL 12 



Tinelli Giuliano L 95 96 114 idc lól HI. 46 

60 9% VI. lo 
Foglietti. il. 04 

Ghetti Bartolomeo e Pietro l. 6S HI. 16 *\6 121 

VII. 181 
Ma/ano Benedetto HI. 22 

Giuli '<m* V, 39 40 41 Vili. 204 214 

Margarita Giuli» //. 118 ///• 44*, 

Ma- 



3*7 
HI. \66 

31 



Marino Pìetrv 
Martino Domenico 

Marrone Nicola li. 

Meritano Gìo: vedi Nola 

Modcnino il 111. 

Mollica Francesco ìli. 43 V. 

Moietta Gio: II. 

Pietro IV. 77 V. 

fiaccarmi Michel angiolo- l. $9 IL 15 ///. 43 



120 

20 

21 

J 3 

45 



167 180 243 IV. 7 ^. 54 T33 P//. 96 i$i 
Nola Gio: Meritano da L 91 184 Ipl J04. lp$ 

196 200 202 -//. 85 100 144 ///. 16 27. 

<?? in 169 74 233 244 245 2*5 255? /r. 

78 12 33 118 V. 12 24 33 <5o. 
Pagano Frane ej co L 151 ///. 35 
Pelliccia Matteo 



21 57, P7. Ó4 <fó 

k 31 

#/. 83 
///. 156 
///. 174 



* 155? 



Perjìco Paolo 

Picano Giufeppe 

Piata Pietro della 

Qiteiroli 

Romano Giulio 

Roffeìlino *Antonio 

Rubbia Luca \ 

Sacco Gennaro 

Sanmartino Giufeppe l. j6 84 lój 

V. 13 142 VII. 
Santacroce Girolamo 

242 24Ó IV. 12 
Scilla e Giannotto 
Solari Francefco 
Solcito Sebajliano 
Torrelli Benvenuto 
Vaccaro Domenico %Ant. IL \%z IH. no I 

VI. 23 24 

Lorenzo ///. c ^ ^ 



88 
3 r 



/. 7 6 
in 

/. 170 
107 



V. 28 



tv. 



III. 

IL 

IH. 22 

Vili. 115 

///, 18 

///. pò 156 

127 ///. 22. 
244 296 
L 140 

VII. Sp 

III. 161 

IH. 

9 6 



$66 



16 
V*' 



^m $?j$ TfW2 






388 

Nicola IH- ì40 

Vinaccia Gio: Domenico l. 96 UU \6 139 VI. zy 
Vìva .Angiolo IV. zp V. rj 

Sepolcri più oftervfibili e di Perìbnaggi iniìgni 
Sepolcri degli •Arcivejcovi di Napoli, 
di Jllfonfo Cardinal C arra fa 
di Alfonio C. Geraldo 
di ^tonino C. Serjale 
di Jlnnibile C. Bazzuto 
di Innocenzo IV. 
di Innocenzo Xll. 
del Re Andrea di Ungheria- 
dei Canonico Mazzocchi 
del Cardinal Carbone 
di Bernardino Caracciolo 
d* Innico Cardinal Caracciolo 
de SS. Minatolo 
de" SS. Spinelli 
de Principi di Bifìgnaao 
del Re Ladìslavo 
di Sergianni Caracciolo 
del Prendente argento 
de' DtKhi di Ca/lropignano 
di Nicolò Capaffb 
di Nicolò Ciri Ho 

di Giano Parrafio y e ^Antonio Pucci 
del Prendente Fabrizio Ippolito 
della Regina Maria maglie di Carlo IL l. 
di ^Andrea di Capua 
di Maria *Ayerbo di ^Aragona 
di Fabrizio Brancaccio 
de' Poderici 



l. 6? 

ivi 

/. 7 5 

/. 166 

l. 63 

/. 7 6 

l. 70 

/. 83 

/. 104 

l- 10$ 

ivi 

L 106 

l. 140 

/. 147 

ivi 
ivi 

/.I50 

i. 152. 
ivi 
ivi 

/. IÒ3 

171 
191 
I?I 

/. i?4 
/. 202, 



del Cavalier Marini 

di Paolo Spinelli 

di Giulio Cefare Riccardi 



/. 10$ 
//. i$ 
ih 15 

di 



ili. 21 

in. 61 



&9 

dì G/V. Battifia Vico #< 74 

del March fé Nicola Fraggianm ivi 

di Giufeppe Baitijìa //. 88 

sepolcri regali fi (lenti in S. Lorenzo II. <?4 9$ 
di Gio: Batti fi a della Porta 'il. 90 

Sepolcro di Per Jone regali in S.C hi ara III. 57*58 
altro con ifcrizjone belli jftma in S. Chiara Ut. 61 
de Gurrello origlia UL lo 

dì Jllfonfo II. dì dragona ivi 

del Giovanetto Marino Correale coli 1 ifcri^ione 
fattali dal Re xAlfonfo I. dì dragona III. 22 
Sepolcro di N. S. G. C. maravigliofo III. 20 

altro ammirevole di M. di dragona 
del Cardinal Finì 
dì Roberto Re di papali 
di ^Antonio Epicuro 
di Raimondo Labano da povero fchiavo divenu- 
to gran Signore 
di Filippo Primogenito del Re Carlo Borbone lll.jl 
di altre figlie dei medefimo Re *v* 

xAhri Sepolcri Reali in S. Domenico Maggiore 

III. 9 S 

di Marino Freccia M* 99 \ 

del Prefidente de Francois * v * 

di Bernardino Reta UL IOO 

di Fr ance fico Carrafa Padre del Cardinal Oli" 

vieri IH. 1 04 

di Placido di Sangro /T " 

%Altri fepolcri regali Jì/ìenti nella Sagrifiia di S. 

