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Full text of "Geografia e geologia dell'Africa, di T. Taramelli e V. Bellio. Con sette carte"

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in  2011  with  funding  from 

University  of  Toronto 


http://www.arcliive.org/details/geografiaegeologOOtara 


Geografia  e  Geologia 

DELL'AFRICA 


T.  TARAMELLI 

Professore  ordinario  di  Geologia  nella  R.  Università  di  Pavia 

E 

V.  BELLIO 

Prof,  ordinario  di  Geografia  nella  R.  Università  di  Pavia 

CON  SETTE  CARTE 


LLki(V)  HOEPLl 

EDITOEE-LIBRAIO    DELLA    REAL    CASA 
MILANO 

1890 


PROPRIETÀ  LETTERARIA 


486.  —  FiEKNZK,  Tip.  di  Salvadore  Landi,  via  delle  Seggiole,  4. 


Geografia  e  Geologia  dell' Africa 


f^ 


NOÌÌW,  ■ —  Il  nome  di  Africa  non  fu  adoperato  per  indicare  la 
parte  del  mondo  che  noi  conosciamo  sotto  questa  denominazione, 
che  in  tempi  relativamente  recenti.  TI  nome  complessivo  più 
antico  fu  Libia,  così  si  disse  dai  (Ireci  e  anche  })er  imitazione 
dai  Latini,  ed  è  ancora  in  uso  come  espressione  poetica.  I  Ro- 
mani denominarono  Africa  un  1)reve  tratto  di  terreno  vicino 
a  Cartagine,  e  lo  estesero  poi  a  più  ampia  regione,  tinche  fu 
adottato  più  recentemente  per  indicare  tutta  quella  parte  del 
mondo.  Le  etimologie  della  parola  Africa  sono  assolutamente 
incerte;  anzi  si  ]nin  dire  che  quelle  proposte  finora  sieno  inac- 
cettabili. 

Cognizioni  degli  antichi,  —  La  estensione  del  si- 
gnificato delle  2^^1'ole  Lil)ia  ed  Africa  fu  anche  vario.  Con 
essa  fu  conq)reso  e  no  l'Egitto  che  fu  anche  ascritto  alFAsia; 
talora  confine  coli' Asia  fu  ritenuto  il  Nilo,  l'ero  i  geografi 
classici  propriamente  detti  conoscevano  l'Africa  settentrionale 
nella  estensione  clic  noi  le  attribuiamo  dall'Atlantico  al  Mar 
llosso.  Ben  diversa  dalla  nostra  è  l'estensione  delle  cogni- 
zioni degli  antichi  verso  il  ^[ezzogiorno  e  quindi  della  am- 
piezza e  della  forma  dell'Africa  intera.  Esattamente  essi  non 
conoscevano  che  la  regione  del  Mediterraneo  con  un  confine 

1.  —  Geografìa  e  Geologia  dell'Africa. 


2  Geografia  e  Geologia  dell'Africa 

al  ^Mezzodì  segnato  dal  i^a-aii  deserto  e  dalle  cateratte  del  Nilo. 
Del  Sahara  e  dell" attuale  Xiibia  aveaiio  delle  notizie  meno 
esatte  e  limitate  a  l)re\e  estensione;  nulla  eonoscevano,  se 
non  ])er  (jualehe  vajio  e  talora  fantastico  racconto,  delle  re- 
j^ioni  del  Sudan  e  deHAUissinia.  Le  eoste  erano  note  poeliis- 
simo  suir Atlantico,  e  tino  allo  stretto  di  l)a1)  el  Mandeb  o 
poco  in  fuori   sull'Oceano  indiano. 

Quando  si  ])arla  di  eoo-nizioni  de^li  antichi  si  intende  natu- 
ralmente di  ([ueUe  che  ci  sono  pervenute  eoi  mezz(ì  de<i"li 
scrittrn'i  greci  e  romani.  Altri  popoli  antichi  aveano  notizie 
copiose  molto  piii  di  cotesti,  che  nei  loi-o  scritti  ne  riporta- 
rono molte  volte  le  eoo-nizioni.  ma  disoTaziatamente  una  massa 
di  notizie  andò  ^Jcrduta  colla  distruzione  dei  lihri  cartaginesi 
ed  egiziani;  altre  sono  scritte  nei  monumenti  della  valle niliaca 
che  ci  rimangono,  ma  sono  ancora  troppo  in>])e]'fettamente  co- 
nosciute. E  certo  però  che  T  im])ero  degli  antichi  re  egizi  si 
estendeva  per  buona  parte  della  ^■alle  del  Nilo,  e  somigliava 
molto  a  quello  che  fu  negli  ultimi  tcm})i  1' imj)ero  del  Chedive 
d'Egitto.  Ed  i  Cartaginesi  hamio  senza  dubbio  fatto  delle  esplo- 
razioni lungo  la  costa  occidentale  dell'Africa  e  ci  resta  Y  impor- 
tante racconto  della  navigazione  di  Magone  che  giunse  i)roba- 
liihiiente  lino  alle  coste  della  Senegambia.  Ed  abbiamo  la  storia 
della  eirt  iiiiinavigazione  fatta  da  navi  fenicie  per  incarico  di 
Xeco  re  d'Egitto  circa  (120  anni  avanti  Gesù  Cristo.  Ma  queste 
notizie  senza  dubbio  importanti  ci  fanno  de] fiorare  la  man- 
canza di  molte  altre  ])erdute. 

1  Uomani  fecero  (|ualche  tentativo  ])ei'  liconoscere  il  Nilo 
ma  con  poco  iVutto  e  poco  estesero  le  cognizioni;  che  ])erò 
erano,  nei  limiti  dell  iiiij>ero.  esattissime. 

Avuffl,  —  (ili  Arabi  )>er  lo  spirito  di  j)roselitismo  religioso 
che  si  in-adiava  da  tutte  le  frontiere  politiche  dell*  im])er<^>  «lei 
Calilli.  e  per  bisogno  di  comnu'rcio.  si  spinsero  al  di  lìi  dei  con- 
tini dei  Ivouiani  e  conobbero  molto  più  e  uiolto  meglio  la  re- 
gione sahai'iaiia.    la    iiiliaea.    e    le  coste  orientali  che  già  erano 


Geografìa  e  Geoìoffia  dell' Africa  3 

in  parte  note  a  l«>i-<»  da  tempi  piii  antielii.  Di  al(|nante  notizie 
avute  per  mezzo  dejili  Aral»i  si  arrieeliì  la  povera  lieoorafìa  dei 
eristìani  dai  |)rinn  tempi  al  Medio  Evo. 

TtCfliciH'i,  —  (^li  Italiani,  elie  sono  tanto  benemeriti  della 
estensione  delle  eoonizioni  iiX'ografiehe  in  Asia  ne<ili  ultimi  se- 
coli delVEvo  ]\re(lio.  non  si  diressero  verso  T Africa;  il  solo  fatto 
notevole  di  (piesto  oenere.  la  spedizione  di  A'ivaldi  e  di  Doria 
coir  idea  di  «'irare  l'Africa  da  Ponente  a  Levante  finì  probalìil- 
mente  con  un  disastro  sulle  coste  della  (iuinca.  Xè  so  da  quali 
fonti  possa  essere  stato  tratto  il  diseg-uo,  mirabilmente  esatto 
per  quei  tempi,  dell' Africa,  contenuto  nel  ^fappamondo  Lau- 
renziano  (ladiauo  del  l.'UX  che  si  conserva  nella  ]^iblioteca 
Laurenziana  di  Firenze;  gli  Italiani,  spccialnu'ute  i  Veneti, 
però  come  negozianti  frequentavano  le  coste  del  ^Tar  Kosso  e 
dell'Oceano  indiano. 

Evo  moderno.  ~  La  vera  conoscenza  dell'Africa  ha 
princi})io  per  noi  Europei  soltanto  nel  secolo  XV.  Cominciata 
prima,  con  qualche  ai-dita  isolata  inqn-esa  che  avea  fatto  cono- 
scere, o  riconoscere,  le  importanti  istde  fuori  dello  stretto  di 
Gibilterra,  la  esplorazione  portoghese,  guidata  in  buona  parte 
da  marinari  italiani  s]ìecialmente  genovesi,  dal  1432  fu  diretta 
con  intendimento  preciso  alla  ricerca  delle  coste  dell'Africa 
occidentale;  da  quest'anno  fa  un  continuo  succedersi  di  s^iedi- 
zioni  e  di  sco})ertc  finche  nel  14S7  i'n  comp,ito  il  fatto  capitale 
coir  aver  do])piato  il  Capo  di  lenona  Speranza,  e  nel  1498  col 
viaggio  alla  India  compito  da  Vasco  de  Gama.  I  Portoghesi 
piantarono  ovunque  stabilimenti  che  nelle  loro  numi  non  acqui- 
starono mai  una  grande  inq)ortanza.  Conosciute  le  coste  co- 
minciò la  ricognizione  dell'  interno;  e  sono  notevoli  le  notizie  che 
si  avevano  in  principio  del  secoloXVII  nella  regione  del  Congo 
che  sono  per  la  nuiggior  parte  raccolte  da  missionari  italiani 
i  quali  pubblicarono  su  (pielle   regioni   relazioni   inq)ortanti  ^' 


^)  P,  Gavazzi,  e  P.  Mp:rolla  da  Sorrento. 


4  Geografia  e  Geologia  dell'Africa 

sotto  molti  punti  di  vista,  per  cui  si  può  asserire  con  touda- 
nieuto  elle  quei  paesi  erano  molto  più  eonoseiuti  allora  elie 
del  1S50,  e  elie  molte  cose  poi  si  riscoprirono  piuttosto  che  si 
scoprirono.  Anche  l'Abissinia  fu  visitata  da  missioni  j^ortoghesi 
die  vi  esercitarono  una  notevole  influenza. 

Ma  la  vera  esi)lorazione  fatta  con  vantaggio  scientifico,  qua- 
lunque sia  stato  il  movente  che  promosse  le  sino-ole  imprese, 
data  dalla  fine  del  secolo  scorso. 

La  serie  degli  illustri  viaggiatori  si  a])re  col  liruee.  che 
nel  1770  scoprì  le  sorgenti  del  Xilo  azzurro,  col  Giungo  Park 
nella  regione  del  Xiger  e  col  Barrow  in  quella  delTOrange. 

Il  2)eriodo  fortunoso  che  attraversò  l'Europa  dal  1790 
al  1815  tenne  troppo  rivolta  l'attenzione  degli  Europei  alle 
coso  loro  perchè  potessero  dedicarsi  ad   avventure  lontane. 

In  (|uesto  tempo  non  si  può  notare  di  importante  che  la 
esplorazione  della  Terra  del  Capo  fatta  da  Lichtenstein  dal  1 805 
al  1806.  Ma  dojjo  il  1820  comincia  un  ])eriodo  di  scoperte  che 
non  solo  non  è  ancora  finito,  ma  è  nella  sua  massima  inten- 
sità nei  nostri  giorni.  I  Portoghesi  si  spinsero  verso  Lunda. 
TI  francese  Caillie  esplorò  il  Sahara  occidentale  andando  dalla 
Senegambia  a  Timboctu  cai  ]\raroeco;  (  )udney,  Clapperton, 
Denhan  nel  1823  e  seg.  videro  le  regioni  del  basso  Niger,  e 
del  lago  Tsade  partendo  da  'rri})oli. 

La  presa  di  Algeri  apri  un  canq)o  importante  alle  esplora- 
zioni deirAtlante  e  del  Sahara  delle  (juali  (quella  di  Prax  (47j, 
Cosson  ('1852-5()j,  Ijonnemain,  Duveyrier  (18ó()-Glj,  Colo- 
micu  (1802),  Martius  fi 863),  tra  i  francesi  e  tra  i  forestieri 
E.  Harth  (1845^  e  Jhiowr\'  sono  le  più  interessanti. 

L'intera  regione  sahariana  e  la  confinante  parte  del  Sudan 
fu  esplorata  per  merito  specialmente  di  tedeschi:  J^arth  dal  1  8r)0 
al  ix")')  viaggiò  nel  Bornu  fino  a  Timboctu  e  esplorò  ima  l>ella 
l)arte  del  Sahara  e  del  Sudan  occidentale,  (  )verweg  mori  al  lago 
M'sad  nel  1852  in  un  interessante  viaggio  nel  (piale  fu  seguito 
d.i   \  <>;i'el  e  dii    1 5(iinii;iini  che  Nidero  11  ^\';l(lal:  11   Kolhfs,  dopo 


Geografìa  e  Geologia  dell'Africa  5 

esplorato  il  Saliam  marocchino,  traversò  il  continente  da  Tripoli 
al  golfo  della  Guinea,  e  poi  collo  Sclnveinfurtli  esplorò  parte 
del  deserto  fra  la  Cirenaica  e  l'Egitto;  Xaclitigall  esplorò 
il  Wadai,  il  Darfur  e  i  paesi  del  lago  Tsad. 

:\[allieu  (1818),  Hecquart  (1850),  Lambert  (1860),  ZAveifel  e 
Moustier  esplorarono  la  regione  dell'alto  G ambia  e  il  Futa 
Giallon. 

La  ricerca  tanto  antica  delle  sorgenti  del  Nilo  determinò 
lina  numerosa  schiera  di  viaggiatori  a  studiare  tutta  T  ampia 
sezione  dell' Africa  orientale  dai  confini  dell'Egitto  fino  alla 
Cafreria,  collegando  queste  ricerche  con  quelle  di  altri  grandi 
fiumi  africani  e  delle  linee  di  displuvio  fra  loro. 

Già  nel  1847-52  i  missionari  Krapf  e  Nebmann  accenna- 
vano air  esistenza  del  Chilimangiaro,  la  cui  esatta  cognizione  è 
dovuta  ai  nostri  giorni  per  opera  di  un  altro  tedesco;  mentre  le 
spedizioni  egiziane  nell' interno  dell' Africa,  cominciate  nel  180!) 
aprirono  nuove  vie  alle  scoperte  geografiche  dall'altro  lato.  Senza 
parlar  di  una  infinità  di  particolari  (per  i  principali  dei  quali 
diamo  un  indice  in  fine  del  volume)  ^^  che  ci  porterebbe  troppo 
più  a  lungo  di  quel  che  convenga  al  carattere  di  quest'opera, 
accenniamo  anclie  qui  solo  ai  fatti  principalissimi.  Nel  1858 
8peke  e  Burton  giunsero  al  Manganica  e  confermarono  l'esi- 
stenza di  questo  lago  già  indicata  anche  prima  su  reUizionì, 
ma  incerte,  d'indigeni  e  dei  pomberos  portoghesi;  Speke  con- 
tinuò il  viaggio  e  giunse  all'  Uchereve.  Allora  si  agitarono  im- 
mense questioni  geografiche  nei  rapporti  che  potevano  j^^iss^n'e 
fra  questi  laghi  fra  loro  e  coi  grandi  fiumi  africani;  questi  poi  si 
complicavano  per  le  scoperte  del  Livingstone  che  fin  dal  1849 
avea  sco})erto  il  Ngami,  dal  52  al  55  attraversato  molta  jìarte 
dell'Africa  australe,  nel  59  scoperto  il  Niassa;  e  avea  trovato 
molti  grossi  fiumi  che  v(jlgeaiio  al  Nord  senza  poter  sapere  a  che 
fiume  appartenessero.  Speke,  Grant.  Baker,  Petlicrik,  lleuglin. 


l)  Vedi  prospetto  A. 


6  Geofi rafia  e  Geologia  deli' Africa 

Stt'iidiKT.  .Minili,  l*ia_iiiiÌM.  Schweiiifurtli.  csploraroiK»  le  reii'ioni 
dell" alto  Xilo  ottenendo  s}dendidi  successi  per  la  scienza:  in- 
tanto Stanle\'  in  un  ardito  via^z'^-io.  con  cui  scopriva  il  medio 
e  percorreva  il  basso  corso  del  ('onno  da  Niani^'ue  fino  alle 
foci,  portava  un  contributo  immenso  e  un  nuovo  elemento  alle 
cognizioni  del  l>acino  del  Congo  e  del  Xiliaco  :  dopo  questo  il 
Gessi  naviiiò  il  Mutanzi^-e;  Junker.  Potag'os,  Casati  e  molti  altri 
precisarono  le  prime  scoperte  lineile  la  insurrezione  mahadista 
sospese  questo  bel  movimentf». 

Nella  ])arte  j)iìi  meridionale  dellAtrica  si  notano  le  esjdora- 
zioni   di   llan  (1<S57|  nel   paese   di   Damara.  l^oines  flSGl).  di 
Maullis  ('1^1)0-72 1.  di  Molirs  fra  il  l^impo})o  e  il  Zambesi;  e  fra 
queste  e  le  precedenti  sta   un  campo  dove    }H"inci})almente  sì 
illustrarono    ]^i\iiiListone   nei    liion'lii    suindicati.    Ladislao  ^la- 
<ji:yar  che  da  Loanda  esplorò  lino    al    ])aese   del    .Muata   lanvo. 
Kcbmann.  Elirliardt.  liosclier  (l-'^GUj  nella  rejiioiie  piìi  orientale 
sul  Xiassa.  il  loLi'otenente  Camercm  flHT.'i-Tój  da  Zanzil>ar.  pel 
Tan<>anica  tino  a  Ik-niLi-uela.  Dicennno  più  sopra  della  traversata 
di  Stanlev  da  Zanzibar  ali  Atlantico  seii'uendo  il  Conu-o;  tra  il 
bacino   di    (piesto   e   (piello  dello    Zambesi.  passò  nella  sua  ce- 
lebre traversata  il  mauui*'!'*'  porto£iliese  Scrj)a  l*into  (1X77-79) 
e  molti    tratti    paiticolari    del    bacino    furono    l'iconosciuti   da 
altri   suoi   conq)atri(jtti,    Lvens.    lirito  Capello    sul    l>acino   del 
(^)uan<»:o.    l*o,n\i^e   nel    l<S7<j   intanto   anda\a   a   J..unda:   e  costi- 
tuitosi  lo   stato   internazionale    del    Coiilì'o.    1  esplorazioni-   del 
Itaciiio   fu  spinta  attl\amente  e  coordinatamente  da  ouiii  parte 
e  mcritaiK»  menzione  speciale  i  viabili  di  W'issmann  e  Francois, 
(irenfeld  e  .Massari  che  illustrarono   il  .orso  del  Cassai;  nella 
parte   S.-E.  si  notano  le  espl(»razioiii  di  'l'Iiomson.  (^iraud.  lici- 
chard  ed  altri. 

Tra  il  ( 'oiiuo  e  il  (iaboii  m  spnisei-o  spedi/iuui  francesi  fra 
le  altre  le  impoi"taiitissime  diix-tte  dalf  italiaiK»  Savorifiian  di 
JJrazza.  .\b)Ite  spedizioni  si  iiotain»  nei  paesi  (»ra  recentemente 
f)ccu))ati  da  tedeschi,  fra  le   ultime    im))ortantissimc  (pudle  sul 


Geografia  e  Geologia  deW Africa  7 

Canieron  e  quella  di  ^^Icyer  che,  mesi  fa.  salì  (|uasi  siilbi  vettn 
del  Cliiliiuanoiaro. 

Gli  italiani  ne<i'li  ultimi  tempi  diedero  un  lirau  eoiitiiiueute 
a;j^-li  esploratori;  tra  le  [)iìi  notevoli  cose  da  loro  fatte  si  no- 
tano la  contestata  traversata  del  Bonfanti  e  la  celebre  del 
^Matteucci  e  Massari  dal  bacino  del  Nilo  al  g'olfo  della  Guinea. 
Gli  Italiani  poi  si  gettarono  ad  esplorare  in  modo  particolare 
i  terreni  fra  il  Mar  Rosso,  il  g'olfo  di  Aden  e  l'Abissinia  e 
fra  i  più  celebrati  viaggiatori  si  possouo  notare  Antinori, 
Piaggia,  Chiarini,  Cecclii,  Antonelli,  Casati  ed  altri  ai  (piali 
vanno  imiti  i  nomi  di  Juidver  e  di  Paulitske.  Questi  e  tanti 
altri  per  brevità  tralasciati,  coi  loro  sforzi  ci  hanno  ormai 
fatto  conoscere  l'insieme  dell' Africa  in  modo  da  formarsene 
una  idea  iicl  complesso  esatta;  molto  resta  da  fare,  ma  ogni 
giorno  che  passa  segna  una  grande  o  piccola  concjuisra.  ogni 
giorno  si  colloca  a  posto  un  nuovo  fatto  particolare  nel  ([luidro 
di  cui  si  son  tracciate  con  sufficiente  esattezza  le  linee  d'in- 
sieme. 

Dai  dati  che  abbiamo,  cerchiamo  di  ritrarre  una  descrizione 
di  questo  continente  che  esponiamo  nei  seguenti  capitoli. 

II 

Posizione,  —  L'Africa  è  una  grande  parte  di  quello  che 
si  dice  antico  Continente,  è  la  terza,  per  grandezza  tra  le 
parti  del  mondo.  E  situata  fra  i  paralleli  o7"  20'  di  latitu- 
dine Nord  (al  Capo  Bianco  presso  Tunisi);  e  il  i»4"  f)V  di  la- 
titudine meridionale  (Capo  Agulhas  presso  la  cittii  del  Capoj 
e  fra  i  meridiani  17°  oO'  ecc.  da  Greenwich  (al  Cajx)  Verde) 
corrispondente  circa  0",  (V  o\.  da  Ferro,  e  il  54**  lo'  or.  da 
Greenwich  presso  a  ])oco  GO*"  ov.  da  Ferro  fai  capo  Guardafui). 
Questi  due  capi  non  sono  uiolto  distanti  fra  loro  per  latitu- 
dine, il  Capo  Verde  a  15",  e  il  Ca])o  Guardafui  a  Ti".  Sono 
i   limiti   dell'Afritta    ben   definiti.    Al    settentrione   il  ^larc  Me- 


8  Geografìa  e  Geolofjia  dell'  Africa 

diterniiieo.  alloriciitL'  il  ^far  Kossr»  e  r()ccauo  Tiidiaiio.  a 
ponente  l'Oceano  Atlantico  clic  si  unisce  ali  ludijiuo  al  capo 
(Ielle  Aguglie. 

Essa  appartiene  all'antico  continente,  e  di  questo  forma 
la  2)arte  meridionale.  Dividendo  le  parti  solide  della  terra  a 
due  a  due  in  segmenti.  T Africa  formerebìjc  coli' Europa  un 
segmento  collocato  fra  (j nello  a  ponente  fatto  dalle  due  Anie- 
riclie,  e  l'altro  c<(iTÌsp(>ndcnte  a  levante  formato  dall'Asia  e 
dall'Australia. 

DinienslOìli,  —  La  superficie  dell'Africa  non  è  esatta- 
mente misurata,  i  lav(jri  diligentissimi  di  Beimi  e  AYagner  la 
fanno  di  21l.!M}0.44-t  chilometri  quadrati;^*  e  noi  in  cifre 
tonde  diremo  un  80  milioni  di  chilometri  quadrati  il  che 
corrisponde  presso  a  poco  al  22°^  delle  terre  asciutte,  e  al 
5.87  °|o  della  superlicic   totale  del  gloho  terraqueo. 

La  nuissima  lunghezza  e  da  Nord  a  Sud  è  di  })oco  più  di 
8000  chil."^  e  la  larghezza  massima  fra  i  due  caj)i  suindi- 
cati  7500  chil.^' 

Della  su})erficic  hi  grandissima  parte  appartiene  alla  massa 
continentale,  non  tigurando  le  isole  che  2)er  IÌ22.20O  chil. 
fpiadrati,  dei  (pmli  pii'i  di  (juattro  (pùnti  sj)cttano  alla  grande 
isola  del  ^ladagascai-. 

Parleremo  ora  della  sola  massa  continentale,  diremo  poi 
a  su(j  luogo  delle  isole. 

La  massa  giace  nella  maggior  parte  sotto  la  zona  torrida, 
due  tratti  molto  piii  brevi  sono  nelle  due  zone  tenq)crate  : 
cifre  molto  ])rossimative  darchhero  un  22  milioni  di  chilo- 
metri (puidrati  per  la  zona  torrida.  5  milioni  di  chilometri 
per  la  temi^erata  settentrionale,    e    2  milioni   e   200.000  chi- 


1)  Ctuthe- Wagner,  532.000  miglia  tedesche  quadrate  =  di.  >[.  2!».2!»2.000, 
Andrea,  543.532  miglia  tedesche  fjuadrate  =  eh.  q.  29.928.450. 

2)  Calcolata  la  distanza  ira   nn  jjrado  e  l'altro  eli.   111.3,  son  72°  1   il   ilio 
darebbe  8030  d.il. 

3)  Calcolando  la  ainiiiezza  ilei  ^rado  13".  eh.  108,  per  08"  45'  sono  eh.  7485. 


Geografìa  e  deoìogia  dell' Africa  9 

metri  (jiiadrati  per  la  teiupenita  iiieridioiuile.  Ta;  isole,  colla 
massima  parte  della  l()ro  superficie,  stanno  nella  zona  torrida. 

Rapiìorto  fra  la  massa  e  le  coste,  —  L'Africa 

fu  definita:  un  continente  invertebrato;  e  certo  la  sua  massa 
compatta,  senza  seni  profondi,  senza  golfi,  senza  penisole,  '' 
senza  nessuno,  si  può  dire,  accidente  geografico  clic  alteri  la 
monotonia  del  suo  perimetro,  merita  questa  designazione. 

Lo  sviluppo  delle  sue  coste  e  presso  a  poco  2G.000  clùlo- 
metri,  cioè  1  chilometro  ogni  112()  chilometri  quadrati  di 
superficie,  proporzione  ben  scarsa  in  confronto  delle  altre  })arti 
del  mondo;  difatti  l'Europa  ha  1  chilometro  di  costa  ogni 
296  cliil.  quad.  di  superficie,  l'Asia  1  ogni  739.  l'America 
settentrionale  1  ogni  450,  l'America  meridionale  1  ogni  704, 
l'Australia  1  ogni  372  chilometri  quadrati  di  superficie.  Sicché 
da  questo  lato  l'Africa  si  presenta  in  condizioni  doppiamente 
svantasfo'iose  in  confronto  anche  delle  meno  fortunate  tra  le 
altre  2)arti  del  mondo. 

Che  se  si  voglia  seguire  gli  altri  modi  di  calcolare  il  rap- 
porto che  passa  tra  la  superfìcie  e  lo  sviluppo  costiero,  l'Africa, 
si  presenta  sempre  in  cattive  condizioni.  ^^  Esaminiamo  al- 
cuni dei  modi  più  comuui. 

Se  si  tien  ctnito  della  periferia  del  cerchio  che  lia  la  su- 
perficie del  continente  e  la  si  confronta  collo  sviluppo  delle 
sue  coste  si  ha  una  periferia  di  19.1ò(j  in  confronto  di  26.000 
di  svihqjpo  reale,  ciò  che  dà  un  rapporto  1  a  1,3(3  mentre 
per  l'Europa  il  rapi)ort<)  è  di  1  a  3,  per  l'Asia  di  1  a  2,5, 
per  l'America  settent.  di  1  a  2,8,  per  l'America  merid.  di  1  a 
1,7  e  per  l'Australia  di  2,9,  l'Africa  resterebbe  di  molto  svan- 
tao-o-iata  in  confronto  di  tutte   le  altri  parti  d(d   mondo. 


1)  L'Africa  con  una  massa  coutiiioutale  di  29.278.000  cliil.  .^luul.  nou 
lia  elio  la  piccola  penisola  presso  Tunisi  che  possa  niei-itar  questo  nome 
con  2700  chi),  quad.  (Vedi  M.VRlNKLLr,  Terra,  I,  243). 

-)  Vedi  Marinelli,  Terra.  Milano,  Vallardi,  Huguks,  (Seogrnjìa  Jisica, 
TorinOj  Loescher,  1882, 


10  Geografìa  e  Geologia  dell'Africa 

Se  si  corisifU'ra  eolio  Stciiiliaiiscr ''  il  lato  di  un  quadrato 
equivalente  })er  superfieie  alla  parte  del  mondo  clic  si  studia,  si 
lia  ])er  lAtViea  un  lato  di  5410  di  eontro  un  (juarto  dcdìo  svi- 
luppo costiero  che  è  di  0500  eli.  per  cui  il  ra})porto  sarebbe  })er 
lAtVica  di  1  a  1,21  mentre  per  TEuropa  è  di  1  a  2S)b.  per  l'Asia 
di  1  a  2.21.  [)er  rAmerica  sett.  di  1  a  2,20.  per  l'America  merid. 
di  1  a  1,40,  per  l'Australia  di  1  a  1.80. 

Anche   con   ([uesto   metodo   1  Africa   occupa   1  infimo   posto. 

Col  metodo  del  Gunther  che  confronta  il  rapporto  fra  la 
massa  continentale  e  le  appendici  peninsulari  1  Africa  actpii- 
sterebbe  un  })osto  niig-liore  della  sola  America  meridionale. 

^[a  l'Africa  oltre  che  essere  svantauj^iata  per  il  solo  fatto 
dello  scarso  sviluppo  delle  coste  in  confronto. della  superficie 
totale  del  continente,  è  anche  in  y^oiidizioni  sfavorevoli,  anzi 
molto  più  sfavorevoli  ancora  ])er  la  forma  e  delle  j)artico- 
larità  flella  costa  e  della  conformazione  interna  del  continente, 
che   esamineremo  nei  seji'uenti   capitoli. 

Coste  del  Mediterraneo,  —  J^c  coste  dellAfrica  dal 

lato  del  Settentrione  sono  tutte  bagnate  dal  Mare  ^Icditcr- 
raneo.  Sullo  stretto  di  (iibilterra  ])resentano  due  buoni  porti 
Tangeri  e  Ceuta;  il  ])rimo  il  piìi  importante  porto  del  ^la- 
rocco,  la  }n'inci])ale  porta  d"  ingresso  dcUAfrica  da  questo 
lato;  Ceuta  piazza  forte  spaonuola  a  guardia  dello  stretto  di 
fronte  a  Gibilterra.  Da  (] uesto  punto  la  c()8ta  lino  a  Capo 
hon  ])er  un  15(10  eliilometri  è  stretta  fra  il  Mediterraneo  e 
1  Athnite  con  una  pianura,  che  è  denominata  il  Teli,  più  lariLia 
a  i)onente  che  a  levante,  interrotta  da  speroni,  da  contraf- 
forti che  si  distaccano  dalh'  montajiiie  dell'interno.  Si  trovano 
alcune  ])oeo  ])rofonde  insenature  clic  non  meriterebbero  neanche 
il  nome  di  n<dfi.  le  j)rincipali  sono  il  nolfo  di  (  )ran.  il  u'olfo  di 
Arji-en.  la  i-ada  di  Algeri,  il  uclfo  di  Tuinsi:  i  porti  naturali  su 
(pU'sta  e(»sta  sono  in  lienei'ale  cattisi  e  di  appi'odo  difficile  alle 


*)  8TErNII.\USEIÌ,    Li/trljt«/i   ,/,r   Ge't;/nijj/iir,  J.  «1. 


Geofjvafio  e  Geoìofiia  delT Africa  11 

grosse  iijvvi.  Il  Meditt'iTaiicu  cIk'  l)ai;iia  (jiicsta  costa  si  ab- 
bassa rapidissiinaniente  a  oTaiuli  prfjtbudita  fin  di  fronte  ai 
confini  della  Tnnisia.  dove  il  pendio  comincia  ad  allargarsi 
fino  al  di  lìi  dall'isola  Galita,  ed  a  formare  qnelF altipiano 
sottomarino,  che,  qnasi  un  istmo  sonmierso,  lega  T Africa  alla 
Sicilia  e  così  airKur<;pa.  Questo  altipiano  è  una  delle  più 
importanti  caratteristiche  del  Mediterrane*.).  poiché  divide  in 
due  parti  nettamente  distinte  (piesto  mare  e  forma  una  larga 
base  sulla  quale  si  innalza  la  spiaggia  di  Tunisi. 

Dal  Capo  13on  al  Capo  Teionas  i)resso  Bengasi  si  trova 
la  costa  delle  8irti.  K  la  più  vasta  insenatura  che  si  trovi 
nel  continente  atricano;  e  la  costa  fa  due  grandi  gomiti 
quasi  ad  angolo  retto,  uno  che  dà  luogo  alla  piccola  Sirte 
fra  la  Tunisia  e  la  Trip(ditania,  1"  altro  che  comprende  la 
grande  Sirte  fra  la  Tripolitanìa  e  Barca.  Nella  parte  che  va 
da  Capo  Bon  a  Capo  Cadiscia  sta  il  golfo  di  llammanet  e  la 
costa  si  presenta  quasi  tutta  fertile  e  coltivabile  ;  ma  t^itto 
l'altro  tratto  è  il  Sahara  che  giunge  al  Mediterraneo.  ìy.i  costa 
forma  le  due  suddette  insenature:  una  è  la  piccola  Sirte  detta 
anche  golfo  di  Grabes  o  di  derìda  lungo  la  (piale  la  costa  e 
bassa  e  a  carattere  di  savana;  (piesto  golfo  e  chiuso  dalle 
due  isole  di  Cherchena  e  di  (lerba,  ed  il  [Mediterraneo  è  lungo 
la  costa  e  per  un  gran  tratto  fino  al  meridiano  di  Lampe- 
dusa (circa  200  chil.j,  molto  poco  profondo.  La  costa  lungo 
la  Tripolitania  è  in  generale  bassa,  arida,  interrotta  da  pa- 
ludi salate,  la  })iù  importante  delle  (piali  e  a  S.-E.  di  Capo  .Ali- 
srata,  e  da  oasi  fertili,  fra  le  altre  sono  notevoli  (pielle  in 
cui  sorgono  Tripoli,  Lebta  e  Misrata.  A  (lualche  distanza  dalla 
costa  sorgono  degli  altipiani  nei  ([uali  domina  la  sterilità.  La 
grande  Sirte,  detta  arabicamente  Cimor  el  Cliebrit,  è  vasta  e 
poco  profonda  con  coste  basse,  con  (pialclie  stagno  salato  e  im- 
portuosa. l);i  lv;is  'iV-joiias  al  confine  asiatico  la  costa  non  jia 
nessuna  insenatura  importante,  sono  solamente  da  indicarsi  il 
g<ìlfo  di    ]3omba.    il    golfo   di   ^lillar   o   di    Soltiim,    il  golfo   di 


12  Geofirafìa  e  Geoìofiio  fìtrìf Africa. 

]>ii.sc-liaisar,  il  g-olt'o  dcjili  Aruln  o  la  iiaia  di  Pelusio;  ma 
questi,  tolto  il  j)riiiio,  non  sono  clie  aperture  ampie  e  poco 
sfondate,  e  non  producono  nessuno  dei  ])enefi('i  effetti  c-lie  so- 
liliono  i)(»i-tare  i  ;i'olfi  profondi.  La  costa  presenta  ancora  due 
caratteri  distinti:  da  Kas  Tejonas  al  confine  d'Egitto  (antica 
Cirenaica  e  ^larniarica)  la  costa  è  più  alta  a  ponente  che  a 
levante,  e  scende  bruscamente  sul  mare,  che  si  adima  pro- 
fondamente a  poca  distanza  dalla  riva:  l'altro  tratto  invece 
è  costituito  dalla  costa  dell'Egitto,  die  nel  tratto  occidentale  è 
ste])[)a.  ])oi  vengono  le  rive  paludose  del  delta  del  Nilo  in- 
terrotte da  lagune,  da  stagni  salati,  divisi  dal  mare  da  cordoni 
litorali  i)iìi  0  meno  ampi.  A  levante  stan  le  bocche  del  ca- 
nale di  Suez  e  poi  la  costa  sabbiosa  della  baia  di  Pelusio 
coir  oasi  dove  sorge  il  forte  Tine  e  colla  lunga  laguna  salata 
di  Sebac  Barduil.  Il  ^lediterranetj  davanti  le  foci  del  Nilo  si  ab- 
bassa più  lentamente  che  lungo  le  coste  di  Barca  e  della  Siria. 

31(1)'  Rosso,  —  La  costa  orientale  dell'Africa  comincia 
a  Suez.  Fra  questo  punto  ed  El  Ariseli  è  l'unico  tratto  di  con- 
fine terrestre  di  questa  parte  del  mondo,  indicato  convenzional- 
mente verso  l'Asia.  Così  il  canale  di  Suez  resta  tutto  africano. 

Il  confine  da  noi  indicato  non  e  che  c-()nvenzionalc  e  di 
carattere  direi  quasi  storico,  nn  confine  fisico  veramente  non 
esiste,  se  pur  non  V(\gliasi  ])rendere  come  tale  la  de})ressione 
nella  (piale  stanno  i  laghi  ^rensalleh.  Alni  Ballali,  i  laghi 
Amari  ecc.  e  che  continua  il  g(dfo  di  Suez,  nel  qual  caso  il 
canale  di  Suez  coiTisponderebbe  presso  ;i  ])oeo  ni  vero  con- 
fine  fra    lAsiii    e    TAfrica. 

Fuori  del  Canale  da  Suez  allo  stretio  di  P)ab-el-Mandeb 
la  costa  è  bagnata  ])ir  più  dì  21<M)  cliilometri  dal  Mar  Posso, 
il  ])iii  salato  dei  mari,  ])rofondissimo  fosso  che  separa  le  due 
])arti  del  mondo.  I^a  costa  africana  si  ])resenta  in  generale 
alta,  i"occi(»sa  con  bi-cNc  sti'iseia  di  pianura  litorali*  e  j)roton- 
dameiite  intagliata  da  alcuni  canali  recentemente  emersa:  essa 
Jia    iii'lla    sua    parte   si'tti'iiti-ioiiale   di-i  caj)i    molto   sporgenti  a 


Geografìa  e  Geologia  dell'Africa  13 

fog'gia  di  piccoli'  penisole  in  direzione  parallela.  11  ras  Cliinisali 
e  due  altri  minori  all'  uscita  del  g'olf'o  di  Suez,  dove  è  lo 
stretto  di  Giobal,  il  capo  Benos  Abu  Ali.  che  forma  colla 
costa  la  baia  di  El-Ketes,  il  capo  Ranoi,  clic  forma  colla  costa 
il  golfo  di  Docana  :  piìi  a  mezzogiorno  il  golfo  di  Zilla,  la 
baia  di  Beilul  e  la  l)aia  di  Assai).  Lungo  queste  coste  tro- 
vansi  a  poca  distanza  moltissime  piccole  isole,  molte  volte 
più  scogli  che  isole,  delle  quali  le  più  importanti  sono  l'arci- 
pelago di  Dalac  di  fronte  a  Massaua,  e  quelle  che  chiudono 
a  levante  la  baia  d'Assab,  delle  quali  come  di  tutto  quel  che 
costituisce  i  possedimenti  italiani  parleremo  più  distesamente 
in  un  apposito  capitolo. 

Oceano  lìldiano,  —  Fuori  dello  stretto  vi  è  un  pro- 
fondo rientramento  detto  il  golfo  di  Tegiura,  e  dopo  questo 
la  costa  i^resenta  un  aspetto  migliore  in  quanto  a  vegetazione, 
ma  nessun  notevole  accidente  geografico  fino  al  capo  Guar- 
dafui.  Dal  capo  Guardafui  al  capo  di  Buona  Speranza  la  riva 
ha  una  costante  direzione  verso  S.  S.  ().,  con  delle  s^iorgenze 
e  dei  rientramenti  a  grandissimo  raggio.  La  costa  è  concava 
a  Zanzibar,  a  Sofala,  a  Delagoa,  mentre  è  convessa  nel  paese 
dei  Somali,  nel  Mozambico  e  nelh  ultimo  tratto  verso  Porto 
Natal.  Complessivamente  dal  capo  Guardafui  a  quello  di  Buona 
Speranza  corre  la  distanza  di  circa  GOOO  chilometri.  Il  primo 
tratto  fino  al  2°  di  lat.  sett.,  un  migliaio  di  chilometri,  e  im- 
portuoso e  una  costa  non  ben  conosciuta  di  un  paese  a  sa- 
vane, senza  insenature  o  sporgenze  che  meritino  esser  ricordate. 
Ben  più  interessante  è  la  costa  detta  di  Zanzibar  e  quella 
di  Mozambico  per  quel  che  riguarda  e  la  vegetazione  e  i 
rapporti  coli' interno;  dal  2°  di  hit.  sett.  fino  al  29°  di  hit. 
merid.  essa  è  i)iana  e  con  folti  boschi  in  terreni  più  paludosi, 
ma  essa  ha  il  male  di  essere  in  generale  poco  sana. 

Le  piazze  principali  di  commercio  sono  situate  in  isole 
poste  lungo  la  costa,  come  Momì)as,  Zanzibar,  Quiloa,  Mo- 
zambico,   davanti    alle    ([uali    sulla    terraferma    è    iiu  piccolo 


14  npofirafin  t^  Geologia  deli' Africa 

2)orto  che  serve  jier  !<■  (oiHUHieazioiii  per  T  interno.  Questi 
])Uiiti  e  Sofala  e  la  baia  di  Di'la^^'oa  ])iù  al  Sud  sono  teste 
di  linee  importanti  di  strade  di  earovane;  la  più  nota  è  quella 
Zanzilnir-Bana'amojo-Fiiifi'i.  A  qiuilelie  distanza  dalla  costa, 
mao""iore  al  Settentrione,  minore  al  Mezzodì,  eomineia  la  sa- 
lita  versr»  lo  seaji'lionc  clic  t'onua  la  scai'])a  oi'ientale  dell"  al- 
ti})iano  interno. 

Dopo  la  baia  <li  l)ela_U(»a  fino  alla  Città  del  Cajio  le  mon- 
ta<'»'ne  che  eontinnann  il  suddetto  altipiano  si  avvieinano  in 
modo  da  essere  nelle  Aieinanze  immediate  del  mare,  così  da 
soro;cre  talora  (|iiasi  a  ])iee<).  L  aspetto  della  })unta  meridio- 
nale dell'Afriea  è  ([Uello  di  una  lii-ande  demolizione.  Porto 
Xatal  è  in  questo  tratto  il  mi_i>'lior  approdo  e  quindi  la  più 
importante  porta  ])er  accedere  all' interno.  Tutta  la  eosta  dal 
capo  (iuardatìii  a  (piello  delle  Auuiilie  è,  come  si  disse,  ha- 
^^•nato  dairOceano  Indiano,  e  la  riva  scende  con  discreta  ra- 
])idità,  salvo  che  a  mezzodì  di  l'orto  Xatal  dove  si  iiuibissa 
tino   a   2000  nu'tri    a    minima  distanza    dalla   e(»sta. 

Davanti  i)oi  alla  spor<j;enza  di  Mozambico  si  trova  una  specie 
d'altipiano  sottomarino  elle  si  stende  neirOceano  fino  a  f'or- 
nuu'C  come  la  l)ase  imnu'nsa  su  cui  sorg'c  V isola  di  Mada- 
ji'ascar.  Anche  davanti  al  capo  delle  Aguulie  sta  come  un 
vasto  [)romontorio  sottomai'ino.  Lungo  tutto  (juesta  costa  xa 
da  Xord  a  Sud  la  corrente  dell'i  )ceano  Indiano  clii-  prende 
il  nome  di  Corrente  del  Mozambico,  e  a])punto  nel  eamde 
di    (|Uesto   nome   lia    la    massima   velocità. 

Oceano  Atlantico,  —  Il  Capo  di  Jiuona  S[)eranza  non 
è  il  punto  più  meridionale  dell  Africa:  è  collocato  un  cen- 
tosessanta eìiilometri  al  Xoi-d-<  )\est  del  Capo  delle  Ag'Uglie 
che  è  l'estremo  punt<»  dcd  continente  africano.  Il  Ca])o  di 
IJuona  Speranza  è  l'estremo  punto  meridionale  di  una  })eni- 
s(da  rocciosa  lunga  un  cinciuanta  chilonu'tri  situato  fra  la  Falsa 
Baia  all'Kst  e  la  Baia  della  Tavola  a  Xord  e  l'Atlantico  al- 
rOxc'st;   fra   le   (.lue   liaie   e   un  lai-u'o  istmo.   Sulla   Baia   della 


Geografìa  e  Geologia  deìì' Africa  lo 

Tavola  è'  c'ollocatcì  la  Città  del  Capo  e  sopra  (piesta  .sorge 
il  iiioiite  (Iella  Tavola  alto  1082  metri,  il  })iìi  alto  di  tutti 
quelli  della  penisola.  I  bastimenti  profittano  di  (piesto  gigan- 
tesco molo  naturale  per  ancorarsi  nell'una  o  nell'altra  baia 
a  seconda  dello  spirare  dei  venti. 

La  costa  occidentale  fino  al  t'ondo  del  golfo  della  (luinea. 
lunga  nn  4500  cliilometri.  presenta  anch'essa  rientramenti  e 
sporgenze  ad  ampi*^  raggio  corrispondenti  all'ingrosso  a  quelle 
della  costa  orientale;  il  rigonfiamento  di  Mossamedes  fix  ri- 
scontro a  quello  di  ^lozambico,  l' insenatura  di  Loanda  cor- 
risponde a  quella  di  Zanzibar,  e  il  Gabon  sj^orge  a  ponente 
sotto  l'Equatore  come  la  costa  dei  Somali  pure  all'Equatore 
volge  verso  Levante.  Questa  costa  si  presenta  fino  al  Capo 
Negro  bassa,  sabl)iosa,  senza  porti  importanti,  con  scarsa  ve- 
getazione ;  dal  Capo  Negro  al  golfo  di  Biafra  ora  piana,  ora 
rocciosa,  interrotta  da  frequenti  fiumi,  taluni  dei  quali  molto 
importanti;  essa  Jia  in  generale  una  vegetazione  a  savana,  che 
va  aumentando  di  importanza  man  mano  che  si  accosta  al- 
l' E(|uatore,  ricca  in  tutti  i  luoghi  umidi,  con  frequenti  boschi 
nelle  regioni  paludose.  Neanche  questa  è  fornita  di  buoni 
porti  e  in  molti  punti  domina  la  malaria. 

L'Oceano  Atlantico  si  abbassa  dalla  costa  in  modo  del  tutto 
uniforme  e  piuttosto  rapidamente,  solo  da^■a]lti  alle  foci  del 
Gal)on  e  del  Niger  sta  una  specie  di  altopiano  sul  quale  sor- 
gono le  isole  del  golfo  della  Guinea,  Fernando  Po,  8.  Thomé 
e  le  altre  minori.  Parallelamente  alla  costa  e  in  generale 
molto  vicine  si  innalzano  le  montagne  che  fronteggiano  dal 
lato  di  ponente  l'altipiano  dell'Africa  meridionale. 

La  costa  della  Guinea  settentrionale  va  dal  fondo  del  golfo 
di  J^iafra  fino  all'isola  Scerbro,  per  una  lunghezza  di  2000 
chilometri.  Il  primo  fiitto  notevole  che  si  incontri  da  levante 
a  ponente  è  quella  curiosa  montagna  del  Cameron,  di  cui  si 
dirà  ])iìi  innanzi  nell'orografia,  poi  il  vasto  estuario  del  Vec- 
chio Calabar  e  le  bocche   del   Niger.   La  costa   prende    qui 


in  Geografia  e  Geologia  deW Africa 

diversi  Jioini.  C'ostM  Av^W  Scliiavi.  Costa  d  (  )ro.  C^»stn  dcl- 
TAvorio.  Costa  del  IVpc:  ì-.  salvo  in  jjartc  1"  ultiiuo  tratto, 
lina  costa  riec-liissima  <li  vofi'ctaziono.  piena  <li  paludi,  di  la- 
ji'unc  d'acqua  salsa  e  dolce,  tristamente  famosa  per  la  malaria, 
nociva  specialmente  aj»li  Eiuropei  :  nessun  golfo,  nessun  cajx» 
si  fa  rimarcare  in  questa  costa.  I  monti  dell"  interno  poco 
conosciuti  corrono  ]>aralleli  alla  costa  a  distanza  notevole. 

Dall'isola  di  Serbro  alla  foce  del  8ene«"al  si  ha  la  costa 
detta  della  Seneg^ambia  dove  molti  fiumi,  tra  i  quali  alcuni 
inqKH'tantissimi,  sl)occano  in  estuai'i  profondi:  tutta  la  costa 
è  d'altronde  frasta<i;liatissima  come  in  nessuna  altra  ])arti'. 
dell'Africa,  si  dire1jl)e  di  trovarsi  in  presenza  di  fiordi  al)or- 
titi;  e  non  mancano  di  fronte  alla  costa  numerose  le  isole. 
La  fertilità  di  questa  rej^ione  è  eonoseiuta.  11  mare  si  prolunga' 
in  altipiani  sottomarini  scendendo  lentamente.  i)er  rialzarsi 
alcpianto  sotto  le  isole  del  Capri  \'ei'de.  I  monti  dell  interno, 
specialmente  quelli  di  Timisco  e  di  Futa  (iiallon.  mandano 
talora  degli  speroni  fin  presso  al  mare. 

Dopo  questa  abbiamo  la  costa  del  Saliara.  deserta,  sabbiosa, 
inaljitata  spiaggia,  temuta  dai  naviganti  per  le  secclie.  per 
la  violenza  delle  onde.  ])er  la  mancanza  di  luoghi  di  rifugio. 
finché  non  si  arrivi  al  capo  Xun  e  alle  Canarie  che  gli 
stanno  incontro.  In  (piesto  tratto  non  abbiamo  di  notevi)le 
che  la  stretta  lingua  di  terra  all' estremità  della  quale  si  trova 
il  Capo  liianco,  che  forma  colla  costa  la  baia  del  Gulgo,  a 
mezzodì  della  quale   sta  il   grande  banco  di  Arguin. 

Dal  Capo  Xun  allo  stretto  di  Gibilterra  sono  le  coste  ma- 
rocchine, in  generale  ripide  e  ])ortuose.  Le  montagne  del- 
1  Atlante  scendono  talora  fino  alla  spiaggia  a  fVu'uiarvi  dei 
promontori;  il  porto  di  ^logodor  è  il  ]»iù  interessante  did 
Marocco   sulle   rive   dell' Atlantic(». 

Cosi  tutte  le  coste  didl'Africa  hamio.  saha  qualche  ecce- 
zione, alenili  fatti  comuni.  Diffic(»lt;i  d  approch».  rixi-  malsane 
e    una    ban-iera   che   si    innalza    a    poca    distanza  da  esse  verso 


Geografia  e  Geologìa  dell'Africa  17 

r  interno.  O  de.serti  o,  come  è  più  spesso,  montagne  sbarrano 
la  via  a  ehi  fii  ardito  di  posare  il  piede  sulla  l'iva  già  da 
per  se  poco  ospitale.  Ne  i  grandi  fiumi  che  in  altri  conti- 
nenti correggono  la  mancanza  di  articolazioni  della  costa  e 
diventano  per  dir  cosi  strade  d'acqua  dolce,  clic  si  sostitui- 
scono ai  golfi  profondi,  possono  servire  a  (piesto  ufficio  in 
Africa.  Il  Mississi})i,  il  S.  Lorenzo,  il  Rio  della  Piata  e  jH'esto 
il  Rio  delle,  Amazzoiu  nelle  Anieriche  mettono  a  contatto 
per  via  acquea  i  punti  più  interni  del  continente  coll'Oceano. 
Ciò  è  quasi  impossibile  in  Africa,  a  poca  distanza  dalla  foce 
si  incontrano  quasi  dappertutto  cateratte,  cascate,  ostacoli, 
che  finora  non  si  poterono  superare;  non  è  che  da  poco 
tempo  che  il  vapore,  questo  potentissimo  sussidio,  potè  esser 
messo  a  profitto  dagli  esploratori,  dai  mercanti,  dai  guerrieri 
per  vincere  le  difficoltà  che  la  natura  del  suolo  opponeva 
agli  uomini  che  volean  penetrare  nel  continente  nero;  ma 
ancor  esso  si  trova  sinora  per  le  speciali  condizioni  morfo- 
logiclie  del  continente,  niolt<.)  meno  efficace  che  altrove. 

Dove  l'interno  è  accessil)ile  al  mare,  nei  })unti  dove  esso 
è  a  contatto  utile  colle  vie  delle  nazioni,  in  Egitto  dove  il 
Nilo  funziona  da  golfo,  e  a  Cartagine  dove  i  frastagliamenti 
ricordano  quelli  del  lido  italico,  ebbero  sede  due  importanti 
popoli  civili;  ma  là  solo.  Tutta  l'altra  parte,  non  comuni- 
cante ne  direttamente  per  mancanza  di  porti,  ne  per  le  ra- 
gioni dette  di  sopra,  col  mezzo  di  fiiniii,  coll'Oceano,  non  è 
entrata  nella  sfera  d'attrazione  dei  grandi  porti;  i  suoi  pro- 
dotti che  in  certi  luoghi  sono  ricchissimi,  diventano  inutili 
e  si  perdono  per  mancanza  di  sbocco;  se  questi  fossero  stati 
ricercati  al  di  fuori  avrebbero  cresciuto  il  loro  valore,  sarebbe 
venuto  il  pensiero  di  raccoglierli  o  di  coltivarli,  e  con  ciò 
l'agricoltura  e  forse  il  lavoro  industriale  si  sarebbero  svilup- 
pati presso  quelle  popolazioni  addormentate  nella  negliitto- 
sità  di  chi  ha  la  possibilità  di  vivere  quasi  senza  lavoro  e 
non    ha    nessuna    spinta    alla    fatica.    Forse    clic    lo   scambio 

2.  ^  Geografìa  e  Geologia  dell'Africa. 


IH  Geografia  e  Geologia  deli' Africa 

avrebbe  reso  l'Afneaiio  i)iii  iutellijzeiite.  torse  die  i  Negri, 
vedeiulo  la  loro  opera  })iìi  produttiva,  .si  sarebbero  venduti 
a  maggior  prezzo,  e.  almeno  per  questo  motivo,  sarebbe  di- 
minuita,  se  non   tolta   l;i   immoralità   della   schiavitù. 

Delle  isole  che  talora  al)biamo  accennato  ci  occuperemo 
ora  più  })articobu'mente. 

Isole  del  MediterraìieO.  —  11  Mare  Mediterraneo  non 
è  assolutamente  privo  di  isole '^  bensì  sono  piccole  e  di  poca 
importanza  quelle  collocate  in  questo  mare  davanti  ;  alla  costa 
marocchina  le  Chafarinas,  nella  piccola  Sirte  Gabes  o  Gerba, 
e  Cherchena.  Per  ragion  di  minor  distanza  appartiene  all'Africa 
Lampedusa,  e  anche  per  essere  essa  collocata  su  quell'altipiano 
sottomarino  che  si  stacca  dai  lidi  tunisini,  dal  lato  africano  di 
quel  canale  più  profondo  che  è  fra  ^Tiesto  e  T  altipiano  su  cui 
sorge  Malta.  Per  ragione  di  distanza  ^  i  appartiene  pure  Pantel- 
leria. Sono  poi  africane  senz'altro  le  piccolissime  al  Giamur,  Ta- 
barca,  Galita  poco  lontane  dai  lidi  settentrionali  della  Tunisia. 

Isole  del  Jlar  Rosso,  —  Il  Mar  Rosso  ha  un  numero 
grande  di  isolotti  e  di  scogli  lung'o  la  costa  africana,  i  più 
sono  sen^ja  alcuna  inq)ortanza,  meritano  menzione  unicamente 
per  essere  nostri  possedimenti,  le  isole  che  sono  davanti  alla 
l);iia  di  Assab  e  l'isola  Dalae  la  più  grande  dell"  arcipehig'o 
che  sta  davanti  a  Massaua  e  la  più  grande  e  la  più  })opo- 
hita  del   ^lar   Kosso. 

Isole  deW Oceano  Indiano,  —  Xeir(  )ceano  Indiano 

di  fronte  al  Capo  (niardafui  e  la  grande  ed  importante  isola 
di  Soeatora  e  \'\",\  ([Uesta  e  la  terraferma  altre  più  piccole 
frji   cui    Ab   el   ('uri. 

Lungo  la  costa  ne  stanno  alcune  celebri  per  ricchezza  e 
per  importanza,  se  non  per  grandezza;  fra  (jueste  notevoli 
andando  da  Nord  a  Sud  Peml)a.  Ziuizibar,  Malia,  liuzaruto, 
iside  in  g'enerale  basse  e    coperte    di    bella  vegetazione 


^)  GuTHE  e  Wac.xer,  195. 


Geografìa  e  Geologìa  dell'Africa  19 

Madagascar,  —  Al  largo  circa  400  ^'  chilometri  sta  la 
graiidisisinia  isola  di  ^ladagascar.  la  terza  ~*  delle  isole  del 
globo  per  grandezza,  che  lia  092.000  chilometri  quadrati 
di  superficie:  la  sua  direzi(ìne  ])arallela  alla  eosta,  e  la  forma 
la  accostano  all' Africa;  mentre  i  caratteri  geologici  e  quelli 
della  vita  organica  la  collegano  più  colle  altre  deirOceano 
Indiano.  Le  sue  coste  ricordano  per  la  forma  ([Uelle  del  con- 
tinente, alcune  piccole  insenature,  con  qualche  porto  Ijuono 
son  nella  parte  settentrionale.  Le  più  notevoli  sulla  costa 
occidentale  sono  la  baia  di  Amboro  dove  si  trova  l'isola 
di  Xossibe,  le  baie  di  Xariml»a.  di  Maliajaml)a,  di  Bombe- 
toche  al  Xord,  quella  di  8.  Agostino  al  Sud.  e  sulla  costa 
orientale  non  è  degna  di  memoria  che  la  baia  di  Anton o-il. 
poco  a  mezzodì  di  questa  si  nota  l'isola  Santa  Maria.  Fra 
Madagascar  e  la  costa  africana  e  T  arcipelago  delle  Comore. 
composto  di  (piattro  isole  principali  e  qualche  scoglio.  Queste 
isole  sono  Conioro,  Mobilia,  Johanna,   Majotta. 

Al  Xord  di  ^Madagascar  si  tr(jvano  alcune  piccole  isole  di 
cui  principale  Aldabra  ancora  sull' altipiano  su  cui  sorge  la 
grande  isola.  Più  a  Xord  e  all'Est  è  una  fila  di  altipiani 
sottomarini  disposti  ad  arco  quasi  parallelo  alla  costa  orien- 
tale dell'isola  di  Madagascar,  separati  da  quello  su  cui  sorge 
questa  da  un  canale  profondissimo.  Emergono  sull'Oceano 
alcuni  punti  piii  alti  che  formano  le  isole  o  gruppi  che  da 
Xord  a  Sud  sono  denominati  così.  Almiranti.  Seichelle,  Ma- 
scarene;  fra  queste  più  inqxjrtanti  le  più  meridionali,  le  splen- 
dide isole  di  Maurizio,  detta  anche  di  Francia,  e  di  Riunione 
detta  anche  Roiu'bon,  piii  al  largo  è  l'isolotto  Rodriguez. 


1)  GuTHE  e  Wagner,  1'J6,  dice  5U  miglia  tedesche  il  che  darebbe  371 
chil.  Ma  misurazioni  fatte  sulle  carte  migliori  (Stielor.  Habenicht  od  altre) 
mi  danno  da  Capo  S.  Andrea  a  Capo  Bajonè  4r)0  chil. 

2)  Omessa  la  Groenlandia,  la  prima  è  la  Xuova  Guinea  con  786.0CO  chil, 
quad.j  seconda  Borneo  con  7ì34.0r)O. 


20  Geografia  e  Geologia  cìeìl' Africa 

Isole  deW  Oceano  Antartico,    -  A  mezza  strada 

qua.si  fra  l'Africa  e  T Australia  stari  le  isole  Kerguelen  (70°  Ig'. 
or.  Greeiiwicli)  e  poco  al  X.-E.  di  queste  8.  Paolo  e  Nuova  Am- 
sterdam; poveri  })unti  rocciosi  d'origine  vulcanica,  lontani  dal- 
l'umano consorzio.  Fra  le  Kerguelen  e  il  Capo  di  Buona  Spe- 
ranza, a  quasi  eguali  intervalli  di  distanza  sono  g'ii  isolotti  di 
Crozet  e  del  Principe  Edoardo.  Queste  isole  non  hanno  altra 
importanza  che  come  stazioni  di  rifugio  dei  balenieri  che  scor- 
rono l'inuìienso  Oceano  Antartico. 

Nella  parte  antartica  dell'Oceano  Atlantico  hanno  un  simile 
carattere,  e  fungono  lo  stesso  ufficio,  alcune  isole  che  pren- 
dono il  nome  di  Tristan  da  Cunlia  colle  vicine  Inaccessibile 
e  Nichtingale  ;  e  Gougli  e  J^ouvet  piii  avanzate  verso  il  circolo 
})olar('  antartico. 

Isole  dell- Oceano  Atlantico,  —  Lontane  dalla  costa 
occidentale  dellAfrica  in  mezzo  all'Oceano  Atlantico  si  in- 
nalzano dal  fondo  due  i)icclii  grandissimi  le  cui  sommità 
costituiscono  U'  isole  di  S.  Elena  e  dell'Ascensione.  La  loro 
})osizione  poste  sulle  vie  percorse  dalle  navi  nei  grandi  viaggi 
h;i  fatto  ac([uistare  importanza  a  questi  due  punti  che  per 
sé  non  valgono  certamente  di  })iù  di  (pielli  ])oco  più  innanzi 
nominati. 

i^ungo  la  costa  occidentale  dell'Africa  non  vi  è  isola  che 
meriti  menzione  tinche  non  si  giunga  a  quelle  })oste  nel  fondo 
del  golfo  (Iclbi   (luinea. 

Afhrente  alla  costa  sta  la  piccola  isola  di  Corisco  nella 
l)aia  omonima  davanti  alle  foci  del  poco  conosciuto  Muni. 
Davanti  al  monte  Cameron  e  quasi  in  2)rolungamento  della 
tozza  j)en isola  su  cui  esso  si  erge,  allineate  sull'altipiano  sot- 
tomarino cui  sorgono,  stanno  le  isole  Fernando  Po,  di  Prin.- 
eipe.   San   Tliome  e  Annobon. 

Lungo  la  costa  della  Guinea  settentrionale  non  si  trova 
altra  is(.la  che  la  Scerbro;  presso  la  Senegambia  ve  ne  sono 
molte  quasi  tutte  comprese  nell'arcipelago  di  Eissagos,  che 


Geografia  e  Geologia  def/' Africa  21 

compariscono  quasi   lu-aiii   stra|)[)ati  al  coiitiiiciitc.  Davanti  al 
Capo  Venie   stan  le  isole  che  da  e-sso  presero  il  nome;  la  piii 
grande  di   esse   è   S.   Jag-o   vhv  ha   i)iìi  clic  la  metà  della  |)o- 
])olazione   di   tutto  il   gru])po.   ma   la  j)iù  conosciuta  e  S.  \\\\- 
cente  coli' eccellente  porto  detto  Porto  Grande,  dove  po^uiaiio 
i  bastimenti  che  dall' Euroija  vanno  in  America  e  ne  vendono. 
Più  a  Nord  sono  celebrate   per  bellezza  le  isole  (binarie. 
Queste  isole  oltre  la  loro  im[)ortanza  storica  e  politica  hanno 
alcuni    fatti-  per  cui   vanno    notate.   Sono   sette    isole    grandi 
e   molte    piccole    poco    lontain-    dal    cajx)    Xun    e    continuano 
l'allineamento  del   tratto   della    catena  deirAtlantc  che    loi-o 
corrisponde    in    terraternui.    Fra   di    Qfifio   si    conta    l'isola    di 
Ferro  che  ha   servito   per   tanto   tempo  a   indicare   il    })rimo 
meridiano  e  «si  trova  a  circa  18  oce.  da  Greenwich.  Neil' isola 
di  Teneritla  sorge  il  famoso  picco  di  Te\'da  alto  .■5720  metri 
che  2>t'r  la  sua  })osizione  isolata  fu  scelto  come  importantis- 
sima  stazione  2)er  le  osservazioni  climatiche    e    meteorologi- 
che delle  alte  regioni  dell' atmosfera  di   cui   sa})i)ianH»  ancor 
tanto  poco. 

Più  al  Nord  e  al  largo  neU'lJceano  sta  la  bella  ed  im- 
portante isola  di   biaderà. 

jMcVVCCl,  —  La  marea  sulle  coste  dell'Africa  e  delle  sue 
isole  è  naturalmente  varia.  '^  Sulle  coste  del  ]\Iediterraneo 
e  in  generale  poco  alta;  spetta  però  all'Africa  la  più  alta 
marea  (2  metrij  presso  l'isola  Gerba;  è  meno  forte  man  mano 
che  si  allontana  da  questo  punto.  Sulle  coste  del  Mar  Rosso 
la  nuirea  è  bassissima  e  particolarmente  nella  j)arte  mediana 
dove  non  arriva  ad  un  metro,  poco  più  nel  golfo  di  Suez  e 
presso  l'imboccatura  dello  Stretto.  Nel  golfo  di  Aden  è  al- 
quanto })iù  alta.  Nella  cf)sta  orientale  è  bassa  al  cajx»  (Juar- 
dafui,  e  tale  si  mantiene  sulla  costa  dei  Somali  aumentando 
man  mano  che  si  va  al  Mezzogiorno;  c()si  è  nell'ultimo  tratto 


^)  Vedi  in  fine  il  prospetto  B. 


22  Geografia  e  Geologia  dell'Africa 

al  (li  111  (U'ila  baia  di  Delagoa.  Lo  stesso  e  puiv  sullo  coste 
orientali  della  isola  di  ^ladagascar.  Invece  nelle  coste  occi- 
dentali e  in  tutto  il  lido  africano  da  Zanzibar  alla  baia  di 
l)ela<^oa  incluse,  la  marea  è  sempre  alta,  più  alta  che  in  qua- 
lunque altro  tratto  di  costa  africana;  si  va  sempre  dai  ti-c 
metri  e  mezzo  ai  cin(|ue  metri.  Un  altro  massimo  è  rag- 
giunto (4.88)  nella  Falsa  baia,  presso  al  Capo. 

Sulle  rive  dclTOceano  Atlantico  in  generale  è  poco  sensi- 
bile ne  vi  sono  differenze  degne  di   essere  notate. 

K  rimarcabile  la  differenza  che  si  risiete  sulle  coste  del- 
lAmerica  meridionale  fra  le  maree  delle  rive  orientali  e  quelle 
delle  rive  occidentali,  dovute  nell'un  caso  e  nell'altro  alla 
direzione  dellonda  di  marea  che  formasi  princi])almente  nel- 
l'Uceano  Antartico  e  si  dirige  ver.^j  Ovest  con  nna  direzione 
e  velocità  combinata  dal  moto  della  terra  con  (piello  della 
luna  e  colla  forma  del  continente.  Le  maree  hanno,  (juantun- 
que  non  molto  forti  nna  inq)ortanza  notevole  sidle  coste  della 
Senegambia  e  i)er  la  forma  di  (lucila  costa,  e  per  la  influenza 
sulla  corrente  dei  fiumi,  sulla  pulizia  degli  estuari  e  per 
conseguenza  sulla  navigabilità  Vii  (pielle  correnti  che  2)ossono 
])er  effetto  della  marea  essere  rimontate  a  grande  distanza 
dalla  foce. 


Oì'Ofjrdfid,  —  Della  orografia  deirAfrica  si  hanno  notizie 
ancora  incerte  e  inconq)lete  nei  particolari;  non  s(mo  che  rela- 
tivamente m(dto  brevi  i  tratti  di  cui  si  abbia  nna  con(jscenza 
esatta;  pur  tuttavia  le  scoperte  degli  ultimi  tempi  hanno  fornito 
tanti  elementi,  da  ])oterci  formare  uii;i  sufìiciente  idea  delTin- 
slciuc.  ^hi  (picsta  i(h';i  non  e  che  ai  lìioihI  nostri  che  la  possiamo 
fare,  tino  a  pochi  anni  fa  1  interno  dcHAtrica  era  assolutamente 
sconosciuto,  e  (piando  i  geografi  non  aveaiio  la  modestia  di 
affermare   ciò  e   si    abbandonavaiK»   a    ij)otesi  <»  a  fantasie,  non 


Geografìa  e  Geologia  deli' Africa  23 

dicevano  die  errori.  Audio  in  ciò  (questa  parte  del  mondo 
ebbe  soi-te  diversa  dalle  altre;  ditatti  a  tacer  dell'Europa, 
per  l'Asia  e  per  rAinerica  .si  cbbL'ro  delle  nozioni  f>-encrali 
discretaineiitc  esatte  fin  da  tempi  molto   più  anticlii. 

T^' Africa  nel  suo  rilievo  presenta  un  aspetto  molto  diverso 
da  qualuiKjue  altra  «iraii  parte  del  mondo,  questo  dicono 
molti  o-eograti,  pur  tuttavia  osservo  che  lo  stesso  si  può  dir 
di  ogni  singola  parte  del  mondo,  per  cui  non  mi  fermo  a 
iKjtare  questo  fatto  se  non  per  dire  che  non  mi  pare  che  vi 
deva  annettere  una  grande  importanza. 

Caratteri  generali,  —  L'Africa  nella  distribuzione 
degli  alti  e  dei  liassi  piani  ha  anch' essa  come  le  altre  parti 
della  terra  alcuni  andamenti  generali  che  hanno  uno  speciale 
carattere;  alla  stessa  guisa  che  l'Europa  è  il  continente  ar- 
ticolato. l'Asia  ha  il  suo  massiccio  centrale,  l'America  le  sue 
enormi  catene  costiere. 

L'aspetto  generale  dell'Africa,  se  si  tolga  l'xVtlante,  è  di 
un  terreno  basso  a  Ponente  e  a  Tramontana  che  va  innal- 
zandosi man  mano  verso  Levante  e  ^Mezzogiorno.  Le  spiaggie 
del  Sahara  e  quelle  presso  le  Birti  sono  basse  e  per  lungo 
tratto  il  terreno  non  vi  si  innalza  al  di  là  dei  180  metri 
sul  livello  del  mare.  Dal  lato  settentrionale  si  trovano  piìi 
vicine  le  maggiori  altezze;  una  lunga  distesa  di  alture  co- 
mincia a  circa  il  25"  parallelo  e  va  dal  meridiano  d'Algeri 
tino  al  Mju*  Rosso.  Dal  lato  di  ponente  il  basso[)iano  si  ad- 
dentra dall'Atlantico  fino  al  di  là  del  lago  di  Tsad.  diviso 
per  mezzo  delle  montagne  sahariane  da  quello  nordico,  for- 
mando come  un  profondo  golfo  di  })iaiiura  fra  (questo  e  le 
alture  della  Guinea.  Questo  e  tutte  le  terre  della  Xiibia,  del 
Dar  F(ìr,  del  Cordofan,  del  Wadai,  del  bacino  del  Cong(.»  e 
dei  tratti  intermedi  costituiscono  una  serie  di  altipiani  che 
vanno  dal    .')'^0   metri   ai    1000. 

All' Oriente  e  a  Mezzogiorno  di  ([uesti,  gli  altipiani  passano 
in  oofni  luoo-o    i   1000   metri,    e   talvolta    di    molto   come   si 


24  Geografia  e  Geologia  dell'Africa 

vedrà  in  seguito.  L*acroc(>ro  abisisino  si  spinge  a  X.  a  divi- 
dere la  valle  del  Xilo  dal  ^far  Rosso,  e  si  eollega  a  mezzodì 
coir  alto  terreno  in  eui  stanno  i  grandi  laghi  niliaei  e  il 
Tanganiea;  i)iìi  a  mezzodì,  si  trova  quel  tratto  earatteristieo 
dell'orografia  dellAfriea  meridionale  formato  dalla  serie  di 
alti  terreni  ehe  vanno  dal  MozaniLieo  alle  eoste  di  Loanda 
e  di  ]3enguela.  Lung(j  le  eoste  dei  due  oceani  si  staccano  al 
Mezzogiorno  due  sistemi  di  monti  c-lie  si  riuniscono  verso  la 
jjunta  meridionale  del  eontinente,  raecliiudou'»  un  altro  spazio 
di  terreno  men  alto  di  essi,  ma  pur  sempre  altipiano,  che 
costituisce  gli  alti  bacini  del  (iuriep.  del  Limj)opo  e  dello 
Zambcse. 

In  altro  fatto  orografico  degno  di  essere  notato  per  il  suo 
carattere  costante  in  tutta  l.Vfrica  .è  che  i)arallelamente  alle 
coste,  e  a  poca  distanza  dalle  medesime,  in  (juasi  tutta  la 
estensione,  sia  alto  sia  basso  il  piano  all'  interno,  si  trova  un 
rigonfiamento  di  monti,  o  un  tratto  dell'altipiano  })iìi  aspro, 
iihe  a  chi  vien  dalla  costa  si  presenta  coli' aspetto  di  vere 
montagne. 

MoniCKJÌie  costiere,  —  Al  Nord  della  dei)ressioue  saha- 
riana troviamo  il  sistema  orografico  dell' Atlante,  gli  altipiani 
al  Sud  di  Trijxdi.  (pielli  della  Cirenaica  e  della  ^larmarica  ^' 
che  stanno  fra  la  depressione  suddetta  ed  il  Mediterraneo. 
Tutta  la  costa  orientale  presenta  l'identico  fenomeno;  dalle 
alture  sulh-  costi-  del  golfo  di  Suez  fino  al  Ca])o  di  Buona 
Speranza  a  una  distanza  talora  miniuiacfime  nelle  parti  estreme 
settentrionali  e  meridionali,  talora  grande  come  tra  lo  stretto 
di  Bab  ci  ^[andeb  e  le  foci  del  Jul)a;  ma  semj>re  bieve  rispetto 
alla  massa  del  continente,  si  eleva  un  innnenso  muraiilione  che 
sostiene  le  parti  più  alte  del  grande  altii)iano  interno,  la  cima 


')  Adopero  talora  qualche  nome  classico  per  i  paesi  dell'Africa  setten- 
trionale, perchè  indicano  con  maggior  esattezza  qualche  regione,  e  perchè 
probabilmente  sono  più  generalmente  intesi. 


Geografa  e  Geologia  dell'  Africa  25 

del  quale  divide  quasi  in  ogni  luogo,  tolto  il  tratto  occupato 
dallo  Zambese  e  dal  Limpopo,  il  versante  dell'Oceano  Indiano 
da  quello  deirAtlantico,  del  Mediterraneo,  e  dei  bacini  interni. 
Lungo  questa  cima  si  trovano  allineate  le  maggiori  altezze 
dell'Africa;  le  incisioni  dell' altipiano  e  le  sue  pendenze  più 
estese  sono  (juasi  da  per  tutto  dal  lato  occidentale,  dal  lato 
interno  quindi  del  continente. 

Dalla  parte  occidentale  dell'Africa  troviamo  i  monti  del 
paese  di  Namaqua  e  di  Damara  che  sorgono  lungo  la  costa 
più  alti  del  paese  interno,  e  il  bacino  del  Congo  e  chiuso  a 
ponente  lungo  il  mare  da  quelle  montagne  che  si  dicono  la 
Sierra  do  Cristal  e  le  altre  allineate  come  essa.  Così  pure 
la  costa  della  Guinea  è  divisa  dalla  pianura  pur  alta  della 
Guinea  interna  per  mezzo  della  catena  alla  ([uale  conqdes- 
sivamente  si  dà  il  nome  di  monti  Cong.  Solo  il  tratto  occi- 
dentale del  Sahara  verso  l'Atlantico  resta  aperto  dal  Capo 
Verde  al  Capo  Nun  come  una  immensa  porta;  al  di  dentro 
si  stende  una  delle  più  tristi  parti  del  gran  deserto  africano 
che  qui  è  una  imhiensa  bassura. 

Altezza  inedia  deW Africa,  —  Così  si  vede  che  TAfrica 

lungi  dall'  essere,  come  si  credeva  un  tenq)o,  un  paese  dove 
esistessero  inmiense  basse  pianure,  è  una  regione  di  altipiani 
e  lo  stesso  Sahara  che  avea  principalmente  servito  a  formare 
questa  opinione  sull'Africa,  è  esso  stesso  nelle  parti  sue  cen- 
trali ed  orientali  un'alta  regi(3ne.  Nell'Africa  è  vero  non  ab- 
biamo quasi  nulla  clic  possa  paragonarsi  agli  enormi  acro- 
cori dell'Asia  centrale;  ma  è  però  da  tutti  ritenuta  la  regione 
della  terra,  nella  quale  più  difettano  le  basse  pianure.  La 
mancanza  di  notizie  per  alcuni  luoglii,  la  scarsezza  di  notizie 
esatte  per  molti  altri,  le  divergenze  di  aj^prezzamento  fanno 
variare  presso  gli  autori  le  proporzioni  fra  i  bassi  e  gli  al- 
tipiani, proporzione  che  d'altronde  non  è  mantenuta  neppure 
per  altre  parti  del  mondo  quantunque  più  conosciute.  11  Sydow 
dà  all'Africa  il  25  "l^  di  bassipiani,  il  Sonkhir  il  .'JO  "|,,,  il  Lap- 


26  Geofi rafia  e  Geologia  dell'Africa 

parent  riduce  la  proporzione  solo  al  IS  ^^.  Questi  flati  quan- 
tuncpie  diversi  fra  loro  sono  sempre  i  })iù  bassi  che  i  suddetti 
autori  dieno  i)er  tutte  le  parti  del  inondo,  siecliè  lAtriea  può 
dirsi  davvero  la  regione  degli  estesi  altipiani,  e  una  ispezione 
a  una  carta  dell'Africa  fatta  sui  dati  più  recenti  uiostra  che 
riesce  diftìcile  attribuirle  più  di  4  o  ó  milioni  di  chilometri  qua- 
drati di  terre  inferiori  a  200  metri  sul  livello  del  mare,  dal  15 
al  20  "o.  il  che  si  accosta  precisamente  al  risultato  di  Lappareut. 

L'altezza  media  dell'Africa  è  pure  un  dato  molto  incerto. 
Senza  attribuire  una  grande  importanza  a  questi  calcoli,  molto 
difhcili  e  di  una  scarsa  utilità,  riportiamo  i  risultati  di  vari 
autori  sulla  altezza  media.  Il  Heclus.  completando  IHum- 
b<ddt,  assefi^na  all'Africa  un'altezza  media  di  350  metri.  l'Hu- 
Liues  ap[)licando  ali  Africa  l'errore  pro})orziouale  a  ([uello  che 
il  Leipoldt  avea  stabilito  ai  calcoli  dell'Humboldt  per  l'Eu- 
ropa, la  porta  a  500  m.,  Ilerschell  la  riteneva  di  550  m.. 
lo  Chavanue  '".02.  il  Lappareut  la  abbasserebbe  ritenendola 
fra  un  massimo  di  (!()2  e  un  minimo  di  452;  ma  con  mag- 
giori probal)ilità    per   la   cifra  più   alta. 

Procediauio  ora  alla  (h'scrizione  della  forma  dei  rilievi  piìi 
importanti  dell'Africa  e  della  loro  i-ispettiva  collocazione  ri- 
servando ai  seguenti  ca])itoli  la  descrizione  del  loro  carattere 
geologico   e   del   modo   di   origine   loro. 

Atlante  mcH'OCChinO,  —  Nella  parte  settentrionale, 
parallelo  alla  costa  del  ^rediterraneo  è  un  sistema  montagnoso 
conosciuto  coini)lcsslvamentc  dai  geograti  europei  col  classico 
nome  di  monti  dell'Atlante.  (^)uesto  nome  non  è  conosciuto 
flagli  indigeni;  essi  non  hanno  un  nome  complessivo  perle 
montagne  dell'Algeria,  ma  hanno  dei  nomi  particolari  per  le 
singole  masse  montagtiosc.  che  vedremo  ])articolarmentc  fra 
poco.  L'Atlante  marocchino  invece  è  detto  dai  l^erberi  Idvaren 
o  De.rnìi  forme  plurali  <li  <i(lr<n\  montagna,  (^)ucsto  nome  pai'c 
che  rimonti  alla  j)iii  alta  antichità  poiché  Strabonc  dice  che 
«  il  monte  .Vtlantc  i   l>crbcri  lo  dicono  l)\i-iii;  »  il  (piale  nome 


Geografia  e  Geologia  dell'Africa  27 

serve  anche  per  i  geog-rali  arabi  a  indicare  T Atlante.  Vi  fu 
chi  volle  che  dal  nome  berbero  adrar  si  possa  cavare  un'eti- 
mologia per  atlas^  il  che  non  ripugna. 

Questi  monti  formano  un  sistema  che  oeeu])a  tutto  il  vasto 
quadrilatero  che  sta  fra  la  depressione  sahariana  settentrio- 
nale e  il  Mediterraneo,  e  va  dal  Capo  Grliir  alla  2)iccola  8irte. 

Noi  conosciamo  bene  la  i)arte  orientale,  per  i  lavori  fatti 
in  modo  particolare  dai  Francesi  dopo  la  conquista;  in  quanto 
alla  occidentale  abbiamo  molti  dati  importanti  che  servono 
a  formarci  una  cliiara  idea  dell'insieme,  se  non  di  tutti  i  })ar- 
ticolari.  La  parte  occidentale  però  è  la  più  notevole  dell'in- 
tero sistema. 

Tutto  r  insieme  si  divide  ordinariamente  in  tre  parti,  il 
Grande  Atlante,  il  Piccolo  Atlante  e  rAiitiatlante.  I  due 
primi  nomi  si  applicano  alle  due  creste  parallele  situate  una 
pili  presso  al  mare,  ed  è  il  piccolo  Atlante,  l'altra  ])iìi  al- 
l' interno  ed  è  il  grande  Atlante,  una  terza  catena,  })arallela 
alla  sezione  marocchina  del  grande  Atlante  e  che  fronteggia 
il  deserto,  prende  il  nome  meno  comune  di  Antiatlante. 

Questa  distinzione  tutta  moderna  può  anche  essere  giusti- 
ficata sotto  certi  riguardi  e  può  servire  per  una  indicazione 
complessiva  ed  elementare;  ma  ora  cercheremo  di  descrivere 
più  particolarmente  i  vari   tratti  della  catena. 

Il  grande  Atlante  marocchino,  quello  che  gli  indigeni  di- 
cono Dereii  presenta  ras2)etto  di  una  vera  catena  di  mon- 
tagne; è  costituito  da  lunglie  creste  nella  direzione  di  O.  8.  O.- 
E.  N.  E.,  Ijcne  sviluppate  con  versanti  continui  clic  inviano 
dalle  due  parti  dei  corsi  d' acqua  importanti  e  sorgenti  da  fonti 
collocate  vicine  alle  cime. 

Il  nodo  principale  del  sistema  montagnoso  è  il  monte 
Aiaschin  uno  dei  })icchi  più  alti  dell'Africa,  giacché  lo  si  ri- 
tiene alto  45()()  metri;  a  0.  S.  O.  di  (piesto  si  stende  hi  ca- 
tena detta  del  grande  Atlante,  l' Idraren  dei  Berberi,  che 
si  dirige   verso  il    Capo  (iliir,   da  cui   l' Aiaschin  dista  circa 


28  Geografia  e  Geologia  deW Africa 

550  chilometri  ;  questo  tratto  di  luoiitagua  è  poco  conosciuto 
perchè  la  sua  altezza,  forse  3500  m.  e  la  mancanza  di  passaggi 
lo  rendono  (piasi  impraticabile  alle  carovane  ;  fra  T  alta  vallata 
della  Draa  e  gli  affluenti  di  sinistra  dell*  Um  er  Rabia  si  apre 
il  passo  di  Giani  o  di  Telnet  alto  \n\\  di  2800  metri  e  fre- 
quentato, quando  non  lo  ingombrino  le  nevi,  come  il  \m\  breve 
cannnino  da  ^larocco  alle  oasi  del  Sahara  marocchino;  questo 
passo  sta  fra  i  monti  Aniemur  a  levante  e  Tidili  a  ponente. 
AirO.  del  Tidili  è  un  alto  passo,  (piello  di  Tagherut.  alto 
forse  o500  metri,  fra  monti  clic  si  avvicinano  ai  4000.  Xon 
è  che  verso  l'Oceano  che  questa  alta  montagna  si  avalli  in 
modo  d'aver  dei  passi  veramente  facili.  Il  passo  di  liibuau. 
fra  la  città  di  Marocco  e  le  importanti  valli  del  Sus  e  della 
Draa.  è  alto  1200  metri;  e  le  alture  a  ponente  di  questo 
sono  più  moderate  e  })robabilniente  non  passano  i  2500  m. 
Davanti  al  jnisso  di  Tagherut  si  innalza  una  montagna  altis- 
sima che  probabilmente  è  il  Miltsin  di  Wasington  e  sareb])e 
di  4070  metri  secondo  (questo  viaggiatore,  altri  la  riducono 
a  forse  o500  metri. 

A  levante  dell'Aiaschin  la  catena  prosegue  nella  sua  dire- 
zione generale  con  ima  cresta  detta  monte  Abbari  che  finisce 
al  Terneit  alto  2200  o  o500  m.;  al  di  là  [)oco  si  conosce  e 
le  montagne  si  collegano  coli' altipiano  e  ccdle  montagne  d(d- 
l'Algeria  di  cui  parleremo  fra  poco. 

A  ^lezzoiiiorno  del  ii'randc  Atlante  sta  la  rnua  montagnosa, 
clic  diceuuno  si  denomina  da  noi  Antiatlante  e  dagli  indigeni 
Saglieru.  Questa  è  collegata  col  grande  Atlante  dalla  aspra 
montagna  di  Sima  cìie  serve  di  spartiacque  fra  il  bacino  del 
Sus  e  (piello  della  Draa.  Di  (pieste  montagne  si  conosce  poco 
e  la  loro  altezza  è  variamente  stimata.  La  vetta  di  Tisa,  stimata 
da  Ball  ed  Hoockei-  un  .WMK)  metri,  non  e  ritenuta  dal  Rohlfs 
j)iù  ;dt:i  di  lóOO  metri.  Si-nil»ra  clic  le  vette  del  Sagheru  orien- 
tale  non    passino   i    .">.')<)()   metri. 

Davanti   nUAntintlante.  ultima  linea  verso  il  deserto,  nelle 


Geografia  e  Geologia  dell' Africa  29 

cui  sabbie  immeri»'on()  il  piede,  stanno  i  monti  IJani,  ]X)eo 
alta  e  interrotta  catena,   parallela  alle  altre. 

Al  Nord  e  Nord-Ovest  del  g-rande  Atlante  si  sviluppano 
alcune  importanti  dirannizioni.  Dal  nodo  dell' Aiascliin  si  stacca 
la  poco  conosciuta  regione  montuosa  dell'Aia  e  dell'Ain  che 
va  verso  Fez,  abitata  da  tribù  berbere  indipendenti,  dove 
Eurojiei  non  penetrarono,  e  delle  quali  gli  indigeni  non  sanno 
dare  die  sommarie  notizie.  Questi  monti  si  prolungano  a  le- 
vante coi  Tamaracuit,  che  hanno  l'asse  della  catena  parallelo 
alle  altre  rughe  dell'Atlante  e  raggiungono  nel  IVIegadir  l'al- 
tezza di  2500  m.  Più  a  ponente  presso  all'Atlantico  sta  un 
gruppo  di  monti  che  si  nominano  Hadid  e  non  si  alzano  al 
di  là  dei  1000  metri.  Verso  il  Mediterraneo  poi  stanno  altri 
monti  che  apparterrebbero  al  piccolo  Atlante  e  ne  formereb- 
])ero  la  sezione  occidentale,  hanno  2)erò  una  direzione  diversa; 
essi  seguono  parallelamente  la  costa  del  Mediterraneo,  formando 
un  riscontro  coi  monti  delUxindalusia,  che  loro  stanno  di  fronte 
dall'  altro  lato  del  mare.  La  parte  più  orientale,  i  monti  Garet 
o  Aljinab  che  prendono  anche  nome  dalla  tribù  berbera  che  li 
abita,  si  collegano  coi  monti  di  Tlemcen.  A  23onente  di  questi  le 
montagne  del  Rif,  che  si  piegano  poi  a  Nord  nei  monti  Hassan, 
sono  bellissime  montagne  alte  lino  a  2000  m.,  che  sorgono  a 
ponente  di  Tetuan  e  vanno  scendendo  fino  allo  stretto. 

La  divisione  dell'Atlante  in  Marocchino  e  Algerino  dal  nome 
pare  una  divisione  politica;  ma  è  anche  nel  fatto  una  divi- 
sione orografica  vera  e  propria;  questa  zona  di  alte  terre 
cambia  carattere  per  quel  che  riguarda  la  forma. 

Atlante  Algerino,  —  Nell'Algeria  si  trova  mi  lungo 
altipiano,  o  meglio  una  serie  di  piani  elevati,  paralleli  alla 
costa,  che  vanno  dall'estremo  Levante  dei  monti  che  indi- 
cammo, poco  più  a  Ovest  del  confine  del  Marocco  fin  presso 
al  confine  tunisino,  dove  l'insieme  dell' altiijiano  si  spezza  e 
torna  ad  avere  il  carattere  di  catene  di  montagne.  L'insieme 
dell'altipiano  ha  una  larghezza  varia,  massima  a  Ponente  dove 


30  freog  rafia  e  Geologia  dell'  Africa 

è  eli  circa  17U  cliiloiiictri.  iniiiiiiia  a  Levante  dove  è  appena 
di  80.  L'altezza  è  varia  ma  in  generale  sta  fra  i  1000  e  1100 
metri.  \n  tratto  earattcristico  di  (piesto  altipiano  sono  le  de- 
pressioni che  vi  si  trovano  allineate  nella  direzione  generale 
del  sistema  orografico,  die  nelle  parti  più  hasse  si  riempiono 
nella  stagione  delle  pioggie  di  aeqna  salata  e  poco  profonda 
elle  in  bnona  \)'àYÌ(i  scompare  nella  stagione  ascintta  e  per  eva- 
porazione e  per  assorbimento.  A  questa  specie  di  laglii  i  ber- 
beri danno  i  nomi  di  sciott  e  di  sebea. 

L'altipiano  è  fiancheggiato  a  Nord  e  a  Sud  da  due  scarpe 
molto  diverse.  Verso  il  ]\rediterraneo  il  pendìo  è  accidentato, 
suddiviso  in  un  gran  numero  di  gruppi  di  monti,  verso  il 
deserto  in  generale  è  aspro   e  ripido. 

Il  lato  settentrionale  dall'altipiano  al  mare  è  un  insieme 
inestricabile  di  gruppi  di  monti  allineati  per  lo  più  paral- 
lelamente alla  costa  e  ([uindi  al  grande  asse  dell'altipiano, 
di  valli,  di  burroni,  di  pianure.  Si  contano  venticinque  pic- 
coli gruppi  di  montagne  dei  (pudi  solo  una  buona  carta  può 
dare  una  idea  esatta.  I  principali  andando  da  Ovest  ad  Est 
sono  i  nionti  di  Tlemcen,  che  continuano  i  Tamaracuit,  coi 
([uali  sono  collegati  per  mezzo  dei  monti  Debdu.  Sono  monti 
poco  alti,  e  non  toccano  quasi  mai  i  mille  metri;  dietro  ad 
essi  sta  l'altipiano  disgiunto  da  una  bassura  nella  quale  è  lo 
stagno  di  Daia  el  Cliern.  A  levante  del  golfo  di  Argen.  lungo 
la  costa  i  monti  Dahra  col  i)icco  più  alto  di  i)Oco  più  di 
J^OO  metri  e  in  continuazione  di  questi  i  monti  di  Algeri,  lunga 
ma  non  alta  catena;  dietro  (piesti  monti  vi  è  la  valU-.  [>aral- 
lela  alla  costa,  dello  Scelif  che  nasce  nel  tratto  dell'altipiano 
interno  detto  piano  di  Scersu  e  va  da  Ponente  a  Levante 
finche  giunto  al  .'V'  or.  di  (freen.  si  apre  mi  passo  attraverso 
h'  catene  che  formano  la  scarpa  dell'altipiano  e  giunto  contro 
i  monti  di  Algeri  piega  diritto  a  j)onente  in  direzione  paral- 
h'I.i  \\\  suo  eorso  superiore  e  alla  costa,  scorrt-ndo  in  iiii;i  lunga 
e  profonda  valle  longitudinide.  Al  Sud  di  (pu-sta  sta  il  grujjpo 


Geografia  e  Geologìa  deìì' Africa  31 

possente  di  Uarseris  (Habeuielit,  Reclu.s-Uanselieri.sli,  8lieler) 
clic  in  molti  punti  passa  i  lUOO  metri  di  altezza  e  forma  il 
sosteo-no  dell' altipiano  centrale.  Ancora  lungo  la  costa  a  mez- 
zodì di  Algeri  stanno  i  monti  detti  anche  qui  il  piccolo 
Atlante  e  anche  monti  di  Tiberi,  separati  dall'Uarseris  dalla 
vallata  dello  Scelif.  In  C(ìntinuazione  ad  Est  sorgono  i  celebri 
monti  del  Cliurgiura,  erto  e  boscoso  asilo  dei  Cabili,  che 
ascendono  fino  a  2300  metri  e  vanno  tino  al  Sahel  e  al  di 
là  i  monti  Babor  (1970  m.),  i  monti  di  Costantina  o  Numidiei 
e  i  monti  Africani  o  della  Megerda  che  vanno  a  finire  nelle 
pianure  al  Nord  di  Tunisi.  Dietro  questi  sono  piani  alti  e 
catene  parallele  fra  le  altre  più  notevoli  i  monti  di  8elif  e 
i  monti  di  Hodiia. 

Fra  le  catene  littorali  e  T  altipiano  interno  si  apre  a  le- 
vante la  valle  della  ]\[egerda  e  a  mezzodì  di  questa  stanno 
i  monti  della  Tunisia,  die  non  sono  che  T  infrangersi  dell'al- 
tipiano nella  pianura  e  non  hanno  direzione  decisa,  essi  da 
altezze  di  poco  più  di  1000  metri  vanno  tutti  scendendo  nella 
jiianura  costiera. 

11  sostegno  meridionale  del  grande  altipiano  algerino  ha 
un  pendio  più  ripido  e  i  fianchi  più  scoscesi  e  più  rozza- 
mente scolpiti;  e  consta  di  tre  principali  .gruppi  di  monti 
allineati  tutti  da  O.  8.  O.  verso  E.  N.  E.;  e  sono  a  ponente 
i  monti  dei  Csur  in  continuazione  dei  Sagheru  maroccliini, 
nel  centro  i  monti  Amur,   a  levante  i  monti  Aures. 

I  monti  dei  Csur  prendono  questo  nome  dai  Csur,  nome 
complessivo  dei  villaggi  fortificati  (Ksar  in  arabo  al  singolare, 
Ksur  plurale)  situati  sul  versante  meridionale  dell'Atlante 
nella  provincia  di  Orano.  Sono  un  gruppo  di  pieghe  parallele 
che  non  hanno  altezze  molto  forti  e  vanno  declinando  yi\\)\- 
damente  verso  il  deserto;  monti  piuttosto  aridi,  interrotti  da 
fre(|uenti   oasi. 

I  monti  Amur  restano  (piasi  al  sud  d'Algeri.  Sono  il  mas- 
siccio più    im23ortante   dell'Algeria;    ina,  cosa  singolare,   non 


32  Geografia  e  Geologia  dell'  Africa 

ancora  bene  stndiati.  Il  picco  più  alto  notato  dal  Carette  è 
di  1G70  metri,  ma  le  cime,  dette  dagli  indigeni  el  Oa'ada. 
devono  snperare  di  molto  questa  cifra. 

I  monti  Aures  sono  situati  nella  })rovincia  di  Costantina. 
e  si  prolungano  coi  loro  pendii  orientali  fino  a  morire  nella 
pianura  f.Saliel)  tunisina  e  sulle  rive  settentrionali  dello  8ciott 
di   "^regX'gi. 

^[onti  boscosi  nelle  ])arti  alte  e  settentrionali,  nudi  verso 
il  Sahara,  con  valli  strette  aspre  raggiungono  cime  ragguar- 
devoli,  lo  Scelia  280.S   m..   il   :\raluHel   2^00. 

HciVCd.  —  Sulla  costa  settentrionale  deirAfrica.  in  (piella 
parte  che  spetta  al  Mediterraneo,  a  levante  della  gran  Sirte 
fpoicliè  delle  {dture  trii)olitane  parlerò  trattando  del  Sahara), 
sta  r altipiano  di  Inarca,  l'antica' Cirenaica,  il  quale  si  pro- 
lunga declinando  a  levante  verso  la  valle  del  Nilo.  È  ini- 
portante  orograficamente  ma  })iìi  anc(.»ra  per  i  rispetti  l)ota- 
nici  poiché,  come  vedremo  a  suo  tem])<>,  forma  un'isola  della 
flora  del  Mediterraneo  fra  (|uesto  mare  e  il  gran  deserto.  È 
un  altipiano  tagliato  da  forre  e  da  vallate  con  una  forma  sin- 
golarmente arrotondata  a  N.  e  i).  che  scende  sulla  stretta 
pianura  litorale  con  ertissimo  pendio  e  declina  lentamente 
a  Levante  e  a  Mezzogiorno.  Esso  ha  un'altezza  di  400  in 
óOO  metri,  con  profili  eleganti,  clic  h»  fecero  notare  agli  an- 
tichi per  la  smi  bellezza;  coperto  di  boschi  che  2)er  la  ve- 
getazione fanno  ricordare  l'Italia  uicridionale  della  (piale  ha 
ancora  il  dolcissimo  cliuia. 

La  parte  settentrionale  è  detta  localmente  Gabel  Acdar 
e  tocca  i  7  7»)  metri  a  Sud  dell'antica  Cirene,  e  forse  i  1000 
nella  Montagna  Verde. 

liassilìiaìli,  —  In  tutta  la  regione  montuosa  dell'Atlante 
non  abbiamo  notato  che  montagne  ed  alte  vallate  oltre  il 
grande  altipiano  centrale.  In  ([iiesto  tratto  di  Africa  non  esi- 
stono grandi  pianure:  ma  due  tratti  j)ossono  essere  notati 
come    importanti.    Una    è    la    ]»iaiiui-a    ihe    si    stende    lungo 


Geografia  e  Geologia  dell'Africa  33 

l'Oceano  Atlantico  airOccidentc  dell'Atlante  in  quella  specie 
di  largo  inibnto,  formato  dai  monti  di  Fez  con  quelli  del 
piccolo  Atlante.  Pianura  caldissima,  percorsa  da  corsi  d'acqua 
relativamente  importanti  e  ricca  di  messi.  L'altra  e  la  pia- 
nura (Sahel)  tunisina  collocata  lungo  la  riva  del  i\Iediterraneo, 
più  larga  al  Mezzodì,  addentrantesi  alquanto  tra  due  catene 
come  vedemmo  più  sopra,  lungo  la  valle  della  Megerda. 
Questa  ha  una  vantata  celebrità  per  la  ricchezza  dei  prodotti 
agricoli;  la  pnrte  meridionale  è  più  arida.  Lungo  la  costa 
trovansi  dei  j^iccoli  tratti  di  pianure  chiuse  fra  il  nuire  e  i 
vari  prolungamenti  dei  gruppi  delle  montagne  algerine.  Questa 
costa  prende  il  nome  di  Rif  nel  tratto  appartenente  al  Ma- 
rocco, di  Teli  nella  parte  algerina:  sono  pianure  brevi  ma 
in  generale  attraversate  da  corsi  di  acqua  abbastanza  consi- 
derevoli per  determinare  una  ricca  vegetazione  di  piante  della 
flora  del  Mediterraneo. 

Delle  grandi  dejn'essioni  al  mezzogiorno  della  sezione  orien- 
tale della  catena  del  grande  Atlante,  e  a  mezzogiorno  pure 
dell'altipiano  barcino,  parleremo  ora  trattando  del  Sahara. 

ScihClì'Cl,  —  Per  Sahara  intendo  quella  immensa  esten- 
sione posta  a  mezzogiorno  dei  rialti  di  cui  ora  abbiamo  di- 
scorso, che  va  fino  alle  regioni  fertili  dell'Africa  intertropi- 
cale, un  tratto  di  terra  in  circa  dal  1(3°  al  oO"  parallelo 
settentrionale  e  dall'Atlantico  al  Mar  Rosso.  Cosi  intendo  per 
Sahara  non  solamente  quella  regione  desertica  che  così  co- 
munemente vien  denominata,  ma  ancora  i  tratti  meridionali 
della  reggenza  di  Tunisi,  dell'Algeria,  del  Marocco,  tutta  la 
reggenza  di  Tripoli,  eccettuato  l'altipiano  di  Barca,  l'Egitto 
e  la  Nubia. 

Parrà  strana  a  dir  il  vero  questa  innovazione  ai  più  dei 
lettori,  quantunque  non  sia  nuova,  ^^  specialmente  perchè  si  è 


1)  Vedi  Grisebach,  traci.  TcuniATCHEFF,  La  vegefation  dn  Gioite,  2,  VII, 
1G4  e  seg.  Paris,  Bailliere,  1878.  G.  Cora,  Bollettino  II  Geogr.,  1882  e  altri. 

3.  —  Geografia  e  Geologia  delV Africa. 


34  Geografìa  e  Geologia  dell'Africa 

abituati  a  parlar  di  Tripoli  come  di  uno  Stato,  dell'Egitto 
come  di  un  paese  fertilissimo. 

Tanto  a  Tripoli  come  nell'Egitto,  e  incomparabilmente  più 
in  (juest'  ultimo  paese,  vi  sono  dei  tratti  di  terreno  che  sono 
più  o  meno  delle  altre  oasi  del  Sahara,  dotati  di  una  grande 
fertilità,  abitati  da  uomini  che  hanno  costituito  delle  comu- 
nità le  quali  si  sono  elevate  anche  molto  nella  scala  dei  po- 
poli civili;  ma  ciò  non  toglie  che  la  massima  parte  della 
estensione  di  questi  paesi  non  sia  dello  stesso  carattere  della 
parte  arida  del  Sahara  preso  nel  senso  stretto  e  come  h  co- 
munemente inteso  :  in  questa  poi  stanno  altre  oasi  e  altre  popo- 
lazioni, che  avrebbero  tanto  diritto  quanto  Tripoli  e  l'Egitto 
per  essere  separatamente  trattate  se  si  avesse  a  scrivere  di 
geografia  particolare  o  politica.  Ma  qui  trattandosi  di  fatti 
fisici  comuni  a  tutta  la  regione  che  ho  accennato  e  non  es- 
sendovi distinzioni  poste  dalla  natura,  parlerò  di  tutto  insieme 
questo  territorio  per  quel  che  riguarda  la  forma  del  terreno, 
salvo  a  far  le  debite  distinzioni  a  suo  luogo. 

A  questo  paese  si  dà  una  superficie  di  più  che  nove  milioni  di 
chilom.  quadrati,  con  una  altezza  media  ritenuta  di  487  metri.  '^ 

Naturalmente  la  superficie  che  gli  si  attribuisce  varia  se- 
condo la  idea  che  ci  si  fa  di  Sahara.  Il  Rohlfs  esclude  da 
esso  le  ste2)pe  meridionali,  l'oasi  di  Air,  e  quasi  tutto  il  Borcu; 
egli  dà  cosi  una  estensione  di  cinque  milioni  e  mezzo  di  chi- 
lometri quadrati;  il  Griselmch  al  Sahara  propriamente  detto, 
escludendo  l'oasi  di  Air  e  i  l^oreu.  assegna  114.(300  miglia 
tedesche  quadrate,  togliend<ì  (jucsto  dato  dal  Geographiscìies 
Jahrhucìi  di  Beimi,  t.  I,  e  quindi  0.270.000  chil.  quadrati; 
ma  aggiungendoN  i  ([uel  (^lie  in  Africa  ritiene  spetti  alla  re- 
gione Sahariana  negli  stati  di  Tripoli,  P]gitto  e  Tunisi,  si  ha 
147.400  miglia  tedesclie  quadrate  cioè  8.107.000  chilom.  qua- 
drati. Guido  Cora  nel  suo  lavoro  sul  Sahara  accettando  ed  am- 


')  Grisebach,  1.  e,  dai  400  ai  500.  G.  Cora,  350,  Zittel. 


3.600.000  chiL 

quad 

2.000.000 

» 

» 

1.500.000 

>> 

» 

850.000 

» 

» 

200.000 

» 

» 

Geografia  e  Geologia  dell'Africa  35 

pliaudo  i  limiti  del  Grisebacli  porta  a  9.000.000  in  cifra  tonda 
la  sii2)erfìeie  del  Sahara.  Lo  Cliavaiine  poi  offre  questi  dati: 

Hamada  e  serir 

Roccie  e  montagne 

Steppe  e  pascoli 

Sabbie 

Oasi  e  zone  di  coltura 

8.150.000 
Dalle  Mittheilungen  di  Petermann  {Bevolkerung  der  Erde  di 
Behm  e  Wagner)  deduco  i  seguenti  dati  particolari  (Erganzim- 
gsheft,  n."  45)  : 

Sahara  propriamente  detto 
Sahara  marocchino 

»        algerino  (Erganz. ,  55) 
»        tunisino 
Egitto 
Nubia 
Tripoli 

il  che  darebbe 

dalla  quale  cifra  sottraendo 

la  superficie  del  deserto  libico 
per  non  ripeterla  si  ha  9.313.266      »  » 

della  quale  superficie  le  oasi,  le  steppe  e  le  terre  montuose  oc- 
cupano probabilmente  due  milioni  di  chilometri  quadrati.  Tutti 
questi  dati  però  sono  incerti  assai  e  solo  di  pochi  paesi  e  dei 
meno  importanti,  almeno  per  quel  che  riguarda  la  grossezza 
dei  numeri,  si  può  asserire  con  qualche  precisione. 

Date  queste  cifre  che,  per  quanto  ajDprossimative,  danno 
pure  una  idea  del  complesso,  esaminiamo  ora  la  forma  della 
superficie  di  questa  immensa  regione. 

Nell'insieme  è  dunque  un  immenso  altijiiano  che  può  stare 
a  petto  per  l'ampiezza,  ma  non  per  l'altezza,  ai  grandi  altipiani 
asiatici.  Finora  si  ebbero  le  idee  più  erronee  di  quel  che  siaque- 


6.310.000  chil. 

quad. 

475.200 

» 

» 

350.666 

» 

» 

90.300 

» 

» 

550.000 

» 

>> 

873.000 

» 

>> 

1.033.000 

» 
» 

» 

9.682.166 

» 

368.900 

» 

» 

36  Geografìa  e  Geologìa  dell'Africa 

sta  grande  estensione  di  cui  non  si  conosceva  che  piccola  parte; 
un  deserto  inabitato  e  inabitabile,  un  mare  di  sabbie  mobili 
trasj^ortate  ad  ogni  l^nffo  di  vento,  con  qualche  oasi  (che  in 
qualche  trattatello  di  geografia  è  definita  come  un  monticello 
verde  con  fontane  e  palmizij,  un  piano  livellato,  monotono, 
basso. 

Le  esplorazioni  moderne,  le  osservazioni  fatte  in  molta  parte 
della  superficie  del  gran  deserto,  tenendo  conto  della  natura 
del  terreno  e  della  vita,  ci  hanno  fatto  conoscere  meglio,  se  non 
ancora  bene,  questo  tratto  di  terra,  grande  quasi  come  l'Europa. 

Il  Sahara  è  complessivamente  un  grande  altipiano  che  si 
disse  di  un'altezza  media  di  4  ai  500  metri,  media  che  risulta 
però  da  clementi  molto  differenti.  La  sua  forma,  all'ingrosso, 
ricorda  quella  del  trapezio  del  qude  i  lati  paralleli  sarebbero 
gli  archi  indicanti  il  30°  e  il  16"  di  latitudine,  e  gli  altri  due 
sarebbero  indicati  dai  tratti  delle  coste  del  Mar  Rosso  e  del- 
l'xltlantico  compresi  fra  quelli.  La  larghezza  del  Sahara  sa- 
rebbe così  di  nn  1600  chilometri,  la  lunghezza  sul  16°  di  circa 
6000(5992)  cliil.,  sul  30"  4000  (3993)  cliilometri. 

3IOìltÌ  del  Sahara,  —  Questa  immensa  estensione  è 
attraversata  da  nn  rialto,  da  un  fastigio  che  sarebbe  nna  chiara 
linea  di  displuvio  se  in  questa  regione  piovesse  tanto  da  deter- 
minare delle  correnti  d'acqua  permanenti  o  almeno  lunglie. 
Questa  spina  va  da  N.  O.  a  S.  E.  e  collega  per  dir  così  il  rialzo 
dell'Atlante  col  grande  rialto  dell'alto  Xilo.  A  X.  E.  s'abbassa 
rapidamente  la  pianura  libica,  che  va  a  finire  sul  Mediterraneo 
e  air  altipiano  cirenaico,  all'O.  si  trova  il  declivio,  in  complesso 
l)iii  lento,  clic  va  a  finire  all'Atlantico  per  la  maggior  parte,  un 
tratto  più  breve  va  al  Sud  verso  il  Niger  e  il  lago  di  Tsad.  Que- 
sto rialzo  centrale  che  è  di  un'  altezza  modestissima  nel  Sahara 
maroccliino  e  algerino  si  innalza  nel  centro  in  forma  di  vere 
montagne.  Sopra  di  queste  sono  scarse  ancora  le  notizie  per  po- 
terne dare  una  notizia  particolareggiata;  non  si  hanno  che  le 
n()zi(»ni  generali 


Geogì'ofia  e  Geologìa  dell' Africa  37 

Al  8.  E.  cleirAtlante  si  trova  una  zona  bassa  dove  giace 
l'oasi  di  Tnat,  al  S.  E.  di  questa  comincia  la  linea  di  rialti  che 
finisce  ai  contini  settentrionali  del  Dar  Fur. 

Dal  lato  di  Ponente  hanno  il  carattere  di  un  possente  nodo 
di  montagna  e  prendono  i)oi  nel  Levante  l'aspetto  di  una  vera 
catena.  E  difficile  esprimere  chiaramente  senza  l'aiuto  della 
carta  questo  intricato  labirinto  di  montagne,  tanto  più  colle 
incertezze  che  regnano  sul  conto  di  un  paese  poco  esplorato. 

Il  gruppo  centrale  di  questa  alta  regione  occidentale  è  l'alti- 
piano detto  di  Ahaggar,  dal  nome  di  una  delle  più  importanti 
divisioni  dei  popoli  del  Sahara,  e  consiste  in  un  acrocoro  circo- 
lare che  si  prolunga  verso  il  Nord  fino  al  monte  Udan  e  questo 
promontorio  (se  ò  permesso  di  dir  cosi)  porta  il  nome  di  Tife- 
dest.  Questa  cima  è  notata  dal  Duveyrier  come  simile  ai  vul- 
cani dell' Alvernia  e,  stando  alle  informazioni  che  questo  illustre 
viaggiatore  ebbe  dagli  indigeni,  pare  che  altri  picchi  meno  im- 
portanti esisterebbero  nei  piani  interiori  della  montagna. 

Gli  stessi  indigeni  riferirono  che  la  neve  caduta  dura  circa 
tre  mesi  dell'anno,  dal  che  si  può  inferire  una  altezza  di  almeno 
3000  metri;  la  quale  è  confermata  dal  legno  di  conifere  adope- 
rato nella  fabbricazione  degli  utensili  visti  da  Tristram  (The 
great  Sahara).  Da  questo  centro,  la  più  alta  elevazione  del 
Sahara,  sgorgano  importanti  corsi  d'acqua,  che  però  essiccano 
e  scompaiono  molto  presto. 

Delle  traccie  di  grandi  antichi  fiumi  che  in  tempi  remotissimi 
doveano  scorrere  da  questo  altipiano  verso  il  Mediterraneo,  verso 
il  Niger  e  forse  verso  l'Oceano  Atlantico,  parleremo  nel  capitolo 
dell'Idrografia  e  in  quello  della  Geologia. 

Pare  che  l'asse  di  questo  gruppo  di  montagne  sia  quello  ge- 
nerale della  catena  N.  O.-S.  E.  Parallelo  a  questo  verso  S.  0. 
è  un  altipiano  quasi  sconosciuto  detto  Tasili  del  Sud  o  Tasili 
di  Ahaggar.  Dal  lato  di  N.  E.  si  eleva  parallelo  pure  al  sistema 
principale  l'altipiano  di  Anahef  o  Anhef  o  Inhef,  importante 
catena,  die  si  dice  ricca  di  acque  e  di  vegetazione;  fu  attraver- 


38  Geografia  e  Geologia  dell'Africa 

jsata  all'altezza  di  1500  m..  ma  si  ritiene  che  raggiunga  forse 
i  ]  000  metri. 

Come  prolungamento  della  catena  di  Ahaggar  verso  Ovest, 
può  essere  considerato  l'altipiano  di  ^Muydir.  AXord-Est  dell'al- 
tipiano di  Aliaggar  e  parallelo  a  questo  è  l'importante  altipiano 
detto  Tasili  del  Nord  o  di  Azdier,  dal  nome  di  un'altra  impor-' 
tante  sezione  degli  abitanti  del  Saliara.  Di  fronte  a  questo,  al 
di  là  deir  Igargar  verso  Ponente  sono  i  monti  Iranen.  I  Tasili 
del  Xord  sono  un  grande  altipiano  molto  accidentato  e  frasta- 
gliato con  profonde  e  strette  incisioni  dal  lato  settentrionale. 
Dal  lato  meridionale  invece  è  intatto  e  si  eleva  con  una  cresta 
alta  detta  Adrar,  dominata  da  un  picco  vulcanico  detto  Esocal. 
Dal  passo  di  Egeri  che  sta  al  lato  orientale  della  catena  si  ha 
una  idea  dell'altezza  di  questi  montt.  Esso  si  eleva  1500  metri. 
Al  Xord  Ghat  è  787  metri,  ma  il  margine  settentrionale  e  stato 
misurato  dal  Duveyrier  1000  metri  siccliè  si  può  ritenere  che 
questi  monti  vadano  dagli  800  ai  2000  metri  di  altezza.  Si  tro- 
vano in  questi  monti  acque  in  certa  quantità,  laghetti,  e  quindi 
una  certa  vegetazione. 

Procedendo  a  S.  E.  una  serie  lunga  di  colline,  che  porta  il 
nome  di  monti  Tumno  o  Uar,  non  passa  i  000  metri  sul  livello 
del  mare  e  serve  di  collegamento  fra  i  Tassili  del  X<>rd  e  i 
monti  del  paese  di  Tibesti.  Questi  furono  illustrati  special- 
mente dal  Xaclitigal  e  portano  il  nome  complessivo  di  monti 
Tarso.  L'asse  del  sistema  è  sempre  N.  O.-S.  E. 

La  inqwrtante  giogaia  è  lunga  forse  500  chilometri.  E  nel 
conqjlesso  un  altipiano  maestoso  con  due  punti  culminanti  uno 
al  Xord  dove  è  un  grande  sollevamento  che  passa  i  2500  metri 
d'altezza,  e  nella  vetta  del  Tusidde  raggiunge  i  2800:  e  al  Sud 
un  altro  minore  col  monte  Cussi  che  deve  esso  pure  essere  ben 
alto  se  ogni  anno  si  forma  il  ghiaccio  sulla  sua  vetta.  A  S.  E. 
del  Cussi  i  monti  continuano  nella  stessa  direzione,  ma  senqire 
abbassandosi  nel  paese  di  Vagianga,  dove  si  eleva  il  monte 
Cjruro,  e  di  là  j^er  i  paesi  di  Enedi  e  di  Borcu  pare  vada  a  rag- 


Geografia  e  Geologia  dell'Africa  39 

giungere  con  piccole  alture  il  nioute  ^larra  nel  l^aciuo  del 
Nilo. 

Staccato  da  (juesta  principale  linea  di  monti  trovasi  a  Sud 
dell'  Inlief  il  gruppo  dei  monti  di  Air  con  due  cime  ;  il  Bagsen 
al  Sud  e  il  Timge  al  Nord,  alto  questo  1530  metri. 

Al  N.  E.  dei  Tunino,  paralleli  a  questi  e  alla  costa  meridio- 
nale della  oTan  Sirte  è  una  linea  di  montao-ne  dette  le  IMonta- 
gne  Nere,  che  raggiungono  nel  monte  Soda  appena  i  900  metri. 

Haììlììiada,  —  Ma  oltre  queste,  che  sono  vere  linee  o 
gruppi  di  montagne,  il  Sahara  ha  anche  altri  accidenti  orogra- 
fici. Questi  si  distinguono  in  Hammada  e  inSerir;  l'Hammada  è 
una  superficie  poco  ondulata  e  talora  piana,  orizzontale,  di  un  ter- 
reno duro,  generalmente  calcareo,  talora  interrotto  da  profonde 
fenditure,  senza  erbe,  senza  cespugli,  senza  acqua,  senza  insetti. 

Ssriv,  —  I  serir  sono  invece  estensioni  di  pianure  alte  o 
basse  pure  orizzontali,  coperte  di  pietre  e  sabbia.  Le  pietre  ta- 
lora sono  aguzze,  talora  sferiche,  di  grandezza  che  varia  da 
quella  del  pisello  a  quella  della  noce  ;  alcune  volte  di  forma 
così  regolare  e  di  grandezza  cosi  uniforme  da  sorprendere.  Fra 
gli  Hammada  più  importanti  si  nota  il  tristamente  famoso 
Hammada  ci  Homra  (rosso)  che  va  da  Gadames  aSocna  per  600 
chilometri  e  dai  monti  Nefus  alle  dune  di  Edején  per  300  chi- 
lometri è  alto  circa  600  metri  e  si  attacca  a  levante  colle  Mon- 
tagne Nere.  È  il  vero  e  sj^aventoso  deserto.  Un  altro  Hammada 
è  quello  di  Mursuc,  che  va  da  questa  città  alle  dune  di  Edején 
e  fra  Gat  e  Sabba,  lungo  e  stretto  deserto,  che  tocca  gli  840  ni. 
d' altezza  ;  un  altro  noto  Hammada  è  a  levante  del  passo  di 
Egeri  a  N.  dei  monti  Tumno.  Altri  sono  stesi  al  Sud  del  Ma- 
rocco, fra  gli  altri  quello  fra  Tafilet  e  il  Glier  è  non  grande,  ma 
dei  più  desolati. 

Dei  Serir  uno  dei  più  notevoli  è  quello  attraversato  daKoldfs 
nel  suo  viaggio  a  Cufra  che  si  stende  dall'oasi  di  Gialo  (presso 
Augila  al  Sud  di  Barca)  fino  a  Taiserbo,  nel  quale  per  350  chi- 
lometri si  trovano  lunghissimi  tratti  formati  da  ciottoli  sferici 


40  Geografia  e  Geologia  dell'  Africa 

grossi  come  piselli  o  poco  più,  di  una  mirabile  uniformità,  e 
tanto  livellato,  che  si  rende  notevole  un  monticello  alto  appena 
tre  metri. 

Dime,  —  Altri  tratti  piani  sono  costituiti  dalle  dune.  Que- 
ste rappresentano  nella  immaginazione  volgare  il  vero  deserto 
e  si  ritiene  che  lo  coprano  quasi  tutto.  Si  è  visto  più  sopra  (pa- 
gina 35j  come  lo  Cliavanne  riduceva  questa  estensione  a  una 
nona  jjarte  dell'  intero  deserto.  Questa  riduzione  è  probabil- 
mente esagerata;  è  accettabile  invece  il  calcolo  del  Cora,  che 
porta  a  2.200.000  chilometri  quadrati  la  superficie  occupata  da 
dune  ;  la  metà  delle  quali  è  nel  deserto  libico. 

JJn  altro  volgare  e  diffusissimo  errore  sta  nel  credere  che  le 
dune  rappresentino  il  vero,  il  terribile  deserto,  che  le  carovane 
pericolino  di  affondarvisi,  che  vi  rimangano  esposte  a  tutti  gli 
orrori  j^iù  grandi  ;  invece  esse  sono  il  luogo  spesse  volte  prefe- 
rito dalle  carovane  per  farvi  le  loro  strade.  Difatti  è  in  esse  che, 
air  infuori  delle  oasi  e  delle  vallate  montane,  si  trova  la  miglior 
vegetazione,  la  rpiale  se  non  altro  fornisce  il  cibo  ai  canmielli. 
Ciò  si  spiega  col  fatto  che  le  sabbie  assorìjono  per  fenomeno  di 
cai)illari,tà  le  acque  che  scendono  dalle  montagne  nel  fondo  dei 
terreni  da  esse  occupati,  e  diventano  il  serbatoio  dei  rari  rovesci 
d'acqua,  clic  cascane;  e  poi  percliè  le  sabbie  contengono  una 
quantità  talvolta  niolto  considerevole  di  liumus.  che  forse  ri- 
copri un  tempo  mi  tratto  del  deserto,  e  di  quello  formato  dalle 
piante  stesse  una  volta  estinte.  Per  cui.  mentre  è  tutto  deserto 
e  deserto  assoluto  sugli  Ilanunada  e  sui  Serir,  dove  l'acqua  non 
si  ferma,  e  dove  la  roccia  è  nuda,  le  dune  presentano  (^ualclie 
volta  dei  foraggi  eccellenti,  e  persino  dei  piccoli  arbusti;  il 
Largeau  vide  da  Ber  es  8uf  a  Gadames  dei  tronchi  anticlii  in- 
nalzati sui  monticelli  di  sabbia,  e  dei  bellissimi  arboscelli. 

