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Geografia e Geologia

DELL'AFRICA

T. TARAMELLI

Professore ordinario di Geologia nella R. Università di Pavia

E

V. BELLIO

Prof, ordinario di Geografia nella R. Università di Pavia

CON SETTE CARTE

LLki(V) HOEPLl

EDITOEE-LIBRAIO DELLA REAL CASA MILANO

1890

PROPRIETÀ LETTERARIA

486. FiEKNZK, Tip. di Salvadore Landi, via delle Seggiole, 4.

Geografia e Geologia dell' Africa

f^

NOÌÌW, Il nome di Africa non fu adoperato per indicare la parte del mondo che noi conosciamo sotto questa denominazione, che in tempi relativamente recenti. TI nome complessivo più antico fu Libia, così si disse dai (Ireci e anche })er imitazione dai Latini, ed è ancora in uso come espressione poetica. I Ro- mani denominarono Africa un 1)reve tratto di terreno vicino a Cartagine, e lo estesero poi a più ampia regione, tinche fu adottato più recentemente per indicare tutta quella parte del mondo. Le etimologie della parola Africa sono assolutamente incerte; anzi si ]nin dire che quelle proposte finora sieno inac- cettabili.

Cognizioni degli antichi, La estensione del si- gnificato delle 2^^1'ole Lil)ia ed Africa fu anche vario. Con essa fu conq)reso e no l'Egitto che fu anche ascritto alFAsia; talora confine coli' Asia fu ritenuto il Nilo, l'ero i geografi classici propriamente detti conoscevano l'Africa settentrionale nella estensione clic noi le attribuiamo dall'Atlantico al Mar llosso. Ben diversa dalla nostra è l'estensione delle cogni- zioni degli antichi verso il ^[ezzogiorno e quindi della am- piezza e della forma dell'Africa intera. Esattamente essi non conoscevano che la regione del Mediterraneo con un confine

1. Geografìa e Geologia dell'Africa.

2 Geografia e Geologia dell'Africa

al ^Mezzodì segnato dal i^a-aii deserto e dalle cateratte del Nilo. Del Sahara e dell" attuale Xiibia aveaiio delle notizie meno esatte e limitate a l)re\e estensione; nulla eonoscevano, se non ])er (jualehe vajio e talora fantastico racconto, delle re- j^ioni del Sudan e deHAUissinia. Le eoste erano note poeliis- simo suir Atlantico, e tino allo stretto di l)a1) el Mandeb o poco in fuori sull'Oceano indiano.

Quando si ])arla di eoo-nizioni de^li antichi si intende natu- ralmente di ([ueUe che ci sono pervenute eoi mezz(ì de<i"li scrittrn'i greci e romani. Altri popoli antichi aveano notizie copiose molto piii di cotesti, che nei loi-o scritti ne riporta- rono molte volte le eoo-nizioni. ma disoTaziatamente una massa di notizie andò ^Jcrduta colla distruzione dei lihri cartaginesi ed egiziani; altre sono scritte nei monumenti della valle niliaca che ci rimangono, ma sono ancora troppo in>])e]'fettamente co- nosciute. E certo però che T im])ero degli antichi re egizi si estendeva per buona parte della ^■alle del Nilo, e somigliava molto a quello che fu negli ultimi tcm})i 1' imj)ero del Chedive d'Egitto. Ed i Cartaginesi hamio senza dubbio fatto delle esplo- razioni lungo la costa occidentale dell'Africa e ci resta Y impor- tante racconto della navigazione di Magone che giunse i)roba- liihiiente lino alle coste della Senegambia. Ed abbiamo la storia della eirt iiiiinavigazione fatta da navi fenicie per incarico di Xeco re d'Egitto circa (120 anni avanti Gesù Cristo. Ma queste notizie senza dubbio importanti ci fanno de] fiorare la man- canza di molte altre ])erdute.

1 Uomani fecero (|ualche tentativo ])ei' liconoscere il Nilo ma con poco iVutto e poco estesero le cognizioni; che ])erò erano, nei limiti dell iiiij>ero. esattissime.

Avuffl, (ili Arabi )>er lo spirito di j)roselitismo religioso che si in-adiava da tutte le frontiere politiche dell* im])er<^> «lei Calilli. e per bisogno di comnu'rcio. si spinsero al di lìi dei con- tini dei Ivouiani e conobbero molto più e uiolto meglio la re- gione sahai'iaiia. la iiiliaea. e le coste orientali che già erano

Geografìa e Geoìoffia dell' Africa 3

in parte note a l«>i-<» da tempi piii antielii. Di al(|nante notizie avute per mezzo dejili Aral»i si arrieeliì la povera lieoorafìa dei eristìani dai |)rinn tempi al Medio Evo.

TtCfliciH'i, (^li Italiani, elie sono tanto benemeriti della estensione delle eoonizioni iiX'ografiehe in Asia ne<ili ultimi se- coli delVEvo ]\re(lio. non si diressero verso T Africa; il solo fatto notevole di (piesto oenere. la spedizione di A'ivaldi e di Doria coir idea di «'irare l'Africa da Ponente a Levante finì probalìil- mente con un disastro sulle coste della (iuinca. so da quali fonti possa essere stato tratto il diseg-uo, mirabilmente esatto per quei tempi, dell' Africa, contenuto nel ^fappamondo Lau- renziano (ladiauo del l.'UX che si conserva nella ]^iblioteca Laurenziana di Firenze; gli Italiani, spccialnu'ute i Veneti, però come negozianti frequentavano le coste del ^Tar Kosso e dell'Oceano indiano.

Evo moderno. ~ La vera conoscenza dell'Africa ha princi})io per noi Europei soltanto nel secolo XV. Cominciata prima, con qualche ai-dita isolata inqn-esa che avea fatto cono- scere, o riconoscere, le importanti istde fuori dello stretto di Gibilterra, la esplorazione portoghese, guidata in buona parte da marinari italiani s]ìecialmente genovesi, dal 1432 fu diretta con intendimento preciso alla ricerca delle coste dell'Africa occidentale; da quest'anno fa un continuo succedersi di s^iedi- zioni e di sco})ertc finche nel 14S7 i'n comp,ito il fatto capitale coir aver do])piato il Capo di lenona Speranza, e nel 1498 col viaggio alla India compito da Vasco de Gama. I Portoghesi piantarono ovunque stabilimenti che nelle loro numi non acqui- starono mai una grande inq)ortanza. Conosciute le coste co- minciò la ricognizione dell' interno; e sono notevoli le notizie che si avevano in principio del secoloXVII nella regione del Congo che sono per la nuiggior parte raccolte da missionari italiani i quali pubblicarono su (pielle regioni relazioni inq)ortanti ^'

^) P, Gavazzi, e P. Mp:rolla da Sorrento.

4 Geografia e Geologia dell'Africa

sotto molti punti di vista, per cui si può asserire con touda- nieuto elle quei paesi erano molto più eonoseiuti allora elie del 1S50, e elie molte cose poi si riscoprirono piuttosto che si scoprirono. Anche l'Abissinia fu visitata da missioni j^ortoghesi die vi esercitarono una notevole influenza.

Ma la vera esi)lorazione fatta con vantaggio scientifico, qua- lunque sia stato il movente che promosse le sino-ole imprese, data dalla fine del secolo scorso.

La serie degli illustri viaggiatori si a])re col liruee. che nel 1770 scoprì le sorgenti del Xilo azzurro, col Giungo Park nella regione del Xiger e col Barrow in quella delTOrange.

Il 2)eriodo fortunoso che attraversò l'Europa dal 1790 al 1815 tenne troppo rivolta l'attenzione degli Europei alle coso loro perchè potessero dedicarsi ad avventure lontane.

In (|uesto tempo non si può notare di importante che la esplorazione della Terra del Capo fatta da Lichtenstein dal 1 805 al 1806. Ma dojjo il 1820 comincia un ])eriodo di scoperte che non solo non è ancora finito, ma è nella sua massima inten- sità nei nostri giorni. I Portoghesi si spinsero verso Lunda. TI francese Caillie esplorò il Sahara occidentale andando dalla Senegambia a Timboctu cai ]\raroeco; ( )udney, Clapperton, Denhan nel 1823 e seg. videro le regioni del basso Niger, e del lago Tsade partendo da 'rri})oli.

La presa di Algeri apri un canq)o importante alle esplora- zioni deirAtlante e del Sahara delle (juali (quella di Prax (47j, Cosson ('1852-5()j, Ijonnemain, Duveyrier (18ó()-Glj, Colo- micu (1802), Martius fi 863), tra i francesi e tra i forestieri E. Harth (1845^ e Jhiowr\' sono le più interessanti.

L'intera regione sahariana e la confinante parte del Sudan fu esplorata per merito specialmente di tedeschi: J^arth dal 1 8r)0 al ix")') viaggiò nel Bornu fino a Timboctu e esplorò ima l>ella l)arte del Sahara e del Sudan occidentale, ( )verweg mori al lago M'sad nel 1852 in un interessante viaggio nel (piale fu seguito d.i \ <>;i'el e dii 1 5(iinii;iini che Nidero 11 ^\';l(lal: 11 Kolhfs, dopo

Geografìa e Geologia dell'Africa 5

esplorato il Saliam marocchino, traversò il continente da Tripoli al golfo della Guinea, e poi collo Sclnveinfurtli esplorò parte del deserto fra la Cirenaica e l'Egitto; Xaclitigall esplorò il Wadai, il Darfur e i paesi del lago Tsad.

:\[allieu (1818), Hecquart (1850), Lambert (1860), ZAveifel e Moustier esplorarono la regione dell'alto G ambia e il Futa Giallon.

La ricerca tanto antica delle sorgenti del Nilo determinò lina numerosa schiera di viaggiatori a studiare tutta T ampia sezione dell' Africa orientale dai confini dell'Egitto fino alla Cafreria, collegando queste ricerche con quelle di altri grandi fiumi africani e delle linee di displuvio fra loro.

Già nel 1847-52 i missionari Krapf e Nebmann accenna- vano air esistenza del Chilimangiaro, la cui esatta cognizione è dovuta ai nostri giorni per opera di un altro tedesco; mentre le spedizioni egiziane nell' interno dell' Africa, cominciate nel 180!) aprirono nuove vie alle scoperte geografiche dall'altro lato. Senza parlar di una infinità di particolari (per i principali dei quali diamo un indice in fine del volume) ^^ che ci porterebbe troppo più a lungo di quel che convenga al carattere di quest'opera, accenniamo anclie qui solo ai fatti principalissimi. Nel 1858 8peke e Burton giunsero al Manganica e confermarono l'esi- stenza di questo lago già indicata anche prima su reUizionì, ma incerte, d'indigeni e dei pomberos portoghesi; Speke con- tinuò il viaggio e giunse all' Uchereve. Allora si agitarono im- mense questioni geografiche nei rapporti che potevano j^^iss^n'e fra questi laghi fra loro e coi grandi fiumi africani; questi poi si complicavano per le scoperte del Livingstone che fin dal 1849 avea sco})erto il Ngami, dal 52 al 55 attraversato molta jìarte dell'Africa australe, nel 59 scoperto il Niassa; e avea trovato molti grossi fiumi che v(jlgeaiio al Nord senza poter sapere a che fiume appartenessero. Speke, Grant. Baker, Petlicrik, lleuglin.

l) Vedi prospetto A.

6 Geofi rafia e Geologia deli' Africa

Stt'iidiKT. .Minili, l*ia_iiiiÌM. Schweiiifurtli. csploraroiK» le reii'ioni dell" alto Xilo ottenendo s}dendidi successi per la scienza: in- tanto Stanle\' in un ardito via^z'^-io. con cui scopriva il medio e percorreva il basso corso del ('onno da Niani^'ue fino alle foci, portava un contributo immenso e un nuovo elemento alle cognizioni del l>acino del Congo e del Xiliaco : dopo questo il Gessi naviiiò il Mutanzi^-e; Junker. Potag'os, Casati e molti altri precisarono le prime scoperte lineile la insurrezione mahadista sospese questo bel movimentf».

Nella ])arte j)iìi meridionale dellAtrica si notano le esjdora- zioni di llan (1<S57| nel paese di Damara. l^oines flSGl). di Maullis ('1^1)0-72 1. di Molirs fra il l^impo})o e il Zambesi; e fra queste e le precedenti sta un campo dove }H"inci})almente illustrarono ]^i\iiiListone nei liion'lii suindicati. Ladislao ^la- <ji:yar che da Loanda esplorò lino al ])aese del .Muata lanvo. Kcbmann. Elirliardt. liosclier (l-'^GUj nella rejiioiie piìi orientale sul Xiassa. il loLi'otenente Camercm flHT.'i-Tój da Zanzil>ar. pel Tan<>anica tino a Ik-niLi-uela. Dicennno più sopra della traversata di Stanlev da Zanzibar ali Atlantico seii'uendo il Conu-o; tra il bacino di (piesto e (piello dello Zambesi. passò nella sua ce- lebre traversata il mauui*'!'*' porto£iliese Scrj)a l*into (1X77-79) e molti tratti paiticolari del bacino furono l'iconosciuti da altri suoi conq)atri(jtti, Lvens. lirito Capello sul l>acino del (^)uan<»:o. l*o,n\i^e nel l<S7<j intanto anda\a a J..unda: e costi- tuitosi lo stato internazionale del Coiilì'o. 1 esplorazioni- del Itaciiio fu spinta attl\amente e coordinatamente da ouiii parte e mcritaiK» menzione speciale i viabili di W'issmann e Francois, (irenfeld e .Massari che illustrarono il .orso del Cassai; nella parte S.-E. si notano le espl(»razioiii di 'l'Iiomson. (^iraud. lici- chard ed altri.

Tra il ( 'oiiuo e il (iaboii m spnisei-o spedi/iuui francesi fra le altre le impoi"taiitissime diix-tte dalf italiaiK» Savorifiian di JJrazza. .\b)Ite spedizioni si iiotain» nei paesi (»ra recentemente f)ccu))ati da tedeschi, fra le ultime im))ortantissimc (pudle sul

Geografia e Geologia deW Africa 7

Canieron e quella di ^^Icyer che, mesi fa. salì (|uasi siilbi vettn del Cliiliiuanoiaro.

Gli italiani ne<i'li ultimi tempi diedero un lirau eoiitiiiueute a;j^-li esploratori; tra le [)iìi notevoli cose da loro fatte si no- tano la contestata traversata del Bonfanti e la celebre del ^Matteucci e Massari dal bacino del Nilo al g'olfo della Guinea. Gli Italiani poi si gettarono ad esplorare in modo particolare i terreni fra il Mar Rosso, il g'olfo di Aden e l'Abissinia e fra i più celebrati viaggiatori si possouo notare Antinori, Piaggia, Chiarini, Cecclii, Antonelli, Casati ed altri ai (piali vanno imiti i nomi di Juidver e di Paulitske. Questi e tanti altri per brevità tralasciati, coi loro sforzi ci hanno ormai fatto conoscere l'insieme dell' Africa in modo da formarsene una idea iicl complesso esatta; molto resta da fare, ma ogni giorno che passa segna una grande o piccola concjuisra. ogni giorno si colloca a posto un nuovo fatto particolare nel ([luidro di cui si son tracciate con sufficiente esattezza le linee d'in- sieme.

Dai dati che abbiamo, cerchiamo di ritrarre una descrizione di questo continente che esponiamo nei seguenti capitoli.

II

Posizione, L'Africa è una grande parte di quello che si dice antico Continente, è la terza, per grandezza tra le parti del mondo. E situata fra i paralleli o7" 20' di latitu- dine Nord (al Capo Bianco presso Tunisi); e il i»4" f)V di la- titudine meridionale (Capo Agulhas presso la cittii del Capoj e fra i meridiani 17° oO' ecc. da Greenwich (al Cajx) Verde) corrispondente circa 0", (V o\. da Ferro, e il 54** lo' or. da Greenwich presso a ])oco GO*" ov. da Ferro fai capo Guardafui). Questi due capi non sono uiolto distanti fra loro per latitu- dine, il Capo Verde a 15", e il Ca])o Guardafui a Ti". Sono i limiti dell'Afritta ben definiti. Al settentrione il ^larc Me-

8 Geografìa e Geolofjia dell' Africa

diterniiieo. alloriciitL' il ^far Kossr» e r()ccauo Tiidiaiio. a ponente l'Oceano Atlantico clic si unisce ali ludijiuo al capo (Ielle Aguglie.

Essa appartiene all'antico continente, e di questo forma la 2)arte meridionale. Dividendo le parti solide della terra a due a due in segmenti. T Africa formerebìjc coli' Europa un segmento collocato fra (j nello a ponente fatto dalle due Anie- riclie, e l'altro c<(iTÌsp(>ndcnte a levante formato dall'Asia e dall'Australia.

DinienslOìli, La superficie dell'Africa non è esatta- mente misurata, i lav(jri diligentissimi di Beimi e AYagner la fanno di 21l.!M}0.44-t chilometri quadrati;^* e noi in cifre tonde diremo un 80 milioni di chilometri quadrati il che corrisponde presso a poco al 22°^ delle terre asciutte, e al 5.87 °|o della superlicic totale del gloho terraqueo.

La nuissima lunghezza e da Nord a Sud è di })oco più di 8000 chil."^ e la larghezza massima fra i due caj)i suindi- cati 7500 chil.^'

Della su})erficic hi grandissima parte appartiene alla massa continentale, non tigurando le isole che 2)er IÌ22.20O chil. fpiadrati, dei (pmli pii'i di (juattro (pùnti sj)cttano alla grande isola del ^ladagascai-.

Parleremo ora della sola massa continentale, diremo poi a su(j luogo delle isole.

La massa giace nella maggior parte sotto la zona torrida, due tratti molto piii brevi sono nelle due zone tenq)crate : cifre molto ])rossimative darchhero un 22 milioni di chilo- metri (puidrati per la zona torrida. 5 milioni di chilometri per la temi^erata settentrionale, e 2 milioni e 200.000 chi-

1) Ctuthe- Wagner, 532.000 miglia tedesche quadrate = di. >[. 2!».2!»2.000, Andrea, 543.532 miglia tedesche fjuadrate = eh. q. 29.928.450.

2) Calcolata la distanza ira nn jjrado e l'altro eli. 111.3, son 72° 1 il ilio darebbe 8030 d.il.

3) Calcolando la ainiiiezza ilei ^rado 13". eh. 108, per 08" 45' sono eh. 7485.

Geografìa e deoìogia dell' Africa 9

metri (jiiadrati per la teiupenita iiieridioiuile. Ta; isole, colla massima parte della l()ro superficie, stanno nella zona torrida.

Rapiìorto fra la massa e le coste, L'Africa

fu definita: un continente invertebrato; e certo la sua massa compatta, senza seni profondi, senza golfi, senza penisole, '' senza nessuno, si può dire, accidente geografico clic alteri la monotonia del suo perimetro, merita questa designazione.

Lo sviluppo delle sue coste e presso a poco 2G.000 clùlo- metri, cioè 1 chilometro ogni 112() chilometri quadrati di superficie, proporzione ben scarsa in confronto delle altre })arti del mondo; difatti l'Europa ha 1 chilometro di costa ogni 296 cliil. quad. di superficie, l'Asia 1 ogni 739. l'America settentrionale 1 ogni 450, l'America meridionale 1 ogni 704, l'Australia 1 ogni 372 chilometri quadrati di superficie. Sicché da questo lato l'Africa si presenta in condizioni doppiamente svantasfo'iose in confronto anche delle meno fortunate tra le altre 2)arti del mondo.