Domenico , con quello di *Alfonfo /. di Jlrago- 

III. 105 
///.107 
///. liti 
///. 118 
///. 121 
di 



na 



dì Ferdinando Prima 
de* Nunyi Vicentini Zìo , e nipote 
del Cardinal Rinaldo Brancaccio 
Stefano Brancaccio 









■I 



39° 

di Matteo dì afflitto III. 

,di Francefco Serao 

di G'-ufeppe Aurelio di Gennaro ili. 

del Pittore Bellifario Coren~io III. 

Famofi de' Bonifacio eCìcara in S. Severino III. 



«3$ 

■ ivi 

168 

171 

180 

241 

242 

6 



IV. 

IV. 9 
IV. io 
IV. 14 
IV. 74 
IV. 80 

/r. 02 

ivi 

ivi 

IV. 97 

Re *Al~ 

IV. 103 



del Cardinal tA'cquaviva ///• 

di Buono Confo lo di Napoli III. 

di Marcio Carrafa III. 

degli ^Afflitti 

di Leutrecco 

del Capitano Pietro Navarro 

del Sedicina famofo Grammatico 

del Re Corradìno 

de"* Mar che fi Dan^a 

del Viceré Cardinal Grimani 

del Viceré Conte di Gslles 

del Viceré Marche/e del Carpio 

del Baly D. Michele Reggio 

di D. Pietro di ^dragona Fratello del 

fonfo 

filtri fepolci Reali in S. Pietro Martire IV. 104 
di Serafino Bifcardi V- J 

de Giura ivi 

de Trabucco V. 8 

de Ludovijìi V. 17 

del Configlier Rocco V. 16 

Meravigliofo del Viceré J). Pietro di Toledo V.%% 
del Marchese Goy^ueta V. 79 

di Monfignor Lucatelli Nunzio V. Hi 

del Re di Fe^ V. 85 

del P. Rocco Domenicano V. 93 

di Giufeppe Cirillo G. C. V. Il 8 

di Giacomo Martorelli iV( ' 

di Luca Giordano V' l&S 

de Tanucci V. 134 

~ dò 



de Giovine 

della Ducbeffa di Virola 
di Monjtgnor Cioffi 
di Carlo Franchi 
di Ettore Pignatelli 
di Domenico Cavallaro 
ai Antonio Genove/i 
di Carmine Ventatane 



19^ 

V. 12? 

VI. 57 

ivi 

VI. 7? 

VII. pi 
VII. 109 

VII. ir 



del Regente- Donatantonto de Marinis Vii. no 

de' Paterno Vtt> ll6 

de Ferranti . mi 

Memoria di Sabbato Manfo Merciajolo VII. 15& 

Sepolcro di Matteo Ripa iftitutore del Collegio de* 

Cine fi VII. lól 

del Principe di S. "Nicandro VII. 196 

del P. de *4ngelìs Minimo VII» I96 

di Monfignor Falcone Vii. 19J 

del Cardinal Buoncompagno IX. 253 

antichijjìmo del Poeta Virgilio IX. 2,86 

Porte, e Strade più principali di Napoli» 

Porta %Alba^ Sciufcella, //. 23 VII. 89 

della calce IV. 117 

Capuana Vili. 204 

del Carmine 

di chia'ja demolita IX. 24^ 

Cojlantinopoli l. 207 

Porta Vonnorfo , ovvero Orjitata H- 146^ 

Porta Medina- Vi. 74. 

Nolana X. gop 

Porta Petruccia V. 14. 

Porta Regale y dello Spirito Santo demolita II» IJ 

Strada antica detta di Jole , e luna /. 48 

albina , d< coltrati IV. JÓ 

%Augufìale II. 102 

deW annunciata ìli. 230 

del 



3^ 




del Campo 


i. IS4 


Strada o ma CatghffP 


tV. nò 


Carbonara 


ivi 


delia Conceria 


IV. 70 


delle Corregge 


V. 14 


della Corfea 


IV. 4 


di Cbiaja 


V. 112 


Strada o largo del Caflcllo 


V. 27 


o piazza della Carità 


fi. 5 


Strada della Duchefca 


III. 25? 


Strada Forcelle fé , o di Forcella 


///. 207 


o ma Francefe detta rua francefea 


IV. 9? 


Strada S. Giacomo 


V. 130 


Strada o loggia di Genova 


IV. 99 


Strada della Giudea 


IV. 50 


Strada delti Lancieri 


IV. li* 


Strada o pia^a larga 


IV. ico 


del Lavinaro 


///. 260 


Strada Mergellina 


IX. zpi 


Strada me^o Cannone 


IV. 37 


Strada del Molo 


V. 46 


Monte Leutrecco 


Vili. 218 


di Somma 


V. ^6 


Strada o rua novella 


IV. 96 


Strada dell'olmo 


IV. 118 


Strada degli Orefici 


IV. 9J 100 


Strada e piarla del Pennino 


IV. 60 


• o largo dille pigne 


VII. ip4 


della pigna Secca 


V. 80 


di Porto 


IV 117 


di Poggio regale 


Vili- zi 3 


Strada della Scalefìa 


IV. 99 


Strada della Zabatteria 


IV. 9$ 


Strada Toledo 


//. 4 









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