Queste  dune  prendono  diversissimi  nomi  secondo  Ìji  loro 
forma  e  secondo  anejic  i  linguaggi  dei  popoli  che  abitano  il 
deserto.  I  Berberi  le  dicono  Ighidi,  Ghidi^  Igdia,  gli  Arabi 
Erg^  Arg^  Areg^  i  Taureghi  Edejen,  ì  Tebba  Bmel^  Remmel, 


Geografia  e  Geologia  dell'  Africa  41 

Rhaì't.  I  Berberi  dicono  poi  Gurd  una  montagna  di  sabbia, 
Zemla  una  duna  allungata  a  schiena  d'asino,  aS'i/ quando  abbia 
una  parete  quasi  verticale,  Cheit  se  sono  cordoni  di  dune;  altre 
volte  prendono  nome  dalla  forma  di  cuore,  di  cane,  ecc. 

Le  dune,  che,  come  si  vedrà  nei  capitoli  seguenti,  sono 
di  origine  climatica  o  meteorica  e  non  marina,  né  qui  mi  dif- 
fondo su  ciò  che  non  è  suo  luogo,  si  trovano  talora  ammas- 
sate, talora  spianate,  talora  a  linee  parallele;  e  in  questo  caso 
diventano  molto  pericolose,  perchè  possono  essere  insormon- 
tabili a  una  carovana  anche  bene  allestita. 

L' altezza  assoluta  a  cui  giungono  le  dune  è  varia;  sono  ta- 
lora un  rialzo  di  un  metro,  talvolta  ascendono  ai  100  o  150 
metri;  di  tali  ne  trovò  Rohlfs  andando  a  Cufra,  disposte  in 
catena  parallela  allineata  da  X.  a  S.  Il  Largeau  parla  di  mon- 
tagne di  sabbia  alte  300  metri  presso  Tlgargar  e  di  500  (!) 
vex'so  Gadames. 

L' altezza  poi  sul  livello  del  mare  è  varia  secondo  l' altezza 
del  piano  su  cui  posano,  quelle  di  Edején  e  quelle  presso  Mur- 
suc  che  si  posano  sui  fianchi  dei  Tassili  e  dei  Tumno  si  trovano 
fino  ad  800  metri,  più  comunemente  giungono  ai  400;  così  il 
deserto  libico  è  in  generale  a  400  metri  di  elevazione  media, 
con  una  inclinazione  lenta  da  S.  verso  N.  Le  dune  dell'Areg 
sono  a  300  metri,  quelle  di  El  Giuf  vanno  dai  120  metri  al- 
l'interno fino  ai  50  verso  l'Atlantico. 

Le  più  importanti  distese  di  dune  sono  quelle  del  deserto 
libico,  che  vanno  si  può  dir  fino  al  Nilo  e  sono  stimate  a  più 
di  1.000.000  di  chilometri  quadrati  di  superficie;  sono  la  .parte 
più  arida  delle  dune.  Un'  altra  zona  lunga  un  3300  chilometri, 
che  si  può  dir  parallela  all'Atlante,  va  dall'Atlantico  fin  quasi 
al  Mediterraneo  presso  la  gran  Sirte  con  forse  750.000  chiloni. 
quad.  di  superficie,  e  prende  i  nomi  locali  di  Glàdi  all'Ovest  e 
e  di  El  Erg  ed  Arecj  all'Est.  Altre  molto  note  sono  le  dune  di 
Edején  al  Nord  dei  Tassili,  quelle  di  El  Giuf  nel  Sahara  occi- 
dentale, altre  fra  Air,  Cariar,  altre  a  S.  dell'Ahaggar, 


42  Geografia  e  Geologia  deW Africa 

DeprCSSiOìli»  —  Altra  o^nnione  volgare  e  largamente  dif- 
fusa è  che  il  Sahara  abbia  immense  bassure,  e  molto  dififuso  fu 
e  dura  ancora  l'altro  errore,  che  pochi  colpi  di  vanga  possono 
bastare  ad  aprire  un  canale  per  gettarvi  dentro  tanta  acqua  da 
sconvolgere  la  condizione  attuale  climatica  di  mezzo  mondo,  se 
])ur  non  di  spostare  il  centro  di  gravità  della  terra.  Tutte  que- 
ste cose  io  mi  son  sentito  dire  da  persone  che  passano  per  colte; 
e  che  in  altre  cose  lo  sono.  I  tratti  sotto  il  livello  del  mare  sono 
pochi  e  piccolissimi  in  confronto  con  la  superficie  totale.  Il 
tratto  più  notevole  e  più  noto,  è  quel  terreno  nella  Tunisia  e 
nell'Algeria  meridionale  che  contorna  gli  Sciott  di  Melghig  e 
di  Garsa  e  di  Asdige.  Questi  Sciott  e  le  terre  adiacenti  formano 
})arte  di  quel  terreno  che  si  voleva  mettere  in  comuriicazione 
col  Mediterraneo  secondo  il  progetto  che  prende  il  nome  dal 
capitano  Roudaire.  Si  credeva  che  anco  lo  Sciott  di  Gerid  col 
prolungamento  orientale,  che  è  detto  Sciott  di  Fegegi  fosse  più 
basso  del  Mediterraneo,  e  che  bastasse  un  piccolo  lavoro  per 
tagliare  l'istmo  di  Gabes  che  si  stimava  più  stretto  e  più  basso 
di  ({uel  che  non  sia.  Ma  si  trovò  prima  da  una  spedizione  ita- 
liana diretta  dal  compianto  Antinori  e  poi  da  altre  e  dal  Kou- 
daire  stesso  che  lo  Sciott  di  Gerid  era  molto  più  alto  del  livello 
del  mare  (19.40  all'O.,  40. Kj  all'È.)  e  che  bisognava  fare  un 
canale  lungo  forse  180  chilometri  per  giungere  alle  terre  basse 
che  sono  attorno  allo  Sciott  di  Garsa;  j^er  ciò  si  dimise  il  pen- 
siero di  ((uesto  golfo  artificiale.  Le  dejìressioni  hanno  una  su- 
perficie di  forse  GOOO  chilometri  quadrati  e  giungono  a  circa 
2  metri  per  lo  Sciott  Asluge,  circa  21  per  lo  Sciott  Garsa  e  51 
per  lo  Sciott  Melghig,  sotto  il  livello  del  mare. 

Si  credevji  clie  le  oasi  di  Augila  e  di  Gialo  fossero  in  una  in- 
senatura profonda  e  come  tali  si  trovano  segnate  in  molte  carte 
e  in  molti  libri,  ma  ora  è  accertato  che  Angila  è  alta  40  metri 
sul  livello  del  mare  e  Gialo  apparisce  ancor  di  più  quantunque 
la  sua  altezza  non  sia  bene  accertata.  L'oasi  di  Sina  è  un  breve 
tratto  che  si  abbassa  di  forse  25  metri  sotto  il  livello  del  mare, 


Geografia  e  Geologia  dell' Africa  43 

e  andando  a  E.-8.  E.  si  trovano  le  depressioni  dell'  Oasi  di  Arad 
a  —  70  metri,  di  Uttia  —  20,  del  lago  di  Sittra  — ^27;  ma  tutte 
queste  non  sono  clie  cavità  di  un  terreno  alto,  separate  tra  loro 
da  terre  elevate,  siccliè  anche  qui  si  perdette  la  speranza  di  una 
immissione  di  acqua  dal  mare. 

Verso  il  Nilo  vi  è  la  valle  di  Natron  che  è  profonda  2  metri 
sotto  il  livello  del  mare.  Noto  qui  che  la  valle  di  Natron  è  a 
ponente  del  Nilo  di  Eosetta  e  non  a  levante  come  sfuggì  a 
molti  autori  reputati. 

A  Sud  della  valle  di  Natron  nel  Fajum  è  pure  un'  altra  de- 
pressione nel  Birchet  el  Cherun  che  va  a.  29  metri  sotto  il  li- 
vello del  mare. 

OilsL  —  Parlando  del  Sahara  si  è  ])arlato  e  si  parla  senqjre 
di  oasi;  queste  veramente  non  troverebbero  luogo  a  questo  punto 
della  trattazione  inquantochè  non  sono  un  fatto  orografico,  ma 
idrografico.  Infatti  la  loro  esistenza  non  è  contraddistinta  in 
modo  particolare  dal  fatto  di  terre  alte  o  basse,  o  da  qualunque 
altra  condizione  del  terreno,  ma  solamente  dalla  presenza  del- 
l' acqua.  Dove  non  è  acqua  costante  non  può  essere  vegetazione 
permanente,  che  è  la  condizione  necessaria  alla  esistenza  di 
un'oasi;  poco  importa  se  quest'acqua  scende  sotto  forma  di 
pioggia,  si  accumuli  come  neve,  sgorghi  come  fontana,  scorra 
come  fiume,  si  cavi  da  un  pozzo;  sicché  è  da  trattare  piuttosto 
questo  argomento  in  altro  luogo.  Pure,  perchè  un  fatto  così 
inqiortante  non  venga  del  tutto  troppo  lontano,  credo  comodo 
di  indicare  le  località  dove  si  trovano  le  più  importanti  fra  le 
oasi  conosciute  ;  dirle  tutte  sarebbe  impossibile  e  inutile. 

Verso  la  costa  dell'Oceano  Atlantico  le  oasi  sono  quasi  esclu- 
sivamente ai  confini  del  Marocco,  del  resto  la  costa  è,  sì  })uò 
dire,  assolutamente  deserta;  lungo  12°  occ.  di  Green,  si  trovant.) 
due  gruppi  di  oasi;  uno  all'incrocio  col  25°  parallelo  e  l'altro 
col  20",  21°,  quest'ultimo  è  il  paese  di  Adrar.  Fra  l'Antiatlante 
marocchino  e  il  deserto  si  trovano  le  importanti  di  Tafilet  e 
quelle  sulle  rive  della  Draa  e  tra  queste  e  l'altipiano  di  Ahaggar 


44  Geografia  e  Geologia  dell'Africa 

sta  un  gruppo,  fra  le  ouali  importantissima  Tuat.  Da  queste  al 
Sudan  non  si  conoscono  oasi,  salvo  f|ualclieduna  piccolissima; 
ma  avvicinandosi  al  grande  arco  del  Xig-er  si  trova  T  im2)ortan- 
tissima  Timljoctu  e  le  minori  che  la  circondano.  E  queste  sono 
presso  a  poco  sul  3°  occ.  di  Green. 

Procedendo  a  levante  dal  5"  al  IO''  di  Green,  si  trovano  quelle 
del  Sahara  aluerino  dove  è  notevole  Vargla  e  più  a  levante 
Gadames,  nodo  di  strade  di  carovane,  a  mezzogiorno  di  questa 
r  altipiano  di  Ahaggar  e  dei  Tasili  ha  vegetazione  ed  abitanti, 
ma  non  è  stato  visitato  da  Europei;  verso  il  Sudan  l'altra  di 
Air,  dove  Agadef  è  un  centro  im})ortante  di  vita  sahariana. 

Un'altra  linea  di  oasi  si  trova  lungo  il  12°  e  14°  ov.  di  Green. 
Questa  comincia  al  Nord  colle  oasi  di  Tripoli  e  con  quelle  vi- 
cine tra  i  monti  Xefus;  più  a  Sud  r'inq)ortantissimo  gru})po  at- 
torno a  Mursuc  che  forma  il  paese  di  Eesan,  e  poi  quella  linea 
di  oasi  che  collega  Mursuc  col  lago  di  Tsad.  Le  più  importanti 
fra  queste  sono  le  oasi  di  Jat,  Siggedin,  Canar,  Canar,  Bilma, 
Debbela,  Agadem.  A  levante  di  questa  linea  sta  il  gruppo  del 
paese  di  Tibesti. 

Un'altra  linea  di  (jasi;  ma  interrotta,  e  nel  deserto  libico  tra 
il  16**  e  22°  ov.  di  Green.  Al  Sud  dell'altipiano  cirenaico  stan 
le  oasi  di  Augila  e  di  Gialo;  in  mezzo  alle  solitudini  sabbiose 
quelle  che  formano  il  griq)po  di  Cufra,  Taiserbo,  Chebabo,  Bu- 
scima  e  altre  minori,  più  al  Sud  nulla  tino  a  Vagianga. 

Sul  confine  d'Egitto  vi  h  il  più  celebre  grupjìo  di  oasi,  ce- 
lebre almeno  storicamente.  La  linea  comincia  con  quelle  che 
son  presso  il  golfo  di  Sollum  e  j)OÌ  va  a  Sina,  Tarafra,  Sachei, 
Cargeh. 

E  pili  a  levante  ancora  si  può  considerare  come  una  im- 
mensa oasi  tutta  la  vallata  del  Nilo  nubiano  ed  e^'iziano. 

Monti  del  SlCflaìl,  —  Abbiamo  notato  i)iù  sopra  la  pen- 
denza generale  del  Saliara  dai  monti  deirAliaggar  e  di  Tibesti 
verso  il  mezzogiorno.  Questa  pendenza  continua  fino  ai  punti 
di  massimo  avvallamento,  che  sono  il  corso  del  Niger  in  occi- 


Geografia  e  Geologia  dell'Africa  45 

dente,  il  bacino  del  lago  T.sad  dal  lato  orientale  ;  a  Timboctn  si 
è  a  soli  245  metri  snl  livello  del  mare,  il  lago  Tsad  è  presso 
alla  stessa  altezza,  quantunque  questi  due  punti  sieno  tanto 
entro  terra.  Questo  fatto  di  bassure  nel  centro  del  continente, 
notato  come  una  cosa  singolare  da  molti  geografi,  mi  pare  poco 
sorprendente  giacche  è  più  comune  di  quel  che  si  mostra  di 
credere;  le  due  Americhe  sono  allo  stesso  caso,  anclie  nell'Au- 
stralia si  trovano  delle  forti  depressioni  dopo  i  rilievi  della 
costa. 

Al  Sud  di  queste  dej^ressioni  ricomincia  la  salita  e  si  va  alle 
alture  che  dividono  il  bacino  del  lago  di  Tsad  da  quello  del 
Nilo,  del  Congo  e  dal  Niger.  Questo  tratto  è  uno  dei  più  sco- 
nosciuti dell'Africa,  e  non  è  che  qualche  raro  tratto  di  paese 
che  sia  sufficientemente  conosciuto.  Diremo  quel  che  si  sa. 

Dal  monte  di  Marra  nel  paese  del  Dar  Fur,  dove  si  è  fatto 
capo  colla  grande  catena  sahariana,  si  staccano  a  S.  e  S.  0. 
dei  monti  che  vanno  nella  direzione  dello  Sciari  e  separano 
questo  fiume  dalla  regione  degli  affluenti  del  Nilo;  là  si  incon- 
trano i  monti  Tegesche,  Gherc,  Medogo,  Caga  Bele,  Caga  Dif- 
fili,  che  sono  picchi  elevati  assolutamente  800  metri  al  più,  e 
si  elevano  appena  200  o  250  metri  sull'altipiano  circostante. 
Sulla  sinistra  dello  Sciari,  fra  questo  fiume  e  il  Binue,  sono 
stati  notati  i  monti  Vudala,  Magar,  Mindif,  Kamolle,  Holmu; 
ma  poco  si  sa  di  più;  il  corso  inferiore  del  Binae  attraversa  al- 
cune file  di  monti  paralleli  l'asse  dei  quali  va  da  N.  0.  a  S.  E. 
e  sono  i  Saranda,  i  Gora,  i  Murchison,  i  Dutgin  sulla  destra  che 
continuano  nei  Babandiella,  nei  Tumbina,  negli  Albermale  sulhi 
riva  destra.  ^'  Sono  poco  alti  e  ancor  poco  conosciuti,  pure  è  no- 
tevole la  loro  orientazione  parallela  all'asse  del  grande  sistema 
sahariano. 

Che  cosa  poi  stia  fra  questi  monti  e  fra  Y  alto  corso  del  Bi- 
nue e  il  Congo  ne  io,  né  altri,  credo,  sa  nulla  di  preciso  per  ora. 


1)  Per  questi  ho  seguito  in  tutto  la  carta  clell'Habenicht, 


46  Geografia  e  Geologia  dell' Africa 

I  monti  .sulla  destra  del  Binue  separano  il  baeino  di  questo 
fiume  da  quello  del  Waube  fino  al  Niger. 

Dal  corso  inferiore  e  medio  del  Niorer  lino  al  oolfo  della  Gui- 
nea  e  all'Atlantico  si  trova  un  tratto  di  terreni  alti  i  quali  a 
cominciare  dalla  dej^ressione  delle  rive  del  gran  fiume  da  Tim- 
boctu  in  giù,  A'anno  lentamente  alzandosi  fino  a  una  elevazione 
massima  che  si  trova  in  media  a  una  distanza  di  un  150  chilo- 
metri dalla  costa  e  parallela  a  questa.  Verso  il  mare  il  pendio 
complessivamente  è  più  erto  che  verso  l'interno.  Tutte  queste 
cose  sono  ipotesi  confortate  da  alcune  notizie  di  fatto;  ma  bi- 
sogna confessare  che  anche  })er  questi  monti  abbiamo  ben 
poche  notizie  2)recise. 

II  tratto  meglio  conosciuto  è  il  più  occidentale  dove  gli 
esploratori  francesi,  jiartendo  dalla  colonia  della  Senegambia, 
si  addentrarono  e  poterono  esaminare  meglio  che  in  ogni  altra 
parte  queste  montagne.  Questo  tratto  ha  il  nome  complessivo 
di  monti  di  Futa  Gialon.  La  regione  montagnosa  si  sviluppa 
dal  Nord  al  Sud  con  una  leggera  inclinazione  ad  Est  per  una 
lunghezza  di  oltre  300  chilometri  con  una  pendenza  j^iù  aspra 
verso  il  Nord,  più  allungata  verso  il  Sud  e  l'Ovest.  Una  gran 
parte  di  essa  si  compone  di  terrazzi  accidentati,  coperti  di 
blocchi  sparsi  e  tagliati  da  burroni  bruschi  e  profondi  ;  questi 
altipiani  centrali  si  appoggiano  poi  ad  altipiani  più  bassi  in 
mezzo  ai  quali  i  fiumi  si  sono  scavati  dei  larghi  letti,  e  così 
vanno  finendo  nella  pianura  littorale.  Sull'altezze  di  questi 
monti  abbiamo  notizie  poco  sicure,  si  trovano  dei  punti  alti  1800 
metri,  ma  si  vuole  che  ve  ne  siano  perfino  di  3000. 

Dacjiuesti  fino  ai  monti  della  Costa  d'oro  non  abbiamo  altra 
notizia  sicura  infuori  di  ([uella  della  loro  esistenza.  Fra  il  Kio 
de  Volta  e  rojnn.  si  stcndr  una  catena  nou  molto  alta  detta  dei 
monti  (Jboso. 

Piaìllire  costiere,  —  Tra  questi  monti  e  il  mare  si  sten- 
douo  delle  pianure  basse,  attraversate  da  fiumi  non  lunghi,  ma 
iinpoi'taiiti  ])('i-  ìabbniidiiiiza  dciracijiia  raiisata,  cnmc  si  vedrà, 


Geografìa  e  Geologia  dell' Africa  47 

dalle  abbondanti  pioggie;  e  sono  varie  per  forma  e  per  .saluljrita. 
La  costa  della  Senegambia  tutta  baie,  tutta  insenature,  colle 
montagne  che  scendono  spesso  fino  al  mare  coi  loro  contrafforti, 
è  sana  e  bella.  La  costa  della  Guinea  piena  di  paludi,  di  lagune, 
divise  da  sottili  treccie  littorali  dall'Oceano  ;  umida  per  quelle, 
per  i  fiumi,  per  le  j)ioggie  abbondanti,  è  ricca  di  vegetazione 
lussureggiante,  ma  è  altresì  delle  più  pestifere  che  si  trovino 
sulla  terra. 

3IontÌ  orientali,  —  Dal  Sahara  Nubiano  al  Capo  di 
Buona  Speranza  si  eleva  il  più  potente  sistema  montagnoso  del- 
l'Africa ;  una  fila  non  interrotta  di  alture  più  o  meno  elevate  e 
di  forma  diversissima,  ma  che  nell'insieme  formano  come  una 
larga  imponente  muraglia  che  divide  le  pianure  centrali  dal- 
l'Oceano  Lidiano. 

Dalle  alte  pianure  nubiane  si  passa  alle  alte  pianure  nelle 
quali  scorre  il  Nilo  Bianco,  le  quali  vanno  innalzandosi  lenta- 
mente verso  il  mezzogiorno. 

Il  Nilo  segna  il  punto  più  basso  di  questo  altipiano  esso  a 
Cartum  è  a  385  metri  sul  livello  del  mare,  a  Ladò  4G5.  Queste 
due  cifre  indicano  la  piccolissima  pendenza  in  questo  tratto  di 
terra,  a  destra  e  a  sinistra  le  due  rive  ascendono,  ma  da  ogni 
parte  lentamente,  sulla  destra  l'ascesa  è  lenta  solo  fino  ai  piedi 
delle  montagne  etiopiche.  Su  una  lunghezza  che  va  dai  200  ai 
400  chilom.,  l'ascesa  appena  giunge  ai  150  metri,  giacche  Se- 
naar  è  a  429,  Famaca  e  a  497  m.  Al  di  là  di  questo  punto  sor- 
gono le  montagne  dell'Abissinia  di  cui  parleremo.  Sulla  riva 
sinistra  l' ascesa  non  è  meno  dolce,  a  Tagia,  più  di  500  chilo- 
metri lontana  dal  Nilo,  si  è  alti  600  metri,  non  più  di  200  sul 
livello  del  Nilo.  Cosi  tutto  l'altipiano  del  paese  cosidetto  delle 
Riviere  ha  sempre  un'  altezza  che  va  dai  420  ai  450  metri,  ed 
ascende  poco  più  verso  Sud  e  verso  Ovest  (Lifii  575)  dal  lato 
delle  alture  che  limitano  il  bacino  del  Nilo.  Verso  lo  Sciari  sono 
i  monti  Mangajat  poco  più  alti  del  piano  che  vanno  dal  Dar 
Fertit  al  monte  Marra  del  Dar  Fur  che  nominammo  più  volte 


48  Geografia  e  Geologia  dell'  Africa 

i  quali  formano  la  cima  di  displuvio;  monti  poco  conosciuti, 
che  si  spiegano  a  vasto  semicerchio  all'  occidente  del  Bar-el- 
Arah.  Fra  i  fiumi  poi  che  formano  il  Jiar-el  Gazai  e  quelli 
che  probabilmente  formano  l' Ubangi  (secondo  l'ipotesi  di  Wan- 
ter),  sta  una  linea  di  displuvio  poco  decisa,  sulla  quale  si  ele- 
A^ano  i  monti,  ma  monti  così  per  dire,  Liborro,  Daragumba, 
Pambia,  che  si  attaccano  a  N.  O.  coi  Marrajat  e  a  S.  E.  col  Ba- 
giusa  (1300 m.j  e  di  là  coll'altipiano  dove  sorge  Wando  (850 m.) 
che  va  a  legarsi  con  quello  attraverso  il  quale  passa  il  Nilo  a 
monte  di  Ladò.  Con  questo  e  colle  montagne  abissine  sojira- 
dette  entriamo  nella  zona  delle  alture  orientali,  finora  veramente 
non  si  fu  che  su  una  zona  di  terre  alte,  interrotte  da  alcuna 
eminenza,  ma  aventi  l'aspetto  più  che  d'alti'o  di  pianura. 

Montagne  abissine»  —  I  monti  abissini  sono  un  pos- 
sente complesso  di  altipiani  e  di  vette  che  vainio  dal  17°  al  4° 
di  hit.  Nord  jier  1300  chilometri  di  lunghezza  e  un  unissimo  di 
600  di  larghezza  e  formano  la  j)iù  importante  parte  del  sistema 
orografico  orientale  dell'Africa. 

La  parte  settentrionale  o  propriamente  al)issinica  è  formata 
da  un  insieme  di  altipiani  spianati  e  di  terrazze  che  presentano 
a  levante  un  orlo  continuo,  alto  senq)re  più  di  2000  metri,  ma 
che  tocca  anche  i  3500,  va  da  Nord  a  Sud  sul  meridiano  di  Mas- 
saua  fino  al  9°  parallelo,  e  continua  piegando  verso  S.  0.  come 
sostegno  orientale  dell'  alti^^iano  di  Cafta,  fino  a  unirsi  coll'alti- 
piano dei  grandi  laghi  niliaci.  Questo  orlo  abissino  che  ha  un 
declivio  unito  dalla  parte  del  Mar  Rosso,  forma  due  allarga- 
menti alle  estremità,  uno  a  settentrione  ed  è  l'altipiano  del  Ti- 
gre, l'altro  a  Mezzogiorno  ed  è  quello  dello  8cioa;  fra  Tiino  e 
l'altro  un  terzo  allargamento  verso  ponente  forma  il  territorio 
dove  è  Debra  Tabor,  clic  va  oltre  i  4000  metri.  Tutti  questi  al- 
tipiani hanno  una  pendenza  lenta  verso  Ovest.  Al  di  là  del- 
l' avvallamento,  un  altro  orlo,  anche  questo  molto  ampio  e  che 
si  allarga  sempre  più  verso  la  parte  nieridionale,  è  detto  a  Set- 
tentrione Simen,  dove  il  Ras  Giaiid   passa  i  4000  metri,  e  a 


Geografia  e  Geologia  dell'Africa  49 

Mezzogiorno  forma  la  parte  alta  dell'Asinara:  fra  questi  orli  h 
una  vallata  alta  pur  essa,  in  mezzo  alla  quale  sta  il  lago  Tsana, 
il  punto,  si  comprende,  più  basso,  ma  che  si  eleva  tuttavia  1850 
metri  sul  livello  del  mare.  Le  incisioni  delle  valli  più  impor- 
tanti sono  dal  lato  di  ponente;  il  pendìo  è  vario  secondo  la 
compattezza  della  roccia  erosa;  ma  le  pareti  sono  sempre  molto 
scarpate,  talora  quasi  a  perpendicolo.  Tanto  le  ruglie  quanto  le 
erosioni  dei  torrenti  si  mantengono  in  allineamenti  continui. 

A  Settentrione  di  questo  si  stende,  scendendo  verso  il  de- 
serto nubo,  un  pendìo  che  nella  parte  più  alta  è  conosciuto 
col  nome  di  altipiano  di  Clieren  (1450)  o  dei  Bogos.  A  mez- 
zogiorno poi  dell'  altipiano  dello  Scioa  si  trova  quello  di  Gaffa 
a  2000  metri. 

Vedemmo  come  a  ponente  dalla  base  di  queste  montagne 
scenda  il  piano  del  Nilo;  a  levante  scende  pure  una  pianura 
strettissima  pochi  chilometri  al  N.  verso  Massaua,  che  si  allarga 
poi  verso  Mezzogiorno  fino  a  costituire  la  grande  penisola  dei 
Somali,  dove  il  mare  dista  dalle  montagne  abissine  fino  a  1200 
chilometri. 

Gli  altijjiani  di  Gaffa  continuano  a  Sud  con  quello  che  rac- 
chiude in  se  i  grandi  laghi.  Già  poco  a  monte  di  Ladò  il  Nilo 
h  in  una  regione  più  accidentata  complessivamente  più  alta  e 
con  pendìo  molto  più  sensibile  che  nel  tratto  precedente. 

L' altipiano  dei  grandi  laghi  si  stende  fra  la  pianura  costiera 
del  Zanzibar  e  le  j)ianure  del  bacino  del  Gongo  e  il  bacino  dello 
Zambese  e  si  prolunga  in  direzione  occidentale  fra  questi  due 
a  collegare  il  rialto  costiero  orientale  all'occidentale.  Tutto  il 
tratto,  che  va  dal  Moutan  Nzige  (lago  Alberto)  fino  alla  pianura 
orientale,  e  dal  Niassa  al  Lualaba  e  che  ha  per  centro  topogra- 
fico rUniamuesi,  è  un  grande  acrocoro  che  passa  in  ogni  luogo 
i  1000  metri  di  altezza.  Il  lato  orientale  è  il  più  elevato,  sjie- 
cialmente  nella  parte  settentrionale  dove  si  trovano  i  picchi  più 
alti  dell'Africa,  il  Ghenia  (5500  m.)  che  sta  alla  parte  nordica 
di  questa  linea  di  sollevamento  e  il  Gliilimangiaro  (Ghibo  degli 

i.  —  Geografìa  e  Geologia  deìV Africa. 


50  Geografia  e  Geologia  dell'Africa 

indigeni  Ciagas  6050).^^  Questa  linea  di  sollevamento  si  collega 
a  Nord  con  l'orlo  orientale  dell' altÌ2)iano  etiopico  e  continua  al 
Sud.  Parallelo  a  questa  e  80  o  100  chilometri  lontano,  è  l'al- 
tipiano del  paese  dei  Massai  clie  sta  a  levante  del  gran  lago 
Uchereve  e  dell'  Uniamuesi  ed  ha  due  livelli  uno  più  basso 
(1000  o  1200  l'Umbugue)  ed  è  sterile  e  improduttivo,  l'altro  più 
a  Nord  fino  al  lago  Baringo,  più  alto  (1500-2700  m.)  che  ar- 
riva al  massimo  nei  monti  Aberdare,  all'O.  del  Chenia,  che 
vanno  dai  3500  ai  4200  metri.  All'O.  di  questi  ima  linea  di  de- 
j^ressione  che  va  da  N.  a  S.  è  occupata  nei  fondi  da  laghetti 
che  son  d'acqua  dolce  al  Nord,  salati  quelli  più  meridionali. 
A  Ovest  del  j^aese  di  Massai,  sono  l' Uniamuesi  e  l' Uchereve 
(Victoria  Niansa,  alto  circa  1200  m.).  All'Ovest  di  questo  l'alto 
altipiano  del  Carague  dell'  Unioro  dove  si  trovano  alcune  cime 
importanti  fra  cui  Mfumbiro  3000,  il  Lavvson  (3300?)  e  il 
Gambarangara  4200?  e  a  ponente  di  questi  i  laghi  Muta  nsige 
e  ]\Ioutan  nsige  (700),  dove  il  suolo  comincia  la  pendenza  ra- 
pida verso  Ladò,  di  cui  parlammo  piìi  su,  e  a  Ovest  di  questi 
laghi  i  monti  azzurri  che  separano  il  bacino  del  Nilo  da  quello 
del  Coiigo  che  soiio  a  minima  distanza. 

A  ponente  dell' Uniamuesi  è  la  grande  scavatura  lunga  più 
di  *J0U  cliilometri  occupata  dal  lago  Tanganica  (780)  al  di  là 
del  quale  il  paese  di  Urna,  non  molto  alta  regione  (L.  ^[oero  850, 
Banaba  810,  Cabambarra  720)  dalhi  (piale  si  scende  sulle  rive 
del  Congo  (Niamgue  620). 

A  mezzogiorno  si  trova  il  lago  Niassa  (480)  basso  e  con  altri 
tratti  non  alti  attorno,  a  levante  di  es><o  i  monti  si  prolungano 
da  N.  a  8.  alti  ancora  un  1000  metri;  ma  dal  lato  orientale  il 
terreno  va  abbassandosi  di  qua  fino  all'Oceano  Indiano.  A  Ovest 
del  lago  Niassa  invece  il  piano  ì-  molto  alto  e  da  ([uesto  lago 
all'Oceano  Atlantico  va  la  suaccennata  linea  di  disi)luvio  fra  il 
Congo  e  lo  Zambese,  che  ^  uno  dei  tratti  più  caratteristici  del- 


1)  Petermanns  Mìttheìhnnjpn,  33.  Bantl,   1887.  Tafel,  19. 


Geografia  e  Geologia  dell'Africa  61 

r  orografia  africana,  questa  e  un  complesso  di  terre  alte  dai  1200 
ai  1400  metri  con  monti  che  raggiungono  cifre  ancora  mag- 
giori ;  e  si  stende  da  levante  a  ponente  avendo  come  linea  me- 
diana il  12°  parallelo  meridionale.  La  cima  è  appianita  e  con 
pendenze  incerte  sicché  in  molti  punti  si  intralciano  e  si  con- 
fondono i  bacini  dei  fiumi  che  ne  sororo;ano. 

La  riva  occidentale  del  Niassa  e  fiancheggiata  da  una  erta 
e  alta  scarj^a  che  sostiene  a  levante  l'altipiano  su  cui  sta  il 
Banguelo.  Il  monte  Covivvi  e  il  più  alto  ed  è  alla  metà  del 
Niassa.  Il  piano  al  di  là  è  alto,  il  lago  Banguelo  è  già  a  1120  m. 
sul  livello  dell'Oceano  e  tra  i  due  laghi  sorgono  dei  monti  im- 
portanti. Al  Sud  del  Tanganica  sono  notevoli  i  Cingambo  dove 
ha  sorgente  il  Sambesi  uno  dei  rami  che  formano  il  Congo, 
come  si  vedrà  poi.  A  S.  dei  Cingambo,  il  Citane  alto  2030  m. 
Questi  monti  segnano  lo  spartiacque  fra  i  due  laghi,  poi  pie- 
gano a  ponente;  e  al  Sud  del  Banguelo  stanno  i  monti  Lo- 
chinga  sul  pendìo  dei  quali  si  trova  il  villaggio  di  Cabinda 
dove  il  4  Maggio  1873  Livingstone  finì  la  vita  avventurosa  e 
santa. 

A  settentrione  e  ponente  del  Banguelo  si  trovano  dei  monti 
ancora  poco  determinati;  i  quali  però  complessivamente  incli- 
nano verso  settentrione,  attorno  al  bacino  del  Moero  (850)  at- 
traverso i  quali  si  fa  strada  il  Luabula. 

Continuando  verso  ponente  la  cresta  sale  sempre,  il  lago 
Gilolo  è  a  1445  metri  e  il  piano  che  lo  circonda  dove  hanno 
origine  lo  Zambese  e  il  Cassai  è  appciui  qualche  metro  di  più 
(Calenda  1470).  Ad  Ovest  ancora  dove  sorge  il  Lumegi  si  trova 
1580  m.  di  altezza,  finche  si  arriva  all'altipiano  verde  e  fresco 
di  Bihe;  dove  hanno  le  sorgenti  le  acque  che  vanno  al  Congo, 
allo  Zambese,  al  Cunene,  al  Cuvo  si  ha  il  più  alto  punto 
di  questo  altipiano  (1681)  che  si  annoda  coi  monti  paralleli 
all'Atlantico.  Da  questa  linea  mediana  scendono  le  due  linee 
di  displuvio,  una  al  Sud  verso  il  Ngami  di  cui  diremo  poi,  e 
r  altra  al  Xord  verso  in  Congo.  Questa  scende  con  un  pendìo 


52  Geografia  e  Geologia  dell'Africa 

molto  uoruale  fino  ad  avere  1000  metri  d'altezza  verso  1'  8"  di 
latitudine  meridionale  con  due  bassi  addenti-amenti  simmetri- 
camente collocati  ai  due  lati,  all'  Oriente  quello  del  Moero  (850) 
suddetto,  a  Occidente  quello  della  pianura  di  Cassange  (945). 
Questo  altipiano  è  2:)rofondamente  intagliato  dai  tanti  fiumi  che 
vanno  a  formare  il  Cua  Cassai.  Tra  queste  incisioni  sporgono 
le  maggiori  altezze  fra  le  quali  taluna  si  innalza  di  molto  sojn'a 
il  livello  medio,  come  la  attuale  residenza  del  Munta  Janvo, 
Mussumba  che  ò  a  1800  metri. 

Monti  del  Cristallo,  —  Sulla  costa  occidentale  lungo 
l'Oceano  Atlantico  si  trova,  come  si  disse  più  volte,  una  bar- 
riera, che  racchiude  anche  il  bacino  del  Congo.  Alla  sinistra 
del  Binuè  dove  lasciammo  la  descrizione  della  costa  di  ponente, 
sorge  quel  fenomeno  particolare  della  geografia  africana,  che  è 
il  monte  Cameron,  alto  4000  metri,  accompagnato  da  qualche 
minore  altezza  come  l'Ova  (IGOOV). 

Al  Sud  di  ({uesto  vi  è  una  terra  bassa,  che  va  tosto  innal- 
zandosi verso  la  baia  di  Corisco;  dì  fatti  andando  da  Nord  a 
Sud  troviamo  i  monti  Elefanti  (alti  520  m.)  i  monti  Alouette, 
1040,  il  Monte  de  la  Mitra  1200.  Questi  danno  principio  a 
([uelle  catene  parallele  alla  costa,  sostegno  dell' alti])iano  in- 
terno, attraverso  alle  quali  forzarono  il  passaggio  l'Ogove 
ed  il  Congo;  dalla  baia  di  Corisco  all'Ogove  essi  portano  com- 
plessivamente il  nome  di  Serra  do  Cristal,  che  a  100  chilometri 
dalla  costasi  alza  bruscamente  sul  piano;  Ajnlaman  che  si  trova 
alla  base  è  a  500  metri  di  altezza,  poco  al  Nord  presso  Mbem 
sin  900  m.,  sulla  cima  presso  l}iml)achi  1500,  altezza  che  si 
mantiene  verso  T  interno.  Tra  TOiiOve  ed  il  Cono'o  si  hanno  le 
terre  poco  alte  abitate  dai  Fan  e  dai  Bateche,  le  quali  scendono 
rapidamente  al  mare,  così  da  presentale  un;i  linea  di  monti  ai 
quali  fu  dato  il  nome  di  Sierra  Complida.  Questo  paese  è  atti-a- 
versato  da  alcune  rughe  parallele  alla  costa,  fra  le  quali  la  più 
inq)ortante  e  la  catena  di  Asciangu,  ma  in  generale  è  molto  ac- 
cidentato da  frastagliamenti,  da  erosioni  prodotte  dai  iiiimi  che 


Geografia  e  Geologia  dell' Africa  63 

vi  hanno  sorgente  e  che  lo  attraversano  in  tutte  le  direzioni 
per  recarsi  all'Ogove,  al  Congo  ed  al  mare  ;  le  altezze  variano 
dai  300  ai  750  metri. 

Dal  Congo  fino  al  nodo  di  Bilie,  le  montagne  costiere  pre- 
sentano lo  stesso  aspetto;  sorgono  a  gradinate,  j^arallele  alla 
costa,  con  un  pendio  che  ascende  verso  l'interno,  l'altezza  mas- 
sima va  crescendo  dal  Nord  al  Sud.  Così  abbiamo  due  ranchi 
di  altezze.  Uno  più  vicino  al  mare  che  da  Xord  a  Sud  ha  questi 
dati:  Caiusa  476,  Sauga  620,  Chibuacata  572,  Losinghi  974. 
Alquanto  più  addentro,  corrispondenti  presso  a  poco  ai  sud- 
detti notansi  S.  Salvador  562,  Bembe  770,  Pamba  714,  Lunga 
1682,  e  più  addentro  di  questi  i  monti  di  Cassange  clie  jias- 
sano  i  1000  m.,  i  monti  Tallamnngo  e  i  Mossamba  più  alti  ancora. 

Da  Benguela  a  Bilie  la  salita  che  corrisponde  alle  ultime 
cifre  notate  è  ancora  più  alta  e  più  ripida,  e  ascende  alla  sud- 
detta altezza  di  Belmonte  (1681),  ma  dei  jiicchi  si  elevano  ben 
al  di  là.  Neil'  altipiano  di  Bilie  si  notano  fra  gli  altri  il  Lovili, 
l'Elonga,  il  Cuoia,  l' Olombauganda  che  vannodai  2000  ai 
2400  metri. 

Bacino  centrale,  —  Da  tutti  i  monti  e  gli  altipiani  che  ab- 
biamo descritto,  e  da  quelli  sconosciuti  che  accennammo  al  Nord, 
scende  il  piano  verso  la  linea  più  bassa  che  è  indicata  dal  corso 
del  Congo.  Anche  qui,  come  al  Nord  nel  lago  di  Tsad,  abbiamo 
una  depressione  centrale  circondata  da  monti  o  da  piani  molto 
più  alti,  e  che  sarebbe  un  lago  e  forse  un  grande  lago  senza  la 
breccia  aperta  fra  la  Serra  do  Cristal  e  la  Serra  Complida. 
Questa  pianura  ancora  non  molto  conosciuta  è  però,  rispetto  al 
livello  del  mare,  un  altipiano;  le  cifre  che  si  danno  sono  que- 
ste lungo  le  rive  del  gran  fiume  Niamgue  620,  Fall  Station  450, 
Ikngala  330,  Bolobo  310. 

Africa  ìneridionale,  —  Tutto  quello  che  sta  al  Sud 
del  12*^  parallelo  è  un  grande  alti])iano  che  presenta  il  solito 
aspetto  di  un  alto  bacino  interno  circondato  da  terre  più  alte 
con  qualche  pianura  costiera.  La  parte  N.  E.  di  questa  immensa 


64-  Geografia  e  Geologia  dell'Africa 

reo-ione  è  costituita  dal  bacino  dello  Zambese  die  occupa  il 
pendìo  meridionale  di  quella  linea  di  altipiani  di  cui  si  è  parlato 
poco  sopra  e  che  è  limitato  al  Sud  dai  monti  Gorongosa,  Inan- 
o'ala,  Ma,sciona,  Matoppo  che  si  elevano  a  1100  o  1200  metri 
sul  livello  del  mare  e  poco  sulla  pianura,  e  vanno  da  Levante 
a  Ponente  nel  regno  di  Matabele,  e  dividono  le  ac(|ue  che  vanno 
nello  Zambese  da  quelle  die  vanno  nel  Limpopo. 

Più  ad  Ovest  sta  il  bacino  del  Cuando  e  del  Cubango  questi 
due  lunghi  corsi  d' acqua  che  nascono  vicini  airAtlantico  dicci 
volte  più  che  all'  Indiano  nella  direzione  del  quale  portano  le 
loro  acque.  I  bacini  di  questi  tiumi  occupano  T  alto  paese  a 
Sud  di  Bilie  e  di  Mossumba;  essi  scendono  in  un  territorio 
alto,  semideserto,  che  attraversano,  e  portano  le  loro  acque:  il 
Cuando  allo  Zambese  poco  sopm  le  cateratte  di  Vittoria,  e 
il  Cubango  al  lago  Xganii  (884j;  questo  ra])presenta  uno  dei 
punti  più  bassi  della  intera  regione.  La  idrografia  di  questa  ò 
poco  nota,  sembra  che  il  lago  Xganii,  e  altri  come  il  Xtue, 
il  Soa  ricevano  il  soprapiù  delle  acque  del  Cuando  in  piena 
e  che  restino  perciò  uniti,  che  in  altre  stagioni  restino  divisi. 
Questi  ultimi  laghi  sono  congiunti  col  Xgami  dallo  Zuga  fiume 
lungo  forse  400  chilometri,  e  la  pendenza  del  suolo  è  tanto 
poca  che  questo  fiume  a  seconda  delle  pioggie  scorre  in  Aprile 
e  Maggio  da  Ponente  a  Levante  per  andare  in  senso  inverso 
riportando  le  acque  al  Xgami  nei  due  mesi  seguenti. 

Cdlnhavvi,  —  Al  Sud  di  (|uesto  distretto  stendesi  il  così 
detto  deserto  di  Calaharri,  o  Carricarri.  È  un  piano  immenso 
notevolmente  unito,  tagliato  in  diversi  sensi  dai  letti  disseccati 
di  antichi  fiumi.  Si  estende  dal  fiume  Guriep  al  sunnominato 
lago  Xgami  per  i'OO  chilometri,  confina,  al  di  là  di  questo,  col 
paese  degli  Ovambo,  e  somiglia  per  molti  motivi  col  bacino  del 
Xgami  stesso,  col  quale  si  potrebbe  anche  unire.  All'Ovest  esso 
lia  le  colline  del  paese  dei  Xamaqua,  all'Est  l'altipiano  dello 
Stato  Trans  vallano,  al  Sud  il  paese  del  Capo.  Tutto  questo  al- 
tipiano è  inclinato  da  Xord  a  Sud. 


Geografia  e  Geologia  dell'Africa  55 

Monti  di  yamaqifa,  —  All'Ovest  dicemmo  che  stan 
le  colline  di  Namaqna.  E  paiono  colline  viste  dairinterno;  ma 
dall'  esterno  sono  montag-ne.  Queste  si  attaccano  a  quelle  del 
paese  di  Angola  e  di  Benguela  e  continuano  verso  Sud  coll'asse 
23arallelo  alla  costa;  ma  mentre  le  montagne  dei  possessi  por- 
toghesi si  legano  a  levante  coli'  altipiano  di  Bihe,  queste  invece 
hanno  a  levante  i  suddetti  paesi  degli  Ovambo  e  di  Calaharri. 
Al  Sud  del  Cunene  non  sono  molto  alte  ma  si  ero-ono  a  1000 
metri  nel  paese  di  Damara.  A  Levante  di  Waliisclibay  si  innalza 
un  importante  gruppo  di  montagne  che  passa  i  2000  metri  di 
altezza,  la  cima  più  importante  (Omataco)  tocca  i  2300.  Più  al 
Sud  la  montagna  si  abbassa,  ma  non  tanto  che  la  strada  da 
Angra  Pequena  a  Betania  non  tocchi  i  1427  metri,  e  molti  altri 
punti  sorpassino  i  1200.  avvicinandosi  a  quella  cifra. 

Altìire  alV Oriente.  —  A  levante  del  Calaharri  sta  l' al- 
tipiano del  Transvaal  e  dell'Orange  Vrij  Staat.  Questo  è  un'alti- 
piano di  pascoli  2)oco  accidentato,  di  un' altezza  media  di  1 350  m., 
inclinato  verso  l'interno  a  N.  E.eS.O.  Esso  si  appoggia  alla  ca- 
tena di  montagne  conosciuta  col  nome  generale  diDrakenberg, 
o  con  quello  indigeno  di  Quatlaniba.  Questa  catena  è  parallela 
alla  costa  orientale  dalla  quale  dista  col  suo  asse  un  250  cliilom. 
Essa  divide  i  piccoli  bacini  dei  fiumi  che  scolano  a  levante  da 
quello  grande  del  Guriep.  Questa  catena  non  è  che  la  conti- 
nuazione di  quelle  linee  di  monti  e  di  altipiani  clic  lasciammo 
attorno  al  lago  Niassa,  e  continua  al  Sud  col  nome  di  Stormberg 
e  poi  all'Ovest  con  quelli  di  Nieuweveld,  di  Zwarte-berg  fino 
air  Atlantico  e  al  Capo.  Il  punto  dove  i  Drakenberg  finiscono 
di  portare  questo  nome  per  assumere  quello  di  Stormberg  è 
ideale  poiché  non  h  indicato  da  nessun  fatto  fisico.  Questi  monti 
sono  in  generale  erti  nel  pendìo  orientale  e  scendono  con  pen- 
dìo dolce  e  in  terrazze  verso  rOccidente.  L'altezza  è  di  circa 
1500  metri  ma  molti  picchi  la  sorpassano  :  il  Giants  Kop  ò  2745 
metri,  il  Mont  aux  Sources  arriva  ai  3350. 

3l0nti  del  Capo.  —  La  continuazione  ad  Ovest  suac- 


56  Geografìa  e  Geologia  dell'  Africa 

ceiinata  forma  le  moiitag-ne  della  Terra  del  Ca2:)0.  Questo  nioii- 
ta2:ue  luiiiio  la  costa  sono  rotte  iu  frammenti  dai  torrenti  che 
le  hanno  erose,  e  sono  seguite  da  catene  2)arallele,  le  prime 
dette  le  Montagne  Nere,  Zwarte  berge,  che  toccano  i  2200  m. 
Al  di  dietro  di  queste  le  Xieuweveld  formano  una  terza  fila 
parallela,  che  prende  nome  a  Occidente  di  Komsberg.  A  Le- 
vante si  abbassano  nei  Winterberg  ;  ma  dopo  \  avvallamento  di 
cui  si  profittò  per  costruire  la  ferrovia  che  mette  in  comunica- 
zione la  città  del  Capo  col  paese  dei  Diamanti,  si  rialzano  gli 
Schneeberg  clic  raggiungono  nel  Monte  Compasso  i  2736  me- 
tri e  si  attaccano  a  Levante  cogli  Stromberg.  Dietro  questi  nel- 
l'ai ti  j^iano  che  declina  a  Nord  verso  l' Grange  \\  è  un'altra 
linea  parallela  della  singolare  formazione  dei  Carru  di  cui  si 
parlerà  nei  seguenti  capitoli.  - 

Lungo  l'Atlantico  i  Carnies,  i  Cedar.  gli  Oliphant  che  fini- 
scono col  monte  Winterhock  (2085)  continuano  i  monti  del 
paese  di  Namaqua. 

3lCldagctSCaì\  —  In  questa  is(jla  le  montagne  stanno 
da  N.  a  8.  in  un  allineamento  parallelo  al  grande  asse  del- 
l'isola  e  al  rilievo  orientale  dell'Africa.  Il  rilievo  principale, 
che  forma  la  linea  di  displuvio  fra  le  acque  che  vanno  nel- 
l'Oceano Indiano  e  (juelle  che  volgono  vers.o  il  Canale  di 
Mozambico,  va  dal  punto  })iìi  settentrionale  dell'isola  fino  a 
Fort  Dau]j]iim  accostato  molto  j)iìi  alla  riva  orientale  che  non 
alla  occidentale.  Il  versante  orientale  si  conqione  di  più  catene 
collocate  in  direzione  parallela  e  fra  di  esse  si  trovano  delle 
depressioni  nelle  (piali  scorrono  talora  alcuni  fiumi  che  poi 
si  aprono  il  passaggio  al  mare  attraverso  la  catena  costiera; 
la  prima  serie  di  montagne  va  fin«j  ai  mille  metri,  la  seconda 
quella  che  forma  il  vero  spartiacque  raggiunge  i  IGOO  metri. 
Il  pendìo  verso  1'  Oceano  Indiano  è  erto  e  scosces(ì  a  gradoni. 
Nella  parte  centrale  si  trovano  alcuni  altipiani  di  varia  al- 
tezza attraversati  da  linee  di  alture  clie  talora  diventano  vere 
montagne  ;   il   gruppo  più  importante  di  queste  è  quello  dei 


Geografia  e  Geologia  dell'Africa  57 

nioiiti  Aucaratra,  nei  (|uuli  «i  trovano  altezze  elie  A^aiiiio  fino 
ai  2600  metri. 

Sul  versante  occidentale  il  pendìo  è  dolce  e  interrotto  da 
linee  di  montagne  di  scarsa  importanza  fra  le  quali  van  no- 
tati i  monti  13amaraca  presso  la  costa  e  più  addentro  i  monti 
Bongolova.   paralleli  all'asse  dell'isola. 

IV 

Generalità  sulla  geologli  dell' Afeica.  —  Fonti  princi- 
pali. —  Geologl\  della  regione  dell'Atlante  fino  alla 

FINE    dell'epoca    TERZIARIA. 

Se  può  dirsi  giovane  il  nostro  pianeta  nella  evoluzione,  clie 
la  scienza  ora  crede  di  intravedere  nella  vita  dell'  Universo, 
sulla  faccia  di  esso  pianeta  però  sonvi  delle  terre,  formatesi  in 
epoca  antichissima  ed  anticamente  emerse  dal  mare;  le  quali 
terre,  in  confronto  di  altre  regioni,  non  dirò  del  piano  e  dei 
colli,  ma  delle  zone  montuose  prealpine,  si  debbono  considerare 
come  antichissime,  e  sono  quindi  alla  loro  superficie  abrase  ed 
erose  in  modo  straordinario. 

Tale  è  appunto,  per  la  massima  parte  della  sua  estensione 
di  circa  trenta  milioni  di  chilometri  quadrati,  il  continente 
africano;  tantoché  quei  terreni  cristallini,  azoici  e  paleozoici, 
i  quali  nelle  regioni  alpine  affiorano  sopra  elissoidi  justaposte, 
più  o  meno  deformate,  con  monti  a  pendìo  riindissimo,  nel- 
l'Africa, come  nell'India,  nell'America  meridionale  e  nell'Eu- 
ropa settentrionale,  costituiscono  invece  sterminati  paesi  ad  al- 
tipiano od  a  morbide  ondulazioni,  però  solcati  da  lunghissime 
valli  ed  alla  superficie  ricoperti  da  potente  ammanto  di  stacelo 
roccioso.  Ed  i  terreni  meno  antichi,  ma  che  tuttavia  nelle  re- 
gioni a  carattere  alpestre  costituiscono  anq)ie  zone  di  monti 
spesso  non  meno  elevati  clic  le  vette  princi})ali,  come  sono  i 
terreni  giuresi  e  cretacei,  nell'Africa  si  aggruppano  in  plaghe 


58  Geografia  e  Geologia  dell'Africa 

isolate,  non  molto  discoste  dalle  spiagge  e  sempre  caratte- 
rizzate dalla  forma  orografica  ad  altipiano. 

Siffatti  massicci  continentali  antichissimi,  secondo  le  idee  clie 
ora  sono  più  comunemente  accettate  dai  geologi,  nelUnltimo 
restringimento  che  ha  subito  il  nostro  pianeta  per  rapida  per- 
dita di  vapori  e  di  calorie,  e  per  conseguenza  nell'ultimo  rag- 
grii)ziiiiento  verificatosi  alla  sua  superficie,  hanno  esercitato  la 
tiinzionc  di  immane  strettoie;  si  sono  accostati,  determinando 
più  tormentati  corrugamenti  nelle  regioni  intermedie.  Di  queste 
talune  furono  del  tutto  sommerse,  come  l'Atlantide  e  la  Lemuria; 
altre  furono  soltanto  nelle  loro  depressioni  invase  dal  mare, 
come  la  regione  Mediterranea;  altre  ancora  si  mantennero  so- 
pra enormi  gradinate  o  soj^ra  ondulati  altipiani  ;  tutte  poi  pre- 
sentano una  struttura  stratigrafica"^incomparabihnentc  più  ac- 
cidentata, per  curve,  per  rovesciamenti  e  per  salti,  in  confronto 
coi  massicci  continentali,  che  non  hann(^  subito  lo  stesso  grado 
di  corrugamento. 

La  regione  settentrionale  o  mediterranea  dell'Africa  parte- 
cipa del  carattere  delle  contrade  a  pronunciato  corrugamento; 
ma  pel  rimanente,  per  quanto  ora  conosciamo,  le  formazioni  si 
acconq)agnano  orizzontali  sopra  distanze  sterminate;  tantoché 
nell'Abissinia,  a  cagione  d' esempio,  da  Alitalo  ai  confini  dello 
Scioa,  i  calcari  giuresi  j^resentano  soltanto  jioclie  centinaia  di 
iiictii  di  diversità  altimetrica;  e  nelle  regioni  a  giacimenti  car- 
boniferi del  Transwaal  e  del  Xatal,  la  ricerca  del  coinl)ustibile, 
di  epoca  non  più  recente  del  trias,  si  pratica  col  criterio  del- 
l' attitudine. 

Avendo  noi  raccolto  nella  bibliografia  un  certo  numero  di 
indicazioni  sulla  letteratura  ofeolojTica  africana,  non  o'ioverà  che 
(jui  si  enunierino  nennneno  i  })rincipali  dei  naturalisti  ai  quali 
si  devono  le  attuali  conoscenze  sulla  struttura  del  suolo,  di  cui 
trattiamo;  poiché  i  })iù  ricchi  di  notizie  furono  i  comj)ilatori  e 
questi  poi  convennero  in  uno  scarso  numero  di  risultati  sinte- 
tici, in  genere  abbastanza  concordi;  tantoché  un  giudizio  sul 


Geografia  e  Geologia  dell/ Africa  59 

merito  relativo  dei  vari  autori  torna  incerto  e  difficile,  mentre 
tutti  insieme  hanno  contribuito  ad  abbozzare  un  primo  schema, 
che  verrà  precisato  mano  mano  che  la  civiltà  si  farà  strada,  nel 
corso  di  molti  anni  e  col  sacrificio  di  molte  vite,  attraverso  nn 
mondo  tuttora  ad  essa  cosi  contrario.  E  questo  schema  è  molto 
dissimetrico  ;  poiché,  mentre  abbiamo  regioni,  come  l'Algeria  e 
la  Colonia  del  Capo,  delle  quali  la  struttura  geologica  è  nota 
poco  meno  che  per  le  meglio  esplorate  regioni  europee,  del- 
l'Africa tropicale,  anche  litoranea,  abbiamo  scarsissimi  dati  geo- 
logici e  ne  tornerà  difficile  compilare  qualche  pagina,  volendo 
noi  mantenerci  nei  limiti  di  quanto,  oltre  al  corrispondere  alla 
natura  ed  allo  scopo  di  questo  libro,  può  ritenersi  più  sicura- 
mente accertato. 

La  regione  dell'Atlante  rappresenta  il  più  completo  corru- 
gamento stratigrafico  del  continente  Africano,  a  settentrione  del 
grande  tavoliere  dei  deserti,  che  si  estende  a  levante  nell'Arabia 
e  nella  Persia.  Questa  regione  dell'Atlante  è  una  prosecuzione 
dell'Europa,  non  solo  per  la  sua  composizione  geologica,  ma 
anche  ^^er  la  considerazione  che  lo  stretto  di  Gibilterra,  aper- 
tosi in  causa  di  un  recente  abbassamento,  rappresenta  un  tratto 
d' unione  tra  i  due  continenti  ;  e  l' altra  terra  sommersa  tra  Si- 
cilia e  Africa  ove  è  la  nota  dorsale  che  separa  i  due  bacini  me- 
diterranei, è  la  traccia  di  altra  comunicazione  tra  l'Africa  e 
r  Europa. 

La  direzione  delle  rughe  che  compongono  questa  catena  del- 
l'Atlante decorre  verso  nord  e  nord-est,  poi  si  cangia  in  altra 
da  est  ad  ovest,  e  nell'Algeria  ripiglia  a  nord-est,  con  anda- 
mento sinuoso,  che  trova  un  bel  riscontro  nella  movenza  stra- 
tigrafica dei  corrugamenti  meridionali  della  penisola  iberica  e 
delle  Baleari.  Ed  alla  simmetria  tectonica  si  aggiunge  una  molto 
marcata  somiglianza  quanto  alle  formazioni,  che  si  succedono 
dalla  spiaggia  entro  terra;  inquantochè  nella  Barberia  come 
nella  regione  Betica  trovasi  una  zona  litoranea  di  rocce  vulca- 
niche, poi  una  zona  di  rocce  scistoso-cristalline  con  gneiss  e  gra- 


60  Geografia  e  Geologia  dell'Africa 

niti,  alla  quale  fa  seguito  un  ampio  sviluppo  di  formazioni 
paleozoiche;  e  più  interna,  una  molto  maggiore  estensione  di 
terreni  calcari,  mesozoici  e  terziari. 

Esporremo  qualche  particolare  sullo  svilu})})0  dei  vari  ter- 
reni nella  regione  dell" Atlante,  giovandoci  in  particolare  di  un 
lavoro  molto  accurato  del  signor  Blanckenhorn.  pubblicato  lo 
scorso  anno, 

I.  SisteììlCl  (IVCaico,  —  Scisti  cristallini  e  granito >  Le 
rocce  più  antiche  del  periodo  azoico,  scistoso-cristalline,  con 
banchi  di  calcari  saccaroidi,  sono  limitate  alla  regione  lito- 
ranea. E  caratteristico  il  modo  di  presentarsi  di  dette  rocce  nei 
capi  e  nelle  penisole,  tra  cui  la  s^naggia  si  interna  in  seni  pro- 
fondi, in  corrispondenza  dei  terreni  meno  compatti. 

Un'importante  massa  gneissica  si  osserva  al  Giebel-Edough, 
ad  occidente  di  Bona,  limitata  a  sud  dal  lago  di  Fetzara.  Se- 
condo Parran,  questa  formazione,  fortemente  inclinata  a  nord, 
si  divide  in  quattro  piani.  8i  osserva  una  massa  elittica  di  gneiss 
centrale^  con  rocce  di  pegmatite,  analoga  a  quella  che  si  osserva 
presso  Messina,  e  si  innalza  a  circa  mille  metri;  la  circondano 
alle  falde  dei  gneiss  scistosi,  con  interstrati  di  rocce  pirosseniche 
e  granatifere.  A  questa  fascia  scistosa  si  appoggia  a  nord  una 
fila  di  più  basse  colline  con  altri  scisti  granatiferi,  talcosi  ed 
argillosi,  con  bandii  di  calcare  saccaroide  e  di  minerali  ferri- 
feri. Una  serie  molto  analoga  si  osserva  anche  nelle  Al})!  del 
Canton  Ticino  e  nel  Piemonte.  Xon  mancano  delle  rocce  verdi, 
augitiche,  ritenute  dal  C()(|nan(l  e  dal  Parran  come  eruttive,  le 
quali  rendono  ancora  più  stretta  l'analogia  di  ([uelle  forma- 
zioni colla  zona  alpina,  che  il  compianto  Crastaldi  distinse  col 
nome  delle  Pietre  verdi. 

Nelle  Provincie  d'Algeri  gli  scisti  cristallini  costituiscono  gran 
parte  del  gruppo  di  Giurgiura,  nella  Cabilia,  ed  11  rilievo  del 
Giebel  l^ellona,  attraversato  in  stretta  valle  dal  tìume  Sebaon, 
mostrando  interessanti  profili;  e  da  (jucsti  si  scorge  come  alla 
base  della  serie  esista  un  granito  gneissico  azzurrognolo,  gros- 


Geografia  e  Geologia  dell'Africa  61 

vSolano,  clic  per  gradazioni  passa  in  alto  ad  un  vero  gneiss;  se- 
guono filladi  e  talcoscisti,  ed  in  fine  una  potente  zona  di  mica- 
scisti  con  bandii  di  saccaroide,  potenti  circa  20  metri,  ricchi  di 
piriti. 

Ad  est  e  ad  ovest  del  golfo  di  Algeri  si  spingono  in  mare  due 
penisole,  che  entrambe  contengono  afiìoramenti  di  rocce  cristal- 
line; al  capo  orientale,  di  Matifou,  si  aggiungono  delle  rocce 
vulcaniche  recenti.  Ad  occidente  del  golfo  si  osservano  degli 
argilloscisti  con  banchi  di  calcare  saccaroide,  azzurro-scuro,  con 
interstrati  di  gneiss  e  con  dicchi  di  granito.  Anche  il  capo  Sidi- 
Farouch,  ad  occidente  di  Algeri,  risulta,  secondo  Fischer,  di 
micascisti  e  di  granito  scistoso.  Presso  ai  capi  Chenoua  e  Thènès, 
il  Pomel  menziona  dei  banchi  sottomarini  di  rocce  arcaiche. 
Quivi  jjresso  affiorano  dei  micascisti  con  tormaline  e  gneiss  gra- 
natiferi  al  Ras-el-Dein,  presso  Melilla.  Il  Ras  Torf  o  Caponegro, 
a  nord  di  Tetuan,  risulta  di  micascisti  con  tascoscisti  granati- 
feri,  con  frequenti  dicchi  di  granito  e  filoni  quarzosi  con  an- 
dalusi te  e  lepidolite  ;  e  le  stesse  rocce  compaiono  alla  penisola, 
sulla  quale  sta  la  fortezza  di  Ceuta. 

Nella  regione  meridionale  dell'iVtlante  queste  rocce  sono  as- 
sai meno  sviluppate,  ed  ancora  più  scarse  nel  Marocco;  solo  può 
supporsi  un  affioramento  di  esse  lungo  l'asse  del  Gebel-el- 
Tesah,  dove  il  Maw  accenna  a  rocce  cristalline,  con  porfiriti, 
graniti  e  micascisti,  che  1'  autore  ritiene  appartenere  all'  epoca 
carbonifera. 

II.  Sistema  paleozoico  aufieo:  Siluriano  e  ne- 

VOtlianO,  —  I  sedimenti  dei  più  antichi  periodi  paleozoici 
hanno  uno  sviluppo  più  limitato  che  le  formazioni  precedenti. 
Procedendo  da  levante  a  ponente,  troviamo  gli  affioramenti  di 
scisti  paleozoici,  alternati  con  arenarie  quarzose  ad  impronte  di 
molluschi  e  con  dei  calcarei  oscuri,  osservati  dal  professore  Issel. 
I  fossili  accennerebbero  al  siluriano,  che  ò  molto  esteso  in  8ar- 
deo-na:  ma  anahì^he  rocce  sarebbero  state  riferite  dal  signor 
Coquand  al  trias  sui  monti  Edough  e  Filfilah,  in  Algeria. 


62  Geografia  e  Geologia  dell'Africa 

Sul  continente,  in  mezzo  e  presso  agli  affioramenti  delle  for- 
mazioni cristalline  nella  provincia  di  Costantina,  compaiono  di 
frequente  degli  argilloscisti  con  grafite  e  quarziti,  coli'  aspetto 
di  rocce  paleozoiche;  ma  passano  solitamente  ai  gneiss.  Sono 
assai  distinti  a  Philippeville,  a  Giigielli  ed  a  Bouklialfa,  nella 
CaLilia.  Presso  le  vette  dei  monti  Giurgura,  sui  versanti  ovest 
e  nord  del  Tamgout-el-Kliedigia,  si  osservano  degli  scisti  seri- 
cei e  grafitici,  ricoperti  da  argilloscisti  variegati  e  da  conglome- 
rati, che  furono  ritenuti  dal  signor  Xicaise  come  siluriani. 

Nella  provincia  di  Oran  ap2)artengono  al  paleozoico  antico 
gli  scisti  filladici,  clie  i  signori  Ponici  e  Pouvanne  distinsero  col 
nome  del  monte  Gar-Iiouhan;  sono  varicolori,  generalmente 
rossicci  od  azzurrognoli,  a  volta  colla  j^otenza  di  1500  m,,  con 
lenti  di  calcare  e  di  (piarzite  e  vene  di  quarzo  latteo,  con  scisti 
gratifici  al  monte  dei  Leoni  ed  al  Capo  Lindless,  al  Gè.  Skonna, 
Ain  Tolba  e  Kebira,  a  sud  di  Nemours  ;  in  quest'  ultima  loca- 
lità, con  dicchi  di  granito  contenente  chiastolite  ed  andalusite. 
Al  Gar-Ponbau  sonvi  giacimenti  metalliferi.  Da  questi  rilievi 
si  stacca  una  catena  di  rocce  j^jaleozoiche  antiche,  che  raggiunge 
il  Marocco,  dove  esse  formano  colle  rocce  arcaiche  tutta  la  re- 
gione litoranea  fino  alla  punta  di  Geuta,  Il  signor  Coquand  vi 
distingue  due  piani  :  1°  delle  grovacche  scistose,  conglomerati 
quarzosi  e  quarziti  grigie  con  circa  200  m.  di  potenza;  2°  scisti 
sericei  con  j^otenti  banchi  di  calcari  scuri,  scistosi  alla  base, 
in  parte  marmorei  dello  spessore  di  120  m.  FraTetuane  Diaritz, 
nella  valle  del  Cuitan,  lo  stesso  autore  raccolse  numerosi  fos- 
sili :  coralli  ramosi,  Orihoceras,  Ortkis,  Bronteus  palifer  (trilo- 
bite siluriano)  e  crinoidi.  Analoghe  rocce,  secondo  il  Lenz,  sono 
sviluppate  nei  monti  I^m-el-Kebin,  nel  jNfarocco,  dove  toccano 
l'Atlantico  presso  Casablanca.  Secondo  il  Maw,  le  formazioni 
paleozoiche  fonnano  montagne  fino  di  1200  m.  al  limite  nord 
del  ])iaiio  di  ^Farrakesh,  con  tracce  di  coralli  devoniani.  Le 
medesime  rocce  furono  poi  riscontrate  al  Gè.  "^l'ezali  (3350  m.) 
ed  al  passf»  di  Prlbanau.  (^^)nivi  gli  scisti  ])aleozoi('i  sono  attra- 


Geografia  e  Geologia  dell'Africa  63 

versati  da  clicclii  di  porfidi  e  comprendono  secondo  il  Lenz  dei 
potenti  giacimenti  metalliferi. 

III.  SisteìUa  carbonifero,  —  Questo  terreno  si  mostra 
secondo  il  Bleiclier,  nella  provincia  di  Oran,  lungo  una  zona  a 
levante  ed  a  ponente  della  città,  al  Gè.  Kahr  ed  al  M.  Santo, 
nonché  presso  Nemours  ad  Ain  Tolba,  con  grande  potenza;  al 
Capo  delle  Aguglie,  nella  catena  dei  Leoni  e  presso  Oran,  il 
terreno  carboiiifero  riposa  discordante  sugli  scisti  sericei  e  ri- 
sulta di  conglomerati,  di  arenarie  grossolane  argillose  con  banchi 
e  noduli  di  quarzo,  con  calcoscisti  e  quarzoscisti,  con  indecifra- 
bili impronte  di  vegetali  e  secondo  Jourdan  con  impronte  di 
Walchia^  genere  assai  frequente  nel  terreno  permiano  anche 
nelle  nostre  AIjdì.  Seguono  in  alto  dei  calcari  scistosi  bindel- 
lini,  dolomie  cariate  grigie  con  coralli,  crinoidi,  bivalvi  e  fora- 
miniferi  analoghi  a  quelli  del  calcare  carbonifero  dell'America 
settentrionale,  con  depositi  di  minerali  di  zinco. 

Nel  Marocco  e  nell'Alto  Atlante,  il  signor  Fritsch  riferisce 
al  carbonifero  inferiore  gli  scisti  con  interstrati  di  calcari  e 
geodi  limonitiche  sul  versante  occidentale  della  valle  di  Urika, 
e  questi  terreni  rappresenterebbero  la  continuazione  verso  po- 
nente di  quelli  accennati  dal  IVIaw  come  formanti,  in  posizione 
verticale,  l'asse  dell'altipiano  anteriore  dell'Atlante  presso  Mar- 
rakesh  e  presso  Tasseremut.  Ad  oriente  del  Santuario  di  Mu- 
lai-Ibraim  questi  scisti  salgono  sino  a  1500  ni.  ed  alcuni  rilievi 
nel  piano  di  Marrakesh  lianno  offerto  delle  impronte  di  felci. 

IV.  Sistema  J^^i'^iiOtriasicO,  —  Nella  provincia  di 
Costantina  il  Coquand  ritenne  triasica  una  serie  di  scisti,  di 
filladi  argillose,  di  arenarie  ed  argille  variegate  in  taluni 
monti  nelle  vicinanze  di  El-Kantour  ai  piedi  del  Gè.  Filfilah  e 
Gè.  Edono-h;  sottostanno  ad  un  calcare  nero  con  fossili  del 
lias  inferiore,  riscontrati  nelle  parti  elevate  di  quelle  mon- 
tagne. Delle  adiacenze  di  Di-Sidi  Sceikh  ben  Rohou  egli  de- 
scrive una  serie  potente  400  metri  di  filladi,  quarziti  nere  e 
grigie,  anageniti,  argille,  calcoscisci  e  marne  variegate.  Al  Gè. 


64  Geografia  e  Geologia  dell'Africa 

Filfilali,  ad  oriente  di  Pliiliiipeville,  gli  strati  triasici  sono  meta- 
morfosati al  contatto  con  rocce  eruttive.  Presso  al  massicio  gnei- 
sico  del  Gè.  Edougli,  presso  Bona,  si  appoggiano  ad  esso  verso 
occidente  delle  arenarie  quarzose,  che  seguitano  a  ponente  fino 
al  Ras-el  Hadid  o  Capo  del  Ferro  e  sono  attraversate  da  por- 
fido quarzifero;  il  Coquand  le  paragona  alle  rocce  triasiclie 
della  Spagna.  Ma  dobbiamo  accennare  che  non  trovasi  fatto 
alcun  cenno  di  rocce  triasiche  nella  recente  carta  della  pro- 
vincia di  Costantina  del  Tissot. 

Nella  provincia  di  Algeri  potrebbe  riferirsi  al  permotrias 
un  com2:)lesso  di  conglomerati  rossi,  di  arenarie  rosse  e  marne, 
che  misura  una  potenza  di  150  m.  presso  Azrou-Tidje  nella 
Cabilia,  ricoperto  di  calcari  giuresd.  A  questo  terreno  potrebbe 
parallelizzarsi  il  cosi  detto  terreno  delle  Montagne  dei  Leoni 
del  Pomel,  che  è  composto  di  conglomerati  ed  arenarie  rosso- 
scure;  sebbene  esso  sia  stato  riferito  all'infralias.  Al  Gè.  Ka- 
har,  ad  oriente  di  Oran,  queste  rocce  rij^osano  discordanti  sopra 
calcari  ritenuti  carboniferi  ed  altrove  sopra  altri  conglomerati 
riferiti  al  carbonifero  inferiore.  Di  fossili,  si  osservano  soltanto 
dei  tronchi  di  piante,  ritenute  permiane  e  dei  banchi  di  litan- 
trace jiolverulento.  Attraversano  tali  rocce  dei  dicchi  di  diorite 
e  di  2)orfido  e  tra  Nemours  e  Oudjde  sonvi  vene  di  galena  e  di 
blenda. 

Pili  a  ponente,  una  lunga  ed  arcuata  zona  di  conglomerati 
e  di  arenarie  circonda  gli  affioramenti  di  rocce  j^iìi  anticlie 
sopra  Tetuan,  colla  media  potenza  di  circa  200  metri.  Un'altra 
serie  di  arenarie  rosse,  compatte,  spesso  quarzifere  con  calcari 
e  nuxrne  variea'ate,  si  osserva  nel  Marocco  e  fu  distinta  dal 
Fritsch  col  nome  di  strati  Wansero,  dal  paese  di  tale  nome, 
presso  Keraya,  dove  le  medesime  rocce  ricompaiono  accompa- 
gnate da  masse  eruttive  di  rocce  doleritiehe  e  da  giacimenti 
di  salireunua. 

CI 

V.  Sisteìèia  giurefte.  —  I  terreni  di  (juest' epoca,  in 
genere  calcari,  sono   a  preferenza  svilii])pati  nella  catena  del- 


Geografia  e  Geologia  deW  Africa  65 

IMllcUite,  mentre  nelle  provincie  di  Tunisi,  Costuntina  ed 
Aio-eri  essi  costituiscono  soltanto  degdi  affioramenti  isolati,  con 
massima  estensione  della  catena  dei  monti  Saida.  Prevalgono  i 
terreni  più  recenti  del  sistema.  Diremo  qualche  jìarola  di  eia- 
scuna  divisione  principale  dei  terreni  giuresi. 

A)  Lias.  Questo  terreno  è  sviluppato  in  quella  parte  del 
Teli,  che  da  Guelma  ed  El-Kautour,  per  la  grande  e  la  pic- 
cola Cabilia .  ed  i  massicci  di  Chenoua  e  degli  Ouarsenis,  si 
spinge  fino  ai  monti  Aures  nel  Tafna.  Sono  per  lo  più  cal- 
cari poco  fossiliferi  e  dolomie  a  struttura  cristallina,  scarse 
di  fossili.  Al  Lias  inferiore  spettano  i  già  ricordati  calcari 
scuri  tra  Philippeville  e  Costantina,  presso  El-Kantour,  in 
particolare  nel  Sidi-8ceikle-Ben-Reliou  e  dei  Toumiettes  ;  quivi 
si  rinvennero  :  Belemnites  acutiis,  Ammonltes  Kridion,  Pecten 
Hehli.  Pentacrinus  iuherculatus.  Al  (le.  Filfilah  il  calcare,  pel 
suo  contatto  con  rocce  eruttive,  fu  convertito  in  marmo  sta- 
tuario, colla  scomparsa  di  ogni  traccia  di  fossili.  Devonsi  poi 
riferire  al  lias  medio  i  calcari  a  Plicatula  spinosa  di  (3ued- 
el-Kantra  con  Amalteus  spmatits,  coperti  da  calcare  del  lias 
superiore  ad  Ammonltes  mimatensis  e  complanatus.  Nella  ca- 
tena del  Giurgiura  il  signor  Nicaise,  tra  Azrou-Tidger  ed  il 
passo  di  Tirourda,  ha  distinto  cinque  zone  parallele  di  cal- 
cari liasici,  separate  da  monti  di  rocce  paleozoiche.  Risultano  di 
calcare  grigio  e  di  marne  con  nuclei  di  piromaca  nera,  oppure 
di  calcari  silicei  chiari  con  ammoniti  e  bracliiopodi  non  ancora 
determinati.  Depositi  giuresi  devono  anche  affiorare  alla  vetta 
del  Chenoua  ed  al  capo  Tènés. 

Il  terreno  giurese  esiste  certamente  negli  Oursenis  dove  si 
raccolsero:  Ammoniies  oxynotus,  Gryphea  cymhiiim^  Rhyncho- 
nella  ietraedra,  Terebratula  suhovoides^  Waldheimla  numisma- 
Us,  Spiriferina  rostrata^  tutte  specie  molto  frequenti  anche  in 
Europa.  Nella  2^1'ovincia  di  Gran,  secondo  Pomel,  e  consta- 
tata la  esistenza  dei  tre  piani  liasici;  nelle  vicinanze  di  Saida, 
presso   l'altipiano,   il  signor  Renou  ha  trovato  esemplari  di 

5.  —  Geografia  e  Geologia  dell'Africa. 


66  Geografia  e  Geologia  cìeW Africa 

Aegoceras  planicosta  ed  Aeg.  Taylori.  Al  capo  Xoè,  secondo 
Velain,  com^^aiono  calcari  del  lias  medio,  con  Ammonites  spi- 
natus,  Belemnìtes  paxillosus,  Waldheimia  numismalis,  Terehra- 
tula  serrata  e  Spiriferina  rostrata. 

Xel  Souk-el-Arba,  sul  versante  del  Gè.  Sfian  e  ad  occidente 
di  Air-Kebira,  evvi  una  j)otente  serie  di  strati  di  rocce  simili 
ad  arcosi,  calcari  grigi  con  bivalvi,  calcari  compatti  con  nuclei 
di  quarzo,  brecce,  conglomerati  ed  arenarie  quarzose,  e  la  ri- 
coprono dei  calcari  del  lias  superiore,  fossiferi,  secondo  il  Blei- 
cher.  Nella  provincia  di  Oran  il  lias  superiore  presenta  due  fa- 
cies^ le  quali  però  presso  Souk-el-Arba  si  soprapongono  nei  monti 
di  Traras.  L'inferiore,  di  più  sottile  spessore,  è  quivi  rappre- 
sentata da  calcari  nodulosi,  ferruginosi,  con  Harpoceras  bifrons; 
la  superiore,  pei  paleontologi  ass^  interessante,  colla  potenza 
da  120  a  150  metri,  scistosa,  con  Posidonomya  Bronni,  fossile 
assai  frequente  nell'Appennino  centrale  e  nella  Toscana,  e  con 
Ammonites  Holandrei.  Nella  regione  litoranea,  presso  Oran, 
non  si  e  constato  il  j^iano  inferiore,  mentre  sono  molto  svilup- 
j)ati  gli  scisti  a  Posidonornya^  che  circondano  le  montagne  do- 
lomitiche di  Forte  Santo  e  S.  Clotilde.  Presso  Arzew  e  Souk- 
el-Arba,  alle  dette  bivalvi  si  aggiungono:  Ammonites  crassus, 
Ammon.  cfr.  Brongniarti,  Ancyloctras^  Toxoceras^  Astarte  cfr. 
Woltzi.  Presso  Gar  Rouban,  secondo  Ville,  si  trovano  Ammo- 
nites bifrons,  heterophyllus  e  radians,  che  sono  le  specie  più 
frequenti  nel  nostro  calcare  rosso  ammonitico  delle  Prealpi 
lombarde.  Il  signor  Bleicher  indicava  per  questa  località  anche 
altre  specie  di  tipo  oolitico,  come  Ammonites  Hnmphriesianus, 
Amm.  Brongniarti  ed  Amm.  cycloides. 

B)  Giura  inferiore  {Doggef).  È  un  fenomeno  pei  geologi 
assai  importante  la  trasgressione  dei  piìi  antichi  depositi  giu- 
resi  nel  l'Algeri  a;  essendo  tra  questi  meglio  rappresentato  il 
calloinano.  Tuttavia  aiiclie  i  terreni  ])iù  profondi  furono  ri- 
scontrati presso  Batna,  alla  sommità  del  Gè.  Chellalah  e  del  Bou- 
Thaleba,  ad  est  diHodna,  Sono  calcari  compatti  qow  Ammonites 


Geografìa  e  Geologia  dell'Africa  G7 

Parklnsuni  ed  Ammon.  Tcnyi^  alternati  con  argille  varicolori  a 
Rynchonella  sicbtetraedra^  bivalvi,  ecliinidi,  e  conqualclie  banco 
di  dolomia  e  di  calcare  oolitico. 

C)  Giara  superiore  (Maini)  compreso  il  piano  Tiioiiico.  I 
vari  giacimenti  di  fossili  giiiresi  recenti  furono  ripartiti  a  dif- 
ferenti periodi  di  questo  sistema  e  in  particolare  al  coralliano, 
oxfordiano  e  kimmcridg-iano.  Xel  piano  di  Harectas,  nella  pro- 
vincia di  Costantina,  il  signor  Coquand  lia  indicato  un  calcare 
con  Holectypus  depressus,  ricoperto  di  marne  con  Perisphinctes 
pUcatilis,  Diceras  arieiinum  e  corallari;  questi  ultimi  fossili  com- 
paiono al  Gè.  Taia  ad  occidente  di  Guelma.  Nei  monti  Babor, 
tra  Bongie  e  Sétif,  il  terreno  oxfordiano  è  raj^presentato  da 
un  calcare  rosso  come  nelle  Prealpi,  mentre  che  nel  Teli  è 
2)iuttosto  marnoso  e  molto  potente;  ed  ha  fornito  esemplari 
di  Ammonites  Atleta,  transversarius^  tortisulcatus,  hiplex^  pli- 
caiilis,  perarmatus^  tatricus^  Belemnites  hastaius,  determinati 
da  Oppel  e  Wagen.  Altri  giacimenti  coevi  a  questi  furono  tro- 
vati sulle  sponde  del  Isly.  Presso  Lalla-Marnia,  alcune  are- 
narie giuresi  contengono  Glypticus  hyeroglyphicus  e  Terebra- 
tula  moravica. 

Le  formazioni  in  discorso  sono  ancora  più  sviluppate  sugli 
altipiani,  in  zone  moltejjlici.  Nelle  vicinanze  di  Batna,  nella 
gola  di  Foum-Islamen,  il  signor  Coquand  lia  rilevato  il  se- 
guente profilo,  dal  basso  all'alto: 

Calloviano:  a)  calcari  potenti  e  senza  fossili:  ò)  marne  ad 
Ammonites  tuniidus  e  lunula-  e)  calcare  rossiccio  con  Belem- 
nites latesulcatus,  Ammonites  anceps  e  Backeriae. 

Oxfordiano:  d)  calcare  verdiccio  con  concrezioni  di  selce; 
e)  calcare  rosso  con  interstrati  marnosi  a  Behìimites  hastatus^ 
Sauvagesi^  Ammonites  tortisulcatus,  tatricus,  hiplex,  plicatilis, 
Eucheris,  viator^  transversarius,   Collyrites  Frìhurgensis. 

Kimmeridgiano:  f)  marne  poco  fossillifere  e  bandii  cal- 
cari con  Perisphinctes   Ulmensis. 

Titoniano:  g)  calcari  litografici  con   Terebratala  diphya. 


68  Geografìa  e  Geologia  dell'Africa 

Questo  profilo,  che  accenna  j)er  quella  regione  ad  una  con- 
dizione .sottomarina  analoga  a  quella  in  cui  all'epoca  stessa 
si  trovavano  le  nostre  jDrealpi,  è  poco  diverso  dall'altro,  che 
ci  ha  fornito  il  signor  Peron  pei  dintorni  di  Batna,  nei  monti 
]3ou-Thaleb  e  j^i'^'^^"  il  villaggio  di  Anoiiel. 

Le  condizioni  dei  depositi  giuresi  si  modificano  sensibil- 
mente nella  regione  meridionale  della  provincia  di  Costan- 
tina,  tra  Hodna  ed  il  Sahara:  quivi  non  conijiare  il  ti^^ico 
oxfordiano  coi  suoi  cefalopodi,  bensì  strati  a  fauna  corallina, 
con  echini  e  brachiopodi.  Al  monte  Leba-Liamoun,  .che  ra- 
pidamente si  eleva  a  sud  di  Bou-el-Saada,  compare  un  isolato 
lembo  di  terreno  giurese,  in  j^arte  ricoperto  con  discordanza 
dalla  creta  e  distinto:  in  un  piano  inferiore,  con  argille  va- 
riegate, arenarie  e  calcari  non  fossiliferi,  ed  un  piano  supe- 
riore con  Cidaris  glandi/era^  Dysaster  grcmulosus,  Colhjrites 
Loryi^  Apiocrinus  Roissyi  e  Murchìsoni.  Questa  ed  un'altra 
località  parimente  fossilifera,  a  Makta-Liamoun,  presentano 
grande  analogia  col  coralliano  superiore  di  Tonnère,  Ecliail- 
lon,  della  Rochelle,  di  Saléve  e  di  Nattheim. 

Nell'ulteriore  decorso  della  catena  del  grande  Atlante,  nella 
provincia  di  Algeri  e  di  Oran,  ricompaiono  più  volte  tra  i  monti 
cretacei,  delle  strisele  di  giura.  Negli  Amur,  a  nord-ovest  di 
Laghouat,  i  signori  Le  Mesle  e  Durand  hanno  trovato  gran  nu- 
mero di  questi  isolati  giacimenti  ;  sono  in  generale  dei  calcari 
azzurrogntjli  con  Ceromya  excentrica^  Mactromya  rugosa,  Ajno- 
crinus,  Rhahdocidaris  Durandi,  con  lumaclielle  o  banchi  co- 
rallini. Sopra  questi  calcari  seguono  di  regola  potenti  arenarie 
non  fossilifere,  ricoj)erte  con  concordanza  di  calcari  indubbia- 
mente neocomiani. 

Tutte  le  accennate  suddivisioni  del  giura  trovansi  nella  pro- 
^•incia  di  Oran  presso  Saida,  con  particolare  svilu]»po  del  kim- 
uieridgiano;  Bleicher  quivi  raccolse  in  alcune  argille  variegate 
le  specie  seguenti:  Ammonites  refractus^  hecticus,  Backeriae, 
Posldonoraya  alpina,   Pentacrinus  2y6ntagonalis  ;    in    un   coni- 


Geografia  e  Geologia  dell'Africa  69 

plesso  di  rocce  marnose  della  potenza  di  circa  un  centinaio 
di  metri.  Negli  strati  inferiori  compaiono  dei  banchi  di  cal- 
care con  ooliti  ferruginose,  che  contengono  una  ricca  fauna 
con  Ammonìtes  macrocephahis^  tatricus,  anceps^  tortisulcatas  e 
Belemnites  fiastahts.  Le  arenarie  soprastanti  contengono  alcuni 
resti  di  vegetali  e  nella  parte  più  recente  comjjaiono  banchi 
corallini  con  echini  e  talora  con  banchi  dolomitici.  Nella  re- 
gione occidentale  della  stessa  provincia  di  Oran,  a  questo  li- 
vello, compare  una  massa  uniforme  di  arenarie  ed  argille  ver- 
dicce,  potente  oltre  300  m.,  con  banchi  corallini  ad  Ostrea 
dilatata  e  Ceromya  excentrica.  I  calcari  prevalgono  a  levante, 
le  dolomie  verso  occidente  e  sono  meno  fossilifere.  Tra  Scel- 
lalah  e  Teguin  il  signor  Peron  raccolse:  Ostrea  solitaria,  Apio- 
criniLS  Roissyi  e  Murchisonì^  Millericrinus  suhechinatus ,  Cidaris 
marginata,  Blumenbachi^  Hemicidaris  diadema^  Acrocidaris  no- 
bilis;  ed  in  un  piano  attiguo  il  signor  Coquand  trovò  delle 
nerinee,  Natica  hemisplierica.  Pterocera  Ponti,  Ostrea  Bruntu- 
tana,  Terebratula  insignis,  Rhynconella  inconstans.  La  potenza 
complessiva  delle  serie,  incurvata  a  sinclinale,  è  di  circa  450 
metri. 

I  terreni  giuresi  si  spingono  nel  Marocco,  limitando  a  sud 
la  depression(  tra  Oudjda  e  Fez.  Al  Gè.  Teelfat  il  Bleicher 
osservò  dei  e  dcari  e  delle  dolomie  con  belemniti,  pentacrini 
e  cidariti  sotto  ai  terreni  miocenici.  Altri  strati  giuresi  fossi- 
liferi, con  ceromie,  trigonie  e  gliptici,  affiorano  al  gruppo  di 
Zcshoun,  presso  Ksa-Farocoun  e  furono  riscontrati  dal  signor 
Desguin  tra  Fez  e  Tetuan,  dal  Fritsch  al  Gè.  Hadid  presso 
Mogador,  dal  Coquand  al  Gè.  Dersah,  presso  Tetuan;  e  questo 
autore  vi  distinse  quattro  piani,  della  complessiva  potenza 
di  120  metri.  E  probabile  che  questi  terreni  corrispondano  ai 
calcari  che  formano  il  dirupo  di  Gibilterra. 

Quanto  al  piano  titonico,  il  quale  forma  un  importante  oriz- 
zonte geologico  al  confine  tra  i  terreni  giuresi  e  cretacei,  ri- 
corderemo come  il  signor  Coquand  abbia  pel  primo  indicato  la 


70  Geo;i rafia  e  Geologia  dell'Africa 

Terehratula  diphya  in  uu  calcare  compatto  fiTÌp,-io  litografico 
al  Gè.  Cliellatah  presso  Batna,  ricoperto  dalle  argille  grigie  e 
dai  calcari  con  Ammomies  Ulmensis^  passanti  con  concordanza 
al  neocomianó.  Più  ricca  messe  di  fossili  titonici  fu  raccolta  ad 
Oued  Sombella  e  Bon-Taleb.  con  Terehratula  janitor,  T.  Eot- 
mei,  Litoceras  Liehigi,  Hoploceras  elimatara^  Colhjrites  cari- 
nata;  e  negli  strati  più  recenti  della  serie,  il  caratteristico 
PJiylloceras  ptycoicum  ed  il  Metaporhinus  convexus.  La  serie 
ha  una  complessiva  potenza  di  trenta  metri. 

In  una  nota  recentemente  comunicata  all' Accademia  di  Fran- 
cia il  signor  Welscli  ha  descritto  una  serie  di  terreni  assai  fos- 
siliferi neir  altipiano  di  Temda  presso  Triaret,  nella  provincia 
di  Gran,  e  tra  questi  è  importante  la  esistenza  di  un  piano  oxfo- 
diano,  suddiviso  in  tre  zone  ad  Am.  transversar ius,  himamraatus 
e  tenuilobatus,  con  una  tisonomia  litologica  e  paleontologica 
identica  alla  aljoina.  Il  terreno  celloviano  è  in  particolare  ricco 
di  fossili  e  consiste  in  marne  ed  argille;  lo  separa  dalla  creta 
una  j)otente  formazione  dolomitica. 

In  generale  gli  accennati  terreni  giuresi  hanno  preso  parte 
al  corrugamento  che  produsse  la  catena  dell'Atlante  e  come 
in  Europa  presentano  un  passaggio  dalla  facies  a  cefalopodi 
all'altra  con  coralli  ed  echini,  che  in  quella  catena  prevale 
verso  sud. 

VI.  Sisfeììia  cretaceo,  —  Assai  numerose  sono  le  no- 
tizie sopra  i  terreni  cretacei  dell'Africa  settentrionale  e  per 
non  diffonderci  in  soverchio  dettaglio  ci  atterremo  alle  prin- 
cipali suddivisioni  :  di  creta  inferiore,  coi  })iani  neocomianó, 
urgoniano  ed  a])tiano;  e  di  creta  superiore,  coli' albiano,  ceno- 
maniano,   turoniano  e  senoniano. 

11  neocomianó.  costituito  da  un  calcare  nero  marnoso,  glau- 
cnnioso.  come  nella  Sicilia  e  Nizzardo,  al  Capo  Bon  e  })resso 
Zaghouan,  offerse  il  Belemnites  dilatatasi  Ammonites  Nisus^ 
Ancyloceras^  Phylloceras^  Terehratula  taraarindus.  Nell'Algeria 
presenta  questo  terrerio  uno  spessore  di  300  metri,  con  facies 


Geografia  e  Geologia  dell'Africa  71 

pelagica,  caratterizzata  dalla  esclusiva  presenza  di  cefalopodi  ; 
ma  sugli  altipiani  del  Teli  lo  stesso  terreno  presenta  come 
il  giura  un  carattere  corallino  o  littoraneo.  Le  caratteristiche 
belemniti  e  V Ammonites  Asterianus^  così  frequenti  nel  bian- 
cone del  Veneto,  com23ajono  ai  monti  Taia  e  Sidi  Rgiieiss,  tra 
Costantina  e  Guelma,  altre  specie  del  piano  stesso  a  Gè.  Onach 
e  Gè.  Babor  presso  Costantina.  Altrove  sono  marne  variegate 
ed  arenarie 'con  Ostrea  Couloni^  Terebratula  sella,  Pterocera 
pelagi^  Echinospatangus  suhcavatus,  Cidaris  clunifera\  oppure 
dolomie  e  calcari  nerastri,  talora  lignitiferi,  come  al  Gè.  Ker- 
dada  e  Seba-Liamoun,  ricoperti  da  marne  gessifere  e  da  are- 
narie, passanti  al  successivo  piano  dell' urgoniano,  nell'Algeria 
e  Tunisia  contradistinto  dalle  Requienia  ammonia  e  Lonsdalei, 
che  furono  raccolte  anche  nel  Marocco.  Nell'Atlante  meridio- 
nale questo  terreno  presenta  le  specie  caratteristiche:  Exogyra 
Aquila^  Terebratula  sella,  Heteraster  oblongus,  Orbitidlna  len- 
iicularis. 

Nella  accennata  località  di  Bou-Saada,  in  taluni  strati  cal- 
careo-marnosi  sono  assai  abbondanti  degli  echinidi  aptiani 
colla  lanira  Morrisi;  quindi  seguono  delle  nuirne  e  delle 
arenarie  con  ostree,  quivi  pure  ricoperte  da  un  piano  ges- 
sifcro.  Il  terreno  albiano  o  gaidt  nelF Algeria  meridionale  pre- 
senta il  carattere  litologico  ed  i  fossili  stessi  che  nella  Francia, 
cioè  arenarie  e  calcari  marnosi  giauconiosi  con  fauna  mista 
di  cefalopodi,  brachiopodi  e  piccole  ostree.  E  molto  interes- 
sante un  giacimento  descritto  dal  Pomel  nella  regione  centrale 
dell'Algeria,  ai  Gè.  Bou-Thalel)  e  Gè.  Afgahan,  contenente  dei 
banchi  di  fosforite.  Vi  si  raccolsero:  Schloembachia  cristata., 
varicosa,  injiata,  Hamites  rotiindus^  Heteraster  Tissoti,  Epiaster 
incisiLs  ed  altri  molti  echinodermi.  Più  a  sud.  l'elemento  cal- 
care della  creta  media  va  scemando  e  prevalgono  le  argille 
salate  e  gessifere,  con  arenarie  a  fossili  nuil  conservati,  assai 
erodibili  e  che  perciò  forniscono  la  massima  parte  del  mate- 
riale accumulato  in  dune  nei  piani  di  Hodna.  Al  Gè.  Batan, 


72  Geografia  e  Geologia  dell' Africa 

a  nord  fli  ]3ou-Saada  ricompaiono  i  calcari  ad  orbitoidi.  rico- 
perti da  arenarie  biancastre  passanti  a  dolomie  con  Ammonites 
iìijiatus,  Nerinea  ed  Acteonella  ed  a  calcari  con  Ostrea  pentan- 
gonalis  (conosciuta  nel  terreno  albiano  delbi  Spagna)  e  con 
Heteraster   Tissoti. 

Più  esteso  e  potente  è  il  terreno  cenomaniano  nei  dintorni 
di  Anmale,  Médeah,  Bogliar  e  nel  massiccio  di  Millianali;  più 
ancora  nella  provincia  di  Costantina,  a  sud  e  ad  ovest  di 
Bou-Saada,  a  sud  di  Batna,  nella  catena  degli  Aures  e  nelle 
vicinanze  di  Tebessa.  Il  signor  Coquand  ne  descrisse  numerosi 
fossili,  clic  accennano  ni  due  sottopiani  del  rotomagiano  e  del 
carentoniano,  con  ippuriti,  caprine,  catilli,  tnrriliti  ed  amiti; 
le  rudiste  e  gli  ecbini  tengono  scjn})re  i  livelli  i:>iù  elevati. 
Una  bella  serie  fossilifera  fu  anche  rilevata  al  Gè.  Guessa,  a 
nord-ovest  di  Bogliar  nell'Algeria,  con  marne,  carcari  gialli 
a  Discoidea  e  calcari  nodulosi  ad  ecliini.  Nell'Algeria  meri- 
dionale molti  fossili  di  questo  terreno  furono  raccolti  presso 
Batna  e  sono  ostree,  ecliini,  Ammonites  Manteli  e  rhotoma- 
gensis,  studiati  dal  Coquand  e  dal  Peron.  Quest'ultimo  geo- 
lof»'0  rilevò  un  altro  bel  profilo  di  strati  assai  fossiliferi  al 
Gè.  Maiten,  a  sud-ovest  di  ]V)U-Saada  in  una  serie  di  banchi 
alterni  di  marne  e  di  calcari,  coronata  anclie  quivi  da  un 
calcare  «-rossolano  molto  ricco  di  ostree,  tnrriliti  ed  echini. 
I  sio-nori  Le  Mesle  e  Peron  hanno  descritto  delle  impronte 
di  un  grosso  uccello  {Ornitchnites)  sopra  lastre  calcari  al  Gè. 
l^ou-Kahil,  a  sud  di   Ain-Rich. 

Il  cenonuxniano  con  ostree  riconq)are  nel  Marocco  presso 
Souani  e  Meharain,  con  Ostrea  Syphax,  Nicaùi,  Marmeti, 
Glohicoìica  ponderosa,  Ilemiaster  Fourneìi^  Inoceramus  proble- 
maticus,  ecc.  Giovi  notare  che  col  medesimo  carattere  paleon- 
t(dogico  questo  terreno  si  presenta  nella  Sardegna,  nella  Ca- 
labria-ultra e  nella  Sicilia,  dove  fu  studiato  anche  recentemente 
dal  compianto  professore  Seguenza  di  [Messina. 

Non  è  molto  sicuro  che  appartengano  in  realtà  al  piano 


Geografia  e  Geologia  dell'Africa  73 

turoniano  i  molti  giacimenti  di  calcari  e  rudiste,  che  sono 
descritti  dal  Peron,  dallo  Stadie,  dal  RoUand  e  da  altri  per  la 
regione  dell'Atlante;  noteremo*  le  località  di  Gè.  Mokta,  Gè. 
Zag'liouan,  Gè.  Cliettabali,  la  rocca  di  Costantana,  i  dintorni 
di  Batna  e  Tebessa;  e  tra  i  fossili  i  seguenti  :  Caprina  adversa^ 
Hippurites  cornuvaccinum^  organizans.  Spaerulites  Saitvagesi, 
Radiolites  lumhricalìs,  Trigonia  scabra^  Hemiaster  Fourneli, 
Cyphosoma  ràdiatitm.  Si  tratta  quindi  di  una  formazione  non 
molto  differente  dai  calcari  a  rudiste,  che  costituiscono  tanta 
parte  dell'Appennino  meridionale  e  centrale  ed  i  monti  del 
lato  nord-ovest  della  Sicilia.  Non  mancano  giacimenti  turo- 
iiiani  assai  fossiliferi  nell'Atlante  meridionale,  presso  Biskra 
e  Bou-Saada. 

Se  il  piano  turoniano  dell'Atlante  offre  strette  analogie  col 
terreno  medesimo  in  Europa,  altrettanto  non  può  dirsi  del 
seguente  piano  senoniano,  il  quale  presenta  soltanto  alcuni 
raffronti  col  bacino  aquitanico.  Ma  questo  terreno  nell'Africa 
settentrionale  è  molto  potente,  circa  400  metri,  ed  è  costituito 
da  un'alternanza  di  calcari  e  di  argille  pure,  senza  miscela  di 
arenarie  o  di  dolomie,  con  pochi  generi  di  cefalopodi  {Nauti- 
lus,  Schloemhacliia,  Heteroceras^  bivalvi  monomiari  e  grande 
quantità  di  svariati  echini.  L'estensione  di  questo  terreno  è  rag- 
guardevole, in  particolare  negli  altij^iani  tra  la  regione  dei 
laghi  ed  il  Sahara.  ^^  Inoceramus  Cripsi,  specie  molto  frequente 
nella  creta  superiore  dell'Alta  Italia,  compare  anche  nell'Africa 
caratteristica  di  questo  terreno.  Le  più  interessanti  notizie  sono 
fornite  dal  signor  Coquand  per  la  località  di  Megiès-el-Toukani. 
a  nord  di  Msilah,  tra  il  piano  di  3Iegiana  e  ITodna;  l'alternanza 
di  calcari  e  di  marne  vi  misura  150  m.  e  tra  i  fossili  più  fre- 
(juenti  noteremo:  Ceritfiium  Eiiclades,  Bouchiceras  Fourneli, 
Brossardi  e  Nlcaisi,  PUcatula  ventilabriun^  Hemiaster  Four- 
neli, Orthopsis  miliaris,  Vulsella  turonensis,  Inoceramus  Cripsi^ 
SchloemhacJùa  Texana  (clic  parimente  compare  in  Palestina) 
Janira  iricosiata',  Ostrea  dichotoma,  Costei,  sidcata^  proboscideo^ 


74  Geografia  e  Geologia  dell'Africa 

Peroni  e  Pomeli.  Seguono  80  m.  di  argille  verdicce  gessifere, 
con  marne  nerastre;  e  più  sopra  160  ni.  di  calcari  più  o  meno 
compatti  od  arenacei,  con  fauna*  del  tutto  diversa,  riferita  al  da- 
niano,  di  cui  ricorderemo  le  specie  seguenti  :  Terebratula  NaiL- 
clesi,  lleterolampas  Maresi,  Echinohrissus  litofensis,  Ostrea  larva, 
Orthopsis  mlliarisj  Cidaris  subvesciculosa,  Hemiaster  mirabilis, 
Xautllus  Dekayi^  Janira  qiiadricosiata,  Ostrea  Ancajìltanei^Rou- 
dalrla  Driù^  0.  Overicegì.  Taceremo  di  altri  giacimenti  meno 
importanti  ma  numerosi,  clic  trovansi  con  fossili  analoghi  ai 
suaccennati  nelle  regioni  più  interne  dell'Algeria  e  nella  ''J'u- 
nisia,  dove  furono  recentemente  descritti  dal  signor  Kolland 
per  la  regione  degli  sciott.  I  terreni  cretacei  recenti  vi  sono 
corrugjiti  in  rilievi,  che  presentanogli  solito  il  piìi  forte  pendìo 
a  nord,  e  sono  costituiti  alla  base  da  arenarie,  calcari  e  marne 
gessifere  con  salgemma,  ed  in  alto  da  calcari  biancastri,  con 
inocerami  sino  dall' antichità  impiegati  come  ottimo  materiale 
di  costruzione. 

Il  signor  Giulio  Welsch  ha  recentemente  pubblicato  nei  ren- 
diconti dell'Accademia  francese  interessanti  particolari  paleon- 
tologici sui  terreni  cretacei,  riferil)ili  ali"  albiano,  al  ccnoma- 
niano  ed  al  senoniano  inferiore,  nei  dintorni  di  Tiaret,  nelhi 
provincia  di  Oran.  Il  seuonian(»  riposa  con  distinta  discordanza 
sul  cenomaniano,  mancando  il  turoniano.  e  segna  il  periodo 
di  massima  sommersione  dell  area  esaminata.  Le  rocce  sono 
nuinie  e  calcari  marnosi,  con  banchi  di  gesso;  tra  i  fossili 
abbondano  particolarmente  le  ostree  ed  i  l)rachio})odi. 

Nel  Marocco,  la  creta  superiore,  secondo  i  signori  ^[a\v, 
Hleicher  e  Lenz,  presenta  a  preferenza  la  composizione  di 
un  calcare  a  foraminiferi  {Globigeruia^  Orbitoldes)  non  senza 
offrire  a  tratti,  come  nei  piani  di  ]\Iogador,  di  bel  nuovo  l'aspetto 
di  calcari  e  marne  ad  ostree  e  catilli.  come  nell'Algeria.  Notisi 
che  questo  idtimo  carattere  dei  terreni  cretacei  superiori  è  ge- 
nerale anche  nelle  regioni  della  Nubia  e  quindi  accenna  ad 
una  grande  uniformità  nelle  condizioni   batimetriche  e  biolo- 


Geografìa  e  Geologia  deW Africa  75 

giclie  dell' ultima  sommersione,  estesa  alla  massima  j^arte  della 
regione  tra  la  zona  dei  deserti  e  la  depressione  mediterranea. 

Vedremo  ora  rapidamente  dei  terreni  terziari,  i  quali  furono 
depositati  mano  mano  che  questa  così  vasta  area  sommersa  con 
varia  vicenda  di  oscillazioni  andava  riducendosi  ai  confini  del 
mare  attuale. 

VII.  Terziario  antico  {Eocene  ed  Oligocene).  —  Questo 
terreno  presenta  una  rimarclievole  vicenda  di  aspetti,  così 
nella  serie  come  nella  estensione  superficiale;  alcune  volte 
consta  di  arenarie  a  fucoidi  con  banchi  di  calcari,  come  nel- 
l'Appennino; altrove  sono  svilu^^pati  i  tipici  calcari  mmnmu- 
litici,  come  quelli  dell'Istria  e  della  Dalmazia;  oppure  dei 
calcari  a  nuclei  selciosi,  ricordando  quelli  alle  falde  della 
Ma] ella  e  del  Gran  Sasso;  altre  volte  sono  depositi  d'acqua 
dolce,  dimostranti  il  princìpio  di  quella  fase  continentale,  che 
andò  d' allora  in  poi  mano  mano  estendendosi  per  la  regione 
circostante  alla  mediterranea.  Grli  strati  eocenici,  per  conse- 
guenza sono  discordanti  in  generale  dai  cretacei. 

Nell'Atlante  orientale  si  possono  distinguere  in  generale 
tre  zone  principali  di  dejiositi  fossiliferi  eocenici,  i  quali  per 
la  subita  erosione  più  non  olirono  quei  legami,  che  j^otevano 
in  origine  presentare  e  che  in  fatto  si  osservano  nella  Tunisia. 

Nella  provincia  di  Costantina,  secondo  Tissot,  l'Eocene  mi- 
sura almeno  400  metri  e  si  distingue  come  segue: 

Suessoniano]  marne  nere  con  lenti  di  calcare  giallo,  con 
Osfrea  multic ostata;  calcari  selciferi  colla  stessa  bivalve  e  con 
nunmiuliti. 

Eocene  superiore;  scisti  argillosi  con  strati  di  arenaria  e 
banchi  di  calcare  nummulitico,   spesso  brecciato. 

.V  Sidi-Sceikh-ben-Bohou  furono  raccolte  le  Nummulites 
biarritzensls,  complanata^  Hamondi^  spissa.,  e  sono  frequenti 
le  fucoidi;  presso  Aìn-Beida,  coU'ostrea  suaccennata,  si  rac- 
colse un  grosso  nautilo.  Il  calcare  nummulitico  forma  due 
zone  frastagliate  nella  provincia  di  Costantina,  che  si  ri  uni- 


76  Geografìd  e  Geologia  dell'Africa 

scolio  presso  Setif;  Iti  più  settentrionale  comprende  la  catena 
Babor  e  le  falde  meridionali  del  massiccio  di  Giurgiura;  e  la 
meridionale,  più  vasta,  forma  i)arte  della  catena  di  (Juen- 
noiigli  e  di  Gè.  Dirali,  a  sud  di  Aumale  e  ricompare  nelle 
adiacenze  di  Boghar  ed  a  sud-ovest  di  Tenict-el-Haad.  Se- 
condo ]3rossard,  nella  parte  superiore  le  rocce  sono  bitumi- 
nose e  contengono  V Ataria  Aturi,  cefalojwdo  assai  comune 
nei  terreni  terziari  dell' Istria  e  del  Piemonte.  Presso  Teniet- 
el-Haad  sono  frequenti  gli  echini,  tra  i  quali  le  note  specie  di 
Schizaster  rimosus,  Spaiangus  Hofinanni,  Echinolampas  Ei^cheri, 
specie  caratteristiche  dell'eocene  veneto.  Altra  piccola  zona 
eocenica  decorre  a  nord  dello  sciott  di  Hodna.  Altra  impor- 
tante zona  eocenica  nell'Atlante  orientale  j^resenta  una  dire- 
zione da  nord-est  a  sud-ovest,  passando  nella  Tunisia  a  sud 
ovest  della  capitale  e  per  Kef  e  Tebessa.  Sono  calcari  nuui- 
mulitici  e  selciferi  ;  ed  il  signor  Rolland  crede  che  alcune  specie 
particolari  di  foraminiferi  caratterizzino  quivi  una  provincia 
diversa  dalla  mediterranea  e  dalla  arabo-egiziana. 

Una  bella  serie  di  strati  fossiliferi  si  osserva  tra  la  fonte 
Aìn-el-Treb  e  le  rovine  di  Zoni  con  belli  echini,  tra  cui: 
Periaster  obesus,  Sismondia  Desorl,  Macropneustes  Baylei.  Nei 
pressi  di  Gazza  1'  eocene  contiene  abbondanti  depositi  di  fo- 
sforite, con  denti  di  squalo  e  j^iccole  terebratule. 

Nell'Atlante  algerino  prevalgono  nella  formazione  eocenica 
le  argille  gessifere;  ma  non  mancano  banchi  di  rocce  a  fo- 
raminiferi. La  salsedine  degli  sciott  proviene  in  generale 
da  terreni  salati  eocenici;  i  (juali,  (juanto  più  si  accostano 
al  Sahara,  si  fanno  sempre  ])iii  marnosi  e  variegati,  assu- 
mendo il  carattere  del  Trias  germanico,  con  un  medio  spes- 
sore di   200  metri. 

Nel  Marocco  riconq>are  la  facies  deUc  arenarie,  alternate 
coi  calcari  a  fucoidi,  quale  si  presenta  nell'Appennino  set- 
tentrionale. 

Vili.  Terzario  viedio  o  niìocene,  —  Il  terreno  mio- 


Geografia  e  Geologia  dell'Africa  77 

cenico  nella  regione  dell'Atlante  si  presenta  del  tutto  distinto 
anche  geograficamente   dall'eocenico;   dove  i    due  sistemi  si 
soprapongono,   la  discordanza  degli  strati  è  manifesta  e  ge- 
nerale.  Secondo    il  signor  Ville,    le   oscillazioni,    che    hanno 
determinato  queste  discordanze,    accompagnarono    delle   eru- 
zioni   basaltiche    avvenute    nella   regione  litoranea,  le   quali 
forse  furono  coeve  a  quelle  che  vedremo  assai  più  sviluppate 
nell'Africa  orientale.  Di  solito  però  il  miocene  dell'Atlante  è 
povero    di    fossili   e    troviamo    accennate   a   preferenza   delle 
ostree  (0.  crassissima  ed  0.  Bohlayei).  Nella  provincia  di  Co- 
stanti]ia,   a  Chegaza,  presso  Guelma,  alcune  molasse  riposano 
sui  calcari  cretacei  forati  dalle    foladi  e  contengono  tra  gli 
altri  fossili  i  Pecten  Bendanti   e  Burdigaleusis.    Più  in  alto 
si  osservano  delle  argille  salifere,   quindi  delle  arenarie  con 
Clypeastev  altus.  Chiudono  la  serie  delle  arenarie  metallifere, 
con  filoni  di  calcopirite,  malachite   e  galena.  Ad  Oved-Sou- 
vella  nell'Algeria,  il  Peron  ha  raccolto  gli  echini,  Brissopsis 
Sismondae  e  Pericosmus  latus;  e  nelle  vicinanze  di  El-Kantara 
e  di  El-Outaia-Fournel  e  Coquand  furono  meravigliati  dalla 
stragrande    quantità  di   Osirea  crassissima.  Presso  Tiziouzou, 
nella  Grande  Cabilia,  il  Peron  ha  rimarcato  delle  marne  sab- 
biose assai  fossilifere,  con  Turritella  turris,  Pecten  scahrellus, 
Pectunculus  insubricus,  Clypeaster  marginatus,  Schyzasier  eiiry- 
notiis,   Conoclypus  plagiosomus  ;  e  le  stesse  rocce,   con  fossili 
analoghi,  furono  trovate  nei  dintorni  di  Aumale.  Sulle  sponde 
dell' Harrach,  parimenti  nell'Algeria,  il  signor  Nicaise,  sopra 
a  dei  conglomerati  avverti  delle  arenarie  micacee  con  Panopea 
Faujasi,  Tellina  plana ^  Ostrea  nudata  e  crassissima,  che  possono 
spettare  al  piano  più  recente  del  miocene,  che  meno  esatta- 
mente trae  il  nome  tra  i  geologi  dalla  città  di  Tortona  e  che  è 
tanto  sviluppato  nel  Subappennino  e  nel  bacino  di  Vienna. 
Presso  Milianah  compaiono  invece  delle  arenarie  cowAmphiope 
e  Scutella,  analoghe  a  quelle  che  si  osservano  nelle  vicinanze 
di  Cannes  e  nel  Veneto  orientale.  In  generale  si  osserva  che 


78  Geografia  e  Geolocjia  dell' Africa 

neirAlgeria,  da  levante  a  ponente,  vanno  prevalendo  i  piani 
inferiori  del  miocene  a  scapito  dei  superiori,  ma  questi  sem- 
brano riae(piistare   la   ^irevalenza   nel   Marocco. 

Fra  i  depositi  miocenici  d'  ae([ua  dolce,  i  \n\\  noti  sono  nel 
bacino  deirOued-Sendou,  nella  provincia  di  Costantina,  e  ri- 
posano soi)ra  altri  strati  marini,  del  pari  miocenici,  con  Ostrea 
crassissima.  Si  osservano,  alla  base,  dei  calcari  bianchi  con 
argille  lacustri  a  grandi  conchiglie  {Unio  Duhocqui,  Anodonta 
smendoneusis^  Melanopsis  Thomasi  e  varie  specie  di  Ifelix); 
seguono  delle  argille  gessifere,  con  banchi  di  lignite,  nei  fp.iali 
fu  riscontrata  la  Flahelleria  Lamanonis.  piantn  del  miocene 
della  l'rovenza  e  della  Toscana;  vi  si  rinvennero,  oltre  a 
molte  specie  di  conchiglie  palustri,  degli  ossami  di  antilo})e 
e  di  mastodonte.  Il  signor  Ixolland  cita  analoghe  formazioni 
presso  Kef-el-Zafran,  nella  Tunisia. 

Nell'Algeria  meridionale  e  nell'Oran,  le  quali  regioni  già 
erano  emerse  sino  dal  principio  dell'eocene,  si  mostrano  in 
parecchi  punti  delle  formazioni  mioceniche  continentali.  Tali 
sono  alcuni  banchi  di  arenarie  gialle,  corrose,  e  di  conglome- 
rato Ijucherellato,  soprastanti  al  giacimento  di  gesso  e  di  sale 
presso  ])ielfa,  descritto  dal  signor  Mlle.  ed  agli  altri  consi- 
mili di  Zehrez,  negli  Amour,  di  Aflow  e  di  Ih'cznia,  j)resso  al 
contine  col  Sahara,   descritti  dai   signori  Ponici  e  Poujanne. 

IX.  Terzian'o  ffirperiore  o  Pliocene,  —  Sempre 

m  conseguenza  dell' accennata  progressiva  emersione  della 
regione  dell'Atlante,  dalla  creta  in  poi,  nel  terziario  sui)e- 
riore  più  clic  nel  medio  prevalgono  i  tcrri-ni  di  origine  con- 
tnientale;  ma  non  luaiicano  nemmeno  i  dej)ositi  marini,  limi- 
tati  alla   regione  lit(^rane;i. 

I  più  antichi  strati  ])liocenici,  al  caj)o  Monastir,  risultano 
di  conglomerati  e  di  arenarie  con  brachiopodi  del  piano  pia- 
centino; mentre  il  ])iano  astiano  vi  sendjra  raj)presentato  da 
un  calcare  arenaceo,  in  gran  j^arte  formato  da  bivalvi,  in 
});ii-ticol;ir(.   (l;i    pcctunc(»li.    clic    e   del   pai'i    svilu]»});it(»  tra  Sa- 


Geografia  e  Oeologia  dell'Africa  79 

lecta,  Capo  Dunas  e  Monastir  ed  alle  cave  di  Ksour-Kef  e 
di  Madia,  le  quali  hanno  fornito  il  materiale  pel  grandioso 
anfiteatro  di  El-Geene,  l' antica  Thysdrus.  A  Remlda  questo 
terreno  astiano  raggiunge  la  potenza  di  100  metri  e  circonda 
gli  affioramenti  cretacei  di  Bir-Lubaita,  Gormubalu  e  capo  Bon. 

Nelle  Provincie  di  Algeri  e  di  Gran,  il  pliocene  marino  è 
molto  esteso  nell'  ampia  regione  litoranea  detta  dei  Salici  ;  e 
risulta,  alla  base,  come  nell'Andalusia  e  nella  valle  padana, 
di  argille  e  molasse  con  abbondanti  fossili  del  piano  pia- 
centino. Il  signor  Nicaise  enumerò,  or  sono  quasi  venti  anni, 
circa  200  specie  subajjpennine,  le  più  di  Banzarea,  di  Tipaza 
e  dell' Oued-el-Hachem.  Le  Terebratula  ampulla  e  grandis  vi 
sono  abbondantissime  e  queste  stesse  spìccie  sono  del  pari  as- 
sai frequenti  nello  stesso  terreno  della  Sicilia  orientale.  Anche 
alle  falde  dei  monti  Milianah,  in  particolare  a  nord  di  Grleans- 
ville,  le  marne  plioceniche  sono  ricoperte  da  calcari  grosso- 
lani e  da  Terra-rossa.  Nella  valle  del  Cheliif  sino  ad  Gran, 
alla  base  del  pliocene  si  osservano  arenarie  feldisjiatiche,  si- 
mili ad  arcosi,  poi  marne  calcari  assai  fossilifere,  in  specie  per 
bivalvi,  potenti  sino  a  200  metri.  Al  monte  Dahra,  negli  strati 
superiori  compaiono  altresì  dei  forti  banchi  di  gesso;  Presso 
Gran  si  ripete  nel  pliocene  il  carattere  litologico  della  forma- 
zione ungherese,  miocenica,  dei  calcari  del  Leitha,  per  l'ab- 
bondanza di  coralli,  briozoi  ed  echini.  L'astiano  è  di  solito 
composto  di  arenarie  con  'bivalvi  e  con  ossami  di  balene. 

A  questo  livello  si  avvertono  inoltre  dei  dejìositi  di  estuario 
quali  sono  le  argille  carboniose  plioceniche,  attraversate  col 
pozzo  di  Karoubi  e  descritte  dal  Pomel,  con  ricca  fauna  ma- 
lacologica  ed  ossami  dìHipparion.  Fra  gli  innumerevoli  ceriti 
erano  comuni  il  Potamides  Basieroti  delle  sabbie  di  Montpel- 
lier ed  il  P.  iricinctus  del  pliocene  senese;  ed  il  solidungolo 
per  la  sua  dentizione  corrisponde  alla  specie  messiniana  di 
Pikermi,  presso  Atene. 