Che se si voglia seguire gli altri modi di calcolare il rap- porto che passa tra la superfìcie e lo sviluppo costiero, l'Africa, si presenta sempre in cattive condizioni. ^^ Esaminiamo al- cuni dei modi più comuui.

Se si tien ctnito della periferia del cerchio che lia la su- perficie del continente e la si confronta collo sviluppo delle sue coste si ha una periferia di 19.1ò(j in confronto di 26.000 di svihqjpo reale, ciò che un rapporto 1 a 1,3(3 mentre per l'Europa il rapi)ort<) è di 1 a 3, per l'Asia di 1 a 2,5, per l'America settent. di 1 a 2,8, per l'America merid. di 1 a 1,7 e per l'Australia di 2,9, l'Africa resterebbe di molto svan- tao-o-iata in confronto di tutte le altri parti d(d mondo.

1) L'Africa con una massa coutiiioutale di 29.278.000 cliil. .^luul. nou lia elio la piccola penisola presso Tunisi che possa niei-itar questo nome con 2700 chi), quad. (Vedi M.VRlNKLLr, Terra, I, 243).

-) Vedi Marinelli, Terra. Milano, Vallardi, Huguks, (Seogrnjìa Jisica, TorinOj Loescher, 1882,

10 Geografìa e Geologia dell'Africa

Se si corisifU'ra eolio Stciiiliaiiscr '' il lato di un quadrato equivalente })er superfieie alla parte del mondo clic si studia, si lia ])er lAtViea un lato di 5410 di eontro un (juarto dcdìo svi- luppo costiero che è di 0500 eli. per cui il ra})porto sarebbe })er lAtVica di 1 a 1,21 mentre per TEuropa è di 1 a 2S)b. per l'Asia di 1 a 2.21. [)er rAmerica sett. di 1 a 2,20. per l'America merid. di 1 a 1,40, per l'Australia di 1 a 1.80.

Anche con ([uesto metodo 1 Africa occupa 1 infimo posto.

Col metodo del Gunther che confronta il rapporto fra la massa continentale e le appendici peninsulari 1 Africa actpii- sterebbe un })osto niig-liore della sola America meridionale.

^[a l'Africa oltre che essere svantauj^iata per il solo fatto dello scarso sviluppo delle coste in confronto. della superficie totale del continente, è anche in y^oiidizioni sfavorevoli, anzi molto più sfavorevoli ancora ])er la forma e delle j)artico- larità flella costa e della conformazione interna del continente, che esamineremo nei seji'uenti capitoli.

Coste del Mediterraneo, J^c coste dellAfrica dal

lato del Settentrione sono tutte bagnate dal Mare ^Icditcr- raneo. Sullo stretto di (iibilterra ])resentano due buoni porti Tangeri e Ceuta; il ])rimo il piìi importante porto del ^la- rocco, la }n'inci])ale porta d" ingresso dcUAfrica da questo lato; Ceuta piazza forte spaonuola a guardia dello stretto di fronte a Gibilterra. Da (] uesto punto la c()8ta lino a Capo hon ])er un 15(10 eliilometri è stretta fra il Mediterraneo e 1 Athnite con una pianura, che è denominata il Teli, più lariLia a i)onente che a levante, interrotta da speroni, da contraf- forti che si distaccano dalh' montajiiie dell'interno. Si trovano alcune ])oeo ])rofonde insenature clic non meriterebbero neanche il nome di n<dfi. le j)rincipali sono il nolfo di ( )ran. il u'olfo di Arji-en. la i-ada di Algeri, il uclfo di Tuinsi: i porti naturali su (pU'sta e(»sta sono in lienei'ale cattisi e di appi'odo difficile alle

*) 8TErNII.\USEIÌ, Li/trljt«/i ,/,r Ge't;/nijj/iir, J. «1.

Geofjvafio e Geoìofiia delT Africa 11

grosse iijvvi. Il Meditt'iTaiicu cIk' l)ai;iia (jiicsta costa si ab- bassa rapidissiinaniente a oTaiuli prfjtbudita fin di fronte ai confini della Tnnisia. dove il pendio comincia ad allargarsi fino al di lìi dall'isola Galita, ed a formare qnelF altipiano sottomarino, che, qnasi un istmo sonmierso, lega T Africa alla Sicilia e così airKur<;pa. Questo altipiano è una delle più importanti caratteristiche del Mediterrane*.). poiché divide in due parti nettamente distinte (piesto mare e forma una larga base sulla quale si innalza la spiaggia di Tunisi.

Dal Capo 13on al Capo Teionas i)resso Bengasi si trova la costa delle 8irti. K la più vasta insenatura che si trovi nel continente atricano; e la costa fa due grandi gomiti quasi ad angolo retto, uno che luogo alla piccola Sirte fra la Tunisia e la Trip(ditania, 1" altro che comprende la grande Sirte fra la Tripolitanìa e Barca. Nella parte che va da Capo Bon a Capo Cadiscia sta il golfo di llammanet e la costa si presenta quasi tutta fertile e coltivabile ; ma t^itto l'altro tratto è il Sahara che giunge al Mediterraneo. ìy.i costa forma le due suddette insenature: una è la piccola Sirte detta anche golfo di Grabes o di derìda lungo la (piale la costa e bassa e a carattere di savana; (piesto golfo e chiuso dalle due isole di Cherchena e di (lerba, ed il [Mediterraneo è lungo la costa e per un gran tratto fino al meridiano di Lampe- dusa (circa 200 chil.j, molto poco profondo. La costa lungo la Tripolitania è in generale bassa, arida, interrotta da pa- ludi salate, la })iù importante delle (piali e a S.-E. di Capo .Ali- srata, e da oasi fertili, fra le altre sono notevoli (pielle in cui sorgono Tripoli, Lebta e Misrata. A (lualche distanza dalla costa sorgono degli altipiani nei ([uali domina la sterilità. La grande Sirte, detta arabicamente Cimor el Cliebrit, è vasta e poco profonda con coste basse, con (pialclie stagno salato e im- portuosa. l);i lv;is 'iV-joiias al confine asiatico la costa non jia nessuna insenatura importante, sono solamente da indicarsi il g<ìlfo di ]3omba. il golfo di ^lillar o di Soltiim, il golfo di

12 Geofirafìa e Geoìofiio fìtrìf Africa.

]>ii.sc-liaisar, il g-olt'o dcjili Aruln o la iiaia di Pelusio; ma questi, tolto il j)riiiio, non sono clie aperture ampie e poco sfondate, e non producono nessuno dei ])enefi('i effetti c-lie so- liliono i)(»i-tare i ;i'olfi profondi. La costa presenta ancora due caratteri distinti: da Kas Tejonas al confine d'Egitto (antica Cirenaica e ^larniarica) la costa è più alta a ponente che a levante, e scende bruscamente sul mare, che si adima pro- fondamente a poca distanza dalla riva: l'altro tratto invece è costituito dalla costa dell'Egitto, die nel tratto occidentale è ste])[)a. ])oi vengono le rive paludose del delta del Nilo in- terrotte da lagune, da stagni salati, divisi dal mare da cordoni litorali i)iìi 0 meno ampi. A levante stan le bocche del ca- nale di Suez e poi la costa sabbiosa della baia di Pelusio coir oasi dove sorge il forte Tine e colla lunga laguna salata di Sebac Barduil. Il ^lediterranetj davanti le foci del Nilo si ab- bassa più lentamente che lungo le coste di Barca e della Siria.

31(1)' Rosso, La costa orientale dell'Africa comincia a Suez. Fra questo punto ed El Ariseli è l'unico tratto di con- fine terrestre di questa parte del mondo, indicato convenzional- mente verso l'Asia. Così il canale di Suez resta tutto africano.

Il confine da noi indicato non e che c-()nvenzionalc e di carattere direi quasi storico, nn confine fisico veramente non esiste, se pur non V(\gliasi ])rendere come tale la de})ressione nella (piale stanno i laghi ^rensalleh. Alni Ballali, i laghi Amari ecc. e che continua il g(dfo di Suez, nel qual caso il canale di Suez coiTisponderebbe presso ;i ])oeo ni vero con- fine fra lAsiii e TAfrica.

Fuori del Canale da Suez allo stretio di P)ab-el-Mandeb la costa è bagnata ])ir più 21<M) cliilometri dal Mar Posso, il ])iii salato dei mari, ])rofondissimo fosso che separa le due ])arti del mondo. I^a costa africana si ])resenta in generale alta, i"occi(»sa con bi-cNc sti'iseia di pianura litorali* e j)roton- dameiite intagliata da alcuni canali recentemente emersa: essa Jia iii'lla sua parte si'tti'iiti-ioiiale di-i caj)i molto sporgenti a

Geografìa e Geologia dell'Africa 13

fog'gia di piccoli' penisole in direzione parallela. 11 ras Cliinisali e due altri minori all' uscita del g'olf'o di Suez, dove è lo stretto di Giobal, il capo Benos Abu Ali. che forma colla costa la baia di El-Ketes, il capo Ranoi, clic forma colla costa il golfo di Docana : piìi a mezzogiorno il golfo di Zilla, la baia di Beilul e la l)aia di Assai). Lungo queste coste tro- vansi a poca distanza moltissime piccole isole, molte volte più scogli che isole, delle quali le più importanti sono l'arci- pelago di Dalac di fronte a Massaua, e quelle che chiudono a levante la baia d'Assab, delle quali come di tutto quel che costituisce i possedimenti italiani parleremo più distesamente in un apposito capitolo.

Oceano lìldiano, Fuori dello stretto vi è un pro- fondo rientramento detto il golfo di Tegiura, e dopo questo la costa i^resenta un aspetto migliore in quanto a vegetazione, ma nessun notevole accidente geografico fino al capo Guar- dafui. Dal capo Guardafui al capo di Buona Speranza la riva ha una costante direzione verso S. S. ()., con delle s^iorgenze e dei rientramenti a grandissimo raggio. La costa è concava a Zanzibar, a Sofala, a Delagoa, mentre è convessa nel paese dei Somali, nel Mozambico e nelh ultimo tratto verso Porto Natal. Complessivamente dal capo Guardafui a quello di Buona Speranza corre la distanza di circa GOOO chilometri. Il primo tratto fino al di lat. sett., un migliaio di chilometri, e im- portuoso e una costa non ben conosciuta di un paese a sa- vane, senza insenature o sporgenze che meritino esser ricordate. Ben più interessante è la costa detta di Zanzibar e quella di Mozambico per quel che riguarda e la vegetazione e i rapporti coli' interno; dal di hit. sett. fino al 29° di hit. merid. essa è i)iana e con folti boschi in terreni più paludosi, ma essa ha il male di essere in generale poco sana.

Le piazze principali di commercio sono situate in isole poste lungo la costa, come Momì)as, Zanzibar, Quiloa, Mo- zambico, davanti alle ([uali sulla terraferma è iiu piccolo

14 npofirafin t^ Geologia deli' Africa

2)orto che serve jier !<■ (oiHUHieazioiii per T interno. Questi ])Uiiti e Sofala e la baia di Di'la^^'oa ])iù al Sud sono teste di linee importanti di strade di earovane; la più nota è quella Zanzilnir-Bana'amojo-Fiiifi'i. A qiuilelie distanza dalla costa, mao""iore al Settentrione, minore al Mezzodì, eomineia la sa- lita versr» lo seaji'lionc clic t'onua la scai'])a oi'ientale dell" al- ti})iano interno.

Dopo la baia <li l)ela_U(»a fino alla Città del Cajio le mon- ta<'»'ne che eontinnann il suddetto altipiano si avvieinano in modo da essere nelle Aieinanze immediate del mare, così da soro;cre talora (|iiasi a ])iee<). L aspetto della })unta meridio- nale dell'Afriea è ([Uello di una lii-ande demolizione. Porto Xatal è in questo tratto il mi_i>'lior approdo e quindi la più importante porta ])er accedere all' interno. Tutta la eosta dal capo (iuardatìii a (piello delle Auuiilie è, come si disse, ha- ^^•nato dairOceano Indiano, e la riva scende con discreta ra- ])idità, salvo che a mezzodì di l'orto Xatal dove si iiuibissa tino a 2000 nu'tri a minima distanza dalla e(»sta.

Davanti i)oi alla spor<j;enza di Mozambico si trova una specie d'altipiano sottomarino elle si stende neirOceano fino a f'or- nuu'C come la l)ase imnu'nsa su cui sorg'c V isola di Mada- ji'ascar. Anche davanti al capo delle Aguulie sta come un vasto [)romontorio sottomai'ino. Lungo tutto (juesta costa xa da Xord a Sud la corrente dell'i )ceano Indiano clii- prende il nome di Corrente del Mozambico, e a])punto nel eamde di (|Uesto nome lia la massima velocità.

Oceano Atlantico, Il Capo di Jiuona S[)eranza non è il punto più meridionale dell Africa: è collocato un cen- tosessanta eìiilometri al Xoi-d-< )\est del Capo delle Ag'Uglie che è l'estremo punt<» dcd continente africano. Il Ca])o di IJuona Speranza è l'estremo punto meridionale di una })eni- s(da rocciosa lunga un cinciuanta chilonu'tri situato fra la Falsa Baia all'Kst e la Baia della Tavola a Xord e l'Atlantico al- rOxc'st; fra le (.lue liaie e un lai-u'o istmo. Sulla Baia della

Geografìa e Geologia deìì' Africa lo

Tavola è' c'ollocatcì la Città del Capo e sopra (piesta .sorge il iiioiite (Iella Tavola alto 1082 metri, il })iìi alto di tutti quelli della penisola. I bastimenti profittano di (piesto gigan- tesco molo naturale per ancorarsi nell'una o nell'altra baia a seconda dello spirare dei venti.

La costa occidentale fino al t'ondo del golfo della (luinea. lunga nn 4500 cliilometri. presenta anch'essa rientramenti e sporgenze ad ampi*^ raggio corrispondenti all'ingrosso a quelle della costa orientale; il rigonfiamento di Mossamedes fix ri- scontro a quello di ^lozambico, l' insenatura di Loanda cor- risponde a quella di Zanzibar, e il Gabon sj^orge a ponente sotto l'Equatore come la costa dei Somali pure all'Equatore volge verso Levante. Questa costa si presenta fino al Capo Negro bassa, sabl)iosa, senza porti importanti, con scarsa ve- getazione ; dal Capo Negro al golfo di Biafra ora piana, ora rocciosa, interrotta da frequenti fiumi, taluni dei quali molto importanti; essa Jia in generale una vegetazione a savana, che va aumentando di importanza man mano che si accosta al- l' E(|uatore, ricca in tutti i luoghi umidi, con frequenti boschi nelle regioni paludose. Neanche questa è fornita di buoni porti e in molti punti domina la malaria.

L'Oceano Atlantico si abbassa dalla costa in modo del tutto uniforme e piuttosto rapidamente, solo da^■a]lti alle foci del Gal)on e del Niger sta una specie di altopiano sul quale sor- gono le isole del golfo della Guinea, Fernando Po, 8. Thomé e le altre minori. Parallelamente alla costa e in generale molto vicine si innalzano le montagne che fronteggiano dal lato di ponente l'altipiano dell'Africa meridionale.

La costa della Guinea settentrionale va dal fondo del golfo di J^iafra fino all'isola Scerbro, per una lunghezza di 2000 chilometri. Il primo fiitto notevole che si incontri da levante a ponente è quella curiosa montagna del Cameron, di cui si dirà ])iìi innanzi nell'orografia, poi il vasto estuario del Vec- chio Calabar e le bocche del Niger. La costa prende qui

in Geografia e Geologia deW Africa

diversi Jioini. C'ostM Av^W Scliiavi. Costa d ( )ro. C^»stn dcl- TAvorio. Costa del IVpc: ì-. salvo in jjartc 1" ultiiuo tratto, lina costa riec-liissima <li vofi'ctaziono. piena <li paludi, di la- ji'unc d'acqua salsa e dolce, tristamente famosa per la malaria, nociva specialmente aj»li Eiuropei : nessun golfo, nessun cajx» si fa rimarcare in questa costa. I monti dell" interno poco conosciuti corrono ]>aralleli alla costa a distanza notevole.

Dall'isola di Serbro alla foce del 8ene«"al si ha la costa detta della Seneg^ambia dove molti fiumi, tra i quali alcuni inqKH'tantissimi, sl)occano in estuai'i profondi: tutta la costa è d'altronde frasta<i;liatissima come in nessuna altra ])arti'. dell'Africa, si dire1jl)e di trovarsi in presenza di fiordi al)or- titi; e non mancano di fronte alla costa numerose le isole. La fertilità di questa rej^ione è eonoseiuta. 11 mare si prolunga' in altipiani sottomarini scendendo lentamente. i)er rialzarsi alcpianto sotto le isole del Capri \'ei'de. I monti dell interno, specialmente quelli di Timisco e di Futa (iiallon. mandano talora degli speroni fin presso al mare.

Dopo questa abbiamo la costa del Saliara. deserta, sabbiosa, inaljitata spiaggia, temuta dai naviganti per le secclie. per la violenza delle onde. ])er la mancanza di luoghi di rifugio. finché non si arrivi al capo Xun e alle Canarie che gli stanno incontro. In (piesto tratto non abbiamo di notevi)le che la stretta lingua di terra all' estremità della quale si trova il Capo liianco, che forma colla costa la baia del Gulgo, a mezzodì della quale sta il grande banco di Arguin.

Dal Capo Xun allo stretto di Gibilterra sono le coste ma- rocchine, in generale ripide e ])ortuose. Le montagne del- 1 Atlante scendono talora fino alla spiaggia a fVu'uiarvi dei promontori; il porto di ^logodor è il ]»iù interessante did Marocco sulle rive dell' Atlantic(».

Cosi tutte le coste didl'Africa hamio. saha qualche ecce- zione, alenili fatti comuni. Diffic(»lt;i d approch». rixi- malsane e una ban-iera che si innalza a poca distanza da esse verso

Geografia e Geologìa dell'Africa 17

r interno. O de.serti o, come è più spesso, montagne sbarrano la via a ehi fii ardito di posare il piede sulla l'iva già da per se poco ospitale. Ne i grandi fiumi che in altri conti- nenti correggono la mancanza di articolazioni della costa e diventano per dir cosi strade d'acqua dolce, clic si sostitui- scono ai golfi profondi, possono servire a (piesto ufficio in Africa. Il Mississi})i, il S. Lorenzo, il Rio della Piata e jH'esto il Rio delle, Amazzoiu nelle Anieriche mettono a contatto per via acquea i punti più interni del continente coll'Oceano. Ciò è quasi impossibile in Africa, a poca distanza dalla foce si incontrano quasi dappertutto cateratte, cascate, ostacoli, che finora non si poterono superare; non è che da poco tempo che il vapore, questo potentissimo sussidio, potè esser messo a profitto dagli esploratori, dai mercanti, dai guerrieri per vincere le difficoltà che la natura del suolo opponeva agli uomini che volean penetrare nel continente nero; ma ancor esso si trova sinora per le speciali condizioni morfo- logiclie del continente, niolt<.) meno efficace che altrove.