Passando  alle  formazioni  plioceniche  continentali,  le  segui- 


80  Geografìa  e  Geologia  dell'Africa 

renio  da  nord-est  a  sud-ovest,  osservando  che  a  distinguerle, 
quando  sia  possibile,  dalle  posterziaric  può  valere  l'avere  esse 
partecipato  al  sollevamento  ultimo,  verificatosi  secondo  una 
inclinazione  da  oriente  a  levante.  Cosi  i  conglomerati  o  le  are- 
narie di  Vesoul-Benian.  j^resso  Milianah,  accompagnano  sino 
a  grande  altezza  gli  strati  elveziani  senza  presentare-  alcuna 
corrispondenza  alla  idrografia  attuale.  Nel  piano  di  Medjana 
talune  colline  isolate,  sono  relitti  di  una  ampia  formazione 
d'ac(£ua  dolce,  che  sembra  pliocenica;  ma  piii  sicura  deter- 
minazione potè  farsi  g'razie  agli  studi  di  Coquand  e  di  Thomas, 
di  una  potente  serie  di  conglomerati  a  grossi  blocchi,  con  ce- 
mento ocraceo,  co])erti  da  un  centinaio  di  metri  di  argille 
gessifere.  Grli  strati  al  Poligono  ed  a  Ain-Jourdel,  presso  Costan- 
tina,  lianno  fornito  le  tracce  di  mólte  specie  di  conchiglie  tra  le 
quali  le  Helix  Semperiana^  Desmouliniana^  subsenilis;  Bulimvs 
joòaeanus,  Bavouxi  (analogo  all'  attuale  decollaUis)  ;  Ferrusacia 
aiava^  con  ossami  di  pacliidermi  o  di  ruminanti.  Segue  una  se- 
rie di  argille  rosse  con  Ijanchi  di  calcari  ad  llelix,  poi  un  man- 
tello 2)otente  piii  di  cento  metri  di  un  calcare  d'acqua  dolce,  che 
costituisce  gli  adiacenti  terrazzi  tagliati  dal  Kummel.  Xell'alti- 
piano  di  travertino  di  Ain-el-Bey  e  Tizmart  il  signor  Thomas 
raccolse  i  resti  di  Siis  phacochaeroides^  Ilipparion  cfr.  gracile 
e  lllppopotaraus. 

Al  periodo  di  questi  calcari  lacustri  segui  un  tempo  di 
profonda  abrasione,  corrispondente  al  cliluvium  antico^  ed  i 
prodotti  di  (questa  abrasione,  raccolti  nelle  bassure,  costitui- 
rono delle  masse,  alla  loro  volta  terrazzate  ed  abrase,  di  con- 
glomerati sabbiosi  e  di  argille  con  Unto  e  Xevitina  ch'.Jiiivialis^ 
e  grande  quantità  di  ossami  di  Cìjìiocephalus,  Buhalas  antiqum, 
Palaorcas^  Antilope,  Gazella^  Hippopotarnus,  HipjMrion  gracile 
var.,  Equus  Stenoìiis,  Elepihas  meridionali^^  Rhinocera  sp. 

Da  Costantina  le  formazioni  in  discorso  si  estendono  verso 
ponente  sino  a  Milali  ed  al  Setif,  ed  a  sud  verso  Batna;  e 
l);ire  die  siano  anche  sviluppate   nella  regione   degli    sciott. 


Geografia  e  Geologia  dell'Africa  81 

dove  però  sono  strettamente  congiunte  colle  analog'lie  qua- 
ternarie, alle  quali  sembra  esclusivo  il  (Jardiuin  edale.  Il  ter- 
reno detto  di  Biskra,  che  poi  prosegue  nel  Sahara,  è  giudicato 
dal  Coquand  come  pliocenico  e  risulta  alla  base  di  argille 
sabbiose,  a  volta  con  gesso  e  con  sale,  ed  in  alto  di  potenti 
alluvioni,  cementate  o  meno.  È  la  parte  più  antica  del  ter- 
reno Sahariano^  che  poi  si  ripete  nella  ondulata  regione  cir- 
costante agli  ,sciott  ed  alla  piccola  8irte,  a  nord  di  Sfax.  I  fos- 
sili sono  rarissimi,  ma  si  osserva  lo  Zonites  candidissimus, 
tuttora  A'ivente.  Questo  terreno,  mentre  si  eleva  gradatamente 
verso  r  interno,  si  innnerge  e  prosegue  nel  Mediterraneo  e  ne 
è  formata  ad  esempio,  l' isola  Cherchenà.  Sembra  pertanto  che 
l'intero  golfo  di  (jabes  sia  allora  stato  terra  ferma  e  che  siasi 
formato  all'  aurora  del  quaternario,  essendosi  sommersa  la  detta 
formazione  fangoso-gessifera. 

Poco  noto  è  il  terreno  pliocenico  nel  Marocco,  essendo  dub- 
biamente indicato  da  El-Araisch  fin  presso  Hadkort  ed  Ain 
Dalia,  ed  al  capo  Spartel. 

Da  questo  primo,  per  quanto  incompleto  saggio  della  strut- 
tura geologica  del  continente  africano,  noi  possiamo  pertant(^ 
concludere  come  antica  sia  la  sua  emersione  anche  a  non 
grande  distanza  dalla  depressione  mediterranea;  e  scorgiamo 
come  gli  attuali  confini  di  questa,  almeno  per  quanto  riguarda 
il  golfo  di  Gabes,  siano  stati  piuttosto  allargati  che  ristretti  dalle 
oscillazioni  posteriori  al  pliocene.  Nel  capitolo  seguente  ve- 
dremo dei  terreni  quaternari  della  medesima  regione  dell'Atlante 
e  delle  rocce  eruttive  o  credute  tali,  che  in  essa  furono  men- 
zionate e  delle  quali  le  più  recenti  possono  avere  avuto  rapporto 
colle  più  recenti  oscillazioni  orogenetiche. 

Era  già  coni  posto  il  j^resente  capitolo  quando  siamo  venuti 
a  conoscenza  della  relazione  geologica  sulla  esj^lorazione  scien- 
tifica della  Tunisia,  ordinata  dal  Governo  francese  nel  1887  e 
pubblicata  nell'anno  scorso,  essendone  autore  il  signor  Giorgio 
Le  Mesle;  è  un  semplice  diario  di  viaggio,  non  molto  conclu- 

C.  —  Geor/ya/ìa  v  Geologia  dell'Africa 


82  Geografìa  e  Geologia  dell' Africa 

sivo;  tuttavia  ne  daremo  un  sunto,  trattandosi  di  una  regione 
nella  quale  l'Italia  i^\\.h  quandocliesia  avere  qualche  interesse 
diretto. 

Per  la  penisola  di  Capo  Bon  l'autore  indiea  dei  terreni 
marini  miocenici  al  Gè.  Kourbès,  presso  la  fattoria  Milla,  are- 
nacei e  di  conglomerati,  riposanti  sopra  calcari  compatti  for- 
temente mineralizzati;  ad  Hannnat  Kourbis  esiste  ancora  una 
fonte  termale.  Sono  ancora  sviluppati  i  terreni  2>liocenici,  ed 
un  travertino  clic  l'autore  ritiene,  almeno  nei  suoi  strati  più 
antichi,  come  marino.  Riferite  all'astiano,  sono  distinte  alcune 
argille  fossilifere  di  Gè.  El-Hammamet.  Il  terreno  cretaceo 
vi  è  indicato  solo  dubbiosamente;  ma  al  Gè.  Bou-Kournein, 
in  calcari  marnosi  nodulosi,  furono  trovati  dei  frammenti  di 
belemniti.  **" 

Nella  regione  di  Bizerta  il  sottostrato  del  j)aese  è  formato 
da  un  calcare  bianco,  pulverulento,  fortemente  pieghettato, 
potente  almeno  200  metri,  ricchissimo  di  foraminiferi,  dei 
quali  r  autore  enumera  i  generi  più  frequenti,  quelli  stessi 
rappresentati  nelle  marne  mioceniche,  forse  coeve,  della  Si- 
cilia. Seguono  in  alto  delle  arenarie  compatte  poi  un'alter- 
nanza di  marne  e  molasse,  che  sono  riferite  al  messiniano  ])e\ 
fossili  raccolti  in  abbondanza  presso  Porto  Farina  e  Menzel 
Gemil.  Le  forti  masse  di  travertino  erano  state  utilizzate 
dagli  antichi  romani.  Al  Ras  Negeila  è  indicato  un  filone 
di  porfido  decomposto. 

Nella  regione  di  Mateur  le  arenarie  mioceniche  (?)  offt'ono 
dei  filoni  con  baritina,  galena  e  calamina,  contenente  il  o2  °\^ 
di  zinco.  I  calcari  bianchi  di  ]3izerta  quivi  sono  mineraliz- 
zati e  resi  saccaroidi  tanto  da  pro])orsene  la  coltivazione;  sonvi 
giacimenti  di  minerali  di  ferro  ed  una  termale  assai  jjregiata 
in  paese.  Il  pliocene  presenta  alternanze  di  marne  varicolori, 
di  ghiaie  e  di  puddinghe.  Anche  luUi  >ned  ^Melali,  le  arenarie 
contengono  calamina. 

A  Beja  e  dintorni  si  presentano  assai  potenti  i  calcari  num- 


Geografia  e  Geologia  dell'Africa  83 

niiilitici,  più  o  meno  compatti;  dovunque  alla  loro  base  vi  è 
un  livello  di  fosfati  spesso  coltivabili;  seguono  inferiormente 
dei  calcari  a  foraminiferi  ed  a  inoeerami,  traversati  da  un 
ricco  filone  di  calamina,  esso  pure  coltivato  sino  dall'  epoca 
romana  ;  in  alto  seguono  arenarie,  argille  e  puddinghe  pro- 
babilmente plioceniche.  La  Creta  supeiiore  è  molto  sviluppata 
anche  nei  dintorni  di  El-Kef,  quivi  pure  con  giacimenti  fo- 
sfatici, in  terreni  glauconiosi  con  denti  di  squalo;  l'eocene 
vi  jìi'e-'^enta  due  livelli  di  calcari  nummulitici.  Presso  FOued 
Melleg,  l'autore  raccolse  abbondanti  belemniti,  ma  ignorasi 
di  quale  terreno  e  se  inferiore  alla  ereta.  Narra  egli  come  il  si- 
gnor Letourneux  nella  Creta  superiore  di  Kris,  nella  Tunisia 
meridionale,  abbia  raccolti  molti  echini,  tra  i  quali,  Hemi- 
pneustes  Delettrti^  Botrìopygus  CoquancUi  Echinohrissus  cf.  iri- 
gonopìjgus^  trovando  poi  l'eocene  assai  sviluppato  presso  Ta- 
barca. 

Dalle  comunicazioni  verl)ali  avute  dal  signor  ingegnere 
Baldacci,  del  R.  Corpo  delle  Miniere,  abbiamo  ajìpreso  che 
la  serie  mesozoica  nella  Tunisia  è  molto  più  ricca  di  quanto 
compare  dalla  breve  nota  del  signor  Le  Mesle. 

V 

Dei  teekeni  quateenari  e  delle  eocce  eruttive 

NELLA    REGIONE    DELL'AtLANTE 

Poiché  le  oscillazioni  del  terreno  si  manifestarono  in  vario 
senso,  sebbene  con  prevalente  avvallamento,  così  non  man- 
cano nella  regione  più  settentrionale  dell'Africa  dei  depositi  ma- 
rini quaternari;  e  giova  circoscriverli  nei  loro  reali  confini 
per  non  lasciarci  condurre  di  nuovo  a  concetti,  i  quali  hanno 
esercitata  una  grande  e  pur  troppo  fallace  influenza  nella 
storia  delle  ultime  vicende,  dell'Africa  non  solo,  ma  dell'in- 
tera superficie  terrestre.  Converrebbe  per  più  esatta  disamina 


84  Geografia  e  Geologia  dell'Africa 

potere  sempre  e  sicuramente  distinguere  questi  depositi  ma- 
rini quaternari,  in  genere  litoranei,  in  preistorici  e  storici; 
ma  tale  distinzione  pur  troppo  in  pochissimi  casi  ci  torna 
possibile. 

Nella  Tunisia  meridionale,  possiamo  del  tutto  escludere 
una  comunicazione  in  epoca  quaternaria  della  regione  degli 
sciott  col  Mediterraneo;  che  anzi  quivi  è  dimostrata  una  ri- 
duzione della  terra  ferma,  della  quale  sono  un  avanzo  le 
•isole  di  Gerba  e  Cherchenà.  Ma  d'altra  parte  dalle  osserva- 
zioni di  Pomel  e  di  Issel  risulta  la  presenza  di  panchine 
quaternarie  sulla  spiaggia  settentrionale  della  Tunisia  e  sulla 
spiaggia  meridionale  dell'isola  G alita,  con  Strombus  coronatiis 
e  Purpura  hematostoma.  specie  Qra  scomparse  dal  Mediter- 
raneo. Nella  provincia  di  Costantina  dei  calcari  arenacei  con 
fauna  recente  salgono  sino  a  40  metri  sul  livello  marino; 
presso  la  Calle  già  da  molti  anni  il  Renou  ha  menzionato 
delle  argille  con  Cardium  edule  e  Lniraria  piperata  ai  piedi 
del  Koudiat  Msab,  a  circa  6  metri;  al  capo  Guardia,  presso 
Bona,  un  banco  di  calcare  grossolano  recente  con  fossili  ma- 
rini, con  altri  terrestri  fluitati  in  mare,  si  innalza  di  25  m., 
ed  al  forte  Genovese  sino  a  100  m.;  ma  quest' ultima  mag- 
giore altitudine  potrebbe  agevolmente  spiegarsi  come  eflPetto 
di  un  addossamento  per  trasporto  operato  dal  vento,  come  credo 
sia  il  caso  di  taluni  depositi  analoghi  della  Liguria,  in  partico- 
lare alle  Arene  Candide  ed  al  Capo  di  Mele. 

Ad  oriente  di  Dellys,  nella  j^rovincia  di  Algeri,  la  roccia 
eocenica  è  modellata  da  un  terrazzo  a  15-20  m.  sul  livello 
marino,  ricoperto  con  5  m.  di  potenza  di  arenarie  e  conglo- 
merati con  specie  viventi  di  j^ettlni.  Fra  le  foci  degli  Oued 
Sebaou  ed  Isser  (òy\\  una  serie  di  lembi  marini,  che  si  alli- 
nean«j  secondo  un  terrazzo  a  circa  12  m.  con  uno  strato  oriz- 
zontale di  arenaria  rossa,  micacea,  con  taluni  ciottoletti  di 
basalto,  che  a  qualche  distanza  forma  il  capo  Djinet.  Nei  din- 
torni di  Cherchel,  il  Pomel  distingue  due  piani  di  formazioni 


Geografìa  e  Geologia  cidi' Africa  85 

marine  quaternarie,  entrambi  riposanti  sulla  creta,  sul  miocene 
e  sulle  formazioni  vulcaniche,  senza  però  essere  da  queste 
modificate  come  lo  furono  le  rocce  mioceniche;  ma  queste  for- 
mazioni, che  alle  falde  del  Gè.  Aron-jaoud  ed  al  monte  Ber- 
mote  salgono  fino  a  300  m.  di  altitudine,  sono  con  tutta  pro- 
babilità piuttosto  che  quaternarie  plioceniche.  La  formazione 
sicuramente  quaternaria  forma  una  zona  litoranea,  della  lar- 
ghezza di  circa  400  m.,  che  scompare  dove  la  roccia  è  a  picco; 
si  scorge  nel  miglior  modo  presso  Cherchel,  tra  l'Oued  Mes- 
selmoun  e  Sebt.  Incominciano  sabbie  ed  arenarie  grossolane, 
qua  e  là  con  lenti  di  travertino  e  contengono  ossami  di  Elephas 
africanus. 

Anche  nella  provincia  di  Gran  furono  osservate  in  molti 
punti  della  costa  delle  tracce  del  mare  quaternario,  sino  a 
150  metri- sul  mare,  come  presso  S.  Clotilde  e  S.  André;  però 
sopra  r  altitudine  di  40  m.  queste  tracce  sono  dubbie  ed  il  lido 
più  continuo  non  supera  i  7-8  m.  di  altitudine,  pur  contenendo 
l'accennato  Strombus  coronatus;  allo  sbocco  dei  fiumi,  le  allu- 
vioni contengono  fossili  marini  o  d'estuario  fino  all'altitudine 
di  40  m.,  come  Alexia  algerica^  Melania  tuberculata^  Cardium 
edule.  L'isola  Reschgoun  presenta  sulla  spiaggia  orientale  una 
arenaria  ocracea  con  Purpura  hematostoina. 

Per  la  spiaggia  mediterranea  del  Marocco  il  signor  Co- 
quand  ha  stabilito  delle  osservazioni  sulle  formazioni  traverti- 
nose  fluviomarine,  in  particolare  allo  sbocco  del  fiume  Bur- 
feka;  queste  formazioni  travertinose  di  spiaggia,  analoghe  al 
nostro  Macco  di  Palo  e  Civitavecchia  ed  alla  panchina  di 
Livorno,  furono  erose  in  diversi  punti  anche  dove  non  sono 
le  foci  attuali.  Quanto  poi  alle  variazioni  della  spiaggia  verso 
l'Atlantico,  il  signor  Maw  avrebbe  constatato  un  sollevamento 
di  18  a  22  m.  ;  e  depositi  di  mare  con  fauna  vivente  si  tro- 
vano nella  baia  di  Tangeri,  a  sud  del  capo  Spartel,  presso 
Casablanca  ed  a  Safi;  a  Mogador  tali  depositi  toccano  l'al- 
titudine di  21  m.,  la  quale  sarebbe  comune  alle  spiagge  solle- 


86  Geografìa  e  Geologia  dell'Africa 

vate  della  Spag'iia  e  del  Portogallo.  Evidentemente  questo 
teuue  sollevamento,  di  misura  non  molto  diversa  di  quanto 
si  osserva  nel  nostro  Tirreno,  non  esclude  che  ancora  in  tempi 
quaternari,  colà  sulle  coste  atlantiche  come  nell'area  tirrenica 
sia  intervenuta  una  profonda  sommersione;  quando  si  è  formato 
r  attuale  stretto  di  Gibilterra  e  si  ridussero  ad  un  dipresso  al- 
l' attuale  perimetro  le  isole  e  le  penisole  del  Mediterraneo. 
Una  analoga  vicenda  di  oscillazioni  risulta  ancora  dallo  studio 
delle  Baleari,  recentemente  compiuto  da  Hermite. 

In  ej)oca  storica,  secondo  i  signori  Partsch  e  Fischer,  le 
spiagge  della  Tunisia  non  hanno  variato  altrimenti  che  per  lo 
sviluppo  dei  delta.  Che  il  lago  di  Kelbia,  forse  l' antico  Trito- 
nis  lacus^  fosse  in  comunicazionqLCol  mare,  secondo  gli  studi 
del  signor  Rouire  non  sembra  dimostrato;  anzi  la  spiaggia  ò 
molto  antica,  essendo  percorsa  da  una  strada  romana.  L'in- 
terrimento del  fiume  Bagla  sarebbe  l' unica  cagione  del  re- 
stringersi del  lago  ai  confini  attuali. 

Sono  raf]['o'uardevoli  oli  interrimenti  ed  i  cang-iamenti  di  foce, 
in  epoca  storica,  nella  Tunisia  e  nell'Algeria  orientale.  Fra 
l'antica  Cartagine  ed  il  \)Oyìo  Farina  eravi  anche  in  tenqji 
storici  una  penisola,  che  fu  abbracciata  dalle  alluvioni  del 
fiume  Megerda;  si  attribuiscono  questi  forti  interrimenti  al 
disboscamento,  che  negli  ultimi  :^ecoli  si  è  praticato  nelle  re- 
gioni interne.  Anche  j^er  la  provincia  di  Costantina  non  pare 
che  sia  intervenuto  alcun  sollevamento  in  epoca  storica  ;  in- 
vece in  diversi  punti  della  provincia  di  Algeri,  secondo  il 
signor  Fischer,  il  mare  avrebbe  invaso  la  terra,  anche  per  la 
sua  azione  erosiva,  in  rapporto  con  la  varia  natura  delle 
rocce  e  la  conformazione  del  lido.  Secondo  Stacey  e  Maw, 
anche  nel  Marocco  sonvi  prove  di  un  recentissimo  abbassa- 
mento; tantoché,  avanti  a  ^fogador.  un'isola  corrisponde  ad 
una  penisola  ricordata  a  memoria  d"  nomini  ;  e  l' isola  stessa 
in  un  ventennio  si  ridusse  ad  un  quarto  dell'area  originaria, 
certamente  anche  2)er  opera  della   erosione.   Un  antico  forte 


Geografia  e  Geologia  dell'Africa  87 

portoghese  ed  altri  fiibbricati  giacciono  ora  tra  le  sabbie  del 
lido  od  in  terreno  palustre,  in  una  postura  certamente  diversa 
dalla  originaria.  Ne  consegue  clie  molto  probabilmente  sono 
intervenuti  avvallamenti  recentissimi,  i  quali  non  si  può  esclu- 
dere che  possano  essere  stati  determinati  dagli  scotimenti  si- 
smici, molto  frequenti  e  sjiesso  violenti  anche  in  quelle  re- 
gioni. 

Occupiamoci  ora  delle  formazioni  quaternarie  continentali, 
che  hanno  un'importanza  ed  una  estensione  superficiale  in- 
comparabilmente maggiore  che  le  marine  nella  regione  del- 
l'Atlante. 

Per  la  Tunisia  settentrionale,  nelle  antiche  alluvioni  del 
Megerda  furono  recentemente  rinvenuti  gli  ossami  àoìV  Ele- 
phas  antiqims,  specie  che  nel  quaternario  successe  all'^".  Me- 
ridionalis  in  tutta  l'Europa,  al  di  qua  delle  Alpi;  e  verso  la 
regione  delle  Sehche  abbiamo  già  veduto  lo  sviluppo  della 
formazione  gessosa  a  Zonìtes  candicUssimus,  la  quale  allo  sbocco 
e  lungo  i  corsi  d' acqua  fa  passaggio  a  potenti  alluvioni,  ])ro- 
fondamente  terrazzate.  Dove  si  svihqipa  la  formazione  ges- 
sosa, il  suolo  e  costituito  da  una  crosta  calcare,  dovuta  alla 
evaporazione  delle  acque  calcari  che  per  la  capillarità  del 
terreno  pervengono  lentamente  alla  superficie;  questa  crosta 
può  raggiungere  lo  spessore  di  un  metro.  Depositi  recentis- 
simi, distinti  da  una  piccola  varietà  del  Cardìum  edale,  si 
trovano  in  vari  punti  tra  il  golfo  di  Gabes  e  la  regione  degli 
sciott,  ed  alle  loro  base  furono  rinvenuti  frecce  e  coltellini 
di  selce,  con  ossami  ed  avanzi  di  pasto.  I  fondamenti  delle 
rovine  romane  di  Tacapa  riposano  su  questa  formazione  con- 
tinentale, antropozoica. 

Nell'Algeria,  secondo  le  osservazioni  di  Pomel,  Bleicher  e 
Thomas,  le  formazioni  continentali  quaternarie  si  possono  divi- 
dere in  un  dlhwium^  potente  e  terrazzato,  ed  in  un  alluvium 
con  tracce  dell'uomo,  con  Elephas  africanus  ed  atlanticus. 
Bourgignat  ed  Issel  hanno  da  tempo  dimostrata  la  parentela 


88  Geografia  e  Geologia  dell'Africa 

della  fauna  malacologica  nord-africana  con  quella  della  Spagna 
e  ne  trassero  argomento  di  conferma  all'idea  di  un'antica  co- 
municazione,  in  epoca  quaternaria,   tra  le  due  regioni. 

Nella  provincia  di  Costantina  vi  sono,  presso  Duvivier,  delle 
alluvioni  potentissime  con  Hlppoputamus  hipponenùs.  Nella 
provincia  di  Algeri,  alla  base  delle  formazioni  quaternarie  si 
osservano  dei  conglomerati,  delle  arenarie  ed  argille  con  con- 
crezioni calcari  dal  i)iano  di  ^Medigia,  che  era  probabilmente 
un  lago,  sino  airOued-el-Hacliem;  dei  terrazzi  alluvionali,  alti 
circa  80  m.,  accompagnano  il  fiume  Chelif  e  circondano  molte 
delle  sebclic.  Nelle  fessure  delle  rocce  in  posto  trovansi  delle 
brecce  con  Buhalus  antiquus,  Antilope  Gaudryi^  Ovis  tragela- 
ph?is,  Hippopotamus  ainfibius^  I^/mwcerasp,  Equus  Stenonis. 

Al  (quaternario  antico  corrispondono  le  ultime  eruzioni  di 
basalti  nella  provincia  di  Oran,  alle  (juali,  oltre  ai  tufi,  si 
collegano  delle  sorgenti  termali  ed  alcuni  fenomeni  di  mine- 
ralizzazione dei  depositi  precedenti  con  gesso,  salgemma,  clo- 
rite,  dolomite,  ({uarzo,  piromaca.  pirite  e  mica.  Sono  aualoglic 
alle  solfatare  e  rappresentano  un  locale  metamorfismo  della 
formazione  fangoso-gessifera . 

Nella  provincia  di  Costantina  il  quaternario  (■  rappresen- 
tato dal  travertino,  il  quale  corona  l'altura  di  Mansourali, 
ad  oriente  della  ca})itale,  con  molte  sj)ecic  di  piante  fossili 
ed  i  resti  di  una  tartaruga,  YEiuls  pro-zigrir.  Nella  ju-ovineia 
sono  importanti  i  travertini  di  Milianali.  i  (piali,  dilaniati  In 
sparsi  Icuibi,  rappresentano  un  mantello  un  giorno  continuo 
sulle  falde  del  monte  Zaccar;  jìresso  al  punto  di  origine  di 
questa  massa  travertinosa  trovansi  nella  roccia  in  posto,  cal- 
care, delle  ampie  borse  di  terreno  siderolitico.  Le  impronte 
di  piante  contenute  in  questa  massa  di  travertino  rappre- 
sentano una  flora  poco  diversa  della  locale  odierna,  con  Lau- 
rus  ìiobilis,  Mederà  lielix^  Viiis  vinifera,  Ficus  carica  ecc.  Nella 
provincia  di  Oran  consimili  travertini  sono  ricoperti  da  colate 
basaltine  ad  Ain-Temouclicute,   e  sul  lato  sud  dell'isola  vul- 


Geografia  e  Geologia  dell'Africa  89 

canica  di  Rescligouu  si  alternano  con  tufi  della  potenza  di 
circa  oO  m.,  con  Buliraus  decollatus,  Piipa,Helix  eu][jlioria^  pun- 
tata, aspersa,  tutte  specie  ancora  viventi  nell'Algeria.  Nel 
travertino  rossicio  alle  isole  del  pari  vulcaniche  di  Zafarini 
compaiono  altre  specie  di  Helix,  delle  quali  due  non  sono 
ancora  conosciute  tra  le  viventi. 

Nella  regione  degli  altipiani  e  nelle  depressioni  degli  sciott, 
le  formazioni  quaternarie  sono  più  uniformi  e  quasi  prive  di 
fossili,  tantoché  riesce  difficile  il  separarle  dalle  più  recenti  del 
pliocene,  tornerebbe  opportuno  un  nome  comune  come  può 
essere  quello  di  Sahariano  se  a  questo  nome  non  si  collegasse 
r  idea  di  un  deposito  marino.  Quelle  bassure  alla  fine  del  plio- 
cene e  nel  periodo  quaternario  erano  allagate,  poi  si  conver- 
tirono in  sebche,  temporaneamente  sommerse.  Secondo  il  signor 
Brossard,  alla  base  si  avvertono  di  solito  dei  conglomerati, 
(|uindi  dei  calcari  ed  argille  con  rari  Helix  e  Cyclostoma.  Sino 
ad  ora  mancano  nelle  regioni  montuose  sicure  tracce  di 
ghiacciai. 

Jjalluvmm  nell'Atlante  è  controsegnato  dalla  presenza  del- 
l'uomo  ed  accenna  ad  una  sensibile  modificazione  del  clima, 
che  si  riduceva  alle  condizinni  di  secchezza  attuali,  la  fauna 
malocologica  alluviale  è  la  stessa  che  al  2)resente.  La  fauna 
maminologica  scema  rapidamente,  accennando  alle  j)eggiorate 
condizioni  di  esistenza  che  1"  uomo  medesimo  ha  esperimentato. 
Estesissimo  e  un  terreno  fangoso,  inciso  dalle  valli  e  conte- 
nente alla  base  dei  piani  torbosi,  con  odore  annnoniacale  ed 
ossami  di  bufalo,  antilope,  cervo,  pecora,  cavallo  ed  asino. 
Le  alluvioni  nelle  vicinanze  di  Algeri  hanno  fornito  ossami 
ài  Elephas  africanus,  Hippopotamus  arnfibias^  Bubalus  antiqmis 
in  banchi  sottostanti  alle  rovine  romane. 

I  depositi  delle  sebche  sono  gessiferi,  col  solfato  di  calce 
in  polvere,  oppure  in  distinti  cristalli,  o  granulare.  Tra  i 
fossili,  sono  comuni  lo  Zonites  candidissimus  ed  il  Cardium 
edule.  Assai  interessante  e  eertamente  non  del  tutto  spiegata 


90  Geografia  e  Geologia  dell'Africa 

è  la  presenza  del  solfo  in  tali  depositi  gessiferi,  che  alcuni 
vollero  spiegare  come  causati  od  almeno  fortemente  influen- 
zati da  emanazioni  vulcaniche.  Analoghi  sono  i  depositi  re- 
centi delle  sebclie  del  Saliara;  i  moltissimi  ti'afori  artificiali, 
che  hanno  moltiplicato  le  oasi  e  che  si  spingono  talora  a 
profondità  superiori  a  cento  metri,  attraversano,  sotto  ai  ter- 
reni gessiferi,  grande  spessore  di  argille  sabbiose,  gialle,  con 
vene  azzurre.  Si  trovano  a  volta  argille  e  sabbie  nere,  che 
contengono  del  nitro.  Continuarono  a  formarsi,  sebbene  in 
scala  molto  minore,  i  travertini;  alcune  volte  comj^rendono 
manufatti  litici,  come  presso  Eghris,  ad  oriente  di  ]\Iascara 
in  provincia  di  Oran,  dove  anche  si  trovarono  ossami  di  Ele- 
phas  atlanticus  e  C/iamelus  Tìiomasi.  Il  signor  professore  Issel 
nel  mantello  travertinoso  dell*  isola  Galita  raccolse  parecchie 
specie  di  concliiglic  terrestri  tuttora  Avventi  e  nota  come 
anche  al  presente  esistano  nell'isola  quattro  fonti  calde. 

Non  mancano  indizi  die  il  clima  siasi  fatto  meno  ospitale 
in  epoca  storica.  Abbondanti  rovine  romane  dimostrano  una 
antica  popolazione  assai  più  numerosa  di  quanto  2^fJtrebl)C 
essere  nelle  attuali  circostanze.  E  opinione  dift'usa  che  la  mo- 
dificazione si  debba  ai  disboscamenti,  ma  è  altrettanto  possibile 
che  anche  l'impoverimento  della  vegetazione  arborea  proceda 
(hi  un  ])rogrcssivo  essiccamento  del  clima,  avveratosi  negli 
ultimi  millenni  deirepoca  posglaciak\   die  tuttora  continua. 

Abl)iamo  detto  precedentemente  clic  mancano  sicure  tracce 
di  antica  espansione  ghiciak'  nella  regione  dell'Atlante.  Però 
non  taceremo  die  il  Maw  ed  il  Mourlon,  salendo  i  monti  che 
stanno  a  sud  del  piano  di  Marrakesch  nel  Marocco,  incontra- 
rono delle  enormi  masse  di  ciottolame  a  circa  1300  m.  sul 
livello  marino,  con  massi  del  volume  persino  di  1")  m.  cubi; 
presso  Eitmesan,  nella  provincia  di  Beria,  a  circa  1800  m. 
il  Maw  credette  di  ravvisare  una  morena  in  una  C(dlina  alta 
250  m.  con  massi  di  porfido  di  varia  grossezza,  a  monte  della 
quale  steudevasi  un  piano  alluvionale  come  deposito  di  un 


Geografìa  e  Geologia  deW Africa  91 

lago  dalla  collina  stessa  intercetto.  Al  signor  Fritsclie,  clic 
percorse  la  stessa  via,  parve  di  scorgere  sulle  j^areti  delle 
gole  le  strie  glaciali;  ma  osservazioni  sicure  di  trasporto  erra- 
tico e  di  struttura  caratteristica  di  deposito  glaciale  fanno 
tuttavia  difetto,  e  ci  accontenteremo  di  affermare  che  se  al 
presente  la  neve  perenne  esiste  sulle  vette  dell'Atlante,  è 
soltanto  raccolta  nelle  bassure.  Se  la  esistenza  di  antichi 
ghiacciai  è  tuttora  dubbia  per  la  Sierra  Nevada,  nell'Anda- 
lusia, ci  sembra  2:)oco  probabile  che  abbiano  potuto  mante- 
nersi e  formarsi  ghiacciai  di  qualche  importanza  molto  piìi 
a  sud  ed  in  catene  più  basse  della  massima  catena  iberica. 
Nella  regione  dell'Atlante,  come  ovunque,  il  carattere  del 
clima  quaternario  e  dato  dall'eccesso  di  umidità  e  dalla  con- 
seguente abbondantissima  precipitazione  di  piogge,  coi  con- 
seguenti fenomeni  di  trasporto  e  di  defezione  ghiaiosa,  sab- 
biosa ed  argillosa.  L'abbondanza  dei  terreni  saliferi  nella 
serie  delle  formazioni  secondarie  e  terziarie  spiega  la  salsedine 
nei  residui  posglaciali  dei  vasti  allagamenti  quaternari,  con 
depositi  di  gesso  e  di  sale;  ed  un  fatto  analogo  in  più  vasta 
scala  ci  sarà  presentato  dalla  regione  del  Sahara. 

Sino  ad  ora  parlammo  dei  terreni  formatisi  per  opera  degli 
agenti  esogeni,  in  seno  ai  mari,  ai  laghi  ed  alle  paludi,  op- 
pure depositati  dalle  correnti  fluAdatili.  Ci  rimane  di  dare 
qualche  cenno  sulle  rocce  della  regione  dell'Atlante  con  mag- 
giore o  minore  evidenza  accennanti  ad  un'origine  endogena, 
sia  che  fossero  insinuate  a  guisa  di  lenti  e  di  iniezioni  plu- 
toniche negli  antichi  depositi,  sia  che  abbiano  raggiunto  in 
epoca  più  recente  la  superficie  attraverso  a  fratture,  nelle 
quali  hanno  assunta  la  forma  di  dicchi. 

Una  prima  ragguardevole  fase  di  eruzioni  sembra  essere 
intervenuta  alla  fine  dell'  epoca  cretacea,  in  coincidenza  col- 
l'accennata  discordanza  del  piano  nummulitico  rispetto  a  tutte 
le  formazioni  precedenti;  ed  una  posteriore  fase  di  disloca- 
zioni e  di  conseguenti  emissioni  di  materie  laviche  cade  tra 


92  Geografia  e  Geologia  dell'Africa 

l'eocene  medio  ed  il  miocene;  nella  prima  e  nella  seconda 
le  rocco  eruttate  sono  anfiboliti  e  dioriti,  graniti  e  porfidi 
quarziferi,  passando  con  probabilità  a  trachiti  quarzifere,  au- 
gititi  e  serpentini.  Evidentemente,  anche  prescindendo  da 
queste  ultime  rocce  che  molti  geologi  ritengono  sedimentari 
o  metamorfiche,  siamo  in  j)resenza  di  un  complesso  di  lave 
somiglianti  a  quelle,  che  all'epoca  stessa  lianno  fatto  eruzione 
nell'Appennino  settentrionale  e  nell'area  tirrena,  in  partico- 
lare all'isola  dell'Elba.  Seguono  basalti  e  trachiti,  che  attra- 
versano non  solo  gli  strati  terziari  ma  i  quaternari  antichi, 
collegandosi  colle  rocce  eruttive  della  Spagna  meridionale  e 
dell'isola  di  Alboran;  ma  non  si  conoscono  delle  lave  del 
([uaternario  recente  e  del  perioclp  storico;  poiché  il  canqoo 
deir  atti\ita  si  e  allora  più  da  vicino  ristretto  attorno  agli 
attuali  focolari   del  bacino  mediterraneo. 

Nell'Algeria  sono  anteriori  al  miocene  ed  attraversano  .strati 
mesozoici  dei  graniti  spesso  tornaliniferi,  come  ai  Gè.  Takouch 
e  Filfilah  e  presso  al  massiccio  gneissico  di  Gè.  Edongh.  Poco 
discosto,  una  massa  di  jìorfido  quarzifero  con  giacimenti  me- 
talliferi di  piombo  e  di  rame,  compare  alla  Vela-nera  (Kaloua- 
el-Soud)ed  altra  attraversa  le  rocce  triasiche  ai  Ras  Fax-Kouch 
e  Ras-el-Hadid,  che  è  il  })initn   j)iìi  settentrionale  dell'Algeria. 

Nelle  medesime  rocce  triasiche  compare  il  granito  sul  ver- 
sante sud  del  Gè.  Filfilah,  ad  oriente  di  Philippeville,  sotto 
fornui  di  ]i)otenti  dicchi  paralleli  al  fiuuie  Riran,  sporgenti 
a  guisa  di  muraglia  dal  terreno  sedimentare;  è  un  granito 
bianco  a  grana  fina,  tormalinifero,  passante  a  pegmatite.  Due 
capi,  costituiti  da  rocce  massiccie,  chiudono  il  golfo  di  Stora; 
il  granito  porfirico  riconqiari'  più  a  sud  e  nella  penisola  del 
porto  di  Collo;  una  dacite  bluastra  attraversa  il  Capo  Bon- 
geroni;  j)iù  oltre  dei  dicchi  granitici  sono  iniettati  nelle  rocce 
arcaiche  di  Gedielli  e  riiillippevillL'. 

Anche  la  grande  massa  di  micascisti  e  di  gneiss  della  Ca- 
bilia  è  traversata  dal  granito  in  ogni  verso,  e  questo  granito 


Geografìa  e  Geologia  dell' Africa  93 

li  tormalinifero  e  granatifero,  passante  a  pegmatite  ed  a  por- 
fido quarzifero;  compare  a  preferenza  nella  parte  più  alta 
della  regione,  alla  quale  iniparte  un  aspetto  dirupato.  Il  si- 
gnor Ville  lo  ritiene  recente,  al  pari  di  quello  del  M.  Bu- 
zerea  j)i*esso  Algeri. 

A  sud  di  Algeri,  lo  stesso  autore  descrive  un  interessante 
giacimento  di  una  massa  da  lui  detta  gneissica  con  serpen- 
tini tra  gli  strati  calcari  cretacei  della  valle  dell'  Harrasch,  a 
monte  della  confluenza  del  Bouman.  Queste  rocce,  ritenute 
eruttive,  sono  circondate  da  una  zona  di  pietre  dure;  il  cal- 
care è  fatto  cristallino  o  gessificato  e  contiene  in  molte  loca- 
lità degli  smeraldi,  tormalina  e  chiastolitc. 

A  sud  di  Nemours  compaiono  dei  graniti  presso  Nedrona 
ed  Am-Kebira,  attraverso  gii  scisti  del  paleozoico  antico  e  tra 
questi  ed  il  calcare  carbonifero,  che  al  contatto  di  quelli  si 
è  fatto  cristallino.  Al  Capo  Xegro,  nel  Marocco,  il  micascisto 
è  attraversato  in  ogni  senso  da  granito,  da  pegmatite  torma- 
linifera  e  da  porfido  quarzifero. 

Sono  forse  in  relazione  con  queste  rocce  dei  giacimenti  di 
ferro  ossidulato,  con  andalusite  e  lepidolite. 

Nella  serie  delle  rocce  cristalline  povere  di  acido  silicico 
entra  una  roccia  detta  pirossenite  dal  Parran,  che  j)uò  essere 
analoga  a  talune  rocce  augitiche  della  Toscana  e  dell'Elba. 
Uno  dei  giacimenti  di  questa  roccia  è  nel  Gè.  Edough  e  quivi 
la  massa  predominante  è  formata  da  pirosseno  e  da  granato; 
come  minerali  accessori  contiene  pirite,  berthierite  (stibina 
ferrifera),  plagioclasio,  anfibolo  proveniente  dalla  alterazione 
della  augite  e  quarzo,  per  lo  più  in  vene.  A\  capo  La  Garde 
il  calcare  escavato  anticamente  dai  Romani  è  tutto  rilegato 
da  anfibolo.  La  cosidettp.  Leherzolite  di  Casbah  è  formata  di 
granito  e  di  quarzo  in  una  massa  fondamentale  pirossenica; 
altrove  risulta  di  una  pasta  iperstenica.  Analoghe  rocce  fu- 
rono trovate  dal  Peron  nella   catena  dei  monti  Giudgiura. 

L'augitite  compare  altresì  col  granito  nelle  formazioni  se- 


94  Geografia  e  Geologia  deW Africa 

coiidarie  e  forse  anclie  iiell'  eocene  del  monte  Filfilali,  clic 
siirebbe  .stato  convertito  in  marmo.  Ed  anche  questa  roccia 
rassomiglia  per  la  sua  natura  e  per  la  struttura  radiata  alle 
note  amigdale  del  Campigliese,  in  Toscana  ;  in  una  regione 
e  neir  altra  sonvi  dei  giacimenti  di  ollgisto  e  di  ematite. 

Il  signor  Velain  descrive,  sotto  il  nome  di  gabbro,  una 
roccia  diabasica  al  capo  Xoe,  nella  parte  nord-ovest  della 
provincia  di  Oran,  che  forma  un  filone  potente  fino  a  10  m. 
attraverso  strati  fossiliferi  del  lias  medio  ;  verso  le  salbande 
del  filone  il  plagioclasio  della  roccia  passa  a  labradorite  e 
l'auoite  a  diallaomo. 

O  OD 

Per  l'Algeria  sono  ancora  da  mentovarsi  due  giacimenti  di 
serpentino.  Una  bella  roccia  serj^cntinosa,  con  ferro  cromato, 
noccioli  di  dolomite  e  lenti  di  pirite  nichelifera  ricopre,  se- 
condo Tissot,  le  rocce  eruttive  acide  del  massicio  di  Seba- 
Riìz,  presso  Collo.  Altro  giacimento  di  serpentino  cromifero 
trovasi  nella  già  accennata  valle  dell'Harrasch  ed  ha  esercitato, 
a  quanto  si  afferma,  una  dolomitizzazione  del  calcare  cretaceo. 

Nella  Cabilia  presso  Les  Flissas  e  lungo  il  fiume  Aissi, 
secondo  il  Peron,  sono  assai  sviluppate  delle  dioriti  ed  altre 
rocce  amfiboliche,  di  epoca  ignota  ;  altre  analoghe  ne  accen- 
nano il  Bleicher  ed  il  Coquaud  ])er  la  provincia  di  Oran,  e 
sono  accompagnate  da  giacimenti  di  gesso;  come  si  osserva 
anche  nella  Spagna,  in  provincia  di  Cadice,  secondo  il  si- 
gnor Macpherson.  Uno  dei  più  meridionali  giacimenti  dioritiei 
dell'Algeria  trovasi  al  centro  di  una  de])ressione  nell'altipiano 
di  Ain-(.)ugrab.  Il  gesso  di  consimili  giacimenti  è  spesso  im- 
l)uro  e  contiene  i  frammenti  delle  rocce  circostanti,  piìi  o 
uieno  alterate;  vi  si  aggiunge  spesso  la  dolomia.  Queste  eru- 
zioni diabasiche,  accomjiagnate  da  gessificazione,  sono  giudi- 
cate di  e})oea  anteriore  all'eocene. 

Converrà  che  raccogliamo  alcune  notizie  sulle  rocce  erut- 
tive del  terziario  recente  e  del  quaternario,  le  quali  i)er  l'Al- 
geria sono  liuiitate,   come   si   disse,   alla   regione  litoranea.  Il 


Geografìa  e  Geologia  dell' Africa  95 

punto  più  orientale  e  presso  Cliezaga,  nel  piano  eli  Harect, 
in  provincia  di  Costantina,  Quivi  il  signor  Coquand  ha  os- 
servato un  filone  di  roccia  eruttiva  amigdaloide,  in  un'argilla 
miocenica,  ed  in  rapporto,  secondo  1"  autore,  con  giacimenti 
ferriferi.  Nelle  montagne  di  Collo  una  tracliite  ricopre  le  ac- 
cennate rocce  granitiche  e  serpentinose.  Presso  Dellys,  nella 
provincia  di  Algeri,  noi  possiamo  col  signor  Ville  distinguere 
delle  eruzioni  basaltiche,  alternate  col  deposito  delle  marne 
mioceniche,  ed  altre  di  roccia  analoga  spettanti  a  più  periodi 
posteriori,  sino  al  quaternario.  Una  massa  di  basalto  al  capo 
Bengut  misura  la  potenza  di  oltre  cento  metri,  talora  con 
basalti zzazione  globulare. 

Il  piccolo  rilievo  ad  oriente  della  foce  del  fiume  Sebou 
contiene  nelle  sue  nere  rupi  una  roccia  peridotica,  con  zeoliti 
e  calcedonia.  Il  grande  massiccio  del  Gè.  Geinet  presenta  co- 
lonnati di  dolerite  a  grossi  feldispati  ed  una  roccia  riolitica 
molto  ricca  di  silice.  A  sud  della  risvolta  del  fiume  Isser  ed 
al  forte  Kara  Mustafa,  presso  Fendouk,  viene  menzionata 
della  tradii  te. 

Più  a  ponente  le  rocce  eruttive  recenti  hanno  un  grande 
sviluppo,  in  quattro  e  più  zone  distinte,  quasi  parallele,  nel 
massiccio  di  Millianah  ;  la  zona  più  settentrionale  si  estende 
dalla  foce  del  fiume  El-Hachem  a  quella  dell'Arbil.  Nelle 
vicinanze  di  Cherchel,  l' attività  vulcanica  si  e  più  che  al- 
trove pronunciata,  colla  emissione  di  andesiti  anfiboliche,  rocce 
simili  a  quelle  della  Liguria  occidentale  e  Nizzardo;  e  presso 
Tourmelil  alla  lava  si  associa  il  gesso.  Una  seconda  zona 
vulcanica  decorre  dall'orlo  meridionale  della  grande  catena 
di  monti  cretacei  del  Chenoua,  con  prevalente  direzione  a 
nord-est,  verso  Zuricli  fino  al  fiume  Messelmoun.  Quivi,  in 
centri  distinti  di  eruzione,  verso  ponente,  sembra  incrociarsi 
ad  angolo  acuto  colla  terza  zona,  la  quale  assume  un  decorso 
verso  est  fino  ad  Affroun.  Queste  rocce  eruttive  attraversano 
il  pliocene  ma  sono  ricoperte  dal  quaternario.  La  roccia  an- 


96  Geografìa  e  Geologia  dell'Africa 

desitica,  originarianieute  uera,  diventa  verde  per  alterazione; 
ed  è  accompagnata  da  tnfi  e  conglomerati  con  frammenti 
delle  rocce  attraversate.  I  tnfi  sono  percorsi  da  vene  di  agata. 
die  del  jìari  compaiono  nella  bollositk  della  roccia.  Al  monte 
Si-]\[oliammed  si  presenta  una  dacite. 

A  sud  di  Sra  Kebira  si  avverte  una  quarta  zona  di  eru- 
zione, })er  più  riguardi  assai  distinta.  Allo  Zaccar-Cliergui  si 
trovano  sotto  all' alluvione  ed  al  travertino  dei  massi  di  do- 
lerite, evidentemente  collegati  col  salto,  pel  (piale  quivi  viene 
a  justaj^orsi  il  terziario  alla  creta.  I  calcari,  metamorfosati  al 
contatto  colla  lava,  si  mostrano  impregnati  di  calcopirite  e 
di  malachite.  Del  pari  metallifero  è  il  gruppo  poco  discosto 
dallo  Zaccar-Gharbi,  attraversato^da  potenti  dicchi  di  dolerite, 
di  andesite  e  di  una  trachite  con  quarzo,  mica  e  magnetite. 
Un  filone  sembra  formare  il  confine  tra  il  neocomiano  e  la 
creta  media,  ed  alla  sua  salbanda  esso  presenta  della  barite 
e  minerali  di  rame,  i  quali,  insieme  a  galena,  pirite  e  limo- 
nite,  riempiono  le  cavità  del  calcare  cretaceo,  alterato  e  dislo- 
cato. A  questa  zona  di  fratture  si  collegano  anche  le  fonti 
di  Hannnaman-]\[olahuan  e  potenti  masse  di  travertino. 

Xella  provincia  di  Gran  compaiono,  secondo  Bleicher,  sol- 
tanto delk'  trachiti  mioceniche  e  plioceniche  e  dei  basalti  nel 
quaternario  antico.  Tx'  eruzioni  sottomarine  delle  trachiti  si 
manifestarono  presso  alla  spiaggia  d'allora,  mentre  le  eruzioni 
basaltiche  sì  manifestarono  anche  entro  terra  e  ricoju'irono 
dei  travertini,  come  ad  Ain-Temouchent,  tra  Gran  e  Flenien, 
dove  si  osservano  le  })iii  ampie  eruzioni  della  regione.  Altre 
masse  basaltiche,  si  osserv;ino  sulle  sj)onde  del  Tafna  e  presso 
Nemours.  Secondo  il  Ville,  queste  eiuzioni  avrebbero  in  più 
luoghi  alterato  il  calcare  in  gesso  e  generato  dei  depositi  di 
minerali  metalliferi. 

Pel  Marocco  settentrionale  non  si  conoscono  delle  rocce 
vulcaniche  posteriori  al  miocene;  troviamo  qualche  notizia 
per  le  regioni   a   sud   ed   a    ponente,    dove    le    lave   maggior- 


Geografia  e  Geologia  dell'Africa  97 

mente  si  internano  verso  le  montagne  dell'Atlante.  Fra  le 
rocce  antiche,  ernttive,  il  signor  Lenz  indica  il  granito  alle 
colline  di  Ballanga,  ed  il  Tlolilf  presso  le  ])\\\.  alte  vette  del 
Gè.  Aiascliin;  il  Fritscli  parla  di  filoni  di  granito  e  di  por- 
fido negli  strati  paleozoici  tra  la  valle  di  Krelieratt  e  il  Wadi 
Nfiss.  Compare  altresì  nn  ampio  sistema  di  rocce  basiche,  le 
quali  secondo  il  Maw  formano  la  parte  culminante  dell'alto 
Atlante  a  sud  di  Marrakesch,  dal  detto  Wadi  Xfiss  alla  valle 
del  Dermath,  con  tufi  simili  a  quelli  della  regione  porfi- 
rica  del  bacino  di  Lugano  e  del  Tirolo  meridionale;  le  rocce 
eruttive  sono  diabasi  oliviniche,  melafiri  e  porfiriti,  analoghe 
a  quelle  che  ad  esempio  si  trovano  nel  bacino  di  Recoaro, 
Secondo  il  Maw  esistono  anche  dei  basalti  amigdaloidi  a  Tas- 
seremut  ed  Hasni,  e  filoni  basaltici  nella  diorite  di  Arrund. 

Aggiungiamo  alcune  notizie  geologiche  sull'  isole,  che  stanno 
presso  la  si^iaggia  africana  del  Mediterraneo.  Il  signor  Fischer, 
il  quale  si  è  occupato  estesamente  della  regione  litoranea  del- 
l'Africa e  della  Sicilia,  ritiene  che  il  gradino  abrupto  sotto- 
marino, che  si  avverte  a  pochi  chilometri  dalla  spiaggia,  cor- 
risponda ad  una  linea  di  salto  e  forse  anche  ad  una  zona 
di  eruzioni  vulcaniche.  Alla  Galita  trovansi  un  gabbro  verde 
con  cristalli  di  epidoto  ed  una  liparite  con  aspetto  di  granito. 

Le  isole  Habibas,  di  fronte  al  capo  Sigale  nell'Oran,  pre- 
sentano delle  trachiti  analoghe  a  quelle  dell'  arcipelago  greco  e 
delle  rocce  ofiolitiche  somiglianti  alle  serpentine  della  Liguria. 

L'isola  Raschgoun,  di  fronte  allo  sbocco  del  fiume  Tafna, 
presenta  del  basalto  compatto,  scorie  e  pozzolane,  provenienti 
da  lave  trachitiche. 

L'isola  El-Mokreun,  presso  il  capo  Noe,  di  calcare  liasico, 
offi-e  al  pari  che  questo  capo,  dei  dicchi  di  ofite,  passante  a 
gabbro  labradoritico. 

Le  tre  isole  di  Djafaràn,  ad  occidente  di  Nemours,  risul- 
tano, secondo  il  signor  Velain,  di  trachite  granitica,  micacea, 
di  color  violetto;  la  più  occidentale  presenta  anche  fonolite 

7.  —  Geografia  e  Geologia  delVAfricu. 


98  Geografia  e  Geologia  dell'Africa 

con  cristalli  di  amfibolo.  Finalmente  la  piccola  isola  Alboran, 
che  sorge  a  meta  del  Mediterraneo,  risulta  bensì  di  strati 
sedimentari,  ma  contiene  alluvioni  di  tracliite  porfirica  ana- 
loga a  quella  del  capo  di  Gata,  sulla  costa  spagnuola. 

Dell'isola  di  Pantelleria  si  è  di  recente  occupato  il  signor 
Forstner,  dimostrando  che  essa  risulta  di  andesite,  e  di  una 
lava  più  recente,  che  prende  il  nome  dall'isola  ed  è  del  tipo  rio- 
litico;  seguirono  in  un  terzo  periodo  eruttivo  delle  andesiti 
augitiche. 

Ricorderemo  come  l'isola  Ferdinandea  o  Giulia  si  è  formata 
e  poi  scomparve  a  sud  di  Sciacca  nel  1831,  e  quivi  presso  av- 
vennero eruzioni  sottomarine  nel  1863  e  1886;  pare  che  nella 
stessa  località  fosse  avvenuta  una  precedente  eruzione  nel  1701. 

Anche  Linosa  è  un'  isola  vulcanica  e  conta  quattro  crateri 
bene  conservati.  Lampedusa  al  contrario,  per  quanto  ci  affer- 
mava il  professore  Trabucco,  risulta  od  almeno  è  ricoperta  da 
un  calcare  grossolano  zeppo  di  nuclei  di  conchiglie,  che  è 
analogo  al  miocenico  della  Sardegna. 

Da  questi  pochi  cenni  emerge  che  né  sulla  costa  ne  in 
alcuna  delle  isole  prossime  all'Africa  sonvi  delle  rocce  erut- 
tive del  periodo  attuale,  che  possano  equipararsi  alle  lave  dei 
vulcani  italiani,  mentre  si  osservano  a  preferenza  delle  rocce 
eruttive  analoghe  alle  andesiti  e  trachiti,  ai  gabbri  ed  alle 
rocce  ofiolitiche  della  Liguria  e  della  Toscana,  della  Sardegna 
e  delle  isole  Pontine. 


VI 

Cenni  geologici  sul  Sahara  e  sul  deserto  libico 
Istmo  di  Suez  e  costa  del  Mar  Rosso  sino  a  Massaua 

Il  Sahara  è  una  parte  di  quella  larga  zona  di  deserti,  che 
dall'Atlantico  alle  stej^pe  della  Mandschuria  attraversa  l'emi- 
sfero boreale  tra  il  16°  e  48°  di  latitudine;  ed  a  produrre  tale 


Geografìa  e  Geologia  deW Africa  99 

condizione  di  deserto  la  condizione  orografica  è  soltanto  uno  dei 
fattori;  importantissimo  però,  nel  senso  che  sotto  altra  forma 
e  natura  di  suolo  anche  le  condizioni  climatologiche  si  pre- 
senterebbero assai  diverse,  stante  l'economia  tellurica  attuale. 

La  creduta  uniformità  orografica  del  Sahara  fu  dimostrata 
falsa,  in  particolare  dalla  spedizione  del  Rohlf,  come  fu  di- 
mostrato erroneo  il  concetto  che  vasti  tratti  del  deserto  fos- 
sero tuttora  inferiori  di  molto  al  livello  marino.  Piuttosto  vi 
si  stendono  altipiani  elevati  e  parecchie  delle  oasi,  sebbene 
disseminate  od  allineate  nelle  depressioni,  sono  ad  altitudini 
di  più  centinaia  di  metri,  come  all'oasi  di  Kufrah  (492  m.). 
Si  può  ritenere  come  media  altitudine  degli  {iltijiiani  quella 
da  700  a  900  verso  ovest,  e  da  500  a  700  verso  est;  ma  nelle 
regioni  più  interne,  dei  Tasili  e  degli  Ahaggar  si  elevano  al- 
lure sin  presso  ai  2800  m.  ed  il  Nachtigal  vi  avrebbe  veduto 
delle  nevi  perenni  (monte  Tusside  a  18°  lat.  nord).  La  vegeta- 
zione vi  cresce  rigogliosa,  le  acque  scorrono  in  fiumi  e  ca- 
scate e  stagnano  in  laghi;  ai  tre  noti  tipi  della  orografia 
sahariana,  dell'  altipiano  o  Hammada^  della  valle  di  erosione 
o  sebscha  (Hofra,  Daja,  Sciott)  e  (Ì^W Erg  od  Areg,  o  deserto  di 
sabbia,  devesi  aggiungere  il  tipo  alpestre  e  chi  sa  quali  novità 
esso  nasconde  tuttora  al  geologo! 

Sta  pertanto  il  fatto  che  a  cagione  della  prevalenza  del 
tipo  ad  altipiano  nelle  regioni  più  note  alla  po2Jolazione  saha- 
riana, la  2)arola  di  catena  di  monti  vi  rappresenta  un  concetto 
incomprensibile;  l'abitante  del  deserto  non  conosce  che  la 
salita  a  gradinate  sugli  altipiani,  al  più  coronati  da  lembi 
dilacerati  in  aspre  rupi  di  formazione  abrase,  e  l'uniforme 
ondulazione  delle  dune;  quali  addossate  ai  dirupi  di  roccia, 
quali  foggiate  ad  argini  allungati  e  con  pendìo  jjoco  diverso 
ai  due  lati,  quali  a  scaglioni  col  lato  sottovento  assai  declive, 
talora  elevate  centinaia  di  metri.  E  l'abitante  del  deserto  sa 
del  pari  che  la  regione  delle  dune  non  è  la  peggiore  j)orzione 
di  quel  mondo  inospitale;  assai  più  desolato  è  l'altipiano  pie- 


100  Geografia  e  Geologia  dell'Africa 

troso,  brullo,  senza  pozzi  ne  vene  d' acqua,  col  suolo  di  asciutta 
argilla,  indurita  e  polverosa,  oppure  di  pietre  sclieg-giate,  tutto 
sole  ed  arsura  di  giorno,  a  contrasto  delle  notti  freddissime 
e  rugiadose.  Senza  dubbio  anche  quelle  sconfinate  estensioni 
di  pietre  rovinate  ebbero  i  loro  fiumi,  un 'giorno  scorrenti 
con  ricchissime  acque.  Basti  citare  la  meravigliosa  vallata  del 
Igargar,  la  quale  proviene  col  decorso  di  quasi  duemila  chi- 
lometri dai  rilievi  degli  Ahaggar  alla  regione  degli  sciott 
Tunisini  e  l'altra  del  Tafasasset,  dove  dagli  stessi  rilievi  si 
dirige  con  decorso  poco  minore  verso  la  vallata  del  Niger. 
I  lembi  degli  erosi  terrazzi  assumono  spesso  le  forme  le  più 
bizzarre  e  l'incisione  è  assai  abrupta;  ma  l'ondulazione  del 
suolo,  sulla  massima  estensione  degli  altipiani  è  così  dolce  da 
produrre  le  più  strane  e  sconsolanti  delusioni.  Visti  da  lon- 
tano, i  rilievi  sembrano  elevati  terrazzi;  poicliè  la  uniformità 
del  paesaggio  rende  l'occhio  incapace  di  un  giusto  apprez- 
zamento delle  altezze;  dopo  giornate  di  viaggio,  il  rilievo 
è  scomparso  o  si  riduce  ad  un"  altura  insignificante.  Le  de- 
pressioni circondate  da  alture  tondeggianti  sono  del  pari 
a  terreno  argilloso,  spesso  gessifero  e  nelle  bassure  talora 
umidiccio;  però  non  spunta  uno  stelo  sul  terreno  infecondo, 
nerastro,  chiazzato  di  bruno,  con  larghe  efflorescenze  saline, 
simili  a  vasti  campi  brinati.  Se  pure  l' arsura  ha  risparmiato 
qualche  residuo  di  lago,  guai  a  chi  si  sofferma  alle  sue  sponde; 
la  straordinaria  copia  di  zanzare  vi  rende  impossibile  la  di- 
mora per  quanto  attraente  sia  l'ombra  dei  palmizi,  che  ba- 
gnano le  loro  radici  nelle  acque  salate. 

Nel  deserto  di  erosione  le  depressioni  sono  sparse  di  oasi, 
ove  la  circolazione  sotterranea  delle  acque  è  meravigliosa,  ad 
una  media  profondità  di  30  a  40  m.;  l'acqua  è  calda  da  26°  a 
40°,  talora  sgorgando  con  forte  pressione.  Dove  qualche  strato 
impermeabile  meno  profondo  determina  un  locale  ristagno 
delle  scarse  acque  di  pioggia,  si  possono  avere  pozzi  meno 
profondi,  ma  sono  incerti  e  di  acqua  meno  potabile.   L'oasi 


Geografia  e  Geologia  dell  Africa  101 

non  si  sfuma  nel  deserto,  ma  questo  la  contorna  come  fa 
di  un'  isola  il  mare  ed  il  passaggio  dalla  morta  natura  alla 
vita  è  immediato. 

Non  vorremo  tentare  una  descrizione  del  deserto  ;  piut- 
tosto osserviamo  che  questo  modellamento  orografico  deve  es- 
sere assai  antico,  se  lo  stesso  accumularsi  della  sabbia  delle 
dune  è  un  fatto  geologico;  imperocché  nell'attualità  non  av- 
viene se  non  òhe  un  insensibile  spostamento  della  sabbia  sulla 
loro  superficie,  una  specie  di  dispersione  e  di  demolizione 
delle  dune;  tanto  che  quelle  colline  di  sabbia  hanno  i  loro 
nomi  e  sì  riconóscono  in  sito,  non  solo  a  memoria  d'  uomini 
ma  da  tempi  remoti.  Né  occorre  dire  quindi  che  l'erosione 
ed  il  modellamento  delle  rocce  in  posto,  fosse  pure  terziario, 
è  precedente  alla  formazione  delle  dune,  le  quali  si  formarono 
con  una  parte  del  materiale  somministrato  da  quella  ero- 
sione e  si  appoggiano  ai  dirupi  da  esse  modellati;  anche 
<|uivi  deve  essere  avvenuta  una  vera  abrasione  per  grande 
abbondanza  di  pioggia  prima  della  disseminazione  delle  al- 
luvioni accumulate  in  dune. 

Sebbene  due  terzi  del  Sahara  siano  tuttora  inesplorati  per 
gli  europei  ed  in  particolare  pei  geologi,  stante  la  unifor- 
mità del  suolo  e  la  regolarità  delle  condizioni  stratigrafiche 
si  ponno  ritenere  di  qualche  valore  generale  quelle  notizie 
che  vi  si  raccolsero  nelle  diverse  traversate. 

Il  Pomel  sino  dal  1872,  il  Bleicher  ed  il  Lenz  in  epoca 
più  recente  hanno  dimostrato  che  nelle  regioni  meridionali 
del  Sahara  sono  sviluppate  le  formazioni  cristalline  e  che 
le  mesozoiche  di  poco  si  discostano  dalle  falde  meridionali 
dell'Atlante;  il  Lenz  ed  il  Fritsch  hanno  indicato  per  le  ca- 
tene centrali  sahariane  dei  graniti,  dioriti,  argilloscisti,  pa- 
leozoici, conglomerati  ed  arenarie  con  ogni  probabilità  tria- 
siche.  Dall'Antiatlante  verso  Timboctu,  le  rocce  paleozoiche, 
in  particolare  i  calcari  bluastri  e  gli  argilloscisti  quarzosi, 
lianno  secondo  questi  esploratori  un  })re valente  sviluppo.  Le 


102  Geografia  e  Geologia  dell'  Africa 

arenarie  con  banchi  di  sale  prossime  alle  oasi  di  El-Giùf, 
Aderer,  Kauàr  e  delle  alture  dei  Taudeni  sono  permiane  o 
triasiclie. 

Pel  Sahara  algerino  la  carta  del  RoUand  mostra  nna  stretta 
zona  di  contorte  formazioni  cretacee,  riccamente  fossilifere; 
ma  verso  sud  queste  si  fanno  orizzontali.  Il  cretaceo  ed  in 
particolare  il  cenomaniano  colla  facies  di  argille  e  calcari 
marnosi  ad  ostree,  vi  è  sviluppatissimo  sin  oltre  T  altipiano 
del  Tinghert  a  sud  di  Rhadàmes.  Nelle  regioni  più  interne 
non  mancano  le  rocce  eruttive  recenti,  essendo  indicati  nei 
Wadi  Allulia  delle  correnti  di  basalto  lunghe  fino  a  20  chilom.^ 
e  scorie  di  lava  si  rinvennero  dal  Duvérier  nei  dintorni  di 
Gè.  Derba. 

Ad  onta  di  tale  sviluppo  dei  terreni  antichi,  che  formano 
l'ossatura  del  suolo  sahariano,  una  grande  porzione  della  sua 
area  e  ricoperta  da  terreni  quaternari;  presso  ai  rilievi,  al- 
luvionali con  ghiaje  e  massi  voluminosi,  e  nelle  depressioni 
argillosi  0  sabbiosi,  sempre  induriti  e  screpolati,  sparsi  di 
polvere  e  terra  fina  di  colorito  rosso  bruno.  Alle  sebche  di 
Timassiiiin  il  luogotenente  Say  raccolse  le  seguenti  specie 
palustri:  Liinmea  limosa,  Physa  Brocchii,  Planorbis  Dìiverieri^ 
Melania  iiiber culata.,  Corbicula  sp.  Delle  quali  specie  talune 
vivono  tuttora  presso  gli  sciott  algerini  con  una  varietà  sal- 
•  mastra  del  Cardium  edule.  Ma  questa  specie  compare  più  co- 
piosa anche  nel  Sahara  ad  un  livello  più  recente  col  Balanus 
miser  e  Baccinum  gibòosulum.,  mentre  vive  tuttora  nei  laghi 
leggermente  salati  o  d'acqua  dolce  delle  regioni  temperate 
ed  è  estremamente  abbondante  nel  Baltico.  Lo  Zittel  dichiara 
che  la  sua  presenza  non  può  menomamente  ritenersi  come 
una  prova  dell'antica  dimora  del  mare  nelle  depressioni  sa- 
hariane. 

Anche  i  vasti  altipiani  a  sud  della  Tripolitania  risultano 
alla  suj^erficie  di  terreni  argillosi  gessiferi,  che  ricoprono  for- 
mazioni cretacee.   Si  osservano  del  pari  delle  colate  di  fono- 


Geografìa  e  Geologia  dell'Africa  103 

liti  e  basalti,  clie  però  non  hanno  esercitato  alcuna  azione 
sulla  stratigrafia  della  contrada.  Ai  monti  Harudj  e  presso 
alle  oasi  di  Sokna,  Derdjan  e  Gebel  Tar,  furono  raccolte  in 
buon  numero  dal  Rohlf  le  ostree  e  le  rudiste  della  creta  supe- 
riore ed  altri  fossili  di  specie  nuove  ma  analoghi  a  forme  eoce- 
niche. Quanto  ai  basalti  però  conviene  por  mente  che  spesso  i 
viaggiatori  ponno  essere  tratti  in  errore  dalla  tinta  nerastra  o 
giallorossigna,  che  assumono  all'atmosfera  le  rocce  arenarie 
per  una  crosta  di  manganese  che  vi  si  produce. 

Nel  Wadi  El-Hessi  il  signor  Overweg  fece  l' importante 
scoperta  di  numerosi  brachiopodi  devoniani  in  nn'  arenaria 
in  banchi  orizzontali  ;  però  a  breve  distanza  esistono  inoltre 
dei  lembi  di  rocce  cretacee  con  inocerami,  che  furono  rac- 
colti dal  Duvérier  presso  la  fonte  di  Serdeles.  Altri  fossili 
devoniani  furono  raccolti  all'oasi  di  Knfrah. 

Dei  monti  TiUnmo  sappiamo  che  risultano  di  arenarie  ed 
argille  salifere.  Nei  monti  Geisigger  dalle  arenarie  spunta 
il  granito.  Nei  monti  di  Air,  secondo  il  signor  Du  Barry, 
prevalgono  i  terreni  cristallini  ed  ai  monti  Tisge  sono  indi- 
cati graniti,   gneiss  e  scisti  amfibolici. 

11  Nachtigal  parla  di  un  vulcano  che  corona  presso  ai  tre- 
mila metri  la  catena  dei  Tibesti  e  venne  indicato  col  nome 
di  Tusside;  altri  crateri  sarebbero  ai  monti  Timi,  Emi,  Roma, 
Tarso,  quest'ultimo  con  un  cratere  profondo  50  metri,  colla 
periferia  di  una  ventina  di  chilometri  e  con  un  pavimento 
di  purissimo  sale.  Ai  piedi  del  monte  Tarso  esisterebbe  la 
fonte  termale  di  Jerica  ad  attestarne  di  non  molto  antica 
data  l'attività  vulcanica.  Ma  prescindendo  da  queste  vette 
costituite  da  lava,  le  catene  centrali  del  Sahara  risultano  es- 
senzialmente di  terreni  cristallini  e  paleozoici  ed  lianno  un 
aspetto  alpestre,  affatto  distinto  da  quello  che  prevale  negli 
altipiani.  A  sud  di  queste  catene  ripigliano  i  terreni  quater- 
nari e  terziari  con  argille  salate,  e  questi  stessi  circondano 
l'ampio   lago  di  Tsciad,  il  quale  anche  in  epoca  storica  ebbe 


104  Geografia  e  Geologia  dell'Africa 

certamente  un'estensione  assai  più  ampia  dell' attuale,  sebbene 
possa  calcolarsi  approssimativamente  di  centomila  chilometi'i 
{quadrati  di  superficie,  al  tempo  delle  pioggie. 

Molto  più  nota  è  la  porzione  orientale  del  deserto  libico,  delle 
cui  petrificazioni  parlano  Eratostene,  Strabone  ed  Erodoto.  Re- 
centemente ne  recarono  notizie  geologiche  gli  esploratori  Cail- 
laud.  Russeerircr.  Fio-ari.  Rolilf.  Zitte!  e  Bricchetti.  Lo  Zittel 
ritiene  di  data  relativamente  recente  Y  incisione  della  grande 
^  alle  nilotica  e  che  prima  una  piìi  forte  analogia  stringesse 
il  deserto  libico  ed  il  deserto  detto  arabico,  nel  quale  si  in- 
sinua il  Mar  Rosso.  Se  nonché  in  questa  più  orientale  regione 
il  suolo  attinge  elevazioni  più  considerevoli,  sino  a  2500  m., 
la  precipitazione  acquea  vi  accade  più  regolare  e  più  abbon- 
dante, così  da  nutrire  alle  falde  ed  a  grande  distanza  una 
copiosa  circolazione  sotterranea,  che  si  mostra  colle  sorgenti 
lungo  i  solchi  delle  valli,  coperte  di  verzura.  Invece  sulla 
sinistra  della  valle  del  Xilo,  Y  altitudine  media  del  suolo  può 
calcolarsi  soltanto  di  450  m.  e  compare  in  tutta  la  sua  de- 
solazione il  carattere  orografico  del  deserto.  Un  terrazzo  alto 
da  200  a  300  m.,  inciso  da  brevi  vallette  ed  orlato  da  bizzarri 
relitti,  segue  il  limite  delU  altipiano.  Questo  terrazzo  di  si- 
nistra della  valle  nilotica,  ripiegando  a  nord-ovest,  abbraccia 
l'oasi  di  Chargeh,  passa  a  nord  dell'oasi  di  Dechel,  circonda 
l'oasi  di  Farafrah  e  si  perde  nel  deserto  sabbioso  a  sud  della 
nota  oasi  di  Siva.  Più  a  nord  decorre  l'ampia  depressione,  che 
congiunge  la  maggiore  Sirte  al  Nilo,  passando  per  le  oasi  di 
Andjialah,  Siva,  Gasa,  il  letto  abbandonato  dell' Aradj  ed  una 
fila  di  azzurri  laghetti,  e  che  mantiene  il  commercio  tra  la  Tri- 
politania  e  1"  Egitto  ;  essa  forma  il  limite  meridionale  di  un  al- 
ti piano  che  si  estende  sino  al  Mediterraneo. 

Xella  catena  arabica,  naturale  confine  orientale  del  deserto, 
si  alternano  dei  oTaniti  ed  altre  rocce  cristalline  con  scisti 
amfibolici  a  micacei,  attraversati  da  filoni  e  dicchi  dei  noti 
l)<>rfidi,  detti  antichi,  verdi  e  rossi,  scavati  dai  Romani  e  dagli 


Geografia  e  Geologia  dell'  Africa  105 

anticlii  Egizi,  in  particolare  nei  monti  tra  Hammamat  e  Gè. 
Duchàn,  e  da  là  con  meravigliosi  artifici  trasportati  fino  al 
Nilo.  Immediatamente  sopra  questo  sottosuolo  di  rocce  cri- 
stalline si  deposero  delle  rocce  quarzose,  riccamente  micacee, 
bianco-venate,  con  una  potenza  di  oltre  cento  metri,  quasi 
orizzontali  tuttora  e  con  regolare  stratificazione.  Si  alternano 
con  argille  bituminose,  carboniose,  e  sono  ricoperte  da  cal- 
cari impuri,'  quasi  altrettanto  potenti,  con  legni  pietrificati, 
con  ostree  e  nuclei  di  Cardium;  l'epoca  ne  rimane  dubbia. 

Dai  dintorni  degli  antichi  conventi  di  S.  Paolo  e  S.  An- 
tonio, presso  alla  costa  del  Mar  Eosso,  da  molto  tempo  pro- 
vengono copiosi  fossili  ;  recentemente  ne  raccolse  buon  nu- 
mero lo  Scliweinfurt  e  furono  detcrminati  dallo  Zittel  e  da 
altri  come  analogiii  ai  cenomaniani  della  Palestina.  Citeremo 
i  seguenti:  Hemiaster  cubicus^  Discoidea  jìu^vinata^  Sphaeru- 
lites  Schioeinfurti^  Exogyra  africana^  Ostrea  jìahellata^  Ammo- 
nites  Morreni^  Wibrayeanus^  Manteli.  In  complesso  questi  strati 
corrispondono  ai  terreni  cretacei  dell'Atlante  algerino,  del  Tua- 
regg  e  della  Tripolitania.  L' analogia  è  ancora  maggiore  per 
un  calcare  senoniano  soprastante,  con  Ostrea  larva^  potente 
quasi  300  metri,  che  del  pari  si  avverte  alla  accennata  loca- 
lità, detta  non  a  torto  per  la  copia  dei  fossili  :  F  eldorado  dei 
geologi.  Anche  dal  Gè.  Akkak,  presso  Suez,  provennero  delle 
belle  rudiste,  probabilmente  del  turoniano. 

Queste  arenarie  cretàcee  passano  per  gradi  alla  famosa 
arenaria  della  Nuhia^  della  cui  età  si  è  tanto  discusso  e  che 
si  sviluppa  nel  tratto  tra  1'  accennato  terrazzo,  che  circonda 
le  oasi  di  Dacliel  e  Farafrah,  ed  il  Senaar.  Le  uniche  petri- 
ficazioni  sono  vegetali:  un  dicotiledone,  \?i  Nicolia  AegypUaca^ 
ed  una  conifera,  V Acamaroxylon  aegyptiacum. 

Nella  porzione  più  recente  di  questa  formazione  prevalgono 
delle  argille  variegate  e  dei  calcari  marnosi  ;  il  sale  ed  il  gesso 
sono  elementi  immancabili;  nella  presenza  dei  quali  minerali 
noi  vediamo  riprodotto  un  carattere    importantissimo,  che  h 


106  Geografia  e  Geologia  dell'  Africa 

la  sintesi  della  geologia  africana  ;  inqnantocliè  questi  gessi  e 
questo  sale  rappresentano  la  definitiva  scomparsa  di  quei  mari 
interclusi,  che  mano  mano  furono  isolati  dalla  circolazione 
oceanica  per  opera  di  un  sollevamento  progressivo,  effettuatosi 
sopra  un  piano  pressoché  orizzontale,  come  lo-  dimostra  la  più 
volte  menzionata  disposizione  delle  formazioni  sahariane. 

Nella  formazione  cretacea  del  deserto  libico  sino  dal  1850 
rOverweg  aveva  raccolto  numerosi  fossili,  tra  i  quali:  Exo- 
gyra  Overwegi,  Inoceramus  regularis,  Crassatella  numidica,  Atn- 
monites  Ismaelis  e  denti  di  Corax pristodontus  e  Lamna  Bronni. 
Ancora  più  recente  è  un  complesso  di  altri  strati  cretacei, 
composti  di  argille  variegate,  di  calcari  pulverulenti  o  com- 
patti, candidi,  con  coralli,  spongiari,  echini  di  solito  siliciz- 
zati, tra  i  quali  la  comunissima  AnancJii/tes  ovaia  della  creta 
bianca  francese  e  le  ventriculiti  della  creta  germanica.  Segue 
in  alto  r  enorme  sviluppo  del  terreno  nummulitico. 

La  località  fossilifera  più  nota  per  fossili  eocenici  è  la  ca- 
tena di  Mokattan  non  lungi  dal  Cairo,  con  NiLmmulites  Gi- 
zehensis,  Caillaudi,  curvispira  ed  altre,  che  furono  descritte 
dal  professor  Bellardi;  altri  fossili  eocenici  furono  raccolti 
presso  Siut  e  presso  Tebe. 

Neil'  ampia  estensione  che  l' eocene  presenta  lungo  la  val- 
lata del  Nilo,  alle  nummuliti  prevalgono  le  operculine  e  le 
alveoline,  come  è  il  caso  dei  piani  inferiori  eocenici  dell'Istria 
e  della  Dalmazia.  La  roccia  ])\i\  frequente  è  un  calcare  poco 
comf)atto  con  grossi  e  tondeggianti  arnioni  di  piromaca,  quindi 
analogo  al  terreno  che  prevale  sull'eocene  della  Majella,  nel- 
l'Abruzzo chietino. 

Le  oscillazioni  della  crosta,  che  in  tanta  parte  della  su- 
perfcie  terrestre  furono  così  profondamente  risentite  allo  scor- 
cio dell'eocene,  nel  Sahara  e  nel  deserto  libico  si  compirono 
con  meno  forte  influenza  nell'aspetto  orografico;  però  pro- 
dussero una  emersione  più  ampia  ed  il  mare  miocenico  fu 
molto  più  ristretto  dell'  eocenico,  addentrando  esso  solamente 


Geografia  e  Geologia  dell'Africa  107 

due  ampi  seni  nella  vallata  del  Nilo  e  nelle  depressioni  delle 
oasi  di  Ammone.  E  su  quegli  altipiani,  i  quali  forse  si  esten- 
devano sino  all'  attuale  Sicilia,  scorrevano  branchi  di  gazzelle, 
perseguitati  dalle  jene  e  dalle  tigri.  Anche   quei  golfi  però 
ebbero  breve  durata  e  nelle    posteriori  epoche  del   pliocene 
e  del  quaternario  antico,  del    primo  soltanto  si  avvertivano 
scarsi  relitti.  Col  calcare  grossolano  miocenico  si  può  conside- 
rare come  chiusa  la  fase  di  sommersione  del  deserto  sahariano. 
E  rimarchevole  la  scarsità  delle  rocce  eruttive  recenti  nel 
Sahara  orientale  e  nella  Libia;  inquantochè  si  conoscono  ap- 
pena  talune    sporgenze    di   basalto   nell'oasi    di    Beharich   e 
presso  Ismailìa.    Tale  scarsità  corrisponde  evidentemente   al 
tenue  disturbo,  che  hanno  subito  le  formazioni  pel  corruga- 
mento posteocenico.  Cosi  mancano  depositi  di  qualche  impor- 
tanza, lacustri  od  alluvionali,  delle  epoche  posteriori  al  mio- 
cene; mancano  sedimenti  litoranei  e  formazioni  sicuramente 
riferibili  a  vaste  maremme.  Una  sabbia  quarzosa  più  o  meno 
grossolana  e  vasti  banchi  di  argilla  compatta,  gessifera,  salata, 
sono  gli  unici  documenti  di  quella  sterminata  serie  di  secoli, 
la  quale  decorse  da  quando  quelle  terre  emersero  dal  mare 
miocenico.  Ma  con  questa  affermazione  noi   ci   pronunciamo 
troppo  decisamente  contrari  all'idea  dell'antico  Mare  Saha- 
riano per  dispensarci  dal  dirne  qualche  parola;  poiché  non 
intendiamo  presentare  ai  nostri  lettori  un  afori^mo,  ma  deside- 
riamo piuttosto  che  essi  rimangano  persuasi  degli  argomenti, 
che  ne   hanno  indotti   in  questo   convincimento,   sebbene  da 
anni  fossimo  abituati  a  ritenere  il  contrario. 

Già  tra  gli  antichi  era  famigliare  l'idea  della  antica  di- 
mora del  mare  sulla  faccia  del  grande  deserto,  comprovata 
dai  fossili  da  gran  tempo  conosciuti  ;  Diodoro  e  Tolomeo  par- 
lano del  Lacus  Tritonis^  in  prossimità  della  piccola  Sirte,  del 
quale  però  è  ancora  molto  discutibile  l'esistenza  in  epoca 
storica.  L'abbondanza  del  gesso  e  del  sale,  la  creduta  in- 
feriorità rispetto  al  livello  marino  di  vaste  estensioni  del  de- 


108  Geografia  e  Geologia  dell' Africa 

serto,  la  meno  esatta  determinazione  dei  fossili  analoo'hi  alla 
fauna  attuale  ma  in  realtii  miocenici  o  cretacei,  e  la  presenza 
già  ricordata  del  Cardiiim  edule  con  altre  poche  forme  marine 
nei  depositi  delle  sehche,  hanno  fatto  in  questi  ultimi  anni 
generale  l'idea,  dal  Desor  chiamata  istintiva,  che  l'antico  mare 
Sahariano  si  fosse  conservato  sino  all'aurora  dell'epoca  umana. 

Persino  le  evidentissime  prove  di  una  lunga  emersione, 
che  si  potevano  desumere  dai  lunghi  e  profondi  solchi  delle 
ora  scomparse  fiumane,  venivano  a  preferenza  considerate  come 
prodotti  da  correnti  marine.  L' interesse  scientifico  del  mare 
Sahariano  fu  poi  molto  accresciuto  dalla  nota  ipotesi  del- 
l'Escher della  Linth,  la  quale  traeva  da  questa  vastissima 
area,  supposta  sommersa  in  epoca  quaternaria,  i  vapori  di 
cui  si  alimentarono  i  contemporanei  ghiacciai  delle  Alpi  e 
(lei  Pirenei.  Tale  ipotesi  ebbe  il  vantaggio  di  motivare  una 
importante  esplorazione  del  suo  autore  in  compagnia  con 
Desor  e  Martin,  la  quale  svelò  le  meraviglie  della  circola- 
zione sotterranea  del  Sahara  e  confermò  maggiormente  nella 
mente  di  questi  geologi  e  nel  mondo  scientifico  la  certezza  che 
un  mare  salmastro  come  il  Baltico  si  internasse  nella  de- 
pressione degli  Schott  algerini,  comunicasse  coU'Atlantico  at- 
traverso i  piani  del  Marocco  e  si  estendesse  sino  ai  più  in- 
terni altipiani  del  deserto. 

Xè  di  questa  convinzione  ci  scostava  il  j^ourgignat  quando 
dimostrava  che  la  fauna  malacoloo:ica  dell'Aloeria  aveva  stretti 
rapporti  colla  spagnuola  e  siciliana,  mentre  afi'atto  differiva 
dalla  ftiuna  dell'Africa  centrale;  tantoché  sembrava  proprio 
che  un  mare  la  avesse  separata  da  questa,  quando  il  Medi- 
terraneo non  aveva  ancora  rotte  le  colonne  di  Ercole  e  lo 
stretto  di  Gibilterra  era  una  profonda  vallata.  Alla  stessa 
opinione  aderivano  Rudaire  e  Pelagaud  sin  verso  il  1880. 
Indarno  il  Duve  aveva  dimostrato  che  il  folm,  il  vento  divo- 
ratore delle  nevi  alpine,  proviene  dall'Atlantico  piuttosto  che 
dall'Africa;  l'ipotesi  dell'Escher,  raccolta  dallo  Stoppani,  si  era 


Geografìa  e  Geologia  dell  Africa  109 

trasformata  iu  un  grandioso  concetto,  che  sembrava  precisare 
nel  miglior  modo  le  intuizioni  del  Lyell  sui  rapporti  tra  le 
modificazioni  orografiche  ed  i  climi  geologici.  I  banchi  di  sale 
e  le  argille  col  famoso  Cardium  edule  erano  la  dimostrazione 
palmare  di  una  sommersione;  piuttosto  che  scorgere  nei  sin- 
goli tratti  di  questi  terreni  dei  limitati  bacini  di  acque  rese 
salate  dalla  natura  dei  terreni  circostanti,  vi  si  vedeva  il  de- 
comporsi ed'  il  prosciugare  di  un  unico  mare. 

Le  traversate  di  Caillé  e  de  Barry,  dall'Algeria  alla  valle 
del  Niger,  non  avendo  riscontrato  il  creduto  sviluppo  di  ter- 
reni marini  recenti,  anzi  non  avendo  trovato,  con  molta  me- 
raviglia di  questi  esploratori,  un  solo  vestigio  di  terreno 
marino  quaternario,  hanno  scosso  alquanto  la  generale  opi- 
nione del  mare  sa,h ariano,  tantoché  il  pubblico  scientifico  era 
alquanto  prej^arato  a  dare  peso  alla  affermazione  del  Lenz, 
quando  disse  che  quelVarea  era  sempre  stata  un  deserto  e  che 
la  formazione  del  Sahara  gli  sembrava  una  questione  di  cli- 
matologia anziché  di  geologia,  mìtà.  osava  aggiungere  che  Videa 
di  ima  sommersione  del  Sahara  gli  pareva  così  assurda  da  non 
potersi  nemmeno  discutere  seriamente. 

La  spedizione  Rohlfs,  alla  quale  prese  parte  lo  Zittel, 
pervenne  allo  stesso  risultato  negativo,  quanto  alle  sicure 
traccie  del  mare  quaternario,  essendosi  riscontrate  ovunque, 
anche  nelle  depressioni  assai  limitate  di  cui  fu  constatata  la 
inferiorità  rispetto  al  livello  marino,  le  prove  di  profonde 
abrasioni  ed  erosioni  per  correnti  torrenziali,  ed  il  solito  ter- 
reno fangoso-salino,  proveniente  dal  definitivo  o  quasi  totale 
prosciugamento,  per  essiccamento  delle  dei^ressioni  medesime. 

Soltanto  con  dubbio  lo  Zittel  sospettava  ancora  che  fosse 
stato  dal  mare  quaternario  per  un  certo  tratto  occupata  la 
depressione  tra  l'altipiano  della  Cireneica  ed  il  deserto  libico, 
avendo  riscontrato  nelle  acque  di  quegli  stagni  il  Cyprinodon 
dispar,  pesce  di  forma  marina  ed  il  Cerithium  conicum;  ma 
il  valore  filogenetico  di  queste  specie  in  rapporto  colle  sue- 


110  Geografia  e  Geologia  deW Africa 

cessive  trasformazioni  della  orografia  non  può  evidentemente 
essere  maggiore  di  quello  di  tante  forme  marine  viventi  nelle 
acque  dolci  dei  laghi  svizzeri,  sebbene  il  mare  ne  sia  scom- 
parso sino  dall'  epoca  miocenica  ;  e  di  quello  delle  forme  ma- 
rine di  pesci  viventi  nel  Garda,  il  quale  lago  corrisponde 
ad  un'  area  destituita  di  terreni  marini  pliocenici.  Quanto  i 
geologi  sono  venuti  in  questi  ultimi  anni  deducendo  sulla 
conformazione  del  bacino  occidentale  mediterraneo,  è  del  pari 
contrario  a  questa  idea  del  mare  sahariano  quaternario  ;  poiché 
una  quantità  di  fatti  sulle  sponde  africane,  nei  mari  di  Si- 
cilia, allo  stretto  di  Gibilterra,  alle  Baleari,  nella  Liguria  e 
nell'arcipelago  toscano,  parlano  in  favore  di  una  generale 
depressione  dal  pliocene  in  poi,  la  quale  fu  parzialmente  ed 
imperfettamente  elisa  in  alcuni  luoghi  per  limitati  sollevamenti 
avvenuti  nel  periodo  posglaciale  e  nell'  epoca  storica.  Abbiamo 
anche  veduto  nel  capitolo  precedente  come  già  nel  pliocene 
il  mare  si  fosse  accostato  al  perimetro  attuale,  anzi  avesse 
in  alcune  parti  abbandonato  l'area  africana;  e  rimane  ancora 
dubbio  che  nella  valle  del  Nilo  esistano  realmente  dei  de- 
positi pliocenici,  paragonabili  a  quelli  che  abbiamo  descritti 
per  l'Algeria.  Epperò  lo  Zittel  ed  il  Suess  sono  dell'opinione 
che  nel  pliocene  e  nel  quaternario  antico  un'  ampia  terra  si 
stendesse  dove  al  presente  si  va  lentamente  estendendo  il  delta 
del  Nilo,  creazione,  come  è  noto,  dell'  epoca  quaternaria  re- 
cente. 

Nello  statò  attuale  delle  cognizioni  geologiche  possiamo 
pertanto  ritenere  che  l'area  sahariana  in  epoca  quaternaria 
fu  emersa.  Non  per  questo  dobbiamo  escludere  che  essa  fosse 
per  grandissime  estensioni  occupata  da  vasti  allagamenti  di 
acque  rese  salate  dal  lavaggio  degli  emersi  terreni  cretacei 
e  terziari,  tutti  più  o  meno  ricchi  di  depositi  gessiferi  e  sa- 
liferi. Tali  parziali  allagamenti  dovranno  però  considerarsi 
tra  le  conseoruenze  anziché  tra  le  caorioni  dell'umido  clima 
quaternario;  mentre  queste  cagioni  saranno   da  ricercarsi  in 


Geografia  e  Geologia  dell' Africa  111 

altri  ordini  di  fenomeni  tellurici  ed  astronomici,  che  qui  sa- 
rebbe fuori  di  luogo  di  esaminare. 

Il  Sahara  colle  sue  sehche^  il  piano  germanico  coi  suoi 
erratici  provenienti  dalla  Scandinavia,  la  valle  Padana  coi 
suoi  anfiteatri  morenici  e  coli'  ampia  stesa  della  sua  pianura, 
ci  dimostrano  in  varia  guisa  il  carattere  del  clima  detto  gla- 
ciale, ma  che  in  realtà  non  fu  altro  che  la  continuazione  dei 
precedenti  olimi  geologici,  combinata  colla  maggiore  esten- 
sione ed  altimetria  allora  attinta  dai  continenti;  imperocché 
non  possiamo  dubitare  che  diluvi  ancora  più  abbondanti  ed 
allagamenti  ancora  più  noti  che  nell'epoca  quaternaria  si  av- 
verassero in  tutte  le  epoche  precedenti;  e  non  è  del  tutto 
dimostrato  che  in  epoca  quaternaria  per  la  prima  volta  fun- 
zionasse quella  macchina  meravigliosa,  che  ha  disperso  per 
così  o'i-andi  distanze  il  terreno  erratico  nelle  reg-ioni  fredde 
e  temperate. 

Se  ora,  da  un  punto  di  vista  creato  da  fatti  recentemente 
assodati,  le  ipotesi  che  ieri  ne  ispiravano  piena  fiducia,  hanno 
perduto  il  loro  fascino  e  meno  ne  persuadono,  dobbiamo  però 
tenere  calcolo  del  benefico  influsso,  che  esse  hanno  esercitato 
nello  sviluppo  della  scienza,  determinando  il  confronto  dei  fatti 
più  disparati  e  svelando  delle  leggi,  che  tuttora  si  riconoscono 
vere.  Considerata  anche  come  conseguenza  e  dimostrazione  no- 
vella del  carattere  vero  del  clima  detto  glaciale,  la  idrografia 
quaternaria  del  Sahara  'è  ad  ogni  modo  un  fatto  di  capitale 
importanza  e  sarà  sempre  opportuno  lo  studiarlo  nei  suoi 
dettagli,  per  quanto  è  possibile,  nei  suoi  rapporti  e  nella  sua 
storia. 

Ma  tale  storia,  23ur  troppo,  non  ci  è  nota  che  per  incerte 
deduzioni.  Non  sarà  pertanto  da  tacersi  che  alcuni  fatti  fanno 
ritenere  che  il  definitivo  prosciugamento  della  regione  Saha- 
riana siasi  compiuto  in  tempi  non  molto  lontani.  Le  masse 
recenti  di  travertino  delle  oasi  libiche  contengono  spesso  delle 
foglie  di  elei;  pianta  di  là  scomparsa.  Le   schegge  di  selce 


112  Geografia  e  Geologia  deW Africa 

lav<n*ata  sono  abbastanza  frequenti  anche  nelle  regioni  ora 
del  tutto  disabitate.  Le  tradizioni  degli  arabi  attribuiscono 
il  disseccarsi  delle  scomparse  fiumane  al  castigo  dato  da  Dio 
ad  un  re  impenitente  e  gli  storici  latini  raccontano  che  i 
Cartaginesi  traessero  dalla  Libia  gli  elefanti  da  guerra.  Il 
coccodrillo  trovasi  in  alcune  sebche  assai  interne  del  Sahara; 
le  sculture  in  roccia  del  deserto  libico  al  pari  dei  monumenti 
egiziani  col  bue  gibboso,  collo  struzzo  e  coli'  elefante  non 
ricordano  la  nave  del  deserto,  il  cammello,  che  sembra  impor- 
tato nel  Sahara  ai  primi  secoli  dell'era  attuale.  E  molto  pro- 
babile che  questo  prosciugamento  siasi  compiuto  con  alter- 
nanza di  periodici  ritorni  di  fasi  di  maggiore  umidità  e  siano 
quivi  pure  accadute  anche  in  ejioca  umana  delle  abbondanti 
precipitazioni  di  acque  come  fugaci  ricordi  dei  diluvi  quater- 
nari. Si  aggiunsero  anche  colà  delle  cause  locali,  le  quali 
però  potevano  ascriversi  alla  modificazione  generale  del  clima, 
come  la  diminuzione  della  vegetazione  boschiva.  A  ragione 
quindi  il  Witney  ha  chiamato  fase  delle  steppe  e  dei  deserti, 
la  seconda  metà  dell'epoca  neozoica,  quale  si  continua  col- 
r  epoca  storica. 

A  quale  epoca  spettino  le  note  foreste  pietrificate,  di  cui 
gli  avanzi  sono  abbondanti  nelle  prossimità  del  Cairo,  rimane 
tuttora  dubbio  tra  i  geologi;  i  più  le  ritengono  un  avanzo  della 
flora  miocenica. 

In  base  a  quanto  abbiamo  esposto,  appoggiandoci  alla 
autorità  dello  Zittel,  possiamo  riassumere  come  segue  i  più 
attendibili  risultati  delle  attuali  conoscenze  geologiche  del 
Sahara. 

Questa  regione  si  distingue  per  una  stratigrafia  assai  sem- 
plice, colle  formazioni  quasi  orizzontali,  senza  pieghe,  ne  salti, 
né  strati  verticali  od  arrovesciati.  Al  piede  dell'Atlante  Ma- 
rocchino e  per  una  grande  estensione  del  Sahara  occidentale 
si  stendono  i  terreni  azoici  e  paleozoici,  che  poi  costituiscono 
le   catene   centrali,    d' onde   le   acque    si    dividevano  verso  il 


Geografia  e  Geologia  dell'Africa  113 

Niger  e  verso  le  depressioni  degli  Schoit  algerini.  Dei  terreni 
mesozoici  sono  in  particolare  sviluppati  i  cretacei;  anzi  man- 
cano sicure  tracce  dei  giuresi  e  dei  triasici.  Lo  sviluppo  dei 
terreni  vulcanici  è  presumibilmente  assai  ristretto,  nelle  ca- 
tene più   elevate. 

1  depositi  marini  terziari  sono  esclusivi  alle  depressioni 
libica  e  nilotica,  alle  regioni  a  nord  degli  schott  tunisini 
ed  alla  Cirenaica.  Xel  Sahara  settentrionale  e  nell'Egitto 
l'eocene  si  spinge  sino  alla  latitudine  di  Esneb,  il  miocene 
sino  all'oasi  di  Siva  ed  alle  colline  tra  il  Cairo  e  Suez. 

La  regione  meridionale  del  Sahara  e  parte  della  mediana 
emersero  sino  dal  devoniano;  il  resto  quasi  tutto  dall'epoca 
cretacea;  solo  nel  deserto  libico  rimase  un  mare  terziario, 
già  ridotto  nel  miocene,  e  nel  quaternario  del  tutto  scom- 
parso. Neir  epoca  diluviale  il  Sahara  e  parte  dell'  area  me- 
diterranea furono  terre  emerse,  ma  disseminate  di  più  o  meno 
vasti  ed  isolati  allagamenti,  con  acque  rese  salate  dal  lavaggio 
dei  terreni  circostanti.  L'ipotesi  di  un  mare  quaternario  non 
è  appoggiata  ne  dalla  natura  dei  terreni  superficiali  né  dalla 
conformazione  orografica  del  Sahara.  Al  più  furono  allo  scorci'^ 
del  pliocene  sommerse  la  regione  degli  <S'c/w/^  tunisini  ed  il  tratto 
dalla  grande  Sirte  allo  sbocco  della  valle  del.  Nilo  ed  al  Mar 
Rosso.  La  superficie  delle  formazioni  fu  modellata  ed  erosa 
dalle  acque  che  hanno  inciso  profonde  valli  ora  esauste.  La 
sabbia  del  deserto  è  prodotto  di  una  erosione  atmosferica,  in 
particolare  attivissima  sulle  rocce  arenacee.  L'accumulamento 
delle  dune  è  un  fenomeno  quaternario;  tra  le  prove  delle 
bufere  del  clima  quaternario  dobbiamo  contare  le  comunis- 
sime  pietre  di  folgore  dove  al  presente  le  pioggie  e  le  tem- 
peste sono  quasi  sconosciute.  L' uomo  fu  testimonio  di  qualche 
periodico  ritorno  a  condizioni  climatologiche,  che  rammenta- 
vano quelle  che  furono  normali  per  l'area  Sahariana  nell'epoca 
quaternaria. 

Recentemente  lo   Schweinfurtji   ha  descritto    le   condizioni 

8.  —  Geoiji-afia  e  Geologia  dell' Africo.. 


114  Geografia  e  Geologia  dell'Africa 

stratigrafiche  di  un  affioramento  cretaceo,  circondato  da  eocene, 
presso  alla  grande  piramide  di  Grizeh.  Questo  affioramento  lia 
la  figura  di  un  rombo,  cogli  angoli  acuti  rivolti  a  nord-est 
ed  a  sud-ovest,  lungo  Ile  largo  18  chilometri.  Tutto  all'ingiro 
e  limitato  per  faglie  dal  circostante  eocene,  in  particolare  evi- 
denti all'  angolo  sud-ovest.  All'  angolo  nord-est  corrisponde 
invece  un  avvallamento  largo  due  chilometri,  che  sbocca  nella 
valle  del  Nilo  a  nord  di  Abu  Roasch.  Sopra  quest'  area  si  al- 
ternano dei  rilievi  da  70  a  100  m.  sul  livello  marino.  Secondo 
Walther,  sonvi  due  centri  di  fratture  a  Gala  ed  a  Golea,  come 
se  quell'affioramento  corrispondesse  ad  una  volta  infranta. 
L' aspetto  del  terreno,  in  particolare  dove  prevalgono  i  cal- 
cari bianchi  a  rudiste,  è  paragonato  dall'autore  ad  un  libro 
in  ogni  senso  dilacerato  e  spiegazzato;  profondi  baratri  per- 
mettono di  rilevare  esatti  profili.  In  complesso  la  serie  delle 
formazioni  cretacee  è  descritta  come  segue,  dall'alto  al  basso: 
Metri  20-25  di  calcare  bianco  senza  fossili; 

»         4-  5  di  arenaria  compatta,  grigia,  verdiccia,  bianco- 
venata  ; 
»  20  di  calcare  con  coralli; 

>  2  di  calcare  con  nuclei  limonitici,  con  denti  di 

pesce,  Terebratula  Nicaisei^  Ostrea  vesicularis, 
lanira  ; 
»  20  di  calcari  marnosi  con    interstrati  di    argille 

grigie;  con  ammoniti,  ostrec,   pettini,  flagelli 
di  raje,  Plicatula  Ferryi,  Ostrea  Acantoìiata, 
0.   Costei,   0.  Boucheroni; 
»  100  di  calcari  alternati  con  marne,  ricchi  di  echi- 

nodermi; calcari  a  nerinee  ed  acteonelle(20m.); 
2  banco  di  quarzite  alla  piramide  di  Ga'a; 
10-50  rocce  calcari,  ricoperte  da  frane; 
15-20  calcare    bianco    a  Sphaerulites   Schioeinfurthi, 
ostriche  e  nuclei  di  piromaca;  alla  base  banchi 
di  calcare  a  Pseudodiadema  ; 


Geoiirafia  e  Geologia  dell'Africa  115 

Metri   30-40  marne  ed  arenarie  ad  echini  e  banchi  di  In- 
machelle; 
»       15-20  arenarie  bruno  chiare,  analoghe  alla  nubiana. 

Riducendoci  ora  alla  regione  dell'  istmo  di  Suez,  cui  rese 
di  interesse  mondiale  una  delle  piìi  mirabili  opere  compiutesi 
in  questo  secolo,  ricorderemo  uno  studio  importante  dell'in- 
gegnere Tissot,  pubblicato  appunto  quando  piìi  attivi  ferve- 
vano i  lavori  di  scavo  dell'  attuale  canale. 

Il  canale  parte  da  Suez,  seguendo  il  thalweg  di  una  de- 
pressione; attraversa  i  laghi  Amari,  che  si  ritenevano  avanzi 
del  Mar  Rosso,  seguendone  l' andamento  ;  attraversa  il  Serapeo 
e  si  caccia  nel  lago  Timsah,  a  levante  dell'altipiano  di  Sceik 
Enedeck.  Questo  lago  riceveva  anticamente  gli  scoli  di  un 
canale  del  Nilo,  che  gli  Ebrei  avevano  condotto  nella  bella 
e  feracissima  vallata  di  Gessen,  ora  attraversata  dal  canale 
di  acqua  dolce:  il  suo  fondo  è  sotto  al  livello  dell'Eritreo. 
A  nord  del  lago  il  canale  traversa  il  suolo  di  El-Guisr  e  le 
dune  di  El-Ferdane.  passa  i  laghi  Rallah  e  Menzaleh  e  sbocca 
s.  Porto  Said,  dove  si  getta  in  mare  sino  a  raggiungere  la 
profondità  di  8  metri.  La  lunghezza  complessiva  del  canale 
è  di  163  chilometri.  All'epoca  dello  scavo  era  generale  la 
convinzione  che  tutto  questo  spazio  di  terra  fosse  recente- 
mente emersa  e  che  anzi  fosse  ^prosciugata  in  epoca  storica 
la  porzione  più  depressa,,  in  particolare  per  gli  interrimenti 
importati  dal  delta  del  Nilo  j^er  opera  della  corrente  medi- 
terranea. Gli  autori  del  progetto  preparatorio,  Linant-bey  e 
Monzel-bey,  erano  venuti  alla  conclusione  che  il  suolo  di  El 
Guisr  fosse  formato  dall'incontro  delle  correnti  che  entravano 
dai  due  mari,  e  che,  formatasi  questa  diga,  le  lame  di  fondo 
e  le  alluvioni  avessero  da  un  lato  e  dall'  altro  incompleta- 
mente interrato  1'  area  dell'  istmo,  aiutata  l' opera  dalle  dune. 
Attualmente  prevarrebbe  l' idea  di  considerare  questa  regione 
'  come  l'avanzo  di  una  più  ampia  terra  quaternaria,  che  poi 
fu  soggetta  a  secondarie  oscillazioni,  anche  positive,  in  epoca 


116  Geografia  e  Geologia  dell'Africa 

più  recente.  Comunque  sia,  gli  scandagli  praticati  lungo  l'asse 
del  canale  sino  a  8  e  10  metri  hanno  dimostrata  la  compo- 
sizione del  suolo,  per  le  diverse  tratte,  nelle  condizioni  se- 
guenti : 

Attraversata  la  barra  di  foce  di  Porto  Said.  si  trovano  i 
depositi  limacciosi,  conchigliferi,  con  terre  nere,  del  lago  Men- 
zaleh,  ora  sterile  laguna  di  150.000  ettari  ma  prima  ferace 
pianura  irrigata  da  quattro  braccia  del  Nilo  ;  le  bocche  della 
laguna  corrispondono  alle  quattro  foci  di  questi  rami.  Il  de- 
posito antico  del  Nilo  è  un  fango  finissimo,  ora  reso  tenace, 
che  si  accompagna  per  39  chilometri;  la  tenacità  e  sofficità 
del  deposito  sono  massime  tra  il  10**  e  20°  chilometro  e  furono 
di  grande  ostacolo  per  la  costruẓ)ne  delle  sponde  del  canale. 
L'autore  appoggia  il  progetto  della  chiusura  delle  boccile  per 
la  progressiva  bonificazione  della  iaguna. 

Il  secondo  tratto  (da  39  a  (jl  chil.)  attraversa  un  suolo 
più  compatto,  di  sabbie  ed  argille  indurite,  con  molto  gesso 
in  banchi  talora  estesi  più  di  5  chilometri,  alternati  con  ar- 
gille impregnate  di  gesso  e  con  sabbie  ;  nelle  argille  il  gesso 
è  in  lamelle  sottili  disseminate,  come  se  il  gesso  si  fosse  for- 
mato per  alterazione  dell"  argilla.  Ma  questa  ipotesi,  anche 
supponendosi  che  si  tratti  di  marne  piuttosto  che  di  vere  ar- 
gille è  abbastanza  gratuita;  perchè  non  si  saprebbe  quale 
cagione  avesse  potuto  produrre  tale  cangiamento,  mancando 
quivi  ogni  traccia  di  attività  endogena  ed  osservandosi  argille 
impregnate  di  lamelle  di  gesso  in  moltissimi  depositi  terziari 
anche  recenti,  come  nell'Appennino  e  nell'Andalusia,  senza 
che  sia  intervenuta  a  produrli  alcuna  azione  vulcanica.  I  laghi 
Ballali  sono  una  successione  di  piccoli  stagni  di  acqua  salsa 
in  comunicazione  colla  laguna  di  Menzaleh,  della  quale  la 
salsedine  si  eleva  sino  ali   per  cento  nelle  magre  del  Nilo. 

Il  terzo  tratto,  del  El-Uuisr  (da  61  a  75  chil.j  presenta  una 
sabbia  compatta,  a  cemento  calcare,  con  letti  di  argiUa,  talora 
con  vene  e  lamelle  di  gesso;  in  alto  sonvi  letti  di  ciottoli, 


Geografia  e  Geologia  dell'Africa  117 

mescolati  colle  sabbie  e  con  le  argille,  e  si  alternano  banchi 
di  gesso  in  polvere. 

Il  quarto  tratto,  del  Serapeo  (75  a  96  chil.)  col  lago  Timsali, 
ripresenta  il  terreno  nero  del  primo  tratto;  in  j^articolare 
sotto  le  acque  esso  e  di  estrema  mobilità.  Negli  scandagli  i 
banchi  di  gesso,  di  sabbia  e  di  argilla  si  mostrano  alternati 
con  varia  vicenda. 

Nel  quinto  tratto,  dei  laghi  Amari  (96  a  130  chil.)  l'au- 
tore vede  un  residuo  del  golfo  arabico;  il  suolo  vi  si  avvalla 
sino  a  8  metri  sopra  un'estensione  di  almeno  14  chilometri. 
Questa  bassura  si  sarebbe  mantenuta  a  nord  di  un  rilievo 
alluvionale,  appoggiato  alla  catena  dei  monti  Attaka.  Dopo 
intervenne  la  evaporazione  e  vi  si  produsse  un  banco  di  600 
ettari  di  sale  cristallizzato,  puro  e  bianco,  screpolato  come 
un  ghiacciaio,  con  aguglie  trasparenti  come  vetro;  circondato 
da  una  vegetazione  particolare  di  un  verde  intenso,  colle  sponde 
disseminate  di  conchiglie.  Il  sale  si  presenta  in  masse  enormi, 
talora  sotto  forma  di  strati  aderenti  di  5  a  25  centimetri  cia- 
scuno; ora  in  banchi  indivisi,  compatti  fino  di  3  m.  di  spes- 
sore, tenacissimi;  oppure  in  masse  informi,  friabili.  Si  può 
calcolare  un  200  milioni  di  valore  di  ottimo  sale.  Le  aroille 

o 

sulle  sponde  sono  impregnate  parimenti  di  cloruri. 

Il  sesto  tratto,  di  Sceluf  el  Terraba  (130  a  145  chilom.) 
presenta  il  detrito  calcareo-selcioso  delle  vicine  montagne, 
con  depositi  sabbiosi  conchigliari,  colla  fauna  del  Mar  Rosso. 
Al  chilometro  140  evvi  uno  strato  di  arenaria  calcare  con 
del  calcare  marnoso,  che  l'autore  riteneva  capace  di  dare 
della  buona  calce  idraulica.  Compaiono  altresì  dei  banchi 
corallini,  conchigliari,  ferruginosi,  caratteristici  dell'Eritreo, 
con  tenui  depositi  gessiferi. 

L'ultimo  tratto,  di  Suez  (145  a  161  chil.)  presenta  i  me- 
desimi caratteri  di  suolo  che  il  precedente,  ma  comprende 
l'isolotto  di  Tertra  verso  il  chilometro  153,  contornato  da 
laguna  e  costituito  da   una    tenacissima    arenaria   omogenea. 


118  Geografia  e  Geologia  dell'Africa 

forse  cretacea.  Alla  superficie  si  stende  un  potente  strato  di 
sabbia  con  ghiaia  concliigliare  e  delle  argille  compatte  va- 
riegate, in  genere  gialle  o  brune. 

Attraverso  questi  depositi  fu  stabilita  la  comunicazione 
dei  due  mari,  i  quali  possedevano  bensì  lo  stesso  medio  li- 
vello, ma  presentavano  dei  limiti  di  marea  molto  diversi,  es- 
sendo più  elevato,  negli  equinozi,  il  Mar  Rosso  di  circa  me- 
tri 0.80,  in  confronto  delle  più  alte  del  Mediterraneo  quando 
spira  il  vento  di  nord.  Le  maree  però  si  fanno  appena  sen- 
tire nella  regione  dei  laghi  Amari. 

Al  complesso  di  questa  descrizione,  che  tanto  bene  somiglia 
a  quelle  che  si  hanno  delle  sebche^  non  possiamo  attribuire 
il  valore  di  un  sicuro  argomento  _in  favore  di  una  comuni- 
cazione quaternaria  dei  due  mari,  come  sarebbe  nell'idea 
dell'autore.  La  suaccennata  analogia  di  suolo  tra  il  primo 
tratto  e  il  quarto,  del  Serapeo,  presso  la  metà  dell'istmo, 
può  interpretarsi  come  un  argomento  contrario  alla  tesi  che 
r  autore  sostiene  e  appoggia  il  sospetto  che  la  fanghiglia  nera 
abbia  ben  diversa  origine  che  dalle  interne  regioni  nilotiche; 
essendoché  delle  analoghe  argille  sono  tra  i  più  comuni  de- 
positi delle  depressioni  sahariane,  anche  le  più  interne  e  più 
elevate  sul  livello  marino.  Converrebbe  avere  sott' occhio  delle 
analisi  chimiche  comparative  del  sedime  nilotico  e  delle  terre 
nere  in  discorso,  per  decidere  la  questione;  ma  se  possono 
avere  (j[ualclie  valore  gli  argomenti  di  induzione,  quanto  ci 
viene  esposto  dal  signor  Tissot  non  altera  punto  il  nostro 
avviso  che  la  storia  quaternaria  dell'  istmo  non  sia  stata  molta 
diversa  da  quella  di  tutte  le  regioni  circostanti  al  Mediter- 
raneo e  della  maggior  parte  delle  isole  di  esso. 

Dall'  ampia  formazione  alluvionale  del  Nilo  diremo  soltanto 
che,  per  quanto  vasta,  essa  rappresenta  un  fenomeno  geologi- 
camente recente;  spetta  all'epoca  posglaciale  come  la  maggior 
parte  dei  delta  attuali.  Il  suo  protendersi,  in  causa  delle  pe- 
riodiche escrescenze  e  inondazioni  del  fiume  h  stato  ed  è  tut- 


Geografia  e  Geologia  dell'  Africa  119 

torà  lentissimo,  calcolandosi  api^ena  di  m.  9.75  all'anno  in 
corrispondenza  alle  dne  bocche  principali,  che  sono  quelle 
stesse  dell'antico  Egitto.  Questo  apparato  di  delta  riposa  sopra 
alluvioni  più  grossolane,  che  probabilmente  si  estendono  sotto 
al  mare  in  altro  apparato  di  delta   ora  sommerso. 

Un  ampio  golfo  terziario,  che  andò  gradatamente  restrin- 
gendosi in  epoca  miocenica,  occupa  la  vallata  del  Nilo  e  parte 
degli  attigui  deserti  libico  ed  arabico,  fino  presso  Assuan. 
Sulla  destra  del  fiume,  le  zone  terziarie  lasciano  presto  luogo 
alle  azoiche,  le  quali  costituiscono  la  vasta  regione  compresa 
tra  Massaua,  Berber,  il  decorso  del  Nilo  ed  il  Mar  Rosso.  Si 
eccettuino  però  due  zone  di  terreni  cretacei,  in  prevalenza 
arenacei;  l'una  da  nord-ovest  e  sud-est,  dipartentesi  dal  Nilo 
a  valle  di  Wadi-Alfa  e  l'altra  che  si  estende  in  senso  normale 
a  monte  di  Dongola  ed  è  compresa  nella  grande  ansa,  convessa 
a  sud,  che  quivi  il  fiume  descrive.  I  terreni  mesozoici,  al  mar- 
gine orientale  del  lembo  terziario  che  occupa  la  valle  del 
Nilo,  sono  appena  rappresentati  da  una  sottile  striscia  che 
converge  colla  valle  presso  Assuan;  ed  a  questa  stessa  lati- 
tudine corrisponde  ancora  ^\\\  a  levante  un  lembo  cretaceo 
assai  sottile  che  scompare  sotto  il  quaternario  della  spiaggia. 
E  quivi  da  notarsi  anche  una  limitata  espansione  di  lava 
basaltica,  forse  della  medesima  epoca  delle  eruzioni  cosi  vaste 
all'altro  lato  del  Mar  Rosso,  nei  due  gruppi  a  nord  ed  a 
sud  di  Medina.  Del  restante  del  tratto  tra  il  Mar  Rosso  ed 
il  Nilo  sonvi  rocce  cristalline,  in  genere  gneiss  e  scisti  anfì- 
bolici,  copei'ti  di  micascisti  quarzosi  e  da  talcoscisti,  con  nu- 
merosi affioramenti  di  granito,  che  sembrano  allineati  in  una 
direzione  da  Berber  a  Keren  ;  questo  granito  è  spesso  roseo, 
a  due  feldispati,  e  fu  attraversato  da  vene  di  diorite. 

Lungo  la  costa  è  continuo  lo  sviluppo  delle  formazioni  coral- 
line, sollevate  di  20-30  m.  sul  livello  marino,  e  ne  risultano  anche 
le  isole  dell'arcipelago  di  Dahlah,  di  fronte  a  Massaua.  La  fauna 
di  queste  panchine  coralline  corrisponde  all'attuale  eritrea. 


120  Geografia  e  Geologia  dell'  Africa 


VII 

Notizie  geologiche  sul  teatto  dalla  spiaggia  atlantica 
SINO  all'altipiano  dell' Abissinia.  Costituzione  geologica 
dell' Abissinia  e  dello  Scioa. 

Esaminata  la  regione  dei  deserti  nella  parte  settentrionale 
•lei  continente  africano,  attraversiamolo  un'altra  volta  da  po- 
nente a  levante  nella  sua  massima  larghezza,  raccogliendo 
le  più  o  meno  scarse  notizie,  che  ci  sembrarono  più.  atten- 
dibili sulla  struttura  geologica  del^  tratto  medesimo;  in  par- 
ticolare dell'acrocoro  abissino,  al  quale  per  note  ragioni  dob- 
biamo accordare  una  prevalente  importanza. 

La  Senegambia  è  una  regione  di  rilievi  poco  pronunciati; 
i  monti  Mandingo,  allineati  a  nord-ovest,  passano  di  poco  i 
mille  metri  e  sono  tra  i  più  alti.  Oltre  al  Senegal  ed  alla 
(lambia,  da  questi  rilievi  scendono  alla  costa  dal  Capo  Verde 
alla  Liberia  una  quantità  di  correnti,  le  quali  in  generale 
sboccano  in  altrettanti  fiordi  o  baie  abbastanza  profonde; 
questo  particolare,  appunto  perchè  il  continente  africano  è 
cosi  compatto,  acquista  ancora  maggiore  valore  come  argo- 
mento a  dimostrarsi  come  a  torto  si  sia  voluto  legare  la  pre- 
senza dei  fiordi  coli' antica  espansione  glaciale.  A  queste  baie 
fanno  spesso  barriera  dei  gruppi  di  isolette,  quali  le  Bisagos, 
le  Tamara,  le  Skerboro,  contornate  da  secche.  Si  distinguono 
seni  profondi  e  tortuosi,  che  richiamano  le  bocche  di  Cattaro, 
e  comprovano  una  recente  sommersione,  come  di  questa  è  di 
certo  la  conseguenza  il  tenue  sviluppo  delle  alluvioni  alla 
foce  del  Xiger. 

Per  la  regione  della  Guinea  settentrionale  va  notato  il 
grandioso  vulcano  littoraneo  del  monte  Camerun  (4100  m.)^ 
al  quale,   a  breve  distanza,   fanno    seguito   in    mare  le   isole 


Geografia  e  Geologia  dell'  Africa  121 

vulcaniche  eli  Fernando  Po  e  del  Principe;  mentre  entro  terra, 
ai  monti  Grheudero  e  Djurro-Gotel,  altre  masse  vulcaniche 
presso  a  2000  metri  coronano,  a  quanto  pare,  delle  montagne 
di  formazioni  paleozoiche  e  triasiche. 

Prescindendo  da  questi  eccezionali  rilievi,  causati  dalla  at- 
tività del  vulcanismo  in  epoca  recente  appunto  dove  più  pro- 
fondo appare  lo  strappo  apportato  dalle  recenti  sommersioni 
al  mutilato  continente  africano,  la  regione  del  Niger  è  di 
questo  tra  le  meno  elevate.  Tuba,  Timbo,  Taleba,  Cade, 
Greba,  e  nel  bacino  orientale  Vukeri,  Iole,  Nganudere,  Tuburi, 
lakobu,  Gi-omba,  centri  di  popolazione  taluni  sino  di  40.000 
abitanti,  sono  tutti  inferiori  ai  mille  metri.  Nei  monti  Man- 
dingo  occidentali,  presso  a  Nelia,  il  monte  Darò  secondo  lo 
Schweifel  e  Moustier  tocca  1340  m.  e  quello  pare  il  nodo  della 
regione,  poiché  le  carte  recenti  vi  collocano  le  prime  origini 
del  Niger. 