Dove l'interno è accessil)ile al mare, nei })unti dove esso è a contatto utile colle vie delle nazioni, in Egitto dove il Nilo funziona da golfo, e a Cartagine dove i frastagliamenti ricordano quelli del lido italico, ebbero sede due importanti popoli civili; ma solo. Tutta l'altra parte, non comuni- cante ne direttamente per mancanza di porti, ne per le ra- gioni dette di sopra, col mezzo di fiiniii, coll'Oceano, non è entrata nella sfera d'attrazione dei grandi porti; i suoi pro- dotti che in certi luoghi sono ricchissimi, diventano inutili e si perdono per mancanza di sbocco; se questi fossero stati ricercati al di fuori avrebbero cresciuto il loro valore, sarebbe venuto il pensiero di raccoglierli o di coltivarli, e con ciò l'agricoltura e forse il lavoro industriale si sarebbero svilup- pati presso quelle popolazioni addormentate nella negliitto- sità di chi ha la possibilità di vivere quasi senza lavoro e non ha nessuna spinta alla fatica. Forse clic lo scambio

2. ^ Geografìa e Geologia dell'Africa.

IH Geografia e Geologia deli' Africa

avrebbe reso l'Afneaiio i)iii iutellijzeiite. torse die i Negri, vedeiulo la loro opera })iìi produttiva, .si sarebbero venduti a maggior prezzo, e. almeno per questo motivo, sarebbe di- minuita, se non tolta l;i immoralità della schiavitù.

Delle isole che talora al)biamo accennato ci occuperemo ora più })articobu'mente.

Isole del MediterraìieO. 11 Mare Mediterraneo non è assolutamente privo di isole '^ bensì sono piccole e di poca importanza quelle collocate in questo mare davanti ; alla costa marocchina le Chafarinas, nella piccola Sirte Gabes o Gerba, e Cherchena. Per ragion di minor distanza appartiene all'Africa Lampedusa, e anche per essere essa collocata su quell'altipiano sottomarino che si stacca dai lidi tunisini, dal lato africano di quel canale più profondo che è fra ^Tiesto e T altipiano su cui sorge Malta. Per ragione di distanza ^ i appartiene pure Pantel- leria. Sono poi africane senz'altro le piccolissime al Giamur, Ta- barca, Galita poco lontane dai lidi settentrionali della Tunisia.

Isole del Jlar Rosso, Il Mar Rosso ha un numero grande di isolotti e di scogli lung'o la costa africana, i più sono sen^ja alcuna inq)ortanza, meritano menzione unicamente per essere nostri possedimenti, le isole che sono davanti alla l);iia di Assab e l'isola Dalae la più grande dell" arcipehig'o che sta davanti a Massaua e la più grande e la più })opo- hita del ^lar Kosso.

Isole deW Oceano Indiano, Xeir( )ceano Indiano

di fronte al Capo (niardafui e la grande ed importante isola di Soeatora e \'\",\ ([Uesta e la terraferma altre più piccole frji cui Ab el ('uri.

Lungo la costa ne stanno alcune celebri per ricchezza e per importanza, se non per grandezza; fra (jueste notevoli andando da Nord a Sud Peml)a. Ziuizibar, Malia, liuzaruto, iside in g'enerale basse e coperte di bella vegetazione

^) GuTHE e Wac.xer, 195.

Geografìa e Geologìa dell'Africa 19

Madagascar, Al largo circa 400 ^' chilometri sta la graiidisisinia isola di ^ladagascar. la terza ~* delle isole del globo per grandezza, che lia 092.000 chilometri quadrati di superficie: la sua direzi(ìne ])arallela alla eosta, e la forma la accostano all' Africa; mentre i caratteri geologici e quelli della vita organica la collegano più colle altre deirOceano Indiano. Le sue coste ricordano per la forma ([Uelle del con- tinente, alcune piccole insenature, con qualche porto Ijuono son nella parte settentrionale. Le più notevoli sulla costa occidentale sono la baia di Amboro dove si trova l'isola di Xossibe, le baie di Xariml»a. di Maliajaml)a, di Bombe- toche al Xord, quella di 8. Agostino al Sud. e sulla costa orientale non è degna di memoria che la baia di Anton o-il. poco a mezzodì di questa si nota l'isola Santa Maria. Fra Madagascar e la costa africana e T arcipelago delle Comore. composto di (piattro isole principali e qualche scoglio. Queste isole sono Conioro, Mobilia, Johanna, Majotta.

Al Xord di ^Madagascar si tr(jvano alcune piccole isole di cui principale Aldabra ancora sull' altipiano su cui sorge la grande isola. Più a Xord e all'Est è una fila di altipiani sottomarini disposti ad arco quasi parallelo alla costa orien- tale dell'isola di Madagascar, separati da quello su cui sorge questa da un canale profondissimo. Emergono sull'Oceano alcuni punti piii alti che formano le isole o gruppi che da Xord a Sud sono denominati così. Almiranti. Seichelle, Ma- scarene; fra queste più inqxjrtanti le più meridionali, le splen- dide isole di Maurizio, detta anche di Francia, e di Riunione detta anche Roiu'bon, piii al largo è l'isolotto Rodriguez.

1) GuTHE e Wagner, 1'J6, dice 5U miglia tedesche il che darebbe 371 chil. Ma misurazioni fatte sulle carte migliori (Stielor. Habenicht od altre) mi danno da Capo S. Andrea a Capo Bajonè 4r)0 chil.

2) Omessa la Groenlandia, la prima è la Xuova Guinea con 786.0CO chil, quad.j seconda Borneo con 7ì34.0r)O.

20 Geografia e Geologia cìeìl' Africa

Isole deW Oceano Antartico, - A mezza strada

qua.si fra l'Africa e T Australia stari le isole Kerguelen (70° Ig'. or. Greeiiwicli) e poco al X.-E. di queste 8. Paolo e Nuova Am- sterdam; poveri })unti rocciosi d'origine vulcanica, lontani dal- l'umano consorzio. Fra le Kerguelen e il Capo di Buona Spe- ranza, a quasi eguali intervalli di distanza sono g'ii isolotti di Crozet e del Principe Edoardo. Queste isole non hanno altra importanza che come stazioni di rifugio dei balenieri che scor- rono l'inuìienso Oceano Antartico.

Nella parte antartica dell'Oceano Atlantico hanno un simile carattere, e fungono lo stesso ufficio, alcune isole che pren- dono il nome di Tristan da Cunlia colle vicine Inaccessibile e Nichtingale ; e Gougli e J^ouvet piii avanzate verso il circolo })olar(' antartico.

Isole dell- Oceano Atlantico, Lontane dalla costa occidentale dellAfrica in mezzo all'Oceano Atlantico si in- nalzano dal fondo due i)icclii grandissimi le cui sommità costituiscono U' isole di S. Elena e dell'Ascensione. La loro })osizione poste sulle vie percorse dalle navi nei grandi viaggi h;i fatto ac([uistare importanza a questi due punti che per non valgono certamente di })iù di (pielli ])oco più innanzi nominati.

i^ungo la costa occidentale dell'Africa non vi è isola che meriti menzione tinche non si giunga a quelle })oste nel fondo del golfo (Iclbi (luinea.

Afhrente alla costa sta la piccola isola di Corisco nella l)aia omonima davanti alle foci del poco conosciuto Muni. Davanti al monte Cameron e quasi in 2)rolungamento della tozza j)en isola su cui esso si erge, allineate sull'altipiano sot- tomarino cui sorgono, stanno le isole Fernando Po, di Prin.- eipe. San Tliome e Annobon.

Lungo la costa della Guinea settentrionale non si trova altra is(.la che la Scerbro; presso la Senegambia ve ne sono molte quasi tutte comprese nell'arcipelago di Eissagos, che

Geografia e Geologia def/' Africa 21

compariscono quasi lu-aiii stra|)[)ati al coiitiiiciitc. Davanti al Capo Venie stan le isole che da e-sso presero il nome; la piii grande di esse è S. Jag-o vhv ha i)iìi clic la metà della |)o- ])olazione di tutto il gru])po. ma la j)iù conosciuta e S. \\\\- cente coli' eccellente porto detto Porto Grande, dove po^uiaiio i bastimenti che dall' Euroija vanno in America e ne vendono. Più a Nord sono celebrate per bellezza le isole (binarie. Queste isole oltre la loro im[)ortanza storica e politica hanno alcuni fatti- per cui vanno notate. Sono sette isole grandi e molte piccole poco lontain- dal cajx) Xun e continuano l'allineamento del tratto della catena deirAtlantc che loi-o corrisponde in terraternui. Fra di Qfifio si conta l'isola di Ferro che ha servito per tanto tempo a indicare il })rimo meridiano e «si trova a circa 18 oce. da Greenwich. Neil' isola di Teneritla sorge il famoso picco di Te\'da alto .■5720 metri che 2>t'r la sua })osizione isolata fu scelto come importantis- sima stazione 2)er le osservazioni climatiche e meteorologi- che delle alte regioni dell' atmosfera di cui sa})i)ianH» ancor tanto poco.

Più al Nord e al largo neU'lJceano sta la bella ed im- portante isola di biaderà.

jMcVVCCl, La marea sulle coste dell'Africa e delle sue isole è naturalmente varia. '^ Sulle coste del ]\Iediterraneo e in generale poco alta; spetta però all'Africa la più alta marea (2 metrij presso l'isola Gerba; è meno forte man mano che si allontana da questo punto. Sulle coste del Mar Rosso la nuirea è bassissima e particolarmente nella j)arte mediana dove non arriva ad un metro, poco più nel golfo di Suez e presso l'imboccatura dello Stretto. Nel golfo di Aden è al- quanto })iù alta. Nella cf)sta orientale è bassa al cajx» (Juar- dafui, e tale si mantiene sulla costa dei Somali aumentando man mano che si va al Mezzogiorno; c()si è nell'ultimo tratto

^) Vedi in fine il prospetto B.

22 Geografia e Geologia dell'Africa

al (li 111 (U'ila baia di Delagoa. Lo stesso e puiv sullo coste orientali della isola di ^ladagascar. Invece nelle coste occi- dentali e in tutto il lido africano da Zanzibar alla baia di l)ela<^oa incluse, la marea è sempre alta, più alta che in qua- lunque altro tratto di costa africana; si va sempre dai ti-c metri e mezzo ai cin(|ue metri. Un altro massimo è rag- giunto (4.88) nella Falsa baia, presso al Capo.

Sulle rive dclTOceano Atlantico in generale è poco sensi- bile ne vi sono differenze degne di essere notate.

K rimarcabile la differenza che si risiete sulle coste del- lAmerica meridionale fra le maree delle rive orientali e quelle delle rive occidentali, dovute nell'un caso e nell'altro alla direzione dellonda di marea che formasi princi])almente nel- l'Uceano Antartico e si dirige ver.^j Ovest con nna direzione e velocità combinata dal moto della terra con (piello della luna e colla forma del continente. Le maree hanno, (juantun- que non molto forti nna inq)ortanza notevole sidle coste della Senegambia e i)er la forma di (lucila costa, e per la influenza sulla corrente dei fiumi, sulla pulizia degli estuari e per conseguenza sulla navigabilità Vii (pielle correnti che 2)ossono ])er effetto della marea essere rimontate a grande distanza dalla foce.

Oì'Ofjrdfid, Della orografia deirAfrica si hanno notizie ancora incerte e inconq)lete nei particolari; non s(mo che rela- tivamente m(dto brevi i tratti di cui si abbia nna con(jscenza esatta; pur tuttavia le scoperte degli ultimi tempi hanno fornito tanti elementi, da ])oterci formare uii;i sufìiciente idea delTin- slciuc. ^hi (picsta i(h';i non e che ai lìioihI nostri che la possiamo fare, tino a pochi anni fa 1 interno dcHAtrica era assolutamente sconosciuto, e (piando i geografi non aveaiio la modestia di affermare ciò e si abbandonavaiK» a ij)otesi a fantasie, non

Geografìa e Geologia deli' Africa 23

dicevano die errori. Audio in ciò (questa parte del mondo ebbe soi-te diversa dalle altre; ditatti a tacer dell'Europa, per l'Asia e per rAinerica .si cbbL'ro delle nozioni f>-encrali discretaineiitc esatte fin da tempi molto più anticlii.

T^' Africa nel suo rilievo presenta un aspetto molto diverso da qualuiKjue altra «iraii parte del mondo, questo dicono molti o-eograti, pur tuttavia osservo che lo stesso si può dir di ogni singola parte del mondo, per cui non mi fermo a iKjtare questo fatto se non per dire che non mi pare che vi deva annettere una grande importanza.

Caratteri generali, L'Africa nella distribuzione degli alti e dei liassi piani ha anch' essa come le altre parti della terra alcuni andamenti generali che hanno uno speciale carattere; alla stessa guisa che l'Europa è il continente ar- ticolato. l'Asia ha il suo massiccio centrale, l'America le sue enormi catene costiere.

L'aspetto generale dell'Africa, se si tolga l'xVtlante, è di un terreno basso a Ponente e a Tramontana che va innal- zandosi man mano verso Levante e ^Mezzogiorno. Le spiaggie del Sahara e quelle presso le Birti sono basse e per lungo tratto il terreno non vi si innalza al di dei 180 metri sul livello del mare. Dal lato settentrionale si trovano piìi vicine le maggiori altezze; una lunga distesa di alture co- mincia a circa il 25" parallelo e va dal meridiano d'Algeri tino al Mju* Rosso. Dal lato di ponente il basso[)iano si ad- dentra dall'Atlantico fino al di del lago di Tsad. diviso per mezzo delle montagne sahariane da quello nordico, for- mando come un profondo golfo di })iaiiura fra (questo e le alture della Guinea. Questo e tutte le terre della Xiibia, del Dar F(ìr, del Cordofan, del Wadai, del bacino del Cong(.» e dei tratti intermedi costituiscono una serie di altipiani che vanno dal .')'^0 metri ai 1000.

All' Oriente e a Mezzogiorno di ([uesti, gli altipiani passano in oofni luoo-o i 1000 metri, e talvolta di molto come si

24 Geografia e Geologia dell'Africa

vedrà in seguito. L*acroc(>ro abisisino si spinge a X. a divi- dere la valle del Xilo dal ^far Rosso, e si eollega a mezzodì coir alto terreno in eui stanno i grandi laghi niliaei e il Tanganiea; i)iìi a mezzodì, si trova quel tratto earatteristieo dell'orografia dellAfriea meridionale formato dalla serie di alti terreni ehe vanno dal MozaniLieo alle eoste di Loanda e di ]3enguela. Lung(j le eoste dei due oceani si staccano al Mezzogiorno due sistemi di monti c-lie si riuniscono verso la jjunta meridionale del eontinente, raecliiudou'» un altro spazio di terreno men alto di essi, ma pur sempre altipiano, che costituisce gli alti bacini del (iuriep. del Limj)opo e dello Zambcse.

In altro fatto orografico degno di essere notato per il suo carattere costante in tutta l.Vfrica che i)arallelamente alle coste, e a poca distanza dalle medesime, in (juasi tutta la estensione, sia alto sia basso il piano all' interno, si trova un rigonfiamento di monti, o un tratto dell'altipiano })iìi aspro, iihe a chi vien dalla costa si presenta coli' aspetto di vere montagne.

MoniCKJÌie costiere, Al Nord della dei)ressioue saha- riana troviamo il sistema orografico dell' Atlante, gli altipiani al Sud di Trijxdi. (pielli della Cirenaica e della ^larmarica ^' che stanno fra la depressione suddetta ed il Mediterraneo. Tutta la costa orientale presenta l'identico fenomeno; dalle alture sulh- costi- del golfo di Suez fino al Ca])o di Buona Speranza a una distanza talora miniuiacfime nelle parti estreme settentrionali e meridionali, talora grande come tra lo stretto di Bab ci ^[andeb e le foci del Jul)a; ma semj>re bieve rispetto alla massa del continente, si eleva un innnenso muraiilione che sostiene le parti più alte del grande altii)iano interno, la cima

') Adopero talora qualche nome classico per i paesi dell'Africa setten- trionale, perchè indicano con maggior esattezza qualche regione, e perchè probabilmente sono più generalmente intesi.

Geografa e Geologia dell' Africa 25

del quale divide quasi in ogni luogo, tolto il tratto occupato dallo Zambese e dal Limpopo, il versante dell'Oceano Indiano da quello deirAtlantico, del Mediterraneo, e dei bacini interni. Lungo questa cima si trovano allineate le maggiori altezze dell'Africa; le incisioni dell' altipiano e le sue pendenze più estese sono (juasi da per tutto dal lato occidentale, dal lato interno quindi del continente.

Dalla parte occidentale dell'Africa troviamo i monti del paese di Namaqua e di Damara che sorgono lungo la costa più alti del paese interno, e il bacino del Congo e chiuso a ponente lungo il mare da quelle montagne che si dicono la Sierra do Cristal e le altre allineate come essa. Così pure la costa della Guinea è divisa dalla pianura pur alta della Guinea interna per mezzo della catena alla ([uale conqdes- sivamente si il nome di monti Cong. Solo il tratto occi- dentale del Sahara verso l'Atlantico resta aperto dal Capo Verde al Capo Nun come una immensa porta; al di dentro si stende una delle più tristi parti del gran deserto africano che qui è una imhiensa bassura.

Altezza inedia deW Africa, Così si vede che TAfrica

lungi dall' essere, come si credeva un tenq)o, un paese dove esistessero inmiense basse pianure, è una regione di altipiani e lo stesso Sahara che avea principalmente servito a formare questa opinione sull'Africa, è esso stesso nelle parti sue cen- trali ed orientali un'alta regi(3ne. Nell'Africa è vero non ab- biamo quasi nulla clic possa paragonarsi agli enormi acro- cori dell'Asia centrale; ma è però da tutti ritenuta la regione della terra, nella quale più difettano le basse pianure. La mancanza di notizie per alcuni luoglii, la scarsezza di notizie esatte per molti altri, le divergenze di aj^prezzamento fanno variare presso gli autori le proporzioni fra i bassi e gli al- tipiani, proporzione che d'altronde non è mantenuta neppure per altre parti del mondo quantunque più conosciute. 11 Sydow all'Africa il 25 "l^ di bassipiani, il Sonkhir il .'JO "|,,, il Lap-

26 Geofi rafia e Geologia dell'Africa

parent riduce la proporzione solo al IS ^^. Questi flati quan- tuncpie diversi fra loro sono sempre i })iù bassi che i suddetti autori dieno i)er tutte le parti del inondo, siecliè lAtriea può dirsi davvero la regione degli estesi altipiani, e una ispezione a una carta dell'Africa fatta sui dati più recenti uiostra che riesce diftìcile attribuirle più di 4 o ó milioni di chilometri qua- drati di terre inferiori a 200 metri sul livello del mare, dal 15 al 20 "o. il che si accosta precisamente al risultato di Lappareut.

L'altezza media dell'Africa è pure un dato molto incerto. Senza attribuire una grande importanza a questi calcoli, molto difhcili e di una scarsa utilità, riportiamo i risultati di vari autori sulla altezza media. Il Heclus. completando IHum- b<ddt, assefi^na all'Africa un'altezza media di 350 metri. l'Hu- Liues ap[)licando ali Africa l'errore pro})orziouale a ([uello che il Leipoldt avea stabilito ai calcoli dell'Humboldt per l'Eu- ropa, la porta a 500 m., Ilerschell la riteneva di 550 m.. lo Chavanue '".02. il Lappareut la abbasserebbe ritenendola fra un massimo di (!()2 e un minimo di 452; ma con mag- giori probal)ilità per la cifra più alta.

Procediauio ora alla (h'scrizione della forma dei rilievi piìi importanti dell'Africa e della loro i-ispettiva collocazione ri- servando ai seguenti ca])itoli la descrizione del loro carattere geologico e del modo di origine loro.