]\Ientre,  non  senza  ragione,  all'idrografia  africana  si  attri- 
buisce il  carattere  del  decorso  dei  fiumi  al  mare  per  una 
serie  di  tratte  assai  placide  separate  da  ripide  e  da  cascate, 
questo  bacino  del  Niger  è  pochissimo  declive,  ed  il  fiume, 
con  quell'ampia  curva  verso  Timbuctu,  sembra  che  voglia 
accostarsi  al  deserto  e  renderlo  meno  desolato.  Anzi  con  que- 
st'ansa  il  Niger  invade  ed  attraversa  di  fatto  una  rilevante 
porzione  di  steppe,  da  Timbuctu  ad  Arara,  ed  il  suo  letto 
e  la  valle  confluente,  per  le  note  ragioni  che  fanno  dei  fiumi 
anche  i  collettori  delle  acque  sotterranee,  sono  rallegrate  da 
oasi  fiorenti.  Dei  confluenti  del  Niger,  il  Gioliba  fu  rimon- 
tato dal  Park  nel  1805,  il  Barkoi  fu  esplorato  dal  Caillé 
nel  1828;  ma  il  bacino  orientale  è  ancora  poco  noto,  poten- 
dosi però  affermare  che  esso  è  distinto  dal  bacino  scolante 
nell'ampio  lago  di  Tchad.  Il  più  importante  confluente  di 
.sinistra,  sebbene  di  un  decorso  di  milleduecento  chilometri, 
nasce  dalla  palude  di  Tuburi  a  soli  300  metri;  ma  questa 
depressione  è  attorniata  da  numerosi  rilievi,  allineati  a  nord- 


122  Geografia  e  Geologia  dell'  Africa 

ovest  e  più  pronunciati  dei  monti  Mendingo,  perchè  nella 
regione  dei  Bolo-Bolo  il  monte  Serranda  tocca  i  2100  metri. 
Tra  i  confluenti  del  Niger,  ricorderò  quello  ora  esausto,  ma 
certamente  di  grande  portata  in  epoca  quaternaria,  che  solca 
lande  e  savane  in  direzione  da  nord  a  sud,  dall'altipiano 
sahariano  degli  Ahaggar  sino  alla  regione  di  Socoto  e  di 
Gande,  coi  nomi,  prima  di  Tin-Tasebin,  quindi  di  Ssakeret, 
poi  di  Balul-Baminda.  Questo  fiume  fossile  raccoglieva  altresì 
le  acque,  che  erano  fornite  allora  in  grande  copia  dalle  oasi 
di  Asben. 

Il  lago  Tsad,  che  può  considerarsi  joiuttosto  una  stermi- 
nata palude,  nelle  stagioni  di  pioggie,  di  oltre  100.000  chi- 
lometri quadrati,  è  molto  depresso,  assegnandovi  l'Overweg" 
soltanto  244  metri.  Al  presente  il  maggiore  suo  influente,  lo 
Sciarri,  proviene  da  sud-est  e  scende  dalla  regione  dei  Dar- 
Banda,  presso  al  bacino  del  Congo.  Anche  a  questa  depres- 
sione non  manca  un  tributario  fossile,  il  Bahar-el-Gazal,  il 
quale  con  letto  amplissimo  e  tortuoso  e  con  labirintiche  di- 
ramazioni scendeva  dall'altipiano  di  Borcu,  o  di  Ennedi,  a 
sud  del  rilievo  dei  Tibesti. 

In  modo  analogo  altri  corsi  d' acqua,  ora  esausti,  alimen- 
tavano il  minore  ma  più  profondo  lago  di  Titri,  e  più  a  sud 
il  Salamat,  che  formava  un  lago  dove  ora  stagna  la  palude 
di  Irò.  Anche  il  Darfur,  del  quale  i  rilievi  toccano  i  duemila 
metri  presso  Turah  e  Martafel,  è  circondato  da  valli  esauste; 
e  ricorderemo  tra  quelle  che  guadagnano  il  decorso  del  Nilo 
il  Malik,  che  sarebbe  percorso  dalla  ^^rogettata  ferrovia  da 
Dongola  ad  El  Facher. 

Per  queste  regioni  le  notizie  geologiche  sono  assai  scarse. 
Sulla  spiaggia,  al  Capo  Verde,  esiste  un  lembo  di  calcari 
mesozoici,  forse  giuresi,  ed  altro  lembo  fossilifero,  del  pari 
giurese,  è  indicato  all'  isoletta  Eloby,  nel  gruppo  delle  Corisco 
a  nord  del  Gabon.  Nel  Senegal  si  sviluppano  quasi  esclusi- 
vamente le  rocce  paleozoiche  e  cristalline,  con  vasti  lembi  di 


Geografia  e  Geologia  dell'  Africa  123- 

arenarie  triasiclie,  presso  Medina  e  Felou,  alla  conlluenza  dei 
due  rami  principali  del  fiume,  e  più  a  monte  lungo  l' orien- 
tale di  questi  rami.  Anche  nel  bacino  del  Niger,  a  valle  di 
Timbuctu,  a  più  riprese  dei  lembi  triasici  compresi  in  rocce 
cristalline  sono  attraversati  dal  fiume,  in  particolare  presso 
Socoto,  Kandi  e  Liptaco;  più  ancora  presso  la  foce  e  nella 
valle  del  Binuè  sino  alle  regioni  che  stanno  a  sud  del  lago 
di  Tsad.  Anche  nel  bacino  di  questo,  se  alcun  terreno  ma- 
rino ricopre  l' enorme  sviluppo  che  ci  presentano  le  rocce 
cristalline,  è  certamente  il  trias  colle  sue  arenarie  di  colorita 
rosso  o  bianchiccio  e  mancano  affatto  indicazioni  di  terreni 
terziari  marini;  bensì  furono  menzionati  dei  fossili  lacustri 
(C Irena)  ma  ignorasi  se  pliocenici  o  quaternari. 

Sono  indicate  delle  rocce  vulcaniche  a  Melha  e  Gè.  Marra, 
a  nord-est  e  sud-ovest  di  El  Facher,  e  queste  eruzioni  si  tro- 
verebbero sulla  direzione  che  congiunge  le  eminenze  già 
indicate  come  vulcaniche  dei  Tibesti  sahariani  col  massimo 
rilievo  africano  del  Chenia  e  del  Chilimangiaro,  del  pari  vul- 
canici. Del  rimanente  quell'estensione  immensa  di  terreno 
ondulato  è  ricoperta  da  un  terreno  ocraceo,  potente  sino  a 
dieci  metri,  prodotto  dalla  profonda  alterazione  atmosferica 
delle  rocce  silicate,  azoiche  e  paleozoiche;  del  quale  terreno 
noi  dell'  alta  Italia  possiamo  avere  un  esempio  nell'  argilla 
rossa  delle  Groane  e  per  le  provincie  meridionali,  nella  pro- 
fonda decomposizione  delle  masse  superficiali  delle  rocce  gra- 
nitiche e  gneissiche,  tanto  estese  nella  Calabria.  Dovunque  è 
mancata  la  protezione  delle  nevi  e  dei  ghiacci,  durante  tutta 
o  parte  la  lunga  epoca  quaternaria,  la  alterazione  delle  rocce 
in  posto  e  delle  alluvioni  terziarie  è  stata  profonda;  e  sic- 
come mancarono  in  seguito  tanto  abbondanti  e  continue  pioggie 
da  ripulire  da  questo  prodotto  di  alterazione  la  massima  esten- 
sione delle  terre  emerse,  come  più  volte  era  intervenuto  nei 
periodi  precedenti  di  abrasioni  diluviali,  così  questo  più  o 
meno  potente  mantello  di  fanghiglia  è  rimasto   ad   attestare 


124  Geografia  e  Geologia  dell'  Africa 

l'efficacia  cliiiiiica  degli  atmosferili.  operanti  per  tanto  nume- 
rosa serie  di  secoli. 

Giovandoci  anche  della  carta  recentemente  pubblicata  nel- 
Y Atlante  del  Berghaus^  della  quale  ebbimo  conoscenza  quando 
avevamo  già  compilata  la  nostra,  vediamo  come  nell'alta  val- 
lata del  Nilo,  a  monte  di  Cartum.  quasi  tutto  il  bacino  del 
grande  fiume  sia  occupato  dalle  formazioni  triasiche,  sino  ad 
un  gruppo  di  affioramenti  di  rocce  cristalline,  che  si  incontra 
due  gradi  a  nord  dal  lago  Mwutan.  Nella  regione  orientale 
questa  vasta  estensione  di  trias  si  spinge  sino  alla  base  del- 
l'altipiano  abissino  ;  nella  occidentale,  sino  ai  rilievi  del  Darf'ur, 
|)erò  con  numerosi  e  non  molto  vasti  affioramenti  di  rocce 
cristalline,  allineati  in  vario  senso  jiresso  Obeid,  a  nord  di 
Tira  e  nell'ampia  valle  del  Grazal  all' ingiro  di  Meschra,  sino 
ni  partiacque  dai  più  settentrionali  tributari  del  Congo.  Quasi 
altrettanto  esteso  è  lo  sviluppo  delle  alluvioni  e  dello  sfacelo 
([uaternario,  in  particolare  nella  valle  del  Grazal  e  nel  Se- 
iiaar,  restando  2Ji'e'^sochè  ignoti  vasti  tratti  del  paese  tra  il 
corso  del  Nilo  ed  i  rilievi  del  Darfur.  Anche  della  sponda  me- 
ridionale del  laffo  Ukereve  mancano  notizie  o^eolosiche;  della 
sponda  orientale  sappiamo  che  il  terreno  triasico  è  molto  svi- 
luppato alla  base  dei  colossi  vulcanici  formanti  le  maggiori 
vette  africane. 

Lungo  la  costa  occidentale,  sino  alla  regione  del  Capo, 
abbiamo  una  continua  zona  di  terreni  antichi,  cristallini  e 
paleozoici  ;  ma  internandosi  si  trovano  i  terreni  quaternari, 
ed  ancora  più  sviluppati  i  triasici  ;  i  terreni  cristallini,  per 
quanto  è  noto,  affiorano  soltanto  nella  regione  dei  Mozambo, 
all'  origine  del  Cuango,  confluente  di  sinistra  del  Congo,  e 
nella  regione  meridionale  del  Tanganica,  d'onde  si  accompa- 
guano  senza  interruzione  sino  all'estremo  nord  del  Niassa. 

Nel  tratto  della  valle  del  Congo  inferiore  a  Brazzaville, 
secondo  Peschuél-L òsche  e  Dumond,  si  trovano  delle  arenarie 
bianche  e  rosse,   triasiche,   per  lunghissimo  tratto,   sin  presso 


Geografia  e  Geologia  dell'Africa  1*25 

Mauvanga;  da  questo  punto  sino  a  Semba  sonvi  calcari  e 
dolomie,  le  quali,  secondo  il  compianto  conte  Giacomo  di 
Brazzà,  sarebbero  fossilifere  non  meno  delle  nostre  alpine; 
più  oltre,  sino  allo  sbocco  del  Lualla,  grovacche  e  scisti  ar- 
gillosi; nell'ultimo  tratto  rocce  cristalline.  La  foce,  come  è 
noto,  avviene  in  estuario,  ad  onta  delle  grandi  torbide,  che 
il  fiume  quivi  deve  avere  apportate  nell'epoca  quaternaria. 
Questa  è  altra  prova  della  sommersione,  che  ha  subita  anche 
in  questo  tratto  il  continente  africano.  Presso  Beinesville,  at- 
traverso gli  scisti  argillosi,  e  ad  Isengilla,  al  contatto  delle 
grovacche  colle  rocce  cristalline,  si  osservarono  potenti  colate 
di  roccia  diabasi ca. 

Ma  il  lettore  ci  seguirà  certamente  con  maggiore  interesse 
quando  noi  raccogli essimo  notizie  geologiche  riguardanti  l' Abis- 
sinia;  ed  è  questo  appunto  che  ci  disponiamo  a  fare. 

Hammenteremo  come  l'altipiano  abissino  si  innalzi  quasi 
improvviso,  con  ripida  pendenza,  dalle  sponde  eritree  e  dalle 
steppe  dei  Somali,  dei  Danachili  e  dell'  Harrar,  mentre  declina 
più  dolcemente  verso  il  paese  dei  Bogos,  a  ponente  al  Sennaar 
ed  a  sud  verso  lo  Scioa  ed  il  paese  dei  Gallas,  fino  al  grande 
lago  salato  di  Samburu,  che  deve  essere  ad  un'altitudine  non 
minore  di  800  metri,  se  da  esso  scaturisce  il  Vera,  che  poi 
confluisce  col  Nilo.  Lungo  la  cresta  del  più  elevato  terrazzo 
orientale  si  allineano  delle  montagne  di  oltre  tremila  metri, 
quali  il  Sovai  (3100),  il  Terica  (3020),  il  Saghe  (3200),  il 
Doba (3 6 5 8)  presso  l'alpestre  lago  di  Aschiangi,  ilTegulet(3200) 
sopra  Ankober,  che  è  una  delle  città  più  elevate,  trovandosi  a 
2800  metri. 

A  sud  di  Ankober,  il  terrazzo  gira  a  sud-ovest  e  scorre  paral- 
lelo, sebbene  a  grande  distanza  dalla  costa,  mantenendosi  a  rag- 
guardevole altitudine;  anzi  secondo  il  D'Abadie  guadagnando 
in  altezza  di  guisa  da  toccare  in  alcuni  punti  con  cinquemila 
metri  l'altezza  delle  nevi  perpetue.  I  rilievi  hanno  un  alli- 
neamento a  sud-ovest,   molto   frequente   nell'Africa  centrale. 


126  Geografìa  e  Geologia  dell'Africa 

e  questa  direzione  del  pari  si  presenta  nelle  catene  di  Co- 
niory  e  di  Sue  Turken,  le  quali  comprendono  parecchi  laghi 
•salati,   essi  pure  molto  elevati. 

A  ponente  di  questo  gigantesco  antemurale,  l'altipiano 
abissino  assume  delle  mosse  ancora  più  ardite;  viene  solcato 
da  profondissime  gole,  le  quali  ricordano  i  canoni  del  Colo- 
rado ed  i  profondi  tajos  della  Sierra  Xevada;  però  j^iìi  tor- 
tuosi, essendoché  l' andamento  spirale  fu  giustamente  rilevato 
come  assai  frequente  nei  fiumi  dell' Abissinia,  senza  che  se  ne 
possa  addurre  una  soddisfacente  spiegazione.  E  però  un  fatto 
assai  sorprendente  e  lo  si  vede  anzitutto  nel  decorso  del  Nilo 
Azzurro,  che  esce  dal  lago  Tsana,  nelle  valli  confluenti  nel- 
l'Anseba,  nel  Mareb,  nel  Tacazzè,  nel  Giamma  e  tante  altre 
minori  ma  sempre  considerevoli  incisioni.  Q\\h  possa  dire  at- 
tualmente il  geologo  del  lago  di  Tsana,  di  cui  lo  specchio 
si  stende  a  1853  metri,  noi  non  sappiamo;  pare  ad  ogni  modo 
escluso  che  esso  sia  stato  giammai  un  cratere  vulcanico,  seb- 
bene sia  inciso  in  rocce  vulcaniche,  le  quali  come  tutti  sanno, 
«ono  sviluppatissime  nell'  altipiano  abissino. 

Questo  altipiano  non  trova  forse  un  riscontro  in  alcun  altro 
rilievo  terrestre.  Sono  colossali  montagne,  che  si  elevano  sopra 
basi  relativamente  ristrette,  o  masse  prismatiche,  sopraposte 
per  migliaia  di  metri,  tra  gole  paurose,  impraticabili.  Da  una 
nltitudine  media  di  1500  metri,  si  elevano  massicci  montuosi 
che  toccano  4620  m.  col  Ras-Daschan  a  nord-est  di  Gondar, 
4280  m.  al  monte  Cuna,  a  nord-ovest  di  ]\Iagdala,  4153  m.  al 
monte  Tatra  nel  CT02;f?iuin  e  in  nnmerose  vette  si  mantenojono 
ad  altitudini  presso  ai  tremila  metri.  Da  questo  solo  dato  si  può 
indurre  come  ampia  ed  energica  siansi  compiute  anche  quivi 
l'abrasione  dapprima,  poi  la  incisione  delle  vallate  nell'epoca 
relativamente  breve,  che  è  scorsa  dalla  formazione  della  massa 
vulcanica  più  recente  che  corona  l'acrocoro.  Anche  gli  abitati 
sono  in  genere  moltoelevati,comeSenafè(2816),  Adigrat(2360), 
8ocota(2144),  Gudara  (2450),  Magdala  (1777);  e  nello  Scioa, 


Geografia  e  Geologia  dell'  Africa  127 

Kebbo  (2340),  Rogge  (2651)  e  Modjer  (2162).  L'altitudine  rag- 
guardevole, che  tempera  il  clinia,  e  la  periodica  e  molto  ab- 
bondante precipitazione  delle  acque,  combinate  colla  favore- 
vole natura  del  suolo,  inducono  una  vegetazione  rigogliosa 
di  boschi,  di  pascoli,  di  oliveti,  di  vitigni,  di  cereali;  ejjperò 
dalla  più  remota  antichità  una  mescolanza  di  gente  vi  rag- 
giunse con  relativo  benessere  un  grado  di  coltura  eminente 
tra  le  poj^olazioni  dell'Africa  centrale;  mantenendovisi  quel 
carattere  bellicoso  ed  amante  della  propria  indipendenza,  che 
distingue  gli  abitanti  degli  altÌ23Ìani,  a  qualunque  razza  ap- 
partengano. 

Quanto  all'orografia  generale,  osserviamo  che  a  ponente 
dell'altipiano  abissino,  in  obbedienza  di  quell'abbinamento 
che  spesso  si  riscontra  nei  rilievi  terrestri,  trovansi  delle 
molteplici  rughe  montuose  nelle  catene  di  Cuba  e  di  Berta, 
traversate  a  stento  dal  Nilo  Azzurro  presso  a  400  m.  a  monte 
di  Rosaires,  con  vette  presso  ai  duemila  metri. 

La  struttura  geologica  dell'Abissinia  fu  in  particolar  modo 
illustrata  dalle  opere  di  Gallinier  e  Ferrei  (1844)  e  dal  Blan- 
ford,  il  celebre  direttore  dell'istituto  geologico  indiano,  che 
prese  parte  alla  spedizione  del  1868.  Però  il  Rupfel  dal  1834 
aveva  di  già  pubblicato  uno  schizzo  geologico  di  quella  re- 
gione e  D'Abbadie  nel  1839  ne  descriveva  alcune  rocce  erut- 
tive; il  Vignaud  nel  1843  trattava  della  geologia  dei  dintorni 
di  Adulis  e  nel  1846  Bochert  d'Hériconnt  trattava  di  talune 
trachiti  di  Ankober  e  di  Angobala, 

I  naturalisti  Ferret  e  Gallinier  nel  3°  volume  della  splen- 
dida loro  opera  suU'Abissinia,  esposti  i  caratteri  orografici  e 
descritte  le  condizioni  di  vegetazione  quasi  ovunque  fiorente, 
notano  la  prevalenza  delle  formazioni  primarie,  compreso  il 
granito,  sul  fianco  orientale,  lungo  le  valli  e  tutto  all'  Ingiro 
dell'  altipiano  ;  e  tra  i  graniti  ne  distinguono  taluni  più  com- 
patti, anfibolici,  da  altri  più  minuti,  micacei,  facili  a  decom- 
porsi,  associati  a  pegmatiti,  frequenti  nelle  adiacenze  di  Mu- 


128  Geografìa  e  Geologia  dell'Africa 

raket  e  Ferfera.  Di  gneiss,  distinguono  una  zona  orientale 
dalla  spiaggia  al  monte  Terenta,  passante  per  Saati.  ed  altra 
|>ìù  a  ponente  con  larghe  lamine  di  mica  e  con  micascisti 
granatiferi;  nei  gneiss  si  trovano  dicchi  di  protogino  e  di  dio- 
rite. Questo  altipiano  si  direbbe  una  riproduzione  in  vasta  scala 
della  Sila  calabrese.  Gli  autori  indicano  poi  molto  chiaramente 
una  formazione  di  talcoscisto  soprastante  ai  gneiss  ed  affiorante 
a  chiazze  anche  sugli  altipiani,  in  particolare  presso  Adigrat, 
profondamente  messa  a  nudo  nelle  valli  del  Tacazzè.  Tutti 
(|uesti  terreni  cristallini  e  cristalloidi  formanti  l' ossatura  del- 
l'altipiano  abissino  sono  diretti  a  nord-est;  e  questa  direzione 
è  assunta  altresì  da  una  zona  di  ardesie,  adoperate  per  co- 
pertura di  tetti  e  per  campane,  le  quali  si  escavano  presso 
Adua,  Gulzolo,  Lozzo  e  Negot;  esse  sono  del  pari  attraver- 
sate sovente  da  filoni  e  dicchi  di  diorite,  sienite  e  porfidi 
quarziferi.  Si  alternano  con  grovacche  e  sono  ricoperti  da 
arenarie  con  letti  di  carbon  fossile,  che  affiora  nel  Burrè,  nello 
Scioa  e  nei  Vollo-Galla,  con  salgemma  e  solfo;  sono  ritenuti 
dagli  autori  come  triasici,  e  forse  non  a  torto.  Essi  hanno 
osservato,  e  raccolto  fossili  giuresi,  che  ritennero  del  lias, 
presso  Autalo,  in  un  calcare  giallognolo  attiguo  ad  una  potente 
colata  di  basalto,  il  quale  a  detta  degli  autori,  avrebbe  alte- 
rato il  calcare  convertendolo  in  diaspro. 

Seguono  potenti  melafiri,  alternati  con  arenarie  e  riferiti 
alla  formazione  cretacea.  Sino  a  questo  punto  ci  è  qualche 
rassomiglianza  colla  struttura  geologica  del  già  ricordato  al- 
tipiano della  Sila  calabrese.  Ma  quanto  vi  è  di  caratteristico 
e  diremo  anche  di  più  misterioso  nella  geologia  dell' Abis- 
sinia  consiste  nella  enorme  massa  di  rocce  di  natura  lavica, 
che  in  posizione  quasi  orizzontale  seguono  alle  colate  dei  me- 
lafiri ed  alle  arenarie  dette  di  Adigrad.  Sono  trachiti,  retiniti, 
fonoliti,  quindi  basalti  e  trappi  amigdaloidi,  che  si  alternano 
Con  arenarie  quarzose,  con  tripoli  e  con  banchi  di  diaspro, 
tanto  da  misurare  la  potenza  sino  di  2000  metri.  Forse  non 


Geografia  e  Geologia  dell'Africa  129 

si  va  lungi  dal  vero  equiparandole  alle  rocce  eruttive  degli 
Euganei,  per  composizione  e  per  e^joca,  tra  l'eocene  ed  il  plio- 
cene. I  basalti,  con  altre  rocce  peridotiche,  sono  costantemente 
superiori  e  sviluppansi  in  particolare  nel  Cliivè,  a  Ferfera  e 
a  Scelichet.  Alcune  fonti  termali,  delle  quali  quella  di  Ailet 
è  la  più  vicina  ai  nostri  possessi,  accennano  a  non  molto 
antica  attività  endogena;  ma  quale  fosse  il  centro  eruttivo  di 
così  sterminata  massa  di  lava  non  è  ancora  dato  di  saperlo 
e  nemmeno  di  argomentarlo.  Grli  autori,  trattando  della  dire- 
zione dei  terreni  più  antichi,  rilevano  un  imj)ortante  cangia- 
mento dal  gruppo  del  monte  Tarenta,  dove  esso  decorre  a 
nord-ovest,  parallelo  al  Mar  Rosso,  al  Tigre,  dove  si  mantiene 
a  nord-est,  come  nell'Amassen  e  nel  Groggiam. 

Queste  notizie  dei  due  naturalisti  francesi  sono  confermate 
ma  non  molto  ampliate  dal  Blanfort,  al  quale  però  quei  terreni 
tornarono  più  famigliari  per  la  grande  analogia  con  quelli  che 
gli  erano  noti  nell'India.  Egli,  tra  le  altre,  espone  un'interes- 
sante osservazione,  degna  di  molto  riflesso  da  parte  di  coloro, 
i  quali  considerano  una  esagerazione  taluni  rapporti  stati  ri- 
levati tra  la  geologia  e  la  strategia  militare.  Osserva  cioè, 
«  come  la  facilità  colla  quale  fu  costituita  una  eccellente  strada 
militare  sull'altipiano  devesi  al  debole  pendìo  degli  avvalla- 
menti precorsi;  ed  è  evidente  che  la  viabilità  dell' Abissinia 
dipende  in  gran  parte  dalla  disposizione  delle  rocce  e  la  fis- 
silità dei  gneiss  fu  uno  dei  migliori  alleati  delV armata  britan- 
nica durante  la  sua  ascesa  alV altipiano  »  (Geology  and  zoologi) 
of  Ahissiny,  p.  168). 

Il  signor  Blanford  assegna  circa  mezzo  chilometro  di  potenza 
alle  arenarie,  che  ricoprono  gli  scisti,  sottostando  ai  calcari 
fossiliferi  di  Antalo;  e  siccome  il  limite  degli  scisti  colle  are- 
narie è  sempre  più  alto  verso  nord,  così  egli  ne  inferisce  che 
in  questa  direzione  fosse  limitato  il  bacino,  nel  quale  in  epoca 
triasica  quelle  si  sarebbero  depositate.  Quando  non  vi  è  mi- 
scela del  detrito  di  altra  roccia,  lo  sfacelo  delle  arenarie  è 

9.  —  Geografia  e  Geologia  dell'Africa. 


130  Geografia  e  Geologia  dell'Africa 

meno  ferace,  ma  se  vi  si  aggiunge  il  detrito  dei  melafiri  si 
ha  un  terriccio  assai  fertile.  Le  forme  dei  dirupi  di  arena- 
ria sono  incomparabilmente  pittoresche  e  può  immaginarsi 
che  rassomiglieranno  ad  esenij^io  alle  Torcole  (turriculaé)  di 
arenaria  e  conglomerato  permiano  delle  alte  vallate  berga- 
masche. 

Il  geologo  inglese  accompagnò  il  calcare  di  Antalo  per  60 
miglia  da  Dogala  ad  Atala  e  lo  dice  analogo  al  liasico  in- 
glese; ma  i  fossili,  descritti  dal  signor  Stolickska  e  figurati 
dal  Blanford,  in  generale  bivalvi,  presentano  molta  analogia 
colle  forme  del  giura  inferiore|  dei  Sette-Comuni  vicentini. 
Dove  si  sviluppano  i  calcari  sopra  le  arenarie,  si  ha  un  pae- 
saggio che  ricorda,  a  vedere  le  Y^ignette,  quello  delle  bellis- 
sime montagne  del  Cadore,  delle  quali  molti  italiani  serbe- 
ranno lietissimo  ricordo.  Pare  che  taluni  melafiri  si  alternino 
anche  con  questi  calcari;  e  se  cosi  fosse  in  realtà,  si  avrebbe 
un  punto  di  partenza  cronologico  per  la  vulcanicità  abissina, 
la  quale  però  deve  aver  raggiunto  il  suo  apogeo  soltanto  in 
epoca  terziaria.  Il  bacino  del  lago  di  Tsana  e  le  vicinanze 
di  Magdala  sono  le  regioni  di  massimo  sviluppo  di  queste 
rocce  vulcaniche,  che  il  geologo  inglese  classifica  ad  un  di- 
presso come  i  precedenti,  limitandosi  a  distinguerle  in  due 
gruppi:  il  più  antico,  detto  di  Aschiangi  con  lave  amigdaloidi, 
meno  aride,  ed  il  superiore,  detto  di  Magdala^  con  trachiti 
ed  agglomerati  trachitici,  senza  zeoliti,  a  masse  compatte,  co- 
stituenti quei  formidabili  torrioni  naturali,  gli  amhas^  dai  quali 
torna  così  vantaggioso  a  quelle  po2:)olazioni  guerriere  lo  at- 
tendere ffli  assalti  dei  loro  nemici.  L'autore  dice  che  i  lia- 

o 

salti  sono  identici,  sino  ai  più  minuti  dettagli,  alle  colate  del 
Dekkan^  ed  afferma  a  ragione  che  nessun  fenomeno  naturale 
spiega  questa  enorme  massa  di  rocce  vulcaniche,  prive  di  al- 
cuna traccia  di  apparato  eruttivo. 

Sarebbe  in  vero  assai  interessante  un  confronto  di  qiiella 
regione,  ad  esempio,  coli' isole   dell'Elba,    col  monte  Amiata 


Geografìa  e  Geologia  dell'Africa  131 

e  coi  colli  Euganei;  ma  per  quanto  ci  è  noto,  lo  studio  lito- 
logico delle  lave  è  tutto  da  farsi. 

Nelle  arenarie  quarzose,  alternate  con  quelle  lave,  si  tro- 
varono dei  legni  pietrificati,  che  però  non  furono  determinati; 
quindi  possono  appena  dimostrare  che  quelle  eruzioni  non 
furono  sottomarine.  Si  alternano  alle  lave  anche  dei  tufi  e 
delle  marne  compatte,  variegate.  Oltre  poi  a  queste  rocce  erut- 
tive terziarie,  sarebbe  a  distinguersi  una  più  recente  forma- 
zione vulcanica,  presso  alla  spiaggia,  che  il  Blanford  chiama 
di  Aden  perchè  si  collega  al  vulcano  che  comprende  nelle  nere 
sue  fauci  questa  città.  Della  protrazione  a  nord  sino  verso 
8aati  di  queste  lave  più  recenti,  che  circondano  il  golfo  di 
Zula,  il  signor  Issel,  il  quale  percorse  il  tratto  da  Massaua 
a  Keren,  neo'a  recisamente  l' esistenza  ed  infatti  non  ne  fecero 
cenno  nemmeno  Ferret  e  Gallinier,  ai  quali  spetta  ancora 
non  solo  la  precedenza  ma  la  preminenza  nella  geologia  abis- 
sina. Del  pari  andrebbe  verificata  la  notizia  della  esistenza 
di  un  cratere  spento  presso  Arafali.  Ad  ogni  modo  è  un  fatto 
che  le  fonti  termali  vi  sono  molto  frequenti;  quella  di  Ailet 
possiede  la  temperatura  di  70";  quelle  di  Azfut,  a  sud  di 
Zula,  di  68°;  le  acque  sotterranee  dei  pozzi  quivi  aperti  ave- 
vano quasi  tutte  una  temperatura  superiore  a  quella  che  po- 
teva corrispondere  alla  loro  profondità. 

Fra  le  formazioni  recenti  dobbiamo  poi  ricordare  le  allu- 
vioni quaternarie,  profondamente  terrazzate,  a  qualche  lonta- 
nanza dalla  spiaggia  e  nei  Bogos;  e  presso  al  lido  i  calcari 
conchigliari  e  corallini,  che  abbiamo  di  sopra  accennati  come 
costituenti  le  isole  Dalah.  Questi  banchi  corallini  sporgono 
al  massimo  di  dieci  metri  dal  mare  ed  hanno  un  contorno 
molto  abrupto.  Sono  la  prova  di  un  limitato  e  recente  sol- 
levamento della  spiaggia  eritrea. 

Anche  il  g-eoloo-o  inoflese  decanta  la  feracità  dell' Abissinia. 
secondo  l' altitudine,  per  pascoli,  pei  cereali  e  pel  cotone  ; 
minore  pel  bosco.  L'antichità   della   cultura   per   quella   re- 


132  Geografia  e  Geologia  dell' Africa 

gione  è  dimostrata  dalla  frequenza  delle  armi  litiche,  di  os- 
sidiana e  di  giadeite,  analoghe  a  quelle  dell'India  e  dell'Eu- 
ropa meridionale;  ne  furono  trovate  presso  Zula,  a  Magdala 
e  negli  Habbab. 

Per  lo  Scioa,  quasi  a  mostrare  quello  che  noi  avremmo 
potuto  fare  o  dovremmo  fare  per  le  vicinanze  più  o  meno 
prossime  dei  nostri  possessi,  nel  1885  due  geologi  francesi. 
Aubrv  ed  Hamon,  mandati  dal  Ministero  della  pubblica  Istru- 
zione della  Repubblica,  hanno  assai  bene  adempiuto  al  loro 
mandato  e  dalla  loro  relazione  togliamo  i  particolari  seguenti^ 
davvero  assai  interessanti. 

Partiti  da  .Vden,  percorsero  sino  ad  Oboch  il  calcare  co- 
rallino, conchigliare  di  formazione  attuale,  che  attorno  al 
golfo  di  Tedjura  si  eleva  sino  a  250  metri  per  la  larghezza 
di  25  chilometri.  Una  zona  acquifera,  che  probabilmente  a 
non  grande  profondità  esiste  anche  a  Massaua,  scende  dolce- 
mente al  livello  marino,  al  contatto  di  detto  calcare  con  una 
argilla  sabbiosa;  l'acqua  dei  pozzi  ha  quivi  pure  una  tem- 
peratura superiore  alla  media  esterna  per  miscela  di  acque 
termali;  una  fonte  minerale  con  acido  solfidrico,  a  500  m. 
d'altitudine,  possiede  una  temperatura  di  80°. 

Sulla  linea  per  Ankober  gli  autori  attraversarono  le  rocce 
vulcaniche  della  serie  recente,  con  obsidiane,  andesiti,  trachiti, 
doleriti  e  basalti;  questi,  con  bei  cristalli  di  peridoto  in  una 
pasta  di  labradorite.  Una  trachite  nera  assai  fusibile  ha 
r  aspetto  del  litantrace.  Queste  rocce  si  alternano  con  argille 
smectiche,  impiegate  anche  da  quegli  abitanti  per  pulire  lane 
e  tessuti.  Innalzandosi  verso  Ankober,  trovarono  alternati  colla 
trachite  dei  tufi  molto  ricchi  di  fossili  d'acqua  dolce,  plio- 
cenici {^Melania  taberculata,  Cleopatra  hulimoides)  che  già  ab- 
biamo incontrato  nella  regione  dell'Atlante.  Si  aggiungono 
lenti  di  oresso  con  del  calcare  ed  efflorescenze  di  solfato  di  ma- 
gnesia.  Il  lago  Assai,  all'altitudine  di  174  m.,  lungo  12  chilo- 
metri e  largo  5,  è   scavato    interamente  in  queste   rocce  tu- 


Geografia  e  Geologia  dell'Africa  133 

facee,  delle  quali  la  formazione,  secondo  gli  autori,  precedette 
la  ejaculazione  delle  più  potenti  colate  tradii ticlie.  Circondano 
il  lago  dei  terreni  salati  ed  un  banco  di  gesso  orizzontale,  po- 
tente a  luoghi  sino  alo  metri.  Nei  monti,  che  si  innalzano 
all' ingiro  per  circa  400  metri,  i  tufi  si  alternano  collo  tra- 
chiti  a  tre  distinti  livelli  e  chiude  la  serie  una  massa  ter- 
minale di  andesite,  di  scorie  labradoritiche  con  cristalli  di 
anortite.  Vi  sono  banchi  di  tripoli  come  al  monte  Amiata  in 
Toscana,  ed  altri  tufi  con  melanie,  ervilie  e  ceriti.  Sopra  la 
formazione  trachitico-tufacea  seguono  per  pochi  metri  delle 
argille  palustri  con  Melania^  Pupa  e  Planorhia  •  poi  una 
enorme  colata  di  trachite,  sulla  quale  si  arriva  presso  agli 
800  metri  sul  mare.  Piìi  oltre,  sino  ad  Ankober,  nuli' altro 
che  rocce  eruttive,  come  le  accennate,  le  quali  furono  stu- 
diate dal  valente  litologo  Michel  Levy  e  riferite  a  tre  periodi 
eruttivi  :  dei  conglomerati  e  tufi,  delle  rioliti  con  ossidiane 
e  trachiti  di  varia  natura,   e  delle  andesiti. 

Se  male  non  ci  apponiamo,  è  questa  una  serie  di  lave  non 
molto  diversa  da  quella,  che  venne  emessa  dall'infranto  e 
ora  in  parte  sommerso  apparato  vulcanico  del  Tirreno,  e  che 
presenta  le  sue  più  lontane  manifestazioni  sulla  spiaggia  della 
Liguria,  presso  Monaco  e  ad  Antibo.  Anche  presso  Antoto  e 
nelle  adiacenze  di  Gaffa,  dove  i  geologi  francesi  trovarono  il 
problematico  nostro  alleato  Menelik,  nuli' altro  videro  se  non 
rocce  vulcaniche;  ma  al  piano  del  Gruibè  incontrarono  le  are- 
narie sedimentari,  che  fanno  seguito  alle  descritte  dal  Blau- 
ford.  Alle  origini  del  fiume  Harasch,  che  lambe  da  sud  a 
nord  la  base  dell'altipiano  dello  Scioa,  trovarono  una  fonte 
termale  a  80°,  circondata  da  depositi  di  silice  amorfa;  quivi 
pure,  presso  a  1900  metri,  hanno  incontrato  dei  tufi  con  Me- 
lania. Descrivono  degli  imbuti  crateriformi,  ridotti  a  laghi 
salati,  con  carbonati  alcalini;  ed  infatti  anche  la  recente  carta 
del  Perthes,  tra  i  monti  Suguala  (2000)  e  lerer  (2651)  ed  an- 
cora più  a  sud,  indica  una  quantità  di  piccoli  biglietti,   che 


134  Geografia  e  Geologia  dell'  Africa 

potrebbero  esser  dovuti  all'erosione,  come  le /o/òe  del  Carso 
e  gli  Inglosidors  del  Friuli. 

Nella  regione  settentrionale  dello  Scioa  i  due  geologi  fran- 
cesi hanno  visitato  le  valli  di  taluni  confluenti  del  Nilo  Az- 
zurro .ed  in  quella  di  Zega-Uedem  hanno  trovato  la  conti- 
nuazione dei  calcari  giuresi  di  Antalo;  anzi  scoprirono  una 
intera  serie  di  piani  giuresi,  fossiliferi,  dal  lias  al  coralUam\ 
che  sono  appunto  i  più.  ricchi  di  petrefatti  anche  nelle  nostre 
prealpi.  Anche  colà,  coi  calcari  si  alternano  delle  dolomie; 
e  seguono  delle  arenarie  policrome,  potenti  oltre  200  metri. 
Altre  rocce  fossilifere,  giuresi,  furono  riscontrate  nella  valle 
del  fiume  Jamma.  Il  livello  medio  di  affioramento  è  circa 
di  800  metri  inferiore  che  ad  Antalo,  accennando  cosi  ad  un 
lieve  declivio  verso  sud  della  formazione  cronologicamente 
meglio  determinata  dell'  altipiano  abissino.  Altri  fossili  giu- 
resi provengono  dal  forte  di  Falè,  nei  Galla. 

Gli  autori  pensano  che  le  più  recenti  eruzioni  litoranee 
si  colleo;hino  ad  una  luno-liissima  frattura,  che  delimiti  a 
levante  l' altipiano  abissino  ;  l'ipotesi  è  probabile. 

Antonio  Cecchi,  sebbene  non  geologo,  ebbe  cura  di  racco- 
gliere, chi  sa  con  quali  noie  e  fatiche,  una  numerosa  serie 
di  rocce  dello  Scioa,  che  poi  furono  studiate  in  Firenze  dal 
professore  Grattarola.  Il  catalogo  di  esse,  con  un  itinerario 
colorato  geologicamente,  comparve  nel  terzo  volume  della  bella 
opera,  recentemente  pubblicata:  Da  Zeìla  alla  frontiera  dei 
Kaffa.  Da  questo  catalogo  risulta  che  prevalgono  le  lave  bol- 
lose da  Ankober  ad  Aliù-Amba,  e  che  le  rocce  vulcaniche  si 
stendono  quasi  esclusive  nel  paese  degli  Uorro-Galla.  Sono 
però  indicate  anche  delle  ardesie,  che  accennano  ad  affiora- 
menti di  rocce  paleozoiche  non  menzionati  dai  geologi  sul- 
lodati.  La  serie  azoica  delle  rocce  cristalline,  in  base  a  detto 
catalogo,  affiora  nelle  valli  confluenti  per  lo  lubus  nel  Nilo 
Azzurro  e  per  l'Adurra  nel  Nilo  Bianco.  Qua  e  là,  tra  la 
trachite    e    le    lave    andesitiche,    dei  gessi    con  solfo,  argille, 


Geografìa  e  Geologia  dell'Africa  135 

ocre,  minerali  di  ferro;  ma  non  si  danno  indicazioni  strati- 
grafiche a  dilucidazione  delle  raccolte  e  dell' itirenario. 

In  tanta  scarsità  di  dati  geologici  torneranno  di  non  pic- 
colo interesse  alcune  notizie  che  ci  aveva  gentilmente  comu- 
nicate ancora  inedite  il  collega  professor  Pantanelli,  della 
Università  di  Modena,  il  quale  ebbe  un  ricco  invio  di  fossili 
raccolti  nello  Scioa  dal  capitano  Ragazzi  Vincenzo  nel  suo 
soggiorno  a  Let-Marefià  negli  anni   1884-87. 

Ecco  quanto  ci  scriveva  l' egregio  amico  e  che  fu  poi  pub- 
blicato nei  rendiconti  della  Società  toscana  di  Scienze  Na- 
turali. 

«  È  una  ricca  serie  di  fossili  giuresi,  che  a  suo  tempo  mi  pro- 
metto di  illustrare  completamente.  Intanto  non  credo  inutile 
accennare  alle  specie  già  identificate,  esistenti  in  quella  rac- 
colta, in  confronto  anche  con  S23ecie  raccolte  da  altri  nella 
stessa  regione.  Sono  provenienti  dagli  stessi  strati  descritti 
dal  Aubry  e  ritenuti  coevi  con  quelli  di  Antalo.  Una  discus- 
sione critica  dei  fossili  di  quest'ultima  località  era  stata  fatta 
da  Rochebrune  nell'  opera  del  Revoil  {Faiuie  et  flore  des  pays 
ffomalis.  Parigi,  1882);  prendendo  il  Rochebrune  occasione 
dallo  studio  di  una  serie  di  fossili,  riportati  dal  Revoil  dalle 
montagne  degli  Oursanguelis,  nel  paese  dei  Somali  e  ritenuti 
cretacei;  discute  le  sjjecie  del  Blanford  e  ne  descrive  talune, 
servendosi  di  tipi  deposti  da  Ferret  e  Gallinicr  nel  1847  al 
Museo  di  Parigi  e  citati  nell'opera  dei  detti  viaggiatori.  Aubry 
ha  riferito  detti  fossili  a  tre  piani  :  il  coralliano,  il  batoniano 
ed  il  bajociano;  Douvillè,  al  batoniano  ed  al  sequaniano.  Riu- 
nendo ai  fossili  già  trovati  da  Aubry  quelli  raccolti  dal  Ra- 
gazzi, io  credo  un  po' prematura  l'assimilazione  degli  strati 
fossiliferi  secondari  dello  Scioa  agli  strati  similari  d'Europa 
e  preferisco  riferirli  all'oolite. 

In  quanto  al  Rochebrune,  che  li  ritiene  cretacei,  va  ram- 
mentato che  il  medesimo  ebbe  a  studiare  una  serie  di  fossili 
della  costa  dei  Somali;  tutte  le  specie  ritrovate  egli  giudicò 


136  Geografia  e  Geologia  deli' Africa 

nuove,  eccetto  una,  VExogyra  Couloni',  però  riconoscendo  in 
quelle  una  fisonomia  cretacea  e  le  riferì  tutte  a  questo  pe- 
riodo; tali  crede  anche  quelle  di  Autalo;  non  considerò  le 
specie  a  carattere  colitico  di  Antalo  e  rilevava  che  tra  le  due 
località  non  esistevano  specie  comuni. 

Douvillè  ha  ignorato  o  forse  ha  voluto  ignorare  questo  la- 
voro, pubblicato  quattro  anni  prima  del  suo,  per  modo  che 
una  stessa  Modiola^  già  accennata  dal  Blanford,  è  stata  de- 
scritta dai  due  con  nomi  diversi. 

Il  Ragazzi,  quando  discendeva  da  Falle  al  Nilo  Azzurro, 
non  poteva  conoscere  le  osservazioni  del  Aubry;  egli  ha  po- 
tuto visitare  soltanto  la  valle  dei  torrenti  Locattà  e  Laga- 
gima  ;  nel  primo  ha  ti'ovato  delle  argille  stratificate  sotto  la 
formazione  vulcanica,  che  credo  analoghe  a  quelle  riscontrate 
più  a  nord  dal  Aubry  nello  Zega-Ueden,  e  nel  secondo  i 
diversi  strati  trovati  dal  geologo  francese  nelle  valli  dello 
Jamma  e  del  Muquer.  I  due  viaggiatori  debbono  aver  per- 
corso amendue  uno  stesso  tratto  e  il  torrente  Djima  di  Aubry 
deve  essere  lo  stesso  Lagagima  di  Ragazzi:  almeno  cosi  può 
dedursi  confrontando  i  due  itinerari  ed  anche  i  fossili  ripor- 
tati; il  dubbio  sarà  completamente  sciolto  dallo  stesso  Ra- 
gazzi, attualmente  di  nuovo  allo  8cioa,  al  suo  ritorno  che 
mi  auguro  in  breve. 

Il  capitano  Ragazzi  unì  alla  spedizione  dei  fossili  alcuni 
profili  geologici  di  dette  località;  sono  tre  e  dimostrano  colla 
loro  perfetta  corrispondenza  a  quelli  di  Aubry  avere  il  me- 
desimo aff'errato  giustamente  il  carattere  tectonico  delle  di- 
verse formazioni  dell' Abissinia,  comune  a  tutta  l'Africa  cen- 
trale, cioè  la  loro  quasi  orizzontalità;  e  per  l' Abissinia,  la 
sopraposizione  diretta  delle  formazioni  vulcaniche,  terziarie 
e  recenti,  alle  antiche,  le  quali  terminano  probabilmente 
prima  del  cretaceo.  La  direzione  degli  strati  sarebbe  da  nord 
a  sud,  essendo  leggermente  pendenti  ad  est.  Una  differenza 
notevole  tra  gli   strati  osservati  da  Ragazzi  nel   torrente  La- 


Geografia  e  Geologia  deli' Africa  137 

gag'ima  e  quelli  osservati  da  Aubrv  nei  torrenti  della  valle 
di  Giamma  starebbe  nella  potenza  dei  banchi;  per  il  primo, 
ad  uno  strato  di  calcare  compatto  di  cinque  metri,  senza  fos- 
sili e  con  inclusioni  di  piccole  concrezioni  silicee,  agatoidi, 
succede  uno  strato  fossilifero,  di  calcare  friabile,  di  .circa  50 
centimetri,  che  ha  fornito  la  maggior  parte  dei  fossili;  e 
quindi  un  nuovo  strato  di  calcare  compatto  di  due  metri, 
con  fossili,  che  forma  il  letto  del  torrente.  Aubry  avrebbe 
trovato  questi  strati  nelle  altre  vallate  prossime,  assai  j)ih 
potenti,  ed  il  profilo  trasversale  a  Zega-Ouedan  (pag.  210,  1.  e.) 
mentre  ripete  nello  stesso  ordine  gli  strati  non  fossiliferi  del 
Docattà,  segnati  da  Ragazzi  come  soprastanti  ai  fossiliferi  del 
Lagagima,  ne  differisce  per  la  enorme  potenza  degli  strati; 
ciò  che  offre  il  fatto  singolare  che  s^jecie  raccolte  da  Aubry 
in  strati  distanti  verticalmente  centinaia  di  metri,  dall'altro 
siano  state  raccolte  entro  uno  spessore  di  cinquanta  centi- 
metri. Noterò  che  anclie  Blanford  raccolse  le  sue  specie 
presso  Azula,  in  uno  spazio  assai  limitato.  » 

In  seguito,  il  signor  Pantanelli  espone  un  esame  compa- 
rativo delle  specie  raccolte  dal  Ragazzi  e  delle  altre  dei  pre- 
cedenti esploratori  e  ne  conclude  che  non  gli  sembra  abba- 
stanza giustificato  il  riferire  il  piano  fossilifero  rinvenuto  dal 
Ragazzi  al  Kimmeridgiano  inferiore  (astartiano)  come  vorrebbe 
Douvillé,  ma  solo  ad  un  piano  equivalente  ad  uno  dell'oolite, 
e  tra  quelli  di  questo  lungo  periodo,   ad  uno  dei  mediani. 

L'autore  espone  quindi  altre  importanti  considerazioni  sul 
valore  delle  determinazioni  date  dal  naturalista  francese  alle 
conchiglie  di  estuario,  raccolte  nel  terreno  pliocenico  alter- 
nato colle  colate  di  lava  ed  osserva  come  egli  abbia  distinto 
degli  esemplari  di  Melania  tuherculata  vivente  nell'Avasch  e 
nelle  paludi  dell' Aussa.  Alla  Corbicula  fluminalis^  detta  dai 
francesi  Saharica  ed  alla  Cleopatra  hulimoides  si  aggiungono 
diatomee  esclusivamente  d'acqua  dolce.  Se  si  riflette  che  l'at- 
tuale Avascli,  nonostante   la   sua  massa  di  acque   perenni   e 


138  Geografia  e  Geologia  dell'  Africa 

le  enormi  piene  nella  stagione  delle  pioggie,  si  perde  com- 
pletamente nelle  paludi  dell'Aussa,  e  che  i  minori  torrenti 
sono  di  origine  recente  e  non  avrebbero  potuto  formare  quella 
sedimentazione  svariata  di  ghiaie,  di  argille  finissime  e  di 
sabbie  che  si  alternano  ripetutamente  in  tutta  la  regione,  non 
crede  il  Pantanelli  ipotesi  azzardata  il  supporre  che  il  tratto 
situato  tra  l'Avasch,  il  paese  dei  Somali,  il  mare  ed  il  paese 
dei  Dankali  sia  stato  l'estuario  dell' Avasch  pliocenico. 

Le  formazioni  gessose  plioceniche  ed  i  depositi  di  sale,  che 
vi  si  trovano  qua  e  là,  avrebbero  la  stessa  origine  che  il  lago 
recente  di  Assai  a  20  chilometri  dal  fondo  della  baja  di  Ta- 
giura  ed  a  170  sotto  il  livello  del  mare;  il  quale  lago,  con- 
tornato da  un  anello  continuo  difesso,  è  per  metà  occupato 
da  un  sedimento  di  sale,  che  certo  non  è  di  orio-ine  marina. 

Così  molti  dei  calcari  pulverulenti  di  questa  regione,  mentre 
non  contengono  che  diatomee  di  acqua  dolce,  racchiudono 
immensi  cristalli  di  gesso,  il  quale  non  può  essersi  depositato 
e  cristallizzato  se  non  alla  fine  dello  speccliio  d'acque  che 
ospitava  le  diatomee. 

In  ogni  caso,  qualunque  sia  l'ipotesi  oroidrografica  che  si 
voglia  accettare  per  spiegare  l'origine  del  pliocene  di  questa 
vasto  estuario  d'acqua  dolce,  rimane  sempre  molto  probabile 
che  nel  pliocene  le  condizioni  imbrifere  della  regione  fos- 
sero assai  differenti  dalle  attuali. 

L'autore  termina  la  sua  interessante  comunicazione  col  se- 
guente bellissimo  esempio  di  erosione  aerea,  nel  quale  la  con- 
figurazione d'erosione  h  determinata  dalla  struttura  della 
roccia. 

Raccolto  e  riconosciuto  dal  signor  Rag-azzi  come  eroso  dal 
monsone  di  sud-est,  è  un  pezzo  della  lava  basaltica  che  copre 
la  cima  del  monte  Sella  presso  Assab;  ma  è  di  struttura  bol- 
losa. Il  vento  carico  di  sabbia  erodendo  la  lava  vi  ha  inciso 
dei  solchi  paralleli,  ognuno  dei  quali  ha  origine  in  una  delle 
piccole  cavità  della  roccia.  La  forma  dei  fori  all'origine  dei 


Geografia  e  Geologia  dell'Africa  139 

solchi,  die  taglienti  dal  lato  del  vento  sono  incavati  dal  lato 
opposto,  indica  il  punto  dell'orizzonte  dal  quale  il  vento  pro- 
veniva. Una  roccia  compatta  sarebbe  stata  solamente  lisciata, 
questa  deve  i  solchi  e  con  essi  la  determinazione  della  dire- 
zione del  vento,  alle  sue  piccole  cavità. 

Vili 

Notizie   geologiche   sull'Africa  meridionale 

ED  IN  PARTICOLARE  DELLA  REGIONE  DEL  CaPO 

E  molto  probabile  che  la  struttura  geologica  dell'Africa 
centrale,  quand'  anche  ci  fosse  assai  più  nota  di  quanto  lo  è  al 
presente,  non  fosse  per  offrirci  quel'  interesse  che  ci  presentano 
le  altre  porzioni  di  quel  continente.  Certamente  non  mancano 
i  problemi  insoluti  ;  basterebbe  citare  quello  dell'  origine  dei 
grandi  laghi,  di  cui  il  Tanganica  ad  esempio,  è  molto  pro- 
fondo, non  meno  di   389  metri. 

Per  questi  enormi  bacini  certamente  non  possiamo  invocare 
la  erosione  glaciale,  della  cui  efficacia  tornano  a  mostrarsi 
persuasi  molti  geografi  e  geologi  quanto  ai  laghi  prealpini  e 
delle  regioni  settentrionali.  Questi  grandi  laghi  dell'Africa 
centrale  ci  trasportano  colla  mente  alle  condizioni  orografiche 
presentate  dall'Europa  nelle  epoche  terziarie,  quando  le  ampie 
depressioni  dei  principali  fiumi  d'Europa  erano  sommerse  per 
isolati  allagamenti  d'acqua  dolce;  in  particolare  il  bacino  da- 
nubiano, la  valle  del  Rodano  e  le  depressioni  della  Spagna. 
Ma  in  questa  rassomiglianza  non  spieghiamo  ancora  la  genesi 
di  quella  amplissima  depressione. 

Le  esplorazioni  di  Bardt,  Fay,  Machow,  Thomson,  Schwein- 
furth  ed  altri,  compendiate  sulla  recente  carta  del  Berghaus, 
ci  permettono  soltanto  di  formarci  un'  idea  approssimativa 
della  struttura  dell'Africa  centrale,  risultandone  anzitutto,  per 
quanto  ci  è  noto,  la  mancanza  di  terreni  marini,  giuresi,  ere- 


140  Geografia  e  Geologia  dell'  Africa 

tacei  e  terziari,  e  l'enorme  sviluppo  dei  terreni  azoici  e  pa- 
leozoici. Le  rocce  eruttive  si  mantengono  prevalentemente  sul 
lato  orientale,  costituendovi  come  è  noto,  i  più  elevati  gruppi 
montuosi,  in  prosecuzione  al  carattere  già  riscontrato  nell'al- 
tipiano abissino,  ma  sotto  diversa  forma  orografica. 

Già  abbiamo  veduto  di  alcune  generalità  sui  terreni  della 
regione  del  Congo  e  dei  grandi  laghi.  Pel  gruppo  del  Chenia 
e  del  Chilimangiaro  le  notizie  geologiche  sono  assai  scarse; 
poco  conosciamo  sulla  natura  di  quelle  lave  e  nemmeno  sulla 
conformazione  e  sulla  struttura  di  quelle  elevate  catene. 

Dalla  carta  di  Berghaus  si  rileva  che  esistono  tre  regioni 
vulcaniche  nel  rilievo  tra  il  Xiassa  e  la  spiaggia  :  due  la- 
terali. dell'Elgon  a  ponente  e  del  Chenia  a  levante  ed  una 
terza  mediana,  la  più  vasta,  che  allargandosi  si  stende  per 
oltre  cinque  gradi  verso  sud,  forma  un  angolo  quasi  retto 
ai  monti  Xgai  e  Meru,  dove  piega  a  levante,  comprendendo 
la  massa  terminale  del  Chilimangiaro.  Le  stesse  rocce  pa- 
leozoiche formanti  la  sponda  nord-est  del  Niassa  e  le  azoiche 
affioranti  più  a  sud,  formano  successivamente  la  base  di  questo 
enorme  apparato  vulcanico.  x4.mpie  formazioni  quaternarie  se- 
parano le  tre  regioni  eruttive:  dalle  quali  movendo  verso  la 
costa,  si  trovano  altri  terreni  paleozoici,  d'onde  affiorano  a 
zone  le  rocce  cristalline,  quindi  le  triasiche,  in  particolare 
svilu2)pate  nella  valle  del  Rufigi  a  sud  dello  Zanzibar,  e 
presso  la  spiaggia  le  formazioni  coralline  con  sottile  zona  di 
quaternario.  Nella  detta  valle,  in  seno  alle  arenarie  triasiche, 
trovansi  ancora  delle  rocce  eruttive  recenti,  come  se  ne  os- 
servarono all'estremità  settentrionale  del  Niassa,  al  contatto 
degli  scisti  argillomicacei  paleozoici  colle  rocce  cristalline. 
La  massa  culminante  del  Chilimanofiaro  si  estolle  sino  a  G050 
metri  con  forma  conica,  coronata  da  due  punte  principali, 
Kibe  e  Kimawensi,  allineate  da  est  ad  ovest,  le  quali  non 
h  sicuro  che  siano  realmente  coni  vulcanici,  oppure  residui 
di  colate  o  camino  vulcanico  riempiuto,  come   i  dorsi  degli 


Geografia  e  Geologia  dell'Africa  141 

Euganei.  A  nord-est  ed  a  sud-ovest  del  gruppo  principale  sopra 
un  ondulato  pianoro  da  700  a  1000  metri,  si  osservano  i  laghi 
Nigiri  e  Jippe;  i  quali  però  raccolgono  soltanto  piccola  por- 
zione delle  acque  cadenti  dall'enorme  cono,  queste  raccoglien- 
dosi in  moltissime  valli  radianti,  che  poi  convergono  e  si 
raccolgono  nel  Konga  e  nel  Ruvu,  all'estremo  sud  del  gruppo. 
Questi  pure  confluiscono,  movendo  all'Oceano  a  nord  dello 
Zanzibar.  Quale  sia  la  natura  delle  lave,  non  risulta  nem- 
meno dalle  ultime  salite  compiute  con  grande  stento  dal  si- 
gnor Hans  Mayer  nell'estate  del  1887;  egli  non  attinse  la 
vetta,  però  salendo  più  alto  di  quanto  era  stato  possibile  al 
signor  New  nel   1871. 

E  importante  notare  la  corrispondenza  che  esiste  quasi 
alla  stessa  latitudine  tra  un  lembo  di  calcari  giuresi,  che  tro- 
vasi presso  la  spiaggia  orientale  dell'Africa  a  Mombas,  ed 
altri  due  che  furono  riscontrati  presso  Loanda  e  Lobito  sulla 
spiaggia  occidentale;  ma  sono  tenui  lembi,  che  non  hanno 
prosecuzione  nel  continente,  il  quale  pare  assolutamente  emerso 
sino  dall'epoca  giurese. 

Nelle  adiacenze  di  S.  Nicolan,  a  nord  del  corso  del  Cu- 
nene,  è  indicata  altresì  una  formazione  vulcanica,  allineata 
secondo  la  spiaggia  poco  discosta,  al  contatto  delle  rocce  qua- 
ternarie colle  cristalline,  ed  altri  tre  affioramenti  vulcanici 
tra  rocce  triasiche  od  al  contatto  di  queste  colle  azoiche 
sono  indicati  lungo  il  corso  dello  Zambese,  tra  le  cascate  di 
Gouje  e  di  Mosioatanja;  ed  altre  più  a  valle,  attraversa  il 
medesimo  fiume,  sempre  in  formazioni  triasiche,  a  monte  della 
cascata  di  Morumba. 

Nel  suo  recente  libro  sull'Africa  tropicale  (Londra  1889) 
il  signor  Drummond  indica  l'esistenza  di  un  delta  dello  Zam- 
bese abbastanza  vasto,  all'origine  del  quale  un  ramo  del 
fiume  devia  a  nord  e  fortemente  si  ingrossa  fino  all'incontro 
del  fiume  Kwakwa,  presso  Chilimana.  Presso  Mazurrumba, 
lungo  il  fiume  Qua-qua,  esiste  un  banco  di  coralli;  più  entro 


142  Geografia  e  Geologia  dell'  Africa 

terra  si  attraversa  una  serie  di  strati  arenacei,  marnosi  e  cal- 
cari, che  il  Livingstone  aveva  trovato  elei  pari  lungo  lo  Zara- 
bese  presso  Shupanga,  e  che  affiorano  anche  a  nord  di  Mom- 
bassa  e  nel  Natal. 

All'unione  del  fiume  Schiré,  che  defluisce  dal  lago  Niassa 
collo  Zambese,  l' autore  osservò  una  quarzite  bianca,  abba- 
stanza rara,  per  quanto  egli  conosce,  nell'Africa  orientale,  e 
forma  dei  rilievi  tondeggianti,  che  si  innalzano  sino  a  300  m. 
Alle  falde  del  più  elevato  di  questi,  il  Marumbala,  sgorga 
una  fonte  calda,  poco  mineralizzata,  e  molte  altre  termali  si 
trovano  sulle  sponde  del  lago  Niassa. 

Ritiene  1'  autore  assai  poco  jorobabile  che  sia  davvero  car- 
bon  fossile  la  roccia  nera,  che  fu  indicata  al  Living-stone  come 
esistente  a  due  <>  tre  giorni  di  distanza  da  Marumbala;  crede 
che  piuttosto  si  tratti  di  qualche  tenace  diorite.  Invece  in- 
forma come  sulla  sponda  occidentale  del  lago  di  Niassa,  presso 
al  10°  di  latitudine  sud,  sia  stato  raccolto  del  carbon  fossile 
menzionato  anche  da  Shewart,  che  ne  descrisse  il  giacimento 
in  un  banco  potente  sette  piedi,  tra  rocce  argillose  inclinato 
di  45  ad  ovest,  a  cento  piedi  sopra  il  livello  del  lago  e  ad 
un  miglio  e  mezzo  dalla  sponda  di  esso;  ma  esclude  una  così 
ragguardevole  potenza  ed  anche  che  sia  di  buona  qualità. 

Tutta  la  regione  del  fiume  Shiré  al  lago  Shirwa,  la  sponda 
occidentale  del  Niassa,  l'altipiano  tra  questa  ed  il  Tanganica 
almeno  per  metà,  risultano  secondo  il  Drummond  di  rocce  gneis- 
siche  e  granitiche,  in  stretta  colleganza,  con  prevalenza  di  mica 
nera.  A  Zomba  sull'altipiano  del  Shiré,  fu  trovata  della  torma- 
lina; mancano  tracce  di  metalli  preziosi.  Sul  detto  altipiano  sono 
anche  frequenti  dei  dicchi  di  dolerite  e  di  basalto,  talora 
potenti  parecchi  metri.  Ma  i  principali  affioramenti  di  queste 
rocce  sono  indicati  lungo  lo  Zambese  in  tre  centri:  a  nord 
di  Sena,  a  Lupaja  ed  alla  cascata  di  Cabrasca;  ed  alla  estre- 
mità settentrionale  del  lago  Niassa,  dove  si  osservano  altresì 
dei  coni  vulcanici   e   delle   scorie  pomicee.   Tali    indicazioni. 


Geogi'afia  e  Geologia  delV Africa  143 

se  esatte,  sono  di  grìindissima  importanza,  constatandosi  su 
esse  l'attività  vulcanica  subaerea  nell'Africa  centrale. 

Fra  Caronga  ed  il  fiume  Eicuru,  all'  estremo  nord  della 
sponda  occidentale  del  Niassa,  alla  formazione  dei  gneiss  e 
graniti  si  appoggiano  delle  arenarie  con  scisti  marnosi  e  con 
calcari  grigi,  nelle  quali  l'autore  rinvenne  delle  impronte  di 
bivalvi,  forse  miaciti,  ed  avanzi  di  pesci,  i  quali,  studiati  dal 
signor  Traquair  di  Edimburgo  vennero  riferiti  a  due  si^ecie 
nuove  del  genere  Acrolepis^  paleozoico  e  che  ebbe  il  massimo 
suo  sviluppo  nel  permiano.  Il  deposito  è  poco  esteso  lungo 
le  sponde  del  lago,  ma  può  protendersi  considerevolmente 
entro  terra. 

Sebbene  l'apparenza  orografica  possa  ai  fautori  della  teo- 
rica dell'  escavazione  glaciale  dei  bacini  lacustri  suggerire 
qualche  argomento  in  appoggio  alla  medesima,  l'autore  non 
ne  trova  alcuna  prova  nelle  condizioni  fisiche  attuali,  e  pre- 
ferisce l'opinione  che  quel  vasto  lago  ed  il  prossimo  a  sud- 
est di  Shirwa,  siano  l'avanzo  di  una  ben  più  vasta  esten- 
sione di  acque;  di  un  mare  interno,  del  quale  la  salsedine 
potè  conservarsi,  anzi  accrescersi  pel  lago  di  Shirwa,  relati- 
vamente ristretto  e  senza  scaricatore,  mentre  fu  completamente 
diluita  pel  Niassa,  provveduto  di  scaricatore.  L' autore  afferma 
che  nell'Africa  centrale  non  ha  giammai  veduto  alcuna  traccia 
di  formazione  o  di  fenomeni  glaciali;  ne  meravigliamo  di  ciò 
pensando  che  lo  sviluppo  degli  antichi  ghiacciai,  in  entrambi 
i  periodi  di  loro  massima  espansione  che  sono  meglio  cono- 
sciuti, fu  soltanto  una  esagerazione  dello  sviluppo  attuale 
sulle  catene  più  elevate  e  presso  ai  poli;  e  siccome  il  fatto 
dei  bacini  lacustri  è  per  sé  stesso  indipendente  da  ogni  azione 
glaciale  così  teniamo  conto  della  affermazione  negativa  del- 
l'autore come  altro  argomento  per  confermare  tale  indipen- 
denza. 

Nel  bacino  dello  Zambese  si  può  distinguere:  una  porzione 
elevata;  a*  monte  della  detta  cascata  di  Mosioatunja,  dove  si 


144  Geografia  e  Geologia  dell'  Africa 

stendono  terreni  triasici,  con  vasti  lembi  di  formazioni  (|ua- 
ternarie,  e  quivi  trova  la  sua  continuazione  quell'ampio  svi- 
luppo del  trias,  che  abbiamo  già  notato  nel  capitolo  prece- 
dente per  l'alta  vallata  del  Congo;  un  tratto  mediano,  dalla 
detta  cascata  sino  presso  al  30°  di  Ljngit.  est  (di  Greenw.) 
dove  si  alternano  gneiss  ed  altre  rocce  cristalline  con  qualche 
lembo  paleozoico;  ed  un  ultimo  tratto,  ancora  nel  trias,  con 
tenui  affioramenti  di  rocce  azoiche  alla  detta  cascata  di  Mo- 
zumba,  alla  successiva  di  Lupata,  e  nella  porzione  sinistra 
del  bacino,  dove  esso  riceve  il  defluente  dal  Niassa.  Verso  la 
spiaggia,  le  formazioni  triasiche  sono  separate  dall'Oceano  da 
ampio  tratto  di  terreno  quaternario,   alluvionale. 

Le  formazioni  paleozoiche,  ra])presentate  da  argilloscisti 
micacei  e  da  grovacche,  sono  indicate  a  levante  ed  a  ponente 
del  Banguelo  e  nei  monti  Matopo  e  Maschova,  nel  versante 
meridionale  dello  Zambese.  Verso  occidente  ricompaiono  sopra 
alle  rocce  azoiche,  cristalline,  nell'alto  bacino  del  Cunene 
e  più.  a  sud  attorno  ad  Otavi.  Ma  l'ampia  stesa  di  pianori 
con  valli  ora  esauste,  che  convergono  nelle  palustri  bassure 
di  Xgami,  di  Suga  e  di  Soa,  corrisj^onde  allo  sviluppo  del 
quaternario,  quivi  come  avviene  per  così  sterminate  esten- 
sioni del  Sahara  e  delle  alte  vallate  del  Nilo  e  del  Congo. 
Notisi  poi  che  a  testimoniare  la  antica  abbondanza  delle 
acque  queste  formazioni  quaternarie,  alluvionali  e  lacustri, 
si  stendono  anche  nella  regione  del  lago  Dilolo,  allo  spar- 
tiacque tra  il  Congo  e  lo  Zambese.  Più  a  sud,  le  savane  cir- 
costanti al  lago  Ngami  si  sfumano  nel  deserto  di  Kalahari, 
probabilmente  esso  pure  dovuto  a  prevalente  sviluppo  di  for- 
mazioni detritiche,  quaternarie. 

Del  bacino  del  Limpopo  è  meglio  conosciuto  il  versante 
meridionale  con  terreni  paleozoici  ;  solo  nel  tratto  inferiore 
il  fiume  attraversa  regioni  triasiche,  facenti  seguito  alle  ultime 
solcate  dallo  Zambese  ed  alle  medesime  rocce  attraversate  dal- 
l'intermedia vallata  del  Sabi.   Nelle  catene  di  "Weter  e  Zoul- 


Geografia  e  Geologia  dell'Africa  145 

pans  si  manifesta  nelle  zone  paleozoiche,  alternate  cogli  af- 
fioramenti azoici,  un  allineamento  a  nord-est  che  ajDpunto 
determina  la  direzione  dell'alta  valle  del  Limpopo  e  si  ripete 
nelle  accennate  catene  di  monti  paleozoici  dei  Matopo  e  dei 
Marcona,  tra  il  Limpopo  e  lo  Zambese.  In  direzione  opposta 
altro  allineamento  compare  ancora  più  manifesto  nel  bacino 
settentrionale  del  fiume  Oranje  o  nel  corso  del  Waal,  con- 
vergendo coir  allineamento  a  sud-sud-est  delle  catene  litoranee 
degli  Hanami,  degli  Herig  e  dei  Caras,  le  quali  delimitano  a 
ponente  il  deserto  di  Calahari.  Per  tal  modo  si  può  segnare 
dall'alto  bacino  dello  Zambese  e  forse  anche  dal  massimo  ri- 
lievo del  Chilimangiaro  un'  area  di  corrugamento  parallela  alla 
costa  orientale  africana,  ma  più  interna,  che  delimita  l'ampia 
regione  delle  savane,  dello  Ngami  e  del  deserto  di  Calahari, 
dal  bacino  dell' Oranje  col  Waal,  costituente  la  regione  del 
Capo. 

Ridotti  a  questa  estrema  contrada  africana,  notiamo  come 
quel  rilievo  litoraneo  di  monti  paleozoici  ed  azoici,  che  abbiamo 
rilevato  presso  alla  spiaggia  occidentale,  si  continui  a  sud 
deirOranje,  mano  mano  ripiegando  a  levante,  decomponendosi 
in  più  rughe  j^arallele;  circonda  a  sud  la  vallata  del  detto 
fiume  a  delle  altitudini  considerevoli,  oltre  a  duemila  metri. 
Gli  altipiani  interposti  si  stendono  con  leggera  ondulazione  e 
talora  con  livellamento  meraviglioso.  La  orografia  si  fa  più 
accidentata  nella  Cafreria,  negli  stati  liberi  dell'Oranje,  nelle 
regioni  di  Basuto,  di  Natal,  dei  Solu  e  dei  Swasi,  coi  monti 
Drackenberge,  Lydemburg,  Randberge,  dei  quali  il  Monch 
tocca  2182  metri.  Nello  spartiacque  del  Limpopo,  il  monte 
Doc  tocca  l'altitudine  di  2400  metri. 

Della  geologia  della  regione  del  Capo  nella  prima  metà 
del  corrente  secolo  scrissero  Stow,  Weber,  Jakobs  e  Catrian; 
il  Bain  ne  pubblicò  una  carta  geologica  nel  185G,  Marku 
raccolse  i  dati  nella  sua  buona  carta  geologica  della  terra, 
aggiungendovi  le  notizie  inedite  del  D.  Jones;  negli  ultimi 

10.  —  Geografìa  e  Geologia  dell'Africa. 


146  Geografia  e  Geologia  dell'Africa 

anni  comparvero  le  carte  del  Dnwn,  del  Siiess,  del  Monile 
e  poclii  mesi  sono  quella  dello  Sclienk,  nelle  Mittheilungen 
di  Petermann,  che  fu  poi  riprodotta  nell'atlante  del  Bergliaus. 
Dall'opera  del  Suess  e  dalle  memorie  del  ]\roulle  e  dello 
Schenk  ricaviamo  le  notizie  seguenti,  per  ogni  singola  forma- 
zione sviluppata  nella  regione  in  discorso, 

I.  ForìnaziOìli  priììiarie,  —  Corrispondono  a  tutte 
le  nostre  della  serie  arcaica  ed  al  siluriano,  e  sono  sensibil- 
mente diverse  a  levante  ed  a  ponente.  I  gneiss  ed  i  graniti, 
rari  nella  regione  orientale,  prevalgono  invece  nel  Damara, 
nel  grande  e  piccolo  Rama,  nonché  lungo  la  spiaggia  for- 
mando perù  anche  all'interno  il  basamento  degli  altri  terreni. 
In  o-enerale  la  direzione  della  scistosità  dei  gneiss  è  da  nord 
a  sud,  seguita  in  parte  dalla  catena  dei  Tsan,  Tsirub,  Klanos 
ed  Esongo.  Per  deficienza  di  feldispato  il  gneiss  passa  al  mi- 
cascisto,  che  si  alterna  con  scisti  clor itici  ed  amfibolici,  cal- 
coscisti  e  calcari  saccaroidi;  ma  un  vero  distretto  scistoso 
manca  in  quella  porzione  occidentale.  Soltanto  presso  allo 
sbocco  deirOranje  compaiono  molto  sviluppati  degli  scisti 
verdi,  e  più  a  sud  riposano  sui  gneiss  dei  banchi  verticali 
di  argilloscisti,  in  parte  metamorfici,  con  arenarie  e  quarziti 
formanti  un  complesso  di  strati,  detti  di  Xamaqua  e  di  Mal- 
mesbmy.  Fra  la  baia  di  S.  Elena  e  la  baia  di  Falschen  questi 
scisti  sono  attraversati  da  grossi  dicchi  di  granito,  che  si  in- 
nalzano in  dorsi  tondeggianti,  come  il  Tigerberg  ed  il  Paarl- 
berg,  metamorfosando  gli  scisti  a  contatto.  Anche  il  gneiss 
è  traversato  da  dicchi  di  granito,  pegmatite,  diorite,  serpen- 
tino e  porfidi,  questi  meno  frequenti.  Al  contatto  sono  fre- 
quenti i  minerali  cupriferi,  come  bornite,  calcopirite,  calcosin;i 
e  prodotti  di  alterazione  ;  negli  ultimi  anni  acquistarono  fama 
le  miniere  di  Ookiep,  nel  pìccolo  Rama,  in  vene  attraverso 
una  diorite  grossolana;  secondo  le  relazioni  di  Goering  anche 
i  filoni  auriferi  sarebbero  in  questi  rapporti  medesimi  colla 
eruzione  di  una  rr)ccia  peridotica.  Pagliette  d'oro  si  trovano 


Geografìa  e  Geologia  deW Africa  147 

miche  nelle  alluvioni  dei  fiumi  Knysna  e  Horutimi,  nella 
colonia  del  Capo. 

Verso  oriente,  troviamo  le  formazioni  primarie  nella  Ca- 
freria,  nel  Natal  e  nei  Solu,  ed  ancora  più  sviluppiate  nello 
Swasi,  Transwaal,  Betschuana  e  Matalebe;  ma  con  diverso 
aspetto,  prevalendo  il  granito,  mentre  il  gneiss  costituisce 
soltanto  deg'li  affioramenti  insio-nificanti:  ed  il  "granito  è  at- 
traversato  a  sua  volta  da  rocce  diabasiche.  Sono  però  molto 
svilupj)ati  anche  degli  argilloscisti  in  banchi  assai  inclinati, 
con  arenarie,  quarziti  e  scisti  con  magnetite,  attraversati  da 
filoni  di  diorite,  diabase  e  serpentino;  li  chiamano  gli  strati 
di  Svasis  e  sono  spesso  metamorfosati  con  andalusite  ed  ot- 
trelite,  oppure  convertiti  in  scisti  Uditici;  mentre  gli  inter- 
strati  amfibolici  sono  alterati  in  scisti  cloritici  ed  in  serpen- 
tini. Queste  formazioni,  sviluppate  nella  colonia  del  Capo  e 
nel  Transwaal,  nel  Natal  e  nei  Solu,  hanno  quasi  sempre 
una  direzione  est-ovest,  mentre  si  volgono  a  nord  nel  Mata- 
lebe; si  ritengono  approssimativamente  coeve  cogli  strati  di 
Malmesbury.  Vi  acquistarono  grande  importanza  i  giacimenti 
auriferi;  e  basti  il  dire  che  nel  Transwaal  orientale  in  due 
anni  sorse  fiorente  la  città  di  Baberton;  l'oro  trovasi  insieme 
a  prodotti  di  decomposizione  in  filoni  quarzosi,  che  assecon- 
dano oppure  attraversano"  gli  strati,  collegandosi  colle  dette 
rocce  A^erdi  come  al  Pioner  Reef,  Seba  Eeef,  ai  campi  auri- 
feri di  Komati  e  di  Tugela  nei  Solù,  presso  Maraba,  a  Eer- 
steling,  nel  Tati  e  nel  Metalebe. 

II.  Forììiazione  del  Capo,  —  Il  signor  Schenck  di- 
stingue con  questo  nome  una  formazione  scistoso-arenacea,  la 
quale  forma  essenzialmente  il  rilievo  del  Capo  di  Buona  Spe- 
ranza e  pei  suoi  fossili  si  riferisce  al  devoniano  ed  a  porzione 
del  carbonifero.  Vi  si  rinvennero,  nei  monti  Bokkeveld,  le 
seguenti  specie  di  tipo  devoniano: 

Homalonotus  Herschelii  Phacops  africanus 

Proetus   liichardi  »  Kafir 


148  Geografia  e  Geologia  dell'  Africa 

Terebratula  Bainii  Cleidophorus  africanus 

Spirifer  Orbifjnyi  Encriaurus  cristagalU 

»  antharticiis  Conularia  africano. 

Orihis  palmata  »  Pinchiniana 

Ckoìietes  sp.  Tentaculites 

Orticula   Cockiì  Litorina  Bainii 

Leda  inornata  Bellerophon  quadrilohatus, 

Solenella  rudis 

Xelle  quarziti  dei  monti  Ziiur  furono  rinvenute  delle  piante 
carbonifere  spettanti  ai  generi  Ulodendron^  Lepidodendron^ 
Calamites. 

Questa  formazione  del  Capo  si  compone  dei  seguenti  mem- 
bri, dal  basso  all'alto:  V  Scisti  di  Zwarteberg  e  Zuurberg: 
2°  Strati  di  Bookeveld;  3°  Arenarie  del  monte  Tavola.  Mentre 
prevalgono  le  arenarie  negli  altipiani  di  Huib,  del  grande 
Rama,  dei  Drakenberg,  al  Capo,  negli  Zwarte  e  Zuur,  nel 
Natal  e  nel  Witwatersrand,  altrove,  come  nell'altipiano  di 
Han  e  nelle  catene  dei  Bokkevel,  di  ^Magalis  e  di  Marco,  il 
terreno  in  discorso  consta  a  preferenza  di  rocce  scistose  e 
di  grovacche;  essendo  così  rappresentate  due  diverse  condi- 
zioni di  profondità  del  mare  in  cui  furono  queste  rocce  de- 
positate. Ad  entrambe  queste  facies  è  però  comune  un  cal- 
care caratteristico,  nero  bluastro,  dolomitico,  il  quale  spesso 
forma  la  posizione  più  elevata  della  serie.  Altrove,  a  questo 
livello,  si  osservano  dioriti  e  diabasi  in  potenti  colate.  Questa 
formazione  del  Capo  venne  fortemente  corrugata  in  particolare 
presso  alla  costa.  Anche  in  essa  e  nel  terreno  ocraceo  che 
fu  il  prodotto  di  sua  alterazione,  trovasi  dell'oro,  come  alle 
miniere  di  Lydenburg,  Witwatersrand  e  Malmani;  oppure 
rinviensi  in  vene  quarzose  attraverso  le  diabasi  e  questi  sono 
i  giacimenti  più  ricchi.  Xelle  miniere  di  Pretoria,  l'oro  tro- 
vasi invece  in  un  conglomerato  quarzoso,  a  cemento  ocraceo, 
compreso  negli  strati  delle  solite  arenarie  rosse;  forse  è  ima 
antica  alluvione  aurifera  del  terreno  carbonifero,  costituita  di 


Geografia  e  Geologia  dell'Africa  149 

elementi  tolti  alla  già  emersa  formazione  arcaica  di  Swasis. 
Le  miniere  aurifere  di  Malmaui  nel  Transwaal,  sono  in  vene 
quarzose  attraverso  al  suaccennato  calcare  dolomitico,  nero- 
bluastro. 

III.  FomiazlOìie  (lei  Karoo,  —  Raccolte  in  un'ampia 
conca  di  terreni  più  antichi,  stanno  nella  regione  esterna  del- 
l'Africa delle  particolari  formazioni,  da  tenij^o  distinte  col  nome 
degli  altipiani  dei  Karoo,  occupanti  la  massima  parte  delle 
colonie  del  Capo,  tutti  gli  Stati  liberi  dell'Oranje  e  la  por- 
zione sud-est  del  Transwaal.  Dai  lati  sud  ed  ovest  del  Capo 
tali  formazioni  sono  limitate  dalla  catena  deo'li  Zuur,  deo:li 
Zwartenbergen  e  dei  Bokkuveldbergen  ;  e  nel  Crica  occiden- 
tale si  appoggiano  alle  montagne  calcari  dell'altipiano,  mentre 
nel  Traswaal  riposano  sopra  arenarie  della  formazione  pre- 
cedente. Nella  colonia  del  Capo,  tra  il  fiume  dei  Pesci  e  lo 
Ounzivabo  (S.  Jons  Riverì  la  formazione  dei  Karoo  tocca  il 
mare,  essendo  quivi  portata  ad  un  più  basso  livello  da  un 
salto  assai  importante  nella  orogenia  delle  regioni  australi, 
come  fu  dimostrato  con  evidenza  dal  Suess;  la  linea  di  frat- 
ture, secondo  la  quale  avvenne  questo  scorrimento,  non  è 
segnata  dal  rij)ido  pendìo  delle  catene  litoranee;  ma  è  più  pros- 
sima alla  spiaggia  e  corrisponde  probabilmente  ad  alcune  zone 
di  iniezioni  porfiriche  presso  Sebombo.  L'abbassamento  fu  ge- 
nerale a  tutta  la  regione  del  Natal.  La  formazione  dei  Karoo 
risulta  di  potenti  masse  di  scisti  neri  e  variegati,  argilloscisti, 
•scisti  arenarci  e  marnosi,  arenarie  di  solito  a  tinta  biancastra, 
grigia  o  verdiccia.  Rarissimi  sono  tra  queste  rocce  i  calcari. 
Anche  dall'aspetto  si  distinguono  questi  terreni  dalla  forma- 
zione del  Capo,  poiché  mentre  gli  strati  di  questa  hanno  in 
generale  una  scistosità  piana,  le  rocce  dei  Karoo  si  rompono 
in  frammenti  irregolari  o  tondeggianti  e  sono  assai  più  ero- 
dibili.  A  preservare  i  lembi  della  massa  arenacea-scistosa  val- 
sero in  generale  potenti  colate  di  rocce  dioritiche,  le  quali 
chiudono  la  formazione  in  discorso  e  si  trovano  attraverso  di 


150  Geografia  e  Geologia  dell'Africa 

essa  in  numerosissimi  filoni.  In  questi  la  roccia,  secondo  il 
signor  Coen,  presenta  delle  varietà  porfiriclie,  feldispato,  au- 
gite,  amfibolo  ed  olivina;  nelle  colate  assume  a  preferenza 
una  struttura  granulare.  I  melafiri  compajono  più  rari,  nei 
Basuto  e  nei  monti  Maluti.  Risultano  di  diabase  le  vette  dei 
monti  Roggeveld,  Nieuweveld,  Cambeboo,  delle  Nevi,  delle  Tem- 
peste, dei  Draghi.  Quanto  all'epoca  di  questa  formazione,  si  è 
molto  discusso;  pare  che  si  estenda  dal  Carbonifero  al  Trias, 
questo  compreso.  Ma  in  proposito  giova  ricordare  l'osserva- 
zione, colla  quale  il  signor  Schenck  incomincia  la  sua  memoria: 
che  cioè  sarebbe  altrettanto  erroneo  voler  riscontrare  all'estremo 
dell'Africa  la  esatta  corrispondenza  dei  limiti  cronologici  fis- 
sati per  le  formazioni  euroj)ee,  coinè  lo  sarebbe,  ad  esempio, 
il  coordinare  la  storia  della  Germania  con  quella  delle  co- 
stituzioni inglesi. 

Per  questa  formazione  è  caratteristica  la  mancanza  di  pe- 
trefatti marini  e  la  comparsa  di  jjiante  terrestri  e  di  rettili, 
di  tipo  particolare,  che  dimostrano  come  la  lunga  emersione 
di  quell'area  corrisjjonda  ad  un  periodo  biologico  meno  chia- 
ramente accennato  dalla  serie  geologica  di  altri  paesi. 

Se  quelli  furono  i  sedimenti  di  un  grande  lago,  conviene 
ammettere  che  le  condizioni  di  deposito  rapidamente  si  av- 
vicendassero. Grli  strati  si  presentano  generalmente  orizzontali, 
con  leggera  pendenza  a  sud-est  nelle  regioni  settentrionali,  a 
nord  le  meridionali,  a  ponente  nel  Natal,  meno  che  presso 
le  spiagge,  dove  piegano  fortemente  ad  est.  All'orlo  meri- 
dionale della  colonia  del  Capo,  dove  il  corrugamento  fu  più 
pronunciato,  anche  le  parti  più  profonde  della  formazione  in 
discorso,  gli  strati  di  Ecca^  mostrano  una  serie  di  pieghe, 
altrove  insolite. 

Tranne  che  nel  Natal,  gli  strati  di  Karoo  sono  discordanti 
dalle  formazioni  sottostanti.  Essi  si  distinguono  molto  chia- 
ramente in  tre  membri,   e  sono  : 

a)  Conglomerati  di  Dwfjka  e  strati  di  Ecca.  In  una  pasta 


Geografia  e  Geologia  dell'  Africa  151 

granulare,  verdiccia,  in  apparenza  melafira,  stanno  dissemi- 
nati dei  frammenti  tondeggianti  ed  angolosi  di  graniti,  gneiss, 
quarziti,  scisti  ed  arenarie  dei  terreni  precedenti.  Dagli  an- 
tichi geologi  Bain  e  Wyley  era  stato  ritenuto  una  roccia  erut- 
tiva ;  in  seguito  prevalse  l' idea  di  Dumi  e  Suthorland,  che  si 
trattasse  di  una  formazione  glaciale,  in  particolare  per  l'ana- 
logia di  questo  conglomeramento  con  altro  allo  sbocco  del  fiume 
Oranje,  ove'  si  sarebbero  rinvenuti  dei  massi  evidentemente 
striati  e  lisciati. 

A  questi  conglomerati  segue  di  solito  una  serie  di  scisti 
a  prevalenza  neri,  con  argilloscisti  e  banchi  di  carbone,  con 
tenui  interstrati  di  arenarie  e  i  calcari  che  presero  il  nome 
dal  passo  di  Ecca,  a  nord  di  Grahamstown.  Contengono  la 
Glossopteris  Browniana^  Noeggerathiopsis  Histopi^  Ganganop- 
teris  cyclopteroides^   Gang,  attenuata. 

I  letti  di  combustibile  hanno  spessore  talora  sino  di  sei 
metri  ed  affiorano  a  determinati  livelli;  se  ne  conoscono  21  gia- 
cimenti nel  Transwaal  a  1350-1550'",  nel  Natal  a  1000-1200-. 
Gli  strati  a  carbon  fossile  misurano  una  sessantina  di  metri 
di  spessore. 

Sono  frequenti  delle  colate  di  diabase,  che  presso  Kimbreley 
misurano  sino  a  70'"  di  spessore,  con  struttura  amigdaloide; 
alcune  volte  si  associano  ancora  a  serpentini. 

h)  Strati  di  Beaufort.  Sono  scisti  argillosi  rossi,  che  pren- 
dono il  nome  dalla  capitale  del  grande  Karoo;  passano  ad 
arenarie  ed  in  alto  sono  coronati  da  potenti  ed  estesissime 
colate  di  melafiri.  E  questo  il  piano  degli  stranissimi  rettili, 
di  cui  si  è  detto,  i  quali  presentano  associati  i  caratteri  osteolo- 
gici  dei  rettili,  degli  uccelli,  di  alcune  fiere.  Spettano  ai  generi  : 
Dicipiodon,  Oudenodon^  Ptychognathus^  Cynochampsa,  Tigrisu- 
chus,  Lycosaurus^  Galesaurus^  Nythosaitrus^  Kistocephalus^  Pro- 
colophon, Endothiodon^  Petrophyne,  ecc. 

Le  impronte  di  vegetali  sono  assai  rare  e  tra  esse  si  rinvenne 
la  Phyllotheca  indica,  che  permise  il  confronto  con  una  forma- 


152  Geografia  e  Geologia  dell'Africa 

zione  analoga  del  Dekan.  Furono  raccolti  altresì  dei  mol- 
luschi di  acqua  dolce,  come  Iridina^  Cyrena  e  scaglie  ed  os- 
sicini di  un  genere  di  pesci  comunissimi  nel  permiano,  il 
Palaeoniscus. 

e)  Grii  strati  di  Stromherg .  Sono  arenarie  poco  tenaci,  a 
tinte  chiare,  con  interstrati  scistosi.  Anche  a  questo  livello 
compajono  altri  strati  di  carhon  fossile  a  Molteno,  Ciphergat. 
ludwe,  Xewcastle,  Dundee,  e  nelle  parti  più  elevate  del  Tran- 
swaal.  Gli  strati  a  combustibile  comprendono  filliti  con  TJiinn- 
feldia  odontopteroides^  Cyclopteris  cuneata,  Teniopteris  Daintrei; 
alcune  specie  di  rettili  e  un  mammifero,  il  Trisylodon  longaevus 
Owen.,  il  quale  sarebbe  il  precursore  della  classe  sulla  faccia 
del  globo.  A  questo  livello  ricompaiono  delle  colate  di  me- 
latìro,  talora  colla  potenza  di  150  metri. 

In  complesso,  si  può  assegnare  alla  formazione  dei  Karoo 
almeno  uno  spessore  di  2500™,  computate  le  ampie  abrasioni, 
che  hanno  rispettato  appena  i  capostabili. 

IV.  Formazioìii  cretacee,  —  Gli  strati  di  Stromberg 

rappresentano  l'ultimo  terreno  che  abbia  partecipato  alla  strut- 
tura del  continente  africano.  Sopra  di  essi,  ma  esclusivamente 
presso  la  costa,  si  osservano  delle  formazioni  marine  più  re- 
centi, di  tenue  spessore,  recentemente  riferite  alla  creta  in- 
feriore. Nel  Xatal  la  loro  sopraposizione  alla  formazione  dei 
Karoo  avvieme  con  evidenti  discordanze.  Si  distinguono  i  se- 
guenti due  terreni: 

a)  Strati  di  Uitenhage.  Alla  baia  di  Algoa  gli  strati  cre- 
tacei riempiono  un  golfo,  che  si  interna  nella  valle  dello 
Zwartkofs  River  fino  alle  vicinanze  della  città,  che  a  quelli 
diede  il  nome.  Formano  dorsi  ed  altipiani  alti  poco  più  di  200'" 
<11  terreno  arenario,  con  cefalopodi  e  bivalvi,  alternato  con 
filliti  a  Zamites.  Tra  i  fossili,  rinvenuti  in  queste  arenarie 
e  determinati  dal  Neumayr,  ricorderemo  le  specie  :  Olcoste- 
phanus  Atherstoni,  0.  Baini,  Crioceras  spiiiosissimns,  Hamites, 
africanus,   Tri g onici  Erzogi,  T.  ventricosa,  T.  conocardiformiSj 


Geografia  e  Geologia  dell'Africa  153 

PtychomTja  implicata  I  geologi  inglesi  stabiliscono  in  questo 
terreno,  dal  basso  all'alto,  cinque  divisioni:  dei  conglomerati, 
delle  arenarie,  degli  strati  saliferi,  degli  strati  a  legni  fossili, 
e  degli  strati  a  Trigonia,  ma  la  posizione  di  questi  membri 
non  è  costante. 

ò)  Strati  di  Umtnnfuma^  che  si  trovano  sulla  costa  del 
Natal  tra  questo  paese  e  Umzambane,  e  nella  baia  di  S.  Lucia, 
nei  Solu.  Sono  marne  sabbiose  arenarie  grigiastre  con  taluni 
conglomerati  calcari,  che,  a  detta  del  Gottsche,  rappresentano 
tutta  la  Creta  superiore.  Griesbach  presso  le  grotte  di  Izinh- 
luzabalungu  vi  distingue  dal  basso  all'alto  :  delle  arenarie  con 
legni  fossili,  degli  strati  e  Trigonia,  degli  strati  con  ammo- 
niti, dei  banchi  a  gasterofodi  ed  un'  ultima  zona  ad  Haploceras 
G  archili. 

V.  Forìnazioìli  recenti.  —  È  molto  incerta  la  esistenza 
di  formazioni  marine  terziarie  lungo  la  costa;  sicuramente  sa- 
ranno assai  ristrette  e  di  tenue  spessore,  tutto  indicando  che 
quell'estrema  punta  del  continente  africano  sia  stata  il  campo 
di  enormi  abrasioni  anziché  di  deposito  dalla  Creta  in  poi. 
Vi  esiste  uno  sfacelo  locale,  rimasto  in  posto,  delle  rocce  af- 
fioranti, oppure  un  terreno  rossiccio,  polveroso,  disperso  ed 
accumulato  in  dune  dal  vento  ;  si  stendono  ampie  alluvioni 
ghiaiose,  fangose  o  di  laterite^  rispondenti  a  fiumi  ora  esausti, 
talora  aurifere  oppure,  corne  vedremo,  adamantifere  ;  altrove, 
nelle  bassure,  sonvi  terreni  torbosi,  con  terre  nere  e  ricche 
di  conchiglie  palustri  {Paludina)^  dovute  ad  antiche  esonda- 
zioni  dei  fiumi  al  termine  od  ai  lati  delle  conoidi  alluvionali. 
Si  osservano  anche  dei  calcari  lacustri,  travertinosi,  alquanto 
magnesiaci,  zonati  a  vario  colore,  frequenti  in  particolare  nei 
Nama,  nei  Griqua,  nei  Beschuana  e  nel  grande  Karoo  ;  nella 
regione  adamantifera  queste  focacce  di  travertino  ricoprono 
la  testa  dei  pozzi  che  sono  ripieni  della  roccia  contenente 
la  gemma.  Più  rari  sono  i  terreni  quaternari  salati. 

Non  mancano  formazioni  marine  di  costa,  più  o  meno  lon- 


154  Geografia  e  Geologia  dell'Africa 

tane  dal  lido  attuale,  comprovanti  un  tenue  sollevamento  del 
continente,  il  (juale  però  fu  ben  lontano  dall'  equivalere  alla 
precedente  sommersione  orogenetica.  Il  signor  Schenck  ne 
indica  nella  baia  di  Algoa  e  pìii  a  nord,  per  buon  tratto;  e 
sono  banchi  sabbiosi  o  di  calcare  grossolano,  con  avanzi  della 
fauna  litoranea  tuttora  vivente.  Verso  l'interno  ne  furono  di 
tali  depositi  accennati  sino  nei  Lebombo,  ma  alla  loro  for- 
mazione possono  aver  cooperato  anche  i  venti.  Sono  qui  a 
ricordarsi  anche  le  panchine  calcari  di  Bathurst,  nel  tratto 
sud-est  della  colonia  del  Capo,  ed  i  banchi  ad  ostriche  sol- 
levati sulla  costa  del  Natal.  nella  baia  di  Alsroa,  nella  baia 
di  Hont,  presso  la  città  del  Capo,  nella  baia  dei  Pesci,  sino 
a  20  o  30  metri  sull'attuale  livello  marino. 

Quanto  all'epoca  delle  eruzioni  melafiriche  ^ìb.  recenti,  il 
signor  Monile  le  ritiene  posteriori  all'abrasione  subita  dalla 
formazione  del  Karoo,  ammettendo  però  che  questa  siasi  com- 
piuta in  epoca  giurese.  A  sud  del  corso  dello  Zambese  non 
sono  indicate  sino  ad  ora  delle  rocce  eruttive  recenti  o  ter- 
ziarie, mentre  le  troveremo  sviluppate  assai  nell'  isola  di  Ma- 
dagascar. 

Prima  di  abbandonare  la  regione  del  Capo  dobbiamo  dare 
qualche  cenno  sui  terreni  adamantiferi  e  sulla  loro  coltiva- 
zione. 

I  giacimenti  adamantiferi  formano  delle  masse  coniche  o 
cilindroidi,  che  si  sprofondano  a  j)erpendicolo,  a  guisa  di  ca- 
mini, nelle  rocce  sedimentari  ed  eruttive.  Sono  allineati  in 
grande  numero  sopra  una  zona  clic  va  dal  Hart  River,  nel 
(xriqua,  sino  a  Fauresmits  nella  repubblica  di  Oranje,  per 
200  chilometri,  passando  per  Kimberley  e  formando  un  angolo 
di  30°  col  meridiano.  Sono  tutte  coperte  dall'anzidetto  cap- 
pello travertinoso.  Il  giacimento  di  Kimberley,  tra  i  i)iù  noti, 
ha  una  sezione  elittica  di  circa  4  ettari  coli' asse  maggiore 
di  270  metri,  che  diminuisce  in  profondità  con  inclinazione 
delle    pareti    alcune  volte  di    15"  e    restringendosi   in    corri- 


Geografìa  e  Geologia  dell'Africa  155 

spondenza  di  una  colata  di  melafiro  potente  70  metri.  At- 
traversa: m.  0,60  di  sabbie  rosse;  15  m.  di  scisti  biancastri; 
70  m.  di  scisto  nerastro,  piritoso,  con  rognoni  di  carbonato  di 
ferro;  70  m.  di  meUifiro,  30  di  rocce  scistose,  calcari,  dioriti  e 
granito;  il  tutto  in  banchi  orizzontali.  Le  pareti  liscie  e  striate 
dal  basso  all'alto,  sono  tappezzate  da  una  sostanza  untuosa 
al  tatto,  biancastra,  steatitosa.  Talora,  tra  le  pareti  e  la  roccia 
che  riempie  questi  baratri,  sonvi  delle  borse  come  geodi,  con 
gaz  esplosivi;  tutto  all' ingiro  ma  in  particolare  verso  sud 
trovasi  una  salbanda  con  materiali  divelti  dalle  jjareti.  Gli 
strati  presso  alle  23areti  si  mostrano  spesso  rialzati  per  1  a 
3  piedi  di  larghezza.  La  estremità  dell'  asse  maggiore  si  pro- 
lunga in  una  frattura,  nella  quale  del  pari  si  è  insinuata  la 
roccia  adaman tiferà,   e  che  corrisponde  ad  una  faglia. 

Per  quanto  è  noto,  la  forma  ad  imbuto,  sotto  un  angoh» 
poco  diverso  dal  suaccennato,  la  orizzontalità  degli  strati  e 
la  natura  delle  rocce,  variano  assai  poco  nei  vari  giacimenti; 
nelle  miniere  di  Beers  e  Bultfonstein,  lo  scisto  nerastro  a  ro- 
gnoni ferruginosi  è  rialzato  attorno  al  camino  adamantifero 
di  15°. 

La  roccia  clie  comprende  la  gemma  è  formata  da  una  breccia 
serpentinosa,  nerastra,  impastata  con  minerali  ed  una  grande 
quantità  delle  rocce  profonde  ;  la  pasta  è  di  colorito  nero  ver- 
dastro, tenera,  grassa,  si  altera  facilmente  e  si  scolora  all'at- 
mosfera, diventando  bluastra.  Lavata,  dà  una  sabbia  gialliccia. 
Nel  camino  è  biancastra  pei  primi  18-24  m.,  poi  giallastra, 
poi  blu  e  verde,  con  passaggi  talora  bruschi  secondo  piani 
variamente  inclinati;  talora  coli' intermezzo  di  terre  arrostite 
forse  in  causa  di  accensioni  spontane,  degli  abbondanti  idro- 
carburi. La  breccia  adamantifera,  coi  medesimi  componenti, 
presenta  la  massima  varietà  di  grana  e  di  compattezza  nello 
stesso  camino.  La  pasta  verdastra  è  spesso  sostituita  da  una 
sostanza  talcosa  o  micacea,  la  quale  di  solito  riempie  le  frat- 
ture che  separano   porzioni  di  roccia   aventi   differente   coni- 


156  Geografia  e  Geologia  dell'  Africa 

posizione  o  ricchezza  in  gemme.  Le  varie  qualità  di  roccia 
adaniantifera  formano  delle  colonne  isolate,  verticali  od  in- 
clinate, nella  massa  brecciosa;  se  ne  contano  almeno  quindici 
nel  giacimento  di  Kimberley  e  presentano  anche  varietà  di- 
verse di  diamante.  Piuttosto  rare  sono  le  vene  riempiute  da 
calcare. 

I  minerali  più  frequenti  nella  roccia  adamantifera  sono: 
diamante^  granato^  mica,  sakUte^  pirite,  calcite,  giargone,  ferro 
titanato^  ferro  magnetico^  ematite^  peridoto,  tormalina  borica 
alterata.  Questi  minerali,  che  si  isolano  col  lavaggio,  formano 
in  media  il  -4  per  1000  della  roccia.  Il  diamante  vi  è  conte- 
nuto per  1  su  2.000.000  in  peso  di  roccia,  ma  talora  soltanto 
come  1  su  36  milioni.  E  cristallizzato,  in  individui  interi 
oppure  in  frammenti,  poco  spostati,  ed  è  sempre  se^jarato 
dalla  roccia  j^er  una  sottile  pellicola  di  calcite.  Alcuni  fram- 
menti accennano  a  cristalli,  che  dovcA^ano  avere  un  peso  almeno 
di  100  grammi;  se  ne  trovarono  sino  di  72  grammi  nel  1884. 
Il  più  grosso  diamante  Ijianco  trovato  era  del  peso  di  32 
grammi.  Sono  frequenti  le  macie  o  geminati  cuoriformi;  i 
cristalli  giallicci  sono  i  più  tenaci  e  quindi  di  solito  interi. 
Se  ne  trovano  più  raramente  di  rossi,  verdicci,  bluastri  ed 
affumicati;  e  questi  ultimi  scoppiettano  poche  ore  dopo  estratti, 
assumendo  un  colorito  più  intenso.  La  densità  del  diamante 
del  Capo  varia  da  3520  a  3524  volte  quella  dell'acqua. 

Ogni  camino  ha  le  sue  particolari  varietà  di  diamanti,  anzi, 
come  si  è  detto  ogni  porzione  di  camino;  il  boord  è  frequente 
verso  nord  nel  pozzo  di  Kimberley,  gli  ottaedri  neri  si  tro- 
vano a  preferenza  verso  ponente;  nella  parte  centrale  sono 
più  numerosi  i  frammenti  incolori.  Per  alcuni  camini,  come 
a  Beers,  approfondando  il  pozzo  si  è  trovato  un  prod(ìtto  per- 
sino declupo  che  nella  massa  superficiale,  migliorando  anche 
la  qualità  della  gemma;  ma  non  sempre  l'aumento  avviene 
nelle  medesime  proporzioni. 

II  granato  è  in  cristalli  smussati,  giammai  lavorabile  come 


Geografìa  e  Geologia  dell'Africa  157 

gemma,  la  sahlite  è  più  abbondante  del  granato  ed  ha  un 
bel  riflesso,  come  quello  della  labradorite  ;  la  mica  forma  delle 
pallottole  brune,  grosse  come  un  uovo,  oppure  riempe  le  vene 
ed  è  sempre  magnesifera,  passando  a  talco  oppure  a  steatite. 
Una  particolare  qualità  di  elori  te  fu  detta  waalìte.  Il  giargone, 
piuttosto  raro,  non  fu  trovato  clie  nella  miniera  di  Beers. 
Invece  il  ferro  titanato,  la  magnetite  e  l'oligisto  sono  i  mi- 
nerali prevalenti  nei  residui  del  lavaggio.  La  pirite  è  in  con- 
crezioni cilindriche.  La  calcite  è  spesso  molto  abbondante  ed 
in  cristalli  di  eccezionale  limpidezza. 

E  importante  notare  che  in  questi  strani  adunamenti  di 
frammenti  rocciosi  e  di  minerali  il  quarzo  è  quasi  del  tutto 
mancante,  rarissime  sono  alcune  concrezioni  di  silice  idrata. 

Il  serpentino  formante  molti  elementi  delle  breceie  contiene 
enstatite  ben  cristallizzata  e  molto  frequente. 

I  massi  contenuti  nella  breccia  raggiungono  talora  delle 
dimensioni  colossali,  circa  30.000  m.  e,  in  particolare  delle 
rocce  triasiche,  molto  alterate  e  sono  detti-  galleggianti.  Nel 
camino  di  Kimberley  questi  colossali  interclusi  prevalgono 
nel  centro  e  nella  parte  più  elevata.  Inferiormente  ai  70  m. 
prevalgono  invece  gli  scisti  e  le  arenarie  della  formazione 
mediana  dei  Karoo,  in  massi  j^ersino  di  trenta  tonnellate,  a 
spigoli  vivi,  punto  smussati.  I  massi  di  quarzite  e  di  scisti 
azoici  sono  eccezionali;  il  granito  ancora  più  raro,  meno  che 
in  alcuni  pozzi  dove  invece  abbonda  e  nelle  teiere  gialle  di 
Doyls  Rush,  ove  è  quasi  esclusivo.  Le  dioriti  ed  i  melafiri 
sono  abl^ondanti  in  sferoidi  a  zone  concentriche,  con  un  nu- 
cleo meno  alterato,  siccome  quelle  che  produce  l'alterazione 
atmosferica  su  queste  rocce  basaltizzate. 

Quale  sia  l'origine  di  queste  singolari  formazioni  e  come 
in  esse  siasi  ingenerata  la  gemma,  è  ancora  pei  geologi  un 
mistero.  È  un  fatto  che  gli  idrocarljuri  sono  tuttora  abbon- 
dantissimi nella  breccia  adamantifera,  e  j)iù  ancora  potevano 
abbondare  un  tempo;  dalla  loro  imperfetta  combustione  pò- 


158  Geografìa  e  Geologia  dell'  Africa 

teva  essersi  isolato  del  carbonio,  cristallizzatosi  per  coudizioni 
che  i  chimici  non  hanno  ancora  saputo  procurare.  Qualunque 
sia  stata  l'origine  della  breccia,  del  diamante  e  degli  altri  mi- 
nerali che  abbiamo  menzionato,  è  indubitabile  che  non  fu- 
rono prodotti  sótto  temperature  molto  elevate,  non  presentando 
le  rocce  alcun  cenno  di  fusione. 

Quanto  alla  produzione  della  attivissima  e  costosa  lavora- 
tura di  quelle  miniere,  il  signor  Monile  racconta  che  dal  1871 
al  188éessa  attinse  complessivamente  il  peso  di  circa  6  ton- 
nellate di  diamanti  bruti,  del  valore  di  circa  900  milioni: 
nei  soli  due  anni  dal  1882  all'  84  si  raccolsero  diamanti  per 
129  milioni.  Il  valore  del  diamante  bruto  è 'circa  da  24  a 
36  franchi  il  carato.  La  coltivazione  ^oì  di  queste  miniere  è 
straordinariamente  dispendiosa,  in  causa  della  deficienza  di 
acqua  e  del  costo  del  combustibile  per  circa  mezzo  migliaio 
di  macchine  a  sapore:  vi  lavorano  circa  duemila  operai  bian- 
chi e  12  mila  negri,  e  seicentoquaranta  animali,  quasi  tutti 
cavalli.  I  guadagni  annui  sono  molto  oscillanti;  in  complesso, 
di  una  diecina  di  milioni  fra  tutte  le  dodici  principali  com- 
pagnie. Notisi  poi  che  si  calcola,  ad  onta  della  più  attiva 
sorveglianza,  che  un  quarto  della  j)roduzione  sia  rubato  dagli 
operai  e  venduto  per  contrabbando. 

Sonvi  anche  alluvioni  adamantifere  e  le  gemme  che  in  queste 
si  trovano  sono  più  pregiate;  tali  alluvioni  sono  terrazzate 
per  una  trentina  di  metri,  né  occorre  dire  che  si  formarono 
sotto  condizioni  climatologiche  ed  idrografiche  diverse  dalle 
attuali.  La  produzione  annua  del  lavaggio  delle  alluvioni 
toccava  già  nel   1884  un  milione  di  lire. 

Il  primo  diamante  nella  regione  del  Capo  fu  ritrovato 
nel  1867  da  un  boero ^  il  quale  se  lo  fece  dare  da  alcuni 
ragazzi,  che  con  esso  si  trastullavano;  fu  poi  venduto  al  Go- 
vernatore della  colonia  per  12.000  lire.  Di  ricerca  in  ricerca 
si  rimontò  la  valle  del  fiume  Waal  e  nell'  anno  seguente  si 
trovava  un  diamante  del  peso  di   84  carati,  che  fu  venduto 


Geografia  e  Geologia  dell'  Africa  159 

287.000  lire.  Xel  1870  cominciarono  gli  scavi  a  Dutoits-Pan, 
quindi  a  Kimberlev;  in  due  settimane  si  trovarono  diamanti 
per  250.000  lire;  nel  1871  quest'ultima  località  conteneva 
tremila  abitanti  ed  ora  si  è  quasi  raddoppiata. 

» 

IX 

Cenni  geologici  sul  Madagascar  e  sulle  altee  isole  cir- 
costanti all'Africa.  Riassunto  della  geologia  di  questo 
continente. 

Incoirnncieremo  dalla  più  vasta  delle  isole  africane,  cui  lo 
stretto  di  Mozambico  separa  dal  continente  e  che,  siccome 
da  esso  diversifica  per  fauna  e  per  flora,  per  comjiosizione 
di  suolo  e  j^er  abitanti,  così  anche  per  la  struttura  geologica 
offre  non  poche  e  rilevanti  diversità.  Abbastanza  nota  pei 
lavori  di  lohnson,  Regnault,  de  Lanois,  Grandidier,  Little  e 
Le  Weissière,  fu  recentemente  percorsa  da  un  geologo  italiano, 
il  signor  Cortese,  ingegnere  di  miniere;  giovane  di  valore, 
che  prese  larga  ^ìxvìq  al  rilievo  geologico  della  Sicilia  e  che 
al  presente  dirige  un  analogo  lavoro  della  Calabria.  Le  sue 
osservazioni  modificano  sensibilmente  le  carte  precedenti  e 
perciò  compendiandole  rejiutiamo  di  esporre  quanto  di  più 
recente  si  è  fatto  sulla  geologia  malgascia. 

Dalla  conformazione  orografica  di  quest'isola,  vasta  oltre 
seicentomila  chilometri  quadrati,  si  vide  a  suo  luogo,  rilevan- 
dosi come  le  due  catene  principali  siano  assai  prossime  alla 
costa  orientale  e  comprendano  tra  di  loro  una  serie  di  de- 
pressioni allineate,  ampie  da  15  a  25  chilometri;  la  catena 
più  esterna  decorre  da  Vohimarina  a  Fort-Dauphin,  l'altra 
da  Vohimarina  a  Jvohikè  e  forma  il  displuvio,  rimanendo  la 
più  esterna  segata  in  più  siti,  come  si  avverte  anche  tra  noi 
nell'Appennino  centrale.  Da  Tamatava  ad  Antanarivo  si  va- 
licano queste  catene  a  1000  e  1600  metri.  I  fiumi  percorrono 


160  Geografia  e  Geologia  dell'Africa 

lunfi'hissimi  tratti  prima  di  trovare  un'uscita  attraverso  la  ca- 
tena orientale,  il  Manangoro  formando  il  lago  di  Alatra,  dagli 
antichi  geografi  ritenuto  centrale  nell'isola  e  fonte  dei  suoi 
fiumi  principali. 

Alle  falde  del  ripido  pendìo  orientale  una  serie  di  colline 
più  o  meno  allineate  da  nord  a  sud  risulta  di  alluvioni  sem- 
pre più  minute  verso  la  spiaggia,  e  rappresentano  degli  am- 
plissimi conoidi,  modellati  dalla  erosione;  passano  alle  dune 
litorali. 

Secondo  l'autore,  su  questo  pendìo  orientale  sarebbero  in- 
tervenute numerose  faglie,  parallele  alla  costa,  fra  le  quali 
vennero  a  trovarsi  in  alto  le  formazioni  più  antiche.  Le  cime 
più  alte  si  hanno  nel  gruppo  dell' Ankaratra  e  raggiungono 
2G00  m.,  formando  il  nodo  idrografico,  a  nord  della  capitale. 

I  fiumi  del  versante  meridionale  attraversano  in  cascate  le 
catene  secondarie,  ma  nei  tratti  intermedi  scorrono  lenti  e 
navigabili,  sboccano  in  ampie  e  profonde  baie  od  in  fiordi. 
In  complesso  questa  isola,  apparentemente  così  compatta,  ha 
i  suoi  frastagli  paragonabili  a  quelli  della  costa  occidentale 
dell'Africa. 

Lungo  la  costa  orientale  è  interessante  di  osservare  come 
presso  alla  foce  i  fiumi  pieghino  a  sud  e  si  allarghino  in 
estuari  per  sboccare  in  mare  mediante  sfioratoi,  oltre  le  dune; 
r  autore  spiega  questo  fatto  come  conseguenza  della  corrente 
marina,  che  lambe  la  costa.  Pel  fiume  Ivangy,  questo  spo- 
stamento della  foce  a  sud  è  di  23  chilometri.  La  vegetazione 
è  abbondante  da  questo  lato,  in  particolare  di  tamarischi  e 
di  palme.  Il  versante  occidentale  è  più  povero,  talora  del 
tutto  spoglio  di  alberi  ;  ma  presso  alla  costa  tornano  le  selve, 
tantoché  una  zona  di  robusta  verdura  ricinge  l'isola  intera. 

La  configurazione  orografica  dell'  isola  dipende  dalla  sua 
struttura  geologica.  Ne  formano  l' ossatura  i  terreni  antichi  : 
gneiss,  rocce  anfiboliche,  graniti,  quindi  degli  scisti  cristal- 
lini e  forse  anche  delle  rocce  paleozoiche.  I  gneiss  anfibolici 


Geografìa  e  Geologia  deW Africa  161 

e  micacei,  passanti  a  vere  dioriti  e  talora  a  graniti,  affiorano 
sul  versante  orientale,   inclinati  quasi  sempre  ad  ovest. 

Percorrendo  quelle  montagne,  di  rado  si  vede  la  roccia 
vivaf-  lo  sfacelo  argilloso  di  essa  assume  varie  tinte,  dal  rosso 
al  violetto,  e  la  roccia  alterata  in  posto  mostra  l'originaria 
struttura,  però  cogli  elementi  modificati,  per  più  metri  di 
spessore;  i  nuclei  più  compatti,  di  un  granito  a  grossi  cri- 
stalli di  ortose,  rimasero  sotto  forma  di  grossi  sferoidi  in 
quello  sfacelo  ocraceo. 

Il  signor  Cortese,  ad  onta  delle  faglie,  potò  convincersi 
che  la  zona  dei  graniti  è  sopraposta  a  quella  dei  gneiss,  la 
prima  comprendendo  delle  granuliti  di  aspetto  quasi  di  are- 
narie. Nella  vallata  del  Betzibon  i  graniti  passano  alla  dio- 
rite e  sono  attraversati  da  frequenti  dicchi  di  basalti.  Ai  gra- 
niti segue  una  formazione  di  rocce  cristalline,  chiaramente 
stratificate,  con  gneiss,  pegmatiti,  dioriti  e  sieniti;  quivi  pure 
aurifera,  come  la  zona  analoga  e  forse  coeva  delle  Alpi  pie- 
montesi. Il  nostro  geologo  la  ritiene  dubitativamente  del  cani- 
briano.  E  incerta  1'  epoca  di  un  combustibile  fossile,  che  esiste 
a  Varatobè. 

I  terreni  secondari,  osservati  dall'  autore  sono  dolomie,  cal- 
cari biancastri  o  marne  variegate  tra  le  baie  di  Moj  augìi  e 
quella  di    Barendry  e  furono  ritenuti  giuresi  e  neocomiani. 

L'eocene  fu  constatato  lungo  il  viaggio  dalla  capitale  a 
Mojangà,  tra  Màvatanàna  ed  Andotra,  ed  è  composto  di  argille 
variegate  gessifere,  calcari  arenacei  e  rocce  nummulitiche. 
Altre  arenarie  calcari,  meno  compatte  ed  in  regolare  strati- 
ficazione, ricche  di  conchiglie  presso  Ankoala,  rappresentano 
il  miocene. 

In  tutte  le  regioni  pianeggianti  presso  alla  superficie,  si 
stende  una  sabl)ia  bianca  (piarzosa,  ascritta  al  pliocene  e 
sopra  di  essa,  un'  argilla  sabbiosa  rossa,  riferita  al  quater- 
nario.  E  curioso  radunamento  delle  sabbie  quarzose  nelle 
depressioni  degli  altipiani  e  presso  alla  spiaggia;  mentre  il 

11.  —  Geografia  e   Geoloijia  dell'Africa. 


162  Geografia  e  Geologia  dell'  Africa 

prodotto  immediato  dell'  alterazione  atmosferica  sulle  rocce 
prevalenti  in  posto  è  lo  sfacelo  ocraceo,  che  tuttora  si  forma. 
Certamente  qui  intervenne  un  lavaggio  diluviale,  in  armonia 
col  carattere  dei  climi  anteriori  all'attuale. 

Fra  gli  atolli  ed  i  numerosi  banchi  corallini  della  spiaggia 
orientale  si  distinguono  le  isole  Alanana  e  Forguè;  vi  si  rac- 
colgono anclie  delle  pomici  dei  vulcani  della  Sonda,  colà 
addotte  dalla  corrente  d.ell' Oceano  Indiano. 

Sopra  i  terreni  basaltici  si  stende  un'  ocra  più  indurita,  la 
quale  rassomiglia  alla  laterite.  I  basalti  sono  molto  svilup- 
pati e  costituiscono  probabilmente  una  zona  continua  nella 
parte  settentrionale  dell'isola.  Il  signor  Cortese  ne  disegna 
una  zona,  che  attraversa  tutta  l'isola  da  nord-ovest  a  sud-est 
e  dice  la  roccia  di  aspetto  abbastanza  vario,  talora  amigda- 
loide  e  con  zeoliti  e  calcedonie,  alternata  con  tufi;  osservò 
i  basalti  in  dicchi  ed  in  colate  colle  rocce  eoceniche,  che  ne 
rimasero  alterate,  ed  in  soli  dicchi  nelle  rocce  cristalline. 

Nella  zona  cristallina  recente,  oltre  all'oro  in  pagliuzze  od 
in  granelli  col  quarzo,  trovansi  bei  cristalli  di  granati,  spinelli, 
zaffiri,   tormalina  e  rutilo. 

Il  calcare  manca  affatto  nel  versante  orientale  e  verso  ovest 
non  si  trova  se  non  presso  Ankoala;  lungo  la  spiaggia  si 
cuociono  per  calce  i  calcari  madreporici. 


A  levante  del  Madagascar  trovasi  un  gruppo  di  isole  vul- 
caniclie  ;  ed  un  altro  si  interpone  tra  quell'  isola  ed  il  conti- 
nente, con  un  allineamento  a  nord-ovest,  che  comprende  anche 
l'estremità  nord  dell'isola  medesima,  ritenuta  vulcanica;  il 
primo  è  costituito  dalle  isole  Maurizio  e  della  Riunione,  il 
secondo  dalle  Comorre.  Incominciando  da  queste,  ricorderemo 
come  esse  comprendano  due  vulcani  attivi,  dei  quali  il  mag- 
giore, detto  Ngazia,  presenta  frequenti  eruzioni  stromboliane. 
Le  pili  forti  eruzioni  note  accaddero  negli  anni  1830,  1855 


Geografia  e  Geologia  dell'Africa  163 

e  1858.  La  Piccola  isola  Pamanzi,  che  trovasi  a  sud-est,  offre 
un  ampio  cratere  e  sembra  abbia  fatto  eruzioni  in  epoca  non 
lontana;  l'isola  Mayote  lia  forma  e  struttura  di  vulcano,  ma 
ritiensi  spento. 