Atlante mcH'OCChinO, Nella parte settentrionale, parallelo alla costa del ^rediterraneo è un sistema montagnoso conosciuto coini)lcsslvamentc dai geograti europei col classico nome di monti dell'Atlante. (^)uesto nome non è conosciuto flagli indigeni; essi non hanno un nome complessivo perle montagne dell'Algeria, ma hanno dei nomi particolari per le singole masse montagtiosc. che vedremo ])articolarmentc fra poco. L'Atlante marocchino invece è detto dai l^erberi Idvaren o De.rnìi forme plurali <li <i(lr<n\ montagna, (^)ucsto nome pai'c che rimonti alla j)iii alta antichità poiché Strabonc dice che « il monte .Vtlantc i l>crbcri lo dicono l)\i-iii; » il (piale nome

Geografia e Geologia dell'Africa 27

serve anche per i geog-rali arabi a indicare T Atlante. Vi fu chi volle che dal nome berbero adrar si possa cavare un'eti- mologia per atlas^ il che non ripugna.

Questi monti formano un sistema che oeeu])a tutto il vasto quadrilatero che sta fra la depressione sahariana settentrio- nale e il Mediterraneo, e va dal Capo Grliir alla 2)iccola 8irte.

Noi conosciamo bene la i)arte orientale, per i lavori fatti in modo particolare dai Francesi dopo la conquista; in quanto alla occidentale abbiamo molti dati importanti che servono a formarci una cliiara idea dell'insieme, se non di tutti i })ar- ticolari. La parte occidentale però è la più notevole dell'in- tero sistema.

Tutto r insieme si divide ordinariamente in tre parti, il Grande Atlante, il Piccolo Atlante e rAiitiatlante. I due primi nomi si applicano alle due creste parallele situate una pili presso al mare, ed è il piccolo Atlante, l'altra ])iìi al- l' interno ed è il grande Atlante, una terza catena, })arallela alla sezione marocchina del grande Atlante e che fronteggia il deserto, prende il nome meno comune di Antiatlante.

Questa distinzione tutta moderna può anche essere giusti- ficata sotto certi riguardi e può servire per una indicazione complessiva ed elementare; ma ora cercheremo di descrivere più particolarmente i vari tratti della catena.

Il grande Atlante marocchino, quello che gli indigeni di- cono Dereii presenta ras2)etto di una vera catena di mon- tagne; è costituito da lunglie creste nella direzione di O. 8. O.- E. N. E., Ijcne sviluppate con versanti continui clic inviano dalle due parti dei corsi d' acqua importanti e sorgenti da fonti collocate vicine alle cime.

Il nodo principale del sistema montagnoso è il monte Aiaschin uno dei })icchi più alti dell'Africa, giacché lo si ri- tiene alto 45()() metri; a 0. S. O. di (piesto si stende hi ca- tena detta del grande Atlante, l' Idraren dei Berberi, che si dirige verso il Capo (iliir, da cui l' Aiaschin dista circa

28 Geografia e Geologia deW Africa

550 chilometri ; questo tratto di luoiitagua è poco conosciuto perchè la sua altezza, forse 3500 m. e la mancanza di passaggi lo rendono (piasi impraticabile alle carovane ; fra T alta vallata della Draa e gli affluenti di sinistra dell* Um er Rabia si apre il passo di Giani o di Telnet alto \n\\ di 2800 metri e fre- quentato, quando non lo ingombrino le nevi, come il \m\ breve cannnino da ^larocco alle oasi del Sahara marocchino; questo passo sta fra i monti Aniemur a levante e Tidili a ponente. AirO. del Tidili è un alto passo, (piello di Tagherut. alto forse o500 metri, fra monti clic si avvicinano ai 4000. Xon è che verso l'Oceano che questa alta montagna si avalli in modo d'aver dei passi veramente facili. Il passo di liibuau. fra la città di Marocco e le importanti valli del Sus e della Draa. è alto 1200 metri; e le alture a ponente di questo sono più moderate e })robabilniente non passano i 2500 m. Davanti al jnisso di Tagherut si innalza una montagna altis- sima che probabilmente è il Miltsin di Wasington e sareb])e di 4070 metri secondo (questo viaggiatore, altri la riducono a forse o500 metri.

A levante dell'Aiaschin la catena prosegue nella sua dire- zione generale con ima cresta detta monte Abbari che finisce al Terneit alto 2200 o o500 m.; al di [)oco si conosce e le montagne si collegano coli' altipiano e ccdle montagne d(d- l'Algeria di cui parleremo fra poco.

A ^lezzoiiiorno del ii'randc Atlante sta la rnua montagnosa, clic diceuuno si denomina da noi Antiatlante e dagli indigeni Saglieru. Questa è collegata col grande Atlante dalla aspra montagna di Sima cìie serve di spartiacque fra il bacino del Sus e (piello della Draa. Di (pieste montagne si conosce poco e la loro altezza è variamente stimata. La vetta di Tisa, stimata da Ball ed Hoockei- un .WMK) metri, non e ritenuta dal Rohlfs j)iù ;dt:i di lóOO metri. Si-nil»ra clic le vette del Sagheru orien- tale non passino i .">.')<)() metri.

Davanti nUAntintlante. ultima linea verso il deserto, nelle

Geografia e Geologia dell' Africa 29

cui sabbie immeri»'on() il piede, stanno i monti IJani, ]X)eo alta e interrotta catena, parallela alle altre.

Al Nord e Nord-Ovest del g-rande Atlante si sviluppano alcune importanti dirannizioni. Dal nodo dell' Aiascliin si stacca la poco conosciuta regione montuosa dell'Aia e dell'Ain che va verso Fez, abitata da tribù berbere indipendenti, dove Eurojiei non penetrarono, e delle quali gli indigeni non sanno dare die sommarie notizie. Questi monti si prolungano a le- vante coi Tamaracuit, che hanno l'asse della catena parallelo alle altre rughe dell'Atlante e raggiungono nel IVIegadir l'al- tezza di 2500 m. Più a ponente presso all'Atlantico sta un gruppo di monti che si nominano Hadid e non si alzano al di dei 1000 metri. Verso il Mediterraneo poi stanno altri monti che apparterrebbero al piccolo Atlante e ne formereb- ])ero la sezione occidentale, hanno 2)erò una direzione diversa; essi seguono parallelamente la costa del Mediterraneo, formando un riscontro coi monti delUxindalusia, che loro stanno di fronte dall' altro lato del mare. La parte più orientale, i monti Garet o Aljinab che prendono anche nome dalla tribù berbera che li abita, si collegano coi monti di Tlemcen. A 23onente di questi le montagne del Rif, che si piegano poi a Nord nei monti Hassan, sono bellissime montagne alte lino a 2000 m., che sorgono a ponente di Tetuan e vanno scendendo fino allo stretto.

La divisione dell'Atlante in Marocchino e Algerino dal nome pare una divisione politica; ma è anche nel fatto una divi- sione orografica vera e propria; questa zona di alte terre cambia carattere per quel che riguarda la forma.

Atlante Algerino, Nell'Algeria si trova mi lungo altipiano, o meglio una serie di piani elevati, paralleli alla costa, che vanno dall'estremo Levante dei monti che indi- cammo, poco più a Ovest del confine del Marocco fin presso al confine tunisino, dove l'insieme dell' altiijiano si spezza e torna ad avere il carattere di catene di montagne. L'insieme dell'altipiano ha una larghezza varia, massima a Ponente dove

30 freog rafia e Geologia dell' Africa

è eli circa 17U cliiloiiictri. iniiiiiiia a Levante dove è appena di 80. L'altezza è varia ma in generale sta fra i 1000 e 1100 metri. \n tratto earattcristico di (piesto altipiano sono le de- pressioni che vi si trovano allineate nella direzione generale del sistema orografico, die nelle parti più hasse si riempiono nella stagione delle pioggie di aeqna salata e poco profonda elle in bnona \)'àYÌ(i scompare nella stagione ascintta e per eva- porazione e per assorbimento. A questa specie di laglii i ber- beri danno i nomi di sciott e di sebea.

L'altipiano è fiancheggiato a Nord e a Sud da due scarpe molto diverse. Verso il ]\rediterraneo il pendìo è accidentato, suddiviso in un gran numero di gruppi di monti, verso il deserto in generale è aspro e ripido.

Il lato settentrionale dall'altipiano al mare è un insieme inestricabile di gruppi di monti allineati per lo più paral- lelamente alla costa e ([uindi al grande asse dell'altipiano, di valli, di burroni, di pianure. Si contano venticinque pic- coli gruppi di montagne dei (pudi solo una buona carta può dare una idea esatta. I principali andando da Ovest ad Est sono i nionti di Tlemcen, che continuano i Tamaracuit, coi ([uali sono collegati per mezzo dei monti Debdu. Sono monti poco alti, e non toccano quasi mai i mille metri; dietro ad essi sta l'altipiano disgiunto da una bassura nella quale è lo stagno di Daia el Cliern. A levante del golfo di Argen. lungo la costa i monti Dahra col i)icco più alto di i)Oco più di J^OO metri e in continuazione di questi i monti di Algeri, lunga ma non alta catena; dietro (piesti monti vi è la valU-. [>aral- lela alla costa, dello Scelif che nasce nel tratto dell'altipiano interno detto piano di Scersu e va da Ponente a Levante finche giunto al .'V' or. di (freen. si apre mi passo attraverso h' catene che formano la scarpa dell'altipiano e giunto contro i monti di Algeri piega diritto a j)onente in direzione paral- h'I.i \\\ suo eorso superiore e alla costa, scorrt-ndo in iiii;i lunga e profonda valle longitudinide. Al Sud di (pu-sta sta il grujjpo

Geografia e Geologìa deìì' Africa 31

possente di Uarseris (Habeuielit, Reclu.s-Uanselieri.sli, 8lieler) clic in molti punti passa i lUOO metri di altezza e forma il sosteo-no dell' altipiano centrale. Ancora lungo la costa a mez- zodì di Algeri stanno i monti detti anche qui il piccolo Atlante e anche monti di Tiberi, separati dall'Uarseris dalla vallata dello Scelif. In C(ìntinuazione ad Est sorgono i celebri monti del Cliurgiura, erto e boscoso asilo dei Cabili, che ascendono fino a 2300 metri e vanno tino al Sahel e al di i monti Babor (1970 m.), i monti di Costantina o Numidiei e i monti Africani o della Megerda che vanno a finire nelle pianure al Nord di Tunisi. Dietro questi sono piani alti e catene parallele fra le altre più notevoli i monti di 8elif e i monti di Hodiia.

Fra le catene littorali e T altipiano interno si apre a le- vante la valle della ]\[egerda e a mezzodì di questa stanno i monti della Tunisia, die non sono che T infrangersi dell'al- tipiano nella pianura e non hanno direzione decisa, essi da altezze di poco più di 1000 metri vanno tutti scendendo nella jiianura costiera.

11 sostegno meridionale del grande altipiano algerino ha un pendio più ripido e i fianchi più scoscesi e più rozza- mente scolpiti; e consta di tre principali .gruppi di monti allineati tutti da O. 8. O. verso E. N. E.; e sono a ponente i monti dei Csur in continuazione dei Sagheru maroccliini, nel centro i monti Amur, a levante i monti Aures.

I monti dei Csur prendono questo nome dai Csur, nome complessivo dei villaggi fortificati (Ksar in arabo al singolare, Ksur plurale) situati sul versante meridionale dell'Atlante nella provincia di Orano. Sono un gruppo di pieghe parallele che non hanno altezze molto forti e vanno declinando yi\\)\- damente verso il deserto; monti piuttosto aridi, interrotti da fre(|uenti oasi.

I monti Amur restano (piasi al sud d'Algeri. Sono il mas- siccio più im23ortante dell'Algeria; ina, cosa singolare, non

32 Geografia e Geologia dell' Africa

ancora bene stndiati. Il picco più alto notato dal Carette è di 1G70 metri, ma le cime, dette dagli indigeni el Oa'ada. devono snperare di molto questa cifra.

I monti Aures sono situati nella })rovincia di Costantina. e si prolungano coi loro pendii orientali fino a morire nella pianura f.Saliel) tunisina e sulle rive settentrionali dello 8ciott di "^regX'gi.

^[onti boscosi nelle ])arti alte e settentrionali, nudi verso il Sahara, con valli strette aspre raggiungono cime ragguar- devoli, lo Scelia 280.S m.. il :\raluHel 2^00.

HciVCd. Sulla costa settentrionale deirAfrica. in (piella parte che spetta al Mediterraneo, a levante della gran Sirte fpoicliè delle {dture trii)olitane parlerò trattando del Sahara), sta r altipiano di Inarca, l'antica' Cirenaica, il quale si pro- lunga declinando a levante verso la valle del Nilo. È ini- portante orograficamente ma })iìi anc(.»ra per i rispetti l)ota- nici poiché, come vedremo a suo tem])<>, forma un'isola della flora del Mediterraneo fra (|uesto mare e il gran deserto. È un altipiano tagliato da forre e da vallate con una forma sin- golarmente arrotondata a N. e i). che scende sulla stretta pianura litorale con ertissimo pendio e declina lentamente a Levante e a Mezzogiorno. Esso ha un'altezza di 400 in óOO metri, con profili eleganti, clic fecero notare agli an- tichi per la smi bellezza; coperto di boschi che 2)er la ve- getazione fanno ricordare l'Italia uicridionale della (piale ha ancora il dolcissimo cliuia.

La parte settentrionale è detta localmente Gabel Acdar e tocca i 7 7») metri a Sud dell'antica Cirene, e forse i 1000 nella Montagna Verde.

liassilìiaìli, In tutta la regione montuosa dell'Atlante non abbiamo notato che montagne ed alte vallate oltre il grande altipiano centrale. In ([iiesto tratto di Africa non esi- stono grandi pianure: ma due tratti j)ossono essere notati come importanti. Una è la ]»iaiiui-a ihe si stende lungo

Geografia e Geologia dell'Africa 33

l'Oceano Atlantico airOccidentc dell'Atlante in quella specie di largo inibnto, formato dai monti di Fez con quelli del piccolo Atlante. Pianura caldissima, percorsa da corsi d'acqua relativamente importanti e ricca di messi. L'altra e la pia- nura (Sahel) tunisina collocata lungo la riva del i\Iediterraneo, più larga al Mezzodì, addentrantesi alquanto tra due catene come vedemmo più sopra, lungo la valle della Megerda. Questa ha una vantata celebrità per la ricchezza dei prodotti agricoli; la pnrte meridionale è più arida. Lungo la costa trovansi dei j^iccoli tratti di pianure chiuse fra il nuire e i vari prolungamenti dei gruppi delle montagne algerine. Questa costa prende il nome di Rif nel tratto appartenente al Ma- rocco, di Teli nella parte algerina: sono pianure brevi ma in generale attraversate da corsi di acqua abbastanza consi- derevoli per determinare una ricca vegetazione di piante della flora del Mediterraneo.

Delle grandi dejn'essioni al mezzogiorno della sezione orien- tale della catena del grande Atlante, e a mezzogiorno pure dell'altipiano barcino, parleremo ora trattando del Sahara.

ScihClì'Cl, Per Sahara intendo quella immensa esten- sione posta a mezzogiorno dei rialti di cui ora abbiamo di- scorso, che va fino alle regioni fertili dell'Africa intertropi- cale, un tratto di terra in circa dal 1(3° al oO" parallelo settentrionale e dall'Atlantico al Mar Rosso. Cosi intendo per Sahara non solamente quella regione desertica che così co- munemente vien denominata, ma ancora i tratti meridionali della reggenza di Tunisi, dell'Algeria, del Marocco, tutta la reggenza di Tripoli, eccettuato l'altipiano di Barca, l'Egitto e la Nubia.

Parrà strana a dir il vero questa innovazione ai più dei lettori, quantunque non sia nuova, ^^ specialmente perchè si è

1) Vedi Grisebach, traci. TcuniATCHEFF, La vegefation dn Gioite, 2, VII, 1G4 e seg. Paris, Bailliere, 1878. G. Cora, Bollettino II Geogr., 1882 e altri.

3. Geografia e Geologia delV Africa.

34 Geografìa e Geologia dell'Africa

abituati a parlar di Tripoli come di uno Stato, dell'Egitto come di un paese fertilissimo.

Tanto a Tripoli come nell'Egitto, e incomparabilmente più in (juest' ultimo paese, vi sono dei tratti di terreno che sono più o meno delle altre oasi del Sahara, dotati di una grande fertilità, abitati da uomini che hanno costituito delle comu- nità le quali si sono elevate anche molto nella scala dei po- poli civili; ma ciò non toglie che la massima parte della estensione di questi paesi non sia dello stesso carattere della parte arida del Sahara preso nel senso stretto e come h co- munemente inteso : in questa poi stanno altre oasi e altre popo- lazioni, che avrebbero tanto diritto quanto Tripoli e l'Egitto per essere separatamente trattate se si avesse a scrivere di geografia particolare o politica. Ma qui trattandosi di fatti fisici comuni a tutta la regione che ho accennato e non es- sendovi distinzioni poste dalla natura, parlerò di tutto insieme questo territorio per quel che riguarda la forma del terreno, salvo a far le debite distinzioni a suo luogo.

A questo paese si una superficie di più che nove milioni di chilom. quadrati, con una altezza media ritenuta di 487 metri. '^

Naturalmente la superficie che gli si attribuisce varia se- condo la idea che ci si fa di Sahara. Il Rohlfs esclude da esso le ste2)pe meridionali, l'oasi di Air, e quasi tutto il Borcu; egli cosi una estensione di cinque milioni e mezzo di chi- lometri quadrati; il Griselmch al Sahara propriamente detto, escludendo l'oasi di Air e i l^oreu. assegna 114.(300 miglia tedesche quadrate, togliend<ì (jucsto dato dal Geographiscìies Jahrhucìi di Beimi, t. I, e quindi 0.270.000 chil. quadrati; ma aggiungendoN i ([uel (^lie in Africa ritiene spetti alla re- gione Sahariana negli stati di Tripoli, P]gitto e Tunisi, si ha 147.400 miglia tedesclie quadrate cioè 8.107.000 chilom. qua- drati. Guido Cora nel suo lavoro sul Sahara accettando ed am-

') Grisebach, 1. e, dai 400 ai 500. G. Cora, 350, Zittel.

3.600.000 chiL

quad

2.000.000

»

»

1.500.000

>>

»

850.000

»

»

200.000

»

»

Geografia e Geologia dell'Africa 35

pliaudo i limiti del Grisebacli porta a 9.000.000 in cifra tonda la sii2)erfìeie del Sahara. Lo Cliavaiine poi offre questi dati:

Hamada e serir

Roccie e montagne

Steppe e pascoli

Sabbie

Oasi e zone di coltura

8.150.000 Dalle Mittheilungen di Petermann {Bevolkerung der Erde di Behm e Wagner) deduco i seguenti dati particolari (Erganzim- gsheft, n." 45) :

Sahara propriamente detto Sahara marocchino

» algerino (Erganz. , 55) » tunisino Egitto Nubia Tripoli

il che darebbe

dalla quale cifra sottraendo

la superficie del deserto libico per non ripeterla si ha 9.313.266 » »

della quale superficie le oasi, le steppe e le terre montuose oc- cupano probabilmente due milioni di chilometri quadrati. Tutti questi dati però sono incerti assai e solo di pochi paesi e dei meno importanti, almeno per quel che riguarda la grossezza dei numeri, si può asserire con qualche precisione.

Date queste cifre che, per quanto ajDprossimative, danno pure una idea del complesso, esaminiamo ora la forma della superficie di questa immensa regione.