L'isola  di  Borbone  è  di  forma  conica  e  nella  parte  cen- 
trale occupata  da  crateri  spenti;  il  più  alto  supera  tremila 
metri  di  altitudine  ed  è  coperto  di  neve.  Attualmente  l' at- 
tivith,  vulcanica  è  ridotta  alla  parte  sud-est  dell'  isola,  le  grand 
pays  brille^  più  depressa  e  separata  dalla  regione  dei  vulcani 
spenti  da  un  abrupto  gradino.  Anche  quivi  però  si  eleva  un 
cono  alto  2300  m.,  con  tre  crateri.  Verso  la  metà  del  secolo 
scorso  deve  essere  avvenuta  un'eruzione  grandiosa,  seguita 
per  molti  anni  dalla  ejaculazione  delle  lave  ;  altra  eruzione 
avvenne  nel   1861. 

L'isola  Maurizio  risulta  di  una  potente  massa  di  basalti, 
che  salgono  sino  a  mille  metri;  superiormente  seguono  lave 
e  coni  di  eruzione,  di  cui  il  più  elevato,  centrale,  ritiensi 
spento. 

Ancora  più  a  sud-est,  sono  altresì  vulcaniche  le  isole  di 
Amsterdam  e  S.  Paolo;  la  prima  con  un  cono  alto  quasi  mille 
metri  e  con  un  ampio  e  profondo  cratere,  ora  occupato  da 
un  golfo  di  mare;  la  formazione  poi  di  questo  golfo  data  da 
una  eruzione  avvenuta  nel  1697  ;  altra  eruzione  si  vide  nel  1792. 
S.  Paolo  ha  forma  di  un  còno  assai  ampio  e  troncato,  con  molti 
crateri  perimetrici;  anche  in  quest'isola  il  cratere  centrale  è 
un  seno  di  mare  e  la  struttura  del  suolo  presenta  una  rego- 
lare successione  di  strati  poco  potenti  di  lave,  scorie  e  tufi. 
La  roccia  fondamentale  è  una  trachite  riolitica,  alternata  con 
tufi  ed  agglomeramenti  eruttivi;  seguirono  eruzioni  sottoma- 
rine di  una  lava  doleritica  in  colate,  alternate  con  banchi 
fossiliferi  ;  poi  l' isola  nuovamente  emerse  e  seguirono  nume- 
rose e  brevi  eruzioni  di  lave  di  natura  basaltica  e  di  scorie. 
In  particolare  dal  lato  nord,  continuano  le  emanazioni  di  va- 
pori  e  trovansi   numerose  fonti  termali. 


164  Geografìa  e  Geologia  dell' Africa 

Come  è  noto,  da  questo  punt(j  la  zona  vulcanica  ripiega 
nuovamente  a  sud-ovest,  perdendosi  nelle  regioni  australi  e 
comprendendo  le  isole  del  Principe,  di  Marion,  di  Croset,  di 
Bridgeman,  della  Deception  e  le  Clierguelle.  Forse  questa 
stessa  zona  vulcanica  si  abbraccia  coli' altra  dell'Atlantico 
orientale,  che  comprende  i  gruppi  dalle  Azzorre  a  Tristan  di 
Cunha,  dei  quali  ci  occuperemo  più  sotto;  ma  potrebljc  del 
pari  essere  in  rapporto  colla  zona  vulcanica  della  Sonda  o 
coir  altra,  che  scorre  a  ponente  dell'Australia  ed  è  accennata 
dall'  isola  Bukle,  con  vulcani  attivi.  Stando  le  prime  diie  re- 
lazioni, noi  vedremmo  alla  lontana  circondata  da  una  zona 
vulcanica  la  regione  del  Capo,  appunto  dal  lato  dove  sem- 
bra che  recentemente  essa  sia  séata  smussata  da  sommer- 
sione e  troveremmo  una  nuova  conferma  al  princi})io,  stabi- 
lito dallo  Scrope  e  dallo  Stoppani,  che  l'andamento  delle 
zone  vulcaniclie  delimita  le  masse  continentali,  corrispondendo 
alle  più  importanti  zone  di  trattura,  stabilitesi  pel  corruga- 
mento che  ha  generato  la  orografia  attuale. 

Secondo  il  Fuchs,  questa  zona  vulcanica,  non  solo  circonda 
ma  toccherebbe  l'Africa  equatoriale;  indicando  quivi  il  Doengo, 
il  ]\Iburo  ed  il  Sabu  come  vuleaid  attivi  in  questo  secolo,  ed 
il  AVinzegoor  ed  il  Fantali,  a  nord  dello  Zanzibar;  indica  pure 
ima  solfatara  presso  Ankober,  detto  Dotana,  come  un  cratere 
in  estinzione;  ma  dice  altresì  vulcani  due  monti  dell' Abis- 
sinia  nel  Tacazzé  e  nell'Agame,  affermando  che  abbiano  data 
eruzione^  al  tempo  dei  Tolomei;  e  che  tre  vulcani  a  sud-est 
di  Massaua  sembrano  ancora  non  del  tutto  spenti,  anzi  uno 
di  essi,  il  Dubbeli,  avrebbe  fatto  eruzione  nel  1801.  ]\Ia  tutte 
queste  notizie  meritano  conferma.  Sta  il  fatto  clic  i)iù  a  sud 
l'isola  di  Perini,  nello  stretto  di  ]5abel-Mandeb,  è  vulcanica 
ed  il  suo  porto  è  un  cratere,  e  che  del  pari  craterico  e  il  golfo 
di  Gubed-llarab.  A  nord  dello  stretto,  si  osservano  le  isole 
vulcaniche  di  Abeilat  e  di  Baheme,  le  isole  di  Zcvbe^ar  e  le 
Saddle,  delle  quali  un  cratere  fece  eruzione  nel   1824.  E  la 


Geografia  e  Geologia  dell'Africa  165 

zona  vulcanica,  clic  sotto  il  nome  preso  da  Aden  aveva  già 
distinta  il  Blanfort,  che  però  si  estenderebbe  molto  più  ampia 
sulle  spiagge  e  nell'  interno  dell'Arabia. 

Vediamo  ora  delle  isole  vulcaniche  nell'Atlantico,  clie  sono 
meno  discoste  dal  continente  africano,  incominciando  dalle 
Azorre  ;  sebbene  geograficamente  spettino  piuttosto  all'  Eu- 
ropa. Sono  distribuite  in  tre  gruppi,  da  sud-est  a  nord-ovest; 
il  più  meridionale  colle  isole  di  S.  Maria,  San  Michele  e 
l'isola  corallina  di  Formiga;  il  mediano  con  Terceira,  Gra- 
ciòsa,  San  Griorgio,  Pico  e  Fayal;  il  settentrionale  con  Flores 
e  Corvo. 

S.  Maria  è  totalmente  costituita  da  rocce  vulcaniche  e  con- 
tiene numerosi  coni  di  scorie,  con  crateri.  S.  Michele  è  la 
maggiore  delle  Azorre,  in  parte  ad  altipiani,  in  parte  a  coni 
di  varia  altitudine  con  evidenti  crateri  ;  frequentissime  le  fonti 
termali  e  le  emanazioni,  in  particolare  la  famosa  Caldeira 
nella  valle  di  Fournas.  Le  lave  sono  in  parte  di  dolerite  e 
basalto,  in  parte  di  trachite,  come  nel  cratere  di  Lagoa  del 
Fogo.  Dalla  scoperta  dell'  isola,  si  conoscono  eruzioni  nella 
parte  occidentale  di  essa  negli  anni  1444,  1563  e  1652.  In 
vicinanza  di  S.  Michele  e  tra  qiiest'  isola  e  Terceira  si  rijDe- 
tono  di  tempo  in  tempo  delle  eruzioni  sottomarine  ;  se  ne 
conoscono  dei  secoli  quindicesimo,  diciassettesimo  e  decimo 
ottavo  e  un'ultima  nel  giugno  del   1867. 

Terceira  si  innalza  a  milleduecento  metri,  con  un  doppio 
cratere,  la  Caldeira  di  S.  Barbara,  del  resto  ha  forma  di  al- 
tipiano con  numerosi  crateri  e  coni  di  scorie  ;  il  punto  più 
elevato,  centrale,  tocca  1400  metri. 

Il  picco  Bagacina  eruttò  molta  lava  nel   1761. 

L' isola  Pico  è  attraversata  da  una  stretta  catena  e  sparsa 
dal  lato  orientale  di  coni  di  scorie.  Il  Picco  Alto  tocca  i  due- 
mila metri  ed  è  un  vulcano  attivo,  con  ampio  cratere,  del 
quale  si  conoscono  eruzioni  degli  anni   1572,   1718  e  1720. 

Fayal,  tutto  vulcanico,  conta  del  pari  molti  crateri  e  dossi 
a  campana;    la   lava  sgorgata   nel   1672  è   tuttora  del  tutto 


166  Geografia  e  Geologia  dell'  Africa 

sj^oglia  di  vegetazione.  Dell'isola  S.  Giorgio  .si  conoscono 
eruzioni  degli  anni  1580,  1757,  1808  ed  è  tutta  vulcanica. 
Graciosa  presenta  una  catena  centrale,  forse  non  vulcanica, 
all'estremo  nord-ovest  della  quale  la  costa  è  disseminata  di 
coni  di  scorie  ed  a  levante  evvi  un  alto  vulcano  con  cratere. 
Corvo  risulta  dell'avanzo  di  un  cono  con  un  cratere;  dal- 
l' epoca  della  sua  scoperta  non  si  conoscono  eruzioni.  Infine 
l'isola  di  Flores  porta  lungo  il  suo  crinale  parecchi  crateri, 
ridotti  a  laghi  e  recinti  di  bella  verzura.  Un  cono  si  innalza 
anche  presso  la  baia  di  Santa-Cruz. 

L'isola  di  Madera  è  formata  essenzialmente  da  banchi  di 
tufo,  di  scorie  e  di  ceneri;  i  .monti  vi  sono  solcati  da  valli 
profonde  dette  Ribeiras  ed  in  unajcli  esse,  presso  Porto  Cruz, 
affiora  una  roccia  diabasica,  la  quale  sembra  formare  l'ossatura 
profonda  dell'isola  intera.  I  petrefatti,  rinvenuti  nei  più  an- 
tichi strati  di  tufi,  spettano  al  miocene  superiore.  Il  Pico 
Ruiro  ed  il  Pico  de  Torres,  i  più  elevati  dell'isola,  hanno 
probabilmente  crateri  ;  furono  constatati  parecchi  crateri  presso 
la  costa,  sul  Pelheiro  e  sul  Camacha,  alto  700  m.,  ma  tutti 
spenti  ad  onta  della  freschezza  di  talune  correnti  di  lava, 
che  da  essi  si  dipartono. 

Le  isole  Canarie  sono  allineate  da  nord-est  a  sud-ovest  e 
sono  tutte  vulcaniche. 

La  più  piccola,  incominciando  da  ovest,  detta  del  Ferro,  è 
coperta  da  rocce  basaltiche.  Palma  ha  acquistato  grande  fama 
nella  geologia  da  quando  De-Bucli  credette  raccogliervi  la 
prova  della  sua  teoria  dei  crateri  di  sollevamento.  La  parte 
settentrionale  è  costituita  dal  grandioso  dosso  della  Caldeira; 
la  meridionale,  di  una  cresta  a  pareti  abrupte,  la  Cumbre  vieja, 
collegata  per  un  cordone  alla  precedente.  La  Caldeira  ò  un 
ampio  cratere,  che  si  svasa  in  un  profondo  barranco,  detto 
de.  las  Angustiasi  ed  è  profondo  oltre  un  migliaio  di  metri  ri- 
spetto alle  vette  circostanti,  però  col  diametro  di  circa  sei 
chilometri.  La   massa   superiore   delle  pareti  è  composta  da 


Geografia  e  Geologia  dell'Africa  167 

scorie  con  basalti  e  banchi  di  lava  tradii tica  ;  inferiormente 
evvi  un  intreccio  di  dicchi  di  diabasi,  tanto  fitto  che  la  roccia 
incassante  quasi  scompare.  Il  sottosuolo  generale  è  costituito 
da  una  iperstenite. 

Sui  versanti  esterni  della  montagna  le  lave  sono  in  banchi 
regolari  fin  presso  alla  vetta,  e  la  Caldeira  è  circondata  da 
residui  di  coni  di  scorie.  Alle  falde  si  apersero  la  via  altre 
correnti,  sopra  una  delle  quali  riposa  la  città  di  Santa-Cruz, 
Presso  Santa-Lucia  evvi  un  cono  di  scorie,  di  cui  la  corrente 
ha  fluito  nel  mare.  Dove  la  Cumbre  Nueva  confina  col  monte 
della  Caldeira,  fu  soperchiata  dalle  lave.  Presso  Villafor  si 
dipartì  da  quella  una  corrente  di  lava,  che  si  è  gettata  nel 
mare;  se  non  appartiene  ai  periodi  storici,  è  certamente  delle 
più  recenti. 

L'estremo  meridionale  dell'isola  comprende  parecchi  coni 
di  eruzioni  recenti,  in  genere  ben  conservati  ;  l' ultima  eru- 
zione avvenne  nel  1679  colla  formazione  di  ampio  cratere, 
intorno  al  quale  sono  sparsi  dei  massi  di  rocce  doleritiche 
ed  andesitiche,  con  amfibolo  ed  ipersteno. 

Gomera  è  un'isola  poco  estesa  ma  con  monti  assai  ripidi, 
di  cui  le  vette  sono  spesso  coperte  di  nevi;  si  ignora  se  pos- 
segga crateri. 

La  più  importante  del  gruppo  è  l'isola  di  Teneriffa,  della 
quale  si  è  in  particolare  occupato  il  De-Buch.  Che  essa  ri- 
posi soj)ra  un  sottosuolo  di  diabase,  nessun  affioramento  lo 
dimostra,  ma  lo  si  deve  argomentare  dalla  natura  dei  massi 
eruttati.  Del  resto  sono  soltanto  lave  e  scorie.  Più  antichi 
sono  probabilmente  i  monti  Anaya  e  Teno,  formanti  un  lungo 
crinale  ;  alla  metà  di  esso  potenti  massi  di  agglomerati  accen- 
nano ai  resti  di  un  cono,  mentre  ai  lati  si  osservano  soltanto 
delle  correnti  di  lava.  L'erosione  delle  acque  vi  ha  scavato 
profondissime  valli,  poi  vi  si  gettarono  delle  più  recenti  cor- 
renti, che  hanno  formato  le  falde  del  Pico  di  Teyde,  che  è 
sorto  più  tardi  e  risulta  di  molti  crateri  associati,   elevandosi 


168  Geografia  e  Geologia  dell'Africa 

sino  3650  in.  con  un  cratere  di  700  ni.  di  diametro.  Molti 
crateri  laterali  fanno  quel  vulcano  molto  simile  all'  Etna.  La 
prima  eruzione  dopo  la  scoperta  dell'isola  avvenne  nel  1430, 
e  seguirono  le  altre  del  1505  e  del  1704:;  nel  1798  un  ampio 
cratere  laterale  fece  una  eruzione  più  potente  delle  precedenti, 
clie  si  erano  manifestate  sul  cratere  principale. 

L'isola  Gran  Canaria  ha  una  forma  circolare.  Soj)ra  un 
piedistallo  di  diabase  e  di  iperstenite  si  è  formato  un  dorso 
vulcanico  di  quasi  duemila  metri,  sulla  cui  pendice  meridio- 
nale si  è  formato  il  cratere  della  Caldeira  de  Tiraxana,  coi 
due  barranclii  di  Tiraxana  e  di  Fatago.  Non  si  conoscono 
eruzioni  storiche;  ma  nella  regione  nord-ovest  stanno  nu- 
merosi coni  di  scorie  con  laghi-crJrteri,  tra  i  quali  l'ameno 
Vandama. 

Fuertaventura  ò  del  pari  costituita  da  un  basamento  di 
roccia  diabasica  ed  iperstenica,  sul  quale  si  innalza  sino  ad 
800  metri  il  monte  Attalaga  tutto  vulcanico,  circondato  da  coni 
minori.  L'isola  di  Lanzerote  è  rimarchevole  per  la  fihi  di  cra- 
teri, che  l'attraversano,  evidentemente  allineati  lungo  una  frat- 
tura; vi  si  conoscono  quattro  successivi  periodi  eruttivi,  di 
cui  l'ultimo  con  eruzioni   storiche. 

La  ]\rontana  de  Fuego  è  un  vulcano  attivo,  alto  840  in.; 
costituito  da  un'enorme  massa  di  lava,  sulla  quale  si  innal- 
zano una  trentina  di  coni;  di  essi  il  maggiore  diede  formi- 
dabili eruzioni  nel  1730  e  35,  quindi  altra  minore  nel  1824. 

Anche  il  gruj^po  di  isole  del  Capo  Verde  risulta  di  coni 
vulcanici.  S.  Antao  è  di  lave  pomicee;  S.  Vincento  è  un  avanzo 
d'ampio  cratere  ridotto  a  buonissimo  porto;  S.  Nicolao  è  del  pari 
coronato  da  un  cratere  a  1300  m.  L'isola  di  Sai  deve  il  suo 
nome  all'essere  il  fondo  del  suo  cratere  ricoperto  da  un  banco 
di  sale.  Ih-ava  è  una  isoletta  composta  di  tufo  trachitico. 
Fogo  ha  un  vulcano  alto  3750  m.  con  un  cratere  eccentrico, 
semicircolare  e  con  vari  coni  laterali,  del  (piale  si  conoscono 
15  eruzioni  storiche,  la  più  antica  del   1514,  la  j)iù  recente 


Geografia  e  Geologia  dell'Africa  169 

del  1847.  Santiago  presenta  coni  vulcanici  ma  altresì  dei  ter- 
reni terziari  fossiliferi.  Altrove  affiorano  rocce  scistose,  pro- 
babilmente paleozoiche . 

Dell'isola  Fernando  Po  scrisse  recentemente  il  signor  Bau- 
mann  nella  Mittheìlungen,  indicando  come  la  forma  allungata 
dell'  isola  si  debba  a  due  gruppi  vulcanici  ;  il  primo  col  Cle- 
rence-Peek  alto  2850  ni.  e  con  un  cratere  terminale  ed  altro 
amplissimo,  quasi  dimezzato  alle  falde  in  corrispondenza  della 
baia  di  S.  Isabella;  il  secondo  con  la  Cordillera,  che  tocca 
nel  23unto  più  elevato  2661  m.  e  decorre  da  levante  a  ponente, 
in  un  tratto  cosi  arcuato  da  lasciar  dubitare  sia  pur  essa  un 
avanzo  di  cratere.  Altri  minori  crateri  sono  raj^presentati  da 
due  laghetti;  un  altipiano  a  870  m.  si  accompagna  lungo  il 
versante  orientale  dell'  isola;  forse  traccia  di  antico  solleva- 
mento; in  ej^oca  recente  però  le  alluvioni  si  estendono  assai 
più  dal  lato  opposto,  dove  anche  si  avverte  una  più  abbon- 
dante precipitazione  pluviale.  Non  si  danno  dall'autore  indi- 
cazioni litologiche  ;  soltanto  si  afferma  che  un  potente  strato 
di  laterite  ricopre  una  gran  parte  dell'isola,  il  che  fa  pensare 
che  r  attività  vulcanica  vi  taccia  da  epoca  assai  remota. 

Anche  S.  Elena  è  vulcanica  ed  ha  forma  di  cratere,  con 
correnti  di  lava  basaltica  assai  evidenti. 

Tristan  de  Cunha  presenta  un  cono  principale,  od  almeno 
più  elevato  (2500  metri),  cresciuto  internamente  ad  altro  più 
ampio,  troncato.  Il  cratere  col  perimetro  di  sei  chilometri 
accoglie  un  lago;  non  si  conoscono  eruzioni  storiche. 


Dai  cenni  che  abbiamo  esposto  sulla  geologia  africana  ri- 
sulta come  questo  continente  sia  per  la  massima  parte  costi- 
tuito dalle  formazioni  azoiche,  cristalline  e  dalle  paleozoiche; 
quest'  ultime  meno  ignote  nelle  regioni  dell'Atlante  e  del  Capo, 
in  questa  regione  però  meno  esattamente  comparabili  alle  pa- 
leozoiche dell'emisfero  boreale,  Dovunque  le   formazioni  an- 


170  Geografia  e  Geologia  dell'Africa 

tichissinie  furono  sollevate  e  compresse  in  strette  curve,  da 
cui  risultò  una  forte  inclinazione  dei  loro  strati  e  banchi 
secondo  allineamenti  assai  continui,  in  prevalenza  diretti  se- 
condo i  meridiani.  Un  periodo  di  emersione  allo  scorcio  del 
paleozoico  fu  quasi  generale  per  tutto  il  continente  e  si  pro- 
trasse per  l'Africa  australe  anclie  pel  trias,  rappresentato  da 
vastissime  formazioni  lacustri,  che  sono  caratterizzate  da  una 
fauna  j)articolare,  quelle  dei  Karoo;  e  questa  fauna  costituisce 
sicuramente  la  più  sagliente  particolarità  della  paleontologia 
africana,  j^resentando  altresì  i  più  antichi  mammiferi  che  si 
conoscano.  Le  vallate  dei  fiumi  principali  sono  occu2)ate  da 
terreni  triasici.  La  conformazione  a  bacini,  contornati  da  ri- 
lievi perimetrici,  è  dunque  sul  continente  africano  assai  an- 
tica. Anche  il  nodo  orografico  dell'Africa,  donde  si  dipartono 
il  Nilo,  il  Congo  e  lo  Zambese,  è  occupato  sebbene  parzial- 
mente da  terreni  triasici;  però  l'ampio  bacino  del  Uchereve 
è  scolpito  quasi  tutto  in  terreni  arcaici,   scisto-cristallini. 

Per  l'Africa  settentrionale  in  epoca  cretacea,  per  la  cen- 
trale ed  australe  in  epoca  giurese  e  neocomiana,  avvenne 
la  più  profonda  sommersione,  sempre  però  delle  regioni  che 
attualmente  sono  litoranee;  tranne  che  per  la  regioni  del- 
l'Atlante e  per  la  valle  del  Nilo.  Anche  quivi  pur  troviamo- 
da  nord  a  sud,  nei  terreni  giuresi  e  cretacei,  una  successione 
di  forme  litologiche  e  di  faune  fossili,  che  accennano  a  sempre 
minore  profondità  di  mare;  alle  facies  a  cefalopodi  si  paral- 
lelizzano  formazioni  coralline  e  banchi  zeppi  di  ecliinodermi. 
oppure  arenarie  e  calcari  marnosi  con  ostriche;  nelle  forma- 
zioni cretacee  già  spesseggiano  nell'Africa  settentrionale  i 
terreni  saliferi,  indizio  di  orografia  frastagliata,  che  gradata- 
mente trasformasi  in  terra  ferma.  Tale  trasformazione  però 
era  avvenuta  assai  prima,  allo  scorcio  del  trias,  per  hi  mas- 
sima parte  dell'area  africana.  Da  questa  prevalenza  delle 
condizioni  litoranee  o  di  mare  poco  profondo,  oppure  di  ampi 
bacini   lacustri,  rapidamente  colmati  da  torbide  straordinaria- 


Geografia  e  Geologia  dell'Africa  171 

mente  abbondanti,  consegne  la  prevalenza  dei  terreni  arenacei 
nelle  formazioni  secondarie,  triasiche  e  cretacee  dell'Africa; 
questo  continente  è  la  regione  in  vero  delle  arenarie. 

Per  tutta  l'èra  mesozoica  l'attività  vulcanica  si  è  manife- 
stata con  numerosi  ma  poco  potenti  espandimenti  di  rocce 
silicate,  basiche  (melafiri,  diabasi,  rocce  oliviniclie  od  amfibo- 
liche);  nella  regione  del  Capo  questi  espandimenti  raggiun- 
gono talora  delle  potenze  ragguardevoli  e  vi  si  aggiunge  una 
categoria  di  injezioni  endogene  ancora  molto  problematiche, 
quella  dei  camini  a  brecciame  adaman tiferò. 

In  generale,  i  terreni  secondari  hanno  bensì  subito  un  sol- 
levamento, ma  mantennero  una  quasi  perfetta  orizzontalità; 
nelle  regioni  perimetriche  essi  furono  spostati  con  angolo  più 
o  meno  risentito,  quasi  addossati  all' ingiro  di  un  immenso 
tavoliere  emergente  dalFOceano.  L'abrasione  subita  da  questi 
terreni  così  sollevati  è  stata  enorme,  tanto  da  doversi  am- 
mettere che  la  precipitazione  pluviale  nell'era  secondaria  sia 
stata  incomparabilmente  più  abbondante,  non  solo  di  quella 
che  si  verifica  oggigiorno,  ma  persino  della  quaternaria.  Nella 
regione  del  Nilo  inferiore  e  nella  più  settentrionale  regione 
dell'xltlante  i  terreni  mesozoici  sono  tanto  ^ììx  sollevati  e 
corrugati  quanto  più  ci  accostiamo  alla  depressione  mediter- 
ranea; questa  si  venne  variamente  restringendo  dalla  Creta 
al  Pliocene  ;  poi  subì  un  •  ampliamento  notevole,  in  seguito  a 
vaste  sommersioni  avvenute  all'  aurora  del  quaternario.  Le 
oscillazioni  più  recenti  in  tutto  il  contorno  del  continente 
furono  a  preferenza  negative;  solo  verso  est  e  sul  littorale 
orientale  del  Madagascar  si  verificarono  sollevamenti  poster- 
ziari  di  qualche  rilievo. 

Quale  sia  stata  la  natura  del  vulcanismo  terziario,  al  quale 
si  devono  le  enormi  formazioni  trachitiche  e  doleritiche  del- 
l'Abissinia  e  del  massimo  rilievo  del  Chenia  e  Chilimangiaro, 
ancora  è  mistero;  sembra  constatato  che  appartengano  al  ter- 
ziario e  siano  avvenute  coli' alternanza  di  tufi  subaerei  non 


172  Geografia  e  Geologia  dell'  Africa 

dissimili  da  quelli  formati  per  le  più  abbondanti  esplosioni 
dei  vulcani  quaternari  e  recenti.  Una  zona  vulcanica  allaccia 
tutto  all'ingiro  il  continente,  toccandolo  almeno  in  due  punti, 
al  Gabon  e  lungo  la  costa  eritrea.  Forse  la  zona  vulcanica 
dalle  Comorre  all'  isola  della  Riunione  contorna  un'  antica 
terra,  di  cui  è  un  residuo  l' ampia  e  compatta  isola  del  ^Ma- 
dairascar.  Glie  la  zona  vulcanica  del  Gabon  si  interni  nelle 
regioni  più  elevate  del  Sahara,  degli  Air  e  dei  Tibesti,  quindi 
ripiegando  a  sud-est,  per  Merra  ed  El-Mellia,  si  allacci  al- 
l'altipiano vulcanico  abissino,  è  soltanto  una  lontana  indu- 
zione ;  anzi  si  direbbe  poco  probabile  che  questo  cosi  compatto 
continente  fosse  per  tal  modo  percorso  ove  è  più  largo  ed 
elevato  da  una  tortuosa  zona  di  fratture  vulcanogeniche.  Man- 
cando in  quasi  tutta  l'Africa  centrale  ed  australe  i  terreni 
terziari  marini,  compreso  l' eocene  che  è  soltanto  rapi^resen- 
tato  nel  Madagascar,  male  conosciamo  anche  solo  nelle  sue 
linee  principali,  la  orog*enia  del  continente  ;  soltanto  per  la 
regione  dell'Atlante  abbiamo  veduto  del  progressivo  solleva- 
mento e  della  conformazione  dei  terreni  marini  eocenici,  mio- 
cenici e  pliocenici,  sempre  più  ristretti. 

Possiamo  per  analogìa  a  quanto  avveniva  altrove  anniiet- 
tere  che  se  nell'  epoca  secondaria  si  compirono  sulF  area  afri- 
cana le  ampie  abrasioni,  che  modellarono  e  ridussero  i  lembi 
triasici,  nel  terziario  si  scolpirono  le  vallate  ed  incominciò 
quel  lavorìo  delle  cascate,  che  è  un  efficacissimo  modo  di  ero- 
sione dove  queste  discendono  i  gradini  determinati  dai  cor- 
rugamenti o  dalle  faglie  nelle  sollevate  formazioni.  Il  quale 
lavorìo  erosivo  si  è  continuato  anche  nei  tempi  quaternari, 
spostandosi  però  in  essi  da  monte  a  valle  mano  mano  che 
diminuiva  la  portata  delle  correnti  ;  d' onde  al  terrazzamento 
delle  alluvioni  quaternarie,  poi  la  scomparsa  di  tante  cor- 
renti, quale  si  è  verificata  sopra  ampia  area  di  deserti  e  di 
savane.  L'Africa,  per  eccellenza,  può  dirsi  un  continente  pro- 
sciugato per  la  massima  parte  dei  suoi  altipiani.  Ma  i  bacini 


Geografia  e  Geologia  dell'Africa  173 

rappresentano  tnttora  delle  aree  di  abbondante  precipitazione 
e  raccolta  di  acqne,  tantoché  coi  suoi  amplissimi  laghi  questo 
continente  nel  miglior  modo  ne  rappresenta  quella  condizione 
orografica,  che  fu  attraversata  dagli  altri  continenti  nei  pe- 
riodi terziari,   in  particolare  nel  miocene. 

La  quasi  generale  sommersione,  che  prevalse  nei  tempi 
quaternari,  ha  prodotto  la  scomparsa  degli  ajiparati  di  allu- 
vioni litoranee  e  dei  delta,  rispondenti  a  tanto  lavorìo  di 
erosione.  Nei  suoi  minuti  frastagli  la  costa  atlantica  africana, 
al  pari  di  quella  occidentale  del  Madagascar,  portano  la  dimo- 
strazione di  un  fenomeno  analogo  a  quello,  che  intervenne 
per  le  regioni  boreali.  Forse  i  geologi  hanno  errato  nell' at- 
tribuire queste  invasioni  del  mare  nelle  vallate  a  movimenti 
del  suolo  piuttosto  che  a  variazioni  del  livello  marino;  ma 
non  possiamo  ancora  sostituire  al  concetto  della  geologia  clas- 
sica della  costanza  del  livello  marino,  una  spiegazione  più  pre- 
cisa e  del  pari  soddisfacente.  È  già  un  vantaggio  però  il  sot- 
trarre, in  base  al  frastaglio  delle  coste  occidentali  dell'Africa 
e  delle  grandi  sue  isole,  la  origine  dei  fiordi  dal  fallace  legame, 
con  cui  fu  vincolata  alla  erosione  glaciale  da  autorevoli  scrit- 
tori, quali  il  Ramsay  ed  il  Tyndal. 

Dell'  idea  di  una  recente  emersione  del  Sahara  abbiamo  visto 
a  suo  luogo;  qui  ci  limitiamo  a  ricordare  come  la  antica  data 
dell'azione  erosiva,  atmosferica,  su  questa  regione  sia  in  ar- 
monia colla  storia  geologica  dell'antico  continente,  il  quale 
nella  sua  sterminata  ampiezza  e  nella  uniformità  del  suo  rilievo 
orografico  era  nel  miglior  modo  disposto  a  risentire  j^rofonda- 
mente  le  intervenute  modificazioni  climatologiche,  nelle  quali 
risiede  una  così  ampia  ed  importante  categoria  di  cause  oro- 
genetiche. Che  r  uomo  abbia  assistito  ad  alcuna  di  queste  mo- 
dificazioni climatologiche,  in  particolare  l' uomo  nero,  che  ci 
sforziamo  a  riconoscere  proprio  fratello  della  nostra  razza,  è 
a  nostro  avviso  molto  probabile;  e  ben  potrebbe  darsi  che 
siccome  le  faune  fossili  ci  ricordano  i  climi  geologici,  anche 


174  Geografìa  e  Geologia  dell'Africa 

la  razza  nera  finisca  col  dimostrarci  un  ricordo  del  clima 
terziario  o  del  quaternario  antico,  dal  quale  le  altre  razze, 
in  particolare  la  caucasica,  non  ponno  serbare  alcun  ricordo 
nei  propri  caratteri  etnologici.  Dove  comparve  piìi  per  tempo 
il  tipo  dei  mammiferi  non  è  egli  i)iìi  j^robabile  che  sia  com- 
parso il  precursore  della  nostra  specie?  Ma  queste  ipotesi 
sono  assai  al  disopra  della  nostra  competenza;  noi  ci  limi- 
tiamo coir  affermare  nuovamente,  alla  fine  di  questa  breve 
rivista  della  geologia  africana,  che  il  continente  nero  è  terra 
assai  anticamente  emersa  ed  appunto  per  ciò  è  la  terra  dei 
deserti  e  delle  savane,  è  Ui  terra  del  sale  e  delle  arenarie.  Ta- 
cita e  solenne  sfinge,  si  erge  sugli  acrocori  dell' Al)issinia  e 
dello  Zanzibar  quell'enorme  formazione  vulcanica,  senza  coni 
ne  crateri.  Ancora  misteriosa  è  la  cagione  per  la  quale  così 
ampi  bacini  lacustri  siano  stati  scolpiti  nel  seno  delle  for- 
mazioni anticamente  emerse.  Inspiegati  tuttora  si  sj^rofondano 
nello  spessore  della  formazione  dei  Karoo  i  pozzi  adamanti- 
feri.  Quando  la  civiltà  vera  si  sarà  fatta  strada,  senza  im- 
posture, attraverso  i  perigliosi  meandri  delle  africane  correnti 
ed  avrà  compiuto  in  modo  meno  barbaro  di  (pianto  è  avve- 
nuto per  l'America  la  rigenerazione  di  quel  continente,  an- 
clie  hi  geologia  avrà  fatto  un  altro  passo  gigantesco;  per  ora 
essa  h  alle  prime  lettere  del  suo  alfabeto. 

X 

C  L  I  ^I  A 

L'Africa,  come  paese  collocato  per  hi  maggior  parte  della 
sua  estensione  superficiale  nella  zona  tnnida.  ì-  un  paese  im- 
mensamente caldo. 

Ecco  la  divisione  dell'Africa  in  zone,  secondo  il  Dott.  Ales- 
sandro 8upan  {Temperaturzonen  cler  Erdé).  La  superficie  data 
in  miglia  tedesche   è  ridotta  ({ui   in  chilometri  quadrati: 


Geografia  e  Geologia  dell'Africa  17B 

Zona  tropicale   settentrionale  11.280.500  cliil.  qnad. 
»  »  meridionale         6.204.000      »  » 

Zona  estropicale  settentrionale     8.217.000      »  » 

»  »  meridionale        2.403.500      »  » 

Zona  temperata   (fascia   eqna- 

toriale)  settentrionale        198.000      »  » 

»       temperata  (fascia    eqna- 

toriale)  meridionale  610.500      »  » 

Sicché  appartengono  alla  zona 

tropicale 17.484.500      »  » 

Alla  zona  estropicale   .      .      .   10.620.500      »  » 

»         »      temperata    .      .     .         808.500      »  » 

Totale  28.913.500  cliil.  qnad. 
Per  zona  tropicale  intende  il  Supan  lo  spazio  compreso 
entro  nna  linea  indicante  la  minima  media  temperatnra  di 
20°  pel  mese  più  freddo  ;  per  estropicale  i  paesi  tra  qnesta 
linea  e  l'isoterma  del  20";  per  temperata  (fascia  eqnatoriale) 
qnelli  che  stanno  fra  l'isoterma  del  20°  e  quella  indicante 
la  minima  del  0°  nel  mese  più  freddo. 

Dal  quadro  surriferito  si  vede  che  circa  il  60  \  appartiene 
alla  zona  tropicale,  circa  il  37  %  alla  zona  estropicale,  e  ap- 
pena il  3  °'o  appartiene  alla  zona  temperata. 

I  limiti  di  queste  tre  zone,  secondo  il  Supan,  che  si  trovano 
indicati  nella  tavola  (1)  mettono  nella  zona  più  calda  tutto 
il  bacino  del  Niger,  del  Congo,  dello  Zambese,  dell'Alto  Nilo 
fino  a  Cartmn,  del  lago  Tsad,  e  di  altri  minori  e  Madagascar. 
Nella  zona  estropicale  sta  il  bacino  del  Limpopo,  l'altipiano 
transvaliano,  la  regione  dei  Draconberg  e  il  deserto  di  Ca- 
laharri  col  paese  di  Namaqua,  al  sud,  ed  al  nord  poi  la  Tu- 
nisia quasi  intera,  l'altipiano  algerino,  la  bassa  Cirenaica,  col 
Saliara  tutto,  compresavi  la  valle  del  Nilo  inferiore  a  Cartum, 


(1)  Vedi   la  carta  del  Clima. 


176  Geografia  e  Geologia  dell' Africa 

il  biiciuo  del  Senegal  e  le  Canarie.  Nella  zona  temperata  si 
comprendono  la  Terra  del  Capo  e  il  basso  corso  dell'Orange 
al  sud;  e  il  ]\Iarocco  e  il  Teli  Algerino  e  la  valle  della  Me- 
gerda  e  la  parte  più  alta  dell'  altipiano  cirenaico  al  nord. 

Questa  divisione  in  zone  però  ha  soltanto  valore  volendo 
tener  conto  della  temperatura  media  annuale;  ma  si  sa  bene 
come  le  medie  sono  una  indicazione  erronea  che  non  può 
avere  valore  che  quando  i  dati  che  la  compongono  sono  vi- 
cinissimi fra  se,   o  in  sostituzione  di  questi  poco  esatti. 

Appunto  per  quest'  ultimo  riguardo  ha,  per  un  primo  cenno, 
valore  questa  indicazione  media,  e  su  di  essa  ci  fondiamo  per 
intenderci  nella  trattazione  ulteriore. 

Per  il  fatto  in  sé  stesso,  e  più  ancora  per  la  sua  influenza 
sui  fatti  climatici  e  sui  biologici  hanno  molto  maggior  im- 
portanza i  dati  estremi.  Noi  però  dobì)iamo  ancora  un'altra 
volta  confessare  che  i  dati  sull'Africa  sono  troppo  scarsi  per 
poter  affermare  con  sicurezza;  quello  che  si  dirà  è  quel  che 
ora  si  ritiene  più  vicino  al  vero. 

L'Africa  deve  la  sua  altissima  temperatura  alla  sua  posi- 
zione rispetto  al  Sole,  cosicché  la  più  gran  parte  della  sua 
superficie  riceve  per  tutto  Tanno  in  (pialche  punto  i  raggi 
del  Sole  perpendicolari.  Ma  l'Africa,  che  per  questo  ra])porto  si 
trova  in  condizioni  pari  ad  altre  regioni,  come  l'America  e  le  isole 
della  Sonda,  ha  il  tristo  privilegio  di  essere  di  molto  più  calda 
che  questi  paesi.  Ciò  ò  dovuto  alla  forma  della  sua  super- 
ficie, che  ò  causa,  e  poi  (come  succede  in  tanti  altri  fatti  na- 
turali molto  complessi)  effetto,  della  mancanza  di  vegetazione. 

Noi  abbiamo  visto  come  l'Africa  ha  una  terza  parte  della 
sua  sujDerficie,  quasi  tutta  collocata  al  nord,  spoglia  di  ve- 
getazione. Il  gran  deserto  di  Sahara  influisce  moltissimo  e 
sinistramente  sul  clima  africano.  Il  fatto  si  ripete,  benché  in 
proporzioni  di  molto  minori,  al  mezzogiorno,  dove  il  deserto 
di  Calaharri  esercita  la  stessa  funzione  del  Sahara,  limitata 
però   in  ragione  della  sua  area. 


Geografìa  e  Geoìogìa  deW Africa  177 

Né  questo  fatto  dell' influenza  del  gran  deserto  è  solamente 
africano.  Il  Saliara  non  è  che  un  tratto  di  quell'enorme  fascia 
che  va  dall'Atlantico  al  canal  di  Manciuria,  ed  è  composto  del 
Sahara,  del  deserto  arabo,  dei  deserti  salati  dell'altipiano  ira- 
nico, delTuran,  del  bacino  delTarim,  del  Tibet,  della  Mongolia. 
Tutte  queste  alte  pianure  che  sono  interrotte  soltanto  da  rari 
corsi  di  acque,  clic  formano  qualche  lunga  oasi  simile  alla 
niliaca,  o  da  qualche  catena  di  monti  che  si  erge  su  di  esse, 
sono  come  le  africane  sprovviste  di  vegetazione;  e  talora  sa- 
line e  pietrose  e  quindi  assolutamente  deserte,  talora  invece 
con  una  polvere  che  aspetta  unicamente  dell'acqua  per  di- 
venire fertilissima. 

Così  pure  i  deserti  del  Calaharri  trovano  riscontro  nel- 
l'Australia. Anche  qui  le  condizioni  climatiche  si  trovano 
ripartite  nella  stessa  successione,  pioggie  tropicali  di  estate  al 
nord,  deserti  nella  zona  tropicale,  umidità  nell'epoca  invernale 
al  sud.  Ed  anche  nell'America  trovansi  ricordi  del  clima  del- 
l'Africa nella  distribuzione  del  calorico,  per  cui  i  massimi  di 
temperatura  non  trovansi  nella  zona  centrale  sotto  l'Equatore; 
ma  negli  altipiani  della  Sonora,  che  corrispondono  all'ingrosso 
al  Sahara;  e  in  quelli  all'  oriente  delle  Ande  cilene  nella  repub- 
blica Argentina,  clie  fanno  riscontro  al  deserto  di  Calaharri. 

Tali  fatti  in  tutti  questi  paesi  hanno  le  medesime  ragioni; 
ma  come  queste  ragioni  perturbatrici  del  clima  matematico, 
per  circostanze  clie  diremo,  spiegano  la  loro  efficacia  massi- 
mamente in  Africa,  cosi  il  fenomeno  della  perturbazione  rag- 
giunge in  Africa  una  importanza  molto  maggiore  che  negli 
altri  paesi  e  questa  va  parallela  colla  grande  superficie  delle 
zone  deserte. 

L'altezza  varia  sopra  il  livello  del  mare,  la  direzione  dei 
venti  dominanti,  la  abbondanza  o  scarsezza  delle  pioggie,  la 
conseguente  ricchezza  o  mancanza  di  vegetazione,  sono  cause 
che  perturbano  immediatamente  l'andamento  regolare  del  clima; 
si  potrebbe  dire  che  queste  ultime  sono  anche  effetto  del  clima, 

12.  —  Geografia  e  Geologia  dell'Africa. 


178  Geografìa  e  Geologia  dell'Africa 

ed  è  vero,  ma  furono  effetti  inizialmente,  clie  ora  alla  lor  volta 
sono  diventati  le  cause  alle  quali  ò  dovuta  la  attuale  con- 
dizione di  cose.  Di  questi  fatti,  che  era  necessario  accennare 
a  questo  punto,  si  dirà  particolarmente  più  innanzi,  ora  si 
continua  la  esposizione  della  distribuzione  del  calorico  sulla 
superficie  dell'Africa, 

Restando  sempre  nella  somma  TAfrica  centrale  la  parte  più 
calda,  il  massimo  di  temperatura  e  il  minimo  si  spostano  al- 
ternativamente dal  nord  al  sud  secondo  la  posizione  del  Sole 
rispetto  alla  Terra,  come  è  naturale  in  una  parte  del  mondo 
che  è  posta  a  cavallo  dell'Equatore. 

Cllììia  del  Lìiglio,  estate  sett,  —  Nel  tempo  in  cui 

il  Sole  sta  nell'emisfero  settentriojaale,  il  massimo  caldo  si 
trova  nella  regione  sahariana,  nel  Sudan  settentrionale,  sulle 
rive  del  Mar  Rosso.  Uno  spazio  che  tocca  Tuat,  Mursuc,  Car- 
tum  e  Timboctu  ha  nel  Luglio  una  temperatura  media  di  30. 
Questo  massimo  va  diminuendo  in  tutte  le  direzioni  tanto  verso 
i  mari  circostanti  quanto  verso  le  regioni  dove  le  g-randi  pioggie 
alimentano  una  ricca  vegetazione;  e  così  la  media  del  Luglio 
di  oO"  nella  spiaggia  di  Assab,  Massaua,  di  28"  a  Lagos,  di  oO" 
al  lago  Tsad,  a  Ladò,  a  Tripoli,  al  Fajum  (S.-O.  del  Cairo), 
20°  sulla  spiaggia  marocchina,  27°  al  Capo  Verde. 

Li  questa  stagione  (Luglio)  la  temperatura  è  a  24"  circa 
nella  media  del  bacino  del  Congo,  a  22°  in  quello  dello  Zam- 
bese,  a  1(1°  in  quello  dell'Orange,  a  12°  al  Capo  di  P)Uona 
Speranza. 

Un  fatto  degno  di  nota,  e  che  si  ripete  nell'America  me- 
ridionale e  che  la  temperatura  })iù  fredda  si  avanza  di  circa 
12  gradi  verso  l'Equatore  in  tutti  e  due  i  jìaesi  sulla  costa 
occidentale  in  confronto  che  sull'orientale,  cosi  la  tenq)eratura 
del  20°  media  del  Luglio  a  Solala  e  alla  parte  meridionale  di 
Madagascar  (20°,  25'  lat.  sud)  è  la  stessa  che  si  trova  a  Loanda 
(e.  9°  lat.  sud),  nella  stessa  guisa  che  Rio  Janeiro  in  Luglio  ha 
la  stessa  tem})eratiii  a  del  Callao. 


Geografia  e  Geologia  dell'Africa  179 

La  ragione  di  questo  spostamento,  clic  è  il  più  notevole 
che  avvenga  nelle  linee  isotermiche  dell'Africa,  è  dovuta  alle 
correnti  marine.  Sulla  costa  orientale  dell'Africa  batte  la  cor- 
rente calda  del  Mozambico,  che  procede  dalla  parte  equato- 
riale dell'Oceano  Indiano;  e  sulla  americana  batte  la  corrente 
brasiliana  che  parte  dal  golfo  della  Guinea;  ambedue  cor- 
renti caldissime.  Invece  lungo  la  costa  del  paese  dei  Nama 
e  del  Chile  scorrono  correnti  fredde  provenienti  dai  mari 
antartici. 

Clima  (lei  Gennaio^  estate  nierid,  —  Quando  in_ 

vece  il  sole  tocca  il  tropico  del  Capricorno  succede  l'estate 
neir  emisfero  meridionale  e  l' inverno  nel  settentrionale.  Com- 
plessivamente l'Africa  è  molto  meno  calda  nel  mese  di  Gen-, 
naio  che  non  nel  mese  di  Luglio.  Nel  mese  di  Gennaio  vi 
sono  due  distretti  con  massimo  caldo  che  in  media  però  non 
passa  i  30°.  Uno  è  nel  deserto  di  Calaharri  e  nel  bacino  del 
Ngami,  l'altro  è  nel  bacino  del  medio  Congo  e  del  Nilo  bianco. 
Da  questo  massimo  si  scende  lentissimamente  e  quasi  insen- 
sibilmente nella  zona  intertropicale  ;  ma  molto  rapidamente 
nelle  regioni  che  circondano  i  deserti  e  le  steppe  australi 
sicché  al  Capo  di  Buona  Speranza  si  ha  nel  Gennaio  una 
media  di  soli  20°,  eguale  quindi  alla  temperatura  estiva  del 
Mediterraneo.  Al  nord  poi  il  raffreddamento  h  sensibile  ap- 
pena si  tocca  la  regione  sahariana  la  quale  una  temperatura 
media  del  Gennaio  di  20°  al  lembo  meridionale  e  di  12°  sulle 
rive  del  Mediterraneo,  scendendo  al  disotto  del  10°  in  tutta 
la  regione  dell'Atlante. 

Per  cui  si  hanno  tre  modi  molto  diversi  nel  comportarsi 
del  clima  africano  per  quel  che  riguarda  il  calore.  Uniforme 
o  quasi  uniforme  nella  regione  equatoriale,  esso  è  invece  vario 
nelle  due  parti  estreme;  ma  le  distanze  fra  il  caldo  ed  il 
freddo  non  sono  molto  sensibili  dalla  parte  di  mezzogiorno  5 
all'incontro  nelle  regioni  sahariana  e  mediterranea  le  diffe- 
renze  sono   molto  crrnndi. 


180  Geografia  e  Geologia  dell'Africa 

Uua  pari  considerazione  va  fatta  per  le  variazioni  della 
tempei*atura  nel  corso  di  un  giorno.  In  nessun  luogo  la  dif- 
ferenza di  temperatura  fra  il  giorno  e  la  notte  è  così  note- 
vole come  nelle  zone  dove  ap])unto  è  massima  la  differenza 
tra  l'estate  e  l'inverno.  La  mancanza  di  vegetazione  e  di 
umidità  che  permette  un  enorme  riscaldamento  di  giorno,  non 
impedisce  in  nessun  modo  l'irradiazione  notturna,  per  cui  le 
notti  sono  oltremodo  fredde  per  quel  clima;  molto  più  fredde 
anche  di  quello  che  sieno  le  notti  di  paesi  assai  j)iù  setten- 
trionali. 

Particolari  di  questi  fatti  e  molto  interessanti  si  danno  nel 
prospetto  (1). 

Cliììli  vetri,  —  Naturalmente "^in  queste  indicazioni  ge- 
nerali non  si  h  tenuto  conto  che  dei  paesi  piani  o  di  altezze 
mediocri  ;  ascendendo  nelle  regioni  alte  si  trovano  molti  punti 
nei  quali  si  ripetono  i  climi  di  paesi  temperati  ed  anclie 
freddi.  Tutto  l'alto  Atlante  marocchino,  l'altipiano  abissino, 
i  tratti  alti  del  grande  acrocoro  niliaco,  il  Chenia,  il  Cliili- 
raangiaro,  le  cime  dei  monti  del  Capo,  il  Cameron,  i  monti 
delFAhaggar  ricevono  le  nevi  ogni  anno  e  le  conservano  per 
parecchi  mesi  ;  il  Chenia,  il  Chilimangiaro,  e  probabilmente  i 
picchi  più  alti  delle  catene  atlanticlie  ed  abissine  hanno  forse 
le  nevi  perpetue. 

Ma  tornando  alla  distribuzione  o-enerale  del  calore  e  alle 
differenze  che  sono  tra  il  caldo  e  il  freddo  medio,  si  trova 
che  le  differenze  massime  sono  distribuite  in  (piesto  modo. 
La  massima  differenza  fra  la  temperatura  media  del  mese  più 
caldo,  e  quella  del  mese  più  freddo  è  di  circa  20°  (8upan 
uud  Wildj  in  un  distretto  del  deserto  del  Sahara  che  è  limi- 
tato da  una  linea  di  confine  i)arallela  alle  coste  settentrio- 
nali, orientali  ed  occidentali  e  alla  regione  nieridionah'  ricca 
di   vegetazione  del   Sudan;  e  questa  differenza  va  diminuendo 


li  Vedi  prospetto  C. 


Geografia  e  Geologia  dell'Africa  181 

in  zone  parallele,  finche  si  arriva  ai  mari  a  N.-E.  ed  0.  o 
entro  terra  fino  al  10°  lat.  nord  ;  è  minima  (inferiore  a  5°)  in 
tutto  quel  tratto  di  Africa  centrale  in  generale  ricchissimo  di 
vegetazione  che  va  dal  Bahr  el  Gazai  al  Banguelo  e  dalla  Li- 
beria all'Oceano  indiano.  La  difterenza  torna  ad  aumentare 
verso  il  Mezzogiorno  al  di  là  del  12°  parallelo  meridionale 
e  aumenta  rancidamente  nella  depressione  centrale  dell'  alti- 
piano dell'xVfrica  australe,  fino  a  raggiungere  il  massimo  di 
15  a  20  or-radi  nel  Calaharri.  E  così  si  ha  un  esatto  riscontro 
delle  massime  diiferenze  di  temperatura  colle  massime  tem- 
perature di  un  j^^ese.  Questo  fatto  compare  ugualmente  nel- 
l'Australia, nella  regione  andina  platense  dell'America  meri- 
dionale; che  corris^condono  anche  per  questo  riguardo  all'Africa 
australe  ;  nell'  altipiano  siro-arabo  ed  iranico,  e,  quantunque 
meno  evidentemente,  nella  Sonora  e  nell'Utah  che  corrispon- 
dono in  Asia  ed  in  America  al  Sahara  africano. 

Pressione  baroìnetrlea,  —  Per  quel  che  riguarda  la 
pressione  barometrica  si  può  dire  che  in  generale  in  Africa 
non  avvengono,  in  media,  differenze  barometriche  notevoli,  spe- 
cialmente nella  parte  centrale,  e  le  più  forti  si  trovano  sempre 
nelle  parti  più  settentrionali  e  più  meridionali  del  continente; 
ma  sempre  però  in  un  grado  meno  sensibile  di  quello  che 
succede  nelle  altre  parti  del  mondo,  specialmente  nell'Emi- 
sfero settentrionale. 

Quello  che  si  conosce  finora  di  questo  argomento  oftre  una 
importante  conclusione,  ed  è  che  si  trovano  in  Africa  due 
zone  perfettamente  distinte  ed  opposte  nelle  stagioni  princi- 
pali. Nei  mesi  che  appartengono  al  Solstizio  del  Capricorno 
tutta  la  regione  del  Sahara  e  la  regione  dell'Atlante  hanno 
una  forte  pressione  Ijarometrica,  che  va  aumentando  man 
mano  che  si  va  a  N.  E.  e  X.  0.  da  una  media  di  760'"""  a 
una  media  verso  l'Egitto  di  764  e  presso  il  Marocco  di  765, 
mentre  tutto  il  resto  dell'xVfrica  fino  alla  terra  del  Capo  è 
una  regione  a  piccola  pressione,  inferiore  ai   760"""   con  un 


182  Geografia  e  Geologia  dell'Africa 

iiiiniiiio  medio  di  755  nel  bacino  dello  Zambese;  tornando  a 
oltrepassare  i  760"""  nella  Terra  del  Capo  di  Buona  Speranza. 
Xei  mesi  invece  che  appartengono  al  Solstizio  del  Cancro  av- 
viene il  fenomeno  opposto,  quantunque  con  limiti  non  perfet- 
tamente eguali:  tutta  la  regione  sahariana,  il  bacino  del  Xiger, 
toltene  le  coste,  l'Abissinia  e  la  j^enisola  dei  Somali  sono  re- 
gioni a  scarsa  pressione  (760-756"""),  con  tendenza  a  diminuire 
sempre  più  che  vi  si  avvicina  al  Mar  Rosso,  mentre  tutta 
l'Africa  australe  e  le  coste  della  Guinea  sono  i  paesi  a  mag- 
giore pressione  (760-768),  che  raggiunge  il  massimo  nel  ba- 
cino dell' Grange.  Per  un  riscontro  a  quel  che  avviene  nel 
Gennaio  neUa  regione  del  Capo,  nell'estate  vi  è  un  distretto 
di  maggior  pressione  nei  paesi  dell'Atlante. 

Anche  per  questo  rispetto  dunque  si  presenta  nellAfrica 
questa  sinunetrica  disposizione  delle  sue  parti  al  di  qua  e  al 
di  là  dell'Equatore. 

Veìlti,  —  L'Africa  quasi  tutta  è  nel  dominio  degli  Alisei 
almeno  per  qualche  tempo  dell'anno.  L'Aliseo  di  N.  K.  lungo 
le  coste  occidentali  dell'iVfrica  si  stende  dal  5°  al  24"  di  lat.  N. 
nell'inverno  e  nell'estate  11°  al  35°,  l'Aliseo  di  S.  E.  dal 
e.  l\V6  N.  nell'inverno  e  dal  3°,  15'  lat.  N.  nell'estate  al  30° 
lat.  S.  Questi  sono  i  limiti  estremi  di  questo  vento  in  mare; 
siccome  })oi  la  loro  maggiore  o  minore  estensione  dipende  dalla 
posizione  del  Sole,  cosi  si  danno  spostamenti  che  producono  le 
variazioni  secondo  le  stagioni;  ma,  tolte  queste,  si  può  sempre 
dire  clic  la  massima  parte  dell'Africa  dovrebbe  essere  nel  do- 
minio di  questi  venti.  Le  eccezioni  a  questo  predominio  sono  di 
due  maniere  ;  una  causata  da  alcuni  venti  speciali,  che  sono  de- 
terminati (bilia  posizione  zenitale  del  Sole,  liiltra  dalle  con- 
dizioni topografiche  dei  singoli  paesi.  La  ju-ima  di  queste  cause 
produce,  oltre  le  brezze  locali,  i  monsoni  che  esercitano  una  in- 
fluenza grandissima  in  tutto  il  Sudan  e  sull'altipiano  orientale; 
l'altra  è  dovuta  a  grandi  catene  di  montagne  che  sbarrano 
il  i)asso  a  ogni  vento  ;  ma  specialmente  agli  alisei  ed  ai  mon- 


Geografia  e  Geologia  dell'Africa         .  183 

soni,  che  sono  venti  bassi.  Ma  dove  questi  ostacoli  non  si 
trovino  la  legge  generale  dei  venti  esercita  il  suo  predominio  ; 
così  tutto  il  Sahara  è,  come  le  regioni  delle  steppe  asiatiche, 
il  regno  incontrastato  dall'Aliseo  di  nord-est. 

Tutta  la  regione  del  Sudan  è  posta  in  quelle  zone  dove 
i  venti  alisei  di  X.  E.  e  di  S.  E.  piegano  senqn-e  più  in  di- 
rezione di  E.  0.  per  la  maggiore  velocità  di  traslazione  di 
ogni  punto  della  terra  nei  luoghi  collocati  alla  massima  di- 
stanza dall'  asse  di  rotazione  della  sfera  terrestre.  Questi  venti 
talora  si  incontrano,  ma  bene  spesso  essi  sono  deviati  o  elisi  da 
cause  speciali  dovute  o  a  posizione  di  luoghi  ;  ma  specialmente 
alla  ^^osizione  zenitale  del  Sole.  Il  Sole  riscaldando  fortemente 
dei  vasti  tratti  di  terra  africana,  determina,  come  indicammo, 
quelle  enormi  brezze  che  si  dicono  i  monsoni,  i  quali  secondo 
le  circostanze  possono  avere  la  direzione  medesima  degli  Ali- 
sei o  essere  deviazioni  o  anche  inversioni  locali  delle  correnti 
generali  e  costanti.  I  venti  da  Giugno  a  Settembre  che  sof- 
fiano nella  direzione  di  S.  0.  e  di  0.  S.  0  dall'Atlantico  verso 
le  coste  della  Guinea  settentrionale,  grazie  al  forte  riscalda- 
mento che  in  quel  tempo  subisce  la  zona  deserta  del  Sahara, 
riescono  a  vincere  gli  alisei  di  N.  E.  e  a  deviare  nella  loro 
direzione  gli  alisei  di  S.  E.  Il  forte  riscaldamento  del  Sahara 
determina  pure  un  monsone  del  Mediterraneo  che  è  conosciuto 
col  nome  di  venti  etesei,  e  questi  bene  spesso  soffiano  nella 
direzione  dell' Aliseo  di  N.  E.  Il  classico  monsone  dell'Oceano 
Indiano,  i  venti  cflppalo^  quando  soffia  nella  direzione  del- 
l'Oceano  Indiano  verso  l'Asia,  sopprime  nell'Oceano  e  nelle 
terre  circostanti  l'Aliseo  di  N.  E.  e  prolunga,  deviandolo, 
1" Aliseo  di  S.  E.  Ma  quando,  ripassata  la  linea,  il  Sole  assume 
declinazione  australe,  allora  la  efficacia  dei  raggi  solari  si 
esercita  nelle  alte  pianure  dell'Africa  centrale  e  meridionale 
e  determina  il  ritorno  al  regolare  andamento  degli  Alisei  nel- 
l'Oceano Indiano,  producendo  un  uionsone  che  è  nella  loro 
direzione. 


184  Geografia  e  Geologìa  dell'Africa 

Venti  e  piofjfjie,  —  Parlando  ora  dei  venti  in  partico- 
lare non  possiamo  disgiungere  questa  esposizione  da  quella 
che  riguarda  la  umidità  che  essi  portano,  giacche  sono  cose 
così  strettamente  legate  che  a  disgiungerle  si  sarebbe  nella 
necessità  di  continue  ripetizioni. 

Anche  per  la  quantità  dell'  acqua  che  casca  si  ha  in  Africa 
una  distribuzione  simmetrica.  Una  regione  di  massima  pioggia, 
superiore  ai  180  cent,  d'acqua  l'anno  in  media,  sta  fra  l'Equa- 
tore e  il  10°  di  latitudine  nordica,  oltrepassa  l'Equatore  nel- 
l'emisfero meridionale  sulle  coste  dell'Oceano  Indiano  e  nel 
bacino  del  Nilo  e  del  Tanganica,  e  tocca  i  uuissimi,  oltre  i 
2  metri,  in  Liberia,  alle  foci  del  Xiger  e  nell'iVbissinia  meri- 
dionale (Ij.  A  X.  e  a  S.  di  queste  »one  centrali  diminuiscono 
le  pioggie,  finché  si  giunge  ai  minimi  Cda  0  a  20  cent,  al  più 
annui]  nel  Sahara  al  nord  e  nel  Cahdiarri  al  sud,  per  ritro- 
vare doj)0  due  zone  relativamente  ricche  d'acqua  al  Capo  di 
Buona  Speranza  e  sulle  rive  del  Mediterraneo. 

Vediamo  ora  con  qualche  particolarità  la  distribuzione  dei 
venti  e  delle  pioggie  nelle  principali  regioni  dell'Africa. 

Tutte  le  contrade  centrali  dove  indicammo  che  cade  la 
nuiggiore  quantità  d'  ac(pia,  che  vanno  presso  a  poco  dal  jja- 
rallelo  di  Cartum  a  quello  di  Benguela,  si  possono  dire  sog- 
gette tutte  alle  medesime  leggi  per  quel  che  riguarda  le  jiioggie 
ed  i  venti. 

Esse  devono  le  alterazioni  delle  correnti  degli  Alisei  al  mo- 
vimento del  Sole;  e  alla  sua  posizione  zenitale  devono  per 
la  più  parte  le  pioggie,  ed  esse  ugualuicntc  ritornano,  tosto 
che  il  Sole  sia  allontanato  dallo  zenit,  sotto  il  dominio  degli 
Alisei,  che  sono  venti  secchi. 

Questo  fatto  poi  in  Africa  ha  un  risalto  maggiore  di  quello 
che  abbia  nelle  parti  del  mondo  che  si  trovano  nelle  stesse 
condizioni  \)vy  jiosizione  e  per   tcmperaturn.    In    Africa  non 


(1)  Vedi  prospetto  D, 


Geografia  e  Geologia  dell'Africa  185 

abbiamo,  salvo  qualche  raro  punto  che  ci  occuperà  poi,  quelle 
grandi  catene  di  monti  che  in  Asia  ed  in  America  arrestano 
i  venti,  o  li  costringono  a  depositare  sui  loro  fianchi  tutta 
r  umidità  che  trasportano.  Nell'Africa  tropicale  il  Cameron 
sulla  costa  occidentale,  e  nella  orientale  il  Chenia,  il  Cliili- 
mangiaro,  gli  altipiani  dell'Abissinia  presi  pure  nel  senso  più 
ampio,  sono  i  soli  nell'Africa  equatoriale  che  per  altezza  pos- 
sano paragonarsi  alla  media  altezza  delle  montagne  asiatiche 
e  americane,  ma  non  occupano  clic  o  j^unti  isolati  o  zone  re- 
lativamente molto  limitate.  E  le  linee  di  sollevamento  lung-o 
le  coste  dell'  Oceano  indiano  non  sono  come  le  Ande  o  l' Ima- 
laja,  catene  marginali,  ma  scarpe  di  sollevamenti  di  un  al- 
tipiano interno,  né  tanto  alte;  somigliano  molto  più  ai  monti 
Gati  del  Decan;  per  cui  non  sono  tali  da  determinare  una 
deposizione  di  tutto  il  vapore  acqueo  sui  loro  fianchi.  Quindi 
l'Aliseo,  quando  domina  non  contrastato  dal  sole,  non  trova 
ostacoli  e  scorre  queste  immense  superfici,  ed  essendo  l'Aliseo 
generalmente  un  vento  secco,  mentre  esso  spira,  non  piove. 
Quindi  in  questo  territorio,  che  corrisponde  alla  zona  tro- 
picale di  Su2)an  (1),  le  pioggie  dipendono,  come  si  disse,  quasi 
unicamente  dalla  posizione  zenitale  del  Sole  e  dei  venti  (mon- 
soni, brezze),  che  da  questa  posizione  e  dal  contrasto  tra  il 
riscaldamento  della  terra  e  del  mare  vengono  determinati. 
Nel  temjDO  in  cui  il  Sole  sta  sopra  verticalmente  ad  un  luogo 
o  poco  tempo  dopo,  le  precipitazioni  sono  copiose  perchè  si 
formano  delle  colonne  di  aria  carica  dei  vapori  raccolti  nei 
mari  vicini,  i  quali  essendo  ad  alta  temperatura  ne  formano 
abbondantemente  e  che  ascesi  ad  alte  regioni  si  condensano 
e  si  scaricano  bruscamente  in  veri  nubifragi  sopra  la  terra. 
L'epoca  in  cui  avvengono  queste  pioggie  varia  naturalmente 
secondo  che  varia  la  posizione  del  Sole  e  dipende  quindi  dalla 
altezza  latitudinale  dei  paesi.  E  ovvio  che  sotto  l'Equatore 


(1)  Vedi  sopra  pag.  175, 


186  Geografia  e  Geologia  dell' Africa 

si  abbiano  due  periodi  di  precipitazione  che  devano  essere 
presso  a  jìoco  nei  periodi  degli  equinozi  e  che  ai  tro})iei  re])oca 
della  pioggia  sia  una  sola  e  debba  corrispondere  col  rispettivo 
solstizio. 

PiOf/gie  equatoriali.  —  Abbiamo  dunque  in  Africa  una 
regione  di  doppie  pioggie  di  primo  estate  e  di  autunno,  e  fra 
(pieste  vi  son  due  brevi  periodi  di  non  esagerato  secco;  questa 
regione  comprende  tutta  la  Guinea  settentrionale  fra  i  monti 
e  il  mare,  le  foci  del  Niger  e  tutta  quella  linea  di  altipiani 
che  dividono  il  bacino  del  lago  Tsad  dal  bacino  del  Congo, 
l'Abissinia  al  sud  del  lago  Tsana,  la  regione  delle  riviere  del 
Nilo  Bianco,  tutto  il  bacino  del  Congo,  dello  Zambese,  tutto 
il  territorio  dei  grandi  laghi  fina  alle  coste  corrispondenti 
dell'Oceano  Indiano. 

Al  sud  e  al  nord  di  questa  zona  a  doppia  precij^itazione 
si  trovano  le  zone  dove  il  Sole  arriva  perpendicolare  al  mo- 
mento del  solstizio  per  cui  i  due  periodi  si  confondono  in 
uno.  Perciò  al  nord  abbiamo  una  regione  nella  quale  piove 
nel  pieno  estate  fino  al  })rincipio  di  autunno,  e  questa  com- 
prende tutto  il  bacino  dei  fiumi  della  Senegambia,  tutto  il 
bacino  del  Niger,  salvo  la  foce,  il  bacino  del  lago  Tsad,  il 
Dar  For,  il  Vadai,  l'Abissinia  al  nord  del  Tsana,  Corrispon- 
dente a  questa  abbiamo  al  mezzodì  una  regione  che  com- 
prende il  bacino  del  Limpopo  e  dell'Alto  Grange  e  il  paese 
degli  (Jvambo  nel  quale  piove  pure  nelle  stagioni  calde  di  quei 
luoghi,  che  sarebbei'o  l'inverno  e  un  po' della  primavera  nostra. 

Regione  de/jli  Alisei,  —  A  settentrione  di  queste  zone 
abbiamo  la  regione  sahariana.  Questa  è  completamente  domi- 
nata dall' Aliseo  in  quasi  tutto  il  tempo  dell'anno,  questo  vento 
viene  di  E.  S.  E.  e  prima  di  giungere  in  Africa  attraversa 
gli  altipiani  della  Siria,  dell'Iran,  del  Turan,  tutte  regioni 
aridissime,  che  non  possono  fornirgli  vapori  se  non  in  mi- 
nima quantità;  di  più  sono  regifjni,  sempre  corrispondentemente 
alle  stagioni,  più  fredde  del  Sahara,  per  cui  venendo  in  regioni 


Geografia  e  Geologia  dell'Africa  187 

più  calde  l'Aliseo  acquista  la  attitudine  di  poter  tener  sciolta 
una  maggior  quantità  di  vapor  ac(j[ueo.  Quando  il  Sole  giunge 
zenitale  nella  parte  meridionale  del  Sahara  l'enorme  riscal- 
damento di  questa  regione  sprovvista  di  vegetazione  impe- 
disce la  formazione  delle  nubi,  inoltre  i  venti  orientali  che 
esso  determina  si  convogliano  coll'Aliseo  e  spirano  nella  di- 
rezione di  questo.  Nella  stagione  calda  il  Mediterraneo  non 
somministra  vapori  neppur  esso,  poiché  i  venti  non  spirano 
in  direzione  da  apportarne,  e  nelle  altre  stagioni  quando 
l'etesio  porta  i  vapori  nella  direzione  del  Sahara  le  alte  re- 
gioni dell'Atlante  e  della  Cirenaica  se  ne  impadroniscono  in 
gran  parte,  una  parie  casca  sulle  coste  del  mare  anche  piane, 
come  nel  Delta  egiziano  e  sulle  coste  della  Tripolitania. 

Nel  dire  poi  che  il  deserto  è  assolutamente  sprovvisto  di 
acqua,  non  si  intende  che  non  piova  assolutamente  mai,  ne 
in  ogni  luogo;  non  piove  in  modo  da  formar  perenni  corsi 
d'acqua.  Degli  uragani  versano  con  qualche  frequenza  ma 
senza  alcuna  regola  piccola  quantità  d'acqua;  e  le  alte  ca- 
tene dell' Ahaggar,  del  Tibesti  ed  altre  minori  sono  impor- 
tanti punti  di  concentramento  di  vapori. 

Una  regione  corrispondente,  ma  molto  più  ristretta  si  ha  nel- 
l'Africa meridionale,  e  comprende  il  deserto  di  Calaharri  e  la 
costa  dei  Damara  e  dei  Namaqua  sull'Atlantico.  In  questo  luogo, 
causa  la  ristrettezza  del  terreno  e  la  vicinanza  del  mare,  i  venti 
sono  più  irregolari  che  nel  Sahara,  ma  la  precipitazione  che 
avviene  per  mezzo  di  uragani  è  qualche  cosa  più  abbondante. 

Pioggie  invevìiali,  —  Tutta  la  regione  deir Atlante, 
una  striscia  sottile  del  territorio  della  Tripolitania,  l'altipiano 
della  Cirenaica  e  il  basso  Egitto  sono  nel  dominio  dei  venti 
e  delle  pioggie  del  Mediterraneo  e  perciò  il  massimo  dei  giorni 
di  pioggia  e  la  massima  (juantità  d' acqua  casca  nell'  inverno, 
tanto  che  i  G  mesi  estivi  si  possono  dire  assolutamente  sprov- 
visti di  pioggie.  Fa  un  po'  eccezione  a  questa  regola  il  Sa- 
hara algerino  dove  le   pioggie   sono   piuttosto   primaverili   e 


188  Geografìa  e  Geologia  dell'Africa 

autunnali  che  invernali;  mancano  però  anche  là  in  estate. 
Una  breve  rcfrione  attorno  al  Capo  di  Buona  Speranza  cor- 
risponde a  questi  paesi  del  Mediterraneo. 

Le  pioggie  della  vallata  del  Breede  e  dell'  Olifant  corri- 
spondono per  stagione  a  quelle  del  Sahara  algerino  (natural- 
mente invertite)  e  quelle  sulla  costa  dell'Atlantico  a  quelle 
del  Mediterraneo. 

Veìlti  (IciìlìlOSi,  —  Non  abbiamo  ancora  studi  speciali 
sulle  tempeste  per  quel  che  riguarda  l'Africa.  Essa  è  fuori 
dal  grande  impero  dei  cicloni,  che  im2)erversano  nell'Ame- 
rica centrale  e  settentrionale  e  in  Europa,  e  da  (pielli  dei 
mari  della  Cina.  Le  tempeste  dell'Oceano  Indiano  non  toc- 
cano l'Africa  continentale;  ma  al.  largo  fanno  sentire  la  loro 
violenza  nelle  isole  Mascarene. 

Sulle  coste  occidentali  tra  il  golfo  della  Guinea  e  il  Ca})0 
di  Buona  Speranza  vi  sono  i  cosidetti  tornados,  cicloni  di  un 
piccolo  diametro,  cinque  miglia  al  più,  che  si  formano  nel- 
r  interno  del  continente,  e  con  movimento  inverso  dei  grandi 
cicloni  si  dirigono  verso  il  mare,  dove  anche  continuano  per 
lungo  tratto.  Sono  assai  violenti  e  segnano  di  rovine  il  loro 
passaggio. 

In  Africa  spirano  i)oi  alcuni  venti  speciali  che  sono  molto 
conosciuti.  In  Africa  e  dall'Africa  e  lo  scirocco,  vento  saharico, 
che  si  fa  sentire  attraverso  il  Mediterraneo  nelle  grandi  penisole, 
e  porta,  secondo  alcuni,  col  nome  di  fòhn  la  sua  influenza  sulle 
alte  Alpi.  È  noto  il  carattere  dello  scirocco  che  in  Sicilia  e 
nel  Tirreno  è  un  vento  di  sud,  che  illanguidisce  e  abl)atte 
le  persone  più  robuste  e  2)iù  sjiiritose  e  porta  una  trista  in- 
fluenza, fortunatamente  breve,  persino  nella  natura  vegetale. 
E  un  vento  caldo,  asciutto.  Sulla  sua  origine  saharica  vi  è 
quasi  nessuno  dubhio,  si  discute  sul  modo  come  si  forma, 
pare  una  controcorrente  dell'aliseo  e  forse  un  vortice  in  grandi 
proporzioni.  Analoghi  a  (piesto  vento  il  Leveclie  di  Spagna, 
il  Leste  di  Muderà, 


Geografia  e  Geologia  dell'Africa  189 

Sulle  coste  della  Guinea  è  conosciuto  l'Harmattan,  dal 
Capo  Verde  alla  Costa  d'oro,  che  viene  di  preferenza  nel 
Gennaio  e  nel  Febbraio  nella  Guinea  e  verso  ]\rarzo-Aprile 
nella  Senegambia.  Viene  ordinariamente  in  direzione  da  N.  E. 
a  S.  S.  E.  Quando  esso  spira,  cessa  ogni  altro  vento.  E  caldo, 
penetrante,  torbido;  dissecca  le  erbe,  i  ramoscelli  degli  al- 
beri si  fanno  pendenti  come  staccati,  se  dura  molti  giorni 
si  riducono  le  foglie  in  polvere.  Gli  oggetti  di  legno,  i  me- 
glio costruiti,  si  disseccano  e  fanno  grandi  screj)olature  ;  fin 
che  infuria  gli  abitanti  stan  rinchiusi,  che  esponendovisi  dis- 
seccansi  gli  occhi,  il  palato,  le  labbra,  la  pelle  fina  si  scor- 
tica, il  respiro  diventa  faticosissimo;  fortunatamente  viene 
d'ordinario  a  rafiiche  che  non  durano  che  due  o  tre  2'iorni. 
Porta  però  il  vantaggio  di  far  cessare  le  febbri  e  le  altre  ma- 
lattie di  infezione  che  son  tanto  perniciose  in  quei  luoghi. 

Tutti  questi  venti  probabilmente  non  sono  che  manifesta- 
zioni esteriori,  che  diramazioni  di  quel  vento  dominante  nel 
gran  deserto  clie  è  conosciuto  col  nome  di  Samum,  o  Simum, 
che  vogliono  significhi  avvelenato^  che  in  Egitto  prende  il 
nome  di  chamsin  (50)  forse  dal  numero  dei  giorni  in  cui  spira. 
È  il  padrone  del  Sahara  ed  è  notevole  per  la  altissima  sua 
temperatura.  Il  Cielo,  che  ordinariamente  è  sereno,  quando 
comincia  a  sofliar  questo  vento,  si  intorbida  per  la  quantità  dei 
granelli  di  sabbia  desertica  che  viene  sollevata  ;  l' aria  è  bigia, 
carica  di  questa  polvere  che  penetra  da  pertutto,  il  Sole  pare 
un  disco  violaceo.  L'acqua  sparsa  per  terra  evapora  imme- 
diatamente, le  piante  erbacee  muoiono  presto,  gli  alberi  per- 
dono le  foglie;  i  polmoni  respirano  afi'annosamente ;  gli  occhi 
si  riempiono  di  polvere,  clie  è  causa  delle  oftalmie  così  ter- 
ribili in  Egitto.  Il  Samum  esercita  gravi  effetti  colla  sua  po- 
tenza meccanica;  esso  innalza  le  sabbie  in  modo  da  farne 
delle  bufere,  l' uomo  che  ne  è  colto  muore,  il  cadavere  si 
gonfia,  si  fa  cianotico  e  imputridisce  innnediatamente.  Si  hanno 
in  quei  paesi  continui  racconti  di  sventure  toccate  a  individui 


190  Geografìa  e  Geologia  dell'Africa 

ed  anche  a  carovane  intere  sepolte.  La  sua  potenza  si  ma- 
nifesta nelle  dune  che  cambia  di  posto  in  posto,  dando  ogni 
tanto   aspetti  nuovi  al  paese  che  percorre. 

Parlando  dei  fenomeni  meteorici  dell'Africa  dobbiamo  ri- 
cordare anche  le  altre  forme  di  precipitazione  acquea,  per 
quanto  ne  sappiamo. 

La  neve  come  si  disse  cade  soltanto  sugli  alti  monti,  nella 
zona  temperata  qualche  volta  si  vede  nelle  pianure  e  sino  al 
mare  ;  non  è  del  tutto  rara  la  neve  sul  lido  algerino.  Livece 
è  raro  che  il  monte  della  Tavola  al  Capo  di  Buona  Speranza 
si  copra  di  neve.  Le  nevi  persistenti  si  vuole  che  sieno  nel- 
l'Atlante, con  più  probabilità  in  Abissinia  al  di  là  dei  4300 
metri;  sul  Chenia  e  sul  Chilimairgiaro  sono  di  certo  al  di  là 
dei  5000  metri;  di  ghiacciai  in  xlfrica,  se  non  ve  n'ha  in 
quest'  ultimo  monte,  non  se  ne  parla.  La  grandine  è  un  fe- 
nomeno rarissimo  nell'Africa,  un  tempo  si  riteneva  che  non 
potesse  cadere  perchè  il  calore  dell'aria  dovea  liquefare  i 
grani  che  si  precipitavano;  ma  in  realtà  questo  fenomeno  si 
verificò  nel  Sudan  (1). 

La  rugiada  è  fenomeno  che  avviene  nelle  regioni  coperte 
di  vegetazione;  in  certi  luoghi  essi  forma  anzi  in  quantità 
grandissima,  il  Peschuel  Losche  in  una  notte  sulla  costa  di 
Loango  ha  notato  per  3"""  di  rugiada.  Si  negò  che  la  rugiada 
potesse  formarsi  nei  paesi  deserti;  teoricamente  però  nulla 
ripugna  alla  possibilità  della  formazione  della  rugiada.  Il 
cielo  perfettamente  sereno  negli  strati  superiori  e  il  raffred- 
damento fortissimo  della  superficie  del  deserto  nella  notte, 
rendono  possibile  la  precipitazione  acquea  su  tutte  quelle  su- 
perfici  poco  compatte  e  poco  levigate  che  presentano  le  sabbie 
e  le  piante,  dove  vi  sono.  Sarà  molto  difficile  negli  liaiimiada. 

Alcuni  viaggiatori  negli  ultimi  tempi  hanno  osser\;ito  anche 
col   fatto  la  precipitazione  della   ru^inda  nel   desertn. 


(1)  SuPAN,  Phys.  Erdknndc. 


Geografia  e  Geologia  dell'  Africa  191 

XI 

Idrografia 

L' acqua  che  casca  sulla  superficie  dell'Africa  viene  in  parte 
evaporata,  e  questa  va  in  balìa  dei  venti  e  di  essa  si  e  par- 
lato in  qualche  modo  parlando  delle  pioggie.  Un' altra  parte 
scorre  sulla  superfìcie  del  suolo,  un'altra  viene  assorbita  dal 
terreno.  È  di  questi  due  fatti  che  ora  si  deve  parlare. 

L'idrografia  fluviale  dell'Africa  è  un  capitolo  molto  impor- 
tante sul  quale  ora  abbiamo  una  discreta  quantità  di  notizie, 
tanto  da  poter  in  molti  casi  parlarne  con  relativa  sicurezza. 

JBdCilli,  —  La  distribuzione  delle  correnti  superficiali 
dipende  dalla  forma  del  continente,  e  come  questa  è  strana 
così  anche  la  distribuzione  dei  fiumi  africani  è  diversa  da 
quella  degli  altri  continenti.  Essa  presenta  un  fenomeno  ap- 
parentemente eguale  all'Asia,  nell'avere  un  terzo  circa  della 
sua  superficie  in  l^acini  di  acqua  continentali;  ma  la  forma 
e  sopra  tutto  l'altezza  diversa  dei  bacini  chiusi  da  loro  un 
carattere  essenzialmente  diverso  e  le  conseguenze  per  la  idro- 
grafia sono  le  più  opposte.  Tutto  il  grande  complesso  dei 
bacini  chiusi  dell'Asia  centrale,  se  ne  togli  la  pianura  tura- 
nica,  è  alto  molto  sopra  il  livello  del  mare  e  si  trova  nel 
centro  del  gran  continente  e  da  questo  «  Tetto  del  mondo  » 
scendono  nelle  varie  direzioni  determinate  dalla  pendenza 
verso  i  grandi  mari,  i  fiumi  equamente  e  simmetricamente 
distribuiti,  al  nord  i  grandi  fiumi  siberiani,  all'  est  i  grandi 
fiumi  cinesi,   al  sud  i  grandi  fìiuni  indiani. 

Nell'Africa  invece  l' interno  del  continente  è  basso,  i  fiumi 
che  nascono  talora  girano  verso  l' interno,  vi  formano,  e  forse  vi 
formarono  molto  più  che  adesso  dei  bacini  isolati  dall'Oceano, 
errano  per  le  pianure  interne  in  cerca  di  uscita,  causa  la  pen- 
denza poco  bene  determinata.  Anche  nell'America  il  centro  del 
continente  è  più  basso  che  molta  parte  del  contorno,  ma  l'oro- 


192  Geografia  e  Geologia  dell' Africa 

grafia  ben  disegnata  e  molto  semplice  e  potente  nel  tempo 
stesso,  ha  chiaramente  indicato  il  cammino  dei  grandi  fiumi, 
i  quali  d' altronde  non  trovano  una  barriera  costiera  che  loro 
intercetti  la  via  del  mare,  come  avviene  nell'Africa. 

Una  certa  somiglianza  coli' Africa  presentano  piuttosto  l'Au- 
stralia e  gli  altipiani  arabo  e  iranico  nell'Asia  anteriore. 

I  bacini  dell'Africa  sono  inegualmente  divisi  fra  i  mari  che 
la  circondano.  Essi  si  possono  dividere  in  tre  parti,  un  terzo 
api^artiene  all'Oceano  Atlantico,  un  terzo  non  ha  comunica- 
zione coirOceano,  l'altra  parte  restante  va  divisa  fra  il  mare 
Mediterraneo  al  quale  appartengono  i  quattro  decimi,  e  l'In- 
diano che  ne  ha  gli  altri  sei  decimi  (1). 

l'aitimi,  —  I  piccoli  fiumi  costieri  che  scendono  dal  pendìo 
esteriore  dei  rigonfiamenti  paralleli  al  mare,  in  tutto  il  con- 
torno dell'Africa,  vanno  in  generale  normalmente  alla  costa 
dov^  hanno  la  foce  ;  i  grandi  corsi  d'  accjua  invece  in  conse- 
guenza della  pendenza  mal  disegnata  hanno  quasi  tutti  un 
corso  molto  strano  ;  essi  si  intralciano  nelle  loro  sorgenti,  o 
in  quelle  degli  affluenti  nei  piani  che  hanno  livello  così  vi- 
cino all'orizzontale,  che  molte  volte  è  una  pendenza  insen- 
sibile, si  direbbe  quasi  il  caso,  che  determina  a  dirigersi  nel- 
r  uno  o  neir  altro  dei  bacini  che  si  toccano  e  si  confondono 
nella  stessa  regione  di  origine.  Alcuni  hanno  corsi  così  at- 
tortigliati che  sboccano  dove  meno  si  crederebbe  ispezionando 
grossolanamente  una  carta;  e  girano  e  rigirano  cosi  che  di  al- 
cuni non  si  sa  dire  quale  sia  la  direzione  principale. 


(1)  Questo  ritrassi  io  misurando  i  bacini  dell' Afi'ica  colla  carta  millime- 
trata non  avendo  potuto  aver  notizie  in  altro  modo;  i  risultati  molto  ap- 
prossimativi, sarebbero  questi: 

Oceano  Indiano  (compreso  Madagascar)     5.600,000  eh.  q. 
Mediterraneo  4.100.000    »     » 

Oceano  Atlantico  9.900.00)    »     » 

Bacini  chiusi  10.600.000    »     » 


Totale  30.2(X).0O<)    »     » 


Geografia  e  Geologia  deli' Africa  193 

I  filimi  deir Africa  hanno  mi  altro  carattere  comune,  ed  è 
clic,  dovendo  per  uscire  dai  bassi  bacini  interni  attraver- 
sare le  montagne  parallele  alla  costa,  sono  interrotti  da  ca- 
scate o  da  rapide  ordinariamente  nel  tratto  inferiore  del  loro 
corso,  il  che  è  un  serio  ostacolo  alla  navigazione. 

In  Africa  poi  non  si  trova  come  in  altri  punti  del  globo 
un  centro  dal  quale  irradino  i  fiumi.  In  due  soli  ijunti  ab- 
biamo una  cosa  che  assomiglia  a  questi  grandi  centri  di  dif- 
fusione  di    acque;   e    sono    l'altipiano   dei    laghi  niliaci,  che 


Trovai  poi  e  riportai  : 

Chuvanne.  Apikas  Streme  nnd  Fliisse. 

^Iediterraneo 
Bacino  del  Nilo  2.810.300  eh. 


Indi.\no 


Fiumi  costieri 

902.400 

» 

>■ 

» 

Fra  il  Capo  delle  Agu 

glie  e  il  Limpopo 
Lini popò 

460.000 
560.000 

eh. 
» 

<b 
» 

Totale 

3.712.700 

Atlantico 

Fiumi  fra  il  Limpopo 

Fiumi   costieii   dallo 

e  lo  Zambese 

305.100 

» 

» 

stretto  di  Gibilter- 

Zambese 

1.430.000 

» 

» 

ra  al  Senegal 

800.000 

eh. 

q- 

Fiumi  fra  lo  Zamliese 

Senegal 

440.500 

» 

» 

e  il  Ruvuma 

433.150 

» 

» 

Gambia 

182.050 

» 

» 

Ruvuma 

334.000 

» 

» 

Fiumi  fra  il  Gambia 

Lufigi 

298.628 

» 

« 

e  il  Niger 

977.150 

» 

Fiumi  fra  il  Lufigi  e 

Niger 

2.630.200 

» 

» 

il  Giuba 

516.872 

>> 

» 

Fiumi  fra  il  Niger  e 

Giuba 

612.000 

» 

» 

rOgovè 

307.650 

» 

» 

Fiumi  fra  il  Giuba  e 

Ogovè 

304.100 

» 

» 

Bah  el  Mandeb 

931.200 

» 

» 

Congo  con  Uelle 

3.206.050 

» 

» 

Fiumi  del  Mar  Rosso 

382.000 

» 

» 

Fiumi  fra  il  Congo  e 
il  Quanza 

205.000 

» 

» 

Totale 

» 

6.263.850 

» 

Quanza 

303.000 

>> 

>> 

Fiumi  fra  il  Quanza 

Bacini  interni 

e  il  Cunene 
Cunene 
Fiumi  fra  il  Cunene 

e  rOrange 
Orango 
Fra  rOrange  e  il  Capo 

delle  Aguglie 

281.000 
•    272.000 

367.150 
1.083.050 

153.220 

» 
>> 

» 
» 

» 

» 

» 
» 

» 

Sciari 

Altri  fiumi  del   lago 

Tsad 
Igargar 
Ued  Messaud 
Sahara 

915.000 

905.600 

816.500 

362.300 

3.001.590 

eh. 

» 

» 
» 

q- 

» 
» 
» 
» 

Totale  12.419.350  eh.  (i. 

13;  —  Georirafìa  e  Geoìogia  (ìell'Africa. 


Totale  6.000.990  eh.  q. 


194  Geografia  e  Geologia  dell'  Africa 

manda  tante  acque  al  Nilo,  al  Cong-o,  al  Tsad  e  all'Oceano 
Indiano;  un  secondo  luogo  è  quella  linea  di  altipiani  posta 
lung'o  il  12°  parallelo  australe  dove  nascono  il  Congo  e  i  suoi 
affluenti  di  sinistra,  e  lo  Zambese  e  alcuni  suoi  influenti  e 
il  Cunene  ed  altri  ancora.  Del  resto  altri  centri  si  trovano 
per  dir  così  dove  piove,  sull'altipiano  trasvaliano,  sui  monti 
di  Futa  Grialon,  sull'Atlante,  in  qua,  in  la  dispersi  senza  un 
coordinamento  qualunque. 

Un  fatto  comune  a  quasi  tutti  i  fiumi  africani  è  1"  innal- 
zamento grande  di  livello  che  avviene  a  periodi  precisamente 
determinati;  ma  siccome  questi  periodi  variano  col  variar  re- 
spettivo  della  stagione  delle  pioggie,  ne  parleremo,  quando 
sia  il  caso,  trattando  dei  singoli  fiumi. 

Il  Nilo,  —  Di  gran  lunga  il  più  anticamente  conosciuto, 
il  più  celebre,  il  più  studiato  e  fra  i  grandi  il  più  noto  è 
il  Nilo.  Dove  nasce  il  Nilo? 

Il  luogo  dove  nasce  un  fiume  è  spesso  una  curiosa  que- 
stione. In  molti  casi  essa  non  è  ben  chiara  in  paesi  perfet- 
tamente conosciuti,  nei  quali  si  può  disputare  sempre  quale 
dei  vari  rami  che  vengono  a  formare  il  fiume  risultante  dopo 
la  congiunzione,  sia  il  principale.  Nei  paesi  nostri  la  que- 
stione è  risolta  talora  più  dall'abitudine  che  da  altri  criteri. 
Ma  se  l'Europa  fosse  nelle  condizioni  di  civiltà  in  cui  e 
l'Africa  e  venisse  ora  scoperta  ed  esplorata  da  genti,  come 
noi  facciamo  in  altre  parti  del  mondo,  quante  questioni  non 
verrebbero  sollevate  su  fatti  che  noi  diamo  in  generale  come 
perfettamente  stabiliti?  Quel  viaggiatore  clic  rimontasse  il 
Danubio  o  il  Rodano  per  la  prima  volta  dove  metterebl>e  la 
sua  origine?  E  in  questa  difficoltà  ci  troviamo  nello  stabilire 
le  sorgenti  di  vari  tra  i  grandi  fiumi  africani  dei  ({uali  si 
conosce  discretamente  il  corso;  difficoltà  che  per  ora  è  au- 
mentata dalla  scarsa  conoscenza  che  si  ha  dei  vari  ])iccoli 
liiiiui  che  contril)uiscono  a  formare  un  grande  liume  nel  suo 
corso  superiore. 


Geografia  e  Geologia  dell'Africa  195 

Anche  j^er  il  Nilo  si  fece  tale  questione.  Dopo  che  si  scoprì 
che  il  grande  lago  Uchereve  è  il  serbatoio  dal  quale  scende 
il  celebre  nostro  fiume,  si  disputò  quale  dei  fiumi  che  portano 
le  loro  acque  nell'Ucliereve  sia  la  vera  sorgente  (1).  Si  pensò 
che  il  fiume  Muaru  che  nasce  al  5'',  40'  lat.  sud  e  34°,  40' 
log.  or.  da  Green,  fosse  da  considerarsi  per  tale,  ma  esso  spa- 
risce o  meglio  finisce  in  una  palude  nelle  steppe  di  Yenbare 
(3^  40'  lat.  sud  34^  20'  log.  or.  Gr.)  a  100  metri  sotto  il  livello 
dell' Uchereve.  Alcuni  fiumi,  il  Rubana  e  il  Simin  che  sboc- 
cano nel  golfo  di  Speke,  vengono  dalle  montagne  del  paese  di 
Massai  e  non  sono  così  lunghi  fiumi  come  si  credeva  quando 
si  sopponeva  che  venissero  dal  Chilimangiaro  ;  che  da  questo 
sono  separati  dall'avvallamento  di  cui  parlammo  nell'orografia 
di  questa  regione.  Quello  che  si  ritiene  ora  con  fondamento 
il  Capo  del  Nilo  è  il  Oagera  (o  Alessandra)  che  sbocca  nel 
punto  più  occidentale  del  lago  e  nasce  molto  vicino  al  Tan- 
ganica  e  riceve  nell'alto  suo  corso  il  Ruvuayu  che  nasce  nel 
Mfumbiru,  monte  alto  3000  metri  sul  mare  e  attraversa  il  lago 
Acheniaru  (Alexandra  di  Stanley).  Dopo  il  confluente  il  Ca- 


(1  )  Riporto  qui  la  descrizione  delle  sorgenti  del  Nilo  da  Edrisi  Géogra- 
2)hie  nel  Becueil  de  voyages  et  memoires4,5,  (>. Paris,  Imprimerle  Royale.l8o6), 
tom.  I,  pag.  27,  tradotto  da  Am.  Jaubert,  il  quale  deplorava  che  il  testo  fosse 
cosi  chiaro  da  non  metter  dubbio  che  Edrisi  collocasse  le  sorgenti  del  Nilo  al  di 
là,  invece  che  al  di  qua  dell'Equatore  non  vedendo  poi  anche  che  i  16  gradi 
si  riferiscono  rà  monti  della  Luna  e  non  alle  sorgenti  stesse.  Ecco  il  passo  : 

«  La  source  de  ces  deux  branches  du  Nil  est  dans  la  montagne  de  la 
«  Lune  dont  le  commencement  est  a  16  dégrés  au  de  la  de  la  ligne  equi- 
'<  notiale.  Le  Nil  tire  son  origine  de  cette  montagne  par  dix  fontaines,  dont 
«  cinq  s'ecoulent  et  se  rassemblent  dans  un  grand  lac,  les  autres  discendent 
«  egalement  de  la  montagne  vers  un  autre  gi'and  lac...  ce  lac  est  situò  au 
«  dessus  mais  tres  pres  de  la  lignc  equinotiale.  Dans  sa  partie  in^crieure 
«  la  ou  se  rassemblent  les  riviéres  est  uno  montagne  transvei'sale  qui  so- 
«  pare  en  deux  la  majeure  partie  du  lac  e  qui  s'étend  ensiiite  vers  le  nord- 
«  est.  Il  sort  de  cette  montagne  un  bras  du  Nil  qiii  coule  du  coté  de  l'ovest, 
«  et  e' est  le  Nil  du  \>^y^  des  Noirs.  Du  revers  orientale  de  la  montagne 
«  sort  l'autre  bras....  » 


196  Geografia  e  Geologia  dell'Africa 

gera  attraversa  alcuni  piccoli  laghetti,  riceve  altri  affluenti  e 
sbocca  neir  Ucliereve  ;  questo  lago  riceve  molti  fiumi  (oltre 
i  nominati  forse  25)  dei  quali  dopo  il  Cagera  il  più  grosso 
è  il  Catonga  che  nasce  nell'  Unioro  e  sbocca  presso  la  grande 
isola  Sesse.  Il  Cagera  avrebbe  una  lunghezza  di  quasi  400 
chilometri,   una  larghezza  alla  foce  di  più  che   130  metri. 

Ucheveve,  —  Il  lago  Uchereve  (Victoria  Niansa)  è  appena 
il  secondo  tra  i  laghi  d' acqua  dolce  del  mondo  (1)  ha  una 
superficie  dai  75.000  agli  80.000  chil.  quad.  e  una  profon- 
dità di  80  metri  (Marinelli,  Terra,  prospetto  XXXIV)  (2). 
Un'  altra  cosa  notevolissima  per  un  lago  di  questa  dimensione 
è  l'altezza  veramente  straordinaria  sopra  il  livello  del  mare,  che 
è  di  1237  metri  (Marinelli,  1.  e.)  (^.  Questo  lago  ha  una  forma 
grossolanamente  rotonda,  ha  un  arcipelago,  quello  di  Sesse, 
al  N.-O.  con  una  grande  isola  principale  e  una  fila  di  isolotti 
paralleli  alla  costa  nord.  Al  sud  la  penisola  di  IJruri  e  l' isola 
Uchereve  che  separano  dalla  grande  massa  delle  acque  il 
golfo  di  Speke;  alla  parte  più  meridionale  un  altro  golfo 
profondo,  lo  Smith  sund,  e  lungo  la  costa  molte  altre  isole 
di  cui  princii^ali  Usugaru  e  Ugingo  al  N.-E.,  Bumbire  e  Guru 
al  S.-E.  Nella  sua  parte  più  settentrionale  si  trova  un  golfo 
detto  golfo  Napoleone,  in  fondo  al  quale  comincia  l' emis- 
sario del  gran  lago,  il  Nilo,  detto  là  Chivira.  Il  contorno  del 
lago  è  di  1200  chilometri  e  le  rive  j^resentano  aspetti  diver- 
sissimi; in  generale  roccioso,  per  graniti,  basalti,  gneiss;  ta- 
lora piano  come  dalle  foci  del  Cagera  a  quella  del  Catonga. 
Il  paesaggio  più  bello  è  al  nord  nell'Uganda  che  ò  inoltre 
uno  dei  più  sani  paesi  dell'Africa,  dove  le  piante  dell'Europa 
temperata  hanno  tutte  prosperato. 


(1)  Il  Laojo  Superiore  nel  Canada  ha  una  superficie  di  84.000  chil.  quad. 
e  ima  profondità  di  310  m.  dal  polo  dell'  acqua. 

(2)  Reclus.  Superficie  G6.500  chil.  quad.,  profondità  superiore  ai  177  m. 

(3)  Roclus,  1200:  Speke,  1040  nel  1858  o  1008  nel  1802;  Stanley  1237: 
Smith,  1138:  Poarson,  1231  ;  Wilson,  1293;  Mackag.  1000. 


Geografia  e  Geologia  dell'Africa  197 

Il  Cliivira  appena  uscito,  entra  in  una  forra  rocciosa  at- 
traversata da  scogli,  da  sassi,  che  talvolta  diventano  dei  veri 
isolotti.  A  questo  luogo  gli  indigeni  danno  il  nome  di  «  Gin- 
gia »  pietre^  che  noi  Europei  conosciamo  più  comunemente  col 
nome  applicatogli  da  Speke  di  «  cadute  di  Ripon  »  Riponfalls 
questa  cascata  celebre  non  ha  che  4  metri  di  altezza. 

Dopo  di  questa  il  Chivira,  o  Nilo,  si  dirizza  a  N.-O.  passa 
pei  laghi  Gila  Nsige  (Ibrahim)  e  Cagia  o  Capechi  scoperti  dal 
Piaggia.  Questo  lago  è  piuttosto  una  gran  palude  profonda 
un  3  o  4  metri  tutta  piena  di  alberi,  di  cannuccie. 

Uscito  da  questo  a  ponente,  si  dirige  al  nord,  poi  all'ovest 
e  si  getta  nel  Mautan  Nsige  (Albert-Niansa). 

Quest'  ultimo  tratto  del  corso  del  Nilo  è  segnato  nella  carta 
col  nome  di  Somerset,  è  largo  in  media  un  400  metri,  e 
profondo  ;  ma  la  sua  pendenza  è  troppo  forte  perchè  sia  na- 
vigabile facilmente,  essendo  del  4  ^|.2  \]  e  poi  è  interrotto  da 
sette  cascate,  e  finisce  colle  imponenti  cascate  di  Murchison 
di  35  metri  di  altezza,  fra  nere  pareti,  tra  le  quali  passa  con 
tremenda  velocità  la  corrente  ridotta  a  50  metri  di  larg-hezza. 

Dopo  questa  entra  come  si  è  detto  nel  lago  detto  Monta 
Nzige.  Questo  è  appena  la  sedicesima  parte  dell' Uchereve  e 
567  metri  più  basso,  lungo,  stretto,  inclinato  da  S.-O.  a  N.-E. 
Riceve  molte  acque  che,  come  il  Nilo,  scendono  formando 
cateratte  e  cascate  dall'altipiano  che  lo  circonda  e  lo  sorpassa 
almeno  di  300  metri  in  media;  ma  di  queste  acque  nessuna 
è  importante.  Al  punto  opposto  dell'ingresso  del  Nilo,  Gessi 
riconobbe  un  canale  che  mena  nel  lago  un'acqua  lenta,  in- 
gombrato in  modo  insormontabile  da  erbe,  da  canne,  da  piante 
palustri,  che  continua  nella  direzione  del  grande  asse  del  lago 
e  sembra  provenirne  dal  Muta  Nsige;  ma  (juesto  fatto  è  an- 
cora poco  stabilito, 

A  venti  chilometri  dall'ingresso  del  Somerset,  esce  dalla 
parte  di  nord  il  Nilo  che  qui  porta  finalmente  il  suo  nome, 
per  gli  Europei;  gli   indigeni   lo   dicono    qui  Chir,    Meri,    o 


198  Geografia  e  Geologìa  dell'  Africa 

arabicamente  Balir  el  Gebel  «  fiume  delle  montagne.  »  questo 
ha  una  larghezza  varia  dai  500  metri  ai  due  chilometri,  e 
il  canale  è  profondo  nel  mezzo  anche  12  metri,  per  cui  molti 
tratti  sono  navigabili  facilmente;  scorre  in  mezzo  a  regioni 
alte  sul  mare  intorno  ai  600  metri,  formando  una  curva  a 
levante  fino  al  confluente  coll'Aussa.  Da  questo  punto  prende 
una  direzione  a  X.  N.  0.  fino  al  confluente  col  Bahr  el  Gazai. 
In  questo  tratto  riceve  molti  afìluenti  ricchi  d'acqua  nella 
stagione  delle  pioggie,  che  è  lunga  circa  8  mesi;  e  fra  questi 
fiumi  il  suddetto  Aussa  che  si  credeva  l' emissario  di  un  grande 
lago  [Baringo).  Ma  i  viaggi  ultimi  (Thomson)  hanno  mostrato 
che  r Aussa  non  è  l'emissario  del  Baringo;  e  hanno  anche  ridotto 
a  una  superficie  infinitamente  miwore  la  grandezza  di  questo 
lago  che  carte  molto  autorevoli  (Stieler,  Habenicht  18-82)  face- 
vano sulle  più  antiche  relazioni  più  grande  del  Muutan  Xsige. 
Dopo  il  confluente  coll'Aussa,  il  Nilo  è  serrato  fra  roccie  e 
forma  una  rapida  o  meglio  una  cateratta,  che  impedisce  il  pas- 
saggio dei  battelli.  Dopo  Ladò  (Gondocoro  5  lat.  N.)  non  ri- 
ceve per  lungo  tratto  del  corso  influenti  ricchi  di  acque,  finche 
non  incontra  a  sinistra  il  Bahr  el  Gazai  «  Fiume  delle  Gazzelle  » 
al  9°  ^ .,  circa  di  lat.  Sett.  In  questo  tratto  il  Nilo  scorre  in  gene- 
rale fra  rive  basse,  colle  sponde  piene  d'isolotti  erbosi,  ingombri 
di  piante  acquatiche,  talora  con  veri  boschetti  e  presenta  due 
fenomeni  interessantissimi.  Uno  è  dato  dalle  isole  natanti,  for- 
mate da  canne,  da  tralci,  da  liane,  che  scendono  colle  acque 
furiose,  si  ancorano  poi  a  delle  erbe  acquatiche,  si  decom- 
pongono, formano  uno  strato  di  terreno  vegetale  che  si  copre 
di  erba,  con  quella  rapidità  che  è  sola  di  quelle  calde  e  iimide 
regioni  equatoriali.  Talvolta  questo  cdifizio  si  sfabbrica  presto 
e  vien  portato  in  giù,  talvolta  resta  così  parecchi  anni,  ac- 
cresciuto da  altri  formatisi  a  monte  e  staccatisi  e  unitisi  poi 
a  uno  pili  solido;  talora  le  radici  si  attaccano  al  fondo  e  for- 
mano dei  tratti  di  vegetazione  natante  così  solida,  da  essere  at- 
traversata come  ponte  di  passaggio  di  rami  secondari  di  fiume. 


Geografia  e  Geologia  dall'Africa  199 

Queste  isole  unendosi  formano  talora  delle  masse  enormi,  che 
diventano  un  ostacolo  dei  più  seri  alla  navigazione  del  fiume; 
esse  coprono  delle  superfici  immense  su  cui  si  forma  persino 
una  speciale  vegetazione  arborescente,  e  si  oppongono  alla 
navigazione  anche  di  piroscafi.  Il  confluente  del  Nilo  col  Fiume 
delle  Gazelle  è  uno  dei  luoghi  dove  più  sovente  accade  questo 
guajo,  fu  sbarrato  dal  1870  al  1877;  e  nel  1880  il  bravo 
Romolo  Gessi  vi  fu  bloccato  per  due  mesi  con  500  soldati 
e  molti  schiavi  liberati. 

Esauriti  i  viveri,  si  ricorse  a  modi  schifi  di  sussistenza,  le 
febbri,  gli  insetti  tormentarono  questi  infelici,  i  più  morirono; 
i  superstiti  liberati  dal  Marno,  non  poterono  sopravvivere  che 
poco  tempo. 

Un  altro  fatto  notevole  è  che  il  Nilo,  e  per  la  quasi  oriz- 
zontalità del  piano  per  cui  passa  e  per  l'abbondanza  delle 
acque,  si  ramifica  in  molti  canali  laterali,  che  variano  di 
tempo  in  tempo  ;  il  più  importante  di  questi  è  il  fiume  delle 
Girafi"e  (Bahr  el  Sarafe)  che  va  al  7°  lat.  N.  fin  al  Nilo 
dopo  il  confluente  col  Bahr  el  Gazai  ed  è  quindi  lungo  più 
di  300  chilometri. 

JBcihv  el  Gazai,  —  Il  i^ahr  el  Gazai  è  un  possente  fiume, 
che  porta  al  Nilo  tutte  le  acque  che  colano  a  levante  della 
linea  che  separa  il  bacino  del  Nilo  da  quello  del  Congo  e 
del  lago  Tsad;  quindi  dalla  regione  che  forma  il  S.  E.  del  Dar 
Fur,  il  Dar  Fertit,  e  la  parte  occidentale  del  paese  dei  Denca. 
Le  acque  del  Dar  Fur  sono  portate  dal  Bahr  el  Arab;  quelle 
del  Dar  Fertit  dal  Bahr  el  Omr;  e  quelle  più  meridionali 
dal  l^ahr  Giur  e  da  altri  meno  importanti  clic  insieme  for- 
mano il  suddetto  Bahr  el  Gazai.  Al  confluente,  per  il  soverchio 
delle  acque  e  degli  imbarazzi  che  sopra  si  sono  descritti,  si 
forma  nella  stagione  delle  pioggie  una  inondazione  clic  oc- 
cupa una  superficie  di  molte  migliaia  di  chilometri  quadrati, 
di  cui  restano  nella  stagione  secca  riempite  solo  alcune  ca- 
vità; di  queste  le  più  iuq)ortanti  sono  il  lago  No,   dove  ginn- 


200  Geografìa  e  Geologia  dell'Africa 

sero  probabilmente  gli  esploratori  mandati  da  Nerone,  e  quello 
che  dal  soggiornarvi  di  M."  Tinné  prese  il  nome  di  Maia  Si- 
gnora. Dopo  il  Balir  el  Gazai,  il  Nilo  non  ha  ^^iìi  influenti 
alla  sinistra  per  3700  chilometri  fino  al  mare. 

Dopo  il  confluente  il  Nilo  prende  il  nome  di  Balir  el  Abiad. 
il  «  Nilo  Bianco  »  e  corre  a  levante  per  piìi  di  100  chilometri 
e  incontra  il  Sobat  che  influisce  a  destra  proveniente  in  di- 
rezione opposta  alla  sua.  Questo  atìluente,  che  forse  colle  sue 
acque  bianche  ha  fatto  dar  il  nome  al  Nilo,  porta  le  acque 
che  piovono  nel  versante  occidentale  dell'altipiano  di  Cafla 
e  del  paese  dei  Valega;  il  primo  contributo  che  riceve  il 
Nilo  delle  montagne  etiopiche.  Questo  fiume  discende  attra- 
verso uno  dei  paesi  più  ricchi  di-j^recipitazione  di  vapore  di 
tutta  l'Africa,  e  nel  periodo  delle  pioggie  essa  ha  una  por- 
tata d'acqua  maggiore  di  quella  del  fiume  principale,  che  pur 
è  tanto  piìi  grande. 

Dopo  questo  il  Nilo  per  un  800  chilometri  non  riceve  fiumi 
ricchi  d'acque  costanti,  ma  torrenti  che  non  sono  notevoli  nò 
l)er  lunghezza  né  per  abbondanza  di  acqua,  poiché  le  pioggie 
che  vengono  nell'altipiano  deirAl)issinia  e  nei  suoi  fianchi 
occidentali  defluiscono  nel  Nilo  Azzurro  e  si  dirigono  al  nord. 
A  Cartum  sbocca  questo  ultimo  grande  aflluente,  che  in  realtà 
non  è  che  così,  sebbene  creduto  per  tanto  tempo  il  vero  Nilo; 
detto  dagli  Arabi  Bahr  el  Asra,   dagli  Etio2)i  Abai. 

Nilo  ClZZìtVVO.  —  Questo  fiume  è  l'emissario  del  lago 
Tsana,  ampio  specchio  d'acqua  alto  1755  (Reclus  1860)  metri 
sul  livello  del  mare,  esteso  quasi  30U0  chilometri  quadrati, 
che  riceve  alquanti  piccoli  fiumi  dell'Amara,  fra  i  quali 
all'ovest  uno  che  si  chiama  pure  Abai.  Le  acque  di  (piesto 
fiume  (quando  escono  dal  lago  sono  di  una  bella  tinta  tur- 
china che  valse  il  nome  a  questo  Nilo.  Esce  al  sud  e  va 
verso  S.  E.  fa  un  ampio  giro  attorno  all'altipiano  del  Goggiam 
e  finalmente  si  dirige  in  senso  opposto  alla  j)rima  parte  del  suo 
corso  con  una  direzione  costante  di  N.  N.  ().  fino  a  Cartum. 


Geografìa  e  Geologia  dell'Africa  201 

Riceve  pochi  affluenti  che  sian  fiumi  costanti,  forse  il  solo 
Dender.  Questi  si  possono  dividere  in  due  parti,  i  piccoli  fiumi 
della  vallata  del  Goggiam,  e  quelli  che  nascono  sul  versante 
occidentale  delle  montagne  che  circondano  a  ponente  il  lago 
Tsana,  che  sono  lunghi  e  di  un  corso  quasi  parallelo  al  fiume 
principale  e  sono  il  Dender  e  il  Rahat.  Il  Nilo  azzui-ro  scende 
precipitosamente  nel  tratto  alpestre  ed  ha  frequenti  strozza- 
ture e  cascate  che  rendono  impossibile  la  navigazione,  giunto 
nella  pianura  va  lento.  Esso  porta  in  magra  una  scarsa  quan- 
tità d'acqua,  inferiore  a  quella  di  molti  piccoli  fiumi  di  Eu- 
ropa, del  Ticino  p.  e.;  in  piena  invece  supera  il  Nilo  bianco; 
questa  differenza  avviene  per  le  grandi  pioggie  ;  ma  il  più 
delle  acque  viene  portato  dagli  affluenti  che  hanno  un  bacino 
molto  ampio  e  il  cui  deflusso  non  è  regolato  da  un  lago  (1). 
Da  questo  fiume  dipendono  soj^ra  tutto  le  piene  del  Nilo  in 
Egitto.  Dopo  il  confluente  il  Nilo  scorre  al  N.  N.  E.  fino  al 
confluente  coll'Atbara  che  porta  al  Nilo  tutto  il  deflusso  della 
parte  occidentale  dell'altipiano  etiopico  e  del  suo  prolunga- 
mento nel  paese  dei  Beni  Amer.  Oltre  questo  l'Atbara  è  ali- 
mentato da  acque  del  centro  del  grande  altipiano  abissino. 
Il  Tacassè,  che  nel  piano  prende  il  nome  di  Setit,  porta  tutte 
le  aeque  dell'interno  dell'altipiano  dal  Debra  Tabor  al  nord; 
e  un  influente,  il  Gong,  nasce  a  poca  distanza  dal  lago  Tsana. 
Anzi  se  come  ampiezza  di  bacino  è  inferiore  il  Tacassè  a  quelli 
d'altri  rami  dell' Atbara,  li  vince  tutti  per  copia  d'acqua. 
L'Atbara,  come  quasi  tutti  i  suoi  componenti,  non  è  però  un 
fiume  permanente,  almeno  nel  corso  inferiore  ;  è  una  strada  sas- 
sosa, «  un  deserto  nel  deserto.  »  Nella  stagione  umida  invece 
esso  si  riempie  d' acqua  così  improvvisamente  da  costituire  \\n 


(1)  Portata  del  Nilo  a.  Cartuin  da  Reclus. 

Nilo  bianco  Nilo  azzurro 

Piena     5005  metri  cnbi  6104 

Magra      297  »  159 

Ma  sono  dati  poco  sicuri. 


202  Geografia  e  Geologia  dell'Africa 

pericolo  per  quelli  che  lo  attraversano,  e  in  un  niouiento  il 
letto  ghiaioso  è  convertito  in  un  fiume  lariio  mezzo  oliilo- 
metro,   profondo  da  5  a  12  metri. 

Dopo  il  confluente  coll'Atbai'a  il  Nilo  va  a  nord  tino  Abu 
Hannned,  fa  un  grande  arco  a  8.  e  (3.  e  riprende  la  sua  dire- 
zione a  nord  formando  una  lenta  incurvatura  a  levante  e  poi 
una  a  ponente,  finche  si  biforca  nel  Delta  e  si  getta  a  mare. 

In  tutto  (questo  lungo  percorso  non  ha  più  un  affluente  ne 
a  destra  ne  a  sinistra,  formando  cosi  uno  dei  fatti  più  ori- 
ginali nella  idrografia  terrestre. 

In  tutto  questo  tratto  il  Nilo  ha  un  corso  regolarissimo, 
calmo,  il  volume  delle  sue  acque  diminuisce  continuamente 
e  per  assorbimento  e  per  evaporazfone,  però  ne  resta  sempre 
molta.  Esso  avrebbe  tutte  le  condizioni  per  essere  una  stu- 
penda via  commerciale  che  avvicinerebbe  le  ricche  regioni 
delVAbissinia  e  del  Sudan  orientale  ai  paesi  del  Mediterraneo 
con  immenso  beneficio  del  connnercio  e  della  civiltà,  se  non 
fosse  di  quando  in  quando  sbarrato  dalle  cataratte.  La  i:)rima, 
la  celebre  conosciuta  tanto,  e  tanto  esagerata  dagli  antichi, 
è  sotto  il  24"  parallelo  ad  Assuan,  la  seconda  molto  })iù  grande 
è  presso  Uadi  Alfa,  la  terza  è  un  po'  a  valle  di  Dongola  nuova, 
la  quarta  presso  Monastir,  la  (piinta  poco  in  giù  di  Berber, 
la  sesta  poco  a  valle  di  Cartum. 

Jìclfit,  —  Sotto  il  Cairo  il  Nilo  si  divide  in  un  ui'jni  nu- 
mero di  rami,  di  canali  artificiali  e  naturali,  due  dei  (juali  sono  i 
più  notevoli  e  prendono  il  nome  dalle  città  presso  cui  passano. 
Rosetta  e  Damiata.  Esso  con  questi  rami  attraversa  il  terreno 
alluvionale  che  esso  stesso  apportò  nel  giro  lungo  dei  secoli  e 
fni-iiia  (piclla  pianura  che  })rese  il  nome  di  delta.  Molti  di  quei 
canali  l'icntrano  nei  principali,  ]iiolti  finiscono  negli  stagni  che 
occupano  quasi  tutta  la  fronte  del  Delta  verso  il  ^lediterranco. 

La  foce  di  Rosetta  avre])be  la  portata  (nel  1873  secondo  Ali 
pascià)  di  181  metri  cul)i  al  secondo,  (piello  di  Damiata  245, 
una  terza  bocca  intermediaria  appena  19. 


Geografia  e  Geologia  dell'Africa  203 

Il  Delta  si  estende  sul  mare  lentissimamente,  si  calcola 
appena  due  metri  annui  il  suo  avanzamento,  ben  inferiore  a 
quello  di  molti  piccoli  lìumi. 

A  levante  della  bocca  di  Damiata  si  trova  una  grande  la- 
guna salmastra  detto  il  lago  di  Mensale,  ampia  un  2500  chi- 
lometri quadrati  ma  profonda  in  media  un  solo  metro.  Ad  est 
della  Bocca  di  Rosetta  è  il  lago  di  Burlos,  ad  ovest  il  lago 
di  Edka.  dietro  Alessandria,   il  Mariut. 

lìlOìldaziOìli,  —  Il  fatto  più  importante  per  la  esistenza 
dell'Egitto,  dopo  la  presenza  del  Nilo,  è  la  sua  inondazione. 
Questa  comincia  il  10  Giugno  e  raggiunge  quasi  la  massima 
altezza  in  line  d'Agosto,  continua  a  crescere  lentissimamente 
fino  al   7   Ottobre,   poi  cala  fino  al  Griugno  prossimo. 

DiìneìlsiOìlL  —  La  lunghezza  del  Nilo  non  è  certa,  però 
si  ritiene  comunemente  di  6000  chilometri;  siccliè  si  può  con- 
siderare come  il  secondo  fiume  della  terra  per  lunghezza  di 
corso;  ed  è  quello  che  presenta  la  distanza  fra  la  sorgente  e  la 
foce  più  lunga  di  quanti  altri  fiumi  si  trovino.  È  inferiore  al 
Mississipi,  più  lungo  del  Rio  delle  Amazzoni  di  circa  500  chilo- 
metri e  supera  di  almeno  1000  chilometri  tutti  gli  altri  fiumi. 
Non  corrispondono  alla  lunghezza  del  corso  ne  il  bacino,  uè 
la  portata  d'acqua;  il  bacino  è  di  circa  3.000.000  di  cliilometri 
quadrati,  inferiore  di  più  che  la  metà  di  quello  del  Rio  delle 
Amazzoni  (7.000.000  chil.  quad.)  del  Congo  (circa  4.000.000) 
di  quello  del  Mississipi  f 3. 500.000),  uguale  a  fiumi  tanto  più 
brevi  come  il  Rio  della  Piata,  e  l'Obi. 

La  sua  portata  media  calcolata  a  un  3600  metri  cubi  è 
ancora  più  meschina  cosa  in  confronto  di  altri  fiumi  anche 
secondari.  Si  trova  probabilmente  una  trentina  di  fiumi  })rin- 
cipali  che  portano  nel  mare  una  quantità  d'acqua  superiore 
a  quella  del  Nilo,  e  fra  questi,  fiumi  di  un  corso  e  di  un 
bacino  relativamente  piccoli  come  il  Danubio,  l'Irauaddi,  l'Eu- 
frate, e  molti  grossi  affluenti  di  grandi  fiumi  superano  anche 
il  Nilo. 


204  Geofjrafia  e  Geologia  dell'  Africa 

Altri  ftutni  ilei  Mediterraneo,  —  Xel  bacino  del 

McditeiTaiieo  non  troviamo  nessun  fiume  né  grande  ne  pic- 
colo die  sboccili  in  tutto  il  lungo  tratto  che  va  dalla  foce  del 
Xilo  al  golfo  di  Tunisi.  Tutte  le  aride  terre  di  questa  costa 
ricevono  troppo  poca  pioggia  perchè  si  formi  una  corrente 
d'acqua  anche  temporanea  di  qualche  importanza;  le  alture 
stesse  della  Cirenaica  non  ne  hanno  di  soverchio,  e  quella 
che  cade  va  a  perdersi  verso  il  sud,  causa  la  pendenza  del- 
l'altipiano, invece  di  scendere  a  mare.  Sulle  coste  della  Tu- 
nisia si  trovano  nelle  carte  geografiche  segnati  dei  fiumi,  ma 
nessuno  di  questi  merita  questo  nome,  e  rarissimi  giungono 
alla  costa  ;  per  trovare  un  fiume  vero  bisogna  giungere  alla 
Megerda. 

Tutta  la  costa  settentrionale  dalla  foce  di  (piesto  fino  allo 
stretto  di  Gibilterra  ha  molti  corsi  d'acqua  clie  scorrono  in 
generale  tra  le  pieghe  dell'Atlante  e  quindi  molto  spesso  pa- 
ralleli alla  costa  almeno  in  un  bel  tratto  del  loro  corso,  e 
poi  si  aprono  un  passaggio  fra  due  gruppi  di  monti  per  finire 
nel  Mediterraneo.  La  quantità  d'acqua  discreta  che  piove  in 
queste  montagne,  l' altezza  di  esse  e  la  vegetazione  che  le 
copre,  sono  tutte  circostanze  favorevoli  alla  formazione  di 
fiumi  costanti.  In  tutti  però  si  riscontra  quello  che  si  nota 
nei  fiumi  della  Sicilia  e  della  bassa  Italia,  cioè  che,  ricchi 
d'acqua  nella  stagione  invernale  e  primaverile,  diventano  quasi 
asciutti  nella  stagione  calda,  qualche  mese  dopo  finito  il  pe- 
riodo piovoso. 

La  Megerda  nasce  nei  monti  detti  Africani  al  S.  di  Bona, 
e  ha  un  eorso  da  Ponente  a  Levante,  nel  suo  corso  nel  paese 
di  Tunisi  trova  delle  roccie  cretacee  che  si  opponevano  al  corso 
ed  attraverso  le  quali  si  è  aperto  un  passaggio,  formando  una 
forra,  dopo  la  quale  la  valle  si  allarga  e  si  dirige  a  N.-E.  a 
sboccare  tra  Ifiserta  e  Tunisi.  La  sua  lunghezza  è  di  350  chil. 
la  portata  massima  alla  presa  di  Teburda  è  di  987  metri  cubi 
il  modulo  solo  di   l.SG. 


Geografìa  e  Geologia  dell'Africa  206 

Sul  litorale  algerino  sboccano  fra  gli  altri  andando  da  est 
ad  ovest  il  Seybousc,  Tel  Kebir  che  attraversa  due  catene 
parallele  dell'Atlante;  il  Nessa  o  Seban,  che  è  piccolo  ma 
nutrito  d'acque  dalle  nevi  e  dalle  pioggie  del  Giurgiura, 
il  Massafran  che  deve  la  sua  celebrità  alla  vicinanza  di  Al- 
geri e  ai  combattimenti  che  furono  sulle  sue  rive,  il  Scelif, 
il  più  importante  di  tutti,  che  nasce  nell'altipiano  di  Scersu 
e  corre  a  levante  finché  attraversa  da  S.  a  N.  il  piccolo  Atlante 
e  piega  in  direzione  opposta  da  E.  a  0.  in  una  vallata  lunga 
e  stretta  parallela  alla  costa,  finché  sbocca  2:)resso  Mostaganen; 
ha  695  chilometri  di  corso,  un  15  metri  cubi  di  portata  media, 
un  40.000  chil.  quad.  di  bacino.  Più  ad  ovest  il  Tafra  (150  chil.) 
che  nasce  nei  monti  del  Marocco  ed  entra  in  Algeria  scorrendo 
da  0.  a  E.  e  piega  a  nord  attraversando  i  monti  di  Orano  con 
una  violenza  da  meritargli  il  nome  di  eroico  dal  Ritter. 

Nel  Marocco  il  Muluja  che  nasce  dalle  nevi  dell' Aiascin 
è  un  fiume  ricco  d'  acque  specialmente  nel  periodo  delle  piene. 
La  regione  del  Rif  non  ha  fiumi  degni  di  essere  notati. 

Bacino  delP Oceano  Atlantico,  Sebti.  —  Nel  Ma- 
rocco andando  da  nord  a  sud  si  trova  il  Sebu  che  nasce  nel 
gruppo  poco  conosciuto  dei  monti  Tamaracuit  e  va  al  nord 
finché,  passata  la  città  di  Fes,  piega  ad  ovest  ed  attraversa 
il  più  fertile  tratto  del  Marocco,  che  potrebbe  essere  ancor 
meglio  coltivato  se  si  usasse  delle  acque  di  questo  fiume. 
Lungo  un  550  chilometri  largo  da  100  a  300  metri  profondo 
in  mairra  o  metri,  è  un  vero  fiume  alimentato  dalle  nevi  del 
grande  Atlante  ;  poco  più  al  sud  l' Uni  el  Rbia  scorre  pure 
fino  al  mare,  provenendo  dal  grande  Atlante,  ma  ricchissimo 
d' acque  nel  tempo  di  piena  è  scarso  tanto  nella  stagione  secca 
tanto  da  esser  guadabile  in  tutto  il  corso  inferiore. 

SllS,  —  Il  Sus  che  sta  fra  l'Atlante  e  l'Anti  Atlante  è  un 
fiume  lungo  ma  intermittente,  gonfio  di  inverno  e  secco  d'estate; 
in  Marzo  Lcnz  lo  attraversò  che  avea  un  filo  d'acqua  largo  3 
a  4  metri  e  un  40  cent,  di  profondità. 


206  Geografia  e  Geologia  deW Africa 

Invilii.  —  Il  Draa.  Questo  fimiie  nasce  nel  versante  me- 
ridionale deUIdraren  Deren,  il  grande  Atlante  propriamente 
detto,  e  riceve  tutte  le  acque  di  questo,  dei  monti  Sciaglieru, 
dell' Antiatlante  orientale  e  passa  attraverso  burroni  dello  Scia- 
g'iieru,  correndo  prima  nella  direzione  del  deserto,  poi  piegando 
ad  ovest  verso  T  Oceano  ;  in  quest'  ultimo  tratto  diniin\iisee 
sempre  di  volume,  e  per  infiltrazione,  e  per  evaporazione  e 
per  essere  usato  per  l'irrigazione.  Ordinariamente  finisce  nel 
piano  di  Debaia  che  esso  irriga  colle  acque  ordinarie,  solo 
in  via  eccezionale  esso  giunge  fino  al  mare,  o  talvolta  con 
una  quantità  di  acqua  considerevole  essendo  stato,  per  esempio, 
nel  1850  con  60  cent,  di  profondità  su  150  metri  di  larghezza. 
In  secoli  non  lontani  esso  giuug'cva   sempre  al  mare. 

Dalle  foci  del  Draa  a  quelle  del  Senegal,  sta  il  fianco  occiden- 
tale del  gran  deserto;  nessun  fiume  per  3000  chilometri  di  costa. 

ScilCfftll, —  Il  Senegal  e  un  grande  fiume.  Nasce  col  nome 
di  Baule  a  pochi  chilometri  dalla  riva  sinistra  del  Niger,  a 
poco  più  di  12°  di  lat.  sett.  in  un  paese  molto  accidentato. 
P^sso  si  dirige  a  nord  in  una  regione  poco  conosciuta,  finche 
giunto  tra  il  paese  di  Beledugo  e  di  Caarta  volge  a  ovest  e 
scorre  fra  il  paese  uK^ntuoso  e  le  terrazze  delle  stejDpe  meri- 
dionali del  Sahara,  riceve  in  (juesto  tratto  molti  e  grandi 
affluenti  alla  sinistra,  fra  gli  altri  il  Bacoi  che  scorre  parallelo 
al  Baule,  e  il  Bafing  che  forse  è  il  fiume  principale,  quan- 
tunque nasca  a  mezza  distanza  dal  mare  sul  monte  Sere  nel 
l)aese  di  Futa  Gialon;  dopo  il  qual  confluente  il  Senegal  va 
a  X.-O.  e  scorre  fra  i  piani  della  Senegambia  e  il  deserto  sab- 
bioso del  Sahara  occidentale.  A  sinistra  riceve  il  Balenie  che  è 
un  altro  gran  corso  d'acqua  che  nasce  ^  icino  e  scorre  parallelo 
al  l>atiiig.  Il  Senegal  poi  fa  un  anq)io  giro  a  nord.  })iega  a 
S.-(  ).  e  sbocca  presso  Port  Louis  in  una  foce  che  si  dirige 
al  sud,  divisa  dal  mare  da  una  fascia  di  sabl)ia  lunga  un  20 
chilometri.  Questa  si  spezza  ora  in  su  ora  in  giù  secondo 
clic    le    onde,    le    teuq)este.    il     liiniic    la   s])ingono   e   si    sposta 


Geografia  e  Geologia  dell'Africa  207 

COSI  la  foce  del  fiume  stesso.  Tutti  questi  fiumi  scorrono  ra- 
pidi nel  loro  tratto  montagnoso  e  formano  nella  regione  mon- 
tana e  coUinesca  molte  cascate  :  ma  è  lento  e  uo-uale  il  loro 
corso  nella  pianura.  TI  fiume  è  navigabile  ad  acque  alte;  è 
invece  povero  d'acque  nella  stagione  secca;  ma  la  marea  sup- 
})lisce  molto  bene  nel  suo  corso  inferiore  sostenendo  le  acque, 
facendo  sentire  il  sale  fino  a  70  chilometri  dalla  foce,  e  ren- 
dendo navigabile  il  fiume  per  più  di  300.  Il  fiume  die  in 
magra  non  ha  forse  che  50  metri  cubi  di  portata,  si  accresce 
iunuensamente  nell'  epoca  delle  piogge,  alzandosi  in  qualche 
punto  di  15  metri  di  livello,  con  una  larghezza  di  molti  chi- 
lometri. Presso  la  foce,  esso  si  divide  in  molti  rami  e  riempie 
tre  laghi,  il  lago  di  Gujer  alla  sinistra  e  i  laghi  di  Cajar  e  Te- 
niaihè  sulla  destra  e  sono  vaste  profondità  riempite  di  acqua. 
Questi  si  colmano  all'epoca  della  piena,  e  servono  di  grandi 
riserve  per  quando  cala  il  fiume,  i  canali  fra  questo  e  i  laghi 
scorrono  in  senso  inverso  secondo  le  stagioni. 

Gdììlblci,  —  Nasce  con  due  rami  nel  massiccio  più  im~ 
jjortante  dei  monti  di  Futa  Gialon.  Il  ramo  principale  nasce 
nel  versante  orientale  di  questi  monti,  e  scorre  parallelo  agli 
aftluenti  del  Senegal;  poi  finita  la  regione  montuosa  piega 
ad  ovest  e  con  direzione  sempre  costante  e  con  molti  giri 
arriva  al  mare.  È  un  grosso  fiume  e  ricco  d' acque  ;  non  è 
stata  calcolata  la  sua  portata,  ma  supera  in  piena  e  molto 
più  in  magra  quella  del  Senegal. 

Anche  in  esso  si  fa  sentire  la  marea,  e  il  miscuglio  delle 
acque  salse  colle  dolci  a  molta  distanza  dalla  foce. 

Alivi  jTìfììli,  —  Il  Kio  Gasamanza,  il  Rio  Caches,  il  Rio 
de  Ceba,  il  Rio  Grande,  il  Rio  Cassini,  il  Rio  Conq)onis,  il 
Rio  Nunes,  il  Rio  Pongo,  il  Rio  Conebomby,  sono  tutti  fiumi 
})aralleli  di  una  lunghezza  quasi  sempre  decrescente  che  ven- 
o"ono  dal  versante  S.-().  dei  monti  di  Futa  Gialon  alTi  )ceano. 
Parallelo  a  questi  è  il  Rokelle  nel  paese  di  Serra  Leone,  e 
il   Rousucolo-Cauioranca.  (?) 


208  Geografìa  e  Geologia  dell'Africa 

Tutti  questi  hanno  un  aspetto  molto  simile.  Corso  paral- 
lelo diritto  nella  linea  mediana,  sorgono  nello  stesso  gruppo 
di  monti,  hanno  tutti  la  foce  larga,  con  estuario  più  o  meno 
sviluppato,  rimontato  dalla  marea  fino  a  grande  distanza  dal 
mare,  con  barre  spesso  pericolose  alla  foce.  Sono  ricchi  di 
acque  in  generale,  e  pure  quasi  tutti  poco  conosciuti  nel  loro 
corso,  che  dovrebbe  essere  però  interessante  come  comunica- 
zione coir  alto  Niger. 

Fi  inni  della  Guinea  sett  —  Sulla  costa  di  Liberia 

e  sulla  costa  dell'Avorio  sfociano  molti  corsi  d'acqua,  ma 
tutti  di  poca  importanza  nella  loro  bocca  e  probabilmente  di 
breve  corso.  Solo  nella  parte  orientale  della  costa  dell'Avorio, 
quella  che  prende  il  nome  di  Basan,  si  trovano  dei  fiumi  che 
debbono  nascere  nelle  montagne  interne,  e  per  la  grande 
quantità  d'acqua  che  trasportano  mostrano  di  dover  essere 
lunghi  fiumi  come  l'Abia,  il  ]3ia,  il  Tanno;  questi  non  sboc- 
cano direttamente  in  mare  ma  nelle  lagune  che  stanno  pa- 
rallele alla  costa. 

Sulla  costa  d'Oro  sboccano  tre  fiumi  considerevoli,  l'Amobra, 
il  Bassombra  e  il  Eio  de  Volta,  che  è  il  [)iìi  considerabile  e 
fu  rimontato  per  più  di  400  cliilometri. 

Sulla  costa  degli  Schiavi  scendono  dei  deboli  corsi  d'acqua 
che  nella  stagione  secca  non  riescono  al  mare  ma  sboccano 
in  lagune  interne;  fanno  eccezione  l'Ogun  e  l'Osun,  che  sono 
in  vero  poco  conosciuti,  ma  mostrano  dal  modo  di  comportarsi 
delle  loro  acque  di  venire  da  luoghi  lontani,  specialmente  il 
primo. 

JSigev,  —  Dopo  questi  si  trova  l'altro  importante  fiume 
che  è  il  Niger.  Anche  di  questo  fiume  si  conosce  la  esistenza 
da  molto  tenqjo,  ma  non  è  che  pochi  anni  che  se  ne  può 
tracciare  con  qualche  sicurezza  il  cammino,  e  il  suo  bacino 
e  mono  conosciuto  di  ([uello  del  Nilo.  E  un  fiume  di  j)rima 
importanza;  non  staremo  a  disputare  se  gli  sjìctti  il  secondo 
()   il   terzo   o   il   (j mirto   posto,   clic   ci    pare  cosa  poco  utile  la 


Geografia  e  Geologia  dell'Africa  209 

risoluzione    di    (|uesta   ([uestione,   e    meglio    aftret tarsi   a   dire 
([uel  che  se  ne  sa  di  più  importante. 

Esso  si  nomina  Niger  per  dargli  un  nome  complessivo  da 
designarlo  tutto  senza  confusione;  ma  questo  non  è  il  nome 
che  gli  danno  i  rivieraschi.  Gli  Arabi  lo  dicono  Nil  al  Abid, 
il  Nilo  dei  Neri,  che  corrisponde  in  qualche  modo  al  nome 
nostro;  i  Mandinghi,  che  abitano  le  regioni  dove  nasce,  lo 
dicono  Gioliba,  o  Ba  Ba,  ciò  che  suona  «  gran  acqua  »  o 
«  gran  fiume  »  ciò  significa  pure  il  nome  Mayo  in  lingua  fula. 
I  Songai  lo  dicono  Issa  o  ISai,  gli  Aussa  lo  dicono  Ciaderba, 
i  Nitua  Edu,  i  Tuareghi  Eghirren,  gli  abitanti  del  delta  Cuarra 
o  Cuoi'ra,  col  qual  nome  qualche  geografo  europeo  indicò  tutto 
il  fiume. 

Il  Niger,  lo  si  chiamerà  sempre  così,  nasce  in  un  piano  alto 
dagli  800  ai  1000  metri  sul  livello  del  mare,  presso  i  monti 
Darò  (1340)  nel  prolungamento  meridionale  dei  monti  di  Futa 
Gialon,  che  serve  di  collegamento  per  questi  e  i  Gong  a  pochi 
chilometri  dalla  sorgente  del  Bansaculo.  La  sua  sorgente  pro- 
jn'iamente  non  fu  vista  da  Zwefel  e  Moustier  che  furoncì  in 
quelle  regioni  nel  1878.  Essi  si  dovettero  trattenere  a  qualche 
distanza,  perchè  ii  luogo  dove  nasce  il  gran  fiume  h  sacro  per 
gli  indigeni,  e  l'andarvi  sarebbe  stato  commettere  un  sacri- 
legio. Il  luogo  dove  nasce  si  dice  Timbi  Cundo  ed  è  contrad- 
distinto da  tre  cupole  rocciose  enormi,  che  sorgono  dal  piano. 

Il  fiume  scorre  in  direzione  di  nord,  giunto  al  10"  di  lat. 
sett.  comincia  la  sua  direzione  verso  N.-E.  che  è  quella  che 
segue  sempre  fino  a  Timboctu,  salvo  un  grande  arco  a  le- 
vante al  14°  parallelo.  Nel  tratto  superiore  è  nel  regno  di  Sa- 
mori, poi  per  un  lungo  percorso  fin  presso  al  14°  parallelo 
segna  il  confine  fra  i  possessi  francesi  della  Senegambia,  il 
detto  regno  di  Samori  e  quello  di  Segu.  In  questo  territorio 
riceve  a  sinistra  molti  corsi  d'acqua  ma  brevissimi,  perchè 
le  montagne  che  dividono  il  suo  bacino  da  quello  dei  fiumi 
della  Senegambia  sono  vicinissime  al  Niger  in  modo,  che  h? 


14.  —  Geografia  e  Geologia  dell'Africa. 


210  Geografia  e  Geologia  dell'Africa 

ac(|ue  che  vanno  a  finire  nel  Senegal  nascono  talora  a  pochi 
cliilometri  dalla  riva  sinistra  del  nostro  fiume.  Sulla  riva  destra 
gli  atttuenti  sono  più  numerosi  e  devono  essere  più  lunghi  ma 
sonr)  pressoché  sconosciuti.  ]\la  nello  stato  di  Massina,  là  dove 
finito  il  grande  arco  suindicato  gira  a  nord,  riceve  un  gros- 
sissimo  affluente,  l'Ulu-ulu,  composto  di  tre  grandi  corsi  di 
acqua,  il  Fambine,  il  Hngoe  che  dovrebbe  essere  il  princi- 
pale (1200  cliil.)  e  il  Mahel.  Ma  di  tutti  questi  tre  fiumi  le 
notizie  date  non  sono  clie  più  o  meno  fondate  ipotesi,  almeno 
per  il  corso  superiore  :  l' ultimo  tratto  quantunque  non  esat- 
tamente rilevato  h  stato  per  lo  meno  visto  nel  1828  dal 
Caillié.  Un  140  chilometri  prima  del  confluente  il  Niger  si 
divide  in  due  rami,  dei  quali  il  sinistro  si  dice  Diaca  e  cor- 
risponde al  Bahr  el  Saraf  del  Nilo,  come  l'Ulu-ulu  sarebbe 
il  Bahr  el  Gazai  del  Xiger.  Questo  ramo  fa  così,  insieme  ad 
altri  rami  secondari,  una  quantità  di  isole  grandi  e  piccole  in 
mezzo  delle  quali  si  trova  un  lago  che  si  allarga  a  levante  e  a 
ponente  dei  due  rami  principali  del  Xiger  ed  h  il  lago  Debo. 
Questo  lago  come  si  può  pensarlo  ha  limiti  e  importanza  che 
variano  secondo  i  periodi  di  piena  e  di  magra  del  fiume. 

Al  sud  di  Timboctu  due  corsi  d'acqua  mettono  in  comu- 
nicazione il  Xiger  con  un  laghetto  nominato  Do,  che  è  a  più 
di  100  chilometri  in  linea  retta  dalla  riva  destra.  ]\Ia  questi 
fiumi,  che  si  nominano  Dire  e  Tatta,  e  il  lago  stesso  non 
sono  che  bacini  l)assi  che  si  riempiono  nelle  acque  alte  e 
quando  il  fiume  si  abbassa  si  vuotano. 

Dopo  Timboctu  il  Xiger  va  ad  est  per  un  300  chilometri, 
e  giunto  allo  0"  di  Greenwicli  piega  a  S.-E.  attraversando 
in  (piesta  dnx'zione  uno  spazio  di  7  gradi  di  latitudine;  in 
tutti  (questi  due  tratti  il  Xiger  non  riceve  nessun  affluente 
conosciuto  salvo  il  Gulbi  di  Socoto  a  sinistra.  Prima  di  entrare 
nel  paese  di  Xupe,  piega  a  sud,  e  attraversa  il  Xupe  stesso 
da  O.  a  E.  e  vi  riceve  il  Caduna,  in  fine  ripiega  a  sud,  riceve 
il   Binuè  e  corre  d;i   X.   a   S.   fino  alla   foce. 


Geografia  e  Geologia  dell'Africa  211 

Il  Binile,  che  ultimo  inlluente  importante  è  un  gran  fiume 
per  se  stesso  di  cui  non  si  conosce  ancora  bene  la  sorgente. 
Questa  deve  essere  secondo  tutte  le  probabilità  nei  monti  del 
paese  di  Mbum,  dove  il  Flegel  nel  1883  riscontrò  delle  cor- 
renti die  si  dirigevano  a  levante  inclinando  al  settentrione; 
queste  sorgenti  sono  vicinissime  a  quelle  che  formano,  come 
vedremo,  gli  affluenti  superiori  del  Binuè  stesso,  e  si  intral- 
ciano insieme  nelle  poco  incavate  vallate  di  quella  discuti- 
bile linea  di  displuvio.  Un  po'  a  sud  presso  Ngnandere,  dove 
Recliis  colloca  le  sorgenti  del  Binuè,  sta  bensì  il  capo  di 
alcuni  corsi  d'acqua,  ma  sembra  con  tutta  probabilità  che 
appartengano  questi  al,  bacino  del  lago  Tsad.  Le  acque  che 
dicemmo  princÌ2)io  del  Binuè  scorrono  probabilmente  al  nord 
e  poi  al  nord-ovest  per  un  200  chilometri  di  corso  poco  noto, 
finché  a  Ribago,  dove  avviene  l' unione  del  Chebbi  nel  Binuè, 
comincia  il  corso  di  questo  fiume  verso  ovest  leggermente 
inclinato  al  sud.  Degli  affluenti  di  sinistra  se  ne  nota  molti 
e  ricchi  d' acque,  che  vengono  in  direzione  parallela  S.-E.  a 
N.-O.  discendendo  dalla  cresta  che  divide  il  bacino  del  Binuè 
da  quello  del  Mban  e  del  Vecchio  Calabar  e  i  principali  sono 
il  Faro,  il  Tarabbu  e  il  Donga  Vucari.  Sulla  destra  il  Chebbi, 
emissario  del  lago  di  Taburi,  e  altri  minori  o  poco  noti  fra 
gli  altri  il  Gongola,  provenienti  dall'interno  del  regno  di 
Socoto. 

Un  fatto  molto  importante,  se  sono  esatte  le  notizie  fornite 
dagli  indigeni,  è  che  il  Binuè  e  particolarmente  il  Chebbi 
sarebbero  in  comunicazione,  -almeno  nel  periodo  delle  piene, 
coi  fiumi  che  si  versano  nel  lago  Tsad. 

Unito  il  Niger  col  Binuè,  percorre  un  300  chilometri  in 
un  paese  che  comincia  a  diventare  malsano,  in  una  vallata 
ricca  di  vegetazione  tropicale;  poi  a  Ebo,  a  100  chilometri  dal 
mare,  comincia  il  delta;  un  labirinto  di  canali  e  di  stagni, 
di  laghi  e  di  paludi,  con  una  superficie  di  25.000  chilometri  qua- 
drati e  un  contorno  esterno  di  350  chilometri.  La  foce  ju'inci- 


212  Geografia  e  Geologia  dell'Africa 

cipale  è  in  direzione  della  corrente,  il  eanale  detto  Niin;  il 
principale  dei  bracci  occidentali,  si  chiama  di  Beuin  d'onde 
il  nome  del  golfo.  Questa  e  tante  altre  foci  (9  tra  le  due  sud- 
dette) sono  tutte  impedite  da  barre  pericolose.  Le  due  bocche 
orientali,  del  Nuovo  Calabar  e  di  Bormy,  sono  in  comunica- 
zione con  canali  del  delta  del  Niger  che  vi  portano  anzi  parte 
delle  sue  acque,  ma  il  Bormy  veramente  è  la  foce  di  un  pic- 
colo fiume,  il  Rua-n-Catone  che  viene  dall'interno.  Il  Niger 
h  navigabile,  fu  risalito  con  piroscafi  dagli  P^uropei  fino  al- 
l' 11°  parallelo,  e  i  Francesi  ne  navigarono  il  tratto  dai  loro 
possessi  fin  davanti  a  Timboctu.  Si  stima  lungo  4160  chil. 
e  il  suo  l^acino  si  ritiene   2.630.000  chilometri  quadrati. 

r.  Calabar  e  filimi  del  rjolfo  di  Blassa,  —  Nel- 

r  ultimo  tratto  della  costa  della  Guinea  prima  di  giungere 
al  ]\Ionte  Cameron  si  trova  l'estuario  del  Vecchio  Calabar. 
Questo,  benché  abbia  tanta  somiglianza  di  nome,  non  ha  a 
far  nulla  col  Nuovo  Calabar  il  quale  non  è  che  un  braccio 
del  delta  del  Niger.  Il  Vecchio  Calabar  è  l'estuario  nel  (puile 
sbocca  un  fiume  clic  gli  indigeni  dicono  (  )iono,  e  gli  Inglesi 
Cross  River.  Questo  viene  da  N.  a  S.,  ma  il  suo  corso  supe- 
riore è  da  Oriente,  fu  rimontato  fino  a  certe  rapide  che  si 
trovano  a  320  chilometri  dalla  foce;  è  ricco  d'acque.  La  sua 
sorgente,  forse  1000  chilometri  lontana,  è  molto  probabil- 
mente nei  monti  di  Giarro  e  di  Gendero  dove  hanno  sorgente 
gli  affluenti  dell'alto  Binuè. 

Al  di  là  dell'  imponente  massa  montagnosa  del  Cameron, 
nella  baja  di  Biafra,  sboccano  molti  fiumi  dei  quali  si  co- 
nosce la  foce  e  hanno  nome  di  Giungo,  e  viene  da  nord;  di 
Madibama  e  di  Lungasi,  e  vengono  da  nord-est;  di  Edea  e 
viene  da  est.  Del  corso  superiore  di  questi  non  si  ha  notizia 
esatta.  Si  sa  solo  che  un  gran  fiume,  il  Mban,  raccoglie  le 
acque  di  un  ampio  territorio  posto  fra  le  sorgenti  dell'Oiono 
del  Hinuc  e  gli  afiiuenti  dello  Sciarri  e  del  Congo,  e  scorre 
da  levai>te  verso  ponente  in  direzione  appunto  di  questi  fiumi 


Geografia  e  Geologìa  dell'Africa  213 

e  più  probabilmente  del  Madibama.  Ma  la  vicinanza  coll'Oiono 
mette  il  sospetto  che  si  versi  in  qnesto.  Finora  insomma  non  si 
sa  nnlla  di  preciso. 

X\  sud  di  questi  fiumi  sbocca  il  Muni  in  un  estuario  della 
baja  di  Corisco;  esso  raccoglie  le  acque  di  un  vasto  tratto 
di  regione  non  ben  conosciuta,  è  ricca  d'acque,  ma  a  poclii 
chilometri  la  navigazione  è  interrotta  da  cascate. 

Gcibllììl,  —  Più  a  sud  è  l' estuario  del  Grabum  che  fu  cre- 
duto per  molto  tempo  la  foce  di  uno  dei  gran  fiumi  dell'Africa 
per  la  grandezza  e  la  profondità  ;  ma  ora  è  riconosciuto  per 
l'estuario  nel  quale  sboccano  vari  non  grandi  fiumi,  che  na- 
scono come  il  Muni  nella  Sierra  do  Oristal.  I  due  fiumi  prin- 
cipali sono  il  Como  e  il  Rainboè. 

Ogovè,  —  Ben  più  importante  di  questi  è  l'Ogovè.  Nasce 
nel  paese  dei  Bateche  a  poca  distanza  dal  Lerini  (Lavvson 
di  Stanley)  affluente  sinistro  del  Congo,  e  corre  a  N.  e  N.-Ò. 
fin  quasi  all'Equatore;  per  un  tratto  di  200  chilometri  va 
parallelo  alla  Linea  e  poi  piega  a  S.-E.  e  fa  una  gran  curva 
'in  fine  alla  quale  mette  foce  a  Capo  Lopez.  La  sua  lunghezza 
è  forse  di  1200  chilometri,  il  suo  bacino  passa  probabilmente 
i  oOO.OOO.  La  massa  d'acqua  che  esso  poi'ta  è  superiore  a 
quella  di  (pialunque  fiume  dell'Europa  occidentale,  ma  è 
certamente  esagerata  la  portata,  attribuitagli  su  dati  incerti, 
di  50.000  metri  cubi,  anclie  nella  massima  piena.  Esso  ha 
il  corso  superiore  molto  veloce  e  interrotto  da  cascate  e  da 
rapide,  che  rendono  impossibile  la  navigazione  a  vapore,  e 
impossibile  o  difficilissima  quella  in  barelle  a  remi.  Questo 
tratto  è  ricco  di  affluenti,  sulla  sinistra  il  Licoco,  sulla  destra 
il  Passao,  il  Ncomi,  il  Lebe  e  finalmente  il  Livindo,  grande 
quanto  il  fiume  principale  e  che  a  difierenza  degli  altri  viene 
dal  N.-E.  poiché  nasce  in  quel  luogo  d'onde  si  spargono  le 
acque  al  Binue,  allo  >Sciari,  al  Congo.  Dopo  il  confluente  col 
Livindo,  r  Ogovè  scorre  a  ovest,  come  si  disse,  parallelo  al- 
l'Equatore,  e  dal  confluente  alla  foce  per  più  di  300  chilo- 


214  Geografia  e  Geologia  dell'Africa 

metri  è  navig-abile  in  ogni  stagione  da  una  barca  a  vapore. 
Poco  prima  di  uscire  dalle  montagne  parallele  alla  costa,  riceve 
un  altro  affluente  a  sinistra,  l'unico  importante  del  suo  corso 
inferiore,  il  Xguniè.  Entrato  nella  pianura  costiera  l'Ogovè, 
come  il  Senegal,  forma  una  infinita  di  ramiticazioni,  nelle 
quali  l'acqiui  di  mare  si  mescola  colla  dolce;  un  labirinto 
di  laghi,  di  lagune,  di  canali,  fra  gli  altri  notevole  il  lago 
Zonengliè  ampio  di  500  chilometri  (quadrati. 

L' im^^ortanza  di  questo  fiume  è  grande  in  se  e  anche  molto 
come  via  di  comunicazione  al  Congo  medio. 

Fra  rOgovè  e  il  Congo  si  trova  un  altro  fiume,  il  Cuilu; 
che  nasce  nell'alto  paese  dei  Bateche  e  sbocca  in  mare  con 
direzione  di  N.-E.  S.-O.  ^ 

CoììffO,  —  Il  Congo  è  il  fiume  più  ricco  d'acque  che  abbia 
l'Africa  ed  ha  il  bacino  più  grande.  Questo  fiume  non  si  co- 
nosce con  qualche  precisione  che  da  una  diecina  danni.  Fu 
Stanley  che  risolse  il  problema  agitato  da  tanto  tempo,  di 
dove  calassero  le  acque  di  una  parte  dei  grandi  laghi,  che 
non  si  poteano  attaccare  al  Nilo  per  questione  di  livello,  e 
che  tutto  induceva  a  credere  dovessero  finire  nel  fiume  che 
si  diceva  preferil)ilmente  Zaire;  ma  di  questo  non  si  avea  no- 
tizia che  dell' nltimo  tratto  presso  la  foce.  Questo  tratto  era 
conosciuto  ai  Portoghesi  fin  dal  secolo  XV  e  XVI,  e  aveano 
alcune  vaghe  notizie  dell'interno,  ma  cognizione  precisa  del 
il  un  le  ìion  se  ne  ebl)e  che  dopo  l'ardita  traversata  di  Stanley 
e   i   tanti  viaggi  che  si  succedettero  in  quella  regione. 

Ora  le  linee  generali  si  possono  indicare  anche  ^qv  il  ba- 
cino con  qualche  dettaglio,  salvo  per  qualche  parte  al  nord 
dell'Equatore  dove  si  è  sempre  nell'ignoto. 

Il  fiume  elle  si  convenne  di  chiamar  Congo  nasce  lontano 
un  2000  chilometri  in  linea  retta  dalla  foce,  nel  paese  di 
Trungia  fra  il  Tanganica  ed  il  Xiassa,  KJóO  (?)  metri  sul 
livello  del  mare.  Esso  porta  là  il  nome  di  Ciasi  rrdchasi), 
corre  qualelie  tratto  verso  S.-E.,  riceve  molti  affluenti  dai  monti 


Geografia  e  Geologia  dell'Africa  215 

di  Cingambo  ed  incontrandosi  colle  montagne  a  ponente  del 
lago  Niassa  piega  a  S.-O.  e  prende  il  nome  di  Zambese;  ri- 
ceve molte  acque  che  discendono  dall'altipiano  circostante,  at- 
traversa alcune  paludi  e  si  getta  sulla  sponda  orientale  del 
lago  Banguelo  o  l^emba.  Questo  è  una  specie  di  Uchereve 
per  il  Congo.  È  un  lago  alto  secondo  Griraud  1200  metri, 
secondo  le  indicazioni  più  comuni  1120  metri  sul  livello  del 
mare;  è  ampio  circa  19.700  chilometri  quadrati,  ma  non  pare 
profondo  più  di  (i  metri.  Questa  minima  profondità  lo  rende 
più  una  palude  che  un  lago  e  presso  le  rive  è  tutto  pieno 
di  canne  e  di  erbe  palustri  di  una  grande  altezza  e  per  un 
tratto  considerevole.  Il  lago  è  tagliato  in  due  parti  da  due 
penisole,  che  si  avanzano  da  est  e  da  ovest  e  la  parte  me- 
ridionale si  può  dire  più  una  prateria  inondata  da  una  grande 
massa  d'acqua  alta  un  tre  metri,  piuttosto  che  un  lago.  Le 
coste  orientali  sono  paludose  e  sulle  settentrionali  si  versano 
alcuni  piccoli  fiumi.  Sulle  meridionali  si  eleva  il  villaggio 
di  Cabinda  dove  morì  Livingstone.  Il  lago  fa  ima  insenatura 
profonda  all'angolo  S.-O.  (1)  che  finisce  in  uno  stretto  canale 
pel  quale  esce  l'emissario  che  è  detto  Luapula,  la  seconda 
testa  del  Congo,  largo  un  70  metri.  Fatto  un  giro  al  sud 
piega  parallelo  alla  costa  occidentale  del  lago  e  si  dirige,  in- 
grossato da  piccoli  fiumi  al  nord,  con  un  corso  non  ancora 
riconosciuto,  ed  entra  nel  lago  Moero.  In  questo  corso  deve 
formare  parecchie  cadute  o  rapide,  delle  quali  non  fu  vista 
che  la  prima,  di  Mambirima,  perchè  il  dislivello  fra  i  due 
laghi  è  di  circa  450  metri  su  una  percorrenza  di  meno  che 
300  chilometri.  Il  lago  Moero  o  Mcata  è  alto  secondo  il  Gi- 
raud  850  metri,  ha  una  superficie  2:)oco  minore  di  quella  del 
Banguelo,  ed  è  lontano  appena  150  chilometri  dal  Tanga.nica. 
Il  Luapula  vi  entra  con  un  canale  che  si  allarga  a  forma 
di   estuario  finche  si   confonde   col   lago.   Questo  presenta  un 


(1)  Non  sud  orientale.  Reclus. 


216  Geografia  e  Geologia  dell'Africa 

aspetto  ineuo  palustre  del  Baugiielo.  le  luontaj^iie  che  sor- 
gono sulle  sue  rive  e  le  isole  gli  danno  l'aspetto  di  un  lago 
alpino. 

Quando  però  e  la  stagione  piovosa  le  aeque  inondano  le 
pianure  per  migliaia  di  chilometri  quadrati.  Il  lag.)  riceve 
molti  piccoli  corsi  d'acqua.  Il  Luapula  esce  dal  nord  e  col 
nome  di  Luvua  va  con  un  corso  non  ben  conosciuto  in  di- 
rezione di  X.-O.  fino  al  confluente  col  Lualaba. 

ZiìinlcibCl,  —  Il  Lualaba  è  un  ramo  tanto  importante  del 
Congo  che  potrebbe  anche  ritenersi  per  fiume  principale  (Rei- 
chardt). 

Esso  ha  la  sorgente  in  una  regione  alta  un  1200  a  1250  metri 
sul  livello  del  mare  in  un  angofe  col  vertice  al  sud  formato 
da  due  alture,  al  di  là  delle  quali  scorrono  due  fiumi  che 
vanno  a  formare  lo  Zambese;  e  scorre  diritto  a  N.  ricevendo 
a  destra  e  a  sinistra  molti  piccoli  afiluenti,  a  Chiburi  è  già 
un  fiume  largo  un  100  metri.  Il  corso  di  questo  fiume  è  però 
poco  conosciuto  e  presenta  molte  incertezze  nei  particolari. 
Il  fatto  più  notevole  di  esso  e  l'espandersi  in  laghi,  sicché 
si  può  dire  che  dopo  Chiburi  almeno  la  metà  del  corso  è 
fatta  attraverso  laghi.  Questi  si  succedono  così  da  S.  a  N.  ; 
il  lago  Loemba,  il  lago  IJpemba  e  fra  l'uno  e  l'altro  entrano 
due  grossi  influenti  a  sinistra  il  Lufura  e  il  Luburi  che  scor- 
rono paralleli  al  Luvua;  poi  il  lago  Chissale,  il  Chibambo 
nel  quale  entra  il  fiume  Lovoi  pure  sulla  riva  sinistra,  ma 
normalmente  alla  corrente  del  fiume  principale,  poi  il  lago 
Covambo,  il  Coando,  l'Aimbe,  il  Bembe,  il  Sivambo  i  quali 
tutti  ricevono  qualche  fiumattolo;  ma  tutti  questi  laghi  e  fiumi 
sono  poco  conosciuti,  taluni  anzi  problematici.  Comunque  sieno 
il  Lualaba  però  porta  una  massa  d'acqua  al  confluente  più 
importante  di  quella  del  Luvua  e  uniti  si  gettano  nel  lago 
di  Langi.  Nel  lago  di  Langi  si  getta  anche  il  Lucuga  pro- 
veniente dal  Tanganica.  Questo  lago  è  uno  dei  piìi  grandi 
specchi  d'acqua  dolce  dell'Africa,  inferiore  \)tv  superficie  al- 


Geografia  e  Geologia  dell'Africa  217 

rUcliereve  e  superiore  al  Niassa;  è  limgliissiino  e  relativa- 
mente stretto;  dalla  baja  di  Paiiibetè  alla  foce  del  Rusizi  ò 
circa  GoO  chilometri;  ma  da  est  a  ovest  non  passa  i  90  chi- 
lometri. La  sua  superficie  è  ritenuta  un  36.000  chilometri  qua- 
drati, ed  è  alto  sul  livello  del  mare  730  metri  secondo  Reichai'd 
(Cora  826,  Chavanne  814).  Esso  riceve  molti  fiumi  ma  tutti 
di  pochissima  lunghezza,  se  ne  togli  il  Rusizi  suddetto  che 
nasce  da  un  piccolo  laghetto  il  Chivo  e  che  corre  nella  con- 
tinuazione dell'asse  maggiore  del  lago,  e  il  Malagarazi,  molto 
più  importante  che  sbocca  sulla  costa  orientale  'e  che  nasce 
nel  centro  dell'altipiano  che  sta  fra  il  Tanganica  e  l'Oceano 
Indiano  ai  confini  dell' Uniamuesi  coli' Uj ansi,  ed  è  lungo 
un  500  chilometri  e  largo  alla  foce  un  1500  metri  quand' è 
in  piena. 

Il  Tanganica  è  un  lago  d'acqua  dolce,  soggetto  a  improv- 
vise burrasche,  ma  rade.  Ebbe  delle  crescite  e  delle  dimi- 
nuzioni singolari  di  acque,  dipendenti  dall'essere  aperto  ad 
ostruito  l'emissario.  Per  qualche  tempo  lo  si  credette  ajj- 
partenere  al  bacino  del  Nilo;  ma  esaminato  il  suo  livello  lo 
si  credette  un  bacino  chiuso,  la  dolcezza  delle  acque  facea 
dubitare  di  ciò,  ma  l'emissario  non  si  trovava,  il  Lucuga  esa- 
minato da  Stanley  e  da  Cameron  quando  era  barrato  non  fu 
creduto  come  tale;  tronchi  d'alberi,  erbe,  radici,  trasportati 
da  tanti  fiumi  e  caduti  dalle  sue  rive  lo  aveano  ostruito; 
finalmente  Hore  e  Thomson  (1878)  lo  videro  scorrere  rapi- 
damente nella  direzione  del  Congo.  Lo  sforzo  delle  acque 
cresciute  avea  rotto  la  diga  e  il  fiume  corse  nella  sua  pen- 
denza, così  che  in  pochi  anni  (1878-86)  il  lago  abbassò 
di  4  ^  2  metri  di  livello  éon  grande  spavento  degli  indigeni 
che  temevano  che  tutto  il  lago  scappasse.  Così  fu  risolta  la 
lunga  questione  dell' aj^partenenza  del  Tanganica.  Il  Lucuga 
attraversa  una  regione  poco  conosciuta  e  va  a  sboccare  nel 
Langi,  ma  in  generale  è  poca  l'acqua  che  esso  contribuisce 
alla  formazione  del  Congo.  Questo  risulta  così  formato   dal^ 


218  Geografia  e  Geologia  dell'  Africa 

contributo  di  tre  vasti  e  diversi  bacini  ed  esce  dal  Langi  col 
nome  di  Lnalaba  e  scorre  al  N.-O.,  riceve  poco  dopo  alla 
destra  il  Luoma  e  passa  sotto  Niamgue;  da  questo  punto  fino 
al  mare  fu  tutto  percorso. 

LlKllaba  Congo,  —  Qui  è  già  un  gran  fiume  di  una 
maestosa  corrente,  profondo  parecchi  metri,  e  largo  almeno 
un  chilometro.  Da  Xiamgue  fino  a  sotto  l'Equatore,  corre  si 
può  dir  sempre  a  nord,  ricevendo  sulla  destra  molti  fiumi 
2)oco  noti  che  provengono  dalle  montagne  situate  all'ovest 
del  Tanganica  e  del  Mutan  Nsige  ed  hanno  un  corso  molto 
probabilmente  parallelo  da  est  a  ovest.  Essi  hanno  i  nomi  di 
Elila,  Ulinde,  Lova,  Munducu  Lilu.  X  valle  di  quest'ultimo 
cominciano  le  cosidette  Cascate  di  Stanley,  che  sono  cascate 
e  talora  gruppi  di  cascate,  parte  al  di  qua  parte  al  di  là  del- 
l'Equatore,  che  tolgono  la  possibilità  della  navigazione  del 
fiume.  Dopo  le  cascate  il  fiume  prende  una  direzione  occi- 
dentale. Subito  dopo  r  ultima  cascata  sbocca  il  Mbura,  altro 
fiume  parallelo  a  quegli  altri  poco  sopra  indicati;  poco  dopo  a 
sinistra  sbocca  il  Lubilasc  che  fu  riconosciuto  da  Grenfell  fino 
all'  1  ^J2  ^i  l^t-  ^'^'^^-  ^^  questo  punto  il  fiume  diventa,  se  mi 
è  permessa  una  strana  espressione  parlando  di  un  fiume,  un 
arcipelago;  esso  è  diviso  e  suddiviso  da  tante  isole,  attraver- 
sate da  tanti  canali,  che  la  navigazione  diventa  diflìcile  per 
la  possibilità  grandissima  di  errori  in  un  fiume  ancora  im- 
perfettamente conosciuto  nei  particolari,  tanto  più  che  avven- 
gono spessi  spostamenti  ad  c^gni  piena  del  fiume.  Il  corso 
complessivo  del  fiume  descrive  un  grande  arco  col  (juale  ol- 
trepassa il  grado  2°  di  latitudine  settentrionale,  e  dopo  il  20° 
or.   (li   (Ir.   piega  a  S.-(  ).   fino   alla   foce. 

Il  corso  continua  ad  esser  pieno  di  isole,  e  a  ricevere  grossi 
e  numerosi  afiluenti,  finche  comincia  ad  addentrarsi  nelle  mon- 
tagne della  costa  occidentale  dell'Africa,  allora  il  corso  torna 
unito  in  un  ramo  solo,  che  forma  il  sinaolare  laii'o  conosciuto 
col   noiiK'   di    Staiilcv    Pool;   attraversa  h-   barriere  dei  monti, 


Geografìa  e  Geologia  dell'Africa  219 

formando  le  Cascate  di  Livingstone,  che  impediscono  la  na- 
vigazione dal  mare  al  bacino  centrale;  nscito  da  queste  dopo 
un  giro  a  S.  riprende  la  direzione  occidentale  e  sbocca  nel 
mare  al   6°  di  latitudine  meridionale. 

Affluenti  di  sinistra,  —  Una  parte  importante  ed 
ancora  oscura  hanno  gli  affluenti  del  Congo  in  quel  tratto 
del  corso  che  va  dalle  cascate  di  Stanley  a  quelle  di  Living- 
stone;  parliamo  prima  di  quelli  di  sinistra.  Da  questo  lato 
dopo  che  Stanley  notò  molte  foci  di  larghi  fiumi,  si  cercò 
di  attaccare  ad  essi  alcuni  corsi  d'acqua  visti  prima  o  poco 
dopo  di  lui  nei  punti  superiori  del  bacino;  e  si  tracciarono 
nelle  carte  dei  corsi  d'acqua,  che  le  esplorazioni  più  recenti 
mostrarono  erronei  poiché  doveano  convergerli  nel  Cassai;  non 
restando  oltre  questo  che  fiumi  ben  minori  di  quelli  ipote- 
tici, che  in  mancanza  di  notizie  esatte  si  erano  indicati.  Molte 
di  quelle  foci  che  Stanley  nella  rapida  corsa  avea  credute 
di  fiumi  non  erano  che  foci  di  canali  del  Congo;  oltre  le 
foci  dei  fiumi  minori.  Vicino  al  posto  dove  si  collocava  il 
Sancuru,  sbocca  un  brevissimo  corso  d'acqua  il  Luchinga;  più 
a  valle  sbocca  il  Lulonga  rimontato  per  molte  centinaia  di 
chilometri  da  Grenfell  e  Francois.  Sotto  l'Equatore  sbocca 
il  Cinapa;  qui  lo  Stanley  avea  posto  le  foci  dell' Ichelemba, 
ma  questo  non  è  che  un  breve  affluente.  Questi  fiumi  ven- 
gono da  est  e  nella  direzione  della  corda  del  grande  arco 
del  Congo.  Poco  a  sud  dell'Equatore  il  Congo  comunica  con 
un  gran  lago,  il  Mantumba,  che  è  congiunto  forse  coli' altro 
più  grande,  denominato  Leopoldo  II;  i  quali  forse  rappre- 
sentano l'Aquilonda  delle  antiche  relazioni  dei  missionari  Ita- 
liani e  dei  Portoghesi;  e  questo  lago  di  Leopoldo  II  comu- 
nica col  Luchenie,  fiume  che  sbocca  nel  Cua-Cassai.  Una 
descrizione  esatta  di  questi  laghi  manca;  le  notizie  che  si 
lianno  da  vari  che  li  videro  (Stanley,  Kund,  Tappenbesk) 
sono  diversCj  e  si  spiegan  queste  difierenze  perche  questi  laghi 
ricevono  le  piene  dei  due  grandi  fiumi  e  le  scaricano  in  tempo 


220  Geografia  e  Geologia  dell'Africa 

di  magra,  per  cui  devono  cambiare  e  forma  e  dimensioni;  e 
non  ^^arà  che  dopo  lunghe  osservazioni  che  si  potranno  sta- 
bilire colla  voluta  precisione. 

Ci  tei- Cassai,  —  Il  Cua-Cassai  è  il  più  importante  degli 
attinenti  di  sinistra,  e  molto  probabilmente  per  ampiezza  di 
bacino  e  per  quantità  di  accjua  il  })iii  importante  di  tutti  gli 
affluenti  del  Congo.  Le  sue  sorgenti  sono  presso  al  12^*  di  lat. 
mer.  e  al  18°  %  di  long.  or.  di  Gr.  in  quell'altipiano  che  ha 
tanta  importanza  nella  orogratìa  e  idrograha  africana,  che  a 
suo  tempo  abbiamo  descritto.  Le  sorgenti  sono  a  breve  di- 
stanza da  (quelle  del  Cuanza  e  del  Lunge-bungo,  affluente 
dello  Zambese.  11  Cassai  scorre  per  300  cliilometri  da  O.  ad  E., 
e  giunge  in  una  regione  paludosa  «4i  cui  fa  parte  il  lago  Dilolo, 
alto  1445  metri  sul  livello  del  mare.  Da  questo  lago  escono 
due  fiumi  che  si  chiamano  tutti  due  Lolemba,  uno  che  si 
getta  nel  Cassai  l'altro  nel  Liba  falto  Zambese),  per  cui  a 
questa  grande  altezza  abbiamo  una  comunicazione  per  via  di 
acqua  tra   l'Oceano  Atlantico  e  l'Indiano. 

Dopo  questo  confluente  il  Cassai  volta  dritto  al  nord,  e  corre 
in  questo  senso  per  più  di  600  chilometri,  finche  si  congiunge 
col  Lulua,  che  porta  le  acque  del  paese  di  Lunda;  allora  piega 
a  N.-O.  e  si  unisce  col  8aucullu  che  col  nome  di  Lubiras  ha 
le  sorgenti  vicinissime  al  Lubari,  affluente  a  sinistra  del  Lua- 
laba.  Così  uniti,  il  Cassai  e  il  Sancullii  formano  un  grandis- 
simo fiume,  clic  lia  una  direzione  costante  di  N.-(J.  In  giù 
a  sinistra  confluisce  il  Coango,  grandissimo  corso  d'acqua,  ri- 
montato per  400  chilometri,  che  nasce  a  minima  distanza  dalla 
sorgente  del  Cassai,  ma  va  subito  a  nord  con  corso  costante- 
mente dritto  fino  alla  foce,  e  riceve  le  acque  del  versante 
orientale  dei  domini  portoghesi  e  dell'occidentale  del  regno 
del  Muata  Janvo.  Poco  a  valle  del  confluente  del  Coango 
sbocca  il  Luchenie  che  come  si  è  detto  è  in  comunicazione 
col  lago  di  Leo])oldo  IL 
.    Gli   affluenti   di   sinistra  sono  ancora  più  oscuri. 


Geografia  e  Geologia  dell'Africa  221 

Artlinii  ecc.  —  Sboccano  nel  Congo  rAriiimi,  l'Ucliere, 
ritimbiri  e  l'Ubmigi.  Dove  nascono?  Quali  sono  i  loro  corsi 
superiori  V 

Stanley  ritenne  che  l'Aruimi  fosse  il  corso  inferiore  del- 
l'IJelle  di  Schweinfurtli.  Le  esplorazioni  fatte  dal  D/  Junker 
e  dal  cap.  Casati  fecero  credere  diversa  la  cosa.  Si  ritenne 
clie  Uelle  e  Nomalo  non  fossero  che  nomi  comuni  di  fiume 
per  cui  si  accomodò  la  cosa  così;  l' Uelle  Macua  ingrossato 
dal  Bomocandi  non  sarebbero  che  il  corso  superiore  dello 
Sciari,  il  Nepoco  invece  che  scorre  parallelo  al  Bomocandi 
a  un  grado  circa  di  distanza  sarebbe  l'alto  Amimi  il  (piale 
si  espanderebbe  in  un  lago,  detto  Chei  el  Abi,  forse  quello 
di  Piaggia,  di  Lufton  e  di  altri.  La  conclusione  di  questa 
ipotesi  era  nn  corso  Nepoco  Amimi,  affluente  del  Congo  e  un 
corso  Macua  Sciari,  affluente  del  lago  Tsad,  divisi  da  alture 
di  minima  elevazione  e  con  probabile  confusione  dei  corsi 
per  mezzo  di  canali  intermedi.  Lo  Chavanne  [Africà's  Str. 
nnd  FI.)  porta  in  campo  che  l' Uelle  sia  invece  1' Uchere  e 
che  l'Amimi  esca  dal  golfo  di  Beatrice. 

La  più  seguita  ora  è  l'ijjotesi  di  A.  Z.  Wauter.  L'Aruimi 
sarebbe  con  probabilità  il  Nepoco  di  Junker,  e  l'Uelle  Macua 
sarebbe  1'  Ubangi,  e  raccoglierebbe  tutte  le  acque  dei  paesi 
dei  Niam  Niam,  scorrerebbe  a  ponente  e  poi  a  sud,  nel  qual 
ultimo  tratto  l' Ubangi  fu  riconosciuto  nell' 84-85  da  Grenfell. 
Questa  ipotesi  è  appoggiata  dal  volume  delle  acque  dei  due 
fiumi,  dalle  epoche  delle  piene  e  da  alcune  notizie  raccolte 
dagli  indigeni. 

Speriamo  vére  le  notizie  che  in  questi  giorni  portano  i 
giornali  sul  buon  esito  della  spedizione  di  Stanley,  e  al  suo 
ritorno  la  Greografia  sarà  vantaggiata  di  migliori  notizie  su 
questi  paesi. 

Dopo  questo  entrano  nel  Congo  il  Sanga,  il  Licoma,  ri- 
conosciuto dal  Massari,  l'Alima  e  altri  minori  provenienti  dal 
Congo  francese  e  che    avendo  i  corsi  superiori   molto   vicini 


222  Geografia  e  Geologia  dell'Africa 

a  quelli  dell' Ogove  e  dei  suoi  affluenti,  hanno  un  avvenire 
come  vie  di  comunicazioni  fra  l'Atlantico  e  il  Congo  al  di- 
sopra delle  cateratte  di  Livingstone. 

La  foce  del  Congo  è  ad  estuario;  ma  prima  della  foce 
esso  forma  una  quantità  di  isole  colla  solita  suddivisione  in 
numerosi  canali  secondari;  ^evh  il  canale  principale  è  senza 
confronto  maggiore  di  tutti  gli  altri  insieme. 

Come  avviene  negli  estuari,  l' acqua  dolce  del  Congo  scorre 
sopra  la  salata  del  mare  e  si  mantiene  dolce  a  25  chilometri 
dalla  foce,   e  salmastra  a  40  cliilometri. 

L'acqua  marina  penetra  poi  di  sotto  nella  rada  di  Banana 
e  talvolta  mette  a  prova  1'  abilità  dei  piloti  che  devono  di- 
rigere i  bastimenti  in  due  acqite  con  correnti  opposte  una 
sotto  l'altra.  In  su  di  Ponta  de  Lenlia  racijua  è  dolce  an- 
che al  profondo. 

Questo  fiume  ha  la  lunghezza  di  4150  chilometri  e  un  Ija- 
cino  di  4.075.000  secondo  Metchnikow;  la  sua  portata  fu  va- 
riamente calcolata,  sembra  che  una  cifra  intorno  ai  48.000 
metri  cubi  sia  la  più  probabile;  ma  ancora  non  si  hanno 
dati  sufficienti  per  fare  un  calcolo  per  se  così  difflcile;  ed 
ancor  più  difficile  il  calcolare  la  materia  trasportata  dal  fiume 
in  mare  :  lo  Chavanne  ritiene  che  rappresenti  un  volume  di 
350  milioni   di  metri  cubi  (1). 

Il  Congo,  essendo  un  fiume  che  ha  influenti  importanti  nei 
due  emisferi  settentrionale  e  meridionale,  ha  due  periodi  di 
crescita;  poiché  la  stagione  delle  pioggie  segue  la  posizione 
zenitale  del  Sole.  Alla  foce  in  Dicembre  e  in  Maofg'io  abbiamo 
i  pili  alti  livelli,  in  Marzo  e  in  Agosto  i  più  bassi;  la  mas- 
sima differenza  di  livello  sono  di  circa  9  metri  nella  regione 
delle  cateratte,  e  di   4  metri  a  Vivi. 

(1)  Il  Po  secondo  il  Mengotti  trasportava  822.000.000  di  m.  e,  il  Lom- 
Ijardini  riduceva  questa  cifra  a  42.700.000  in.  e,  il  Mollard-Real  a  soli 
11.500.000  m.  e.  Queste  differenze  mostrino  lo  incertezze  di  questo  genere 
di  dati. 


Geografia  e  Geologia  dell'Africa  223 

Il  Congo,  se  non  esistessero  le  cateratte  tra  Maladi  e  Leo- 
poldville,  sarebbe  una  strada  delle  più  belle  per  le  conmnica- 
zioni  interne  dell'Africa;  si  son  trovati  nel  bacino  circa  11.200 
chilometri  navigabili  da  battelli  a  vapore  e  se  ne  troveranno 
ancora  alquanti;  clic  non  tutti  i  fiumi  sono  stati  suffi(5iente- 
mente  esplorati;  ma  finora  tutto  questo  è  poco  utile  per  la 
chiusura  della  comunicazione  coll'Oceano. 

Lungo  la  costa  occidentale  dell'Africa  vi  è  una  lunga  striscia 
di  terra  limitata  a  levante  dal  bacino  del  Coango  e  poi  dagli 
affluenti  più  lontani  dello  Zambese,  In  questo  territorio  non 
possono  esistere  che  fiumi  secondari,  ma  di  (|uesti,  due  me- 
ritano qualche  menzione. 

CodìlZd,  —  Andando  da  nord  a  sud  si  incontra  prima  il 
Coanza;  esso  nasce  presso  le  sorgenti  del  Coango  a  un'al- 
tezza di  1(300  metri  sul  livello  del  mare.  Una  metà  del  suo 
corso  è  nelle  terrazze  montagnose  del  paese  di  Angola,  at- 
traversa le  montagne  con  una  serie  di  chiuse,  di  cateratte 
che  cessano  a  200  chilometri  dal  mare.  L' ultimo  tratto  è  na- 
vigabile, la  foce  ha  una  barra  pericolosa.  Il  suo  bacino  è 
valutato  un  300.000  cliiL  q.  e  la  lunghezza  del  corso  quasi 
1000  chilometri. 

Cìlfieìie.  —  Il  Cunene  nasce  poco  lontano  dal  Coanza  e 
scorre  a  sud  fino  al  confluente  col  Cuculovar,  poi  piega  a 
ovest.  Ricco  d'acqua  nella  stagione  delle  pioggie  inonda  esten- 
sioni grandissime.  Nella  stagione  secca  invece  è  scarsissimo 
d'acqua.  Il  suo  corso  inferiore  ha  ora  una  importanza  poli- 
tica per  essere  stato  scelto  come  confine  tra  i  jjossessi  tedeschi 
e  i  portoghesi.  Al  sud  di  questo  nessun  fiume  è  degno  di 
esser  notato  fino  all'Orange. 

Ovciìige,  —  L'Orange  o  Grariep  nasce  nelle  Montagne  delle 
Sorgenti  e  scorre  verso  S.-O.  Nella  stessa  montagna  nasce  il 
Caledon  che  si  congiunge  come  affluente  di  sinistra  all'Orange 
dopo  aver  corso  un  300  cliilometri  parallelamente  al  fiume 
principale;  uniti  scorrono  verso  8.-0.  fino   al    confluente  col 


224  Geografia  e  Geologia  dell'  Africa 

Walil.  lungo  fiume  che  attraversa  raltijDÌano  della  Repubblica 
Sud-africana,  e  corre  parallelo  alllJrange.  Il  Wahl  per  la  lun- 
g'iiezza  del  corso  sarebbe  fiume  principale;  ma  attraversando 
terreni  aridi  e  nascendo  in  regioni  a  scarse  pioggie  porta  una 
minima  quantità  di  acqua.  Dopo  il  confluente  scorre  verso 
ovest  sempre  attraverso  l'altipiano  fino  alle  Cento  cascate. 
(^)ueste  sono  cateratte  che  complessivamente  abbassano  il  li- 
vello del  fiume  di  120  metri:  poco  dopo  ha  alla  destra  uno 
di  quei  fiumi  estinti  di  cui  parleremo,  1  Igap.  Nella  parte 
inferiore  del  corso  non  si  trovano  più  fiumi  permanenti;  at- 
traversa la  catena  costiera  passando  dalle  barriere  a  rive  inac- 
cessibili, fa  dei  bruschi  giri,  e  sbocca  in  mare  con  una  foce 
chiusa  da  una  barra  potente.     -.- 

Fitiììii  delV Oceano  Indiano,  —  Nella  regione  del 

Capo  le  montagne  e  il  bacino  deir(Jrange  tanto  vicini  alla 
costa  meridionale  impediscono  che  si  formino  altri  fiumi  che 
costieri.  Di  questi  sono  da  nominarsi  il  fiume  Olipliant,  il  Gam- 
toos,  e  Great  Fisch,  che  nascono  nelle  montagne  interne  e 
sboccano  dopo  attraversata  la  catena  costiera.  Dalla  parte 
orientale  si  succedono  alcuni  piccoli  corsi  ricchi  d' acqua  e 
con  molte  cascate  fino  al  Tughela  al  nord  di  Porto  Natalo 
che  nasce  nel  versante  orientale  Monte  delle  Sorgenti  e  scorre 
tortuosamente  a  levante. 

Nella  baia  di  Delagoa  sboccano  molti  fiumi  i  quali  con- 
vergono da  tutte  le  parti,  salvo,  naturalmente,  che  dall'orien- 
tale. Fra  questi  meritano  menzione  il  ]\[aruta,  che  viene  dal 
mezzogiorno,   e  il  ^larina  dal  settentrione. 

Liìnpopo,  —  Poco  più  a  nord  sbocca  il  Limpopo,  o  Fiume 
dei  Cocodrilli.  Questo  nasce  nelle  vicinanze  di  Pretoria,  a 
poca  distanza  dagli  afiluenti  del  Wahl.  Si  dirige  verso  N.-O. 
e  fa  un  grandissimo  arco  al  N.  del  confine  della  Repubblica 
Sudafricana  poi  piega  a  S.  S.-E.  e  sbocca  a  poca  distanza 
dalla  baia  di  Delagoa;  il  suo  corso  ha  un  1440  chilometri 
di  lunghezza,  mentre  le  sorgenti  ne  distano  appena  520  dalla 


Geografìa  e  Geologia  dell' Africa  225 

foce.  Prima  di  entrare  nella  pianura  attraversa  i  Ziitpan,  monti 
l^aralleli  alla  costa,  e  vi  fa  la  suj^erba  cascata  di  Tolo  Azimè. 
È  navigabile  appena  per  140  cliilometri.  Ad  onta  della  sua 
lunghezza,  del  suo  bacino,  che  è  di  circa  GOO.OOO  cliil.  quad., 
e  del  numero  dei  suoi  affluenti,  non  è  un  fiume  ricco  di  acque. 
Gli  affluenti  di  sinistra  sono  in  generale  di  poco  conto,  por- 
tano poca  acqua  e  sono  di  breve  corso.  A  destra  sono  da 
nominare  il  Xvlstrom  e  il  fiume  Olifant,  che  vanno  come  raofo;i 
della  gran  curva.  Dopo  alcuni  corsi  di  acqua  di  poca  im- 
portanza si  trova  il  Sabi,  un  fiume  lungo  un  700  chilometri 
che  nasce  nelle  montagne  orientali  del  Matabele  e  scorre  a  sud 
attraversa  una  fessura  dell'altipiano;  giunto  alla  pianura  piega 
ad  angolo  retto  ad  est  e  sbocca  con  un  delta  di  2000  chil. 
quad.  di  superficie.  Grosso  molto  nella  stagione  delle  pioggie, 
è  un  misero  corso  d'acqua  nella  stagione  secca;  pure  nel  basso 
corso  è  rimontabile  per  un  100  chilometri  con  barche  a  vapore. 
Più  a  nord  il  Busi  e  il  Pungue  sono  due  simili  ina  minori 
correnti. 

ZciTìlbesC,  —  Ora  j^arliamo  del  più  gran  fiume  che  sbocchi 
nell'Oceano  Indiano.  Le  sorgenti  del  Liba,  che  comunemente  si 
ritengono  quelle  del  fiume  princij)ale,  non  sono  le  più  lonta,ne 
dall'Oceano;  tenendo  conto  della  distanza  dalla  foce,  sarebbero 
invece  quelle  del  Quando.  Ma  senza  discutere  questo  fatto,  di 
cui  si  è  detto  già  indietro,  jD^i'li'^ii^^o  di  quello  che  è  general- 
mente adottato.  11  Liba  nasce  a  minima  distanza  dal  Lulua 
(affluente  del  Cua-Cassai)  non  lontano  dal  monte  Impune  presso 
il  villaggio  di  Chisenga,  e  un  breve  tratto  del  suo  corso  supe- 
riore fu  visto  da  Mao;  var  e  da  Cameron.  La  località  sta  nella 
tante  volte  citata  linea  di  montagne  che  attraversa  l'Africa 
al  12°  parallelo  meridionale.  Il  Liba  scorre  a  S.-O.  e  riceve 
moltissimi  corsi  d'acqua,  che  vi  confluiscono  a  forma  di  ven- 
taglio. Fra  questi  affluenti  del  corso  superiore  va  notato  il 
Lolemba  che  proviene  dal  lago  Dilolo,  dove  si  uniscono  le 
acque  del  bacino  dello  Zambese  con  quelle  del  Congo.  Scorre 

lo.  —  Geografìa  e  Geologia  dell'Africa, 


9 20  Geografia  e  Geologia  dell'Africa 

sempre  a  sud  col  nome  di  Zambese  e  riceve  a  sinistra  il 
Cabompo.  grosso  fiume  che  nasce  presso  il  Lualaba.  Al  con- 
fluente con  questo  fiume  lo  Zambese  è  già  navigabile.  Sulle 
rive  del  fiume  nella  stagione  delle  pioggie  si  formano  delle 
paludi  di  molte  migliaia  di  chilometri  quadrati  di  superficie, 
le  quali  nella  stagione  secca  sono  steppe.  Più  a  sud  comincia 
la  o-rande  curvatura  verso  levante,  direzione  che  mantiene 
finche  attraversa  il  paese  di  Tete,  e  dopo  piega  a  S.-E.  fino 
al  mare.  Dove  comincia  la  grande  curva,  si  trova  la  celebre 
cascata  detta  dagli  indigeni  Mosi  a  Tunia  «  fumo  tonante.  » 
Questa  è  l' ultima  di  una  serie  di  forse  cinquanta  cascate, 
per  le  quali  lo  Zambese  scende  dagli  altipiani  superiori  al- 
l'altezza  del  Calaharri.  Quest'ultima,  detta  anche  Victoria 
falls  dagli  scopritori  inglesi,  è  ritenuta  per  la  più  bella  ca- 
scata del  mondo;  il  fiume  largo  un  chilometro  si  precipita 
dall'altezza  probaljile  di  120  metri  in  un  baratro  lungo  come 
la  sezione  del  fiume  e  largo  in  molta  parte  appena  30  metri, 
in  nessun  luogo  più  di  80;  si  può  immaginare  che  effetto 
debba  produrre  un  simile  fatto  ;  il  rumore  si  sente  a  80  chilo- 
metri di  distanza,  una  nebbia  d'acqua  dalle  masse  schiumose 
si  innalza  in  colonne  alte  fin  300  metri.  Gli  indigeni  non  si 
avvicinano  credendola  cosa  sacra.  L'acqua  caduta  nel  baratro 
ne  scappa  per  una  fessura  a  zig-zag,  larga  appena  30  metri, 
che  si  aggira  per  qualche  chilometro  in  mezzo  alle  roccie, 
finche  si  allarga  lentamente  a  riprendere  le  dimensioni  del 
corso  superiore  del  fiume. 

Coaildo,  —  Poco  prima  della  cascata  avviene  il  confluente 
col  Coando  o  Ciobè;  anche  questo  fiume  nasce  nel  versante 
meridionale  della ''linea  di  displuvio  che  va  da  Bihè  al  Tan- 
ganica  a  un  13G0  m.  di  altezza  (Serpa  Pinto).  Corre  al  S.-E., 
riceve  molti  affluenti  ed  è  un  fiume  navigabile  in  buona  parte 
del  corso,  però  ostruito  talora  da  cespugli  natanti.  Nella  sta- 
gione delle  piene  esso  forma,  prima  di  unirsi  allo  Zambese, 
un  lago    temporaneo    che   porta   il  nome  di  Ciobè,  lo  stesso 


Geografìa  e  Geologia  dell'  Africa  227 

del  fiume  nell'  ultimo  tratto.  Col  mezzo  di  questo  lago  il  ba- 
cino dello  Zambese  si  collega  anche  con  quello  del  Cubango 
e  di  questo  riparleremo  quando  si  tratterà  dei  bacini  chiusi. 

Al  disotto  della  cascata,  lo  Zambese  riceve  le  acque  che 
2)iovono  tra  il  Banguelo  e  il  Niassa,  portategli  dalla  grossa 
e  poco  nota  corrente  del  Loango  che  sbocca  sulla  riva  sini- 
stra proveniente  da  nord,  e  sulla  riva  destra  riceve  molti 
fiumi  che  provengono  dalle  regioni  settentrionali  del  Mata- 
bele.  In  questo  tratto  di  corso  ha  pure  molte  rapide  e  qualche 
cascata.  Giunto  nella  pianura,  sbocca  sulla  sua  riva  sinistra 
un  interessante  fiume  :  lo  Scire  che  è  Y  emissario  del  lago 
Niassa. 

NÌCtSSCl,  —  Questo  lago  somiglia  moltissimo  al  Tanga- 
nica.  Lungo  600  chilometri,  stretto  fin  24  cliilometri,  di  su- 
jjerficie  di  30.000  chilometri  quadrati  ha  tutte  le  dimensioni 
poco  diverse  dall'altro;  solo  è  difterente  l'altezza  sul  livello 
del  mare;  il  Tanganica  è  di  780  metri,  mentre  il  Niassa  è 
soltanto  di  480  metri.  È  circondato  da  montagne  alte  più  di 
2000  e  forse  3000  metri,  è  profondo  più  di  180  metri.  E  sog- 
getto a  colpi  di  vento  pericolosi  e  a  nebbie  ;  chiuso  fra  monti, 
riceve  solo  dei  grossi  ruscelli,  e  le  difterenze  di  livello  non  pas- 
sano nelle  varie  stagioni  l'altezza  di  un  metro.  Lo  Scire  è  il 
suo  emissario  che  esce  dall'estremità  meridionale,  forma.il  la- 
ghetto di  Pennalombue  e  con  corso  sempre  dritto  al  sud  sbocca 
con  due  foci  nello  Zambese. 

Unito  a  questo  lo  Zambese  è  un  fiume  imponente  talora 
raggiunge  i  13  chilometri  di  larghezza  e  sbocca  con  un  delta 
a  zampa  d' oca,  con  numerose  bocche  ;  la  sua  lunghezza  si  ri- 
tiene di  2.G00  chilometri,  e  il  suo  bacino  si  calcola  ampio 
1.443.000  chilometri  quadrati. 

RìtVtlììlCt,  —  Al  nord  dello  Zambese  si  trovano  dei  fiumi 
piccoli  fra  i  quali  il  Ludia  e  il  Mururi:  ma  tutti  di  impor- 
tanza secondaria.  Più  interessante  di  essi  è  il  Ruvuma  che 
mena  all'  Oceano  Indiano  le  acque  provenienti  dalla  pendenza 


228  Geografia  e  Geologìa  dell'Africa 

orientale  dei  monti  che  fìanclieggiano  il  Tanganica,  e  scorre 
da  O.  a  E.  con  poche  sinuosità.  Ha  molti  affluenti,  il  più 
gi-ande  è  il  Lienda  o  Lugenda  che  nasce  nelle  vicinanze  im- 
mediate del  lago  salato  Scirva,  col  quale  forse  nelle  piene  è 
in  comunicazione.  Il  Ruvuma  è  lungo  forse  720  chilometri 
e  a  basse  acque  fu  rimontato  2:>er  300  chilometri  con  grandi 
stenti;  ma  all'epoca  delle  piene  un  piroscafo  troverebbe  in 
ogni  luogo  profondità  sufficiente. 

Al  nord  del  Ruvurna  e  parallelo  a  questo  si  trova  il  Lu- 
figi  che  risulta  dall'  unione  di  due  fiumi  che  nascono  a  set- 
tentrione del  lago  Niassa  e  vicino  a  questo  :  per  qualclie  tempo 
anzi  ne  fu  creduto  l'emissario.  Corre  semj)re  verso  est  e  sbocca 
con  un  largo  delta  davanti  l'isoki  di  Mafia. 

Più  al  nord  la  grande  depressione  del  paese  dei  Masai  im- 
pedisce la  formazione  di  lunghi  fiumi,  non  si  hanno  che  corsi 
d'acqua  costieri  dei  quali  il  Rufu,  il  Varni,  il  Ruvu,  il  Sa- 
bachi,  e  il  Tana  sono  i  j)i*incipali,  il  Ruvu  ha  una  certa  im- 
portanza come  quello  che  scende  dal  lato  meridionale  del 
Chilimangiaro,  il  Sabachi  dal  lato  settentrionale,  e  il  Tana 
che  riceve  le  pioggie  del  Chenia  e  sono  tutti  ricchi  d'acque. 

Gii  (bei.  —  Più  importante  è  il  Giuba.  Questo  nasce  sulle 
montagne  del  paese  di  Metsa  e  vi  è  denominato  Gribbe  e  scorre 
al  sud  attraverso  piani  alti  più  di  2000  metri  sul  livello  del 
mare;  indi  si  mette  in  una  valle  tra  l'altipiano  di  Gaffa  e 
quello  dove  emerge  il  gigantesco  Vosco,  con  un  corso  sempre 
diretto  a  sud,  ricevendo  moltissimi  fiumi  piccoli  ma  ricchi  di 
acque  sj^ecialmente  quelli  sulla  riva  destra.  Il  fiume  in  questa 
regione  prende  il  nome  di  Orna,-  ed  è  noto  solo  i^er  relazioni. 
Esso  e  gli  affluenti  sono  sem^^re  vicini  a  quelli  del  Nilo  az- 
zurro e  del  Sobat.  Uscito  della  valle  si  trova  a  pochi  chi- 
lometri dal  Boro,  lago  dal  quale  esce  il  Sobat,  ma  invece  di  gi- 
rare a  ovest  piega  ad  est  attraverso  il  paese  dei  Somali  col 
nome  di  Uebi  Dava,  con  direzione  quasi  costante  da  O.  a  E.^ 
fine  Ile  si  incontra  con  altre  acque  che  scendono  dal  versante 


Geografìa  e  Geologia  dell'Africa  229 

orientale  del  Vosco  e  portano  al  confluente  il  nome  eli  Uebi 
Gouana.  Così  risulta  il  fiume  che  gli  Arabi  dicono  Giuba, 
che  corre  a  mezzogiorno  e  sbocca  sotto  all'Equatore.  Nel  tratto 
inferiore  fu  rimontato  ed  è  navigabile.  Gli  si  assegnano  IGOO  chi- 
lometri di  lunghezza. 

xVl  nord  del  Giuba  nessun  fiume  giunge  al  mare  che  meriti 
di  essere  ricordato. 

Baciìli  interìli,  —  Dei  bacini  interni  dell'Africa  di 
gran  lunga  il  più  importante  è  quello  del  lago  Tsad  o  Tsade 
o  Tzade. 

E  questo  un  grandissimo  specchio  d'acqua  posto  nel  bel 
mezzo  della  parte  più  massiccia  del  continente  africano,  ed 
ha  una  forma  di  cuore  colla  punta  in  alto. 

Gli  si  assegna  una  superficie  di  28.000  chil.  quad.,  una 
profondità  di  4  o  5  metri  e  una  altezza  di  244  metri  sul 
livello  dell'Oceano.  Però  sulla  estensione  superficiale  di  questo 
lago  i  dati  variano  moltissimo  ;  secondo  Rohlfs  si  andrebbe 
ad  un  minimo  di  11.000  chilometri;  e  nell'epoca  delle  piene 
esso  passa  i  50.000  chilometri.  E  se  si  riflette  da  un  lato 
alla  minima  profondità,  all'essere  il  lago  un  piano  sommerso 
piuttosto  che  una  vera  profondità  lacustre,  all'aver  esso  quasi 
in  tutto  il  contorno  delle  rive  a  fior  d'acqua,  che  si  esten- 
dono per  tratti  immensi  quasi  senza  nessuna  inclinazione,  e 
d'altra  parte  si  pensi  alla  enorme  evaporazione  in  un  clima 
torrido  di  un'acqua  tanto  poco  profonda,  per  cui  in  Luglio  e 
in  Agosto  una  gran  parte  dell'acqua  viene  esportata  per  causa 
del  calore  del  Sole,  e  poi  alle  grandi  pioggie  che  seguono  il 
Sole  e  che  si  versano  nel  bacino  del  lago  fin  modo  parti- 
colare jjer  mezzo  dello  Sciari),  per  cui  il  livello  in  Novem- 
bre si  eleva  di  un  12  metri,  si  comprende  facilmente  come  i 
limiti  del  lago,  e  quindi  l'area  da  esso  occupata,  devano  es- 
sere molto  diversamente  estesi  nelle  varie  stagioni.  Come  si 
disse,  le  rive  del  lago  sono  variabili  e  basse,  pare  che  sia 
solo  del  lato  nordico  verso  il  deserto,  dove  delle  dune  possenti 


230  Geografia  e  Geologia  deli' Africa 

hanno  stabilito  come  nn  argine,  che  non  av^^engano  altera- 
zioni, e  pare  ancora  che  nel  lago  vi  sia  per  dir  cosi  un  mo- 
mento lentissimo  da  est  ad  ovest.  Il  lago  poi  presenta  una 
superficie  d'acqua  continua  nella  parte  settentrionale,  dove 
si  chiama  delle  acque  nere,  la  metà  meridionale  non  è  che 
una  laguna,  e  tra  1"  un  tratto  e  l'altro  sta  un  infinito  numero 
di  isole  che  formano  1"  arcipelago  di  Buddum  e  di  Curca.  Altre 
isole  si  trovano  sparse  j^cr  il  lago,  specialmente  lungo  la  costa 
occidentale. 

Nel  lago  si  versano  molti  corsi  d"  acqua  intermittenti  sulla 
costa  occidentale  e  meridionale,  il  più  grande  e  importante 
di  questi  è  il  Comaduga-Vaube,  detto  anche  leu,  formato  da  vari 
corsi  d'acqua  che  cominciano  fin  Tlell'Aussa  a  800  chilometri 
all'ovest  del  lago,  e  sempre  in  linea  retta  da  ovest  ad  est, 
corrono  a  portarvi  l'acqua  nella  stagione  delle  pioggie,  perchè 
nella  stagione  secca  è  raro  che  vi  sia  fiume  permanente.  Al 
mezzogiorno  vi  sono  dei  fiumi  che  versano  acque  abbondanti 
nel  periodo  delle  pioggie  delle  calme  equatoriali  e  da- questo 
lato  si  trova  quella  regione  lacustre,  di  cui  il  più  importante 
stagno  è  il  Tuburi,  ricordato  parlando  del  bacino  del  Xiger, 
la  quale  indica  una  comunicazione  fra  il  Tsad  e  il  Binuè. 

SciarL  —  Ma  di  tutti  i  corsi  d'acqua  che  si  versano  nel 
lago,  di  gran  lunga  il  piìi  importante  è  lo  Sciari,  che  porta 
probabilmente  una  massa  d'acqua  più  che  doppia  di  quella  di 
tutti  gli  altri  fiumi  insieme  ;  si  vuole  che  la  portata  media  sia 
di  2000  metri  cubi  per  secondo,  media  però  che  deve  variare 
fra  estremi  grandemente  distanti.  Xella  stagione  delle  pioggie, 
lo  Sciari  non  ha  più  le  tante  varie  bocche  clie  si  vedono  at- 
traversare il  delta  nella  stagione  secca;  esso  non  è  che  una 
immensa  bocca  larga  50  chilometri,  che  le  unisce  tutte  insieme, 
e  copre  tutte  le  isole  paludose.  Dove  siano  le  sorgenti  di  questo 
fiume  non  si  sa;  è  ancora  possibile  sostenere  che  siaTUelle;  però 
h  più  probabile  che  molti  corsi  d'acqua  (Bahr  el  Abiad,  Bahr  el 
Azrec,  Bahr  Cuti,  Amadebbe)  nascenti  nel  paese  dei  Dar  Banda 


Geografia  e  Geologia  cleW Africa  231 

e  dei  Dar  Bniiga  sieno  i  corsi  superiori  di  questo  fiume,  che 
nel  suo  corso  inferiore  piglia  il  nome  di  Sciari  e  scorre  da  S.-E. 
a  N.-O.  e  formando  un  vasto  delta  mette  foce  sulla  riva  meri- 
dionale del  lago.  La  lunghezza  dello  Sciari,  presa  dalla  sor- 
gente del  Balir  el  Azrec,  è  forse  di  1100  chilometri. 

Bcihr  el  Gazai,  —  Questo  lago  poi  presenta  una  grande 
particolarità:  è  un  bacino  chiuso  ed  è  d'acqua  dolce.  Questo 
fatto  che  desta  meraviglia  si  cercò  sjDiegare  con  un  recente 
cambiamento  della  idrografia  africana,  per  cui  l'essersi  il  lago 
formato  in  tempo  recente,  non  abbia  dato  il  tempo  necessario 
perchè  siasi  potuto  in  esso"  concentrare  ancora  la  quantità  di 
sale,  d'altronde  estremamente  j^iccola,  portatavi  dai  fiumi  che 
attraversano  regioni  tra  le  meno  salate  della  superficie  terre- 
stre. Si  diede  ancora  un'altra  spiegazione  supponendo  che  il 
lago  abbia  avuto  un  emissario  nel  Bahr  el  Gazai  ;  uno  di  quegli 
uadi  che  si  incontrano  nell'Africa  e  che  comincia  all'angolo 
orientale  del  lago  e  j)oi  si  dirige  verso  N.-E.  per  500  chilometri 
verso  le  falde  dei  monti  di  Boren.  Questo  si  credette  in  prin- 
cipio un  antico  influente  ora  asciutto  ;  ma  esaminando  il  livello 
si  riconobbe  che  dovea  essere  un  emissario,  ora  asciutto  bensì; 
ma  che  in  straordinarie  crescite  del  lago  potrebbe  ancora  servir 
di  scolo  alle  acque  sovrabbondanti  ;  e  come  succede  tanto 
spesso,  potrebbe  anche  essere  asciutto  superficialmente  e  aver 
dell'acque  nelle  parti  profonde;  tanto  è  vere»  che  una  serie 
non  interrotta  di  oasi  si  trova  in  esso,  e  questo  corso  sotter- 
raneo si  dividerebbe,  come  il  letto  superficiale,  in  due  rami, 
uno  dei  quali  andrebbe  a  finire  nell'Ege,  l'altro  nel  piano 
di  Bodele,  che  è  85  metri  più  basso  del  lago  di  Tsad;  per 
cui  si  può  supporre  che  il  bacino  concentratore  della  salinità 
apportata  dai  fiumi  (una  specie  di  Carabogas)  si  j)ossa  tro- 
vare in  bacini  sotterranei  di  (jueste  ancora  poco  esplorate 
regioni. 

Ngaììll  Cìlbaìigo,  —  Secondo  per  estensione  e  per  im- 
portanza tra  i  bacini  chiusi  è  quello  dell'Africa  australe  che 


232  Geografìa  e  Geologia  dell' Africa 

è  compreso  nella  jDarte  settentrionale  del  deserto  di  Calaharri, 
nel  paese  degli  Ovambo  e  dintorni. 

E  il   bacino  del  Cubango  e  del  Nganii. 

Il  Cubango  nasce  presso  Belmonte  nell'altipiano  di  Bike, 
vicino  alle  sorgenti  del  Cuango  e  scorre  a  sud  e  poi  ad  est, 
jjarallelamente  al  Cuando.  Esso  non  è  sempre  pieno  d'acqua, 
ma  quando  è  un  vero  fiume  cioè  nella  stagione  delle  pioggie 
va  a  sboccare  nel  lago  Xgami.  clie  più  che  un  lago  si  può 
dire  ima  palude  inondata,  di  limiti  varianti  secondo  le  piene 
e  le  magre  del  fiume.  Questa  comunica  per  mezzo  di  un  ca- 
nale detto  Zuga  con  un  gruppo  di  laghi  o  paludi  salmastre, 
detti  complessivamente  MacaricarL  di  cui  Xtue  Xtue  e  Ca- 
mandan  sono  i  più  noti. 

Occupano  un  vasto  spazio  di  un  400  chilometri  in  lungo, 
a  livello  uguale  fra  loro  e  col  lago  Ngami,  a  una  altezza  che 
è  variamente  valutata  ma  che  si  aggira  intorno  agli  850  metri 
sul  livello  del  mare.  Il  Zuga,  quando  il  Cubango  versa  le 
sue  acque  nel  Ngami,  scorre  da  questo  al  Macaricari,  quando 
il  Cubango  cessa  allora  rifluisce  nel  Xgami.  Xelle  grandi 
piene  poi,  la  estrema  eguaglianza  di  livello  j^ermette  alle 
acque  di  questo  bacino  di  unirsi  per  mezzo  del  Ciobè  con 
quello  dello  Zambese. 

Doboi,  —  Nel  paese  dei  Somali  è  un  fiume  che  nasce  nei 
paesi  soggetti  allo  Scioa  e  scorre  verso  8. -E.  fin  (juasi  al 
mare,  e  piega  verso  S.-O.  andando  parallelo  alla  riva,  dalla 
quale  è  separato  da  una  striscia  di  terra,  detta  Tuni,  e  si 
estingue,  come  tanti  altri  fiumi  africani  ;  senza  aver  raggiunto 
il  mare.  La  lunghezza  supera  i  1200  chilometri  ed  è  pochis- 
simo conosciuto.  Alcuni  oreog-rafi  lo  collocano  come  il  Giuba 
fra  i  fiumi  che  sboccano  nell'Oceano  Indiano. 

Aìiasc,  —  Un  altro  bacino  chiuso  che  avrà  forse  una 
iuiportanza  per  le  future  sorti  della  colonia  di  Assab,  è  quello 
dell' Aussa.  Il  fiume  Auasc  nasce  nello  8cioa  meridionale  e 
gira  al  sud  e  all'est  intorno  all'altipiano,  finche  incontra  il 


Geografìa  e  Geologia  dell'  Africa  233 

Mille,  e  insieme  vanno  ad  est  e  sboccano  in  una  serie  di 
laghetti  d'acqua  dolce  fra  gli  altri  il  Gargosi  e  l'Affimbo, 
finche  finiscono  in  un  lago  salato  l'Abbeabad.  Il  suo  corso 
non  è  bene  conosciuto,  lo  si  stima  lungo  un  800  chilometri, 
in  magra  ha  50  metri  di  larghezza  e  1  di  profondità,  mentre 
in  2)icna  è  largo  fin  2  chilometri  e  profondo  6  ad  8  metri 
e  fertilizza  i  terreni  coli' irrigazione  e  col  limo  fecondante. 
Altri  piccoli  bacini  chiusi  si  trovano  in  questo  lato  il  più 
notevole  è  quello  salato  di  Assai  presso  Tagiura,  noto  pe/ 
la  grande  profondità  di  174  metri  sotto  il  livello  del  mare; 
è  un  piccolo  specchio  d'acqua  profondo  un  40  metri  prezioso 
per  gli  abitanti,  che  fanno  commercio  del  sale  raccolto  sulle 
sue  rive. 

Sciott,  —  Altri  bacini  chiusi  sono  quelli  già  ricordati  trat- 
tando della  orografia  dellWlgeria,  cioè  gli  Sciott  che  occupano 
il  centro  dell'altipiano  algerino  e  quelli  che  stanno  nel  Sa- 
hara algerino  orientale  e  nel  Tunisino.  I  più  grandi  dei  primi 
sono  il  Sciott  el  Scergui  nella  provincia  d'Orano,  il  Carbl, 
il  Zarez  Scergui  in  quella  di  Algeri,  il  Sciott  el  Odna,  e  il 
gruppo  di  cui  sono  principali  il  Sciott  el  Beida  e  il  Guera 
el  Tarf  in  quella  di  Costantina.  Gli  ultimi  quelli  del  Sahara, 
già  nominati,  fra  cui  il  Sciott  Melghir  e  il  Sciott  Gerid  sono 
i  principali,  costituiscono  un  importante  bacino  in  continua- 
zione del  Golfo  di  Gabes.  Questi  però  non  hanno  notevoli 
bacini  fluviali  attuali, 

Fiuììli  estiìlti,  —  Qui  però  è  il  caso  di  parlare  dei  ba- 
cini estinti. 

È  questo  un  fatto  non  esclusivamente  africano,  troviamo 
anche  nelle  altre  parti  del  mondo  e  in  modo  molto  notevole 
in  Asia  dei  letti  di  fiume,  che  da  tutti  i  dati  apparisce  de  vano 
essere  stati  in  altri  tempi  ri]3Ìeni  di  corsi  d'acqua,  ma  in  nessun 
luogo  questo  fatto  ha  l'importanza   che  presenta   in  Africa. 

Questi  letti  di  fiume  si  trovano  naturalmente  nelle  regioni 
a  scarsa  o  nulla  preci^jitazione  atmosferica. 


234  Geografìa  e  Geologia  dell'Africa 

Hìf(f((p.  —  Quasi  tutto  il  deserto  di  Calaliarri,  da  circa 
il  22"  parallelo  e  dalle  montagne  del  paese  di  Nama  fino  alla 
destra  del  fiume  (frange,  forma  il  bacino  di  un  fiume  estinto 
che  si  compone  di  molti  rami,  il  Xosop  e  l'Oup  da  ponente 
a  settentrione,  il  ^Molopo  e  il  Curuman  da  levante,  i  quali 
tutti  vanno  a  formare  l'Hygap,  che  riceveva  un  altro  ramo 
sulla  destra,  il  Goub,  e  raggiunge  l' Grange  sotto  le  cascate 
di  Giorgio  lY.  Questo  e  i  suoi  influenti  non  mancano  asso- 
lutamente d'acqua;  ma  questa  non  è  che  temporanea  in  al- 
cune bassure  e  forma  piuttosto  dei  tratti  di  palude  clie  corsi 
d' acqua.  Fiume  non  è  più,  ma  tutto  fa  credere  che  deve  es- 
serlo stato.  Il  suo  bacino  rappresenterebbe  una  superficie  di 
quasi  mezzo  milione  di  chilometri  quadrati  ;  altri  piccoli  fiumi 
apjjartengono  pure  al  medesimo  sistema. 

^Of/Ct,  —  Qualche  cosa  di  simile  si  trova  nel  paese  dei 
Somali  dove  però  non  si  hanno  sufficienti  cognizioni  per  dire 
con  sicurezza  se  il  Uadi  Noga  e  il  Tug  Dehr  si  possono  ascri- 
vere a  tali  specie  di  fiumi. 

BefJÌOìie  Saharklìia,  —  Ben  più  importanti  sono  i 
fiumi  estinti  che  si  riscontrano  più  o  meno  sviluppati  in  tutta 
la  regione  Sahariana.  Xella  Nubia  e  nell'alto  Egitto  noi  ab- 
biamo una  quantità  di  alvei,  nei  quali  deve  aver  corso  l'acqua, 
che  discendono  dai  paesi  dei  Bischeri  e  dei  Begia,  e  vanno 
a  raorsriuno-ere  il  Nilo;  fra  Mi  altri  il  Uadi  Belama,  il  Uadi 
Alachi,  sviluppato  letto  di  fiume  al  confine  meridionale  del- 
l'Egitto. Accennammo  già  parlando  del  lago  di  Tsad  dell' im- 
portantissimo Uadi  che  è  nominato  Bahr  el  Gazai,  che  va  da 
questo  lago  al  paese  di  Borcu.  Più  ad  occidente  dal  grande 
nodo  montagnoso  dell' Ahaggar  discendono  due  letti  di  fiume 
che  se  fossero  veri  corsi  d' acqua  andrebbero  notati  fra  i  più 
grandi  dell'Africa  e  muterebbero  completamente  l'aspetto  di 
questa  parte  del  mondo. 

Dal  lato  di  mezzogiorno  si  trova  il  Tafassasset,  che  co- 
mincia verso  il  24''  parallelo  nord,  si  dirige  a  mezzogiorno  e 


Geografìa  e  Geologia  dell' Africa  235 

raggiunge  il  bacino  del  Niger  presso  Socoto  e  riceve  nel  suo 
corso  un  altro  letto  che  discende  dal  paese  di  Ain.  All'ovest 
di  questo,  molti  altri  alvei  secchi  scorrendo  da  N,-E.  verso 
S.-O.  raggiungono  il  Niger  nella  sua  gran  curva  settentrio- 
nale. Altri  alvei  hanno  una  direzione  più  decisamente  occi- 
dentale e  sembrano  come  i  capi  di  un  gran  fiume  che,  pa- 
rallelo all'attuai  Sene2:al.   avrebbe  rao-o-ianto  l'Oceano  Atlan- 

~  '  (Do 

tico  fra  la  foce  di  questo  e  il  Capo  Bianco. 

Più  interessante  per  noi  di  tutti  questi  è  l' Tgargar  :  un  fiume 
estinto  di  forse  1000  chilometri  di  lunghezza  che  dai  Tassili 
del  nord  dove  ha  una  direzione  di  N.-().,  si  dirige  poi  sempre 
diritto  al  settentrione,  fino  a  raggiungere  lo  Seiott  di  Melrir, 
e  presenta  nell'  aspetto  suo  tutte  le  forme  di  un  alveo  asciutto 
di  un  OT'an  fiume.  Le  acque  non  scorrono  che  in  brevissimi 
tratti  dei  ruscelli  che  discendono  dai  fianchi  delle  montao-ne, 
e  si  diseccano  completamente  prima  di  giungere  nella  pia- 
nura: ma  la  secchezza  però  è  superficiale;  al  di  sotto  per 
molti  indizi  si  ha  che  l' acqua  scorre  ancora,  e  fornisce  il 
mezzo  di  vivere  a  gruppi  di  palme,  che  si  trovano  in  alcune 
oasi  specialmente  in  quella  di  Uargla. 

Qui  viene  naturale  la  domanda.  In  qual' epoca  questi  fiumi 
erano  veri  corsi  d'acqua?  Da  quanto  tempo  si  diseccarono? 
Molte  ragioni  farebbero  ritenere  che  nella  attuale  epoca  geo- 
logica essi  sieno  stati  sempre  estinti,  almeno  come  veri  fiumi; 
ma  è  interessante  però  clie  esiste  una  non  indifferente  copia  di 
fatti,  che  fan  credere  a  un  mutamento  di  clima  nella  epoca 
storica  nostra  (1). 

CliììlCt  ìTltltnfO.  —  Senza  discutere  le  cause  che  possono 
aver  determinato  una  diminuzione  delle  pioggie  in  tutta  la 
regione  del  Mediterraneo,  ò  certo  che  si  hanno  indizi  per 
credere  che  nei  tempi  storici  la  quantità  di  acqua  che  pre- 


(1)  Fischer  T.  Sfudien  ilher  das  Idhna  der  3Iiftelvieerlànder.  Mitt.  Pet. 
—  Fischer  T.  Beitrù'f/e  zur  physisclien  Geograpìde  der  MittelìPeerlander, 
besonders  Siciliens.  Lipsia,  1876. 


236  Geografia  e  Geologia  deW Africa 

cipita  nella  parte  orientale  e  meridionale  della  repone  del 
Mediterraneo  è  molto  minore  nei  nostri  giorni  di  quello  che 
fosse  neir  antico  e  forse  anche  nel  Medio  Evo.  Senza  parlare 
dunque  dell'Asia  Minore,  della  Siria,  di  Palmira,  della  pe- 
nisola del  Sinai,  della  Palestina  (1)  e  se  si  vuole  anche  della 
Sicilia  e  della  Grecia  che  son  fuori  della  parte  del  mondo 
che  noi  trattiamo,  adduciamo  qui  alcuni  interessanti  indica- 
zioni per  l'Africa  settentrionale. 

Per  l'Egitto  il  geologo  Fraas  trova  una  diminuzione  di 
pioggia,  e  indipendentemente  da  lui  viene  alla  stessa  conclu- 
sione il  Klunzinger,  il  quale  ritiene  che  nei  tempi  antichi 
i  torrenti  che  vanno  nel  Mar  Rosso  doveano  essere  ^pìii  nu- 
merosi, pieni  di  acque  torbide  ex-  impetuose.  La  Cirenaica, 
secondo  le  descrizioni  che  ci  lasciarono  gli  scrittori  classici 
doveva  essere  più  ricca  di  acque  che  non  adesso;  l'Aziris,  che 
Erodoto  dice  ricco  d"  acqua  anche  nelF  inverno,  è  ora  ridotto 
ad  alcune  lagune  di  acqua  verde  e  jìutrida.  Nella  Tripolitania 
si  trovano  in  molti  luoghi  rovine  di  città  e  traccie  di  coltura 
dove  ora  sarebbe  impossibile  la  vita  per  mancanza  di  acqua. 

Nelle  regioni  dell'Atlante  le  pioggie  sono  diminnite  colla  di- 
struzione delle  foreste,  cominciata  dagli  Arabi  fin  dal  Medio  Evo 
e  continuata  e  forse  accresciuta  dopo  l'occupazione  francese. 

I  Garamanti,  abitanti  fra  gli  altri  luoghi  il  Fezzan,  faceano 
i  loro  viaggi  con  cavalli  e  carri,  gli  Asciti  nell'oasi  di  Au- 
gila  erano  rinomati  pei  loro  cavalli.  Ora  in  questi  paesi  i 
cavalli  sono  rari,  e  i  viaggi .  nel  deserto  in  quei  paesi  non 
si  possono  fare  senza  camelli,  o  in  sostituzione  di  cavalli,  o 
per  portar  acqua.   Ai  tempi  antichi  il  camello  non  vi  era  (2). 


(Il  II  luogotenente  Conder  però  opina  che  basterebbe  sostituire  nella 
Palestina  i  e,  dico  io,  anche  in  altre  regioni  i  al  rovinoso  governo  turco  uno 
Stato  civile,  per  veder  rifiorire  la  coltura  del  paese  ora  tanto  maltrattato. 

(2)  Il  camello  fu  introdotto  nel  Sahara  solo  nel  principio  dell'Era  cri- 
stiana. Gli  Egiziani  impiegarono  i  primi  camelli  sotto  i  Tolomei,  i  Carta- 
ginesi non  li  adoperavano. 


Geografia  e  Geologia  dell'  Africa  237 

Come  bestie  da  soma  vi  erano  poi  i  buoi  di  razza  sudanica, 
che  furono  riscontrati  scolpiti  nelle  rozze  sculture  del  Ti- 
besti  e  nel  Fezzan  (1)  dove  i  buoi  non  sono  j)in  che  raris- 
simi e  introdotti  dal  nord,  e  sarebbe  impossibile  usarne  come 
bestia  da  soma.  L'impiego  del  bue  come  bestia  da  soma,  dice 
Duveyrier,  nei  tempi  antichi,  indica  una  ricchezza  di  acqua 
e  di  pasture  maggiore  che  nell'epoca  attuale. 

La  abbondanza  attuale  dei  camelli  si  accorda  col  clima 
secco  della  regione,  i  Fenici  non  lo  portarono  in  Africa,  essi 
che  pur  se  ne  servivano  nei  viaggi  in  Arabia  e  in  Mesopo- 
tamia,  molto  probabilmente  perchè  il  clima  umido  e  piovoso 
di  allora  ne  imj)ediva  la  riuscita.  Si  sa  che  nel  Sudan  e  nel- 
r  Lidia  il  limite  del  camello  è  dato  da  quello  delle  grandi 
pioggie.  Dove  il  camello  non  può  vivere  comincia  l'elefante; 
che  elefanti  vivessero  nella  regione  dell'Atlante  si  sa  dal  fatto 
che  Asdrubale  fu  mandato  a  caccia  di  elefanti,  che  Pompeo 
si  dilettava  di  tali  caccie,  che  Giuba  fece  prendere  degli  ele- 
fanti per  l'esercito;  sulle  monete  numidiche  e  in  alcune  im- 
periali romane  è  rappresentato  l' elefante  africano.  Per  le  quali 
testimonianze,  e  per  altre  ancora  che  sarebbe  troppo  lungo 
citare  qui,  si  ha  abbastanza  prove  che  l' elefante  viveva  non 
solo,  ma  j)rosperava  anche  selvaggio  nella  regione  dell'Atlante. 
Ora  non  potrebbe  vivere  certamente  che  in  qualche  luogo 
di  questa  regione  e  in  numero  limitatissimo,  non  certamente 
da  poterne  esportare  delle  centinaia.  Anche  il  coccodrillo  un 
tempo  viveva  nelle  acque  sahariane  e  ora  non  si  trova  più 
né  vi  potrebbe  vivere  per  mancanza  di  acqua. 

A  tutti  questi  fatti,  che  sono  già  conosciuti  specialmente 
per  i  lavori  del  Fischer  sopra  citati,  aggiungo  un'altra  os- 
servazione fatta  su  varie  carte  geografiche  antiche.  Non  è 
certamente  da  dar  un  peso  tro23po  grande  a  questo  fatto  e 
si    sa   quanto    sieno    poco    esatte    le    indicazioni    dei    luoghi 


(1)  Barth,  Duveyrier,  Nachtigal. 


238  Geografia  e  Geologia  dell' Africa 

entro  terra  nelle  carte  medioevali:  pur  tuttavia  è  notevole 
il  ripetersi  in  molte  carte  di  indicazioni  di  fiumi  importanti 
nei  luoghi  dove  ora  non  esistono  che  i  letti  diseccati  o  poco 
meno  fi;.  Per  cui  non  è  affatto  destituito  di  fondamento  anche 


ri)  In  appoggio  di  quanto  si  disse  diamo  qui  in  nota,  per  non  ingom- 
brare il  testo  di  troppe  cose  che  non  vi  entrano  veramente  per  la  indole  del 
libro,  l'indicazione  di  alcune  carte  che  trovo  nell'Atlante  del  Lelewell  e 
nella  raccolta  dell'Ougania. 

Xella  carta  di  Abul  Hassan  Ali  ben  Omar  ('1230 1  sono  indicati  molti 
corsi  d' acqua  fra  i  quali  uno  che  occupa  il  posto  dell'  Igargar. 

Xella  carta  di  Abulhassan  Xureddin  del  1274,  sono  pure  indicati  molti 
coi'si  d'acqua  nella  regione  transmagrebina,  cosi  in  quella  di  Ibn  Said  dello 
stesso  tempo,  nel  plenisfero  Laurenziano  Gaddiano  (  1351 1  della  Laurenziana 
di  Firenze,  a  S.-O.  della  piccola  Sirt^  si  trova  un  lago  detto  Milmil  \  sciott 
Melghil?»  alimentato  da  un  lungo  fiume  che  viene  da  S.  S.-O.  e  che  tiene 
perciò  esattamente  il  posto  dell'  Igargar. 

Il  planisfero  di  Prete  Griovanni  da  Carignano  del  secolo  XIV  conservato 
nell'Archivio  di  Stato  di  Firenze,  ha  pure  l'indicazione  di  un  fiume  che 
corrisponde  con  sufficiente  esattezza  all'attuale  Igargar. 

Anche  nel  Portolano  di  Giacomo  Giraldi  del  1426  che  si  conserva  nella 
Marciana  di  Venezia  è  notato  im  limgo  fiume  che  sbocca  nella  piccola  Sirte 
venendo  da  sud. 

Xel  planisfero  terrestre  del  1447  della  Biblioteca  Xazionale  di  Firenze 
sono  indicati  parecchi  cor.si  d'acqua  che  scendono  da  montagne  poste  nel 
deserto  sahariano  ;  alcuni  sono  fantastici,  ma  molti  occupano  il  posto  dove 
ora  sono  letti  asciutti  o  quasi  asciutti  di  fiumi;  due  fiumi  che  nascono  in 
montagne  che  tengono  il  posto  dei  Tassili  del  nord  scorrono  in  direzione 
settentrionale,  molto  simile  a  quella  dell' Igargar. 

Xell'atlante  pregevolissimo  dell'Agnese  del  1554  della  Marciana  di  Ve- 
nezia, sono  due  carte  che  fanno  al  caso  mio,  in  tutte  due  è  indicato  il  Bagradas 
Jiuvias  che  nel  corso  inferiore  occupa  il  posto  del  Bagrada;  ma  che  ha  il 
corso  superiore  aifatto  inesatto  pel  Bagrada.  Difatti  in  una  delle  carte  esso 
viene  nella  Tunisia  passando  attraverso  un  passaggio  fra  l'Atlante  e  certi 
monti  che  rappresentano  l'Hammada  el  Omra. 

Nella  carta  poi  speciale  dell'Africa  dello  stesso  Agnese  si  ha  lutto  il  corso 
di  questo  fiume  detto  anche  qui  Baf/radas  Jìuvius  e  che  nel  corso  inferiore  è  il 
Bagrada  ma  nel  superiore  somiglia  molto  più  all'Igargar;  esso  nasce  nel  centro 
del  Sahara  nel  pendio  settentrionale  dei  monti  Usurgtda  (che  tengono  il  sito 
dell' Asgar)  e  va  al  settentrione  passando  fra  l'Atlante  i  monti  tripolitani. 
E  curioso  che  dal  pendio  meridionale  dei  detti  Usurgida  scende  una  specie 
di  Tafassaset. 


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Geografia  e  Geologia  deW Africa  239 

per  questo  il  credere  die  anche  nel  medio  evo  continuasse 
a  cadere  nel  Sahara  una  quantità  di  pioggia  maggiore  che 
nei  nostri  tempi.  Le  osservazioni  poi  che  sono  state  fatte  in 
Algeria,  dopo  l'occupazione  francese,  cioè  dopo  il  1830,  quan- 
tunque in  tempi  tanto  brevi,  pur  confermano  questa  diminu- 
zione, e  qui  si  tratta  di  dati  positivi.  Difatti  ad  Alg'eri  dal  1838 
al  1850  caddero  in  media  800'"™  d'acqua  l'anno,  dal  1850 
al  1862  furono  770™'",  dal  1862  al  1874  si  ridussero  a  630. 
Oltre  al  Fischer  questa  tesi,  cioè  di  una  diminuzione  di 
pioggie  nel  dominio  del  Mediterraneo,  fu  sostenuta  al  Con- 
gresso Geografico  di  ^^enezia  {N'otizie  e  rendiconti^  I  volume. 
Roma,   1882)  dal  prof.  De  Rossi  con  buoni  argomenti. 


XII 

Vegetazione  e  Piante  * 

Distribuzione  delle  piante  in  rapporto  alle 

Xyioggie,  —  E  della  piti  elementare  evidenza,  dopo  tutto 
quello  che  si  è  detto  nei  capitoli  precedenti  sulla  simmetrica 
distribuzione  della  temperatura,  della  umidità,  delle  pioggie, 
e  delle  qualità  esteriori  del  suolo  africano,  che  una  grande 
simmetria  deva  esistere  anche  nella  vegetazione  dell'Africa,  sia 
per  quel  che  riguarda  la  presenza  e  la  frequenza  delle  piante 
arborescenti,  delle  piante  annuali,  delle  graminacee;  sia  per 
quel  che  riguarda  i  periodi  di  vegetazione.  Ora  questo  fatto 
appunto  che  si  può  dedurre  dallo  studio  accurato  degli  ele- 
menti che  favoriscono  e  impediscono  in  varie  maniere  la  vita 
delle  piante,  è  anche  provato  dall'  esame  diretto  dei  fatti,  e 
la  flora  africana  ora  nelle  grandi  linee  la  si  conosce,  sempre 
colle  solite  riserve  di  incertezze  e  anche  di  lacune  in  molti 
luoghi,  in  modo  da  formarsi  una  sufficiente  idea. 

Si  sa  quanto  sieno  decisamente  efficaci  nello  sviluppo  della 


240  Geografìa  e  Geologia  dell'Africa 

vegetazione  i  due  elementi  calore  e  acqua.  Del  calore  in 
Africa  non  fa  difetto  si  ])\\o  dir  in  nessun  punto;  ma  bensì 
l'acqua  che  vedemmo  distribuita  diversissimamente,  tanto 
quella  scorrente  sopra  il  suolo,  quanto  quella  che  precipita 
sotto  la  forma  di  pioggia;  ed  è  a  questa  diversa  distribuzione 
che  si  devono  le  più  notevoli  divisioni  nelle  zone  di  vege- 
tazione. Ripetendo  in  brevi  parole  quello  che  si  è  detto  pre- 
cedentemente (1)  abbiamo  in  Africa  una  regione  di  pioggia 
quasi  continue  fra  il  5°  nord  e  il  ò**  sud,  dall' Uchereve  al 
C.  Palmas  e  una  breve  striscia  sull'Oceano  Indiano  lungo 
la  costa  di  Zanzibar.  Attorno  a  questo  primo  tratto,  dal  con- 
hne  meridionale  del  Sahara  al  settentrionale  della  regione 
del  Calaharri  abbiamo  una  regioiie  a  pioggie  periodiche  che 
corrispondono  colla  posizione  zenitale  del  Sole.  Al  nord  e  al 
sud  di  questa,  due  zone  a  scarsissime  ed  incerte  pioggie,  e 
finalmente  due  strisele  di  terreno  a  pioggie  invernali  una  sul 
Mediterraneo  :  Barberia  e  Cirenaica  ;  V  altra  al  lato  opposto  : 
Terra  del  Capo  e  Natal.  In  corrispondenza  con  questa  gene- 
rale distribuzione  delle  pioggie  sono  le  massime  divisioni  bota- 
niche dell'Africa. 

Flore,  —  Il  Grisebach  (2)  comprende  le  due  prime  zone 
nella  Flora  del  Sudan;  la  zona  senza  pioggie  settentrionale 
nella  Floixt,  del  Sahara;  la  zona  senza  pioggie  meridionale  costi- 
tuisce per  lui  il  dominio  della  Flora  del  Calaharri  ;  la  regione 
sul  Mediterraneo  fa  parte  appunto  del  dominio  della  Floi^a  del 
Mediterraneo;  e  la  regione  del  Capo  costituisce  il  dominio  della 
Flora  del  Capo.  Ognuna  di  queste  flore  ha  dei  caratteri  di- 
stinti per  il  botanico,  ma  tutti  questi  caratteri  dei  quali  si 
occupa  lo  scienziato  in  generale  non  sono  calcolati  e  in  molti 
casi  non  sono  accessibili  alla  massa  degli  uomini;  ma  alcuni 
caratteri  esteriori  e  implicanti  la  forma  e  la   vita   degli  or- 


(1)  Vedi  cap.  X,  pag.  184  e  seg. 

(2)  Vegetation  du  Globe. 


Geografia  e  Geologia  dell'Africa  241 

panismi  vegetali  e  la  loro  utilità  immediata  saltano  alla  vista 
di  tutti,  e  sono  quelli  che  interessano  la  comune  degli  uomini, 
ed  è  sotto  questo  punto  di  vista  che  principalmente,  se  non 
esclusivamente,  considereremo  la  vegetazione  dell'Africa  in 
questo  libro  che  ha  carattere  popolare,  nella  considerazione 
anche  che  la  distinzione  che  ne  segue  non  è  in  contraddi- 
zione di  fatti  scientifici  ;  ma  dipende  solo  dal  vario  modo  di 
apprezzamento  dei  vari  fenomeni  che  presenta  un  organismo 
vegetale. 

Flore  delle  regio  ni  Senipreverdi,  —  Tornando  così 

alla  nostra  prima  divisione  troviamo  quel  tratto  di  terreno  a 
massima  quantità  di  pioggie  quasi  costanti,  al  quale  corri- 
sponde una  zona  di  Sempreverdi  tropicali.  In  questa  regione 
abbiamo  la  più  splendida  vegetazione  sempreverde  dell'Africa; 
il  coco,  il  sagù,  l'ebano,  le  palme  da  olio  ne  sono  piante  ca- 
ratteristiche. 

Flora  delle  savane,  —  Attorno  questa  zona  abbiamo 
un  tratto  immenso  di  un  paese  che  essendo  soggetto  alle 
pioggie  periodiche,  determinate  dalla  posizione  zenitale  del 
Sole,  ha  delle  stagioni,  come  si  vide,  ^\\\  o  meno  lunghe  di 
pioggia,  alternate  con  stagioni  secche  e  per  conseguenza  ha 
le  piante  nelle  quali  il  periodo  vegetativo  si  alterna  con  pe- 
riodi di  sospensione.  Questi  paesi  sono  presso  a  poco  divisi  dal- 
l'Equatore ;  come  si  vede  nella  cartina  della  Flora  ai  N.  4,  5,  e 
si  alterna  la  verdura  coll'alternarsi  delle  stag-ioni.  Sono  reofioni 
a  savane,  in  cui  le  graminacee,  che  raggiungono  nella  sta- 
gione delle  pioggie  sviluppo  ragguardevole  e  consistenza  quasi 
legnosa,  si  alternano  colle  colture  del  riso,  del  cotone,  dello 
zucchero,  del  miglio,  del  banano,  e  nella  parte  orientale 
(vedi  Carta  al  N.  6)  col  caffè,  collo  zucchero,  coll'igname, 
col  banano  e  con  cereali  tropicali,  Sorghum  volgare,  Holchus 
saccharatus,  Poa  abyssinica,  Eleusive   Coracauaca. 

Ma  in  generale   non   si   coltivano   molto   intensamente   ne 
questi,  né  il  mais,  né  il  riso,  che  pur  prospererebbero  mira- 
lo. —  Geografìa  e  Geologia  dell'Africa. 


242  Geografia  e  Geologia  dell'  Africa 

bilmente  :  alla  alimentazione  dell'  uomo  provvedono  meglio 
le  parti  sotterranee  della  Batata,  dell' Igname,  del  Manioc, 
dell' Arrow  root,  o  i  frutti  del  Gombo,  della  Carica  papaja 
fìina  passiflora)  di  cui  il  frutto  si  mangia  crudo  e  cotto,  e 
possiede  un  corpo  molto  analogo  alla  pepsina  Tla  papsina),  di 
alcune  cucurbitacee,  e  sopratutto  del  banano.  Molte  legumi- 
nose si  coltivano  in  Africa;  fra  le  oleifere  meritano  uno  spe- 
ciale ricordo  l'Arachide,  e  il  Cartamo,  la  Palma  da  olio  (Eloeis 
guineensis)^  di  cui  avremo  a  riparlare  come  di  uno  degli  oggetti 
più  im^^ortanti  del  commercio  africano,  fra  le  piante  che  hanno 
importanza  commerciale,  il  caffè,  il  cotone,  il  ficus  sycomorus 
e  numerose  acacie  di  cui  si  estrae  la  gomma;  i  legni  da  co- 
struzione e  da  ebanista  sono  scarni  nell'Africa  intertropicale, 
van  però  notati  V  Oldfeldia  africana  (il  Teck  dell'Africa)  il 
Cedro  uril,   l'ebano. 

Flore  dei  desertL  —  Al  nord  di  queste  abbiamo  la 
zona  del  Sahara.  In  questa  abbiamo  o  scarsissima  o  quasi 
nessuna  quantità  d'acqua.  A  questa  corrispondono  arbusti  e 
cespugli  spinosi  e  nessuna  cultura  fuori  di  quella  del  dattero 
e  di  pochi  cereali  subtropicali  nelle  oasi.  Xel  Sahara  la  vita 
delle  piante  arborescenti  non  è  compromessa,  come  nelle  steppe 
asiatiche,  dalla  varietà  delle  stagioni;  ma  è  limitata  soltanto  ai 
luoghi  nei  quali  si  trova  acqua,  e  le  palme  vegetano  do- 
vunque le  radici  possano  raggiungere  un  luogo  dove  questa 
si  trovi. 

Gli  alberi  della  regione  sahariana  sono  le  palme  e  alcune 
acacie.  Si  trovano  degli  arbusti  del  genere  dello  Sj^arthium, 
delle  graminacee  la  più  importante  e  una  stipacea  che  serve 
di  cibo  ai  camelli  [Aristide  pungens)^  che  ove  trovi  un  po'  d'ac- 
qua cresce  fino  all'  altezza  di  oltre  un  metro  ;  altre  invece 
(come  V Aristide  obtusa)  coprono  dei  tratti  anche  estesi  allor- 
ché si  inumidisca  la  superficie  ;  ma  non  passano  i  due  cen- 
timetri d'altezza.  Fra  i  prodotti  più  maravigliosi  del  deserto 
si  nota  la   Coloquintida^  il  cui   frutto  è  usato  anche  in  medi- 


Geografìa  e  Geologia  deW Africa  243 

cina  ;  che  fornisce  un  esempio  dei  mezzi  che  offre  hi  natura 
alla  vita  per  trionfare  delle  più  ostili  condizioni:  la  manna  del 
deserto  e  la  rosa  di  Gerico. 

Quest'ultime  piante  fissate  dapjjrima  al  suolo,  seccate,  ven- 
gono trasportate  da'  venti  a  grandi  distanze,  e  quando  trovino 
mi  po' d' umidità  riprendono  l'aspetto  della  vita:  nella  rosa 
di  Gerico  l'umidità  favorisce  l'apertura  delle  silique,  e  il  con- 
seguente spandimento  dei  semi,  nella  manna  ha  luogo  una 
vera  resurrezione;  gli  organi  diseccati  vengono  veramente  ri- 
chiamati a  nuova  vita  dall'azione  dell'umidità. 

Nella  regione  a  mezzodì  dell'  Equatore  che  presenta  una 
certa  corrispondenza  col  Sahara,  le  ^precipitazioni  atmosferiche, 
benché  scarse  e  jioco  regolari,  sono  però  in  quantità  e  in  perio- 
dicità più  favorevoli  allo  sviluppo  delle  piante,  per  conse- 
guenza il  Calaharri  e  le  regioni  vicine  dei  Xama  e  dei  Da- 
mara  presentano  un  aspetto  che  partecipa  di  quello  del  Sahara 
e  di  quello  delle  Savane. 

Il  paese  è  sempre  più  arido  man  mano  che  si  allontana 
dalla  regione  intertropicale  e  dalle  regioni  più  felici  del 
Natal  e  del  Capo.  Vicino  a  queste  trovansi  ancora  dei  pascoli 
con  qualche  coltura  di  granaglie  e  qualche  piccola  palma; 
ma  nel  centro  e  verso  TAtlantico  il  paese  è  senza  coltura, 
con  o'raminacee  nella  staaione  meno  asciutta  e  molti  arbusti 
spinosi,  che  costituiscono  talora  un  vero  impedimento  alla  li- 
bera circolazione  nel  Calaharri. 

Questi  arbusti  sono  acacie  di  varie  specie,  fra  le  altre  la 
Acacia  detinens^  che  hanno  spine  veramente  formidabili  da 
formare  un  non  indifferente  pericolo  (Burchell,  Baines).  Fra 
queste  acacie  ve  ne  sono  di  quelle  che  crescono  come  un  vero 
albero,  come  è  Y Acacia  Girafae.  Altre  piante  del  deserto  sono 
Euforbie,  Lebechie,  Euclee,  Amaryllis  e  più  delle  altre  ce- 
lebri la  Welwitschia  e  la  Pasteca  [Citrullus  cafer)  che  in  suolo 
si  arido  fa  tanta  provvista  d'acqua  per  formare  i  suoi  frutti 
succulenti. 