Nell'insieme è dunque un immenso altijiiano che può stare a petto per l'ampiezza, ma non per l'altezza, ai grandi altipiani asiatici. Finora si ebbero le idee più erronee di quel che siaque-

6.310.000 chil.

quad.

475.200

»

»

350.666

»

»

90.300

»

»

550.000

»

>>

873.000

»

>>

1.033.000

» »

»

9.682.166

»

368.900

»

»

36 Geografìa e Geologìa dell'Africa

sta grande estensione di cui non si conosceva che piccola parte; un deserto inabitato e inabitabile, un mare di sabbie mobili trasj^ortate ad ogni l^nffo di vento, con qualche oasi (che in qualche trattatello di geografia è definita come un monticello verde con fontane e palmizij, un piano livellato, monotono, basso.

Le esplorazioni moderne, le osservazioni fatte in molta parte della superficie del gran deserto, tenendo conto della natura del terreno e della vita, ci hanno fatto conoscere meglio, se non ancora bene, questo tratto di terra, grande quasi come l'Europa.

Il Sahara è complessivamente un grande altipiano che si disse di un'altezza media di 4 ai 500 metri, media che risulta però da clementi molto differenti. La sua forma, all'ingrosso, ricorda quella del trapezio del qude i lati paralleli sarebbero gli archi indicanti il 30° e il 16" di latitudine, e gli altri due sarebbero indicati dai tratti delle coste del Mar Rosso e del- l'xltlantico compresi fra quelli. La larghezza del Sahara sa- rebbe così di nn 1600 chilometri, la lunghezza sul 16° di circa 6000(5992) cliil., sul 30" 4000 (3993) cliilometri.

3IOìltÌ del Sahara, Questa immensa estensione è attraversata da nn rialto, da un fastigio che sarebbe nna chiara linea di displuvio se in questa regione piovesse tanto da deter- minare delle correnti d'acqua permanenti o almeno lunglie. Questa spina va da N. O. a S. E. e collega per dir così il rialzo dell'Atlante col grande rialto dell'alto Xilo. A X. E. s'abbassa rapidamente la pianura libica, che va a finire sul Mediterraneo e air altipiano cirenaico, all'O. si trova il declivio, in complesso l)iii lento, clic va a finire all'Atlantico per la maggior parte, un tratto più breve va al Sud verso il Niger e il lago di Tsad. Que- sto rialzo centrale che è di un' altezza modestissima nel Sahara maroccliino e algerino si innalza nel centro in forma di vere montagne. Sopra di queste sono scarse ancora le notizie per po- terne dare una notizia particolareggiata; non si hanno che le n()zi(»ni generali

Geogì'ofia e Geologìa dell' Africa 37

Al 8. E. cleirAtlante si trova una zona bassa dove giace l'oasi di Tnat, al S. E. di questa comincia la linea di rialti che finisce ai contini settentrionali del Dar Fur.

Dal lato di Ponente hanno il carattere di un possente nodo di montagna e prendono i)oi nel Levante l'aspetto di una vera catena. E difficile esprimere chiaramente senza l'aiuto della carta questo intricato labirinto di montagne, tanto più colle incertezze che regnano sul conto di un paese poco esplorato.

Il gruppo centrale di questa alta regione occidentale è l'alti- piano detto di Ahaggar, dal nome di una delle più importanti divisioni dei popoli del Sahara, e consiste in un acrocoro circo- lare che si prolunga verso il Nord fino al monte Udan e questo promontorio (se ò permesso di dir cosi) porta il nome di Tife- dest. Questa cima è notata dal Duveyrier come simile ai vul- cani dell' Alvernia e, stando alle informazioni che questo illustre viaggiatore ebbe dagli indigeni, pare che altri picchi meno im- portanti esisterebbero nei piani interiori della montagna.

Gli stessi indigeni riferirono che la neve caduta dura circa tre mesi dell'anno, dal che si può inferire una altezza di almeno 3000 metri; la quale è confermata dal legno di conifere adope- rato nella fabbricazione degli utensili visti da Tristram (The great Sahara). Da questo centro, la più alta elevazione del Sahara, sgorgano importanti corsi d'acqua, che però essiccano e scompaiono molto presto.

Delle traccie di grandi antichi fiumi che in tempi remotissimi doveano scorrere da questo altipiano verso il Mediterraneo, verso il Niger e forse verso l'Oceano Atlantico, parleremo nel capitolo dell'Idrografia e in quello della Geologia.

Pare che l'asse di questo gruppo di montagne sia quello ge- nerale della catena N. O.-S. E. Parallelo a questo verso S. 0. è un altipiano quasi sconosciuto detto Tasili del Sud o Tasili di Ahaggar. Dal lato di N. E. si eleva parallelo pure al sistema principale l'altipiano di Anahef o Anhef o Inhef, importante catena, die si dice ricca di acque e di vegetazione; fu attraver-

38 Geografia e Geologia dell'Africa

jsata all'altezza di 1500 m.. ma si ritiene che raggiunga forse i ] 000 metri.

Come prolungamento della catena di Ahaggar verso Ovest, può essere considerato l'altipiano di ^Muydir. AXord-Est dell'al- tipiano di Aliaggar e parallelo a questo è l'importante altipiano detto Tasili del Nord o di Azdier, dal nome di un'altra impor-' tante sezione degli abitanti del Saliara. Di fronte a questo, al di deir Igargar verso Ponente sono i monti Iranen. I Tasili del Xord sono un grande altipiano molto accidentato e frasta- gliato con profonde e strette incisioni dal lato settentrionale. Dal lato meridionale invece è intatto e si eleva con una cresta alta detta Adrar, dominata da un picco vulcanico detto Esocal. Dal passo di Egeri che sta al lato orientale della catena si ha una idea dell'altezza di questi montt. Esso si eleva 1500 metri. Al Xord Ghat è 787 metri, ma il margine settentrionale e stato misurato dal Duveyrier 1000 metri siccliè si può ritenere che questi monti vadano dagli 800 ai 2000 metri di altezza. Si tro- vano in questi monti acque in certa quantità, laghetti, e quindi una certa vegetazione.

Procedendo a S. E. una serie lunga di colline, che porta il nome di monti Tumno o Uar, non passa i 000 metri sul livello del mare e serve di collegamento fra i Tassili del X<>rd e i monti del paese di Tibesti. Questi furono illustrati special- mente dal Xaclitigal e portano il nome complessivo di monti Tarso. L'asse del sistema è sempre N. O.-S. E.

La inqwrtante giogaia è lunga forse 500 chilometri. E nel conqjlesso un altipiano maestoso con due punti culminanti uno al Xord dove è un grande sollevamento che passa i 2500 metri d'altezza, e nella vetta del Tusidde raggiunge i 2800: e al Sud un altro minore col monte Cussi che deve esso pure essere ben alto se ogni anno si forma il ghiaccio sulla sua vetta. A S. E. del Cussi i monti continuano nella stessa direzione, ma senqire abbassandosi nel paese di Vagianga, dove si eleva il monte Cjruro, e di j^er i paesi di Enedi e di Borcu pare vada a rag-

Geografia e Geologia dell'Africa 39

giungere con piccole alture il nioute ^larra nel l^aciuo del Nilo.

Staccato da (juesta principale linea di monti trovasi a Sud dell' Inlief il gruppo dei monti di Air con due cime ; il Bagsen al Sud e il Timge al Nord, alto questo 1530 metri.

Al N. E. dei Tunino, paralleli a questi e alla costa meridio- nale della oTan Sirte è una linea di montao-ne dette le IMonta- gne Nere, che raggiungono nel monte Soda appena i 900 metri.

Haììlììiada, Ma oltre queste, che sono vere linee o gruppi di montagne, il Sahara ha anche altri accidenti orogra- fici. Questi si distinguono in Hammada e inSerir; l'Hammada è una superficie poco ondulata e talora piana, orizzontale, di un ter- reno duro, generalmente calcareo, talora interrotto da profonde fenditure, senza erbe, senza cespugli, senza acqua, senza insetti.

Ssriv, I serir sono invece estensioni di pianure alte o basse pure orizzontali, coperte di pietre e sabbia. Le pietre ta- lora sono aguzze, talora sferiche, di grandezza che varia da quella del pisello a quella della noce ; alcune volte di forma così regolare e di grandezza cosi uniforme da sorprendere. Fra gli Hammada più importanti si nota il tristamente famoso Hammada ci Homra (rosso) che va da Gadames aSocna per 600 chilometri e dai monti Nefus alle dune di Edején per 300 chi- lometri è alto circa 600 metri e si attacca a levante colle Mon- tagne Nere. È il vero e sj^aventoso deserto. Un altro Hammada è quello di Mursuc, che va da questa città alle dune di Edején e fra Gat e Sabba, lungo e stretto deserto, che tocca gli 840 ni. d' altezza ; un altro noto Hammada è a levante del passo di Egeri a N. dei monti Tumno. Altri sono stesi al Sud del Ma- rocco, fra gli altri quello fra Tafilet e il Glier è non grande, ma dei più desolati.

Dei Serir uno dei più notevoli è quello attraversato daKoldfs nel suo viaggio a Cufra che si stende dall'oasi di Gialo (presso Augila al Sud di Barca) fino a Taiserbo, nel quale per 350 chi- lometri si trovano lunghissimi tratti formati da ciottoli sferici

40 Geografia e Geologia dell' Africa

grossi come piselli o poco più, di una mirabile uniformità, e tanto livellato, che si rende notevole un monticello alto appena tre metri.

Dime, Altri tratti piani sono costituiti dalle dune. Que- ste rappresentano nella immaginazione volgare il vero deserto e si ritiene che lo coprano quasi tutto. Si è visto più sopra (pa- gina 35j come lo Cliavanne riduceva questa estensione a una nona jjarte dell' intero deserto. Questa riduzione è probabil- mente esagerata; è accettabile invece il calcolo del Cora, che porta a 2.200.000 chilometri quadrati la superficie occupata da dune ; la metà delle quali è nel deserto libico.

JJn altro volgare e diffusissimo errore sta nel credere che le dune rappresentino il vero, il terribile deserto, che le carovane pericolino di affondarvisi, che vi rimangano esposte a tutti gli orrori j^iù grandi ; invece esse sono il luogo spesse volte prefe- rito dalle carovane per farvi le loro strade. Difatti è in esse che, air infuori delle oasi e delle vallate montane, si trova la miglior vegetazione, la rpiale se non altro fornisce il cibo ai canmielli. Ciò si spiega col fatto che le sabbie assorìjono per fenomeno di cai)illari,tà le acque che scendono dalle montagne nel fondo dei terreni da esse occupati, e diventano il serbatoio dei rari rovesci d'acqua, clic cascane; e poi percliè le sabbie contengono una quantità talvolta niolto considerevole di liumus. che forse ri- copri un tempo mi tratto del deserto, e di quello formato dalle piante stesse una volta estinte. Per cui. mentre è tutto deserto e deserto assoluto sugli Ilanunada e sui Serir, dove l'acqua non si ferma, e dove la roccia è nuda, le dune presentano (^ualclie volta dei foraggi eccellenti, e persino dei piccoli arbusti; il Largeau vide da Ber es 8uf a Gadames dei tronchi anticlii in- nalzati sui monticelli di sabbia, e dei bellissimi arboscelli.

Queste dune prendono diversissimi nomi secondo Ìji loro forma e secondo anejic i linguaggi dei popoli che abitano il deserto. I Berberi le dicono Ighidi, Ghidi^ Igdia, gli Arabi Erg^ Arg^ Areg^ i Taureghi Edejen, ì Tebba Bmel^ Remmel,

Geografia e Geologia dell' Africa 41

Rhaì't. I Berberi dicono poi Gurd una montagna di sabbia, Zemla una duna allungata a schiena d'asino, aS'i/ quando abbia una parete quasi verticale, Cheit se sono cordoni di dune; altre volte prendono nome dalla forma di cuore, di cane, ecc.

Le dune, che, come si vedrà nei capitoli seguenti, sono di origine climatica o meteorica e non marina, qui mi dif- fondo su ciò che non è suo luogo, si trovano talora ammas- sate, talora spianate, talora a linee parallele; e in questo caso diventano molto pericolose, perchè possono essere insormon- tabili a una carovana anche bene allestita.

L' altezza assoluta a cui giungono le dune è varia; sono ta- lora un rialzo di un metro, talvolta ascendono ai 100 o 150 metri; di tali ne trovò Rohlfs andando a Cufra, disposte in catena parallela allineata da X. a S. Il Largeau parla di mon- tagne di sabbia alte 300 metri presso Tlgargar e di 500 (!) vex'so Gadames.

L' altezza poi sul livello del mare è varia secondo l' altezza del piano su cui posano, quelle di Edején e quelle presso Mur- suc che si posano sui fianchi dei Tassili e dei Tumno si trovano fino ad 800 metri, più comunemente giungono ai 400; così il deserto libico è in generale a 400 metri di elevazione media, con una inclinazione lenta da S. verso N. Le dune dell'Areg sono a 300 metri, quelle di El Giuf vanno dai 120 metri al- l'interno fino ai 50 verso l'Atlantico.

Le più importanti distese di dune sono quelle del deserto libico, che vanno si può dir fino al Nilo e sono stimate a più di 1.000.000 di chilometri quadrati di superficie; sono la .parte più arida delle dune. Un' altra zona lunga un 3300 chilometri, che si può dir parallela all'Atlante, va dall'Atlantico fin quasi al Mediterraneo presso la gran Sirte con forse 750.000 chiloni. quad. di superficie, e prende i nomi locali di Glàdi all'Ovest e e di El Erg ed Arecj all'Est. Altre molto note sono le dune di Edején al Nord dei Tassili, quelle di El Giuf nel Sahara occi- dentale, altre fra Air, Cariar, altre a S. dell'Ahaggar,

42 Geografia e Geologia deW Africa

DeprCSSiOìli» Altra o^nnione volgare e largamente dif- fusa è che il Sahara abbia immense bassure, e molto dififuso fu e dura ancora l'altro errore, che pochi colpi di vanga possono bastare ad aprire un canale per gettarvi dentro tanta acqua da sconvolgere la condizione attuale climatica di mezzo mondo, se ])ur non di spostare il centro di gravità della terra. Tutte que- ste cose io mi son sentito dire da persone che passano per colte; e che in altre cose lo sono. I tratti sotto il livello del mare sono pochi e piccolissimi in confronto con la superficie totale. Il tratto più notevole e più noto, è quel terreno nella Tunisia e nell'Algeria meridionale che contorna gli Sciott di Melghig e di Garsa e di Asdige. Questi Sciott e le terre adiacenti formano })arte di quel terreno che si voleva mettere in comuriicazione col Mediterraneo secondo il progetto che prende il nome dal capitano Roudaire. Si credeva che anco lo Sciott di Gerid col prolungamento orientale, che è detto Sciott di Fegegi fosse più basso del Mediterraneo, e che bastasse un piccolo lavoro per tagliare l'istmo di Gabes che si stimava più stretto e più basso di ({uel che non sia. Ma si trovò prima da una spedizione ita- liana diretta dal compianto Antinori e poi da altre e dal Kou- daire stesso che lo Sciott di Gerid era molto più alto del livello del mare (19.40 all'O., 40. Kj all'È.) e che bisognava fare un canale lungo forse 180 chilometri per giungere alle terre basse che sono attorno allo Sciott di Garsa; j^er ciò si dimise il pen- siero di ((uesto golfo artificiale. Le dejìressioni hanno una su- perficie di forse GOOO chilometri quadrati e giungono a circa 2 metri per lo Sciott Asluge, circa 21 per lo Sciott Garsa e 51 per lo Sciott Melghig, sotto il livello del mare.

Si credevji clie le oasi di Augila e di Gialo fossero in una in- senatura profonda e come tali si trovano segnate in molte carte e in molti libri, ma ora è accertato che Angila è alta 40 metri sul livello del mare e Gialo apparisce ancor di più quantunque la sua altezza non sia bene accertata. L'oasi di Sina è un breve tratto che si abbassa di forse 25 metri sotto il livello del mare,

Geografia e Geologia dell' Africa 43

e andando a E.-8. E. si trovano le depressioni dell' Oasi di Arad a 70 metri, di Uttia 20, del lago di Sittra ^27; ma tutte queste non sono clie cavità di un terreno alto, separate tra loro da terre elevate, siccliè anche qui si perdette la speranza di una immissione di acqua dal mare.

Verso il Nilo vi è la valle di Natron che è profonda 2 metri sotto il livello del mare. Noto qui che la valle di Natron è a ponente del Nilo di Eosetta e non a levante come sfuggì a molti autori reputati.

A Sud della valle di Natron nel Fajum è pure un' altra de- pressione nel Birchet el Cherun che va a. 29 metri sotto il li- vello del mare.

OilsL Parlando del Sahara si è ])arlato e si parla senqjre di oasi; queste veramente non troverebbero luogo a questo punto della trattazione inquantochè non sono un fatto orografico, ma idrografico. Infatti la loro esistenza non è contraddistinta in modo particolare dal fatto di terre alte o basse, o da qualunque altra condizione del terreno, ma solamente dalla presenza del- l' acqua. Dove non è acqua costante non può essere vegetazione permanente, che è la condizione necessaria alla esistenza di un'oasi; poco importa se quest'acqua scende sotto forma di pioggia, si accumuli come neve, sgorghi come fontana, scorra come fiume, si cavi da un pozzo; sicché è da trattare piuttosto questo argomento in altro luogo. Pure, perchè un fatto così inqiortante non venga del tutto troppo lontano, credo comodo di indicare le località dove si trovano le più importanti fra le oasi conosciute ; dirle tutte sarebbe impossibile e inutile.

Verso la costa dell'Oceano Atlantico le oasi sono quasi esclu- sivamente ai confini del Marocco, del resto la costa è, })uò dire, assolutamente deserta; lungo 12° occ. di Green, si trovant.) due gruppi di oasi; uno all'incrocio col 25° parallelo e l'altro col 20", 21°, quest'ultimo è il paese di Adrar. Fra l'Antiatlante marocchino e il deserto si trovano le importanti di Tafilet e quelle sulle rive della Draa e tra queste e l'altipiano di Ahaggar

44 Geografia e Geologia dell'Africa

sta un gruppo, fra le ouali importantissima Tuat. Da queste al Sudan non si conoscono oasi, salvo f|ualclieduna piccolissima; ma avvicinandosi al grande arco del Xig-er si trova T im2)ortan- tissima Timljoctu e le minori che la circondano. E queste sono presso a poco sul occ. di Green.

Procedendo a levante dal 5" al IO'' di Green, si trovano quelle del Sahara aluerino dove è notevole Vargla e più a levante Gadames, nodo di strade di carovane, a mezzogiorno di questa r altipiano di Ahaggar e dei Tasili ha vegetazione ed abitanti, ma non è stato visitato da Europei; verso il Sudan l'altra di Air, dove Agadef è un centro im})ortante di vita sahariana.

Un'altra linea di oasi si trova lungo il 12° e 14° ov. di Green. Questa comincia al Nord colle oasi di Tripoli e con quelle vi- cine tra i monti Xefus; più a Sud r'inq)ortantissimo gru})po at- torno a Mursuc che forma il paese di Eesan, e poi quella linea di oasi che collega Mursuc col lago di Tsad. Le più importanti fra queste sono le oasi di Jat, Siggedin, Canar, Canar, Bilma, Debbela, Agadem. A levante di questa linea sta il gruppo del paese di Tibesti.