244  Geografia  e  Geologia  dell'  Africa 

Flore  dei  Senipreverdì  delle  regioni  tcnipe- 

Vdte,  —  A  tramontana  del  Sahara  abbiamo  il  Marocco,  l'Al- 
geria, la  Tunisia  e  la  Cirenaica  che  appartengono  alla  flora 
del  ^fedi terraneo  ed  hanno  tutti  i  cereali  della  Europa  me- 
ridionale ed  i  suoi  frutti  principalmente,  l'Olivo,  il  Fico,  il 
Mandorlo,  l'Albicocco,  il  Gelso,  la  Vite,  l'Arancio,  il  Carrubo^ 
il  Sughero,  il  Pino  da  pignoli,  il  Cipresso,  il  Mirto,  l'Alloro, 
il  Leandro,  il  Corbezzolo,  il  Lentisco,  il  Terebinto,  il  Pi- 
stacchio, la  Ginestra,  la  Scopa,  il  Platano,  il  Fico  d'India, 
l'Aloe,  la  Palma  del  Dattero,  il  Cedro  dell'Atlante,  anche  il 
Banano,  la  Canna  da  zucchero,  il  Cotone  sono  coltivati  in 
talune  località,  e  il  Riso,  il  Frumento,  l'Orzo,  il  Lino,  la 
Canapa,  il  Sommaco.  il  Zafferano^  il  Cartamo,  il  Ricino,  il 
^liglio,  il  Tabacco,  il  Tamarindi,  la  Cassia,  la  Sandaracca^ 
l'Indaco,  la  Iuta  ed  altre  lo  sono  in  tutte  o  in  molte  parti 
dell'Africa  settentrionale  e  della  bassa  valle  del  Nilo,  la  quale 
è  una  o-rande  oasi  del  Sahara  e  una  via  di  comunicazione 
tra  la  flora  del  Mediterraneo  e  quella  del  Sudan,  e  partecipa 
delle  tre  regioni  che  tocca. 

Al  sud  del  deserto  del  Calaharri  troviamo  ancora  la  re- 
gione corrispondente  a  quella  del  Mediterraneo  per  quel  che 
riguarda  il  clima,  e  così  pure  forma  un  certo  riscontro  per 
quel  che  spetta  alla  vegetazione.  In  questa  regione  predomi- 
nano le  piante  grasse  che  si  stendono  nella  regione  dei  Karroo 
dove  vi  sono  Euforbie  e  Asclepiadee  delle  proporzioni  e  delle 
forme  più  diverse.  In  tutta  la  regione  scarseggiano  gli  al- 
beri grandi,  le  conifere  sono  appena  rappresentate;  i  più  degli 
alberi  ricordano  per  la  forma  l'Olivo  e  l'Alloro  ma  in  ge- 
nerale sono  sempre  allo  stato  di  arbusto  ;  così  prevalgono  pure 
le  Eriche  fruttescenti.  Il  clima  rende  difficile  lo  sviluppo  di 
tronchi  legnosi;  ma  si  ha  invece  la  formazione  strana  di  masse 
legnose  di  dimensioni  molto  grandi,  di  forme  sferoidali  o  po- 
liedriche ordinariamente  sotterranee,  dalle  quali  escono  dei 
fusti  delicati,  come  nel  Piede  cV Elefante.  Le  piante  europee 


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Geografìa  e  Geologia  dell' Africa  245 

annuali  del  Mediterraneo  e  quelle  che  hanno  la  forma  di  liana 
o  di  arbusto  vi  hanno  mirabilmente  prosperato. 

In  Africa  poi  non  abbiamo  in  generale  altij^iani  tanto  alti 
ne  così  grandi  catene  di  montagne  che  si  innalzino  in  modo 
da  determinare  una  differenza  di  temperatura  tale  per  cui 
non  possa  sussistere  la  vegetazione  intertroj^icale.  Questo  fatto 
non  si  verifica  che  in  ristrette  proporzioni. 

Sulle  catene  dell'Atlante  vengono  le  piante  della  zona  delle 
foreste  degli  Apennini,  e  del  Tauro  Cilicio.  Nel  centro  del 
deserto  l'altipiano  dell'Aliaggar  a  quanto  pare,  che  non  è  ben 
certo,  presenta  una  differenza  estrema  col  deserto  che  lo  cir- 
conda, avendo  una  vegetazione  di  piànte  arborescenti  che  ri- 
cordano quelle  di  paesi  più  settentrionali  e  umidi.  Il  Cameron, 
il  Chenia,  il  Chilimangiaro,  i  monti  del  Capo  che  si  avvici- 
nano o  raggiungono  le  nevi  perpetue  hanno  una  zona  di  fo- 
reste. Ma  il  più  importante  di  tutti  questi  paesi  alti  è  l'al- 
tipiano abissinico,  dove  insieme  a  forme  indigene  si  trovano 
riprodotte  e  coltivate  le  piante  della  flora  del  Mediterraneo, 
la  vite,  i  cereali,  la  patata,  l'olivo,  il  ginepro,   alcune  tuie. 

XIII 

F  A  U  N  A 

Continuando  la  trattazione  degli  esseri  organizzati  abbiamo 
anclie  negli  animali  la  stessa  subordinazione  alle  condizioni  di 
terreno  e  di  clima,  nel  più  esteso  senso  della  parola,  che  trovam- 
mo nei  vegetali.  Adottando  la  divisione  delle  faune  del  Wallace 
con  alcune  correzioni  più  recenti,  dedotte  da  lavori  che  tennero 
conto  di  dati  più  copiosi  ;  si  viene  a  stabilire  una  divisi  )ne  nella 
distribuzione  degli  animali,  che  ha  alcune  linee  coincidenti  con 
quelle  che  vedemmo  date  dalla  distribuzione  delle  piante  (1). 


(1)  Y.  Carta  della  Panna. 


24G  Geografìa  e  Geologia  deW Africa 

La  Faìlìia  e  la  Flora,  —  La  seconda  regione  della 
Fauna  Etiopica  di  Wallace  riscontra  la  flora  dei  sempreverdi  del 
Sudan,  che  è  poi  la  regione  delle  pioggie  costanti;  la  prima  re- 
gione della  Fauna  etiopica  del  Wallace  è  la  regione  a  Savane  del 
►Sudan  di  Grisebach.  che  è  la  regione  a  pioggie  periodiche;  a 
tramontana  la  regione  del  Sahara  e  del  Mediterraneo  forma, 
secondo  Wallace,  una  regione,  che  per  molti  riguardi  f)uò 
suddividersi  in  due.  corrispondenti  allj  due  flore,  come  ve- 
dremo ;  e  al  sud  tutta  l'Africa  al  di  là  del  tropico  del  Ca- 
pricorno forma  hi  terza  regione  etiopica  del  Wallace,  riprodu- 
cendo così  la  simmetrica  distribuzione  di  cose  che  vedennno 
ritornare  sempre  nella  geografia  africana.  La  quarta  regione, 
Madagascar  ed  isole  vicine,  fornita  ima  cosa  a  parte. 

DìsfrfbaxìOìic  hi  geìierale  della  regione  alSìid 
del  Sahara  (li.  —  La  fauna  dei  mammiferi  della  regione 
etiopica  è  caratterizzata  dallo  sviluppo  rlei  suoi  carnìvori  ed 
ungulati  e  dalle  peculiarità  dei  tipi  dei  suoi  quadrumani.  Due 
famiglie  degli  ungulati  sono  assolutamente  ristrette  a  (piesta 
regione,  gli  ippopotami  e  le  rpraffe.  Degli  ippopotami  esistono 
due  specie,  l'ippopotamo  comune  Clioer.  amphihins  che  si  trova 
in  tutti  i  grandi  fiumi  africani  dal  Capo  al  Sahara  e  dallo  Zam- 
bese  al  Senegal;  e  il  piccolo  ippopotamo  di  Liberia  (C/iwropjsis 
Liberiensis)  sulla  costa  occidentale.  La  giraffa  include  una  sola 
specie,  la  Camelopjardalis  giraffa.  In  quanto  ai  Suida\  famiglia 
afiìneagli  ippopotami,  la  regione  etiopica  è  mancante  del  genere 
iSV.s,  che  comprende  il  porco  domestico  e  il  cinghiale,  ma  in  luogo 
di  questi  ha  il  Potamochcerus  e  il  PhacochcErus.  I  rinoceronti 
sono  comuni  colla  regione  indiana.  Gioito  inqjortanti  fra  gli 
ungulati  dell'Africa  sono  i  ruminanti.  Si  ha  uno  straordinario 
sviluppo  delle  antilopi,   che  pel  numero  delle  specie  sorpassa 


(1)  Estratto  dal    libro    The  f/cofjrajiliical  and   i/co/of/ical   Disfribufion    of 
Animals  by  Angelo  Eilprix.  London,  Hegan  Paul.  Freno  &  Co.,  1887. 


Geografia  e  Geologia  dell'Africa  '2-17 

quello  delle  altre  regioni.  Esse  si  distiiig'uono  conveniente- 
mente in  quattro  gruppi:  1°  Le  antilopi  del  deserto,  perchè 
si  trovano  il  più  spesso  in  deserte  regioni,  fra  le  quali  è  nota 
la  gazzella;  2"  le  antilopi  di  bosco,  perchè  si  trovano  nelle 
regioni  a  foresta,  come  alcune  specie  di  daini  ;  3°  le  antilopi 
di  montagna,  che  ricordano  i  camosci  dell'Europa,  e  come 
questi  abitano  i  luogiii  erti  e  selvaggi  ;  4°  le  antilopi  dei  piani 
aperti,  che  appartengono  a  un  gran  numero  di  specie  e  che 
vivono  spesso  congregate  in  greggie  di  centinaia  e  talora  di  mi- 
gliaia di  capi.  Le  più  familiari  forme  dei  ruminanti,  come  cervi, 
pecore,  capre,  sono,  ad  eccezione  che  nell'Abissinia,  quasi  del 
tutto  assenti.  Il  solo  .animale  simile  al  cervo  trovato  nell'Africa 
al  sud  del  Saliara  è  V  Hj/oemoschus  aquaticus  nella  regione  fra 
il  Senegal  e  il  Gabon.  Nella  regione  meridionale  fino  al  capo 
si  trova  il  bufalo  del  Capo  [Buòalus  Caffer)  che  occupa  il 
il  posto  del  Bos  mancante.  Caratteristici  ungulati  non  rumi- 
nanti sono  i  zebra  e  i  qìiagga  {Eqiuts  zebra^  E.  Burchellii^  E. 
Grevyi^  E.  Quagga)  i  più  nell'Africa  australe,  e  l'abissino  asino 
selvatico  {Equus  taeniopus)  che  alcuni  naturalisti  suppongono 
progenitore  dell'animale  domestico. 

Dei  carnivori  oltre  i  conosciuti  leone,  leopardo,  pantera, 
Jena,  sciacallo  ecc.,  è  peculiare  a  questa  regione  un  tipo  spe- 
ciale, la  famiglia  dei  Frotelidap.^  un  intermedio  fra  il  cane  e 
la  Jena.  Il  lupo  e  la  volpe  sono  ambedue  mancanti,  ma  la 
volpe  è  sostituita  dalla  affine  volpe  fennec.  Un  grande  sviluppo 
hanno  le  viverridae^  zibetti,  genette,  icneumoni.  L'orso  non  è 
di  questa  regione,  l'unico  orso  dell'Africa  è  quello  dell'Atlante. 

I  quadrumani  della  regione  etiopica  appartengono  al  gruppo 
dei  CatarJtina.,  che  sono  distinti  per  molte  particolarità  ana- 
tomiche da  quelli  del  Nuovo  Mondo.  In  questo  gruppo  si 
trovano  gli  animali  meglio  organizzati  al  disotto  dell'  uomo, 
e  fra  questi  le  due  specie  di  chimpansè  (Troglodytes  niger  e 
T.  calvas)  e  il  gorilla  [Tr.  gorilla).  Dopo  questi  sono  notevoli  i 
Cynopithecidae,  che  abitano  gran  parte  della  regione  etiopicfi. 


248  Geografìa  e  Geologia  dell'Africa 

Di  questi  animali  api:)artiene  una  famiglia  interessante, 
quella  dei  Lemuridae^  ali"  isola  di  Madagascar,  che  manca  in- 
vece dì  quasi  tutti  gli  altri  animali. 

Nella  regione  etiopica  si  trova  l'elefante  africano,  e  molti 
sdentati,  i  ]Manis,   i  Pangolini,   e  il  curioso   Orycteropus. 

Per  quel  che  riguarda  gli  uccelli,  la  regione  etiopica  è  la 
patria  per  eccellenza  degli  insettivori  (Neciarinidae)  noti  anche 
per  i  brillanti  colori  delle  loro  piume.  Un  altro  uccello  par- 
ticolare è  un  cuculo  (Indicafor  minor)  il  cuculo  indicatore, 
che  si  trova  in  gran  parte  della  regione.  I  pigliamosche,  i 
canori,  i  fringuelli  e  i  plocciali  dai  nidi  a  forma  di  borsa 
sono  numericamente  molto  numerosi.  Le  varie  famiglie  dei 
papagalli  sono  scarsamente  rappi'^entate  in  Africa,  solo  è 
notevole  il  parrocchetto  grigio  (^Psittacas  crithadus)  dell'Africa 
occidentale.  I  gallinacei  sono  notevolmente  numerosi,  special- 
mente nel  genere  Francolinus  e  tra  i  fagiani  la  faraona,  di 
cui  la  comune  Numida  meleagris)  è  quella  che  abbiamo  noi 
e  abita  l'Africa  settentrionale,  ed  e  rappresentata  nella  re- 
gione etiopica  dalla  Numida  cristata,  dalla  gallina  di  Guinea, 
e  dalla  Nuìinda  vulturina  nel  Madagascar.  Grli  uccelli  da  preda 
sono  abbondanti  e  oltre  le  forme  comuni  aquile,  avoltoi  ecc., 
si  trova  la  speciale  forma  del  Serpentario.  Finalmente  la  re- 
gione etiopica  possiede  quasi  esclusivamente  gli  struzzi,  lo 
Struthio  camelus  nella  parte  orientale  e  meridionale  e  lo  Stru- 
thio  molybdophanes  del  paese  dei  Somali. 

Tra  gli  ofidi  si  nota  un  grande  sviluppo  delle  vipere  e  fra 
queste  uno  dei  serpenti  più  pericolosi  per  il  veleno,  il  Cloto 
(Clotho  arietans).  Si  trovano  in  Africa  rapi)resentanti  dei  con- 
strictor,  e  dei  pitoni,  1'  agama  che  corrisponde  all'  ignoma  del- 
l'America. Il  cocodrillo  abita  nei  grandi  fiumi. 

Considerando  poi  gli  animali  domestici  e  i  selvatici  in  (pianto 
lianno  un  rajìporto  più  vicino  colla  vita  dell' uomo,  notiamo 
ancora  una  analogia  naturalmente  molto  spiccata  colle  faune 
determinate  scientificamente. 


Geografia  e  Geologia  dell'Africa  249 

Distribuzione  di  aminoli  seliiatici  e  dome- 
stici per  regiOìli  geografiche,  —  L'Africa  settentrio- 
nale, che  s'intende  quella  parte  che  appartiene  botanicamente 
alla  Flora  del  Mediterraneo,  presenta  una  grande  analogia, 
come  si  disse,  coli'  Europa  meridionale  e  vi  si  trovano  ancora  i 
rappresentanti  di  animali  che  anticamente  si  trovavano  nelle 
penisole  d'Italia,  di  Grrecia  e  di  Spagna  e  che  furono  cacciati, 
come  nocivi,  dall'  uomo  progredito.  Tali  sono  il  leone  di  Barbe- 
ria,  la  Jena,  lo  sciacallo.  Così  vi  si  trova  anche  il  muflone,  che  in 
Europa  esiste  solo  nelle  grandi  isole  italiche.  Nelle  stesse  re- 
gioni fra  i  grandi  uccelli  ra23aci  è  l'avoltoio  e  abbondano,  o 
domiciliati  o  migranti,  i  fiamminghi,  gli  ibis,  i  pellicani,  gli 
aironi,  le  rondini,  le  quaglie.  Fra  gli  animali  domestici  più  im- 
portanti, oltre  i  cani  estesi  in  tutto  il  mondo,  sono  i  cavalli,  le 
pecore,  i  camelli,  le  api,  il  baco  da  seta.  Il  camello  è  di  una 
introduzione  recente,  più  antico  il  gatto  domestico.  Nella  re- 
gione dell'Atlante  e  nell'Egitto  si  trovano  ma  non  abbondanti 
i  buoi,  gli  asini,  i  muli;  e  le  capre,  le  pecore  famose  del- 
l'Atlante, questi  animali  in  tutti  i  paesi  diminuiscono  andando 
verso  il  Sahara.  La  polleria  è  in  buona  quantità.  L'elefante 
africano  è  scomparso  da  questi  paesi  dove  era  abbondante 
nell'evo  antico.  Un  vero  flagello  del  paese  sono  le  cavallette. 

La  regione  del  Sahara  è,  come  si  può  pensare,  scarsissima 
di  specie  di  animali  al  servigio  dell'  uomo  ;  il  camello  è  l' ani- 
male che  più  serve  nel  deserto,  vi  sono  pochi  cavalli,  poche 
pecore  e  polli  nelle  oasi;  fra  gli  animali  selvatici  il  leone  e 
le  antilopi. 

Le  regioni  dell'Africa  intertropicale  sono  abitate  dai  più 
grossi  animali  che  si  trovino  sulla  superficie  della  terra,  l'ele- 
fante africano,  il  rinoceronte,  l' ippopotamo  sono  diffusi  do- 
vunque e  in  grande  quantità,  le  antilopi  e  le  gazzelle  si  tro- 
vano in  branchi  di  un  numero  sterminato  di  capi,  ve  ne  sono 
di  molte  specie  dalle  più  piccole  a  quelle  di  grande  taglio; 
altri  ruminanti  molto  diff'usi  sono  i  bufali;   un  largo  spazio 


250  (rf^u(jrafia  e  Geologia  dell'Africa 

nellAti-ica  dal  lato  orientale  è  occupato  dalle  giraffe.  Tutta 
la  regione  è  abitata  da  molte  specie  di  scimmie;  ma  attorno 
al  golfo  della  Guinea  stanno  i  rappresentanti  più  grandi  e 
più  noti  di  (piesta  razza  di  animali:  il  cliimpansè  molto  dif- 
fuso, il  gorilla  più  limitato  nel  paese  del  Gabon,  e  il  man- 
drillo nell'alta  Guinea.  Sui  iiumi  si  trovano  i  cocodrilli. 
Nella  regione  'pìix  orientale,  presso  a  poco  quella  della  gi- 
raffa, vive  lo  struzzo,  sul  golfo  della  Guinea  il  PsiftacuJi  ery- 
thaceus,  tanto  abile  nell"  articolare  i  suoni.  Fra  gli  animali 
feroci  si  trova  in  ogni  parte  di  questa  regione  più  o  men'> 
diffuso  il  leone;  il  leopardo  ancor  più  temuto,  la  Jena,  fennec 
e  linci.  Le  termiti  elevano  le  loro  tane  che  sembrano  da  lon- 
tano veri  villaggi  in  tutta  la  -i-egione  a  savane  ;  e  nella  parte 
orientale  la  mosca  tsetse  infesta  gli  animali  in  modo  da  co- 
stituire uncì  dei  più  gran  flagelli  dell'Africa.  In  tutta  questa 
regione  gli  uomini  hanno  molto  poco  fatto  per  servirsi  degli 
animali.  Il  solo  cane  è  veramente  addomesticato  ;  il  porco,  la 
pecora  pelosa,  i  polli,  i  buoi  di  Abissinia  sono  i  soli  di  cui 
gli  uomini  curino  l'allevamento. 

Verso  il  Capo  di  Buona  Speranza  si  trovano  ancora  gli 
elefanti,  gli  hyrac,  sono  diffusi  i  bufali,  i  cervicapre,  i  gnu. 
gli  onagri,  le  zebre,  i  cavalli  tigrati  di  Ihirchell  ;  e  fra  i  car- 
nivori i  leoni  del  Capo,  volpi  fennec,  jene  macchiate,  cani 
delle  steppe.  Ma  in  questa  regione,  ridotta  ormai  a  civiltà 
europea  o  quasi  europea,  abbondano  animali  domestici  europei 
importati,  eavalli,  asini,  buoi,  pecore,  porci,  ecc. 

L'isola  di  Madagascar  presenta  come  si  disse  una  fauna  spe- 
ciale. Non  vi  si  trovano  ne  leoni,  né  leopardi,  ne  giraffe,  uè  an- 
tilopi, né  elefanti.  Vi  abbondano  delle  specie  del  tutto  proprie, 
è  il  ])aose  dei  lemuri.  Il  solo  carnivoro  di  questa  isola  di 
grande  statura  è,  come  fu  detto,  il  Cryptoprocta,  degli  in- 
settivori vi  sono  i  Oryzoricti  e  i  Geoguli  ;  degli  animali  do- 
mestici, che  sono  tanta  parte  della  ricchezza  dei  Malgasci,  i 
l)iìi  sono  stati  introdotti  dal  di  fuori.  Abbondano  i  buoi  con 


J^ 


Geografìa  e  Geologia  dell' Africa  "251 

una  specie  di  gobba  grassa  sulle  spalle;  vi  sono  molti  mon- 
toni a  grossa  coda,  pelosi  più  che  lanosi;  vi  sono  capre,  po- 
chissimi cavalli;  abbondano  i  volatili,  le  api  che  danno  un 
miele  stimato  e  dei  bachi  da  seta  che  forniscano  un  filo  di 
cui  gli  indigeni  si  tessono  certi  scialli. 


XIV 

Gli  Uomixi 

Noi  considereremo  la  pojDolazione  dell'Africa  in  questo  ca- 
pitolo sotto  r  aspetto  della  quantità  assoluta  e  relativa  degli 
abitanti,  sotto  l'aspetto  delle  razze  a  cui  appartengono,  sotto 
quello  delle  religioni  che  seguono  e  sotto  quello  dello  stato 
di  civiltà  che  hanno  raggiunto. 

Doj^o  aver  annunciato  questo  audace  tema,  abbiamo  bisogno 
di  alcune  parole  di  sj^iegazione. 

Il  parlare  della  popolazione  di  un  paese  è  sempre  una 
cosa  estremamente  difficile  anche  quando  si  tratta  di  paesi 
molto  civili,  salvo  che  per  il  numero  degli  abitanti  clie  si 
sa  con  sufficiente  esattezza.  Trattandosi  di  un  paese  che  è 
almeno  per  molta  parte  sconosciuto,  bisogna  limitarsi  a  dire 
quello  che  di  meglio  si  sa;  e  questo  sarà  quello  che  noi  fa- 
remo in  questo  capitolo. 

Numero  degli  abitaìltL  —  Il  numero  degli  abitanti 
dell'Africa  fu  creduto  in  passato  sempre  inferiore  a  quello 
che  oggi  si  ritiene  vicino  al  vero.  Si  partiva  dall'opinione 
che  una  gran  parte,  una  parte  molto  maggiore  del  vero,  fosse 
deserta;  e  del  deserto  si  aveva  una  idea  inesatta,  credendolo 
meno  abitato  ancora  di  quello  che  sia  realmente.  Non  fa  che 
dopo  le  ricognizioni  delle  regioni  centrali,  che  si  ebbe  una 
meno  sbagliata  opinione  su  questo  proposito. 

Senza  discorrere  di  quello  che  si  credette  di  erroneo,   che 


■252  Geografia  e  Geologia  dell'  Africa 

non  entra  nell'  ordine  di  questo  libro,  abbiamo  già  sufficienti 
<iose  da  dubitare  in  quello  che  diremo. 

Come  si  può  ben  supporre,  non  si  conosce  la  popolazione 
<leir Africa  con  qualche  precisione  che  in  pochi  e  brevi  tratti 
dove  l'influenza  europea  si  fa  direttamente  o  indirettamente 
.sentire;  per  gli  altri  non  abbiamo  che  informazioni  di  viag- 
giatori, di  mercanti,  di  missionari;  cose  tutte  A'aghe. 

Abbiamo  tanto  incerte  notizie  di  2:)aesi  che  hanno  una  am- 
ministrazione relativamente  org-anizzata,  che  non  è  meravio-lia 
delle  diversità  di  informazioni  su  paesi  appena  visti.  Del  Ma- 
rocco chi  dice  4  chi  dice  fin  IG  milioni  di  abitanti,  di  Tunisi 
chi  dice  600.000  abitanti,  chi  2.000.000,  figurarsi  quel  che 
si  sa  del  regno  di  Muatajanvo  ©>  di  Cacondo! 

Pur  tuttavia  qualche  cosa  si  riesci  a  concludere  e  a  dire 
con  qualche  prossimazione,  mediante  la  raccolta  di  tutti  i  dati 
diligentemente  discussi,  accuratamente  vagliati. 

Popolazione  assolìtta  e  relativa.  —  Prendiamo 
per  base  le  cifre  che  san  date  dalle  Mittheilungen  di  Peter- 
mann  (1). 


Marocco  coi  presidi  spagnoli . 

Algeri 

Tunisi 

Regione   dell'  Atlante 

Tripoli  con  Barca  e  Fezzau. 
Sahai'a 

Regione  Sahariana.  .  . 


Supertìoie 
chilom.  quad. 


l'opolazione 
assoluta 


812.332  6.152.179 
667.0651  2.867.626 
116.348i       2.100.000 


1.595.745'     11.119.805 


PopoJaz. 
relativa 


1.C83.349 
6.180.426 


7.213.775 


3.510.000 


7 

4 

18 


l.OlO.OiXi        1 
2.500.000,       0.4 


0.5 


(1)  Bebm  und  Wagxer.  Die  Bcvolkorung  der  Erde;  P.  M.  Ercjiinzung- 
Sfheft^  nnm.  69. 


Geografìa  e  Geologia  dell'Africa 


253^ 


Superfìcie 
chilom.  quad. 

Popolazione 
assoluta 

Popolaz. 
relativa 

Egitto 

935.275 
1.965.561 

333.279 
1.897.038 

5.583.774 
10.833.700 

3.000.000 
15.500.000 

6 

Dipendenze    dell'  Egitto 

5.5 

Abissinia 

9 

Paesi  dei  Galla  e  dei  Somali 

8 

Regione  del  Nilo 

5.131,153 

34.917.474 

7 

Medio  Sudan        

1.714.984 
1.993.046 

31.800.000 
43.600.000 

18 

Alta  Gfuinea 

22 

Regione  delle  piogge  equatoriali . . 

3.708.030 

75.400.000 

20.3 

Regione  Equatoriale 

3.972.800 

47.000.000 

12 

Distretti  portoghesi  all'  Ovest 

>.                  »            all'  Est 

809.400 
991.150 

12.940 
344.947 
342.491 
268.377 
344.083 

54.071 

9.000.000 
1.000.000 

300.000 
1.000.000 
4.000.000 

900.000 
1.200.000 

190.000 

11 
l 

Costa  del  Loango 

23 

Regno  del  Muatajanvo 

3 

Regno  di  Casongo 

12 

Regno  di  Maratse    

3.4 

Matabele 

3.4 

Salu  e  Soasi 

3.5 

Guinea  meridionale  e  alto   Congo . . 

3.167.459 

16.590.000 

5 

Distretti  indipendenti 

3.338.249 
107.439 
285.363 
667.218 

8.706.350 
135.418 
815.000 

1.728.492 

2.5 

Stato  libero  d'  Grange 

1.2 

Transvaal  

3 

Colonie  Britanniche 

2.5 

Africa  australe 

4.398.269 

10.385.260 

2.3 

Madagascar                  i 

591.964 
33.978 

3.500.000 
1.402.600 

6 

Altre  isole 

41 

Africa 

29.813.173 

202.840.373 

7 

Questi  cenni  generali  mostrano  a  primo  aspetto  la  varia 
distribuzione  degli  uomini  e  la  corrispondenza  che  si  trova 
anche  qui  tra  questa  e  quella  delle  piante  e  degli  animali. 

Queste  indicazioni  però,  che  sono  basate  su  divisioni  po- 
litiche, non  dicono  ancora  esattamente  la  vera  distribuzione 
degli  abitanti. 


*254  Geografìa  e  Geologia  dell'Africa 

0}iirri\(?Joìiì  sulla  popolaxione  rHativa.  —  Xoi 

ti'oviam  )  in  uno  stesso  stato  una  densità  di  abitanti  in  un 
distretto  e  una  scarsezza  grandissima,  quasi  l'assenza  in  un 
altro. 

Negli  stati  Barbareschi  si  è  notata  una  superficie  ed  una 
2:)opolazione  complessiva,  ma  conviene  distinguere  le  regioni 
della  costa  da  quelle  pel  deserto.  Nel  Marocco  si  hanno  fra 
deserti  e  steppe  un  470.000  chil.  quad.;  nell'Algeria  480.000 
di  paesi  sahariani;  e  nella  Tunisia  pure  la  metà  meridionale 
è  più  steppa  e  deserto  che  regione  coltivata. 

In  tutto  questo  territorio  che  è  di  circa  un  milione  e  mezzo 
di  chilometri  quadrati,  due  terze  parti  della  intera  regione,  gli 
abitanti  non  raggiungono  il  quin-k)  del  numero  totale.  Il  Teli 
Algerino  ha  un  35  abitanti  per  chilometro  quadrato,  mentre 
alla  intera  reo^genza  si  indicarono  soltanto  4  al)itanti  in  media. 
Per  gli  altri  due  stati,  in  proporzioni  minori,  vi  è  un  futto 
corrispondente.  Per  tutta  la  regione  del  Magreb  si  ha  dunque 
lungo  la  costa  una  popolazione  fitta  come  la  media  dell'Eu- 
ropa e  la  densità  diminuisce  man  mano  che  si  va  verso  l'in- 
terno. In  Egitto  e  in  proporzioni  minori  in  Nubia,  la  popola- 
zione è  densa  lungo  il  Nilo,  in  quella  valle  che  è  la  più  ricca 
delle  oasi  sahariane.  A  destra  e  a  sinistra  di  essa  il  deserto,  e 
dei  più  spopolati.  Al  Capo  di  Buona  Speranza  è  pure  notevole 
l'addensamento  della  popolazione  sulla  riva  del  mare,  a  sud 
e  ad  est,  e  la  diminuzione  in  generale  che  si  trova  procedendo 
A'erso  nord  e  verso  ovest. 

Queste  osservazioni  vengono  a  rendere  ancor  più  evidente 
la  sunotata  corrispondenza.  I  massimi  di  popolazione  si  tro- 
vano nella  regione  delle  pioggie  equatoriali,  e  in  quelle  re- 
gioni che  hanno  la  flora  del  Mediterraneo,  i  minimi  nel  gran 
deserto  di  Sahara  nel  più  esteso  senso,  e  in  quello  a  mez- 
zodì del  Calaharri. 

Sarebbe  molto  interessante  il  conoscere  come  sia  composta 
la  popolazione  africana  per  quel  che  riguarda  i  sessi;  ma  su 


Geografìa  e  Geologia  deli' Africa  255 

questo  riguardo  niancliiarao  assolutamente  di  dati  per  quasi 
tutti  paesi  per  poterne  parlare  in  o-enerale. 

Et ìiog rafia,  —  Un  altro  argomento  del  massimo  inte- 
resse è  quello  delle  razze  alle  quali  appartengono  gli  Afri- 
cani. Senza  far  discussioni  antropologiche  prendiamo  per  base, 
sotto  l'aspetto  fisiologico,   la  divisione  dell' Haeckel. 

Distinzioni  fisiologiche,  —  Gli  Africani  si  dividono 
in  Ulotriclii  e  Lissotrichi  (Ij  :  P  Llotrichi  sono  Lofocomi  gli' 
Ottentotti;  Eriocomi  i  Cafri  e  i  Negri;  2°  Lissotrichi  sono  Euti- 
comi  i  Malgasci,  Euplocomi  sono  i  Nubiani,  ed  i  Mediterranei. 

Ho  adottato  questa  divisione  fondamentale  per  dare  un  or- 
dine alla  trattazione  di  questo  argomento  difficile  e  confuso, 
e  che  presenterà  per  i  non  pratici  della  materia  alcune  cose 
diverse  dalle  più  frequentemente  credute. 

A  queste  divisioni  sommarie  corrisponde  apposita  carta 
della  Etnografia.  Ora  entreremo  con  qualche  particolarità  nella 
materia. 

Caratteri  fisiologici  delle  razze  lìrincipali.  — 

Di  ognuna  delle  suddette  razze  noi  esporremo,  traendoli  prin- 
cipalmente dall' Haeckel,  i  dati  fisiologici,  aggiungendovene 
altri  quando  si  abbiano  certi  e  se  se  ne  presenti  la  necessità  ; 
poi  aggiungeremo  alcuni  dati  sulle  lingue,  togliendo  le  notizie 
generali  dal  Cust,  il  quale  ove  parla  delle  lingue  e  dei  loro 
collegamenti  si  avvicina  nella  divisione  linguistica,  moltissimo 
alla  divisione  fisiologica  dell' Haeckel;  e  aggiungeremo  altre 
notizie  più  particolareggiate  su  alcuni  fatti  linguistici;  e  poi 
quelle  altre  considerazioni  di  indole  generale  che  ci  sarà  dato 
di  trovare  e  che  crederemo  più  opportune.  Per  questa  parte  ge- 
nerale mi  giovo  moltissimo  della  tavola  num.  71,  Afrika  1881 
à^W Atlante  di  Berghaus. 


(1)  Ulotrichi,  uomini  a  caiDelli  lanosi:  Lissotriclii,  uomini  a  capelli  lisci  : 
Lofocomi,  uomini  a  capelli  a  ciuffi;  Eriocomi,  uomini  a  capelli  lanosi  ugual- 
mente distribuiti;  Euticomi,  uomini  a  capelli  diritti;  Euplocomi,  uomini  a 
capelli  ricciuti. 


25(3  Geografia  e  Geologia  dell'Africa 

Seguendo  la  distribuzione  dell'  Haeckel  cominciamo  dai  po- 
poli Ulotrichi. 

Ottentoti.  —  Gli  Ottentoti  [Homo  Hotientotus)  si  avvici- 
nano al  Papu  jDcr  i  capelli  e  per  i  ciuffi,  essi  abitano  esclusiva- 
mente l'estremità  meridionale  dell'Africa,  la  terra  del  Capo  di 
Buona  Speranza  e  le  regioni  vicine,  dove  arrivarono  dal  X.-E. 
Come  i  Papu  abitarono  essi  un  tempo  regioni  più  vaste,  proba- 
bilmente tutta  l'Africa  orientale  ;  oggi  si  avviano  ad  estinguersi. 
Oltre  gli  Ottentoti,  dei  quali  non  restano  che  le  tribù  dei 
Namachi  e  dei  Corachi,  convien  mettere  nello  stesso  gruppo 
i  Boschimani  che  abitano  le  regioni  montagnose  del  Capo. 
Tutti  gli  Ottentoti  hanno  i  capelli  a  ciuffi  disposti  isolata- 
mente come  i  fascetti  di  una  spazzola,  e  le  donne  hanno  spesso 
un  ammasso  adiposo  sulle  natiche  (steatopigia)  (1).  La  pelle  è 
di  una  tinta  giallo -bruna,  la  faccia  piatta,  il  fronte,  il  naso  pic- 
colo, le  narici  grandi,  la  bocca  grande,  le  labbra  grosse,  il 
mento  stretto  e  puntato.  Grli  Ottentotti  si  dicono  da  sé  koi- 
lioi^  ciò  vuol  dii'e  uoraini  degli  aoraini]  e  si  dice  che  abbiano 
quattro  dialetti  principali:  1°  il  Nama  nel  paese  di  Nama- 
qua  al  nord;  2°  il  Kora  sulle  rive  del  fiume  Orange;  3°  un 
dialetto  parlato  dalla  frazione  orientale  della  tribù;  4°  un 
dialetto  corrottissimo  che  si  parla  nei  dintorni  del  Capo.  I 
Griqua,  bastardi  di  Olandesi  con  Ottentote,  parlano  una  lingua 
mista. 

La  lingua  è  morfologicamente  agglutinativa  con  radici  mo- 
nosillabiche, ed  è  ricca  di  forme  grammaticali.  Pare  assolu- 
tamente isolata.  Il  carattere  fondamentale  di  questa  lingua 
è  l'esistenza  di  quattro  suoni  inarticolati  prodotti  da  una 
speciale  posizione  della  lingua,  che  sono  somigliati  allo  scoppio 
di  una  frusta,  al  suono  emesso  dal  picchio,  al  grido  di  un'  oca 


(1)  Le  misure  di  Rochebrune  prese  con  un  arco  passante  pei  due  tro- 
canteri e  per  la  parte  più  sporgente  indietro  darebbero  per  lo  Europee  644  mm, 
e  per  le  Boschimane  791. 


Geografia  e  Geologia  dell'Africa  257 

ed  altre  cose  simili.  I  Busliman  hanno  una  lingua  a  sé,  molto 
curiosa  j^er  isviluppo  linguistico  ;  furono  detti  Bushman  dagli 
Olandesi  perchè  vivono  nelle  macchie;  da  sé  si  dicon  8an.  Per 
quanto  se  ne  può  giudicare,  la  loro  lingua  è  monosillabica  e 
molto  rozza;  si  ritiene  però  che  sia  in  rapporti  stretti  coll'Ot- 
tentota. 

I  San  e  gli  Ottentoti  sembrano  l' avanzo  di  una  razza  molto 
estesa  che  abitava  un  territorio  vastissimo  e  si  legano  forse 
cogli  Acca  e  con  altri  popoli  pigmei.  Come  sono  attualmente  i 
San  e  gli  Ottentoti  rappresentano  uno  dei  tipi  più  bassi  del- 
l' umanità  anche  dal  lato  intellettuale.  I  San,  molto  probabile 
avanzo  di  un  popolo  quasi  distrutto,  hanno  una  statura  fra  le 
più  basse  della  terra  al  disotto  dei  144  centimetri  lino  a  soli 
122  cent.;  menano  una  vita  raminga,  fuggitiva,  e  devono  forse 
alla  miseria  ed  alla  fame  protratta  una  gran  parte  della  loro 
condizione  tristissima  fisica  e  psichica,  tant'  é  vero  che  se  sono 
meglio  alimentati,  diventano  sotto  ogni  riguardo  migliori.  La 
loro  condizione  di  vita  randagia  non  permette  loro  di  svilup- 
pare una  industria  qualunque.  Vivono  nelle  caverne,  nei  buchi 
delle  bestie,  quando  possono  si  danno  il  lusso  di  dormire  sulle 
ceneri  calde  di  un  focolare;  vestono  una  j^elle  di  montone, 
si  ornano  di  collane  di  ossicini,  di  penne  di  struzzo,  si  ar- 
mano di  arco  e  di  freccie  avvelenate  quando  non  possono 
aver  fucili.  Loro  occultazione  j^rincipale  la  caccia;  in  servitù 
sono  abilissimi  pastori.  Hanno  una  gran  passione  per  la  danza, 
per  il  canto,  per  l'improvvisazione,  ed  hanno  un'abilità  sin- 
golarissima, per  essere  in  Africa,  a  rappresentare  con  un'  ocra 
rossa,  talora  anche  a  più  colori  e  persino  in  bassorilievi,  scene 
di  caccia,  animali,  combattimenti. 

Grli  Ottentoti  hanno  una  credenza  in  due  divinità  supei'iori 
(Bleek).  Non  hanno  veri  fetici;  ma  credono  nel  potere  dei  morti. 

Ogni  tribù  ha  un  capo  con  poteri  limitati,  gli  aifari  di 
maggior  importanza  sono  discussi  in  assemblee  generali  di 
tutti  gli   uomini. 

17.  —  Geografia  e  Geologia  dell'Africa. 


258  Geografia  e  Geologia  cUW Africa 

Si  crede  ordinariamente  che  diminuiscano  di  numero;  ma 
molti  fatti  invece  mostrano,  che,  cessata  la  distruzione  orga- 
nizzata e  poco  civile  degli  immigrati  europei,  e  tolti  nel  1828 
i  privilegi  odiosi  dei  coloni,  il  loro  numero  aumenta  benché 
lentamente. 

Qcifvi,  —  Prossimi  vicini  fisiologicamente  agli  Ottentoti 
sono  i  Cafri  l'Homo  cafer).  Questi  hanno  i  capelli  crespi,  ma 
meo-lio  disseminati  cosi  da  far  un  vello  lanoso  sulla  testa. 
Il  colore  dei  Cafri  va  dal  giallo  bruno  degli  Ottentoti  al  nero 
del  Negro.  I  Cafri  abitano  dal  20°  lat.  sud  al  4°  lat.  nord. 
Sono  Cafri  i  Zulù,  i  Zambesiani,  i  Mozambichesi,  i  Beciuani, 
gli  Errerò  e  i  Congo.  Il  Cafro  fu  confuso  col  Negro  fino  ai 
nostri  giorni;  ma  ne  differisce  e^per  la  conformazione  del 
cranio  e  per  la  lingua,  ha  la  faccia  lunga  e  stretta,  la  fronte 
alta  e  arcuata,  il  naso  prominente,  i  labbri  più  sottili  dei 
Negri,  il  mento  puntuto. 

Però  se,  la  confusione  coi  Negri  fu  una  opinione  prevalente, 
fondata  sopratutto  sul  grossolano  esame  dell'aspetto  esterno 
di  queste  genti,  vi  erano  fin  dai  primi  anni  di  questo  secolo 
osservazioni  di  carattere  linguistico  del  tutto  contrarie.  Li- 
chtenstein  fu  il  primo  che  notò  il  fatto  singolare  dell'unità 
fondamentale  del  linguaggio  delle  popolazioni  dell'Africa  au- 
strale, formandone  così  una  famiglia  a  sé.  Egli  credeva  che 
l'estensione  delle  ^popolazioni  parlanti  lingua  bantu  fosse  dal 
10°  di  lat.  mer.  fino  al  Capo,  eccettuato  ben  inteso  il  gruppo 
dei  linguaggi  Ottentoti.  Questa  opinione  fu  abbracciata  da 
vari  autori  come  il  Vater,  il  Marsden;  e  finalmente  il  Ga- 
balenz  ed  il  Frabewille,  verso  la  metà  di  questo  secolo  trat- 
tarono a  fondo  il  soggetto.  Essi  conclusero  per  l'analogia 
fondamentale  tanto  nel  vocabolario  quanto  nel  meccanismo 
grammaticale  dei  principali  gruppi  di  lingue  dell'Africa  me- 
ridionale. Vennero  poi  i  lavori  del  Kraf  e  finalmente  la  sco- 
perta del  bacino  del  Congo  a  confermare  il  concetto  del- 
l' unità  linguistica,  e  ad  estendere  i  confini  della  lingua  bantu. 


Geografìa  e  Geologia  dell'Africa  259 

Ora  tutte  le  lingue  che  sono  al  sud  dell'Equatore  si  colle- 
gano fra  loro  e  si  uniscono  per  esse  anche  quelle  certe  tribù 
negre  della  Bassa  Guinea  del  tipo,  negro  più  puro. 

Il  nome  di  lingua  bantu  è  ora  ammesso  da  tutti  e  i  la- 
vori di  Bleck  e  di  F,  Mliller  la  hanno  fatta  conoscere  nei 
suoi  particolari  e  nei  suoi  principali  dialetti.  Si  vuole  che 
finora  223  .lingue  e  dialetti  sieno  conosciuti,  e  di  certo  molti 
ci  verranno  fatti  noti  dalle  nuove  scoperte.  La  lingua  bantu 
j)rocede  per  agglutinazione,  ma  conosce  l' alliterazione  e  si 
sottopone  a  leggi  eufoniche.  La  struttura  si  distingue  per  una 
grande  regolarità,  esattezza  e  precisione,  per  un  notevole  or- 
dine e  una  disposizione  filosofica  delle  parole.  Il  vocabolario 
è  estremamente  esjDansivo  ed  ha  una  meravigliosa  facilità  a 
prestarsi  all'espressione  di  nuove  idee. 

Una  delle  particolarità  più  notevole  è  l'uso  dei  prefissi, 
tanto  da  esserle  quasi  ignota  una  parola  senza  un  prefisso  for- 
male :  notiamo  qui  alcuni  che  hanno  interesse  geografico  :  m  da- 
vanti un  nome  proprio  indica  il  singolare  (ilf'  camba)  na  il 
plurale  (na  camba)  iC  il  paese  (U  camba)  ihi  un  aggettivo 
(lingua  ihi  camba). 

I  popoli  bantu  si  dividono  in  tre  gruppi: 

I.  Un  gruppo  meridionale  diviso  in  Erero,  Zulù  e  Be- 
ciuani  ; 

II.  Gruppo  centrale  diviso  in  lingue  dello  Zambese,  lingue 
Suhaili,  lingue  della  regione  dei  laghi,  lingue  Lunda,  lingue 
del  Congo; 

III.  Un  gruj^po  settentrionale. 

Le  condizioni  civili  e  le  attitudini  di  questi  popoli  sono 
varissime;  come  sono  estremamente  diverse  le  condizioni  na- 
turali di  suolo  e  di  cielo  in  cui  vivono  e  il  grado  di  coltura, 
che  per  ragioni  note  o  ignote  hanno  oggi  raggiunto;  sarebbe 
opera  disperata  il  tentare  di  riassumerle  tutte  e  di  stabilire  le 
differenze  speciali  che  in  ogni  cosa  li  distinguono  da  altri  popoli. 
In  generale  le  popolazioni  cafre  sono  un  po'  agricole  un  po'  pa- 


260  Geografia  e  Geologia  dell  Africa 

storali;  quest'ultimo  modo  di  vivere  era  probabilmente  il  più 
diffuso.  Alcune  abitudini  di  civiltà  introdotte  da  missionari  e 
dal  contatto  cogli  Europei  hanno  determinato  un  cambiamento 
verso  l'agricoltura  in  modo  che  presso  alcune  popolazioni  la 
coltivazione  della  terra  è  divenuta  prevalente.  Gli  indumenti 
sono  dei  più  semjjlici,  una  pelle  di  bue  conciata,  una  cintura, 
una  stretta  striscia  di  stoffa  attraverso  le  reni  sono  talora  i 
soli  vestiti.  8i  adornano  di  perle,  di  anelli  di  ferro,  di  rame 
ai  polsi,  al  collo  del  piede,  al  collo.  I  lavori  agricoli  spettano 
in  generale  alle  donne,  la  custodia  degli  armenti  ai  ragazzi, 
gli  uomini  si  sono  riservati  la  guerra,  la  caccia  e  le  lunghe 
ore  di  riposo  che  rialzano  la  loro  dignità.  Armi  indigene  sono 
una  lunga  picca  che  serve  come  aritla  da  proietto,  una  mazza  e 
uno  scudo  ;  ora  quelli  a  contatto,  anche  indiretto,  cogli  Euro- 
pei cercano  i  fucili  e  ne  hanno  anche  molti. 

Le  loro  capanne  sono  sempre  di  una  costruzione  primitiva, 
lunghi  rami  flessibili  j^iantati  in  terra,  uniti  in  alto,  tessuti, 
di  foglie,  di  liane,  riempiti  di  mota.  La  facilità  colla  quale 
trasportano,  formano  e  disfanno  le  città  loro  si  spiega  con 
tale  forma  di  case. 

Hanno  consuetudini  civili,  ma  si  capisce  che  la  legge  fon- 
damentale è  quella  del  più  forte;  hanno  la  poligamia;  in  al- 
cune tribù  si  trovano  delle  forti  reminiscenze  di  matriarcato. 
La  costituzione  politica  non  è  del  tutto  rudimentale,  ogni  vil- 
laggio ha  il  suo  capo,  in  tempo  di  guerra  obbediscono  a  un 
capo  superiore;  ma  però  si  hanno  esempj  di  Stati  saldamente 
costituiti,  come  i  regni  di  Lunda,  di  Cassongo,  dei  Macololo 
e  di  altri  che  indicheremo  a  suo  luogo.  E  questa  attitudine  a 
costituire  uno  stato,  inferiore  forse  alle  sole  rozze  arie,  è  una 
delle  caratteristiche  più  notevoli  di  questa  razza. 

Hanno  idee  relig-iose  elementari:  hanno  una  vaga  idea  di 
un  essere  superiore  onnipossente  che  governa  il  cielo  e  manda 
la  pioggia  e  i  fulmini;  non  hanno  feticci,  ne  idoli,  bensì 
stregoni  che  sanno  placar  il  dio  e  guarir  i  mali.  Praticano 


Geografìa  e  Geologia  dell'  Africa  261 

la  infibiilazione  e  la  circoncisione  come  cerimonie  civili  più 
die  religiose.  Sono  suscettibili  di  civiltà  più  di  quello  die 
si  credette  finora. 

Negri.  —  Il  vero  Negro  (Homo  niger)  abita  il  Sudan,  dal 
gran  deserto  al  Golfo  di  Guinea  e  dalle  bocche  del  Senegal 
a  quelle  del  Niger.  vStanno  fra  l' Equatore  e  il  Tropico  del 
Cancro,  che  hanno  passato,  solo  con  una  piccola  porzione  della 
loro  razza,  i  Tibu.  Essi  provengono  dall'Est  (?).  La  pelle 
del  Negro  è  sempre  nera,  vellutata,  ed  esala  un  odore  spe- 
ciale disaggradevole.  Il  Negro  somiglia  al  Cafro  nei  capelli, 
ma  ne  diiferisce  per  la  forma  della  faccia.  La  fronte  è  spia- 
nata e  bassa,  il  naso  largo,  grosso,  simo,  le  labbra  grosse  e 
il  mento  corto.  Il  vero  Negro  ha  i  polpacci  esili  e  le  braccia 
lunghe.   Sono  divisi  in  tribù  molto  distinte  fra  di  loro. 

Per  quel  che  riguarda  le  lingue  di  questi  popoli  poco,  ma 
molto  poco  si  può  dire;  hanno  di  comune  il  solo  fatto  di  es- 
sere lingue  agglutinanti  ;  ma  questo  è  un  vincolo  di  paren- 
tela assai  debole.  Nulla  sappiamo  dei  mutui  rapporti  e  delle 
differenze  caratteristiche  dei  linguaggi  principali  di  questa 
numerosa  razza  di  uomini  ;  di  alcuni  si  conoscono  i  vocabo- 
lari e  si  fece  la  grammatica;  ma  gli  studi  seriamente  fatti 
si  desiderano  ancora  e  probabilmente  un  lavoro  veramente 
concludente  non  è  possibile  cogli  scarsi  elementi  che  ancora 
sono  forniti.  Il  numero  delle  lingue  che  sono  già  date  come 
distinte  fra  loro  è  grandissimo  mande^  sera  cnlè,  bambara,  vei^ 
susu,  mende,  iolofo,  f^l^'P,  bulom,  teme,  crii,  grebo,  basa,  eoe, 
ascianti,  aera,  ioruba  sulla  costa  dal  Senegal  al  Benin;  idzo, 
ibo,  ìgara,  ighira,  nupe,  efic  nel  bacino  del  Niger;  il  surai, 
Vaiossa,  il  tibbo,  il  caiiurì  e  forse  altri  59  linguaggi  meno  cono- 
sciuti nel  bacino  del  lago  Tsad.  Ma  tutte  queste  divisioni  che  si 
danno  molto  comunemente  hanno  il  guaio  di  essere  divisioni 
geografiche  e  non  linguistiche,  sono  fondate  sulla  collocazione 
dei  popoli,  non  su  legami,  o  differenze  glottologiche;  e  le  fre- 
quenti migrazioni,   e  gli  urti  continui,   e  i  miscugli  che   in- 


262  Geografia  e  Geologia  dell' Africa 

dubbiamente  successero  e  succedono  fra  aborig-eni  e  imniiiirati, 
fra  conquistati  e  conquistatori,  fra  padroni  e  schiavi,  fanno  ri- 
tenere con  certezza  che  stirpi  e  lingue  si  sieno  mescolate  da 
secoli.  Ma  nulla  lia  ancora  saputo  dire  su  questo  la  scienza 
del  linguaggio;  Tunica  cosa  forse  che  si  può  conchiudere  è 
che  alcune  diversità  fondamentali  esistono,  che  le  lingue  che 
si  conoscono  non  provengono  dalla  stessa  fonte,  clie  molto 
probabilmente  dovettero  esistere  vari  centri  di  formazione. 

Questi  popoli  vissero  una  vita  affatto  selvaggia,  nessun  mo- 
numento rimane  ad  attestare  la  grandezza  di  un  popolo  antico, 
come  ne  esistono  nel  Messico,  nel  Perù,  in  tanti  luoghi  del- 
l'America o  d'Asia  a  parlarci  di  una  estinta  civiltà.  Vivono 
nella  bocca  del  popolo  proverbi,  4i'adizioni  orali;  ma  il  po- 
polo non  ha  ricordo  di  un  legislatore,  di  un  dotto,  di  un 
guerriero,  di  un  profeta.  Eppure  la  razza  è  pura  e  potente,  vive 
in  ricco  suolo.  I  Negri  hanno  dovuto  vivere  dei  secoli  indipen- 
denti, hanno  una  intelligenza  discreta,  educati  hanno  avuto, 
almeno  alcuni  privilegiati,  un  compiuto  sviluppo  intellettuale. 

Ma  sono  sempre  bambini,  in  eterne  discordie  fra  loro,  senza 
idea  di  personale  indipendenza,  senza  nozione  di  pudore,  preda 
alle  idee  \)'\i\  brutte  di  scliiavitù,  di  cannibalismo,  di  super- 
stizioni laide  e  meschine,  di  sacrifizi  umani. 

Paint  Jlalgasci,  —  I  Papu  sono  rappresentati  in  Africa 
dai  soli  Malgasci  clie  abitano  Madagascar.  I  Malgasci  hanno 
un  corpo  ben  fatto,  colore  bruno,  capelli  lanosi  molto  svi- 
luppati, il  viso  non  presenta  anoi'malità;  il  labbro  inferiore  un 
po' sporgente,  gli  occhi  bruni.  Sono  intelligenti  e  accettano 
la  civiltà. 

I  Malgasci  sono  di  buona  intelligenza  e  di  buona  indole, 
sj^ecialmente  quelli  che  rappresentano  il  vero  carattere  del 
popolo,  i  campagnuoli;  non  quelli  guastati  dalle  abitudini 
cortigiane.  Agricoltori,  dolci,  j^revidenti,  ospitalieri,  resistenti 
alla  fatica,  teneri  per  le  donne  e  i  figlioli,  risf)ettosi  per  la 
patria.    Quelli    invece    ohe    costituiscono    le   razze   dominanti 


Geografia  e  Geologia  dell'  Africa  263 

hanno  sviluppati  quei  vizi  che  sono  il  prodotto  della  barbarie 
messa  a  troppo  rapido  contatto  colla  civiltà. 

Nubi,  —  I  Nubiani  (Homo  N'uba).  Per  Homo  nuba  noi 
intendiamo  non  solamente  i  veri  Nubiani  ma  i  loro  prossimi 
parenti  i  Fula  o  B^ellata.  I  Nubiani  propriamente  detti  abi- 
tano le  regioni  del  medio  Nilo;  di  là  i  Fula  o  Fellata  emi- 
grarono verso  l'ovest,  ed  attualmente  occupano  un  tratto 
esteso  al  sud  del  Sahara  occidentale.  Ordinariamente  si  collo- 
cano i  Nubi  e  i  Fellata  o  fra  i  Negri  o  fra  i  popoli  Semitici, 
Mediterranei;  ma  ne  differiscono  abbastanza  per  essere  col- 
locati in  una  classe  a  parte.  La  pelle  del  Nubiano  è  di  un 
bruno  giallo  o  di  un  rosso  bruno,  più  raramente  di  un  brano 
scuro  o  nero;  la  barba  è  più  abbondante  che  nel  Negro,  il 
viso  ovale  si  avvicina  più  a  quello  del  Mediterraneo  che  al 
Negro;  la  fronte  è  alta  e  larga,  il  naso  sagliente  e  non  de- 
presso, i  labbri  meno  grossi  che  nel  Negro. 

La  classificazione  di  questo  gruppo  come  linguistico  è  in- 
certa. F.  Miiller  crede  che  sia  nettamente  distinto  dal  Negro 
oltreché  per  il  rapporto  etnico,  anche  per  il  linguaggio  ed 
occupi  una  situazione  intermedia  fra  il  Camitico  e  il  Negro; 
però  secondo  molti  non  è  bene  accertata  la  parentela  dei 
Nuba  coi  Fula. 

I  Nubi  propriamente  detti  stanno  nella  vallata  media  del 
Nilo,  essi  prendono  i  nomi  di  Bedia,  Barabra,  Bisciari,  Don- 
golesi.  Nubi  del  Cordofan,  Adendoa,  xlmer,  secondo  le  tribù 
e  le  località  che  abitano.  Non  pare  che  sieno  gli  abitatori 
più  antichi  del  territorio  ma  che  vi  sieno  arrivati  in  tempi 
storici.  La  lingua  bediavi  è  una  lingua  del  tutto  originale 
e  ancora  insufficientemente  studiata;  e  sarebbe  di  un  grande 
interesse  etnologico  per  vedere  i  legami  che  per  questo  rap- 
porto passano  fra  i  Nubi  e  le  popolazioni  della  regione  etio- 
pica e  dell'  alto  Nilo. 

I  Nubi  Dongolesi  e  del  Cordofan  sono  diligenti  agricoltori  ; 
ma  i  più  pastori;  hanno  adottato  l'islamismo  ma  lo  profes- 


2G4  Geografìa  e  Geologia  dell' Africa 

sano  a  modo  loro;  i  costumi  riguardo  il  matrimonio  e  la  con- 
dizione delle  donne  sono  assolutamente  diversi.  La  donna 
maritata  lia  una  posizione  sujDcriore  a  quella  di  molte  europee. 
Vestono  meglio  degli  Africani  neri  e  bantu,  hanno  abitudini 
in  generale  meno  barbare,  sono  intelligenti,  coraggiosi,  eco- 
nomi, valorosi  in  guerra;  hanno  però  dei  difetti  gravi;  diffi- 
denti, vantatori,  di  mala  fede,  sono  da  evitarsi,  dice  Schvvein- 
furtli,  come  le  piante  spinose  del  loro  paese.  Hanno  la  solita 
costituzione  a  tribù,  con  capi  di  scarso  potere;  furono  sotto- 
messi agli  Egiziani,  ora  stanno  o  soggetti  o  ribelli  ai  dervisci. 

Con  loro  vengono  collegati  i  Fula  o  Fellata.  Questo  po- 
polo è  disteso  in  mezzo  ai  Negri  e  al  nord  dei  Xegri  per 
una  lunghezza  di  4500  chilometiM-  e  forse  più,  dalla  regione 
del  Nilo  a  quella  del  Senegal.  In  ogni  luogo  compariscono 
come  razza  distinta  per  tipo  e  per  lingua  e  si  ritiene  devano 
collegarsi  ai  Nubi.  Il  Fula  si  stima  da  sé  superiore  al  Negro 
e  pretende  di  esser  fratello  del  Bianco;  i  Fula  han  fondato 
gli  stati  di  Aussa  e  di  Massina.  Dinastie  fula  governano  i 
regni  di  Socoto  e  di  Grondo;  e  si  trovano  in  numero  consi- 
derevole nel  territorio  di  Futa  Giallon,  tanto  che  da  questo 
si  diresse  una  nuova  migrazione  verso  Est,  e  fu  creduta  anche 
la  patria  originaria. 

Dai  Negri  si  distinguono  pei  costumi  pastorali,  per  una 
pulizia  e  nettezza  meravigliose  nell'Africa.  Sono  molto  intel- 
ligenti, anche  come  agricoltori;  abili  artigiani,  lavorano  con 
intelligenza  il  ferro  per  farne  strumenti  agricoli  ed  armi, 
lavorano  con  gusto  gioielli  d'oro.  Fabbricano  capanne  e  case 
ragionevoli,  si  intendono  di  lavori  in  cuoio  ;  rifuggono  in 
generale  dalla  schiavitù. 

Per  quel  che  riguarda  la  forma  di  governo  sono  essi  giunti 
a  un  punto  molto  più  alto  dei  Negri  non  solo,  ma  anche  dei 
Bantu,  ai  quali  però  somigliano.  Ogni  stato  è  una  specie  di 
repubblica  teocratica  in  cui  la  prevalenza  è  delle  famiglie 
ricche. 


Geografia  e  Geologia  deli' Africa  265 

Al  grappo  dei  Nubo-fula  e  specialmente  dei  Xubi,  si  crede 
di  collegare  anche  molte  popolazioni  della  regione  dell'alto 
Nilo.  Kraj^f  trova  dei  rapporti  fra  i  Masai  e  i  popoli  più  set- 
tentrionali e  così  i  Berta,  i  Conasa  si  legherebbero  ai  Xuba, 
Schvveinfarth  e  Junker  richiamarono  l'attenzione  sui  popoli 
dell'alto  Nilo  e  dell' Uelle.  Vi  è  la  possibilità  che  i  Niam- 
niam,  i  Mombottu,  i  Golo,  i  Crei  possono  essere  affini  ai  Xubi 
e  ai  Fula;  ma  ciò  è  del  tutto  incerto. 

JlediferraìieL  —  Tutta  l'altra  parte  dell'Africa  è  abi- 
tata da  quella  razza  alla  quale  si  dà  il  nome  ora  di  medi- 
terranea, che  si  dice  anche  bianca  o  caucasea.  Dei  mediter- 
ranei però  un  solo  ramo  abita  in  grandi  masse  l'Africa  ed 
è  quel  ramo  che  l'Haeckel  ed  altri  chiamano  Semitico,  e  di- 
vidono poi  in  Dissemitico  o  Camitico  e  Semitico  propriamente 
detto.  E  noto  che  questi  nomi  non  hanno  che  un  significato 
convenzionale,  ed  è  anche  noto  quante  questioni  si  possono 
fare  circa  i  rapporti  dei  Camiti  o  dei  Semiti  ;  e,  direi  io,  se 
queste  due  denominazioni  o  meglio  se  una  così  semplice  di- 
visione sia  sufficiente  per  collocarvi  tutte  le  stirpi  di  questa 
razza.  Lasciando  le  questioni  che  non  sono  dell'indole  di 
questo  libro,   esponiamo  alla  meglio  lo  stato  delle  cose. 

Tutte  le  popolazioni  dell'Africa  sul  Mediterraneo,  quelle 
del  deserto  sahariano,  eccettuati,  come  si  disse,  i  Tibu,  e  tolti 
i  Nuba  e  loro  affini,  appartengono  fisicamente  alla  razza  me- 
diterranea. Però  notevolissime  sono  le  diversità  che  si  riscon- 
trano fra  i  vari  gruppi  componenti  queste  popolazioni,  meno 
omogenee  e  più  variate  che  gli  altri  gruppi,  e  sono  in  parte 
anche  mescolate  con  elementi  africani  di  altre  razze,  in  par- 
ticolar  modo  coi  Negri  e  coi  Nubo-fula. 

Linguisticamente  si  differenziano  essenzialmente  dalle  po- 
polazioni indo-europee  e  parlano  lingue  che  si  possono  ri- 
durre a  due  gruppi  ai  quali  per  comodità  daremo  i  soliti 
nomi  di  semitico  e  di  camitico:  al  primo  appartengono  l'arabo, 
r  ebreo,  e  il  ghez  :  alle  lingue  camitiche  il  copto  (estinto  come 


266  Geofjrafia  e  Geologia  dell'  Africa 

lingua)  il  berbero  e  un  gruppo  che  designeremo  col  nome 
di  etioj^ico. 

Gruppo  Caììiitico,  Etiopico.  —  Le  lingue  del  gruppo 
etiopico  si  conoscono  in  qualche  parte  ;  le  principali  sono  il  so- 
mali^ il  galla^  il  dancali,  V ago  e  qualche  altra;  che  si  parlano 
nell'altipiano  abissino,  nella  penisola  dei  Somali  e  nella  regione 
dei  grandi  laghi  fino  al  confine  colla  lingua  bantu.  A  queste 
lingue  alcuni  collegano  la  lingua  bedia,  staccandola  dal  gruppo 
delle  Nube;  ma  pare  migliore  la  classificazione  nostra.  Queste 
lingue  hanno  subito  l' infiltrazione  araba,  e  molti  dei  popoli 
che  le  j)arlavano,  hanno,  come  anche  i  Xubi.  abbandonato  in 
parte  la  lingua  natia  per  adottare  quella  degli  Arabi  che  si 
impone  col  vantaggio  della  civikì\,  del  commercio  e  della 
influenza  religiosa. 

Berbero.  —  Al  gruppo  delle  lingue  berbere  appar- 
tengono tutti  i  j)op<»li  di  razza  mediterranea  dal  confine 
dell'Egitto  all'Atlantico.  Sono  lingue  berbere  il  cabilo  del- 
l'Algeria, lo  Scilla  del  Marocco,  il  zenaga  del  Senegal,  il 
linguaggio  che  si  parla  nell'oasi  di  Augila  e  di  Sina,  e  vi 
apparteneva  il  guanco  delle  Canarie.  Ma  quello  che  è  ora 
il  più  puro  e  più  conservato  dei  parlari  berl)eri  è  il  taurego 
che  è  quello  degli  abitanti  del  Sahara  e  si  dice  da  loro  ta- 
masico. 

Nei  liuffung-oi  settentrionali  si  infiltrò  la  linL>ua  araba  come 
elemento  linguistico,  nella  stessa  guisa  clie  si  infiltrarono  gli 
Arabi  come  elemento  etnico,  e  nei  distretti  meridionali  vi  ò 
mistione  di  voci  e  sangue  nero. 

Gì'tfpjJO  Seììlitico.  Ebreo.  —  Fra  i  Semiti,  gli  Ebrei 
conqjariscono  più  come  fatto  etnico  che  linguistico,  perchè  essi 
parlano  o  la  lingua  del  paese  dove  abitano  o  quella  del  paese 
donde  immediatamente  provengono,  come  gli  Ebrei  del  Ma- 
rocco che  hanno  ancora  in  uso  lo  spagnuolo. 

(ihex.  —  Le  due  lingue  semitiche  propriamente  parlate  in 
Africa  sono  il  ghez  dell'Abissinia  settentrionale  dovuto  a  una 


Geografia  e  Geologia  dell'Africa  267 

immigTazione,  che  diede  origine  alle  due  forme  che  prendono 
il  nome  dal  paese  dove  soilo  parlate,  il  Tigre  e  FAmarico; 
e  a  qualche  dialetto  di  poca  importanza  ;  che  si  trova  sulle 
frontiere  abissine.  Di  gran  lunga  più  importante  è  l'Arabo. 

Ambo.  —  Già  da  remotissima  antichità  i  Semiti  erano 
fortemente  collocati  sulla  destra  del  Nilo,  e  i  Fenici  aveano 
colonizzato  le  coste  della  regione  del  Magreb  ;  ma  di  queste 
influenze  poco  o  nulla  resta.  Furono  gli  Arabi  che  nel  primo 
secolo  dell'  Islamismo  occuparono  a  mano  armata  i  possedi- 
menti dell'impero  romano,  e  poi  nell' undecimo  secolo  invia- 
rono possenti  colonie  nella  Tunisia,  nell'Algeria  e  nel  Marocco, 
che  entrarono  come  un  importante  elemento  etnografico,  e 
importarono  la  loro  lingua.  Questa  poi  si  diffuse  non  solo  nei 
territori  jjoliticamente  occupati;  ma  oltrepassò  le  frontiere  per 
ragioni  di  mercanti  e  per  propaganda  religiosa,  e  si  formò 
principalmente  nel  Marocco  una  variante  dialettale  della  lin- 
gua del  Corano.  Questa  lingua,  che  finora  ha  trovato  il  campo 
libero,  s'impone  in  tutta  l'Africa  settentrionale,  centrale  ed 
orientale  ed  è  il  più  potente  veicolo  del  pensiero  nella  più 
grande  parte  dell'xlfrica. 

Tutti  questi  popoli  meditei-ranei  hanno  raggiunto  un  grado 
più  o  meno  elevato  nella  civiltà  e  possedono  una  storia;  al- 
cuni anzi  hanno  avuto  una  parte  molto  importante  nello  svi- 
luj^po  della  umanità. 

Egizi,  —  I  Camiti  di  Egitto  hanno  da  tempo  antichissimo, 
forse  seimila  anni,  fondato  uno  stato  con  una  amministrazione 
perfezionata,  hanno  eretto  grandiosi  monumenti,  hanno  rag- 
giunto una  perfezione  mirabile  nelle  arti  meccaniche,  nelle 
decorative  e  nelle  scienze  di  applicazione;  hanno  avuto  una 
letteratura  della  quale  non  conosciamo  che  qualche  interes- 
sante brano.  La  lingua  si  estinse  prima  dell'  èra  cristiana, 
sotto  l'influenza  greco-latina  si  è  trasformato  in  copto,  il  quale 
a  sua  volta  sparì  davanti  l'invasione  araba  e  non  ha  che  una 
esistenza  fittizia,  come  organo  di  un  rito  religioso.  Però  un 


268  Geografia  e  Geologia  dell'  Africa 

avanzo  del  popolo  che  ha  fondato  la  più  antica,  e  una  delle 
più  alte  civiltà  di  questo  mondo  esiste  ancora  benché  in  istato 
miserabile.  Quasi  tutti  gli  autori  sono  d'accordo  nel  ricono- 
scere nei  fella  di  Egitto  i  rappresentanti  degli  anticlii  Egi- 
ziani. 

Abissiìli,  Gallai  ecc,  —  Tutti  i  popoli  che  dicemmo 
parlanti  lingue  del  gruppo  etiopico  sono  pure  di  razza  me- 
diterranea e  non  dilferiscono  essenzialnente  dai  popoli  più  set- 
tentrionali. La  tinta  della  loro  pelle  è  soltanto  più  scura. 

Essi  abitano,  come  si  disse,  l' alta  regione  dell'Abissinia,  il 
paese  di  Gaffa,  le  regioni  dei  Galla,  dei  Somali,  dei  Danachili, 
l'Afar,  l'Arrar  e  le  parti  meridionali  della  Nubia  dove  sono 
misti  con  popolazioni  nube.  Xell'Aljissinia  dicemmo  che  abita 
un  popolo  a  lingua  semitica,  ma  questo  costituisce  solo  la  razza 
dominante  ;  tutto  il  fondo  della  popolazione  e  in  alcuni  cantoni 
(e  specialmente  tra  il  Tacasse  e  l'Abai,  i  Falassa  nel  Siemen, 
i  Guarà  nel  Dembea  ecc.j,  è  di  razza  ago  o  agao  ed  è  una  razza 
di  quelle  che  dicemmo  etiopiche  e  parlano  una  lingua  speciale 
che  è  anche  un  elemento  importante  in  una  delle  due  lingue 
del  popolo  dominante,   l'amarica. 

Tutti  questi  popoli  sono  misti  di  sangue  nero  e  nuba,  prin- 
cipalmente nei  bassi  strati  sociali,  e  sono  di  una  civiltà  molto 
scarsa.  Alcuni  lianno  abbracciato  il  cristianesimo,  altri,  i  più, 
l'islamismo;  ma  j^raticano  di  queste  due  fedi  solo  alcune 
forme  esteriori,  senza  aver  partecipato  che  ben  poco  della 
civiltà  aralja  e  meno  ancora  della  cristiana. 

JierherL  —  L'altro  ramo  dei  Gamiti  è  il  Ijerbero.  Gon 
questo  nome  comprendiamo  tutte  le  popolazioni  africane  dal 
Niger  e  dal  lago  Tsade  all'Oceano  e  al  3Iedi terraneo  e  ancora 
tutte  quelle  dell'antica  Marmarica,  della  Girenaica  e  delle 
oasi  egiziane.  Gorrisponde  e  forse  comprende  i  discendenti 
degli  antichi  Libi,  Numidi,  Getuli,  Garamanti,  Mauri,  ecc.  La 
vecchia  lingua  di  questi  popoli  antichi  non  conosciamo,  e  a  mala 
pena  ci   resta  di   essa  qualche  iscrizione  (Gust),  ma  il  nome 


Geografia  e  Geologìa  dell'Africa  269 

di  berbero  j^nò  applicarsi  come  rappresentante  generale  di 
questa  in  sostituzione  del  libico.  Esistono  però  molti  nomi 
di  lingue  particolari,  come  il  cabìlo  in  Algeria,  lo  Scilla  nel 
Marocco,  il  tamasico  (1)  nel  Sahara,  lo  zenaga  sulle  rive  del 
Senegal.  Wfiuanco  l'estinto?)  linguaggio  delle  Canarie  era  pure 
di  questo  gruppo,  al  quale  si  uniscono  pure  le  lingue  delle 
oasi  di  Augila  e  di  Sina,  e  queste  lingue,  benché  insigni- 
ficanti pel  numero  di  quelli  che  le  parlano,  sono  però  im- 
portanti per  la  loro  vitalità,  colla  quale  hanno  resistito  per 
3000  anni  alla  pressione  delle  lingue  sovrapposte,  e  perchè 
ci  sono  il  più  evidente  documento  della  grande  estensione 
del  j)opolo  berbero.  Alcun  autore  è  giunto  (Y.  di  S.  Martin, 
Diefenbach)  ad  asserire  che  anche  tutto  il  paese  etiopico  sia 
di  razza  berbera;  ma  non  vi  sono  prove  sufficienti  per  tale 
estensione,  che  però  non  si  può  assolutamente  escludere.  Si 
ritiene  da  alcuni  pure  che  i  Tibu,  i  Fula,  gli  Aussa  pos- 
sano essere  berberi;  e  qui  la  questione  manca  di  elementi 
per  la  soluzione. 

I  Berberi,  fisicamente,  sono  una  bella  razza;  bella  nel  senso 
fisiologico,  e  anche  nel  senso  estetico  come  lo  può  intendere 
un  artista  europeo.  Sono  una  razza  mediterranea  e  coll'Eu- 
ropeo  e  coli' Arabo  vi  sono  delle  differenze  di  fisionomia,  ma 
non  differenze  di  ti^jo;  somigliano  più  all'Europeo  dell'Eu- 
ropa occidentale  e  meridionale,  che  non  ai  Semiti.  Alcuni,  fra 
gli  altri  il  Roget  di  Belloguet,  con  molte  prove,  connettono 
ai  Berberi  tutte  le  popolazioni  iberico-liguri.  che  con  estensione 
non  ben  determinata,  si  trovano  sparse  in  tutto  il  bacino  occi- 
dentale del  Mediterraneo,   così  da  farne  popoli  fratelli. 

I  Berberi  si  trovano  ancora  puri  in  alcuni  distretti  del- 
l'Atlante,   nell'Algeria    e    nel    Marocco,   e    più  o  meno  misti 


(li  Si  volle  vedere  nel  nome  tamasico  una  curiosa  sinonimia  col  nome 
di  Tamahu,  che  portava  un  popolo  libico  invasore  dell'Egitto  15  secoli  avanti 
l'èra  volgare. 


270  Geografia  e  Geologia  dell'Africa 

cojxli  Aralji  costituiscono  la  massa  della  popolazione  degli 
stati  ìjarbareschi.  Essi  pr>i  sono  i  padroni  del  deserto  dove 
si  sono  costituiti  in  confederazioni  di  tribù;  gdi  Ahaggar  sul- 
r  alture  montuose  che  da  loro  prendono  il  nome,  gli  Azier 
al  N.-E.;  i  Chelovi  nell'Air  e  gli  Auelinmidi  al  S.-O.,  che 
disgiunti  da  ampi  tratti  deserti  hanno  dialetti  distinti.  I  loro 
vizi  e  le  loro  virtù  sono  stati  esagerati  specialmente  dagli 
scrittori  francesi  a  seconda  dei  rapporti  amichevoli  od  ostili 
che  furono  tra  loro  e  i  viaggiatori  ed  i  coloni  dell'Algeria; 
ma  si  può  dire  che  non  presentino  tratti  cosi  rilevanti  da 
essere  distinti  da  qualunque  altro  popolo  messo  nelle  loro 
condizioni  di  esistenza.  Hanno  abbracciato  il  maomettismo, 
ma  lo  professano  molto  a  modo  loro,  nei  rapporti  colle  donne 
sono  in  assoluta  contraddizione  coi  costumi  degli  altri  islamiti 
e  più  vicini  a  noi;  anzi  si  notano  molti  fatti  che  danno  in- 
dizio di  una  specie  se  non  di  matriarcato  (Reclus)  almeno  di 
lina  posizione  importante  della  donna  nella  vita  della  famiglia 
e  della  tribù,  e  nella  cultura  del  popolo. 

Mentre  i  Berberi  della  regione  dell'Atlante  sono  gli  agri- 
coltori per  eccellenza  in  opposizione  agli  Arabi  pastori  e  no- 
madi, i  Tuareghi  sono  poco  dati  alla  vita  agricola,  in  conse- 
guenza certamente  del  suolo  che  abitano,  e  godono  della  vita 
avventurosa,  della  guerra  e  dei  viaggi,  come  conduttori  e 
custodi  di  carovane,  ed  all'occorrenza  anche  del  brigantaggio. 
SeììlitL  —  Il  gruppo  dei  })opoli  a  lingue  semitiche  è  rap- 
presentato in  Africa  dagli  Arabi,  dagli  Abissini  e  dagli  Ebrei. 
Già  la  riva  destra  del  Nilo  fin  da  tempi  antichissimi  era,  come 
si  è  detto,  in  possesso  di  popolazioni  semitiche  (Icsos,  Ebrei,  ecc.). 
Nell'Africa  poi  occidentale  si  stabilirono  le  colonie  dei  Fenici, 
mn  queste  poco  o  nulla  lasciarono  come  elemento  etnico;  più 
tardi  dopo  la  fondazione  d'Alessandria  troviamo  l' elemento 
ebreo  che  torna  a  diffondersi  nell'  Egitto,  e  dopo  la  distru- 
zione di  (lerusalemrae  fatta  da  Tito,  gli  Ebrei  immigrarono 
in   numero    considerevole    in   Egitto,  in  Cirenaica  e  in  altri 


Geografìa  e  Geologìa  dell'Africa  21  ì 

posti  dell'Africa  settentrionale.  La  diffusione  degli  Arabi  data 
dalla  conquista  fatta  entro  il  primo  secolo  dell'Egira,  nella 
quale  essi  incontrarono  energica  resistenza  da  parte  dei  Ber- 
beri; ma  la  grande  immigrazione  fu  nel  nono  e  nel  decimo 
secolo  dell'  èra  nostra,  quando  in  numero  considerevole  si 
stabilirono  come  elemento  etnico  in  tutta  l'Africa  settentrio- 
nale. Essi  formarono  una  buona  parte  della  razza  dominante 
dell'Egitto,  e  entrarono  come  un  elemento  principale  nella 
composizione  della,  ]3opol  azione  della  Tripolitania  e  della  Tu- 
nisia, dove  si  sono  molto  mescolati  cogli  abitanti  berberi  che 
non  si  sono  ritirati  davanti  alla  loro  invasione.  Nell'Algeria 
essi  sono,  come  si  disse,  per  lo  più  un  popolo  nomade,  nel 
Marocco  pure  ;  e  questi  godono  una  grande  considerazione 
presso  gli  altri  maomettani  come  fra  i  più  puri  osservatori 
dell'  Islamismo. 

Anche  fra  gli  abitanti  della  costa  sahariana  se  ne  trova. 
Essi  poi  si  diffusero  in  modo  molto  notevole,  mescolandosi 
talora  colla  popolazione  primitiva  ed  imponendo  la  lingua 
propria  in  tutte  le  regioni  occupate  dagli  Egiziani  nella  val- 
lata media  del  Nilo.  Anche  su  tutta  la  riva  orientale  al  di 
là  dell'Equatore  l'elemento  arabo  è  rappresentato  in  modo 
importante,  se  non  numericamente,  almeno  per  l' influenza 
loro;  come  quelli  che  hanno  avuto  ed  hanno  ancora  quasi 
del  tutto  in  mano  il  commercio  fra  la  costa  dello  Zanzibar 
ed  il  bacino  del  Congo. 

Un'altra  invasione  semitica  di  Arabi  meridionali  è  notevole 
come  fatto  etnico  e  linguistico. 

In  tempi  più  antichi  Arabi,  probabilmente  Imiariti,  passarono 
il  Mar  Rosso  ed  occuparono  fortemente  l'altipiano  abissino 
dove  restano  ora  come  classe  dominante  e  dove  portarono  la 
lingua  ghez  o  giz.  Coli' andar  del  tempo  la  forma  antica  si 
perdette  e  diede  principio  alle  due  lingue  parlate  ora  dalle 
alte  classi  della  popolazione  abissinica,  il  Tigre  e  l'Amarico,  il 
primo  dei  quali  conserva  molto  maggiori  le  forme  semitiche. 


272  Geografìa  e  Geologia  dell'Africa 

Ebrei,  —  Altra  razza  semitica  sono  gli  Ebrei  che  in  Africa 
sono  poco  numerosi  e  costituiscono  anche  qui  come  in  altre 
parti  del  mondo  una  divisione  etnica  e  religiosa  più  che  lin- 
guistica. Sono  numerosi  il  più  nel  Marocco,  nell'Algeria,  nella 
Tunisia  nei  quali  luoghi  vennero  in  parte  dalla  Spagna,  e 
neir  Egitto  dove  appartengono  in  parte  alla  setta  dei  Caraiti. 
In  Abissinia  accennammo  alla  ^popolazione  dei  Falassa  che 
professa  culto  mosaico;  e  si  dicono  Ebrei  neri;  ma  è  molto 
j^robabile  che  rappresentino  semplicemente  un  fatto  religioso 
piuttosto  che  etnico. 

Indo  EìiropeL  —  Altri  popoli  di  razza  mediterranea, 
gli  Indo  Europei,  entrano  pure  benché  in  una  scarsa  propor- 
zione nella  massa  della  pojDolazioiie  africana.  In  tempi  j^as- 
sati  un  considerevole  numero  di  Elleni  si  stabili  nella  Cire- 
naica e  neir  Egitto  e  i  Romani  piantarono  numerose  colonie 
nella  regione  delFAtlante,  dove  la  lingua  latina  fu  molto 
diffusa,  e  avanzi  della  civiltà  latina  si  trovano  sparsi  in  una 
zona  interna  molto  estesa.  Più  tardi  vi  si  piantò  il  popolo 
dei  Vandali.  È  però  molto  dubbio  se  questi  abbiano  lasciato 
traccia  di  sé  nella  forma  dei  corpi  delle  attuali  popolazioni. 
Si  citano  è  vero  molti  uomini  a  capelli  biondi  ed  occhi  az- 
zurri fra  i  Berberi  della  Cabilia  e  i  Marocchini;  ma  si  ha 
anche  in  Silace  notizia  di  Libi  biondi. 

Doj^o  la  caduta  del  dominio  bizantino  gli  Arabi  esclusero 
l'elemento  europeo,  più  tardi  vi  furono  colonie  di  Turchi  e 
Mamelucchi,  frai  quali  l'elemento  mediterraneo  (albanesi,  cau- 
casei)  era  numeroso;  ne  è  del  tutto  trascurabile  la  parte  che  vi 
possono  avere  i  tanti  Italiani  e  Spagnuoli  trasportativi  come 
schiavi,  o  rifugiatisi  colà. 

Ora  della  razza  mediterranea  sono  in  Africa  stabiliti  molti 
Europei  in  tutte  le  coste,  e  addentro  anche  come  veri  coloni 
nell'Algeria,  nella  Tunisia,  nell'Egitto  e  nella  Terra  del  Capo 
e  dell'alto  bacino  dell' Grange,  P^rancesi,  Spagnuoli,  Italiani  in 
Algeria,  Italiani  (e  Maltesi)  in  Tunisia,  Europei  d' ogni  nazione 


Geografia  e  Geologia  dell'Africa  273 

ma  specialuiente  Greci  e  Italiani  in  Egitto,  Inglesi  ed  Olan- 
desi nella  Terra  del  Capo  e  dell'  Grange,  a  non  parlar  delle 
isole  nelle  quali  in  buona  parte  è  euroj)ea  od  europeizzata  la 
popolazione. 

Altri  mediterranei  sono  gli  Indiani  che  sono  stabiliti  in 
molte  stazioni  dell'Africa  orientale. 

Tur  chi,  —  Di  popoli  di  altre  razze  non  è  da  accennare 
che  i  Turchi,  di  cui  abbiamo  parlato,  che  sono  in  numero 
piccolissimo  nelle  grandi  città  dell'Africa  settentrionale  e 
altri. 

Olìiesi,  —  ]\Iongoli  sono  i  Cinesi  da  poco  introdotti  nelle 
isole  di  Maurizio  e  di  Riunione, 

Pigììiei,  —  Prima  di  finire  questa  enumerazione  è  da  par- 
lare ancora  di  alcune  razze  o  meglio  avanzi  di  una  razza  che 
tende  a  scomparire.  Un  fatto  molto  curioso  è  la  presenza  di 
popolazioni  nane.  I  Docos  al  sud  dello  Scioa  e  di  Gaffa,  gli 
Acca  o  Ticchiticchi,  i  Bongos,  Abongos,  Mupongo,  i  Bacchi 
Banos  del  Loango  ed  altri  popolucci  del  bacino  del  Congo, 
e  forse,  come  si  disse  più  sopra,  i  Boschimani  appartengono 
a  una  razza  di  uomini  più  bassi  degli  altri.  Questo  (anche 
Lenz)  è  forse  il  popolo  primitivo  (i  pigmei  dei  classici  ?) 
dell'Africa,  disj^erso  dalle  genti  superiori  posteriormente  im- 
migrate. Gli  Ottentotti  prima  li  abbatterono,  poi  vennero  i 
Bantu,  che  respinsero  negli  attuali  confini  i  primitivi.  Le  leg- 
gende dell' Ugonda,  quella  raccontata  dal  re  di  Ciboco  a 
Ivens  e  Brito,  le  invasioni  dei  Giagga,  quelle  dei  Paon,  gli 
avanzi  di  costruzioni  distrutte,  alludono  senza  contraddizioni 
a  questa  stratificazione  dei  popoli  del  Sud  dell'Africa,  che 
tennero  nella  loro  marcia  sempre  la  direzione  da  N.  a  S.  e 
da  E.  a  0.  Anche  nei  monumenti  egiziani  sono  disegnati  i  pi- 
gmei, come  abitanti  dei  paesi  degli  Acca. 

Il  dare  poi  in  cifre  numeriche  il  numero  dei  componenti 
questi  popoli  è  cosa  estremamente  diflicile  e  incertissima.  No- 
tiamo qui  le  cifre  date  da  alcuni  autori  molto  reputati,  più 

lii.  —  Geografia  e  Geologia  dell' Africa. 


274  Geo(jrafia  e  Geologia  dell'Africa 

per  mostrare  le  enormi  incertezze  che  regnano  in  (jnesto  ar- 
gomento che  per  rispondere  a  un  ([uesito. 


Haeckel  Ricci  Schobel 

Ottentotti 50.000          900.000 

Cafri 20.000.000     12.000.000 

Negri l.S0.000.0(X)   130.000.000   122.Ó00.000 

Malesi  (Ij ,                                                   3.500.000 

Nubiani 10.000.000     25.000.000 

Mediterranei  (^1 1 900.000     30.000.000 

I>ÌVÌSÌOne  per  Religioni,  — Per  quel  che  riguarda  ha 
divisione  religiosa  si  può  dire  che  una  metà  degli  Africani 
protessa  l'Islamismo,  seguendone  ©on  rigore  maggiore  o  mi- 
nore le  pratiche.  Diffuso  già  nel  settimo  ed  ottavo  secolo  della 
nostra  èra  nell'  Egitto  e  nella  Barberia,  si  estese  nel  deserto 
africano  fino  a  toccare  le  rive  del  Niger  nell'  undecimo  e  nel 
tredicesimo;  nel  Vadai,  nel  Dar  For,  nel  Cordofan  penetrò 
nel  secolo  scorso.  Adesso  guadagna  terreno  ogni  giorno  pili 
nella  regione  etiopica,  nel  Sudan,  nei  paesi  della  costa  orien- 
tale fino  al  20°  parallelo  meridionale  e  lungo  le  coste  del  Ma- 
dagascar. Conta  forse   100  milioni  di  seguaci. 

Questa  religione,  di  cui  noi  conosciamo  soltanto  i  migliori 
adepti,  si  dice  ordinariamente  che  è  un  progresso  per  gli 
Africani  in  confronto  di  (j^uelle  meschine  che  professavano 
prima;  ma  se  consideriamo  che  i  paesi  musulmani,  nei  quali 
il  dominio  religioso  e  politico  sono  concentrati  nella  stessa 
persona,  sono  la  sede  del  dispotismo,  dell'ignoranza,  del  fana- 
tismo; se  abbiamo  presenti  le  gesta  dei  dervisci  del  Sudan, 
e  di  altri  commovimenti  simili  che  avven2:ono  o";ni  volta  coni- 
parisce  un  mahdi^  accompagnati  sempre  da  stragi,  da  guerre 
feroci  e  sanguinose  ;  se  teniamo  conto  di  quelle  sette  ispirate 
al  più  esclusivo  fanatismo  ed  alla  più  fiera  intolleranza  come 


(1  )  La   cifra  del  Haeckel  »■  coniple.SHÌva  per  la  razza  in  intto  il  mondo. 


Geografia  e  Geologia  eh  II' Africa  275 

è  dei  senussi\  abbiamo  ben  poco  da  rallegrarci.  Né  conviene 
illudersi  con  lo  splendore  della  civiltà  araba  del  bel  tempo 
del  Califfato.  Essa  è  forse  troppo  esaltata  in  via  assoluta,  e 
bisogna  poi  detrarre,  esaminando  diligentemente,  quel  tanto 
che  non  h  né  arabo,  nò  islamita,  e  resta  ben  poca  cosa  per 
questa.  E  bisogna  considerare  ancora  che  essa  ha  perduto  la 
fede  audace,'  pura,  semitica;  si  è  adattata  troppo  ai  bisogni 
degli  Africani  per  poter  sperare  che  li  sollevi;  esso  avrà  fatto 
scomparire  alcune  pratiche  ridicole,  alcune  usanze  detestabili; 
ma  organizza  i  mezzi  di  resistenza  e  ne  somministra  di  nuovi 
alla  civiltà  europea. 

La  religione  dei  popoli  negri  è  in  generale  il  feticismo  ; 
presso  questi  popoli  manca  una  idea  di  una  divinità  nel  senso 
in  cui  la  intendono  i  popoli  superiori.  La  impossibilità  di 
elevarsi  a  concetti  o-enerali  è  indicata  anche  dalla  mancanza 
nelle  loro  lingue  di  parole  adattate  a  significare  astrazioni. 
Presso  queste  popolazioni  manca  la  forza  di  formarsi  la  idea  di 
causalità  e  non  sono  in  grado,  almeno  nello  stato  in  cui  si  tro- 
vano, che  di  sentire  l'effetto  dei  fenomeni  che  li  circondano;  e 
come  i  fatti  dolorosi  sono  quelli  che  più  colpiscono,  essi  si  sono 
formati  l'idea  di  esseri  malefici  superiori  agli  uomini;  rare 
volte,  come  gli  Ottentotti,  credono  ad  esseri  benefici;  ma  sem- 
pre meno  potenti  dei  cattivi.  Il  feticio  serve  a  scansare  i 
mali  che  possono  essere  portati  dagli  esseri  immaginari,  e  ad 
aiutare  1'  uomo  a  superare  le  difficoltà  reali  della  vita.  Ogni 
cosa  che  serve  all'  uomo  può  essere  feticio,  un  animale,  un 
essere  inanimato,  una  pietra,  un  gingillo  qualunque  a  cui 
venga  unito  dall'immaginazione  un  potere,  direi  quasi,  magico; 
è  una  cosa  che  somiglia  all'amuleto. 

Il  feticismo  poi  si  distingue  dal  naturalismo  in  ciò  che 
la  potenza  arcana  del  feticio  h  assolutamente  legata  a  quello 
determinato  oggetto,  non  a  tutti  quelli  della  medesima  spe- 
cie ;  e  si  distingue  dall'idolatria  perchè  l'uomo  non  (lii)ende 
dal  feticio,   anzi  il  feticio  è  considerato  come  uno  strumento 


276  Geografia  e  Geologia  deW Africa 

di  quc41o  che  L»  possiede,  il  quale  castiga  e  distrugge  anche 

il  fetido  se  questo  non  gli  serve. 

I  popoli  feticisti  sono  forse   80  milioni. 

II  cristianesimo  è  praticato  tra  i  popoli  africani  solo  dagli 
Abissini  e  da  alcuni  Ottentotti  e  Cafri.  Gli  Europei  stabiliti 
in  Africa  seguono  le  religioni  del  loro  paese.  I  Cristiani  in 
Africa  sono  forse  9  milioni. 

Di  questi  cattolici  2  milioni  e  700.000;  le  missioni  cattoliche 
poi  nel  1885  aveano  in  Africa  21  vescovi  e  quasi  un  milione 
di  credenti;  la  chiesa  copta  d'Egitto  un  300.000  seguaci  spe- 
cialmente nelle  provincie  dell'alto  Egitto.  La  chiesa  copta 
d'Abissinia  un  tre  milioni  di  credenti.  I  cristiani  invece  della 
regione  del  Capo  e  dell'  alto  Grange  appartengono  quasi  tutti 
alle  chiese  riformate. 

Nell'isola  di  Madagascar  missioni  cattoliche  (francesi)  e  evan- 
geliche e  anglicane  (inglesi)  si  contendono  il  campo,  più  con 
accanimento  politico  che  con  intento  religioso. 

Gli  Ebrei  sommano  a  400.000,  se  vi  si  comprendono  i 
200.000 .  Fellata  abissini. 

Gli    altri    veri  E])rei    s(ìno   1    ])lii    ('100.000)  nel   Marocco. 


XV 

"CetsTNi  di  Geografia  politica  e  commeeciale 

Noi  non  intendiamo  in  questo  capitolo  di  trattare  compiu- 
tamente e  neanche  ampiamente  (juesta  materia  che  da  per  se 
sarebbe  argomento  di  un  trattato  speciale;  perchè  l'indole  di 
questo  libro  non  lo  consente  ;  indichiamo  sonnnariamente  i 
fatti  più  importanti  che  riguardano  l'azione  dell'uomo  costi- 
tuito in  società  politiche. 

Noi  tratteremo  degli  stati  africani  secondo  le  grandi  regioni 
naturali,  jireferendo  (juesta  divisione  a  ogni  altra  come  quella 


Geografia  e  Geologìa  dell'  Africa  211 

clic  risponde  più  allo  stato  naturale  delle  cose  daremo  poi  in 
un  prospetto  (1)  i  dati  più  interessanti^ tutti  riuniti  per  co- 
modo del  lettore. 

Beglone  del  Magreb,  —  La  regione  del  Magrcb  si 
divide  in  tre  stati;  uno  indipendente:  il  Marocco,  e  gli  altri 
due,  Algeria  e  Tunisia,  che  sono  in  vario  modo  dipendenti 
dalla  Francia. 

MdVOCCO,  ■ —  L'impero  o  sultanato  di  Marocco  sta  fra 
l'Oceano  Atlantico,  il  Mediterraneo  e  l'Algeria  con  cui  lui 
precisi  confini  e  il  deserto  dove  i  limiti  sono  del  tutto 
incerti. 

L'estensione  sua  si  ritiene  circa  un  800.000  chilom.  quad. 
(197.000  terreni  e  monti  fertili,  67.000  steppe,  347.000  de- 
serto, Tuat)  e  la  popolazione  è  valutata  variamente  dai  6  ai 
12  milioni  di  abitanti:  si  può  ritenere  che  la  cifra  di  8  mi- 
lioni sia  la  più  probaÌ3Ìle.  Tutta  (juesta  regione  j^erò  e  tutti 
questi  abitanti  non  formano  uno  stato  compatto  come  sarebbe 
un  impero  europeo.  Le  regioni  piane  attorno  Fez,  fino  allo 
stretto  e  all'Atlantico,  e  la  regione  del  Marocco  dipendono 
direttamente  dall'  autorità  del  Sultano,  che  è  insieme  politica 
e  religiosa  come  in  tutti  gli  stati  islamiti.  Le  regioni  m'on- 
tuose  invece  sono  o  semplicemente  tributarie,  o  del  tutto  in- 
dipendenti; le  tribù  berbere  che  abitano  il  grande  Atlante, 
non  solo  non  hanno  mai  riconosciuto  l' autorità  dei  signori 
del  piano,  ma  non  hanno  mai  permesso  che  un  forestiero 
penetri  nei  loro  territori.  Le  tribù  poi  tributarie  pagano  il 
convenuto  con  difficoltà,  talora  occorrono  delle  vere  guerric- 
ciole  per  indurle  alla  sottomissione,  e  naturalmente  la  resi- 
stenza loro  è  in  ragione  inversa  dalla  personale  autorità  del 
Sultano.  Così  avviene  uno  stato  di  cose  molto  incerto,  che 
non  è  r  ultinui  causa  dello  stato  di  bassezza  e  di  miseria  di 
un  paese  tanto  favorito  dalla  natura. 


(1)  Vedi  Prospetto  E. 


278  Geografia  e  Geologia  dell' Africa 

Prodotti  naturali.  —  I  prodotti  naturali  di  questo  ])aese 
sono  frumento,  orzo,  mais,  riso,  durra,  legumi,  canna  di  zuc- 
chero, cotone,  tabacco,  canapa,  datteri,  sandaraca,  sughero  ecc., 
eccellenti  pecore,  cavalli  che  gareggiano  cogli  arabi,  buoi, 
capre,  asini,  camelli,  e  fra  gli  animali  selvatici  si  trovano 
principalmente  leoni,  pantere,  antilopi,  gazzelle;  i  prodotti 
minerali  sono  del  tutto  trascurati,  benché  il  paese  sia  ricco 
di  ferro,  rame  e  metalli  nobili. 

Industria.  —  L' industria  è  assolutamente  casalinffa  e  non 
serve  a  sufficienza  ai  bisogni  del  paese.  Hanno  la  maggiore 
importanza  la  concia  delle  pelli,  tappeti,  armi,  burnus,  ecc. 

Commercio.  —  Il  commercio  esterno  di  questo  paese,  dotato 
di  ricchezze  naturali  così  grandi,  è  difficultato  dallo  stato  di 
disordine  interno,  e  dalla  incertezza  della  possibilità  dei  traf- 
fici, essendo  ora  permesso  ora  vietato,  secondo  idee  gros- 
solane o  i  capricci  del  Sultano,  il  commercio  ora  dell'una 
ora  dell'altra  cosa;  il  commercio  esterno  si  fa  massimamente 
dai  porti  di  Tangeri  e  di  Magador.  Si  esporta  per  mare  mas- 
simamente buoi,  cuoi,  corni,  pelli  greggie,  lana,  cera,  biade, 
sughero,   agrumi,   pelli   lavorate,   pantofole,  fez,   ecc. 

Si  importa  tessuti,  armi,  vetrerie,  zucchero,  caffo,  seta 
greggia. 

Verso  r  interno  dell'Africa  il  connnercio  si  fa  per  carovane 
ed  è  relativamente  fiorente.  La  piazza  principale  è  Tatilet 
donde  per  Tuat  si  va  a  Timbuctu.  Dal  Sudan  si  importa  schiavi, 
avorio,  penne  di  struzzo,  gomma,  polvere  doro,  e  si  esporta 
polvere  da  fucile,  armi,  stoffe,  conterie  e  sopratutto  sale. 

TI  movimento  commerciale  del  Marocco  è  di  circa  40  mi- 
lioni di  lire;  si  esportano  piselli  e  fave  per  5  milioni,  mais, 
4  milioni,  olio,  quasi  4  milioni;  lana  per  2.700.000  lire;  si 
importa  specialmente  cotone  greggio  e  lavorato  per  15  mi- 
lioni, zucchero  per  5  milioni. 

Città  capitale  ò  Fez  che  hn  un  140.000  abitanti;  altra 
città  importante  ò  Marocco  con  ;">(). 000  nbitanfi.  ^re(]uinenza 


Geografia  e  Geologia  dell'Africa  279 

(^[ekiiies,  Mikiias)  20.000,  Tetiiaii;  porti  importanti  Taiigeri, 
Mogador,  Casablanca. 

Algeria,  —  L'Algeria  sta  fra  il  Marocco,  Tunisi,  il  Me- 
diterraneo e  il  Sahara,  verso  quest'  ultima  regione  i  confini 
sono  del  tutto  indeterminati.  La  superficie  si  fa  di  670.000 
cliil.  quad.  e  la  popolazione  di  3.900.000  abitanti. 

Tutto  questo  paese  è  diviso  in  tre  parti;  la  costa,  colle 
valli  e  le  colline  e  montagne  che,  come  si  vide,  costituiscono 
il  pendìo  settentrionale  dell'  altipiano,  1'  altipiano  interno  e  il 
Saliara  algerino.  La  regione  costiera  è  agricola  e  ben  coltivata, 
r  altipiano  a  pascoli,  il  Sahara  a  deserti  e  oasi .  A  questa  di- 
visione naturale  corrisponde  quella  della  popolazione;  questa 
si  compone  di  Berberi,  Arabi  e  Europei.  I  primi  sono  in  mag- 
gioranza e  sono  in  generale  agricoltori  della  costa  e  delle  oasi, 
gli  Arabi  sono  pastori  dell'altipiano,  gli  Europei  abitano  le 
città  della  costa  e  molti  sono  agricoltori. 

La  partizione  amministrativa  corrisponde  pure  all'ingrosso 
a  queste  divisioni.  I  dÌ23artimenti  (318.000  eh.  q.)  sono  nel 
paese  agricolo,  il  Sahara  349.000  eh.   q. 

f Prodotti.  —  I  principali  prodotti  vegetali  sono:  granaglie, 
olio,  tabacco,  datteri,  zafferano,  vino,  civaie,  legname  da  sti- 
pettaio, alfa,  sughero,  frutti  meridionali. 

Prodotti  animali  principalmente  cavalli,  camelli,  pecore, 
pelli,  penne  di  struzzo. 

I  prodotti  minerali  più  importanti  finora:  ferro,  rame,  piombo, 
salgemma. 

Industrie.  —  Le  industrie  in  Algeria  hanno  poco  risentito 
l'influenza  della  occupazione  europea;  si  lavora  ancora  al- 
l'antica; i  prodotti  più  importanti  sono  tessuti  di  seta  e  lana, 
armi,   vestiti  all'  orientale,  tappeti,  profumerie,   ecc. 

Commercio.  —  Il  commercio  si  fa  quasi  del  tutto  colla 
Francia,  favorito  da  rapide  comunicazioni  pei  porti  più  im- 
portanti (Algeri,  Orano  ecc.),  con  Marsiglia  e  da  linee  ferro- 
viarie che  collegano  i  punti  principali  dal  confine  del  Marocco 


280  Geografia  e  Geologia  dell'Africa 

con  Algeri  e,  salvo  breve  interruzione,  con  Tunisi,  con  uno 
sviluppo  di  2188  chilometri.  Anche  i  porti  sj^agnuoli  e  ita- 
liani hanno  rapporti  frequenti  e  regolari  cogli  algerini. 

Città  principali:  Algeri  (74.000  ab.),  Gran  (67.000  ab.), 
Costantina  (49.000),  Bona  (29.000),  Elida  (24.000j. 

TtUlisi.  —  La  Tunisia  è  uno  stato  che  può  ora  consi- 
derarsi come  un  possedimento  francese.  Sta  fra  l'Algeria,  la 
Tripolitania  e  il  mare  Mediterraneo  ;  la  sua  superficie  è  di 
116.000  cliil  quad.  e  la  popolazione  di  circa  1.500.000  abi- 
tanti, Arabi  i  più.  Berberi  molto  arabizzati.  Ebrei  ed  Euro- 
pei, i  più  Italiani. 

I  prodotti  vegetali  della  Tunisia  somigliano  agli  algerini, 
scarseggiano  i  legnami,  più  estesa-  è  la  coltura  del  mais  e 
dei  datteri,  gli  animali  sono  in  minor  quantità  anche  relativa, 
il  cavallo  e  la  pecora  sono  specialmente  i)iù  scarsi,  i  camelli 
invece  son  numerosi,  il  baco  da  seta  vi  è  un  po'  coltivato. 
Dei  minerali  il  più  imj^ortante  è  il  mercurio  ;  ma  l' industria 
mineraria  è  allo  stato  più  basso. 

Anche  le  industrie  sono  scarsissime;  hanno  qualche  nome 
i  tappeti  tunisini. 

II  commercio  non  è  molto  sviluppato  ;  si  esporta  olio  di  oliva, 
alfa,  orzo,  spugne,  legumi  secchi,  datteri.  Ferrovie  cliilom.  470. 

Capitale  Tunisi  (125.000  ab.)  col  porto  della  Groletta,  Mo- 
nastir,  Gabes,   Sfax,   Tozer. 

Scihctrct,  —  Questa  vastissima  estensione,  tolto  l'Egitto 
di  cui  parleremo  a  parte,  non  ha  altro  stato  costituito  che 
Tripoli;  tutti  gli  altri  abitanti  si  aggruppano  per  tribù  o  per 
unioni  di  tribù  con  legami  politici  assolutamente  primitivi.  la 
Nubia  che  dipendeva  dall' Egitto  ed  ora  dall' inq)ero  mahdista, 
entra  pure  nel  Sahara.  Tripoli  si  stende  lungo  il  Mediter- 
raneo fino  alla  Sirte,  a  levante  di  questa  ò  la  Cirenaica,  o, 
come  si  dice  ora,  inarca,  paese  che  appartiene  per  natura  di 
suolo  e  di  pioggie  all'Europa.  Ordinariamente  il  Barca  lo 
si  trova  ascritto  alla  Tripolitania,   ma  forma  un  governo  di- 


Geografia  e  Geologia  dell'Africa  281 

stinto  dijieiiflente  direttamente  dal  Sultano  di  Costantinopoli; 
all'interno  l'oasi  di  Fezzan  ha  lenti  legami  di  dipendenza 
con  Tripoli.  A  tutto  questo  territorio  preso  insieme  si  attri- 
buisce un  milione  di  chilometri  quadrati  e  un  milione  di 
abitanti.  I  tratti  fertili  e  abitati,  come  si  disse  parlando  del 
Sahara  (vedi  pag,  43)  sono  oasi  in  mezzo  a  tratti  deserti.  A  sud 
di  Barca  stan  le  oasi  di  Augila  e  di  Cufra,  dove  ha  sede  il 
centro  della  setta  dei  Senussi,  la  cui  autorità  è  uguale  e  talora 
anche  maggiore  in  queste  provincie  dei  governi  officiali. 

La  poj)olazione  del  Sahara  poi  si  divide  nei  tre  gruppi 
principali  dei  Mauri  all'C,  dei  Tuareghi  al  centro,  dei  Tibbu 
all'È.  I  centri  più  notevoli  di  popolazioni  sono  le  oasi  di 
Gadames,  di  Air,  di  Ahaggar,  di  Tibesti,  ecc. 

I  prodotti  della  Tripolitania  sono  principalmente  datteri, 
biade,  frutti  meridionali,  safferano,  olive,  solfo,  sale  e  spugne, 
molte  ]3Ìante  d'alto  fusto  si  trovano  nella  Cirenaica;  ma  questo 
paese  è  enormemente  trascurato.  Nelle  oasi  del  deserto  i  pro- 
dotti vegetali  si  riducono  ai  datteri  e  a  pochissimi  cereali; 
gli  animali  domestici  van  diminuendo  di  specie  e  di  quantità 
man  mano  che  si  allontana  dal  mare,  tinche  si  riducono,  si  può 
dire,  al  solo  camello.  In  alcuni  punti  del  deserto  si  trova 
salgemma,  allume,   natron. 

Le  oasi  sono  importanti  ancora  più  come  luoghi  pei  quali 
passano  necessariamente  le  grandi  strade  commerciali  che 
vanno  dal  Mediterraneo  al  Sudan. 

Cominciando  dall'occidente  e  andando  verso  oriente  le  prin- 
cipali vie  di  carovane  sono  queste  : 

1.  Da  tutte  le  città  principali  del  Marocco:  Marocco,  Fez, 
Tetuan,  Mogador,  Teiilet,  gruppi  di  viaggiatori  e  mercanti 
si  uniscono  e  costituiscono  la  gran  carovana  che  per  Tuat  va 
a  Timboctu  (1). 


(1)  Si  tratta  p.  e.:  per  la  carovana  del  sale  di  un  insieme  di  circa  3500 
camelli  che  portano  per  60.000  talleri  in  sale,  questa  somma,  piccola  per  un 


282  Geografia  e  Geologia  dell'  Africa 

2.  Da  Tunisi,  Tripoli  e  Algeri  per  Uargla  si  raccolgono 
a  Gadaiiies  e  di  là  o  per  Tuat  a  Timboctu,  o  per  Agades 
ai  ricchi  regni  di  Socoto  e  di  Cano. 

3.  Da  Tripoli  a  Murzuc,  per  Bihna  a  Cuca  sul  lago  di 
Tsade;  fu  negl'ultimi  tempi  la  più  importante,  ai  nostri  giorni 
è  interrotta. 

4.  Da  Bengasi  per  Augila  e  Vara  nel  regno  di  Vadai; 
poco  usata  e  poco  nota. 

5.  Nella  valle  del  Nilo  erano  prima  della  insurrezione 
inahdistica,  e  saranno,  appena  le  cose  si  ricompongano,  i  punti 
di  sbocco:  Siut  nell'Egitto,  ultimo  punto  dove  giunge  la 
ferrovia,  e  Suachim  e  Massaua  sul  Mar  Rosso.  Da  Siut  si  an- 
dava per  Uadiualfa  e  Dongola  al^^Dar  Fur,  o  per  Uadiualfa, 
Abuliamed  a  Cartum.  Da  Suachim  per  Berber  a  Cartuni.  da 
Massaua  per  Cassala   a  Senaar  e  Cartum. 

11  mezzo  di  trasporto  è  il  camello  che  fa  da  20  a  35  chi- 
lometri al  giorno,  con  200  a  300  cliil.  di  peso,  e  può  stare 
fin  tre  giorni  senza  rifornirsi  di  acqua.  Le  strade  sono  peri- 
colose solo  per  gli  uomini  clic  infestano  come  briganti,  quando 
non  si  abbia  potuto  comporsi  con  loro  o  non  si  abbia  una  rag- 
guardevole forza.  Grli  altri  pericoli  sono  esagerati  se  non  fan- 
tastici quando  si  sia  ben  guidati.  Gli  attacchi  d'animali  feroci 
non  sono  temibili,  se  pur  vengono.  L'acqua  si  trova  in  luoghi 
ben  conosciuti,  il  vento  del  deserto  non  soffia  clic  in  deter- 
minati tempi  che  si  evitano. 

Il  deserto  non  offre  di  merci  che  scarse  e  di  poco  valore, 
datteri,  allume,  sale,  natron;  nelle  regioni  orientali,  gomme, 
e  animali  selvatici. 


mercato  europeo  è  molto  notevole  in  Africa.  Questa  carovana,  come  tutte  le 
grosse,  naturalmente  non  procede  unita,  si  partisce  in  schiere  cV  un  2( X3  ca- 
melli, per  la  necessità  di  trovare  acqua  sufficiente  nello  oasi  di  tappa  (^Vedi 
Bartii,  Vinckxt,  ecc.  1.  La  grande  carovana  che  dal  Sudan  arrivava  ogni 
anno  in  Egitto,  prima  della  occupazione  della  Nubia  por  parte  degli  Egi- 
ziani, era  composta  fin  di  15.000  camelli. 


Geografia  e  Geologìa  deW Africa  283 

La  Spag'iia  lia  annunziato  ora  la  occupazione  della  costa 
atlantica  del  Sahara. 

Egitto,  —  Anche  l'Egitto  fa  parte,  come  si  disse,  del  de- 
serto saharico,  del  quale  e  la  oasi  più  ricca;  ma  appunto 
questa  ricchezza  e  la  postura,  sul  mare  e  di  fronte  all'Asia, 
le  hanno  dato  condizioni  così  speciali,  da  doverne  fare  una 
trattazione  distinta. 

L' Egitto  come  è  indicato  nelle  carte  confina  al  nord  col 
Mediterraneo,  ad  est  coll'Arabia  (occupando  politicamente  la 
asiatica  penisola  del  Sinai  e  piccoli  tratti  della  penisola  araba) 
a  sud  colla  Nubia  e  a  ovest  col  deserto  libico,  e  così  ha  una 
superficie  di  circa  1.020.000  chil.  quad.  Ma  quasi  tutto  questo 
grandissimo  tratto  di  terra  non  è  che  deserto  con  poche  oasi. 
Quello  che  costitiiisce  veramente  l'Egitto  è  la  valle  del  Nilo 
lunga  un  900  chilometri  da  Assuan  fino  al  Cairo  e  il  ter- 
ritorio del  delta;  tutto  il  territorio  irrigato  dalle  acque  del 
Nilo  o  messo  in  qualche  modo  a  cultura  dà  un  28.000  chilo- 
metri quadrati  di  area  abitati  da  più  che  G. 800. 000  persone.  Di 
questi  6.500.000  sono  indigeni  agricoltori  stabili,  i  più  di- 
scendenti dagli  antichi  egiziani  arabizzati  (fellahinjun  250.000 
beduini  nomadi,  37.000  Greci,  19.000  Italiani,  16.000  Fran- 
cesi,  8000  Austriaci,   6000  sudditi  britannici,  ecc. 

11  paese  è  governato  da  un  principe  col  titolo  di  chedive, 
della  casa  di  Mehemet  Ali,  scelto  dal  Sultano  di  Costanti- 
nopoli al  quale  paga  un  tributo  annuo;  ma  tolto  questo,  tutto 
il  potere  politico,  militare,  finanziario  si  può  dir  che  sia  nelle 
mani  dell'  Inghilterra. 

Prodotti.  —  Il  paese  è  ricchissimo  di  prodotti  agricoli  :  co- 
tone, zucchero,  frumento,  orzo,  mais,  piselli,  riso,  datteri,  ba- 
nani, indaco,  papavero,  canapa,  lino,  sesamo;  manca  invece 
il  legname  d'ogni  specie.  Di  animali  si  trovano  camelli,  asini, 
buoi,  pecore,  ma  il  tutto  in  minor  proporzic^ne  che  le  ric- 
chezze vegetali.  Di  minerali  lia  poco,  i  mnrmi  sono  celebri 
più  che   utili. 


28J:  Geografia  e  Geologia  dell'  Africa 

Commercio.  —  Il  commercio  e  ricco.  L'Egitto  e.s2)oita  co- 
tone, cereali,  zucchero,  piselli,  canapa,  lino,  datteri,  indaco, 
pelli  di  animali,  zafferano. 

L'Egitto  importa:  armi,  macchine,  stoffe,  mobili,  vetri, 
porcellane,  seta,  caffè,  schiavi  ;  quest'  ultimo  ed  altri  commerci, 
come  la  gomma,  madreperla,  avorio,  penne  di  struzzo,  corna 
di  bufalo,  pelli  di  fiera  e  anche  di  pecora,  tamarindo  ecc., 
sono  cessati  o  diminuiti  dopo  la  perdita  dei  territori  del  sud. 

Sliclctìl,  —  Il  Sudan  (paese  dei  Negri)  è  il  vasto  terri- 
torio che  si  stende  dalla  Senegambia  all'Abissinia  e  si  divide 
in  occidentale,  centrale  ed  orientale.  L' occidentale  è  costituito 
dalla  regione  montuosa  dove  hanno  origine  i  fiumi  della  Se- 
negambia, dalla  regione  compresa  fra  il  Niger  e  i  monti  Gong 
e  gli  altipiani  dell'Aussa.  Il  Sudan  centrale  è  costituito  si 
può  dir  dal  bacino  del  lago  Tsad.  Il  Sudan  orientale  com- 
prende la  regione  alta,  per  lo  più  stepposa  del  Dar  For,  del 
Cordafan,   del  Senaar. 

Tutta  questa  vastissima  regione  è  molto  popolata  e  in  ge- 
nerale molto  ricca  di  prodotti  specialmente  vegetali.  Le  con- 
dizioni politiche,  civili  e  sociali  sono  in  generale  pressoché 
barbare,  la  cosidetta  civiltà  maomettana  non  portò  sensibili 
benefici,  in  taluni  luoghi  forse  peggiorò  il  paese  introducen- 
dovi un  fanatismo  e  una  intolleranza  religiosa  che  prima  non 
esistevano.  Questi  fatti  tolgono  una  gran  parte  del  valore  ai 
vantaiiiri  offerti  dalla  natura. 

Gli  abitanti  che  sono  forse  80  milioni,  sono  per  lo  più  di 
razza  nera  nel  Sudan  occidentale  e  centrale,  ma  sopra  questi 
si  impose  in  molti  luoglii  un  popolo  detto  Fulo,  Vullo,  Fel- 
lata,  di  razza  Nuba,  popolo  più  intelligente,  valoroso  e  pu- 
lito; nel  Sudan  orientale  sono  misti  Neri,  Nubi  e  alquanti 
Arabi. 

Sudan  occidentale.  —  Gli  stati  principali  sono  questi. 
Nella  parte  occidentale  da  qualche  anno  prevalgono  i  Francesi, 
che  si  sono  spinti  dalla  Senegambia  all'  interno  in  molte  dire- 


Geogì'afia  e  Geologia  dell' Africa  28B 

zioui  e  fino  al  Niger  a  Segu.  Nel  medio  Niger  è  il  regno  di 
Massina  (fulo)  con  forse  168.000  chil.  quad.  e  4  a  5  milioni  di 
abitanti.  Timboctu  è,  a  poca  distanza  dal  Niger,  la  città  più 
importante,  come  quella  a  cui  fan  capo  le  grandi  strade  delle 
carovane  che  provengono  da  tutta  la  regione  del  Magreb.  Più 
a  valle  stanno  i  regni  di  Socoto  (fulo)  (330.000  chil.  quad. 
13.000.000.  ab.)  e  di  Gando  (fulo)  (200.000  chil  q.,  G.000.000 
abitanti). 

Le  città  di  Gano  e  Socoto  sono  meta  alle  carovane  che 
vengono  dal  Nord,  piazze  importanti  sono  pure  Sai  sul  Niger 
alto,   ed  Egga  verso  il  sud. 

Sudan  centrale.  —  Nel  Sudan  centrale  stanno  i  regni  di 
Bornu  (5.000.000  ab.);  alla  capitale  Cuca  si  dirigono  le  caro- 
vane da  Tripoli,  a  S.-E.,  è  il  regno  di  Baghermi  (1.500.000  ab.), 
più  a  E.  il  regno  di  Vadai  (320.000  eh,  q.  e  3.000.000  ab.). 

Sudan  orientale.  —  Il  Sudan  orientale  è  ora  in  potere 
del  Mahdi  che  tiene  in  oltre  la  Nubia  e  molte  regioni  nel- 
r  alto  Nilo,  che  costituivano  presso  a  poco  i  possedimenti  che 
aveva  l'impero  egiziano  (2.000.000  chil.  quad.,  1  1.000.000  ab.), 
città  principali  El  Obeid,  Cartum,  Dongola,  Cassala,  Berber. 

Commercio.  —  I  principali  prodotti  di  esportazione  sono 
avorio,  penne  di  struzzo,  polvere  d' oro,  sena,  pelli,  gomma 
arabica,  cera,  caffè,  schiavi;  però  il  commercio  h  ora  sospeso 
dallo  stato  di  guerra  e  di  confusione,  che  domina,  in  (juelle 
regioni. 

Senegaìnbia,  —  La  Senegambia  è  un  paese  sull'Oceano 
Atlantico  a  mezzodì  del  Sahara  e  a  ponente  del  Sudan.  Dalla 
costa  si  sale  sempre  verso  l' interno  fino  al  grande  nodo  mon- 
tagnoso di  Futa  Gialon.  E  un  paese  ricco,  fertile  attraversato 
da  molti  e  grandi  fiumi  fra  i  quali  il  Senegal  e  il  G ambia 
sono  i  principiali;  sono  questi  navigabili  per  tutto  il  medio 
e  il  basso  corso.  Gli  abitanti  sono  negri  intelligènti  e  forti 
di  razza  Giolofa,  Mandinga  e  Fula;  i  più  sono  indipench'uti, 
ma  molti   sono  sottomessi   albi    Francia. 


286  Geografia  e  Geologia  deW Africa 

Possessi  francesi.  —  Hanno  un'estensione  di  eirea  o50.000 
chil.  quad.  I  punti  più  importanti  sono  Saint  Louis,  Gorea 
e  Dakar.  I  Francesi  poi  con  attività  e  perseveranza,  stabi- 
lendo stazioni  militari,  costruendo  ferrovie,  navigando  i  fiumi 
con  battelli  a  vapore,  facendo  trattati  coi  principi  di  Futa 
Gialon  e  dell'alto  Nig'er  cercano  di  tirare  a  Saint  Louis  e 
a  Dakar  tutto  il  commercio  del  Sudan  occidentale. 