Un'altra linea di (jasi; ma interrotta, e nel deserto libico tra il 16** e 22° ov. di Green. Al Sud dell'altipiano cirenaico stan le oasi di Augila e di Gialo; in mezzo alle solitudini sabbiose quelle che formano il griq)po di Cufra, Taiserbo, Chebabo, Bu- scima e altre minori, più al Sud nulla tino a Vagianga.

Sul confine d'Egitto vi h il più celebre grupjìo di oasi, ce- lebre almeno storicamente. La linea comincia con quelle che son presso il golfo di Sollum e j)OÌ va a Sina, Tarafra, Sachei, Cargeh.

E pili a levante ancora si può considerare come una im- mensa oasi tutta la vallata del Nilo nubiano ed e^'iziano.

Monti del SlCflaìl, Abbiamo notato i)iù sopra la pen- denza generale del Saliara dai monti deirAliaggar e di Tibesti verso il mezzogiorno. Questa pendenza continua fino ai punti di massimo avvallamento, che sono il corso del Niger in occi-

Geografia e Geologia dell'Africa 45

dente, il bacino del lago T.sad dal lato orientale ; a Timboctn si è a soli 245 metri snl livello del mare, il lago Tsad è presso alla stessa altezza, quantunque questi due punti sieno tanto entro terra. Questo fatto di bassure nel centro del continente, notato come una cosa singolare da molti geografi, mi pare poco sorprendente giacche è più comune di quel che si mostra di credere; le due Americhe sono allo stesso caso, anclie nell'Au- stralia si trovano delle forti depressioni dopo i rilievi della costa.

Al Sud di queste dej^ressioni ricomincia la salita e si va alle alture che dividono il bacino del lago di Tsad da quello del Nilo, del Congo e dal Niger. Questo tratto è uno dei più sco- nosciuti dell'Africa, e non è che qualche raro tratto di paese che sia sufficientemente conosciuto. Diremo quel che si sa.

Dal monte di Marra nel paese del Dar Fur, dove si è fatto capo colla grande catena sahariana, si staccano a S. e S. 0. dei monti che vanno nella direzione dello Sciari e separano questo fiume dalla regione degli affluenti del Nilo; si incon- trano i monti Tegesche, Gherc, Medogo, Caga Bele, Caga Dif- fili, che sono picchi elevati assolutamente 800 metri al più, e si elevano appena 200 o 250 metri sull'altipiano circostante. Sulla sinistra dello Sciari, fra questo fiume e il Binue, sono stati notati i monti Vudala, Magar, Mindif, Kamolle, Holmu; ma poco si sa di più; il corso inferiore del Binae attraversa al- cune file di monti paralleli l'asse dei quali va da N. 0. a S. E. e sono i Saranda, i Gora, i Murchison, i Dutgin sulla destra che continuano nei Babandiella, nei Tumbina, negli Albermale sulhi riva destra. ^' Sono poco alti e ancor poco conosciuti, pure è no- tevole la loro orientazione parallela all'asse del grande sistema sahariano.

Che cosa poi stia fra questi monti e fra Y alto corso del Bi- nue e il Congo ne io, altri, credo, sa nulla di preciso per ora.

1) Per questi ho seguito in tutto la carta clell'Habenicht,

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I monti .sulla destra del Binue separano il baeino di questo fiume da quello del Waube fino al Niger.

Dal corso inferiore e medio del Niorer lino al oolfo della Gui- nea e all'Atlantico si trova un tratto di terreni alti i quali a cominciare dalla dej^ressione delle rive del gran fiume da Tim- boctu in giù, A'anno lentamente alzandosi fino a una elevazione massima che si trova in media a una distanza di un 150 chilo- metri dalla costa e parallela a questa. Verso il mare il pendio complessivamente è più erto che verso l'interno. Tutte queste cose sono ipotesi confortate da alcune notizie di fatto; ma bi- sogna confessare che anche })er questi monti abbiamo ben poche notizie 2)recise.

II tratto meglio conosciuto è il più occidentale dove gli esploratori francesi, jiartendo dalla colonia della Senegambia, si addentrarono e poterono esaminare meglio che in ogni altra parte queste montagne. Questo tratto ha il nome complessivo di monti di Futa Gialon. La regione montagnosa si sviluppa dal Nord al Sud con una leggera inclinazione ad Est per una lunghezza di oltre 300 chilometri con una pendenza j^iù aspra verso il Nord, più allungata verso il Sud e l'Ovest. Una gran parte di essa si compone di terrazzi accidentati, coperti di blocchi sparsi e tagliati da burroni bruschi e profondi ; questi altipiani centrali si appoggiano poi ad altipiani più bassi in mezzo ai quali i fiumi si sono scavati dei larghi letti, e così vanno finendo nella pianura littorale. Sull'altezze di questi monti abbiamo notizie poco sicure, si trovano dei punti alti 1800 metri, ma si vuole che ve ne siano perfino di 3000.

Dacjiuesti fino ai monti della Costa d'oro non abbiamo altra notizia sicura infuori di ([uella della loro esistenza. Fra il Kio de Volta e rojnn. si stcndr una catena nou molto alta detta dei monti (Jboso.

Piaìllire costiere, Tra questi monti e il mare si sten- douo delle pianure basse, attraversate da fiumi non lunghi, ma iinpoi'taiiti ])('i- ìabbniidiiiiza dciracijiia raiisata, cnmc si vedrà,

Geografìa e Geologia dell' Africa 47

dalle abbondanti pioggie; e sono varie per forma e per .saluljrita. La costa della Senegambia tutta baie, tutta insenature, colle montagne che scendono spesso fino al mare coi loro contrafforti, è sana e bella. La costa della Guinea piena di paludi, di lagune, divise da sottili treccie littorali dall'Oceano ; umida per quelle, per i fiumi, per le j)ioggie abbondanti, è ricca di vegetazione lussureggiante, ma è altresì delle più pestifere che si trovino sulla terra.

3IontÌ orientali, Dal Sahara Nubiano al Capo di Buona Speranza si eleva il più potente sistema montagnoso del- l'Africa ; una fila non interrotta di alture più o meno elevate e di forma diversissima, ma che nell'insieme formano come una larga imponente muraglia che divide le pianure centrali dal- l'Oceano Lidiano.

Dalle alte pianure nubiane si passa alle alte pianure nelle quali scorre il Nilo Bianco, le quali vanno innalzandosi lenta- mente verso il mezzogiorno.

Il Nilo segna il punto più basso di questo altipiano esso a Cartum è a 385 metri sul livello del mare, a Ladò 4G5. Queste due cifre indicano la piccolissima pendenza in questo tratto di terra, a destra e a sinistra le due rive ascendono, ma da ogni parte lentamente, sulla destra l'ascesa è lenta solo fino ai piedi delle montagne etiopiche. Su una lunghezza che va dai 200 ai 400 chilom., l'ascesa appena giunge ai 150 metri, giacche Se- naar è a 429, Famaca e a 497 m. Al di di questo punto sor- gono le montagne dell'Abissinia di cui parleremo. Sulla riva sinistra l' ascesa non è meno dolce, a Tagia, più di 500 chilo- metri lontana dal Nilo, si è alti 600 metri, non più di 200 sul livello del Nilo. Cosi tutto l'altipiano del paese cosidetto delle Riviere ha sempre un' altezza che va dai 420 ai 450 metri, ed ascende poco più verso Sud e verso Ovest (Lifii 575) dal lato delle alture che limitano il bacino del Nilo. Verso lo Sciari sono i monti Mangajat poco più alti del piano che vanno dal Dar Fertit al monte Marra del Dar Fur che nominammo più volte

48 Geografia e Geologia dell' Africa

i quali formano la cima di displuvio; monti poco conosciuti, che si spiegano a vasto semicerchio all' occidente del Bar-el- Arah. Fra i fiumi poi che formano il Jiar-el Gazai e quelli che probabilmente formano l' Ubangi (secondo l'ipotesi di Wan- ter), sta una linea di displuvio poco decisa, sulla quale si ele- A^ano i monti, ma monti così per dire, Liborro, Daragumba, Pambia, che si attaccano a N. O. coi Marrajat e a S. E. col Ba- giusa (1300 m.j e di coll'altipiano dove sorge Wando (850 m.) che va a legarsi con quello attraverso il quale passa il Nilo a monte di Ladò. Con questo e colle montagne abissine sojira- dette entriamo nella zona delle alture orientali, finora veramente non si fu che su una zona di terre alte, interrotte da alcuna eminenza, ma aventi l'aspetto più che d'alti'o di pianura.

Montagne abissine» I monti abissini sono un pos- sente complesso di altipiani e di vette che vainio dal 17° al di hit. Nord jier 1300 chilometri di lunghezza e un unissimo di 600 di larghezza e formano la j)iù importante parte del sistema orografico orientale dell'Africa.

La parte settentrionale o propriamente al)issinica è formata da un insieme di altipiani spianati e di terrazze che presentano a levante un orlo continuo, alto senq)re più di 2000 metri, ma che tocca anche i 3500, va da Nord a Sud sul meridiano di Mas- saua fino al parallelo, e continua piegando verso S. 0. come sostegno orientale dell' alti^^iano di Cafta, fino a unirsi coll'alti- piano dei grandi laghi niliaci. Questo orlo abissino che ha un declivio unito dalla parte del Mar Rosso, forma due allarga- menti alle estremità, uno a settentrione ed è l'altipiano del Ti- gre, l'altro a Mezzogiorno ed è quello dello 8cioa; fra Tiino e l'altro un terzo allargamento verso ponente forma il territorio dove è Debra Tabor, clic va oltre i 4000 metri. Tutti questi al- tipiani hanno una pendenza lenta verso Ovest. Al di del- l' avvallamento, un altro orlo, anche questo molto ampio e che si allarga sempre più verso la parte nieridionale, è detto a Set- tentrione Simen, dove il Ras Giaiid passa i 4000 metri, e a

Geografia e Geologia dell'Africa 49

Mezzogiorno forma la parte alta dell'Asinara: fra questi orli h una vallata alta pur essa, in mezzo alla quale sta il lago Tsana, il punto, si comprende, più basso, ma che si eleva tuttavia 1850 metri sul livello del mare. Le incisioni delle valli più impor- tanti sono dal lato di ponente; il pendìo è vario secondo la compattezza della roccia erosa; ma le pareti sono sempre molto scarpate, talora quasi a perpendicolo. Tanto le ruglie quanto le erosioni dei torrenti si mantengono in allineamenti continui.

A Settentrione di questo si stende, scendendo verso il de- serto nubo, un pendìo che nella parte più alta è conosciuto col nome di altipiano di Clieren (1450) o dei Bogos. A mez- zogiorno poi dell' altipiano dello Scioa si trova quello di Gaffa a 2000 metri.

Vedemmo come a ponente dalla base di queste montagne scenda il piano del Nilo; a levante scende pure una pianura strettissima pochi chilometri al N. verso Massaua, che si allarga poi verso Mezzogiorno fino a costituire la grande penisola dei Somali, dove il mare dista dalle montagne abissine fino a 1200 chilometri.

Gli altijjiani di Gaffa continuano a Sud con quello che rac- chiude in se i grandi laghi. Già poco a monte di Ladò il Nilo h in una regione più accidentata complessivamente più alta e con pendìo molto più sensibile che nel tratto precedente.

L' altipiano dei grandi laghi si stende fra la pianura costiera del Zanzibar e le j)ianure del bacino del Gongo e il bacino dello Zambese e si prolunga in direzione occidentale fra questi due a collegare il rialto costiero orientale all'occidentale. Tutto il tratto, che va dal Moutan Nzige (lago Alberto) fino alla pianura orientale, e dal Niassa al Lualaba e che ha per centro topogra- fico rUniamuesi, è un grande acrocoro che passa in ogni luogo i 1000 metri di altezza. Il lato orientale è il più elevato, sjie- cialmente nella parte settentrionale dove si trovano i picchi più alti dell'Africa, il Ghenia (5500 m.) che sta alla parte nordica di questa linea di sollevamento e il Gliilimangiaro (Ghibo degli

i. Geografìa e Geologia deìV Africa.

50 Geografia e Geologia dell'Africa

indigeni Ciagas 6050).^^ Questa linea di sollevamento si collega a Nord con l'orlo orientale dell' altÌ2)iano etiopico e continua al Sud. Parallelo a questa e 80 o 100 chilometri lontano, è l'al- tipiano del paese dei Massai clie sta a levante del gran lago Uchereve e dell' Uniamuesi ed ha due livelli uno più basso (1000 o 1200 l'Umbugue) ed è sterile e improduttivo, l'altro più a Nord fino al lago Baringo, più alto (1500-2700 m.) che ar- riva al massimo nei monti Aberdare, all'O. del Chenia, che vanno dai 3500 ai 4200 metri. All'O. di questi ima linea di de- j^ressione che va da N. a S. è occupata nei fondi da laghetti che son d'acqua dolce al Nord, salati quelli più meridionali. A Ovest del j^aese di Massai, sono l' Uniamuesi e l' Uchereve (Victoria Niansa, alto circa 1200 m.). All'Ovest di questo l'alto altipiano del Carague dell' Unioro dove si trovano alcune cime importanti fra cui Mfumbiro 3000, il Lavvson (3300?) e il Gambarangara 4200? e a ponente di questi i laghi Muta nsige e ]\Ioutan nsige (700), dove il suolo comincia la pendenza ra- pida verso Ladò, di cui parlammo piìi su, e a Ovest di questi laghi i monti azzurri che separano il bacino del Nilo da quello del Coiigo che soiio a minima distanza.

A ponente dell' Uniamuesi è la grande scavatura lunga più di *J0U cliilometri occupata dal lago Tanganica (780) al di del quale il paese di Urna, non molto alta regione (L. ^[oero 850, Banaba 810, Cabambarra 720) dalhi (piale si scende sulle rive del Congo (Niamgue 620).

A mezzogiorno si trova il lago Niassa (480) basso e con altri tratti non alti attorno, a levante di es><o i monti si prolungano da N. a 8. alti ancora un 1000 metri; ma dal lato orientale il terreno va abbassandosi di qua fino all'Oceano Indiano. A Ovest del lago Niassa invece il piano ì- molto alto e da ([uesto lago all'Oceano Atlantico va la suaccennata linea di disi)luvio fra il Congo e lo Zambese, che ^ uno dei tratti più caratteristici del-

1) Petermanns Mìttheìhnnjpn, 33. Bantl, 1887. Tafel, 19.

Geografia e Geologia dell'Africa 61

r orografia africana, questa e un complesso di terre alte dai 1200 ai 1400 metri con monti che raggiungono cifre ancora mag- giori ; e si stende da levante a ponente avendo come linea me- diana il 12° parallelo meridionale. La cima è appianita e con pendenze incerte sicché in molti punti si intralciano e si con- fondono i bacini dei fiumi che ne sororo;ano.

La riva occidentale del Niassa e fiancheggiata da una erta e alta scarj^a che sostiene a levante l'altipiano su cui sta il Banguelo. Il monte Covivvi e il più alto ed è alla metà del Niassa. Il piano al di è alto, il lago Banguelo è già a 1120 m. sul livello dell'Oceano e tra i due laghi sorgono dei monti im- portanti. Al Sud del Tanganica sono notevoli i Cingambo dove ha sorgente il Sambesi uno dei rami che formano il Congo, come si vedrà poi. A S. dei Cingambo, il Citane alto 2030 m. Questi monti segnano lo spartiacque fra i due laghi, poi pie- gano a ponente; e al Sud del Banguelo stanno i monti Lo- chinga sul pendìo dei quali si trova il villaggio di Cabinda dove il 4 Maggio 1873 Livingstone finì la vita avventurosa e santa.

A settentrione e ponente del Banguelo si trovano dei monti ancora poco determinati; i quali però complessivamente incli- nano verso settentrione, attorno al bacino del Moero (850) at- traverso i quali si fa strada il Luabula.

Continuando verso ponente la cresta sale sempre, il lago Gilolo è a 1445 metri e il piano che lo circonda dove hanno origine lo Zambese e il Cassai è appciui qualche metro di più (Calenda 1470). Ad Ovest ancora dove sorge il Lumegi si trova 1580 m. di altezza, finche si arriva all'altipiano verde e fresco di Bihe; dove hanno le sorgenti le acque che vanno al Congo, allo Zambese, al Cunene, al Cuvo si ha il più alto punto di questo altipiano (1681) che si annoda coi monti paralleli all'Atlantico. Da questa linea mediana scendono le due linee di displuvio, una al Sud verso il Ngami di cui diremo poi, e r altra al Xord verso in Congo. Questa scende con un pendìo

52 Geografia e Geologia dell'Africa

molto uoruale fino ad avere 1000 metri d'altezza verso 1' 8" di latitudine meridionale con due bassi addenti-amenti simmetri- camente collocati ai due lati, all' Oriente quello del Moero (850) suddetto, a Occidente quello della pianura di Cassange (945). Questo altipiano è 2:)rofondamente intagliato dai tanti fiumi che vanno a formare il Cua Cassai. Tra queste incisioni sporgono le maggiori altezze fra le quali taluna si innalza di molto sojn'a il livello medio, come la attuale residenza del Munta Janvo, Mussumba che ò a 1800 metri.

Monti del Cristallo, Sulla costa occidentale lungo l'Oceano Atlantico si trova, come si disse più volte, una bar- riera, che racchiude anche il bacino del Congo. Alla sinistra del Binuè dove lasciammo la descrizione della costa di ponente, sorge quel fenomeno particolare della geografia africana, che è il monte Cameron, alto 4000 metri, accompagnato da qualche minore altezza come l'Ova (IGOOV).

Al Sud di ({uesto vi è una terra bassa, che va tosto innal- zandosi verso la baia di Corisco; fatti andando da Nord a Sud troviamo i monti Elefanti (alti 520 m.) i monti Alouette, 1040, il Monte de la Mitra 1200. Questi danno principio a ([uelle catene parallele alla costa, sostegno dell' alti])iano in- terno, attraverso alle quali forzarono il passaggio l'Ogove ed il Congo; dalla baia di Corisco all'Ogove essi portano com- plessivamente il nome di Serra do Cristal, che a 100 chilometri dalla costasi alza bruscamente sul piano; Ajnlaman che si trova alla base è a 500 metri di altezza, poco al Nord presso Mbem sin 900 m., sulla cima presso l}iml)achi 1500, altezza che si mantiene verso T interno. Tra TOiiOve ed il Cono'o si hanno le terre poco alte abitate dai Fan e dai Bateche, le quali scendono rapidamente al mare, così da presentale un;i linea di monti ai quali fu dato il nome di Sierra Complida. Questo paese è atti-a- versato da alcune rughe parallele alla costa, fra le quali la più inq)ortante e la catena di Asciangu, ma in generale è molto ac- cidentato da frastagliamenti, da erosioni prodotte dai iiiimi che

Geografia e Geologia dell' Africa 63

vi hanno sorgente e che lo attraversano in tutte le direzioni per recarsi all'Ogove, al Congo ed al mare ; le altezze variano dai 300 ai 750 metri.

Dal Congo fino al nodo di Bilie, le montagne costiere pre- sentano lo stesso aspetto; sorgono a gradinate, j^arallele alla costa, con un pendio che ascende verso l'interno, l'altezza mas- sima va crescendo dal Nord al Sud. Così abbiamo due ranchi di altezze. Uno più vicino al mare che da Xord a Sud ha questi dati: Caiusa 476, Sauga 620, Chibuacata 572, Losinghi 974. Alquanto più addentro, corrispondenti presso a poco ai sud- detti notansi S. Salvador 562, Bembe 770, Pamba 714, Lunga 1682, e più addentro di questi i monti di Cassange clie jias- sano i 1000 m., i monti Tallamnngo e i Mossamba più alti ancora.

Da Benguela a Bilie la salita che corrisponde alle ultime cifre notate è ancora più alta e più ripida, e ascende alla sud- detta altezza di Belmonte (1681), ma dei jiicchi si elevano ben al di là. Neil' altipiano di Bilie si notano fra gli altri il Lovili, l'Elonga, il Cuoia, l' Olombauganda che vannodai 2000 ai 2400 metri.

Bacino centrale, Da tutti i monti e gli altipiani che ab- biamo descritto, e da quelli sconosciuti che accennammo al Nord, scende il piano verso la linea più bassa che è indicata dal corso del Congo. Anche qui, come al Nord nel lago di Tsad, abbiamo una depressione centrale circondata da monti o da piani molto più alti, e che sarebbe un lago e forse un grande lago senza la breccia aperta fra la Serra do Cristal e la Serra Complida. Questa pianura ancora non molto conosciuta è però, rispetto al livello del mare, un altipiano; le cifre che si danno sono que- ste lungo le rive del gran fiume Niamgue 620, Fall Station 450, Ikngala 330, Bolobo 310.

Africa ìneridionale, Tutto quello che sta al Sud del 12*^ parallelo è un grande alti])iano che presenta il solito aspetto di un alto bacino interno circondato da terre più alte con qualche pianura costiera. La parte N. E. di questa immensa

64- Geografia e Geologia dell'Africa

reo-ione è costituita dal bacino dello Zambese die occupa il pendìo meridionale di quella linea di altipiani di cui si è parlato poco sopra e che è limitato al Sud dai monti Gorongosa, Inan- o'ala, Ma,sciona, Matoppo che si elevano a 1100 o 1200 metri sul livello del mare e poco sulla pianura, e vanno da Levante a Ponente nel regno di Matabele, e dividono le ac(|ue che vanno nello Zambese da quelle die vanno nel Limpopo.

Più ad Ovest sta il bacino del Cuando e del Cubango questi due lunghi corsi d' acqua che nascono vicini airAtlantico dicci volte più che all' Indiano nella direzione del quale portano le loro acque. I bacini di questi tiumi occupano T alto paese a Sud di Bilie e di Mossumba; essi scendono in un territorio alto, semideserto, che attraversano, e portano le loro acque: il Cuando allo Zambese poco sopm le cateratte di Vittoria, e il Cubango al lago Xganii (884j; questo ra])presenta uno dei punti più bassi della intera regione. La idrografia di questa ò poco nota, sembra che il lago Xganii, e altri come il Xtue, il Soa ricevano il soprapiù delle acque del Cuando in piena e che restino perciò uniti, che in altre stagioni restino divisi. Questi ultimi laghi sono congiunti col Xgami dallo Zuga fiume lungo forse 400 chilometri, e la pendenza del suolo è tanto poca che questo fiume a seconda delle pioggie scorre in Aprile e Maggio da Ponente a Levante per andare in senso inverso riportando le acque al Xgami nei due mesi seguenti.

Cdlnhavvi, Al Sud di (|uesto distretto stendesi il così detto deserto di Calaharri, o Carricarri. È un piano immenso notevolmente unito, tagliato in diversi sensi dai letti disseccati di antichi fiumi. Si estende dal fiume Guriep al sunnominato lago Xgami per i'OO chilometri, confina, al di di questo, col paese degli Ovambo, e somiglia per molti motivi col bacino del Xgami stesso, col quale si potrebbe anche unire. All'Ovest esso lia le colline del paese dei Xamaqua, all'Est l'altipiano dello Stato Trans vallano, al Sud il paese del Capo. Tutto questo al- tipiano è inclinato da Xord a Sud.

Geografia e Geologia dell'Africa 55

Monti di yamaqifa, All'Ovest dicemmo che stan le colline di Namaqna. E paiono colline viste dairinterno; ma dall' esterno sono montag-ne. Queste si attaccano a quelle del paese di Angola e di Benguela e continuano verso Sud coll'asse 23arallelo alla costa; ma mentre le montagne dei possessi por- toghesi si legano a levante coli' altipiano di Bihe, queste invece hanno a levante i suddetti paesi degli Ovambo e di Calaharri. Al Sud del Cunene non sono molto alte ma si ero-ono a 1000 metri nel paese di Damara. A Levante di Waliisclibay si innalza un importante gruppo di montagne che passa i 2000 metri di altezza, la cima più importante (Omataco) tocca i 2300. Più al Sud la montagna si abbassa, ma non tanto che la strada da Angra Pequena a Betania non tocchi i 1427 metri, e molti altri punti sorpassino i 1200. avvicinandosi a quella cifra.

Altìire alV Oriente. A levante del Calaharri sta l' al- tipiano del Transvaal e dell'Orange Vrij Staat. Questo è un'alti- piano di pascoli 2)oco accidentato, di un' altezza media di 1 350 m., inclinato verso l'interno a N. E.eS.O. Esso si appoggia alla ca- tena di montagne conosciuta col nome generale diDrakenberg, o con quello indigeno di Quatlaniba. Questa catena è parallela alla costa orientale dalla quale dista col suo asse un 250 cliilom. Essa divide i piccoli bacini dei fiumi che scolano a levante da quello grande del Guriep. Questa catena non è che la conti- nuazione di quelle linee di monti e di altipiani clic lasciammo attorno al lago Niassa, e continua al Sud col nome di Stormberg e poi all'Ovest con quelli di Nieuweveld, di Zwarte-berg fino air Atlantico e al Capo. Il punto dove i Drakenberg finiscono di portare questo nome per assumere quello di Stormberg è ideale poiché non h indicato da nessun fatto fisico. Questi monti sono in generale erti nel pendìo orientale e scendono con pen- dìo dolce e in terrazze verso rOccidente. L'altezza è di circa 1500 metri ma molti picchi la sorpassano : il Giants Kop ò 2745 metri, il Mont aux Sources arriva ai 3350.

3l0nti del Capo. La continuazione ad Ovest suac-

56 Geografìa e Geologia dell' Africa

ceiinata forma le moiitag-ne della Terra del Ca2:)0. Questo nioii- ta2:ue luiiiio la costa sono rotte iu frammenti dai torrenti che le hanno erose, e sono seguite da catene 2)arallele, le prime dette le Montagne Nere, Zwarte berge, che toccano i 2200 m. Al di dietro di queste le Xieuweveld formano una terza fila parallela, che prende nome a Occidente di Komsberg. A Le- vante si abbassano nei Winterberg ; ma dopo \ avvallamento di cui si profittò per costruire la ferrovia che mette in comunica- zione la città del Capo col paese dei Diamanti, si rialzano gli Schneeberg clic raggiungono nel Monte Compasso i 2736 me- tri e si attaccano a Levante cogli Stromberg. Dietro questi nel- l'ai ti j^iano che declina a Nord verso l' Grange \\ è un'altra linea parallela della singolare formazione dei Carru di cui si parlerà nei seguenti capitoli. -

Lungo l'Atlantico i Carnies, i Cedar. gli Oliphant che fini- scono col monte Winterhock (2085) continuano i monti del paese di Namaqua.

3lCldagctSCaì\ In questa is(jla le montagne stanno da N. a 8. in un allineamento parallelo al grande asse del- l'isola e al rilievo orientale dell'Africa. Il rilievo principale, che forma la linea di displuvio fra le acque che vanno nel- l'Oceano Indiano e (juelle che volgono vers.o il Canale di Mozambico, va dal punto })iìi settentrionale dell'isola fino a Fort Dau]j]iim accostato molto j)iìi alla riva orientale che non alla occidentale. Il versante orientale si conqione di più catene collocate in direzione parallela e fra di esse si trovano delle depressioni nelle (piali scorrono talora alcuni fiumi che poi si aprono il passaggio al mare attraverso la catena costiera; la prima serie di montagne va fin«j ai mille metri, la seconda quella che forma il vero spartiacque raggiunge i IGOO metri. Il pendìo verso 1' Oceano Indiano è erto e scosces(ì a gradoni. Nella parte centrale si trovano alcuni altipiani di varia al- tezza attraversati da linee di alture clie talora diventano vere montagne ; il gruppo più importante di queste è quello dei

Geografia e Geologia dell'Africa 57

nioiiti Aucaratra, nei (|uuli «i trovano altezze elie A^aiiiio fino ai 2600 metri.

Sul versante occidentale il pendìo è dolce e interrotto da linee di montagne di scarsa importanza fra le quali van no- tati i monti 13amaraca presso la costa e più addentro i monti Bongolova. paralleli all'asse dell'isola.

IV

Generalità sulla geologli dell' Afeica. Fonti princi- pali. — Geologl\ della regione dell'Atlante fino alla

FINE dell'epoca TERZIARIA.

Se può dirsi giovane il nostro pianeta nella evoluzione, clie la scienza ora crede di intravedere nella vita dell' Universo, sulla faccia di esso pianeta però sonvi delle terre, formatesi in epoca antichissima ed anticamente emerse dal mare; le quali terre, in confronto di altre regioni, non dirò del piano e dei colli, ma delle zone montuose prealpine, si debbono considerare come antichissime, e sono quindi alla loro superficie abrase ed erose in modo straordinario.

Tale è appunto, per la massima parte della sua estensione di circa trenta milioni di chilometri quadrati, il continente africano; tantoché quei terreni cristallini, azoici e paleozoici, i quali nelle regioni alpine affiorano sopra elissoidi justaposte, più o meno deformate, con monti a pendìo riindissimo, nel- l'Africa, come nell'India, nell'America meridionale e nell'Eu- ropa settentrionale, costituiscono invece sterminati paesi ad al- tipiano od a morbide ondulazioni, però solcati da lunghissime valli ed alla superficie ricoperti da potente ammanto di stacelo roccioso. Ed i terreni meno antichi, ma che tuttavia nelle re- gioni a carattere alpestre costituiscono anq)ie zone di monti spesso non meno elevati clic le vette princi})ali, come sono i terreni giuresi e cretacei, nell'Africa si aggruppano in plaghe

58 Geografia e Geologia dell'Africa

isolate, non molto discoste dalle spiagge e sempre caratte- rizzate dalla forma orografica ad altipiano.

Siffatti massicci continentali antichissimi, secondo le idee clie ora sono più comunemente accettate dai geologi, nelUnltimo restringimento che ha subito il nostro pianeta per rapida per- dita di vapori e di calorie, e per conseguenza nell'ultimo rag- grii)ziiiiento verificatosi alla sua superficie, hanno esercitato la tiinzionc di immane strettoie; si sono accostati, determinando più tormentati corrugamenti nelle regioni intermedie. Di queste talune furono del tutto sommerse, come l'Atlantide e la Lemuria; altre furono soltanto nelle loro depressioni invase dal mare, come la regione Mediterranea; altre ancora si mantennero so- pra enormi gradinate o soj^ra ondulati altipiani ; tutte poi pre- sentano una struttura stratigrafica"^incomparabihnentc più ac- cidentata, per curve, per rovesciamenti e per salti, in confronto coi massicci continentali, che non hann(^ subito lo stesso grado di corrugamento.

La regione settentrionale o mediterranea dell'Africa parte- cipa del carattere delle contrade a pronunciato corrugamento; ma pel rimanente, per quanto ora conosciamo, le formazioni si acconq)agnano orizzontali sopra distanze sterminate; tantoché nell'Abissinia, a cagione d' esempio, da Alitalo ai confini dello Scioa, i calcari giuresi j^resentano soltanto jioclie centinaia di iiictii di diversità altimetrica; e nelle regioni a giacimenti car- boniferi del Transwaal e del Xatal, la ricerca del coinl)ustibile, di epoca non più recente del trias, si pratica col criterio del- l' attitudine.

Avendo noi raccolto nella bibliografia un certo numero di indicazioni sulla letteratura ofeolojTica africana, non o'ioverà che (jui si enunierino nennneno i })rincipali dei naturalisti ai quali si devono le attuali conoscenze sulla struttura del suolo, di cui trattiamo; poiché i })iù ricchi di notizie furono i comj)ilatori e questi poi convennero in uno scarso numero di risultati sinte- tici, in genere abbastanza concordi; tantoché un giudizio sul

Geografia e Geologia dell/ Africa 59

merito relativo dei vari autori torna incerto e difficile, mentre tutti insieme hanno contribuito ad abbozzare un primo schema, che verrà precisato mano mano che la civiltà si farà strada, nel corso di molti anni e col sacrificio di molte vite, attraverso nn mondo tuttora ad essa cosi contrario. E questo schema è molto dissimetrico ; poiché, mentre abbiamo regioni, come l'Algeria e la Colonia del Capo, delle quali la struttura geologica è nota poco meno che per le meglio esplorate regioni europee, del- l'Africa tropicale, anche litoranea, abbiamo scarsissimi dati geo- logici e ne tornerà difficile compilare qualche pagina, volendo noi mantenerci nei limiti di quanto, oltre al corrispondere alla natura ed allo scopo di questo libro, può ritenersi più sicura- mente accertato.

La regione dell'Atlante rappresenta il più completo corru- gamento stratigrafico del continente Africano, a settentrione del grande tavoliere dei deserti, che si estende a levante nell'Arabia e nella Persia. Questa regione dell'Atlante è una prosecuzione dell'Europa, non solo per la sua composizione geologica, ma anche ^^er la considerazione che lo stretto di Gibilterra, aper- tosi in causa di un recente abbassamento, rappresenta un tratto d' unione tra i due continenti ; e l' altra terra sommersa tra Si- cilia e Africa ove è la nota dorsale che separa i due bacini me- diterranei, è la traccia di altra comunicazione tra l'Africa e r Europa.

La direzione delle rughe che compongono questa catena del- l'Atlante decorre verso nord e nord-est, poi si cangia in altra da est ad ovest, e nell'Algeria ripiglia a nord-est, con anda- mento sinuoso, che trova un bel riscontro nella movenza stra- tigrafica dei corrugamenti meridionali della penisola iberica e delle Baleari. Ed alla simmetria tectonica si aggiunge una molto marcata somiglianza quanto alle formazioni, che si succedono dalla spiaggia entro terra; inquantochè nella Barberia come nella regione Betica trovasi una zona litoranea di rocce vulca- niche, poi una zona di rocce scistoso-cristalline con gneiss e gra-

60 Geografia e Geologia dell'Africa

niti, alla quale fa seguito un ampio sviluppo di formazioni paleozoiche; e più interna, una molto maggiore estensione di terreni calcari, mesozoici e terziari.

Esporremo qualche particolare sullo svilu})})0 dei vari ter- reni nella regione dell" Atlante, giovandoci in particolare di un lavoro molto accurato del signor Blanckenhorn. pubblicato lo scorso anno,

I. SisteììlCl (IVCaico, Scisti cristallini e granito > Le rocce più antiche del periodo azoico, scistoso-cristalline, con banchi di calcari saccaroidi, sono limitate alla regione lito- ranea. E caratteristico il modo di presentarsi di dette rocce nei capi e nelle penisole, tra cui la s^naggia si interna in seni pro- fondi, in corrispondenza dei terreni meno compatti.

Un'importante massa gneissica si osserva al Giebel-Edough, ad occidente di Bona, limitata a sud dal lago di Fetzara. Se- condo Parran, questa formazione, fortemente inclinata a nord, si divide in quattro piani. 8i osserva una massa elittica di gneiss centrale^ con rocce di pegmatite, analoga a quella che si osserva presso Messina, e si innalza a circa mille metri; la circondano alle falde dei gneiss scistosi, con interstrati di rocce pirosseniche e granatifere. A questa fascia scistosa si appoggia a nord una fila di più basse colline con altri scisti granatiferi, talcosi ed argillosi, con bandii di calcare saccaroide e di minerali ferri- feri. Una serie molto analoga si osserva anche nelle Al})! del Canton Ticino e nel Piemonte. Xon mancano delle rocce verdi, augitiche, ritenute dal C()(|nan(l e dal Parran come eruttive, le quali rendono ancora più stretta l'analogia di ([uelle forma- zioni colla zona alpina, che il compianto Crastaldi distinse col nome delle Pietre verdi.

Nelle Provincie d'Algeri gli scisti cristallini costituiscono gran parte del gruppo di Giurgiura, nella Cabilia, ed 11 rilievo del Giebel l^ellona, attraversato in stretta valle dal tìume Sebaon, mostrando interessanti profili; e da (jucsti si scorge come alla base della serie esista un granito gneissico azzurrognolo, gros-

Geografia e Geologia dell'Africa 61

vSolano, clic per gradazioni passa in alto ad un vero gneiss; se- guono filladi e talcoscisti, ed in fine una potente zona di mica- scisti con bandii di saccaroide, potenti circa 20 metri, ricchi di piriti.

Ad est e ad ovest del golfo di Algeri si spingono in mare due penisole, che entrambe contengono afiìoramenti di rocce cristal- line; al capo orientale, di Matifou, si aggiungono delle rocce vulcaniche recenti. Ad occidente del golfo si osservano degli argilloscisti con banchi di calcare saccaroide, azzurro-scuro, con interstrati di gneiss e con dicchi di granito. Anche il capo Sidi- Farouch, ad occidente di Algeri, risulta, secondo Fischer, di micascisti e di granito scistoso. Presso ai capi Chenoua e Thènès, il Pomel menziona dei banchi sottomarini di rocce arcaiche. Quivi jjresso affiorano dei micascisti con tormaline e gneiss gra- natiferi al Ras-el-Dein, presso Melilla. Il Ras Torf o Caponegro, a nord di Tetuan, risulta di micascisti con tascoscisti granati- feri, con frequenti dicchi di granito e filoni quarzosi con an- dalusi te e lepidolite ; e le stesse rocce compaiono alla penisola, sulla quale sta la fortezza di Ceuta.

Nella regione meridionale dell'iVtlante queste rocce sono as- sai meno sviluppate, ed ancora più scarse nel Marocco; solo può supporsi un affioramento di esse lungo l'asse del Gebel-el- Tesah, dove il Maw accenna a rocce cristalline, con porfiriti, graniti e micascisti, che 1' autore ritiene appartenere all' epoca carbonifera.

II. Sistema paleozoico aufieo: Siluriano e ne-

VOtlianO, I sedimenti dei più antichi periodi paleozoici hanno uno sviluppo più limitato che le formazioni precedenti. Procedendo da levante a ponente, troviamo gli affioramenti di scisti paleozoici, alternati con arenarie quarzose ad impronte di molluschi e con dei calcarei oscuri, osservati dal professore Issel. I fossili accennerebbero al siluriano, che ò molto esteso in 8ar- deo-na: ma anahì^he rocce sarebbero state riferite dal signor Coquand al trias sui monti Edough e Filfilah, in Algeria.

62 Geografia e Geologia dell'Africa

Sul continente, in mezzo e presso agli affioramenti delle for- mazioni cristalline nella provincia di Costantina, compaiono di frequente degli argilloscisti con grafite e quarziti, coli' aspetto di rocce paleozoiche; ma passano solitamente ai gneiss. Sono assai distinti a Philippeville, a Giigielli ed a Bouklialfa, nella CaLilia. Presso le vette dei monti Giurgura, sui versanti ovest e nord del Tamgout-el-Kliedigia, si osservano degli scisti seri- cei e grafitici, ricoperti da argilloscisti variegati e da conglome- rati, che furono ritenuti dal signor Xicaise come siluriani.