Il  commercio  principale  di  esportazione  è  quello  della  gomma 
del  Senegal  03  milioni  di  tonnellate  annue)  ;  vengono  poi  cotone, 
avorio,  olio  di  palma,  ecc.;  vi  si  importa  tessuti  di  cotone,  filo 
metallico,  perle  di  vetro,  polvere  da  sparo,  acquavite,  ecc. 

Altei  possessi.  —  Gli  Inglesi  possedono  le  foci  del  Gambia 
con  Batliurst,  i  Portoghesi  le  isole  43issago,s  e  un  breve  tratto 
di  costa.  Sono  ormai  p:li  uni  e  gli  altri  accerchiati  dai  pos- 
sessi francesi. 

CtUÌ iteci,  —  La  Guinea  si  divide  in  alta  e  bassa  Guinea. 

L'  alta  Guinea  sta  fra  la  Senegambia,  il  Sudan  occid.,  e  la 
bassa  Guinea,  abbraccia  le  regioni  dette  Serra  Leona,  Liberia, 
Costa  d'Oro,  dell'Avorio,  costa  del Tx^scianti,  degli  Schiavi,  del 
Dahome  e  la  regione  del  basso  Niger. 

E  una  vasta  regione  che  ha  la  costa  molto  paludosa  e  mal- 
sana (vedi  sopra  pag.  16)  e  si  innalza  fino  ai  luoghi  (piasi 
sconosciuti  dove  stanno  i  monti  Cong. 

Politicamente  la  costa  è  in  possesso  degli  Europei,  salvo 
il  tratto  occidentale  dove  è  la  repubblica  di  Liberia. 

Liberia.  —  E  uno  stato  fondato  con  la  protezione  degli 
Stati  Uniti  di  America  da  un  gruppo  di  schiavi  negri  liberati 
e  semicivilizzati,  attorno  ai  quali  si  sono  uniti  negri  indigeni 
fino  a  circa  1.000.000.  Estensione  circa  37.000  chil.  quad. 
capitale  Monrovia.  Esporta  olio  di  palma,  noci  di  palma,  caffè 
detto  di  Liberia,  zucchero,  oro,  avorio,  indaco,  legno  rosso, 
arrow  root:  importa  cotoncrie,  armi,  manifatture. 

Stati  indigeni.  —  Degli  stati  indigeni  i  più  inq)ortanti 
sono  la   despozia  di  Ascianti  (200.000  chil.  cp,  2.000.000  ab.) 


Geografìa  e  Geologìa  dell'Africa  287 

capitale  Comassia;  la  de.spozia  di  Dalionie  (180.000  abitanti) 
capitale  Abome  e  la  città  libera  di  Abeocnta  nel  Grioruba 
(130.000  ab.). 

Possessi  europei.  —  La  Francia  vi  possiede  il  Gran  Basan, 
il  Gran  Popò,  luoghi  di  secondaria  importanza.  La  Germania 
vi  ha  lo  stabilimento  di  Togo  (Piccolo  Popò  e  Porto  Segnro). 
I  principali  possessi  sono  dell'Inghilterra,  Sierra  Leona  (Free- 
town,  is.  Scerbo),  Costa  d'Oro  (Limine,  Capo  Coast),  Lagos,  tutte 
le  foci  del  Niger  d'  onde  ha  esteso  la  sua  influenza  fin  oltre 
al  confluente  del  Binue,  ai  confini  di  Socoto. 

Commercio.  —  Le  materie  principali  di  scambio  sono,  noci 
di  terra,  cauciuc,  gomme,  avorio,  polvere  d'oro,  pepe,  legni  e 
sopra  tutto  olio  di  palma.  Merci  europee:  cotonate,  spiriti, 
cónterie,  armi. 

Bassa  Guinea.  —  La  costà  della  bassa  Guinea  è  tutta  in 
mano  degli  Europei. 

I  Tedeschi  vi  possedono  la  regione  attorno  al  monte  Ca- 
meron  poco  conosciuta  e  appena  sfiorata. 

Gabon.  —  I  Francesi  hanno  lo  stabilimento  del  Gabon  e 
dell' Ogove  e  il  Loango.  È  una  regione  estesa  un  670.000  chil. 
quad.  abitata  da  popoli  misti  Negri  e  Bantu.  E  ora  abba- 
stanza esplorata  e  promette  molto  e  per  le  ricchezze,  special- 
mente vegetali,  proprie  e  per  essere  una  rapida  via  verso  le 
regioni  del  medio  Congo;  i  luoghi  principali  sono  Libreville 
nel  Gabon,  Franceville  nel  mezzo,  Brazzaville  sul  Congo. 

CoRisco.  —  E  un  piccolo  possedimento  spagnolo,  colle 
piccole  isole  di  Corisco  ed  Elobei,  poco  importante  e  meno 
sfruttato. 

Guinea  Portoghese.  —  Il  Portogallo  possiede  al  nord  della 
foce  del  Congo  Cabinda,  al  sud  il  regno  del  Congo,  Angola, 
Benguela  e  Mossamedes  (810.000  chil.  quad.  2.000.000  ab.)  gli 
abitanti  sono  di  Negri,  Bundu  di  razza  Bantu. 

Prodotti:  riso,  tabacco,  indaco,  cotone,  iam,  cafte,  tamarindo, 
cereali,  resina,  copale,  olio  di  palma,  avorio,  pelli,  cera,  nei 


288  Geo(j  rafia  e  Geulo(jia   dell' Africa 

moliti  si  trovaci  oro,  ferro,  rame,  pioniljo,  solfo.  Tutte  queste 
ricchezze  però  finora  furono  poco  usufruite.  Da  qualche  tempo 
il  Portogallo  cura  e  utilizza  di  più  i  suoi  importanti  pos- 
sessi. 

Congo.  —  Sulla  costa,  per  breve  tratto  si  trova  anche  lo 
Stato  Libero  del  Congo  posto  sotto  il  protettorato  del  Belgio, 
strana  creazione  della  diplomazia  europea  con  confini  non  ben 
definiti  (2.785.000  chil.  quad.  secondo  Stanley  o  2.074.000  eh. 
quad.  nei  confini  riconosciuti  dalla  Francia  e  dal  Portogallo, 
1.530.000  chil.  qnad.  nei  confini  riconosciuti  dall'Impero  te- 
desco). E  una  congerie  di  stati  o  meglio  di  gruppi  di  popo- 
lazioni di  razza  per  lo  più  bantu,  e  di  una  estrema  barbarie. 
Gli  Europei  tengono  lo  stabilimwito  di  Boma  alle  foci  del 
gran  fiume  e  alcune  stazioni;  il  porto  sull'Atlantico  è  Banana. 
Come  si  disse,  il  fiume  e  i  suoi  afiluenti  sono  navigati  per 
un  12.000  chil.  e  ve  ne  sarà  certamente  ancora;  ma  la  inter- 
ruzione alle  cascate  fra  Stanley  Pool  e  Vivi  toglie  in  gran 
parte  il  beneficio.  Ora  in  Belgio  e  governo  e  privati  hanno 
nnito  dei  capitali  per  costruire  una  ferrovia  parallela  al  tratto 
delle  cascate  che  faciliti  le  comunicazioni  fra  il  basso  e  il 
medio  corso  del  fiume,  ripromettendosene  grandi  vantaggi. 
È  certo  che  una  tal  facilitazione  non  j)otr;i  che  essere  utile; 
però  il  Congo  finora  diede  commercialmente  molte  disillu- 
sioni. 

Altri  paesi  nel  bacino  del  Congo.  —  Nel  bacino  del 
Congo,  dal  Niassa  oltre  ai  domini  portoghesi,  si  trovano  molti 
altri  stati  più  o  meno  saldamente  costituiti,  come  le  despozie 
di  Lmida,  di  Cassongo,  di  Barotse,  dei  Batoca  e  altre,  che  però 
finora  non  hanno  interesse  ne  politico  nò  connnerciale. 

Africa  merulioìiale,  —  Tedeschi.  —  Nell'Africa  me- 
ridionale troviamo  al  mezzodì  dei  possessi  portoghesi,  da  cui 
sono  divisi  dal  basso  corso  del  Cunene,  i  possessi  tedeschi 
nei  i)aesi  dei  Damara  e  dei  Namaqua  (Luderitz  landj;  sono 
poveri   ])aesi  ((nasi   deserti. 


Geografìa  e  Geologia  dell'Africa  '289 

Inglesi.  —  Al  di  là  del  liume  Grange  è  la  Colonia  inglese  del 
Capo  (di  Buona  Speranza),  regione  importantissima  e  comprende 
la  Colonia  del  Capo  propriamente  detta,  la  Cafreria  inglese,  il 
paese  dei  Basnti,  il  paese  dei  Griqua,  e  il  distretto  di  Trauskei, 
Natal,  tntt"  insieme  628.000  cliilom.  quad.  con  1.252.000  abi- 
tanti Ottentoti,  Cafri,  Olandesi,  Inglesi,  Tedeschi,  Indiani. 

Prodotti.  -7-  Lana  (3.000.000  lire  ster.),  penne  di  struzzi  do- 
mestici (3.000.000  lire  ster.),  pellicce,  sego,  pelli,  avorio,  cereali, 
zucchero,  caffè,  vino,  diamanti,  oro,  argento,  carbon  tossile,  rame. 

Nei  possedimenti  britannici  si  contavano  12.000.000  di  pe- 
core, 2.000.000  di  buoi,  300.000  cavalli,  3.000.000  di  capre, 
di  cui  un  terzo  di  xlngora,   200.000  struzzi. 

Commercio.  —  11  commercio  è  ora  favorito  da  una  discreta 
rete  ferroviaria  che  si  va  continuamente  ampliando;  linee 
principali  Capetwon  a  Kimberley  1043  chil.,  Port  Elizabeth 
a  De  Aar  lunction  544  chil.,  East  London  Harbour  ad  Aliwal 
North  454  chil.:  più  280  chil.  di  strade  ferrate  a  cavalli. 
Nel  resto  del  paese  le  comunicazioni  sono  fatte  con  carri  ti- 
rati da  un  numero  grandissimo  di  buoi,  fin   10  paia. 

Stati  indipendenti  dei  Boeri.  —  Questi  stati  si  dicono  dei 
Boeri  (contadini),  perchè  fondati  da  coloni  agricoli  olandesi, 
che  migrarono  quando  gli  Inglesi  occuparono  la  Terra  del 
Capo  dianzi  da  loro  posseduta. 

Grange  Vrij  Staat.  —  E  una  repubblica  del  tutto  chiusa 
fra  i  possessi  britannici  a  E.  S.,  e  G.  e  la  repubblica  Tran- 
svaliana  al  N.,  108.000  chil.  quad.,  140.000  abitanti,  GO.OOO 
olandesi,  il  resto  Cafri.  Capitale  Bloemfontain.  Esporta  lana, 
penne  di  struzzo,  pelli,   diamanti. 

Repubblica  Sud  africana.  —  E  un'  altra  repubblica  che  si 
estende  dal  Vaal  al  Limpopo  e  si  dice  anche  Transvaaliana 
dalla  sua  posizione  rispetto  all'  altra  e  ai  possedimenti  inglesi. 
Estesa  300.000  chil.  quad.,  ha  380.000  abitanti  di  cui  70  od 
80.000  olandesi,  il  resto  Bantu  (Zulù,  Beciuani  e  altri  Cafri). 
Caj)itale  Pretoria. 

19.  —  Geografia  e  Geologia  dell'Africa. 


290  Geografia  e  Geologia  dell'Africa 

Prodotti  e  commercio.  —  Questo  paese  possiede  una  gran  ric- 
chezza mineraria;  nei  suoi  monti  si  trovano  oro,  argento,  carbon 
fossile,  cobalto,  rame,  piombo,  diamanti  ;  di  ricchezze  agricole 
ed  animali  è  pure  abbondante,  ed  esporta  lana,  bestiame,  pelli, 
burro,  avorio,  penne  di  struzzo,  cereali,  frutta,  acquavite,  ecc. 
Queste  ricchezze  però  non  sono  convenientemente  usufruite 
(specialmente  le  minerali)  e  per  la  carezza  dei  trasporti  e  per 
una  certa  ostilità  dei  coloni  inglesi,  che  finora  aveano  i  punti 
di  sbocco  sulla  costa.  Perciò  ora  si  sta  costruendo  una  fer- 
rovia, che  collegherà  i  560  chilometri  di  ferrovie  interne  e 
la  capitale.  Pretoria,  con  la  ferrovia  costruita  dai  Portoghesi 
dal  confine  alla  baia  di  Delagoa;  causa  questa  di  recrimina- 
zioni da  parte  dei  coloni  britannici. 

Nuova  Repubblica.  —  Piccolo  stato  fondato  da  Boeri  della 
repubblica  Sud  africana,  nel  territorio  zulù  sulla  costa  di  S.  Lu- 
cia; l'Inghilterra  la  riconobbe,  ma  in  limiti  che  la  escludono  dal 
mare;  non  ha  che  7400  chil.  q.  di  superficie,  caj^itale  Vrijheid. 

Africa  orieìitale,  —  Possessi  Portoghesi.  —  Dalla 
baia  Delagoa  a  Capo  Delgado  la  costa  è  in  possesso  dei  Por- 
toghesi i  quali  cercano  di  estendere  all'interno  la  loro  in- 
riuenza  su  ])er  lo  Zambese  e  il  Niassa,  che  finora  non  si 
estendeva  al   di   là  della  portata  delle  loro  armi. 

Ufiicialmente  il  dominio  portoghese  è  di  990.000  chil.  q. 
di  superficie  con  2.000.000  di  abitanti.  Gli  stabilimenti  più 
importanti  sono  Mozambico,  Quelimane,  Sofala  sul  mare,  Tete 
neir  interno  e  Lorenzo  Marquez  che  adesso  acquista  sempre 
maggiore  importanza. 

Prodotti.  —  Il  paese  produce  riso,  granturco,  miglio,  caff'è, 
cotone,  copale,   oro,  rame,  salnitro,   carbon  fossile,  avorio. 

Zanzibar.  —  A  nord  dei  possessi  portoghesi  si  stende  lungo 
la  costa  il  sultanato  di  Zanzibar  o  Zanguebar;  lo  compongono 
l'isola  di  Zanzibar  (1500  chil.  quad.,  200.000  ab.),  l'isola 
di  Pemba  e  le  altre  minori  e  un  tratto  di  costa  largo  circa 
18  chilometri  dal  mare. 


Geografia  e  Geologia  dell' Africa  291 

Si  esportano  i  prodotti  del  suolo  che  è  dei  più  ricchi  sotto 
l'Equatore;  Zanzibar  poi  è  il  punto  di  sbocco  delle  carovane 
che  vengono  dal  ricco  paese  .interno  dei  grandi  laghi  niliaci 
e  fin  dal  Congo  superiore.  Si  esportano  massimamente  chiodi 
di  garofano,  resina,  copale,  pelli,  noci  di  cocco,  avorio;  per 
questo  articolo  e  per  la  gomma  si  può  ritenere  Zanzibar  come 
il  primo  mercato  del  mondo.  Vi  trafficano  massimamente  In- 
glesi, xVmburghesi  e  Americani  degli  Stati  Uniti.  L'importa- 
zione è  di  chincaglierie,   vetri,  spiriti,   tessuti. 

Tutto  l'interno  è  un  altipiano  a  ricche  savane  che  forma 
i  paesi  Urna,  Ururi,  Ugogo,  Uniamuesi,  ecc.,  sui  quali  la 
Germania  avea  acquistato  una  specie  di  protettorato.  Ora  è 
in  stato  di  rivolta  contro  i  Tedeschi  che  sono  stati  cacciati 
sulla  costa.   E  il  distretto  fornitore  del  mercato  di  Zanzibar. 

Somali.  —  La  penisola  dei  Somali  è  una  vasta  penisola 
poco  conosciuta,  una  regione  a  savane,  ad  altipiani  digradanti 
dall'interno  alla  costa  e  di  varia  fertilità,  e  ricchi  di  pascoli, 
abitata  da  vari  popoli  di  razza  camita  e  molto  selvaggi;  la 
costa  orientale  è  abitata  dai  Migertini  arditi  pescatori  e  navi- 
gatori. 

Il  paese  esporta  gomma,  mirra,  incenso,  penne  di  struzzo, 
pelli,  pesci  per  la  via  di  Aden. 

Possessi  inglesi,  italiani  e  feancesi.  —  Sulla  costa  set- 
tentrionale gli  Inglesi  hanno  gli  stabilimenti  già  egiziani  di 
Zeila  e  Berbera,  sul  lato  orientale  l'Italia  ha  acquistato,  con 
un  trattato  col  sultano  di  Oj)ia,  il  protettorato  su  600  chi- 
lometri di  costa. 

Sulla  costa  settentrionale  la  Francia  ha  lo  stabilimento  di 
Oboe  sulla  baia  di  Tagiura  e  nel  fondo  la  rada  di  Grubbet  e 
Kharab.  E  possesso  di  poco  conto  in  se,  ma  può  essere  una 
strada  verso  le  ricche   regioni  interne. 

Abissinia  e  eegioni  interne.  —  Tutto  r  altipiano  che  sta 
fra  la  regione  del  Nilo  ex  egiziano,  la  Nubia,  il  paese  dei 
Somali  e  i  Mar  Rosso,  si  dice  in  ampio   senso  Abissinia.  Si 


292  Geografia  e  Geologia  dell'  Africa 

divide  in  impero  di  Abissinia.   Scioa,  paese  dei  Grallas  e  re- 
orioni della  costa. 

o 

L'Abissinia  propria  (Tigre,  Lasta,  Amara  e  Goggiam)  ha 
un  370.000  chil.  quad.,  di  popolazione  è  3.000.000  di  abi- 
tanti di  varie  razze;  Ago,  abitanti  primitivi,  a  cui  si  sono 
imposti  dei  Semiti  che  importarono  la  lingua  e  costituiscono 
la  razza  dominante;  misti  a  questi,  Gialla,  Danàchili,  Fala- 
scia,  Adal,  Bogos,  Sciangalla  e  Negri.  L'Abissino  è  l'unico 
popolo  africano  che  professi  il  cristianesimo,  quantunque  assai 
rozzamente  e  misto  a  molte  praticlie  superstiziose. 

L'Abissinia  si  divide  in  tre  regioni  fisiche:  1*  la  Colla^  regione 
bassa  (950,  1400  ni.)  calda,  ricca  di  vegetazione  tropicale  e 
malsana,  è  costituita  dalle  basse  'willi  dei  grandi  fiumi;  2''  la 
Voina  derja  (1400,  2600  m.)  regione  temperata,  sana,  ricca 
di  tutti  i  prodotti  delle  zone  temperate  e  temperate  calde; 
3^  la  Dega  (oltre  i  2600  m.)  regione  alta,  fredda,  pastorale. 
L'Abissinia  è  un  paese  naturalmente  ricchissimo,  e  sarebbe 
fioritissimo  se  un  governo  stabile  togliesse  la  guerra  civile 
perpetua  ed  il  brigantaggio,  facesse  ed  assicurasse  le  vie  di  co. 
municazione. 

Prodotti.  —  Prodotti  di  esportazione:  muli,  cavalli,  cera, 
miele,  pelli,  gomma,  cereali,  caftè,  indaco,  tabacco,  cotone;  sa- 
rebbe anche  suscettibile  di  ricchissimi  prodotti  in  olio,  vino 
e  china. 

Luoghi  principali  nel  Tigre  Adua,  nell'Amara  Gondar, 
Samara. 

Scioa.  —  Lo  Scioa  è  uno  stato  abissino  più  meridionale 
di  1.000.000  di  aÌ3Ìtanti,  con  abitanti  per  lo  più  agricoli  e 
più  pacifici  d'indole;  però  ora  questo  stato  ha  esteso  il  suo 
dominio  in  molti  paesi  galla,  nel  Cafi'a  e  nell'  Harrar,  orn 
pare  che  abbia  l'egemonia  sugli  altri  stati  etiopici. 

E  un  paese  ricco  dei  prodotti  dell'Abissinia  e  nei  paesi 
dipendenti  anclie  di  quelli  di  regioni  tropicali. 

Capitale  Ancober;  residenza  attuale,  Entoto. 


Geografia  e  Geologia  dell'  Africa  293 

Galla.  —  I  Galla  sono  il  più  meridionale  dei  popoli  ca- 
miti, misti  molto  a  Neri.  Sono  divisi  in  varie  stirpi,  in  parte 
dipendenti  dallo  Scioa;  il  loro  paese  è  una  ricca  regione  a 
savane. 

Paese  dei  Danàchili  e  Adal.  —  La  regione  tra  l' altipiano 
e  il  mare  è  una  contrada  a  piani  ondulati,  talora  rotti  da 
contrafforti  che  scendono  dalle  montagne  abissine  e  da  colline, 
o  aperta  in  pianure  specialmente  lungo  la  costa,  la  pendenza 
generale  è  da  0.  a  E.  E  una  regione  arida,  semideserta,  inter- 
rotta di  quando  in  quando  da  qualche  nodo  e  da  qualche 
oasi.  Al  nord  abitano  i  Danàchili  al  Sud  gli  Adal  o  Afar,  il 
cui  luogo  principale  è  Aussa  sul  lago  omonimo,  alla  foce  del- 
l'Auash. 

Questo  è  il  tratto  più  fertile  della  contrada.  Essa  non  avrebbe 
che  uno  scarso  valore  in  sé,  ma  è  interessante  come  quella  che 
ha  i  porti  dove  si  sbocca  dall'altipiano  interno. 

AssAB,  Massaua.  —  Tutta  questa  costa  è  in  possesso  o  sotto 
il  protettorato  dell'Italia  da  Emberemi,  al  N.  di  Massaua,  a 
Raheita  al  sud  di  Assab  e  comprende  un  1070  chilometri  di 
costa  coi  porti  di  Massaua,  Archico,  Aratali,  Anfila,  Ed  e  Beilul. 
Non  si  può  parlare,  essendo  i  confini  ancora  indefiniti,  della 
superficie  di  questo  territorio,  e  la  popolazione  veniva  poco  fa 
stimata  a  230.000  ab.  Centri  principali,  Massaua  16.000,  Otu- 
mulo  16.000,  Moncullo  14.000,  Beilul  4000.  Altri  punti  im- 
portanti oltre  i  nominati  sono  Zula  e  Keren,  capitale  del  paese 
dei  Bogos,  in  una  fertile  valle  e  centro  importantissimo  di 
strade  verso  l'interno.  Ora  fu  occupata  anche  l'Asmara,  vil- 
laggio in  posizione  strategica  importante  e  che  apre  anche 
una  strada  commerciale  molto  interessante  per   l'Abissinia. 

Da  Massaua  per  Keren  e  Cassala  si  va  a  Cartum  con  700 
chilometri  di  distanza;  da  Assab  con  una  distanza  uguale  si 
arriva  al  lago  Tsana,  centro  dell' Abissinia  e  allo  Scioa. 

Isole  delP Atlantico,  —  Inghilterra.  —  L'Inghilterra 
possiede  S.  Elena  (123  chil.  quad.,  5000  ab.)  è  una  stazione 


294  Geografìa  e  Geologia  dell'Africa 

navale,  di  poco  valore  per  sé,  ma  importante  (ora  meno  dopo 
la  navigazione  a  vapore)  come  punto  di  aj^prodo  di  navi.  Ca- 
pitale lamestown. 

Ascensione  ;  altra  piccola  isola  perduta  in  mezzo  l'Atlantico. 

Portogallo.  —  Il  Portogallo  ha  le  isole  di  Madera  (815 
chil.  quad.  134.000  ab.)  capitale  Funclial;  importante  per  la 
coltura  dello  zucchero,  della  cocciniglia  a  sopratutto  del  vino 
(esp.  neirSS,  16.770  ett.).  Le  isole  del  Capo  Verde  (3800  chilom. 
quad.  100.000  ab.)  ofli'ono  grande  ricchezza  di  prodotti  tro- 
picali, indaco,  tartarughe,  sale;  la  capitale  è  Santiago;  l'isola 
di  S.  Vincente  è  toccata  dai  piroscafi  che  vanno  dal  Medi- 
terraneo in  xlmerica.  S.  Thomè  nel  golfo  della  Guinea  (929  eh. 
quad.,  18.000  ab.)  altri  possessi:  Principe,  Aiuda. 

Spagna.  —  Le  Canarie,  isole  bellissime  e  ricchissime  (7272  eh. 
quad.,  300.000  ab.)  hanno  tutti  i  prodotti  del  Mediterraneo 
meridionale,  in  particolar  modo  il  vino. 

Annobon  (17  chil.  quad.)  e  Fernando  Poo  (2203  chil.  quad.) 
isola  montuosa. 

Isole  delV  Oceano  Indiai  io,  —  Inglesi,  —  Maurizio 
o  isole  di  Francia  (1914  chil.  quad.,  385.000  ab.)  fra  cui 
molti  indiani  e  cinesi  lavoratori  di  campi. 

E  una  sjtupenda  isola,  ricca  per  prodotti  vegetali  ;  si  esporta 
per  più  di  centoventi  milioni  di  lire  in  vaniglia,  caffè,  cotone, 
droghe  e  zucchero;  questo  solo  figura  per  100  milioni. 

Le  Seichelle  e  le  Almiranti  sono  piccole  e  poco  importanti. 
Socotra,  davanti  al  capo  Guardafui  (3600  chil.  quad.  e  12.000 
abitanti  arabi). 

Francesl  —  Isola  Riunione  (2512  chil.  quad.,  175.000  ab.) 
vulcanica,  montagnosa  e  fruttifera.  Gli  abitanti  sono  Francesi, 
Cafri,  Cinesi  e  Indiani  lavoratori.  Prodotti  più  imj^ortanti 
zucchero,  caffè  vaniglia,   droghe,   tabacco. 

Madagascar.  I  Francesi  hanno  anche  il  protettorato  su  Ma- 
dagascar, che  però  è  in  fatto  indipendente.  Essi  vi  tengono  le 
isole  di  Majotta,  Nossi  Bè  e  S.  Maria  (660  eh.  q.  e  27.000  ab.). 


Geografia  e  Geologia  dell'Africa  295 

L'isola  di  Madagascar  ha  592.000  cliil.  qnad.  e  3.500.000 
abitanti.  Gli  Ova,  di  razza  malese  sono  dominanti,  i  Bacalava, 
e  i  Cafri  più  numerosi  e  in  parte  indipendenti. 

È  un  ricco  paese  ed  esporta  buoi,  pelli,  cera,  droghe,  frutta, 
granturco,  riso,  cocco,  indaco,  cera,  cauciuc  gomma.  Capi- 
tale Antananarivo. 


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CENNI  BIBLIOGRAFICI  PER  LA  PARTE  GEOGRAFICA 


31.  ViviEX  DE  Saixt  Martin.  —  Histoire  de  la  Gréograpliie. 

Amat  di  S.  Filippo.  —  Biografie  di  viaggiatori  italiani, 

Lelewel  Joachim.  —  Géographie  du  moyen  àge.  Bruxelles,  1852. 

Peschel  Oscar.  —  Geschiclite  der  Erdkunde.  Mtmclien,  1877. 

Santarem.  —  Essai  de  cartograpliie  et  de  géograpliie  du  moyen  àge.  Paris. 

Raccolta  di  carte  geografiche  medioevali  illustrate  da  T.  Fischer.  Venezia. 

Guthe-Wagner.  —  Lehrbuch  der  Geographie.  Hannover,  1879. 

M.  ViviEN  DE  Saint  Martin.  —  N.  Dictionnaire  de  Geographie  universelle. 

Paris. 
Marinelli.  —  La  Terra.  Milano  (in  corso). 
Reclus  e.  —  N.  Geographie  universelle.  Paris  (in  corso). 
HuGUES  L.  —  Geografia  fisica.  Toriio,  1882. 
Steinhauser.  —  Lehrbuch  der  Geographie.  Wien. 
Ritter.  —  Afrika.  Berlin,  1833. 
SuPAN.  —  Physik.  Erdkunde. 
ZiEGLER.  —  Ein  geographischer  Text  zur  geologischen  Karte  der  Erde,  mit 

ein.  Atlas.  Basel,  1883. 
Behm  und  Wagner.  —  Die  Bevòlkerung  der  Erde.  Ergànzungshefte  zu  Pe- 

tern.ann's  Mitthlgn. 
Petermann's  geogr.  Mittheilungen.  Gotha. 
Ephéraerides  maritimes.  Saint  Brieux. 
M.  Vivien  de  S.  Martin.  —  Année  geographique.  Paris. 
Behm.  —  Geographisches  Jahrbuch.  Gotha. 
Almanach  de  Gotha. 

Bollettino  della  Società  Geografica  italiana.  Roma. 
SuPAN  Al.  —  Temperaturzonen  der  Erde.  Peterm.  Mitthlgn. 
Hahn.  —  Klimatologie. 
Dove.  —  Temperaturtafeln. 
—  Klima  Sùd-Afrikas. 


298  Geografìa  e  Geologia  dell'  Africa 

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Teistram.  • —  The  great  Sahara. 

Chavaxxe.  .J.  —  Afrikas  Streme  und  Fltisse. 

Fischer  T.  —  Studien  ùber  das  Klima  der  Mittelmeerlànder.  Peterm.  Mit. 

—  Beitràge  zur  physischen  Geographie  der  Mittelraeerlànder,  besonders  Sici- 

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Grisebach  trad.  par  Tchihatcheff.  —  La  végétation  du  Globe.  Paris,  1878. 
De  Candolle.  —  Origine  delle  piante  coltivate.  Milano. 
Ardissone.  —  La  vegetazione  terrestre  ecc.  Milano. 
Wallace  Alfred  Russel  (trad.  Meyer).  —  Die  geographische  Verbreitiing 

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Heilprin  Axgel.  —  The  geographical  and  geological  Distribution  of  Auimals 

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Haeckel  Erxest.  —  Natiii-liche  Schòpfimgs-Geschichte.  Berlin,  1875, 
Cust-De  Gubernatis.  —  Le  lingue  dell'Africa.  Milano,  Hoepli. 
Deefenbach.  —  Origines  Europaeae. 
Renax  e.  —  Origine  des  langues  sémitiques.  Paris. 
Mantegazza.  —  Rimasta  Antropologica. 
Revue  d'Anthropologie. 
Raetzel.  —  Anthropogeographie. 
ToPiNARD.  —  Elements  d'Anthropologie.  Paris,  1885. 
Akdree.  —  Geographie  des  Welthandels.  Stuttgard,  1877. 
Stieler  e  Berghaus.  —  Hand-Atlas.  Gotha. 
Berghaus.  —  Phys.  Atlas.  Gotha  (in  corso). 
JoHNSOX-  —  Ro3'al  Atlas. 
Andeee.  —  Geographischer  Atlas. 


iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiimimiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiimiimiiiiiiiiii 


PUBBLICAZIONI  RIGUARDANTI  LA  GEOLOGIA  DELL'AFRICA 


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Aechiach  et  Haime.  —  Description  cles  animaux  fossiles  du  gronpe  nummuli- 

tique  de  l'Inde,precedée  d'une  monographie  desnummulites.  Paris,  1853-54. 
Arzruxi.  —  Untersucliungen  der  vulkanisclien  Gesteine  aus  der  Gegend  von 

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Balfol'R  B.  —  Brit.  Ass.,  1881. 
Baumanx  0.  —  Beitràge  zur   physischen  Geographie   des   Kongo.   Mitth. 

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Murzuk  etc.  Zeitsch.  d.  deutsch  geol.  Gesell.  Bd.,  iv,  1852,  p.  143. 
Ball  Y.  —  OntheAtgart-Sandstonesnear  Gnttach.  Ree. Geol.  Surv.Ind.,  1877, 

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Con  carta. 

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Beyeich  L  —  Ueber  jurass.  Ammoniten  von  Monbassa.  Monatsber.  Akad. 

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former  existence  of  an  Indo-Oceanie  continente  Quarterly  Journ.  Geol. 
Soc,  1875,  XXVI,  p.  519,  con  tavola. 

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—  Description  of  Geology  of  Nàgapùr.  Mem.  Geol.  Surv.  Ind.,  1872,  ix, 
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—  On  tha  Geol.  Structure  and  Relations  of  the  Ranganj  Coal-field,  Bengal. 
Ibidem,  1861,  p.  149-153. 

—  On  the  Cretaceous  and  other  Rocks  of  South  Arcot  and  TrichynopoHs. 
Ibidem,  1865,  1-217,  con  carte. 

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BòTTCHER  E.  —  Orographie  und  Hj'drographie  des  Kongobeckens.  Ber- 
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BoURGUiGNAT.  —  Malacologie  d'Algerie.  Voi.  2. 

Brazzà  conte  Savorgnano.  —  Reise  auf  dem  oberen  Ogowe  etc.  Peterm. 
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con  tavole. 

Brocchi  G.  B.  —  Giornale  delle  osservazioni  fatte  nei  viaggi  in  Egitto,  nella 
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Broccand.  —  Essai  sur  la  constitution  géologique  de  la  partie  meridionale 
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Brown  W.  C.  —  Travels  in  Africa,  Egypt  and  Syria,  1792-98.  London,  in-4. 

BuKLAND.  —  Sul  Madagascar.  Transact.  Geol.  Soc,  v,  478. 


Geografia  e  Geologia  deW Africa  301 

BuRTON  R.  F.  —  The  Gold  Mines  of  Midian  and  the  ruiued  Midianite  Cities. 
In-8.  London,  1878. 

Caillaud.  —  Voyage  à  Meròe. 

Capellini  G-.  —  Sul  primo  uovo  di  Aepyornis  Maximus  arrivato  in  Italia,  1889. 
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—  Note  sur  la  geologie  de  la  possession  francaise  d'Assinie,  Còte  orientale 
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—  Africa  im  Lichte  unserer  Tage.  Bodengestalt  und  geologischer  Bau. 
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Cowen-Deans  W.  —  Excursion  in  South-Central-Madagascar.  Proced.  Geog. 

Soc,  1872,  IV,  p.  521-37,  con  carta. 
Credner.  —  Verbreitung  der  Deltas.  Peterm.  Ergbd.,  YII,  56,  2. 

—  Darstellung  einiger  der  wichtigeren  Deltas.  Ibidem,  56,  1. 
Derrécagaix  V.  — •  Exploration  du  Sahara.  Bull.  Soc.  géograph.  Paris,  1882. 
Delanoué.  —  Sur  la  constitution  géologique  des  environs  de  Thebés.  Com- 

ptes  rendus  Acad.  Fran9.,  1868,  p.  701. 
Desor  e.  —  Le  Sahara,  ses  differents  types  de  dèserts  et  de  Oa.sis.  Bull.  Soc. 
Sciences  nat.  Neufchàtel,  1864. 

—  Aus  Sahara  und  Atlas,  vier  Briefe.  Wiesbaden,  1865. 
DOELTER.  —  Capverden.  Peterm.  Mitth.,  1883,  72;  1884,  36. 

—  Ueber  die  Capverden  nach  dem  Rio  Grande  und  Fulah-Djallon.  Leip- 
zig, 1883. 


302  Geografia  e  Geologia  dell'Africa 

DoLOMiEU.  —  Sur  la  constitution  physique  de  l' Egypte.  Journal  de  Phys.,  XLii. 

DoMAXX.  —  Gallienis  Expedition  in  die  G-ebiete  am  oberen  Senegal  und  Ni- 
ger.  Peterm.  Mitth.,  1882,  14. 

Deasche.  —  Geologie  der  Maskarenen.  Peterm.  Mitth.,  1877,  396. 

Deummoxd.  — •  Tropical  Africa.  London,  1889. 

DuBOCQ.  —  iVIémoire  sur  la  constitution  géologique  de  Zibàn  et  de  l'Ouad 
Pur.  Paris,  1852. 

DuFKÉxoT.  —  Comptes  rendus  Acad.  FranQ.,  xvii,  806. 

DuxCAN  P.  M.  —  A  description  of  the  Echinodermata  from  the  Strata  on  the 
South-East  Coast  of  Arabia.  Quart.  Joum.  Geol.  Soc.  xxi,  p.  349-63,  1865. 

Duxx  E.  I.  —  On  the  Mode  of  Occurence  of  Diamonds  in  South-Africa.  Ibi- 
dem^ 1874,  XXX,  pag.  54-60. 

—  Geol.  Sketch  Map  of  South-Africa  ;  from  personal  observation  combinet  etc. 
DuPONCEL  A.  —  De  chemin  de  ter  trans-Saharien.  Etudes  préliminaires  du 

projet  et  rapport  de  la  Commission,  avec  cartes  génerales  et  géologiques. 

Paris,  1879. 
DcvETEiER  H.  —  Exploration  du  Sahara ;'Xes  Touareg  du  Nord.  Paris,  1864. 
Edelmetall-Produktion  von  Afrika.  Peterm.  Ergbd.,  xiii,  57,  p.  42. 
Edmoxstoxe.  —  Yo3'age  à  deux  des  Oasis  de  la  Haute  Egypte.  1818.  Paris. 
Ekeexberg  C.  C.  — Beitrag  zur  Charakteristik  der  nordafrikanischen  Wiiste. 

Abh.  d.  Berliner  Akadem.  1827,  p.  73-88. 

—  Die  Bildung  des  europàischen,  lybischen  und  arabischen  Kreidefelsens  und 
des  Kreidemergels  aus  mikroscopischen  Organismen.  Ibidem,  1839. 

Eheexberg.  —  Zur  ]\rikrogeologie.  1854. 

Erodoto.  -7-  Opere  geografiche.  Euterpe,  II. 

Falcoxer.  —  Trat.  degli  ippopotami  fossili.  Quart.  Journ.  Geol.  Soc.  Lon- 
don, 1865,  XXI,  p.  372. 

Feddex  F.  —  On  the  Evidences  of  «  Grund-Ice  »  in  tropical  India  during  the 
Falchii'  Period.  Records  Geol.  Surv.  Ind.,  p.  168-212. 

Feistmaxtel  a.  —  Sketch  of  the  History  of  the  Fossils  of  the  Indian  Con- 
dowàna  systeme.  Journal  As.  Soc.  Bengal,  1881,  L,  p.  168. 

—  On  some  Foss.  Plants  from  the  Atgashsandstones.  Records  Geol.  Sm-v. 
Ind.  1877,  X,  p.  68-70. 

Ferret  et  Gallixier.  —  Voyage  en  Abyssinie.  Voi.  Ili,  1844,  con  atlante. 
F[GARI-Bey  a.  —  Studi  stratigrafici  sull'Egitto  e  sue  adiacenze,  compresa 

la  penisola  dell'Arabia  Petrea,  con  accompagnamento  di  carta  geografica. 

Lucca,  1864-65. 

—  Bull.  Soc.  géograph.  de  Paris.  2^  sér.  iv,  p.  353;  v,  p.  32;  vi,  p.  111. 
Fischer  P.  —  Sur  quelques  fossiles  quatemaires  provenantes  de  Temascinin, 

dans  le  Pays  de  Touareg.  Bull.  Soc.  géol.  de  France,  iii  sér.  vi,  p.  156. 

—  Note  sur  la  geologie  du  sud  de  Madagascar.  Bull.  Soc.  géol.  de  France,  1868, 
2e  sér.  XXV,  p.  398.  Comptes  rendus,  1876,  p.  111. 

—  Theobald.  —  Studien  ùber  das  Klima  der  Mittelmeerlànder.  Erganzh.  58 
zu  Peterm.  Mitth.,  1879,  1883,  1. 


Geografia  e  Geologia  dell'Africa  303 

FoKDONCE  (Cazalis  de).  —  Recherches  sur  la  geologie  de  l'Egypte  d'après 

les  travaux  les  plus  recents.  Montpellier,  1868. 
Poster  (Le  Neve).  —  On  the  Occurence  of  Celestine  in  the  nummulitique 

limenstone  of  Eg3'2Dt.  Quarter.  Journ.  Geol.  Soc.  London,  1869,  xxv,  p.  40. 
Fraas  0.  —  Aus  dem  Orient,  Geol.  Beobach.  am  Nil,  auf  der  Sinai  Halbinsel 

und  in  Syrien.  Stuttgart,  1867. 
Frasca.  —  Salite  di  montagna  in  Abissinia.  Peterm.  Mitth.,  1884,  p.  394. 
Fremsel.  —  Vorkommnisse  von  Alexandria.  Tscliermak's  minerai,  und  petro- 

graph.  Mitth.j  1882,  p.  182. 
Fritsch  K.  —  Reisebilder  aus  Marocco.  Mittheil.  des  Vereins  f.  Erdkuude  in 

Halle. 

—  Die  geologiscben  Verhaltnisse  von  Marocco;  Zeitsclir.  fiir  die  ges. Naturw* 
Halle,  1881,  p.  201. 

Fritz.  — -Die  periodiscben  Làngenànderungen  der  Gletscher.  Peterm.  Mit- 
th., 1878,  381. 

FucHS  Th.  —  Die  geologische  Beschaffenheit  der  Landenge  von  Suez.  Denk- 
schr.  Akad.  Wiss.  Wien,  1877. 

—  Sur  les  gites  de  fer  et  de  cuivre  de  la  petite  Kabylie.  Estratto  negli  atti 
dell' Association  frane,  ponr  l'avancement  des  sciences.  Alger.,  p.  267. 

Guillardot.  ■ —  Coup,  d'oeil  sur  les  calcaires  crétacés  des  environs  du  Cairo. 

Ann.  Soc.  d'Emulation  des  Vosges,  1845,  t.  v,  p.  703. 
Garden  R.  J.  —  Notice  of  some  Cret.  Pocks  near  Natal.  Quart.  Journal  Geol. 

Soc,  1855,  XI,  p.  453. 
Geddes  Bain  a.  —  On  the  Geology  of  South-Africa,  Trans.  Geol.  Soc,  1856. 

2  ser.  VII,  p.  175,  con  due  tavole. 
Girard  etRoziÈRE.  —  Description  de  l'Egypte.  HistoireNaturelle.  Voi.  ii,1813 

e  seconda  edizione  voi.  xx  e  xxi,  1824-26. 
Grandidier.  —  Carte  de  la  jorovince  d' Imerina.  Peterm.  Mitth.  1882,  37, 

p.  432. 

—  Madagaskar.  Bull.  Soc.  géograph.  Paris,  1871,  6«  sér.  l,  p.  81-108  con  carta. 

—  La  province  d' Imerina.  Ibidem,  1883,  7,  sér.  iv,  p.  242  e  carta. 
Greef.  —  Hha  de  Sào  Thomé  et  Hha  das  Rolas.  Peterm.  Mitth.,  1884,  6. 
Griesbach  G.  L.  —  On  the  Geologj^  of  Natal.  Quarter.  Journ.  Geol.  Soc,  1871, 

XXVII,  p.  53. 

—  Geol.  Durchschnitt  etc  Jahrb.  K.  K.  geol.  Reichsanstalt,  1870,  xx,  p.  501. 
e  Quart.  Journ.  Geol.  Soc,  1875,  xxxi. 

—  Geology  of  Ramkolaand  Tatapani  Coal  Fields.  Mem.  Geol. Surv.Ind.,  1880, 
XV,  p.  141. 

Guillemin  e.  —  Note  sur  une  exploration  géol.  à  Madagascar  etc.  Annales 
de  Mines  1866,  6,  sèr.  v,  p.  277. 

Gumprecht  T,  e.  —  Die  vulcan.  Thàtigkeit  auf  dem  Festlande  von  Afrika, 
in  Arabien,  etc.  Berlin. 

GijXTER  A.  —  Report  on  a  Collection  of  Reptiles  and  Fishes  from  Pale- 
stine. Proceed.  Zool.  Soc,  1864,  p.  488-93. 


304  Geografia  e  Geologia  dell'  Africa 

GuRiCH.  —  Beitràge  zur  Geologie  von  West-Afrika.  Zeitscbrift  d.  geol.  Ge- 
sellsch.  38,  1881. 

—  Ueberblick  liber  clen  geologischen  Bau  des  afrikaniscben  Continents.  Pe- 
term.  Mittb.,  33,  1887. 

GiJssFELDT.  —  Reise   durch   die  arabische  Wiiste.  Peterm.    Mitth.,  1877, 
p.  252-339. 

—  Die  arabische  "Wùste  und  ihre  Klòster.  Deutsche  Rundschau,  1879. 
Hachet  C.  a.  —  On  the  Geology  of  the  Arvali  Region  etc.  Records  Geol. 

Surv.  Ind.,  1881,  p.  279-303,  con  carte. 
Harpe  (De  la).  —  Etudes  de  Nummulites  de  la  Suisse.  Abh.  Schweiz.  pa- 
làont.  Gesellsch,  vii,  1880;  vni,  1881. 

—  Une  échele    des  Nummulites.  Yerhandl.    der   Schweiz.   Xaturf.    Gesell. 
S.  Gallen,  1870. 

—  Sur  les  Nummulites  d'  Egypte.  Aarau,  1880. 

Hassensteex.  —  Ueber  die  portogiesischen  Expedition  unter  B.  Capello  und 
R.  Irens.  Peterm.  Mitth.,  1880,  16. 

—  losef  Menges  Reise  aufdasHochplateau^der  Somali  Halbinsel./6f<7.,  1884,1. 

—  Uebersichtskarte  von  G.  Rohlfs  Expedition  in  Tripolitania,  Barka,  etc.  Ihi- 
fUm,  1886,  21. 

—  Gerard  Rohlfs  Expedit.  nach  Abessinien.  Ibidem,  1880-81-82. 

—  Die  Goldfelder  von  Wassa.  Ibidem,  1883,  431. 

—  Rogosinski's  Reisen  im  Camerun  Gebiete.  Ibidem,  1884,  7. 
Haverxick.  —  Geologische  Uebersichts-Karte  von  Sùd-Ost-Afrika.  Peterm. 

Mitth.,  1887,  16. 
Haxks  Haw.  —  Geologia  dei  dintorni  della  prima  e  della  seconda  cateratta. 

Quart.  Journ.  Geol.  Soc,  1864  e  1867. 
Heer  0.  —  Ueber  fossile  Friichte  der  Oase  von  Chargeh.  Denkschr.  der 

Schweiz.  Naturforsch.  Gesellsch.  B.  xxvii,  1876. 
Herland.  —  Essai  sur  la  topographie  de  Nossi-Bé,  etc.  RcAiie  Coloniale,  1856 

con  carta  geologica. 
HoLUB  iiXD  Neumatr.  —  Ueber  einige  Fossilien  aus   der  Uitenhage-For- 

mation  in  Sùd-Afrika.  Denkschr.  K.  K.  Akad.  von  Wien,  1881,  p.  267  e 

due  tavole. 
Hooker  I.  D,  and  Ball.  —  Journal  of  a  Tour  in  Marocco  and  the  Great 

Atlas  etc.  London,  1879. 
Hornemann.  —  Tagebuch  seiner  Reise  von  Cairo  nach  Murzuk.  Weimar,  1802. 
HoRXER.  —  On  the  Discover}-  by  prof.  Lepsius  of  Sculptured  Marks  on  Rocks 

in  the  Nile  Valley,  in  Nubia  etc.  Quarterl.  Journ.  Geol.  Soc,  1849,  v,  p.  20. 

—  On  AUuvial  Land  of  Egypt.  Phil.  Transactions,  1855,  1. 
HosKiAER.  —  Sokotra.  Peterm.  1877,  311. 

HuGUES  H.   T.  W.  —  The    Kuhurbari    Coal    Field.   Mem.    Geol.    Survey. 

Ind.,  1871,  p.  222. 
HuGUES  L.  —  L'Abissinia.  Torino,  1887. 
IssEL  Arturo.  —  Malacologia  del  Mar  Rosso.  Pisa,  1869. 


Geografia  e  Geologia  dell'Africa  305 

IssEL  Arturo.  —  Catalogo  delle  conchiglie  fossili  raccolte  sulle  spiagge 
emerse  del  Mar  Eosso. 

—  Viaggio  nel  Mar  Rosso  e  tra  i  Bogos.  4*  ediz.,  1885. 

Ittier.  —  Les  foréts  petrifiées  de  l'Egypte  et  de  la  Libye.  Montpellier,  1874. 
Jeppe  I.  —  Die  Transwaal'sclie  od.  Siidafrikan.  Republik.  Peterm.  Mitth. 
Erganzgsh.  xxiv,  1868. 

—  Notes  on  some  of  the  Phys.  and  Geol.  Features  on  the  Transwaal.  Journ. 
Geogr.  Soc,  1877,  XLVir,  217,  con  carta. 

JoNSTOX  H.  H.,  — •  Expedition  zum  Kilimandscharo.  Peterm.  Mitth.,  1884, 

pag.  7.3. 
JoMARD.  —  Voyage  à  l'Oasis  de  Thèbes  et  dans  les  deserts,  etc.  Paris,  1821 

(pubblicò  le  osservazioni  di  Drovetti). 
Jordan.  —  Originalkarte  der  von  G.  Kohlfs  gefiihrten  Expedition  in  die  li- 

byscho  Wiiste,  1873-74.  Peterm.  Mitth.  1875,  11. 

—  Physische  Geugraphie  und  Meteorologie  der  libyschen  AViiste  etc.  con  4 
carte.  Cassel,  1876. 

Keller.  —  Profil  des  Timmené  Landes.  Panorama  der  Hòhe  des  Ballangs- 
Hiigels.  Peterm.  Mitth.,  1883. 

—  Die  Eauna  im  Suez-Canal  und  die  Diifusion  der  mediterr.  und  erytràisch. 
Thierwelt.  Neue  Denkschrift.  ScIiav.  Gesellsch,  1883,  xxviii,  con  due  tavole. 

KuMTH.  —  Ueber  die  von  G.  Rohlfs  auf  der  Reise  von  Tripoli  nach  Gheda- 
mes  etc.  Zeitschr.  der  Gesellsch.  ftir  Erdkunde  zu  Berlin.  1866,  i,  p.  319. 

Kuss.  —  Note  pour  la  constitution  géologique  d'une  partie  de  le  Zambézie. 
Bull.  Soc.  géol.  de  France,  1884,  p.  303  e  tavola. 

Largeau  V.  —  Le  Sahara.  Premier  voyage  d'exploration.  Neufchàtel,  1876. 

—  Le  pays  de  Bii'ha.  Ouargla  etc.  Paris,  1879. 

Lartet  L.  —  Sur  une  formation  particulière  de  grès  rouge  en  Afrique  et 
Asie.  Bull.  Soc.  géol.  de  France,  1868,  p.  490. 

—  Essai  sur  la  constitution  géologique  de  la  Palestine  et  des  conti'ées  avisi- 
nantes  etc.  Ann.  des  Sciences  géologiques.  Voi.  i,  1869  e  ili,  1872. 

—  Exploration  géologique  de  la  Mer  Morte,  etc.  Paris,  1875  (Fa  parte  della 
.  Relazione  della  spedizione  scientifica  del  duca  di  Luynes). 

Laurent.  —  Essai  géologique  sur  le  terrains  qui  composent  l'isthme  de  Suez. 

Ann.  Soc.  anc.  Elèves  des  Ecoles  d'arts  et  mètieres,  1870,  xxin. 
Lee  B.  —  In  Geol.  Magaz.  1872,  vi,  pag.  192. 

Lefèvre.  —  In  Comptes  rendus,  vii,  1838  e  Bull.  Soc.  géol.  de  France,  viii  e  x. 
Leith  Adams.  —  Notes  of  a  Naturalist  in  the  Nile  Valley  and  Malta.  Edin- 

burg,  1870. 
Lenz.  —  Geologische  Skizze  von  West-Africa.  Peterm.  Mitth.,  1881,  i,  con 

carta  geologica. 

—  Vorlàufig.  Bericht  in  Mitth.  African.  Gesellsch.  1880,  ii,  p.  100. 

—  Karte,  in  Peterm.  Mitth.,  1884. 

Lexz.  —  Beitrage  zur  Kenntniss  der  Tertiarbildungen  in  Nord -und  West- 
Africa.  Verh.  K.  K.  geol.  Reichs.  Wien,  1880,  p.  225. 


306  Geografia  e  Geologia  dell'  Africa 

Lexz.  —  Vorlàufige  Mittheilung  ùber  geol.  Yerhàlt.  in  Marocco.  Mitth.  AM- 
can.  Gesell.,  1883. 

—  Bericlit  iiber  die  Reise  von  Tanger  nacb  Timbuktu  und  Senegambien. 
Zeitscbr.  Gesellscb.  fùr  Erdkunde,  Berlin,  xvi,  1881,  p.  272. 

Lesseps  F.  —  Comunicat.  sur  les  lacs  amers  de  l'Isthme  de  Suez.  Paris,  1870. 
LivixGSTOKE  und  Thorxton.  —  Joum  geogr.  Soc,  1861. 
Ltell  Ch.  —  Principles  of  Geology,  p.  261,  2«  ed.  ir,  p.  430  etc. 
LoEiOL  P.  —  Description  de  deux  Echinides  nouveaux  de  l'étage  nummuli- 
tique  d'Egj'^pte.  Genève,  1863. 

—  Monographie  des  Ecbinides  des  coucbes  nummulitiques  de  l'Egypte. 
Genève,  1880. 

—  Eocàne  Ecbinoiden  aus  Aegypten  und  der  libj'scben  Wùste.  Palaeontogra- 
pbica,  Cassel,  1883. 

Machado  I.  I.  —  Caminho  de  Ferro  do  Lauren^o  Marques  à  fronteira  de 
Transvaal.  Boll.  Soc.  geograf.  do  Lisboa,  1880,  p.  67. 

Maecou.  —  Explication  d'une  seconde  édition  de  la  Carte  géologique  de  la 
terre,  1875,  p.  83.  '"" 

Maetix  Ch.  —  Tableau  pbysique  du  Sahara  oi'iental.  Re^nie  de  deux  Mon- 
des,  1864. 

—  Du  Spitzberg  au  Sahara.  Paris. 

MASOx-BEr.  —  Originai  Karte  von  Dar-Fur.  Peterm.  Mitt.,  1880,  18. 
Mathees  e.  P.  —  Golden  South-Africa,  con  5  tavole.  Londra,  1888. 
Maw  G.  —  Note  on  the  Geology  of  the  Plain  of  Marocco  and  the  Great  Atlas. 

Quart.  Journ.  Geol.  Soc,  1872.  Ibidem,  1874. 
Meriax.  -^  Geologie  der  Afrikanischen  Gold-Kiiste.  Bàie. 
Mesle  (Le). — Lejurassique  de  Zaghouan.Bull.  Soc.géol.  de  France,xvii,  1889. 
Messedaglia.  —  Reise  nach  Dai'-Fur.  Petei-m.  Mitth.,  1880,  32. 
Meuxier.  —  Contribution  à  la  geologie  de  l'Afrique  occidentale.  Boll.  Soc. 

géol.  de  France.  1888,  p.  61,  xvi. 
Meuse.  —  Anthropologie  der  Yòlker  am  Mittlern  Kongo.  Verh.  Ges.  fur  An- 

throp.  Berlin,  1887,  con  tigure. 
Milxe  I.  —  Geological  Notes  from  the  Neighbour.  of  Cairo.   Geol.   Maga- 

zin,  1874,  p.  353. 

—  Geolog.  Notes  on  the  Sinaitis  Penins.  and  northwest.  Arabia.  Quarterly 
Journ,  Geol.  Soc,  1875. 

Missionaiee-Reisebeeicht  aus  Madagaskar.  Peterm.   Mittheilungen  1877, 

pag.  161. 
Misuee  geodetiche  nella  Colonia  del  Capo.  Ibidem,  1868,  con  tavola. 
Mullens  I.  —  On  the  Central  Provinces  of  Madagascar.  Proceed.  Geogr. 

Soc.  London,  1875,  p.  182  ed  Journal,  1875,  con  carta. 

—  Recent  Journe3's  in  Madagascar.  Ibidem,  1877,  con  carta. 
Nachtigal.  —  Originalkarte  von  Wadai  und  Dar-Fur.  Peterm.  Mitth.,  1875. 

—  Reise  von  Tripolis  bis  Tilmmo.  Ibidem,  1878,  4. 

—  Sahara  imd  Sudan,  1879. 


Geografìa  e  Geologia  dell'Africa  307 

Nash. —  On  the   Geology  of  Egypt  and  the  Vallej^  of  Cosseir.  Edinburgh, 

New  Phil.  Journal,  1837,  xxii. 
Xeumatr.  —  Die  Intertrappeau-Beds  in  Dekan.  Neues  Jahrh.  f.  Min.  1884, 

pag.  75. 

—  Die  Geschichte  des  òstlischen  Mittelmeer-Crebietes.  Yortrage,  Virchows, 
XVI.  ser.,  392. 

Newbold.  —  Ou  the  Geolog}'  of  Egypt.  Quarterly  Jonrn.  CTeol.  Soc.  Lon- 
don, IV,  p.  324,  1847-48. 

—  On  the  G-eological  Position  of  the  Silicified  Wood  of  the  Egyptian  and 
Lj^bian  Deserts.  Ibidem,  p.  349. 

NiCAiSE.  —  Catalogne  des  animaux  fossiles  de  la  Pro\"ince   d'Alger.  Boll. 

soc.  de  Climatol.  d'Alger,  1870. 
NiL  Delta.  —  Peterm,  Ergbd.  xii,  56. 
Orlebar  a.  B.  —  Some  Observations  on  the  Geology  of  the  Egyptian  De- 

sert.  Journ.  of  the  Bombay  Branch  of  the  Royal  Asiatic  Society.  1845. 
OwEN  RiCH.  —  On  fossile  Evidence  of  a  Sirenean  Mammal  (Eothermm)  from 

the  nummulitic  Eocene  of  the  Mokkatam  Cliffs  near  Cairo.  Quart  Journ. 

Geol.  Soc.  London,  1875,  p.  100. 
Paladini.  —  Il  nuovo  mare  del  Sahara  Algerino.   Peterm.  Mitth.,   1875, 

pag.  119. 
Pedroke.  —  Cirenaica.  Ibidem,  1881,  lo. 
Pèlagaud.  —  La  Mer  Saharienne.  .Annales  de  la  Societé  d'Agriculture  de 

Lyon,  III,  1880. 
Peron.  —  Essai  d' une  description  geologi que  de  l'Algerie  pour  servire  dn 

guide  aux  géologues  de  l'Afrique  francaise.  Paris,  1883. 

—  Algerie,  Tunisie.  Ann.  géolog.  universel.  du  D.  Dagincourt.  Paris,  1887, 
pag.  582. 

Petermanx.  —  Skizze  des  von  d.  deutschen  afrikanischen  Gesellschaft  zu 
erforschenden  Gebietes.  Peterm.  Mitth.,  1875,  1.  Carta  dell'Africa  occi- 
dentale da  Muui  a  Koanga. 

—  Livingstones  Reisen  in  Inner-Afrika,  Peterm.  Mitth.,  1875,  5. 

—  Stanleys  Erforschung  und  Aufnahme  der  Ulierewe  Seen.  Peterm.  Mitth., 
1875,  pag.  23. 

—  Camerons  Reise  durch  Afrika.  Ibidevì,  1876,  7. 

—  Standpunkt  der  Erforschung  von  Equator-Afrika,  1877.  Ibidem,  22. 
PiCTORiscHE   Skizze  der  Serpa-Pintoschen   Expedition    durch  Sud-Afrika. 

Peterm.  Mitth.,  1879,  p.  298, 
PiXCHiN  A.  —  A  short  Description  on  the  Geol.   of  Part  of  the  East  Prov. 

of  the  Colony  of  the  Cape  of  good  Hope.  Quart.  Journ.  Geol.  Soc.  xxxi, 

1875,  p.  106,  con  tav. 
PiXTO  F.  A.  —  Angola  e  Congo.  Lisboa,  1888. 
Pomel  a.  —  Le  Sahara,  observations  de  geologie  et  de  géographie  physi- 

que  et  biologique,  etc.  Alger,  1872. 

—  In  Bull.  soc.  géol.,  3®  sér.  iv,  1876,  p.  524. 


308  Geografia  e  Geologia  dell'  Africa 

PoMEL  A.  —  La  mer  intérieure  d'Algerie  et  le  seuil  de  Gabes.  Ibidem,  vi, 
1878,  p.  217. 

—  Geologie  de  la  petite  Syrte  et  de  la  region  des  Chotts  tunisiens.  Ibi- 
dem, 1878,  217. 

—  Etat  actuel  de  nos  connaissances  sur  la  geologie  du  Sudan,  de  la  Gruinée, 
de  la  Senegambie  et  du  Sahara.  Bull.  Soc.  géograph.  de  l'Oran.  1880. 

—  et  Pou.TAXNE.  —  Carte  géologique  des  prov.  d" Alger  et  Gran,  1881  ;  te- 
sto, 1882. 

—  Sur  une  station  préliistorique  de  la  plaine  d'Eghis,  è  Test  de  Mascara. 
Ass.  Frane,  11^  sess.  La  Eochelle,  p.  363. 

Raboissox.  —  Contribution  à  Thistoire  stratigrapb.  du  relief  du  Sinaj*  etc. 

Comptes  rendus,  1883,  p.  282. 
Ramsay.  —  Geology  of  Gibraltar  and  Historj-  of  the  Mediterranean  Sea. 

Proceed.  Roy.  Institution  of  Great  Britain.  Voi.  xiii,  vi. 
EEHMAìTtf.  —  Das  Transwaal-Gebiet  etc.  Mitth.  geogr.  Gesell.  Wien,  1883  : 

con  carta  e  due  tavole. 
Rexotj.  —  Exploration  scientifique  de  l'Algerie.  Geologie,  1845. 
Rel'SS  e.  a.  —  Zur  Kenntnis  fossiler  Krabben.  Denksch.  K.  K.  Ak.  Wien, 

B.  vvii,  p.  38,  1859. 
Reymoxd.  —  Note  sur  la  geologie  de  la  region  des  grande  lacs.  Bull.  Soc. 

geol.  de  Trance,  1886,  p.  36. 
Riebeck.  —  Reise  von  Kairo  nach  dem  rothen  Meer,  mit  Karte  vonSchwein- 

furth.  JMitth.  d.  Gesellsch.  f.  Erdkunde,  in  Halle. 
RiTTER  C.  —  Ueber  D.  H.  Barth's  und  D.   Overweg's  Begleitung  der  Ri- 

chardson.  Reise  zum  Tchadsee  und  in  das  innere  Afrika.  Monatsb.  ùber  d. 

Verhandlungen   der  Gesellsch.   filr  Erdkunde,  Berlin,  vili,  1851,  p.  81. 
Rexevier  e.  —  Renseignements  géographiques  et  géologiques  sur  le  Sud  de 

TAfrique.  Bull.  Soc.  Vaud.  Se.  nat.,  1873,  p.  384. 
RoDRiGUEZ  Irs.  —  Peterm.  Mitth.,  1886,  285. 
RociiET  d'Héricourt.  —  Bull.  Soc.  géol.  de  France,  1846,  p.  541. 

—  Second  voyage  dans  le  Pays  des  Adels.  Paris,  1846. 
Rohlfs  G.  —  Reise  durch  Marocco  etc.  Bremen,  1867. 

—  Von  Tripolis  nach  Alexandrien,  Bremen,  1871. 

—  Petenn.  Mitth.,  1874,  p.  81;  1875,  p.  201. 

—  Drei  Menate  in  der  libyschen  Wùste  etc.  Cassel,  1875. 
Roorda-Smith.  —  Geolog.  Skizze  von  Transwaal.  Peterm.  Mitth.,  1882,  p.  277. 
RoLLAXD.  G.  —  Geologie  de  la  region  du  lac  Kelbia  et  du  litoral  de  la  Tuni- 
sie centrale.  Bull.  Soc.  Géol.  de  France,  1888,  p.  187. 

—  Note  sur  la  geologie  de  Djebel  Zaghouan.  Bull.  soc.  géol.  de  France, 
1888,  p.  847,  XVI. 

Rose  G.  —  Overweg's  geognostische  Beobachtungen  auf  der  Reise  von 
Philippeville  iiber  Tunisi  nach  Tripoli  und  von  hier  nach  Murzuk  in  Fes- 
san.  Menati.  Verhandl.  Gesellsch.  Erdkunde.  Berlin,  vii,  p.  213,  1851  e 
Zeitsch.  deut.  geol.  Gesellsch.  xii,  p.  93. 


Geografia  e  Geologia  dell'Africa  309 

RouDAiRE.  —  Archive  des  Missions;  Mission  des  Chotts.  3^  ,  sér.  iv,  1878-79. 

—  Extraits  de  la  mission  de  M.  le  comm.  Roudaire  dans  les  Chotts  tuni- 
siens,  1878-79.  Paris,  1881. 

Rollano.  —  Mission  traus-Saharienne  de  Laghouat  etc.  Association  fran^aise 
pour  l'avancement  des  sciences.  Reims,  1880. 

—  Carte  géologique  du  Sahara,  etc.  Bull.  Soc.  géol.  de  France,  1881,  con  tav. 
RUBRIDGE.  —  On  some  Points  on  the  Geol.  of  South-Afrika.  Quart.  Journ. 

Geol.  Soc,  1859,  xv,  195. 
RuPER  JoKES.  , —  On  the  G-eolog}'  of  South-Africa.  British  Association  for 

the  advancement  of  science.  London,  1885. 
RUSSEGER  Jos.  —  Reisen  etc.  4  volumi  con  atlante.  Stuttgart,  1841-49.  Molte 

comunicazioni  nel  NeAies  Jahrbuch  fùr  Mineralogie  dal  1836  al  1840. 
Sadebeck.  —  Geologie  von  Ost-Afrika.  1873. 

SCHLAGINTWEIT.  —  Characterlstik  der  Krn-Neger.  Peterm.  Mitth.,  1876, 119. 
Schumberger.  —  Sur  ies  Foraminiferes  fossiles  de  la  province  d'Angola. 

Bull.  Soc.  géol.  de  France.  1888,  p.  402,  xvl 
ScHUFELDT.  —  Reise  durch  Madagaskar.  Peterm.  Mitth.  1884,  466. 
ScHEXCK  A.  —  Ueber  Transwaal  und  die  dortigen  Goldfelder.  Verh.  Gesell. 

fùr  Erdkunde.  Berlin,  1888,  130. 
Schweinfurth  e.  —  ISTotizen  zur  Kenntniss  der  Oase  El-Chaargeh.  Peterm. 

Mitth.,  1875,  p.  384  e  carte. 

—  Aufnahme  der  Grossen  Oase.  Ibidem ,  1875,  19. 

— ■  La  terra  incognita  dell'Egitto  propriamente  detto.  Esploratore,  anno  2°. 
Milano,   1878. 

—  Reise  durch  d.  Arabische  Wùste.  Peterm.  Mitth.,  1876,  p.  261  ;  1877,  p.  287  ; 
1888,  p.  275.  —  Reise  Ober-Nil.  Ibid.  1880,  275. 

—  Karte  von  Fa,jum.  Zeitsch.  Gesellch.  fùr  Erdk.  Berlin,  1880. 

—  Reise  nach  Sokotra.  Peterm.  Mitth.,  1881,  p.  157. 

—  Karte  der  Porphyx'brùche  in  der  Arabischen  Wùste.  Ibidem^  1883,  p.  232. 

—  Gebel  Mokattam,  Ibidem,  1884,  p.  232. 

Sibree  I.  —  The  Great  African  Island.  London,  1880. 

—  Madagaskar.  Peterm,  Mitth.,  1881,  232. 

Sieger  R.   —   SchwankuQgen   der   innerafrikanischen  Seen.   Ber.  Ver.    d. 

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SOLEILLET  P.  —  L'Afrique  occidentale.  Paris,   1877. 
Stache  G.  —  Die  projectirte  Verbindung  des  Algerisch-Tunisischen  Schott- 

gebietes  mit  dem  Mittelmeer.  Mitth.  Geogr.  Gesell.  Wien,  1875. 

—  Geologische  Touren  in  der  Regenschaft  Tunis.  Verh.  K.  K.  Geol.  Reichs- 
anstalt,  1876,  p.  34. 

—  Erzlagerstatte  des  Djebel  Re9as,  bei  Tunis.  Ibidem,  p.  56. 

—  Die  quaternàren   Binnenablagerungen  des  Kùstenstriches  der  Ivleinen 
Syrte,  zwischen  Gabes  und  dem  Uèd-Akerit,  Ibidem,  p.  177. 

—  Fragment    einer   afrikanischen  Kohlenkalkfauna   aus   dem  Gebiete  der 
West-Sahara.  Sitzb.  K.  K.  Akad.  Wien,  B.  86,  1882. 


310  Geografia  e  Geologia  dell'Africa 

Stanford.  —  Map  of  the  Transvaal  Cxoldfields.  etc.  London,  1888. 
Stapff.    —    Bodentemperatur-Beobachtungen    im    Hinterlande    der    Wall- 

fischbai.  Sitzb.  K.  K.  Ak.  Wien,  B.  97,  p.  119. 
Stow  Gr.  W.  —  On  some  Points  of  South-African  Geology.  Quarter.  Journ. 

Geol.  Soc,  1871,  xxviii,  p.  497. 

—  On  the  probable  Existence  of  an  ancien  Southern  Continent.  Ibidem^  p.  546. 

—  Geol.  iNotes  upon  Griqualand  West.  Ibidem,  xxx,  p.  581,  con  tav. 
Succi.  —  Reise  nach  den  Comoren.  Petei-m.  Mitth.,  1882,  p.  277. 
SUTHERLAXD.  —  Notes  on  a  ancien  Boulder-Clay  of  Xatal.  Quarterly  Journal 

Geol.  Soc,  1870,  xxvi,  514. 
SzAixocHA.  —  Ueber  die  Cephalopoden  der  Elobi  Insel.  Sitzb.  Iv.  K.  Akad. 

Wien,  1884. 
Tate  R.   —   On  the  Age  ot  the  Xubian  Sandstone.   Quart.  Journ.  Geol. 

Soc,  1871. 
TcHiHATCHEFF.  —  Espagne,  Algerie  et  Tunisie.  Lettres  à  Michel  Chevalier. 

Paris,  1880.  ^ 

—  The  Deserts  of  Africa  and  Asia.  Rep.  British  Associati  on  for  ad  vancement 
of  Sciences.  1880. 

Tausch.  —  Ueber  einige  Couchylien  aus  dem  Tanganika-See  und  deren  fos- 
sile Verwandte.  Anzeig.  Ak.  Wien,  1884. 

Thomsox  Jos.  —  Notes  on  the  Basin  of  the  River  Ro^1^ma,  East  Africa.  Pro- 
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—  To  the  Central  Afric  Lakes  and  back.  London,  1881. 

—  Notes  on  the  Geology  of  East  Centr.  Africa.  Voi.  2,  con  carta  geologica. 
— •  Geol.  Porschungen  am  Rovuma.  Peterm.  Mitt.,  1882,  116. 

—  On  the  geogr.  Evolution  of  the  Tanganika  Basin.  Rep.  Britsch  Assoc. 
Southampton,  1882,  p.  622. 

TissoT  E.  —  Etude  géologique  de  l'Isthme  de  Suez.  Turiu,  1875.  Mem. 
R.  Ac  di  Se,  1865. 

—  PoMEL  u.  Pox.ianxe.  —  Geolog.  Karten  von  Algier.  Peterm.  Mitt.,  1883, 
pag.  464. 

Touche(De  la).  —  The  Daranggiri  Goal  Field.  Ass.  Ree.  Surv.  Ind.,  1882, 

p.  175  con  carta. 
ToURNOUER.  —  Sur  quelques  coquilles  marines  recueillis  dans  les  Chotts 

d'Alger.  Bull.  Soc.  géol.  de  Franco.  3«  sér.,  vi,  p.  619. 
Transwaal-Goldfelder.  Peterm.  Mitth.,  1875,  p.  193;   1882,  p.  390. 
Unger  Fr.  —  Der  versteinerte  Wald  bei  Cairo  etc.  Sitzb.  K.  K.  Ak.  Wien, 

1859,  33,  p.  209  e  1886,  54,  p.  289. 
Vaillaxt.  —  Sulla  geol.  del  Can.  di  Suez.  Bull.  Soc.  géol.  de  Franco,  1865, 

p.  277. 
Vallière.   —    Landschaften   zwischen  Senegal   und  Niger.    Ibidem^  1881, 

pag.  353. 
V.vtoxxe.  —  Mission  de  Ghadames.  Rapports  officiels.  Paris,  1863. 
Vauters.  —  Monographie  iiber  den  Zambesi.  Peterm.  Mitth.,  1879,  p.  435. 


Geografia  e  Geologia  dell'Africa  311 

Velain.  —  Mission  de  S.  Paul.  4°,  1879,  p.  1-92. 

—  Constitution  géologique  des  ìles  voisines  du  litoral  de  l'Afrique,  da  Maroc, 
a  la  Tunisie.  Comptes  rendus.  78°  p.  73. 

—  Sur  un  feldspatli  ortliose  vitreux  des  pouzzolanes  de  l'ile  Raschgoun.  Ibi- 
dem, 79°,  p.  250. 

Yeith  und  Kak.  —  Bibliographie  tiber  Afrika.  Peterm.  Mitth.,  1876,  p.  398. 
Ville.  —  Notice  géologique  sur  les  salines  de  Zahrez  et  les  gites  de  sei 
gemme  de  Paug,  etc.  Annales  des  Mines.,  5®  sér.,  xv,  1859. 

—  Voyage  d'exploration  dans  les  bassins  de  Hodna  et  du  Sahara.  Paris  1868. 

—  Exploratiou  géologique  de  Beni-Mzabak.  Paris,  1873. 

Wagen  W.  —  Ueber  die  geograph.  Vertheilungen  der  fossilen  Organismen 
in  Indien.  Denksch.'  K.  K.  Ak.   Wien,  1878,  con  carta. 

Walens  und  ISTilsen.  —  Reise  im  Sùd-Oestl.  Madagaskar.  Peterm.  Mitth., 
1883,  pag.  233. 

Welsch  Y.  —  Les  terrains  jurassiques  des  environs  de  Tiaret,  Oran.  Com- 
ptes rendus,  1889,  p.  581. 

—  Sur  le  diffèrents  étages  pliocènes  des  environs  d'Alger.  Bull.  Soc.  géol. 
de  France.  1888,  p.  125,  XVL 

—  Les  ébouillis  quaternaires  à  Helix,  des  environs  d'Alger.  Bull.  Soc.  géol. 
de  Franca,  1888,  p.  877,  xvl 

—  Le  terrain  pliocène  de  la  vallèe  de  Nador.  Ibidem,  p.  181. 

—  Les  terrains  crétacés  des  environs  de  Tiaret,  Oran.  Ibidem^  p.  760. 
"WoLF.  —  Narrative  of  voy.  te  explore  the  Shores  of  Africa,  Arabia  and  Ma- 
dagascar. London,  1833.  Un  sunto  nel  Journ.  Geogr.  Soc,  1833,  p.  217. 

—  Baraconta  (una  delle  Is.  Seycelle). 

ZiTTEL  C.  —  Brief  aus  der  libyschen  Wiiste.  Miinchen,  1874. 

—  Ueber  den  geologischen  Bau  der  libj'schen  Wuste.  Festrede  gehalten 
in  der  òffentlichen  Sitzung  der  K.  B.  Akad.  der  Wiss.  20  Marz  1880. 
Miinchen,  mit  geol.  Uebersichts  Ivarte. 

—  Rapport  du  congrès  international  d'Anthropologie  et  d'Archeologie  préhi- 
storique  à  Stokholm  en  1874,  i,  1876,  p.  76, 

—  Beitrage  zur  ^reologie  und  Palaontologie  der  libyschen  Wiiste.  Palaonto  ■ 
graphica.  Cassel,  1883. 


Prospetto  A, 

Conquiste,   viaggi,    scoperte,    ecc. 
che  allargarono  le  cognizioni  suU' Africa  dei  popoli  del  Mediterraneo  (1). 


Avanti  Gesù  Cristo. 

Sec.  xv-viii.  Conquiste  egiziane  lun- 
go il  Nilo. 

1000.  Fenici  in  Ofir  (2). 

600.  I  Fenici  circumnavigano  l'Africa 
all'epoca  di  re  Neco. 

470.  Annone  sulle  coste  occidentali 
fino  alla  Senegambia. 

440.  Erodoto  in  Egitto  e  in  Cirenaica. 

290  e  seg.  I  Lagidi  fanno  esplorazioni 
nelle  regioni  niliaolie. 

Id.  I  Lagidi  piantano  stabilimenti  sul- 
la costa  del  Mar  Rosso  e  dell'Ocea- 
no Indiano. 

118-113.  Eudossio  di  Cizico  viaggia 
il  Mar  Rosso  e  intraprende  il  giro 
dell'Africa  uscendo  dallo  stretto. 
ma  non  ha  seguito. 

Dopo  Gesù  Cristo. 

G5.  Xerone  manda  una  spedizione  a 
scoprire  le  sorgenti  del  Xilo. 

3i30.  S.  Frumenzio  ed  Edesio  in  Abis- 
sinia. 

900-1000.  Arabi  sulle  coste  orientali 
deir Africa  fino  a  Madagascar. 

943.  Gli  Arabi  fondano  il  regno  di 
Molli  stai  Niger. 

1225.  Agnello  vescovo  di  Fez. 

1291.  Ugolino,  Guido  Vivaldi  e  Tedi- 
sio  Doria  tentano  la  circumnaviga- 
zione dell'Africa. 


Sec.  XIII.  I  Genovesi  a  Sigelmessa. 

1325-52.  Viaggio  di  P^n  Batttta. 

1341.  Angiolino  del  Tegghia  dei  Cor- 
bizzi  e  Niccoloso  da  Rocco  alle  Ca- 
narie. 

1351.  Lanzarotto  Malosello  alle  Ca- 
narie. 

1384.  Leonardo  Frescobaldi  in  Egitto. 

Id.  Simone  Sigoli  e  altri  fiorentini  in 
Egitto. 

Sec.  Tiv.  Mercanti  genovesi  a  Dongola. 

Id.  Veneziani  uel  Fimgi,  nel  Fazogl. 

1402.  Bethencoitrt  alle  Canarie. 

1415.  Comincia  Topera  di  Enrico  il 
navigatore. 

1418.  Gonzalez  Zano  e  Tristan  Vaz 
Texeira  a  Madera. 

1419-20.  Scoperta  di  Porto  Santo  e 
Madera. 

.1432.  Gonzalo  Velho  Cabrai  alle  Az- 
zorre. 

1433.  Passaggio  del  Capo  Bojador. 

1434.  Francesco  Brancaleone,  pittore 
veneto,  dipinge  la  Chiesa  di  Atonsa 
Marian  in  Abissinia. 

1434.  Gii  Eaunes  Ittngo  la  costa  del 

Sahara. 
1443.  Nuiio  Tristao  Itmgo  la  costa  del 

Sahara. 

1445.  Diniz  Diaz  lungo  la  costa  del 
Sahara. 

1446.  Xuno  Tristao  Itxngo  la  costa  del 
Sahara. 


(1)  Preso  per    base  quello  unito  al  Lehrbuch  der  Geographie  di  Guthe    Wagner. 

(2)  Ammesso  che  Otìr  sia  in  Africa,  il  che  è  discutibile,  pur  tuttavia  in  qualun- 
que luogo  si  voglia  collocare  l'Ofir  biblico,  è  sempre  vero  che  bisognava  navigare 
lungo  tutto  il  Mar  Rosso  per  arrivarvi,  e  quindi  bisognava  conoscere  un  tratto  delle 
coste  orientali  dell'Africa. 


314 


Geografìa  e  Geologia  deìV Africa 


1416.  Alvaro  Heniandez  (id.). 

1450.  Ant.  da  Xoli  alla  costa  di  Ma- 

laghetta. 
1455-56.  Ahàse  Cadamosto   e  Anto- 

niotto  Usodimare  in  Senegambia  e 

al  Capo  Verde. 
1460.  Id.  sulle  coste  della  Guinea. 
1460.  Ant.  da  Noli  al  Capo  Verde. 
1467.  Fedro  de  Cintra  a  Serra  Leona. 

1470.  Lopo  Gronzales  al  Capo  Lopez. 

1471.  Escobar  e  Santarem  a  Annobon. 
1471.  Fernando  Po  a  Isla  do  Princi- 
pe e  Fernando  Po. 

1478.  Niccolò  Brancaleone  in  Abis- 
sinia. 

1482.  Benini,  altro  pittore  veneto,  in 
Abissinia. 

1483.  Paolo  Trevi  san  in  Abissinia. 
1485.  Lopez  alle  bocche  del  Congo. 
1487.  Bartolomeo  Diaz    al  Capo   di 

Buona  Speranza. 

1487.  Fedro  Covillhao  in  Abissinia. 

1496-99.  Gerolamo  da  S.  Stefano  a 
Massaua. 

1498.  Vasco  di  Gama  dal  Capo  alFLi- 
dia. 

1500.  Diego  Dias  a  Madagascar. 

1502.  Vasco  de  Gama  alle  Almirantes 
e  Seychelles. 

1502.  Juan  de  Nova  a  S.  Elena  e  al- 
l'Ascensione. 

1505.  I  Portoghesi  a  Socotra. 

1506.  Tristan  da  Cunha  all'Isola  a  cui 
diede  il  nome. 

1513.  Fedro  de  Mascarenhas  alle  Isole 
che  portano  il  suo  nome. 

1514.  Frate  Zorzi  in  Abissinia. 
1515-17.  Andrea  Corsali  a   Massaua, 

Archico  e  Dalac. 

1520.  Missionari  portoghesi  in  Abis- 
sinia. 

1520.  Rodrigo  di  Lima  allo  Scioa. 

1522.  Fra  Rafaello  in  Abissinia. 


15.. -1522.  Leone   e  Tomaso  Grade- 

nigo  in  Abissinia. 
1526.  Leo  Africano. 
1550.  G.  Gilli  Pannilini  in  Algeria, 

Egitto. 
1557.  Pellegrino  Broccardi  in  Egitto. 
1556.  P.  Forlani  in  Egitto. 
1573.  G.  G.  Manni  in  Egitto. 
1577.  Lopez  al  Congo  (il  suo  viaggio 

è  scritto  da  F.  Pegafetta). 
1580-86.  Prospero  Alpino  in  Egitto. 
1584.  Diodar  sul  Niger. 
Sec.  XVII.  Goncalo  Alvarez  alle  isole 

dette  poi  Gough. 
1602-23.  P.   F.  M.   degli  Angeli    in 
^.Abissinia. 
1603,  P.  Cristoforo  Borri  in  Etiopia 

e  Madagascar. 
1618.  Thomson  sul  Gambia. 
1620.  Johnson  sul  Gambia. 
1624.  Luiz  Mariano  sullo  Zambese  e 

al  lago  Scire. 
1630-38.  Arcangelo  Carradori  nell'alto 

Egitto. 
1645-54.  G.  G.  Francesco  da  Roma  al 

Congo. 
1648-68.  P.  Gerolamo  da  Montesar- 

al  Congo. 
1649.  Tito  Livio  Burattini  in  Egitto. 
1654-91.  P.  G.  Antonio    Gavazzi  da 

Montemerlo  al  Congo,  Angola,  Ma- 

tamba,  ecc. 
1655.  G.  Baratti  in  Abissinia. 
1655.   Sebastiano    Berni   nell'  Africa 

Orientale. 
1665.  Manuel  Godinho  al  lago  Zachal 

e  sullo  Zambese. 
1667-68.  Michelangelo  Guattini  e  Dio- 
nigi di  Carli  a  Loanda  e  Bamba. 
1681.  Alessandro  Pini  in  Egitto. 
1682-89.  P.  Giacomo  Merolla  sulle  ri- 
ve del  Congo. 
1686.  Francesco  Capannori  a  Tripoli. 


Geografia  e  Geologia  dell'  Africa 


315 


1690-1703.    P.    Marcellino    d'Atri  al 

Congo. 
1691.  P.  Francesco  Albani  in  Egitto. 
1698-1704.  P.  Antonio  Zucchetti   al 

Congo, 

1699.  Poucet  in  Abissinia  e  regione 
del  Bar  el  Cazal. 

P.  Pietro  Castellani,  Africa  merid. 

1700.  Bruce  in  Senegambia. 

1705.  P.Gabriello  daBologna  al  Congo. 
1706-07.  Gius.  Sorio  in  Egitto. 
1713.  Gough.  alle  isole  omonime. 
1716.  Compagnon  in  Senegambia. 
1721-22.  ab.  Pincia  in  Egitto. 
1730.  P.  Francesco  da  Rivarolo   in 
Egitto  ed  Abissinia. 


1770.  Bruce  alle  sorgenti  del  Nilo  az- 
zurro. 

1784.  Walt  e  Winterbatton  in  Sene- 
gambia. 

1790.  Houghton  in  Senegambia. 

1795-1802.  Barroov  sull'Orange. 

1795.  Mungo  Park  sul  Xiger. 

1797.  P.  Michelangelo  Pacelli  in  Abis- 
sinia. 

1797.  Hornemann  a  Siua. 

1798.  Napoleone  Bonaparte  in  Egitto. 

1798.  Jose  de  Lacerda  e  Almeida  nel 
bacino  del  Congo. 

1799.  Brovvn  nel  Dar  Por. 

1799.  C.  Sonnini  in  Egitto  e  nel- 
l'Africa occidentale. 


Esplorazioni  fatte  nel  Secolo  presente 
Bacino  del  Nilo 


Abissinia,  Nubia  e  territori  fra  il  Nilo 
e  II  Mar  Rosso. 

1800.  Martucci,  Egitto. 

1808-14.  Burkhardt,  Egitto  e  Nubia. 

1815-39.   Giuseppe   Eorni,    Egitto    e 

Nubia. 
1815.  Drovetti  Bernardino,  Egitto  e 

Nubia. 

1817.  G.  B.  Belzoni,  Egitto  e  Nubia. 

1818.  Ermenegildo  Frediani. 
1819-28.  Amalia  Nizzoli,  Egitto  e  Nu- 
bia. 

1820.  Gerolamo  Segato,  Egitto  e  Nu- 
bia. 

1820.  Passalacqua,  Egitto  e  Nubia. 

1820-36.  Giuseppe  Ferlini,  Egitto  e 
Nubia. 

1823-36.  Brocchi,  Egitto  e  Nubia  Se- 
negambia. 


1828-29.  Ippolito  Rosellini. 

1830.  A.  Costa. 

1836.  Katte. 

1838-48.  D'Abbadie  (in  Abissinia). 

Foret  e  Galinier  (id.). 

1839.  Cominciano    le   conquiste    egi- 
ziane. 

1840-41.  Gialdi-Ravioli,  Egitto. 

1840.  Werne. 

1840.  Luigi  Odescalchi. 
1842.  Lefebre. 
1849-72.  Miani. 

1850.  Emilio  Dandolo,  Egitto  e  Sudan. 
1851-59.  Sapeto,  Bogos,  Mensa.  Ha- 
bab,  ecc. 

1853.  Angelo  Castelbolognese,  Fiume 
delle  Gazzelle. 

1854.  Hamilton. 
1854-61.  A.  De  Bono. 

1855.  Filippo  Terranova  sul  Sobat. 


316 


Geografia  e  Geologia  dell'Africa 


1855-75.  Munzinger. 

1877.  Xutchell. 

1857.  Courval. 

1878.  Antonelli  nello  Scioa. 

1857-66.  L.  Dalti  in  Egitto.  Istmo  di 

1879.  Xaretti  in  Abissinia. 

Suez. 

1879.  Tigoni  in  Abissinia. 

1857-76.  Heiiglin. 

1879-85.  Giulietti,  Harar. 

1858.  Beltrame  sul  Fiume  Bianco,  Se- 

1880  Muller. 

naar  Siangalla. 

1680.  Casati  a  Suacliin. 

1858.  Elia  Rossi,  Xubia  e  Sudan. 

1880.  Tagliabue,  Assab. 

1859-Gl.  Orazio  Antinori, 

1880-85.  Piaggia  nelle  regioni  del  Ni- 

1860. Filippo  Regaldi  in  Egitto. 

lo  bianco. 

1860-63  Beurmann. 

1880.  Pennazzi  da  Massaua  a  Gassala. 

1861.  Hausal. 

1880-81.  Massari  attraverso  l'Africa. 

1861.  Baker. 

1878-81  Matteucci  nel  Sudan  e  attra- 

186-2-63. Steuduer. 

verso  r  Africa. 

1862.  Ernesto  di  Cobixrgo. 

1864.  Lejean. 

- 

1865.  Krokoov. 

Abissinia. 

1865-68.  Schweinfartli. 

P.  Stella  nei  Bogos. 

Bruce. 

1865-72.  G-.  Massaia  (Abissinia  meri- 

Salt. 

dionale). 

Ruppel. 

1868.  Spedizione  inglese  in  Abissinia. 

Rochet. 

1868.  Egidio  Oslo. 

Ferret  e  Galinior. 

1868.  Haleny. 

Beke. 

1868.  Red.  "^ 

Sapeto. 

1868-80.  C.  Piaggia,  Abissinia,  Gog- 

Krapf. 

giam,  Alto  Nilo. 

Comber  e  Tamisier. 

1870.  Beccari,  Antinori,  Issel  nei  Bo- 

Lejean. 

gos. 

Munzinger. 

1870.   Schweinfurth    nel  bacino   del 

Raffray. 

medio  e  alto  Xilo. 

Rohlfs. 

1870-71.  Roseb}'. 

Heuglin  e  Stendner. 

1871.  Arturo  Issel  nei  Bogos. 

D'Abbadie. 

1872.  Prout. 

Menges. 

1874-81.  Romolo  Gessi  nell'alto  Nilo 

Stecker. 

e  laghi  niliaci. 

Tigoni. 

1876.  Hildebrandt. 

Lefebre. 

1876-79.  Chiarini,  nello  Scioa,  Gaffa  e 

Meravvether. 

paese  dei  Somali. 

Parthyns. 

1876.  Seb.  Martini  nello  Scioa,  Gaffa 

Mansfeld. 

e  paese  dei  Somali. 

De  Sosten. 

1877.  Checchi  e  Antinori.  Scioa  e  Abis- 

Stern. 

sinia. 

,  Blanc. 

Geografia  e  Geologia  cleìV Africa 


317 


Etiopia  meridionale. 

Buchta. 

Lupton. 

Lefebre. 

Junker. 

Isemberg  e  Krapf. 

Felkin. 

Autonelli. 

Leyan. 

Giulietti. 

Binder. 

Bianchi. 

Mah  ir. 

Antinori  e  C. 

Potagos. 

Boston. 

Casati. 

Harris. 

Miani. 

Beke. 

Emin. 

Rochet. 

Petherick. 

Combes. 

Piaggia. 

Chiarini. 

Peney. 

Cecchi. 

Fernandes. 

Alto  Nilo  Uchereve. 

Taurini. 

D'Abbadie. 

Speke. 

Mattencci. 

Grant. 

Griulietti  e  Colombo. 

Stanle}'. 

Biglieri. 

Chaillé-Long. 

Von  Decken,  18G1. 

Linant. 

Gessi. 

Aito  Nilo  e  Bar  el  Gazai. 

Pelkin. 

Pearson. 

Heuglin. 

Emin. 

Schweiufiu'th. 

"Wilson. 

Antinori. 

Baker. 

Bacino  del  Congo. 


Tanganica. 


Speke  e  Grant. 

Stanley. 

Speke. 

Macka}'. 

Wilson. 

Dutrieux. 

Combier. 

Burton. 

Cameron, 


W'issmann. 

Kaiser. 

Bohm  e  Reichardt 

Livingstone. 

Stewart. 

Thomson. 

Elton. 

Caiferill. 

Erhardt. 

Rebonann. 

Hore. 


318 


Geografia  e  Geologia  dell'Africa 


Bacino  del  Congo 
I  pombeiros  Battista  e  lose,  1806. 
Oraca,  1843. 
Caraitto  al  Banguelo. 
Wauriglit  al  Banguelo. 
Livingstone  al  Banguelo,  1869-72. 
Stanlej^,  1876. 
Oiraud. 

Bohm  sul  Moero. 
Reichardt  sul  Moero. 
Cameron,  1874. 
Wissmann. 
Oleerup. 
Lenz. 
Mechovv,  Coango. 


Bùttner,  Coango. 

Potagos. 

Tappembeck,  Coango. 

Junker. 

Massari,  Coango. 

Heuglin. 

Pogge. 

Lupton. 

Pietro  Savorgnan  di  Brazza,  Alima. 

Selweinfurth 

Dalisiè,  Luculla. 

Petherick. 

Ponel,  Lu  Bunga. 

Piaggia. 

Van  Gale,  Ubangi. 

Emin. 

Junker,  Uelle. 

Binder. 

Thomson,  1879. 

Buchta. 

Lens,  1886. 

Mabir. 

Felkin. 

Cassai. 

Baker. 

Kund. 

Gessi. 

Tappenbeck. 

Casati. 

Wolff. 

Mi  ani. 

Capello. 

Bohndorf. 

Ivens. 

Meckovv. 

Wissmann. 

Pogge. 

Schutt. 

Buchner. 

Graca. 

Cameron. 

Livingstone. 

Magyar. 

I  Pombeiros. 

Francois. 

Grenfell. 


Fra  il  Congo  e  il  Nilo. 


Gra9a. 

Capello. 

Iveus. 

Cameron. 

Magyar. 


Limpopo. 


Zambese  (Niossa). 


Serpa  Pinto. 

Livingston. 

Hahn  e  Patii. 

Schinz. 

Smuts. 

Anderson. 


Geografia  e  Geologia  dell'Africa 


319 


Cralton. 

Silva  Porto. 

Cainitto. 

Lacerda. 

Lavvs. 

Stewart. 

Porter. 

Johnson. 

Rosclier. 

O.  Neill. 

Kuss. 

Selons. 

Mauch,  1865-72. 

Pavia  d'Andrada. 

Galvao  de  Silva 

Sa.  de  Banda. 

Cardoso. 

Erskine. 

Elton. 

Wood. 

Baines. 

Moffat. 

Mohr. 

Hiibner. 

Holub. 

OjDen. 

Schei  ley. 

Johnson. 

Roscher. 

Livingston. 

Siecre. 

Silva  Porto. 

Maples. 

Thomson. 

0.  Neill. 

Elton. 

Somali,  Zanzibar  e  regioni  vicine. 

Van  der  Decken. 

Johnston. 

Burton. 

Speke. 

Kaiser. 


Krapf. 

Last. 

Thomson. 

Wilson. 

Stanley. 

Elton. 

Cotterill. 

Hild  ebrand. 

Krapf. 

Thomson. 

Fischer. 

V.  der  Decken. 

Nebmann. 

Grissing. 

Brenner. 

Wakefield. 

Cecchi. 

Giulietti. 

Paulitsche. 

Sotiro. 

Sacconi. 

Heat. 

James. 

Merger. 

Speke. 

Revoiì. 

Senegambia. 

1807.  Darand. 

1815.  Pedie  e  Campbell. 

1818.  Mollien. 

1818.  Gray  e  Dochard. 

1822.  Laing. 

1824.  De  Beanfort. 

1827.  Caillié. 

1841.  Thomson, 

1843.  Raifenel. 

1850.  Hecquard. 

1850.  Panet. 

1853.  Barth. 

1857.  Eulcrand. 

1858.  Corna. 
1858.  Braouez  e  C. 


320 


Geografìa  e  Geologia  dell'  Africa 


1859.  Pascal. 

1879.  Olivier  de  Sanderval. 

1859.  Vallon. 

1879.  Zweifel  e  Moustier. 

1860.  Azan  e  Lambert. 

1880.  Pietri. 

18^0.  Bourrel. 

1880.  Gallieni. 

18G0.  Dupuis. 

1880.  Derrien- 

1860.  Vincent. 

1880.  Montenil. 

1860.  AUoundas. 

1880.  Bayol  e  Noiret. 

18G1.  Bon  e  Magdal. 

1880.  Lenz. 

1869.  Reade. 

1881.  Gabowaud  e  Ansaldi. 

1864.  Mage  e  Quintin. 

1881.  Allacamesa. 

1869.  Eeade. 

1881.  Gouldsbury. 

1872.  Blyden. 

1883.  Geraldes.  " 

1878.  Soieillet. 

1884.  Archinard. 

Guinea  Settentrionale. 


Costa  dOro. 

Lousdale. 

Huppenbaner  e  Bacie. 

Muller. 

Reade. 

Glover. 

Hornb  erger. 

Raraseger. 

Bonnat. 

Asante. 

Cameron. 

Valdan  e  Knutson  1855. 

Tomezeck,  1883. 

Comber,  1878. 

Rogorinski. 

Burton,  Calvo,  Mann,  1861. 

Zoller. 

Schvartz,  1855. 

Crensell. 

Grenfeld. 

Bucholz. 

Johnston,  1886. 

Bekraf  e  King. 

Merrick,  1847. 


Gabon. 


Braonezee. 

Lenz. 

Du  Chaillu. 

Genogar. 

Servai. 

Aymè. 

Griffon. 

De  Compiegne  AValker. 

Savorgnan  de  Brazza,  1875-78. 

Miron. 

Pecile. 

P.  Savorgnan  de  Brazza. 

Gussfeld. 

Comber. 

Ponel. 

Condier. 

Grenfeld. 

Wissmann. 

Kuud. 

Tappembeck. 

Butnter. 

Wolff. 

Ballay. 

Guiral. 

De  Chavannes. 

Bonviers. 


Geografia  e  Geologia  dell'Africa 


321 


Guinea  Meridionale. 


Angola. 


Schvverin. 

Zuclietti. 

Coniber. 

Biittner. 

Woltf. 

Bastian. 

Capello. 

Ivens. 

Barth. 

Mechovv. 

Eay. 

Schutt. 

Silva. 

Coster. 

Wissmann. 

Pogge. 

Cameron. 

Magyar. 

Silva  Porto. 

Serpa  Pinto. 

Mayo. 

Pelgrave. 

Hartley. 

Anderson. 

Schinz. 

Galton. 

Duparquet. 


Namaqua  e  Ottentale. 


Lichtenstein. 

Schinz. 

Galton. 

Smutz. 

Hahn. 

Green. 

Rats. 

Todd. 

Lewis. 

Anderson. 


Bohm. 

Bernsraann. 

Palgrave,  1876. 

Irie. 

Duparquet,  1880. 

Chapmann. 

Coates. 

Alexander. 

Krònlein. 

Baines. 

Farini. 

Livingstone. 

Murray. 

Osvel. 

Mohr. 

Hùbner. 

Fritsch. 

Rollaud. 

Holub. 

Bacino  del  NIger. 

Mungo  Park. 

Barth  sul  Binuè,  1854. 

Lenz,  V.  Senegambia. 

Cailliè,  V.  Senegambia. 

Thomson. 

Clapperton. 

Standinger. 

Duncan. 

Chaussè  e  Halley. 

Baikiè,  1854. 

Flegel  sul  Biune. 

Vogel  sul  Biune. 

May. 

Lindei". 

G.  B.  Scala,  1858. 

Wnnvvod  Reade,  1869. 

T.  Borghero,  1862-68. 

Laird,  1832. 

Oldfield,  1834. 


2].  —  Geoijrarta  e  Geologia  dell' Africa. 


322 


Geografia  e  Geologia  dell'  Africa 


Bacino  del 

Tsade. 

TlegeL 

Matteucci  e  Massari. 

Denham. 
Overveg. 

Wadai. 

Barth. 

Cuny. 

Vogel. 

Beuremann. 

Beunnann. 

Vogel. 

Rohlfs. 

Nachtigal. 

Nactetigal. 

Matteucci  e  Massari. 

Interno  dell'Africa  Settentrionale. 


Tripoli 

P.  Della  Cella,  1807. 

Lyon. 

Denham. 

Clapperton. 

Richardson. 

Dickson. 

Vogel. 

Barth. 

Overweg. 

Duveyrier. 

Mircher. 

Vattene. 

Rohlfs. 

Nachtigal. 

Benrmann. 

Largean. 

Bary. 

Brace. 

Camperio. 

Becckey. 


Della  Cella. 

Cora. 

Reechey. 

Pacho. 

Pezant. 

Barth. 


Cirenaica. 


Hamillon. 

Benrmann. 

Rohlfs. 

St'ecker. 

Preund. 

Camperio. 

Haimann. 


Fezzan. 


Hornemann. 

Denham. 

Clapperton. 

Richardson. 

Vogel. 

Barth. 

Overweg. 

Rohlfs. 

Duveyrier. 

Bary. 

Nachtigal. 

Beurmann. 

Sahara  Tripolitano. 

Colomb. 

P.  T.  da  Segni,  1850. 

Duveyrier. 

Parisot. 

Flatters. 

Soleillet,  1872. 

Rohlfs. 


Geografia  e  Geologia  dell'Africa 


323 


Laing. 

Mirclier. 

Marocco. 

Largean. 

Bandiera,  1830. 

Fourcan. 

Tito  Omboni,  1834-48. 

Dikson. 

Perpetuo  Guasco,  1860. 

Perant. 

Calville. 

Barth. 

De  Toucauld. 

Richardson. 

Rohlfs. 

Baiy,  1876. 

Cailliè. 

Beurmann. 

Lenz. 

Hornemann. 

Davidson. 

Nachtigal. 

Panet. 

Overn-eg. 

Denham. 

Tuat 

Clapperton. 

Laing,  1826. 

Neah  el  Tonsi. 

Calomen,  1862. 

Oudnej^ 

Bm-in,  1862. 

Rohlfs,  1864. 

Sahara  Algerino. 

Air 

Colomb. 

Barth. 

De  Choisy. 

Rollaud. 

Sahara  Atlantico. 

Duveyrier,  1860. 

Davidson. 

Parisot. 

Cailliè. 

Platters,  1880. 

Rohlfs. 

Eoureau. 

Colomb. 

Largean. 

Panet. 

Mircher,  1862. 

Lenz. 

Laing,  1822. 

Bon  el  Megdad. 

Rohlfs. 

Vinvent. 

Bon  Derba. 

Laing. 

Soleillet. 

Alinn  Sai. 

Prospetto  B, 


Delle  maree  sulle  coste  dell'Affrica 


Oceano  Indiano. 


A.  Mar  Rosso  e  Golfo  di  Aden. 

Berbera  2 .  70 

Zeila '2. OD 

Massaua 0.91 

Suez   1.83 

B.  Costa  dei  Somali  e  Zanzibar. 

AbdelCiiri 1.80 

Bendar  Adiilch 1.80 

Bender  Guri    1 .  80 

BenderShaab 2.10 

Bravo    2.44 

GubbetNe 2.10 

GallonSer 2.40 

Kalfonim 1 .  80 

Zanzibar .3.04 

C,  Costa  del  Mozambico. 

C.  Delgado    4.88 

Melinda  3 .  35 

Mombaza 3. 35 

Mozambico 3 .  G6 

Pemba   3.35 

Quillimane 4.88 

Quiloa 3 .  66 

Sofala 5.79 

X>.  Costa  orientale  della  Terra  del  Capo. 

Delagoa 4.57 

Algoa 1 ,  50 

Englisch  Rior  1 .52 

P.  Natal 1.83 


E.  Madagascar  e  isole  vicine. 

Antongil 1 .  52 

Barrar 3 .  66 

Bambaloche 4.88 

Besanna 4 .  57 

Dauplim 2.13 

Diogo  Suarez 2 .  89 

Poulepomete 1.15 

Juan  de  Nora 1 .  52 

Leven  p 2.28 

Maiombo 4 .  88 

Macumba 5. 16 

Minovva 4.57 

Narrinda 4. 57 

Nessi 4.57 

Nossi  Be 3.50-4.50 

Nessi  Mitsin 4. 50 

Pesandava 4.57 

E  adama   3 .  96 

Sandy 4.57 

S.  Agostino   3,96 

Fuctinga 1 .  80 

F.  Altre  isole. 

Johanna 2 .  59 

Isola  di  Francia 3 .39 

Porto  Louis 4.68 

Cristlraans 1 .  52 

Rodriguez 1 .  83 

Kerguelen 1 .  52 


Geografia  e  Geologia  delV  Africa 


325 


Oceano  Atlantico. 


A.  Dal  Capo  di  Bona  Speranza 
al  Cameron  e  ìsole  vicine. 

Angra  Pequena 2.44 

Banana 2 .  74 

Corisco 2.13 

Falsa  baia  E.    '. 4.88 

Falsa  baia  0 1 .  52 

Fernando  Po     , 1.83 

Gabon 0.91 

Loanda 1 ,  52 

Lopez  C 1.52 

I.  del  Principe 1 .  37 

S.  Thome 1.37 

Walfischbay 1.83 

B.  Dal  Cameron  al  C.  Palmos. 

Benin 2.13 

Calabar 2.74 

Cameron 1 .  83 

Capo  Coast 1 .  83 

Lagos 0.61 


Niger  (foce  deli 3. 90 

Serra  Leona 2.44 

C.  Dal  C.  Palmas  a  Tangeri. 

Balama  (Bissagos)    4.27 

Capo  Bianco 1 .  83 

Capo  Biojador 2.44 

Capo  Palmas 1.22 

Capo  Verde 1 .  52 

Cambia  (foci) 2.28 

Portendick 1.83 

Senegal  (foci) 5.03 

D.  Isole. 

Baleira  (Madera) 2.40 

Fenecbal  (Madera) 2 .  40 

Madera 2.20 

Isole  Capo  Verde 2.00 

Morderia(L  C.  V.) 1.60 

Palmas  {(y.  Canaria) 3.30 

Santiago  (L  C.  V.) 3.35 

Seerbro 3 .  35 

S.  Elena 1.00 


Prospetto  C 

Di  alcuni  dati  sulla  temperatura  dell'Africa 


i 

Te 

mperatura  media 

Gennaio 

Luglio 

Annuale 

Africa  Settentrionale. 

Palmas 

17.0 
16.7 

23.1 
21.0 

20.5 

S.  Cruce  de  Palma 

18.8 

Mogador 

16.4 

22.4 

19.7 

Orano 

9.9 

24.6 

16.9 

Algeri 

12.1 

25.0 

18.1 

La  Calle 

10.9 

11.3 

""9.0 

4.2 

6.1 

25.2 
27.3 
27.4 
24.9 
26.9 

17.7 

Tvinisi 

19.6 

Guelma 

17.2 

Setif 

13.5 

Aumale 

15.1 

Medea    

7.2 

9.7 
8.3 

26.4 
27.0 
25.3 

14.9 

Mascara   

17.4 

16.0 

Geryville 

3.1 

26.5 

13.7 

Laghuat 

6.9 

28.8 

16.9 

Tuggiirt 

10.2 

34.5 

— 

10.5 

31.4 

20.3 

Batna 

3.8 

23.3 

12.7 

Tebesa  

5.1 

24.2 

14.2 

Bengasi  

12.6 

27.6 

21.1 

14.9 
12.1 

26.4 
29.4 

20.8 

Cairo 

21.3 

18.3 

29.4 

24.6 

Mese 
più  freddo 

Mese 
più  caldo 

Annuale 

Africa  intertropicale. 

Senegambia 





— 

S.  Louis 

20.0 

28.0 

23.7 

Gorea 

18.9 

27.9 

23.8 

Mbidien 

18.5 
23.2 

28.3 

28.4 

23.9 

Sedhiou   

1         26.4 

1 

Geografia  e  Geologia  dell'Africa 


327 


Bissao 

Bokè 

Serra  Leona 

Dagana 

Podor 

Bakel 

Medine 

Mac  Cartley 

Guinea. 

Elmina 

Christiansburg    

Fernando  Po 

S.  Tome 

Gabun 

Chinchoxo 

Loanda  

E,ioi 

Altri  luoglii  di  Africa  Intertropicale. 

Muluge 

E,ubaga 

Tanganica    

Cuca 

Sansibar 

Tete   

Gondocoro 

Lado 

Cartum 

Assuan  (Rupegger) 

Gondar 

Ancober 

Massaua 

Assab 


Mese 


Mese 


più  freddo         più  caldo 


Annuale 


24.1 

27.9 

26.1 

24.1 

31.0 

27.2 

24.8 

28.4 

26.8 

21.4 

29.5 

25.8 

22.7 

31.9 

28.1 

24.7 

34.1 

28.7 

25.2 

36.4 

29.9 

25.3 

34.2 

29.9 

23.9 

27.6 

24.2 

28.4 

23.6 

27.7 

24.3 

26.5 

23.9 

26.5 

.21.7 

26.3 

19.1 

25.5 

21.5 

26.4 

17.9 

21.0 

20.3 

22.9 

23.4 

27.6 

22.5 

33.5 

25.2 

28.1 

22.5 

28.7 

24.8 

29.6 

22.7 

34.5 

17.6 

22.7 

11.0 

16.7 

25.5 

36.9 

26.3 

34.1 

26.2 
26.9 
25.6 
25.3 
25.3 
24.4 
23.0 
24.5 


20.0 
21.9 
24.8 
28.2 
26.7 
26.7 
28.4 
26.7 
28.6 
18.7 
19.4 
13.0 
31.4 
30.1 


328 


Geografia  e  Geologia  dell'Africa 


Africa  Meridionale 

Capo  di  Buona  Speranza  . . 

Groaf  Reinet 

Grahamstov^^l 

Noachanay  

Omaruro 

Port  Elizabeth    

Port  Urban 

Rebobath 

Somerset  West 

Sutherland 

Walfishbai 

Worcester 

Simonstown 

Mosselbai 

Chamvilliaru 

Concordia    

Amalienstein 

Carnarvon   

Somerset  East .  . 

Alivas  North    

Colesb.  Bridge 

Bloemfontein    

Du  Toits  Pan 

Pieter  Maritzburg   


Temperatura  nie« 

lia 

Gennaio 

Luglio 

Annuale 

20.6 

12.6 

18.2 

24.3 

n.9 

18.0 

21.6 

11.7 

17.0 

26.4 

10.5 

19.7 

28.8 

12.3 

19.8 

21.2 

14.1 

17.6 

24.0 

14.4 

19.8 

26.0 

10.4 

19.5 

22.1 

12.4 

16.8 

17.6 

4.4 

10.1 

11.7 

16.3 

22.9 

17.1 

22.0 

13.9 

17.9 

21.1 

13.5 

16.9 

24.5 

11.7 

18.2 

25.2 

12.4 

18.9 

26.2 

12.2 

18.3 

24.4 

9.8 

16.7 

21.5 

12.2 

16.4 

22.3 

5.7 

15.0 

23.8 

5.9 

15.8 

22.7 

7.8 

16.2 

24.8 

13.2 

19.4 

21.4 

11.8 

17.5 

Prospetto  J). 

Della  quantità  d'acqua  in  millimetri 


Africa  Settentrionale. 

Orano 550 

Mostaganen 48G 

Algeri 715 

Pliilippe\dlle 789 

Tlemcen 634 

Mascara 651 

Costantina 696 

Guelma 638 

Setif 434 

Batna   439 

Aumale 645 

Geryville 300 

Laghnat 210 

Biscra 209 

Bengasi    166 

Alessandria   225 

Cairo 34 

Porto  Said 52 

Suez  28 

Keren 700 

Africa  Centrale. 

S.  Louis 412 

Elmina 782 

Christiansburg 575 

Serra  Leona 3331 

Lagos 1715 

Gorea 532 

S.  Jago 323 

Chinchoxo 1082 

Gabun 2688 


Loanda 334 

Mombas 1418 

Ponta  de  Lenha   606 

Tanganica 1418 

Vivi    1041 

Zanzibar 2500 

Tote  853 

Africa  fVleridionale. 

Caroo  320 

Natal 950 

Omaruro 203 

Piccola  Namaqua 220 

Porto  Urban 1090 

Rehobatb 110 

Penisola  del  Capo    780 

Costa  S.  E.  della  terra  d.  C.  . .  360 

Costa  S 480 

Costa  0 650 

Griqualand 430 

Kimberley 460 

Isole. 

S.  Elena  Jamestown 135 

Longowood 1053 

Ascensione 84 

Praga  (C.  Verde) 323 

Port  Louis 1240 

Fernando  Po 2557 

S.  Thomé 1066 

Tananariva 1340 

Seichelles 2460 


22.  —  Geografia  e  Geolo'jia  dell'Africa. 


Prospetto  E, 

Notizie  di  geografìa  politica  ed  economica  (*) 


Marocco 
Liberia  . 


Congo  

Republica  Sudafricana  . 

Grange  Vrij  Stat 

Zanzibar 

Possessi  Inglesi 

Terra  del  Capo 

Griqualand ...    

Terra  dei  Basati 

Natal. 

Terra  dei  Zulù. ...... 

Terra  dei  Beciuani  ... 

Walfishbay 

Serra  Leona 

Gaoibia .  . 

Costa  d'Oro . 

Lagos  

Distretto  del  Niger  . .    . 

S.  Elena 

Ascen.sione  .......      . . 

Maurizio .... 

Tristan  da  Gunha  .  .      . 

N.  Amsterdam 

Protettorato  sull'Africa 
Orientale  e  sulle  Coste 
dei  Somali 

Socatra  

Possessi  Fracesi 

Algeria 

Gabon  e  Congo  francese . 
Riunione 


Superficie  | 


Popola- 


Commercio 


Esportazione  \  Importazione  ' 


812.  300  8. 000.  000 

37.  200  1.  060.  000 

Ida  12  a  40| 

^    milioni 

315.500"     374  848 

107.439,     133.515 

23.  960      240.  000 


2.  091.  000^ 


560. 156 
40.  334 
25.  175 

48.  560 

21.  290 j 

477. 800 

1.250 

260 

179 

48.  688 

2.758 

122 

88 

1.914 

116 

66 


3.179 


667.000 

670.  000 

2.512 


919.  000 
506. 000 
128.  000 
477. 100 

183.  000 

800 

60. 540 

14.  150 

651.  000 
87.  150 

5.200 

300 

385  346 

84 


19.  200.  000 


7.  400.  000 

1000  tonn. 

50.  825 

18.  000.  000 


85.  000.  000 


21.  000.  000 


8  600.  000 

13.  200.  000 

48.825 

24.  000.  000 


87.  500.  000 


24. 000.  000      33.  325.  000 


8.  125.  000 

2.  000.  000 

10.  175.  000 

13.250.000 

75.000 

82.  750.  000 


10.000 


3.  960.  000  242.  000.  000 

—  2  500.  000 

175.275    13.000.000 


6.  625.  000 
1.725.000 
9.  425.  000 
8.  950.  000 

172.  500 

61. 755.  000 


182.  000.  000 

3.  000.  000 

24.  000.  000 


Fer- 
rovie 

Km. 


Te- 
legrafo 
Km. 


560 


2793 


1615 


6967 


349  i     748 


148 


166 


2188 


(*)  Per  lo  più  tratto  dall'almanacco  di  Gotha,  1889. 


Geografia  e  Geologìa  dell' Africa 


331 


Superficie 

Popola- 
zione 

Commercio 

Per- 
rovia 

Km. 

Te- 

Esportazione 

Importazione 

legrafo 
Km. 

S.  Maria  di  Madagascar. 

165 

7.444 

700.  000 

800.  000 

Mayotta -  .  . 

360 

9.760 

1.  500.  000 

1.200.000 

— 

— 

Nossi  Bè 

293 

10. 750 

3.  600.  000 

2.  600.  000 

— 

— 

Costa  d'Oro 

2  400 

Oboe 

6.000 

22  370 

. . 



— 

— 

Protettorato  in  Tunisi . 

116.000 

1.  500.  000 

21.  000.  000 

27.  000.  000 

470 

— 

591  964 

3  500.  eoo 

12  000  000 

18  000  000 

Gomore 

1.606 

5.300 

— 

— 

Possessi  Portoghesi 

Isole  del  Capo  Verde  . . 

3.851 

110.928 

— 

— 

— 

— 

Senegambia  e  Guinea  . 

69 

6.500 

— 

— 

— 

— 

S.  Tome 

929 

18. 266 

— 

— 

— 

— 

Principe 

151 

2.612 

— 

— 

— 

— 

Amda 





, . 



— 

— 

Angola 

809.  400 

2.  000.  000 

— 

— 

60 

350 

Mozambico 

991. 156 

2.  000.  000 

— 

— 

91 

25 

Possessi  Spagnoli 

Ifìn        

— 

— 

— 

— 

— 

— 

'    

Fernando  Po-Gorisco,  E- 

2.  203 

68.  500 

. 



— 

Possessi  Tedeschi 

Togo 

— 

— 

— 

— 

— 

- 

Cameron 

— 

— 

— 

— 

— 

Africa  occ. •  • 

- 



— 

— 

— 

— 

Usaguru  occ •    • 

— 

— 

— 

— 

— 

— 

Vitu  

— 

— 

— 

— 

— 

— 

Possessi  Italiani 

Massaua,  Assab,  ecc.   . . 

— 

225.  000 

14.  203.  000 

27 

— 

Possessi  Turchi 

Tripoli 

1.  033. 000 

1.  000.  000 

14.  203.  000 

— 

— 

— 

Egitto 

27.  687 

6.  817.  000 

268. 150.  000 

206.  425.  000 

2012 

Canale  di  Suez  -  passarono  nel  1887 


Navi 

Numero 

Tonnellate 
nette 

Tonnellate 
lorde 

Inglesi 

2330 

4.  516.  773 

6.  372.  586 

Francesi 

185 

384.  125 

567.085 

Italiane        

138 
123 
159 

252.  409 
221.  618 
219.  763 

379.  062 

Olandesi    .      ...        

300.  943 

Tedesche  

364.  214 

Austriache .      .       

82 
26^ 

141.  370 
64. 580 

197.  675 

Spagnole .    

92.613 

Russe  . 

22 

34.  320 

57.  848 

Svedo-noi'vegiane 

26 

35.554 

48.  490 

INDICE 


Gap.  I Nome   dell'Africa,  cognizione   che  ebbero  nei  vari  tempi 

gli  Europei  di  questa  parte  del  mondo Pag.         1 

Gap.  II Posizione,  dimensioni  e  coste  dell'Africa,  maree,  isole  ,   .         7 

Gap.  Ili ...  Orografia  -  Garatteri  generali,  altezza  media,  descrizione 
superficiale  delle  catene  di  montagne,  delle  pianure,  dei 
deserti 22 

Gap.  IV....  Generalità  sulla  geologia  dell'Africa,  fonti  principali-  Geo- 
logia della  regione  dell'Atlante  fino  alla  fine  dell'epoca 
terziaria 57 

Gap.  V Dei  terreni  quadernari  e  delle  roccie  eruttive  nella  regione 

dell'Atlante 83 

Gap.  vi....  Genni  geologici  sul  Sahara  e  sul  deserto  libico  -  Istmo  di 

Suez  e  costa  del  Mar  Rosso  fino  a  Massaaa 98 

Gap.  VII..  Notizie  geologiche  sul  tratto  dalla  spiaggia  atlantica  sino 
all'altipiano  dell' Abissinia  -  Costituzione  geologica  del- 
l'Abissinia  e  dello  Scioa 120 

Gap.  Vili.  Notizie  geologiche  dell'Africa  meridionale  ed  in  particolare 

della  regione  del  Gapo 139 

Gap.  IX....  Genni  geologici  sul  Madagascar  e  sulle  altre  isole  circo- 
stanti all'Africa  -  Riassunto  della  Geologia  di  questo 
continente 159 

Gap.  X Sul  clima  dell'Africa  -  Temperatura,  pressione  barometrica, 

venti,  pioggie 174 

Gap.  XI....  Idrografia  -  Bacini,  fiumi  e  laghi 191 

Gap.  XII..  Vegetazione  e  piante  -  Distribuzione  delle  piante  in  rap- 
porto colle  pioggie,  flore 239 


334  Indice 

Gap.  XHI.  Fauna  dell'Afrìca  -  Rapporti  fra  la  fauna  e  la  flora  -  No- 
tizie sulla  distribuzione  degli  animali  in  generale  -  Cenni 

sugli  animali  domestici Pag.  245 

Gap.  XIV.  G-li  Uomini  -  Numero  degli  abitanti  -  Distribuzioni  per  ca- 
ratteri fisiologici  e  linguistici,  distinzione  per  religioni.    .  251 

Gap.  XV..  Germi  di  geografia  politica 276 

Cenni  bibliografici  per  la  parte  geografica 297 

Pubblicazioni  riguardanti  la  geologia 299 

Prospetto  A,  dei  viaggiatori  che  contribuirono  ad  allargare  le  cogni- 
zioni sull'Africa 311 

Prospetto  B,  delle  maree  sulle  coste  d'Africa 324 

Prospetto  C,  di  dati  sulla  temperatura  in  j\.frica 326 

Prospetto  D,  della  quantità  d'acqua  che  piove  in  Africa 329 

Prospetto  E,  di  notizie  di  geografia  politica  ed  economica 330 


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GB     Taramelli,  Torquato 
330       Geografia  e  geologia 
T36    dell» Africa 


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