Nella provincia di Oran ap2)artengono al paleozoico antico gli scisti filladici, clie i signori Ponici e Pouvanne distinsero col nome del monte Gar-Iiouhan; sono varicolori, generalmente rossicci od azzurrognoli, a volta colla j^otenza di 1500 m,, con lenti di calcare e di (piarzite e vene di quarzo latteo, con scisti gratifici al monte dei Leoni ed al Capo Lindless, al Gè. Skonna, Ain Tolba e Kebira, a sud di Nemours ; in quest' ultima loca- lità, con dicchi di granito contenente chiastolite ed andalusite. Al Gar-Ponbau sonvi giacimenti metalliferi. Da questi rilievi si stacca una catena di rocce j^jaleozoiche antiche, che raggiunge il Marocco, dove esse formano colle rocce arcaiche tutta la re- gione litoranea fino alla punta di Geuta, Il signor Coquand vi distingue due piani : delle grovacche scistose, conglomerati quarzosi e quarziti grigie con circa 200 m. di potenza; scisti sericei con j^otenti banchi di calcari scuri, scistosi alla base, in parte marmorei dello spessore di 120 m. FraTetuane Diaritz, nella valle del Cuitan, lo stesso autore raccolse numerosi fos- sili : coralli ramosi, Orihoceras, Ortkis, Bronteus palifer (trilo- bite siluriano) e crinoidi. Analoghe rocce, secondo il Lenz, sono sviluppate nei monti I^m-el-Kebin, nel jNfarocco, dove toccano l'Atlantico presso Casablanca. Secondo il Maw, le formazioni paleozoiche fonnano montagne fino di 1200 m. al limite nord del ])iaiio di ^Farrakesh, con tracce di coralli devoniani. Le medesime rocce furono poi riscontrate al Gè. "^l'ezali (3350 m.) ed al passf» di Prlbanau. (^^)nivi gli scisti ])aleozoi('i sono attra-

Geografia e Geologia dell'Africa 63

versati da clicclii di porfidi e comprendono secondo il Lenz dei potenti giacimenti metalliferi.

III. SisteìUa carbonifero, Questo terreno si mostra secondo il Bleiclier, nella provincia di Oran, lungo una zona a levante ed a ponente della città, al Gè. Kahr ed al M. Santo, nonché presso Nemours ad Ain Tolba, con grande potenza; al Capo delle Aguglie, nella catena dei Leoni e presso Oran, il terreno carboiiifero riposa discordante sugli scisti sericei e ri- sulta di conglomerati, di arenarie grossolane argillose con banchi e noduli di quarzo, con calcoscisti e quarzoscisti, con indecifra- bili impronte di vegetali e secondo Jourdan con impronte di Walchia^ genere assai frequente nel terreno permiano anche nelle nostre AIjdì. Seguono in alto dei calcari scistosi bindel- lini, dolomie cariate grigie con coralli, crinoidi, bivalvi e fora- miniferi analoghi a quelli del calcare carbonifero dell'America settentrionale, con depositi di minerali di zinco.

Nel Marocco e nell'Alto Atlante, il signor Fritsch riferisce al carbonifero inferiore gli scisti con interstrati di calcari e geodi limonitiche sul versante occidentale della valle di Urika, e questi terreni rappresenterebbero la continuazione verso po- nente di quelli accennati dal IVIaw come formanti, in posizione verticale, l'asse dell'altipiano anteriore dell'Atlante presso Mar- rakesh e presso Tasseremut. Ad oriente del Santuario di Mu- lai-Ibraim questi scisti salgono sino a 1500 ni. ed alcuni rilievi nel piano di Marrakesh lianno offerto delle impronte di felci.

IV. Sistema J^^i'^iiOtriasicO, Nella provincia di Costantina il Coquand ritenne triasica una serie di scisti, di filladi argillose, di arenarie ed argille variegate in taluni monti nelle vicinanze di El-Kantour ai piedi del Gè. Filfilah e Gè. Edono-h; sottostanno ad un calcare nero con fossili del lias inferiore, riscontrati nelle parti elevate di quelle mon- tagne. Delle adiacenze di Di-Sidi Sceikh ben Rohou egli de- scrive una serie potente 400 metri di filladi, quarziti nere e grigie, anageniti, argille, calcoscisci e marne variegate. Al Gè.

64 Geografia e Geologia dell'Africa

Filfilali, ad oriente di Pliiliiipeville, gli strati triasici sono meta- morfosati al contatto con rocce eruttive. Presso al massicio gnei- sico del Gè. Edougli, presso Bona, si appoggiano ad esso verso occidente delle arenarie quarzose, che seguitano a ponente fino al Ras-el Hadid o Capo del Ferro e sono attraversate da por- fido quarzifero; il Coquand le paragona alle rocce triasiclie della Spagna. Ma dobbiamo accennare che non trovasi fatto alcun cenno di rocce triasiche nella recente carta della pro- vincia di Costantina del Tissot.

Nella provincia di Algeri potrebbe riferirsi al permotrias un com2:)lesso di conglomerati rossi, di arenarie rosse e marne, che misura una potenza di 150 m. presso Azrou-Tidje nella Cabilia, ricoperto di calcari giuresd. A questo terreno potrebbe parallelizzarsi il cosi detto terreno delle Montagne dei Leoni del Pomel, che è composto di conglomerati ed arenarie rosso- scure; sebbene esso sia stato riferito all'infralias. Al Gè. Ka- har, ad oriente di Oran, queste rocce rij^osano discordanti sopra calcari ritenuti carboniferi ed altrove sopra altri conglomerati riferiti al carbonifero inferiore. Di fossili, si osservano soltanto dei tronchi di piante, ritenute permiane e dei banchi di litan- trace jiolverulento. Attraversano tali rocce dei dicchi di diorite e di 2)orfido e tra Nemours e Oudjde sonvi vene di galena e di blenda.

Pili a ponente, una lunga ed arcuata zona di conglomerati e di arenarie circonda gli affioramenti di rocce j^iìi anticlie sopra Tetuan, colla media potenza di circa 200 metri. Un'altra serie di arenarie rosse, compatte, spesso quarzifere con calcari e nuxrne variea'ate, si osserva nel Marocco e fu distinta dal Fritsch col nome di strati Wansero, dal paese di tale nome, presso Keraya, dove le medesime rocce ricompaiono accompa- gnate da masse eruttive di rocce doleritiehe e da giacimenti di salireunua.

CI

V. Sisteìèia giurefte. I terreni di (juest' epoca, in genere calcari, sono a preferenza svilii])pati nella catena del-

Geografia e Geologia deW Africa 65

IMllcUite, mentre nelle provincie di Tunisi, Costuntina ed Aio-eri essi costituiscono soltanto degdi affioramenti isolati, con massima estensione della catena dei monti Saida. Prevalgono i terreni più recenti del sistema. Diremo qualche jìarola di eia- scuna divisione principale dei terreni giuresi.

A) Lias. Questo terreno è sviluppato in quella parte del Teli, che da Guelma ed El-Kautour, per la grande e la pic- cola Cabilia . ed i massicci di Chenoua e degli Ouarsenis, si spinge fino ai monti Aures nel Tafna. Sono per lo più cal- cari poco fossiliferi e dolomie a struttura cristallina, scarse di fossili. Al Lias inferiore spettano i già ricordati calcari scuri tra Philippeville e Costantina, presso El-Kantour, in particolare nel Sidi-8ceikle-Ben-Reliou e dei Toumiettes ; quivi si rinvennero : Belemnites acutiis, Ammonltes Kridion, Pecten Hehli. Pentacrinus iuherculatus. Al (le. Filfilah il calcare, pel suo contatto con rocce eruttive, fu convertito in marmo sta- tuario, colla scomparsa di ogni traccia di fossili. Devonsi poi riferire al lias medio i calcari a Plicatula spinosa di (3ued- el-Kantra con Amalteus spmatits, coperti da calcare del lias superiore ad Ammonltes mimatensis e complanatus. Nella ca- tena del Giurgiura il signor Nicaise, tra Azrou-Tidger ed il passo di Tirourda, ha distinto cinque zone parallele di cal- cari liasici, separate da monti di rocce paleozoiche. Risultano di calcare grigio e di marne con nuclei di piromaca nera, oppure di calcari silicei chiari con ammoniti e bracliiopodi non ancora determinati. Depositi giuresi devono anche affiorare alla vetta del Chenoua ed al capo Tènés.

Il terreno giurese esiste certamente negli Oursenis dove si raccolsero: Ammoniies oxynotus, Gryphea cymhiiim^ Rhyncho- nella ietraedra, Terebratula suhovoides^ Waldheimla numisma- Us, Spiriferina rostrata^ tutte specie molto frequenti anche in Europa. Nella 2^1'ovincia di Gran, secondo Pomel, e consta- tata la esistenza dei tre piani liasici; nelle vicinanze di Saida, presso l'altipiano, il signor Renou ha trovato esemplari di

5. Geografia e Geologia dell'Africa.

66 Geografia e Geologia cìeW Africa

Aegoceras planicosta ed Aeg. Taylori. Al capo Xoè, secondo Velain, com^^aiono calcari del lias medio, con Ammonites spi- natus, Belemnìtes paxillosus, Waldheimia numismalis, Terehra- tula serrata e Spiriferina rostrata.

Xel Souk-el-Arba, sul versante del Gè. Sfian e ad occidente di Air-Kebira, evvi una j)otente serie di strati di rocce simili ad arcosi, calcari grigi con bivalvi, calcari compatti con nuclei di quarzo, brecce, conglomerati ed arenarie quarzose, e la ri- coprono dei calcari del lias superiore, fossiferi, secondo il Blei- cher. Nella provincia di Oran il lias superiore presenta due fa- cies^ le quali però presso Souk-el-Arba si soprapongono nei monti di Traras. L'inferiore, di più sottile spessore, è quivi rappre- sentata da calcari nodulosi, ferruginosi, con Harpoceras bifrons; la superiore, pei paleontologi ass^ interessante, colla potenza da 120 a 150 metri, scistosa, con Posidonomya Bronni, fossile assai frequente nell'Appennino centrale e nella Toscana, e con Ammonites Holandrei. Nella regione litoranea, presso Oran, non si e constato il j^iano inferiore, mentre sono molto svilup- j)ati gli scisti a Posidonornya^ che circondano le montagne do- lomitiche di Forte Santo e S. Clotilde. Presso Arzew e Souk- el-Arba, alle dette bivalvi si aggiungono: Ammonites crassus, Ammon. cfr. Brongniarti, Ancyloctras^ Toxoceras^ Astarte cfr. Woltzi. Presso Gar Rouban, secondo Ville, si trovano Ammo- nites bifrons, heterophyllus e radians, che sono le specie più frequenti nel nostro calcare rosso ammonitico delle Prealpi lombarde. Il signor Bleicher indicava per questa località anche altre specie di tipo oolitico, come Ammonites Hnmphriesianus, Amm. Brongniarti ed Amm. cycloides.

B) Giura inferiore {Doggef). È un fenomeno pei geologi assai importante la trasgressione dei piìi antichi depositi giu- resi nel l'Algeri a; essendo tra questi meglio rappresentato il calloinano. Tuttavia aiiclie i terreni ])iù profondi furono ri- scontrati presso Batna, alla sommità del Gè. Chellalah e del Bou- Thaleba, ad est diHodna, Sono calcari compatti qow Ammonites

Geografìa e Geologia dell'Africa G7

Parklnsuni ed Ammon. Tcnyi^ alternati con argille varicolori a Rynchonella sicbtetraedra^ bivalvi, ecliinidi, e conqualclie banco di dolomia e di calcare oolitico.

C) Giara superiore (Maini) compreso il piano Tiioiiico. I vari giacimenti di fossili giiiresi recenti furono ripartiti a dif- ferenti periodi di questo sistema e in particolare al coralliano, oxfordiano e kimmcridg-iano. Xel piano di Harectas, nella pro- vincia di Costantina, il signor Coquand lia indicato un calcare con Holectypus depressus, ricoperto di marne con Perisphinctes pUcatilis, Diceras arieiinum e corallari; questi ultimi fossili com- paiono al Gè. Taia ad occidente di Guelma. Nei monti Babor, tra Bongie e Sétif, il terreno oxfordiano è raj^presentato da un calcare rosso come nelle Prealpi, mentre che nel Teli è 2)iuttosto marnoso e molto potente; ed ha fornito esemplari di Ammonites Atleta, transversarius^ tortisulcatus, hiplex^ pli- caiilis, perarmatus^ tatricus^ Belemnites hastaius, determinati da Oppel e Wagen. Altri giacimenti coevi a questi furono tro- vati sulle sponde del Isly. Presso Lalla-Marnia, alcune are- narie giuresi contengono Glypticus hyeroglyphicus e Terebra- tula moravica.

Le formazioni in discorso sono ancora più sviluppate sugli altipiani, in zone moltejjlici. Nelle vicinanze di Batna, nella gola di Foum-Islamen, il signor Coquand lia rilevato il se- guente profilo, dal basso all'alto:

Calloviano: a) calcari potenti e senza fossili: ò) marne ad Ammonites tuniidus e lunula- e) calcare rossiccio con Belem- nites latesulcatus, Ammonites anceps e Backeriae.

Oxfordiano: d) calcare verdiccio con concrezioni di selce; e) calcare rosso con interstrati marnosi a Behìimites hastatus^ Sauvagesi^ Ammonites tortisulcatus, tatricus, hiplex, plicatilis, Eucheris, viator^ transversarius, Collyrites Frìhurgensis.

Kimmeridgiano: f) marne poco fossillifere e bandii cal- cari con Perisphinctes Ulmensis.

Titoniano: g) calcari litografici con Terebratala diphya.

68 Geografìa e Geologia dell'Africa

Questo profilo, che accenna j)er quella regione ad una con- dizione .sottomarina analoga a quella in cui all'epoca stessa si trovavano le nostre jDrealpi, è poco diverso dall'altro, che ci ha fornito il signor Peron pei dintorni di Batna, nei monti ]3ou-Thaleb e j^i'^'^^" il villaggio di Anoiiel.

Le condizioni dei depositi giuresi si modificano sensibil- mente nella regione meridionale della provincia di Costan- tina, tra Hodna ed il Sahara: quivi non conijiare il ti^^ico oxfordiano coi suoi cefalopodi, bensì strati a fauna corallina, con echini e brachiopodi. Al monte Leba-Liamoun, .che ra- pidamente si eleva a sud di Bou-el-Saada, compare un isolato lembo di terreno giurese, in j^arte ricoperto con discordanza dalla creta e distinto: in un piano inferiore, con argille va- riegate, arenarie e calcari non fossiliferi, ed un piano supe- riore con Cidaris glandi/era^ Dysaster grcmulosus, Colhjrites Loryi^ Apiocrinus Roissyi e Murchìsoni. Questa ed un'altra località parimente fossilifera, a Makta-Liamoun, presentano grande analogia col coralliano superiore di Tonnère, Ecliail- lon, della Rochelle, di Saléve e di Nattheim.

Nell'ulteriore decorso della catena del grande Atlante, nella provincia di Algeri e di Oran, ricompaiono più volte tra i monti cretacei, delle strisele di giura. Negli Amur, a nord-ovest di Laghouat, i signori Le Mesle e Durand hanno trovato gran nu- mero di questi isolati giacimenti ; sono in generale dei calcari azzurrogntjli con Ceromya excentrica^ Mactromya rugosa, Ajno- crinus, Rhahdocidaris Durandi, con lumaclielle o banchi co- rallini. Sopra questi calcari seguono di regola potenti arenarie non fossilifere, ricoj)erte con concordanza di calcari indubbia- mente neocomiani.

Tutte le accennate suddivisioni del giura trovansi nella pro- ^•incia di Oran presso Saida, con particolare svilu]»po del kim- uieridgiano; Bleicher quivi raccolse in alcune argille variegate le specie seguenti: Ammonites refractus^ hecticus, Backeriae, Posldonoraya alpina, Pentacrinus 2y6ntagonalis ; in un coni-

Geografia e Geologia dell'Africa 69

plesso di rocce marnose della potenza di circa un centinaio di metri. Negli strati inferiori compaiono dei banchi di cal- care con ooliti ferruginose, che contengono una ricca fauna con Ammonìtes macrocephahis^ tatricus, anceps^ tortisulcatas e Belemnites fiastahts. Le arenarie soprastanti contengono alcuni resti di vegetali e nella parte più recente comjjaiono banchi corallini con echini e talora con banchi dolomitici. Nella re- gione occidentale della stessa provincia di Oran, a questo li- vello, compare una massa uniforme di arenarie ed argille ver- dicce, potente oltre 300 m., con banchi corallini ad Ostrea dilatata e Ceromya excentrica. I calcari prevalgono a levante, le dolomie verso occidente e sono meno fossilifere. Tra Scel- lalah e Teguin il signor Peron raccolse: Ostrea solitaria, Apio- criniLS Roissyi e Murchisonì^ Millericrinus suhechinatus , Cidaris marginata, Blumenbachi^ Hemicidaris diadema^ Acrocidaris no- bilis; ed in un piano attiguo il signor Coquand trovò delle nerinee, Natica hemisplierica. Pterocera Ponti, Ostrea Bruntu- tana, Terebratula insignis, Rhynconella inconstans. La potenza complessiva delle serie, incurvata a sinclinale, è di circa 450 metri.

I terreni giuresi si spingono nel Marocco, limitando a sud la depression( tra Oudjda e Fez. Al Gè. Teelfat il Bleicher osservò dei e dcari e delle dolomie con belemniti, pentacrini e cidariti sotto ai terreni miocenici. Altri strati giuresi fossi- liferi, con ceromie, trigonie e gliptici, affiorano al gruppo di Zcshoun, presso Ksa-Farocoun e furono riscontrati dal signor Desguin tra Fez e Tetuan, dal Fritsch al Gè. Hadid presso Mogador, dal Coquand al Gè. Dersah, presso Tetuan; e questo autore vi distinse quattro piani, della complessiva potenza di 120 metri. E probabile che questi terreni corrispondano ai calcari che formano il dirupo di Gibilterra.

Quanto al piano titonico, il quale forma un importante oriz- zonte geologico al confine tra i terreni giuresi e cretacei, ri- corderemo come il signor Coquand abbia pel primo indicato la

70 Geo;i rafia e Geologia dell'Africa

Terehratula diphya in uu calcare compatto fiTÌp,-io litografico al Gè. Cliellatah presso Batna, ricoperto dalle argille grigie e dai calcari con Ammomies Ulmensis^ passanti con concordanza al neocomianó. Più ricca messe di fossili titonici fu raccolta ad Oued Sombella e Bon-Taleb. con Terehratula janitor, T. Eot- mei, Litoceras Liehigi, Hoploceras elimatara^ Colhjrites cari- nata; e negli strati più recenti della serie, il caratteristico PJiylloceras ptycoicum ed il Metaporhinus convexus. La serie ha una complessiva potenza di trenta metri.

In una nota recentemente comunicata all' Accademia di Fran- cia il signor Welscli ha descritto una serie di terreni assai fos- siliferi neir altipiano di Temda presso Triaret, nella provincia di Gran, e tra questi è importante la esistenza di un piano oxfo- diano, suddiviso in tre zone ad Am. transversar ius, himamraatus e tenuilobatus, con una tisonomia litologica e paleontologica identica alla aljoina. Il terreno celloviano è in particolare ricco di fossili e consiste in marne ed argille; lo separa dalla creta una j)otente formazione dolomitica.

In generale gli accennati terreni giuresi hanno preso parte al corrugamento che produsse la catena dell'Atlante e come in Europa presentano un passaggio dalla facies a cefalopodi all'altra con coralli ed echini, che in quella catena prevale verso sud.

VI. Sisfeììia cretaceo, Assai numerose sono le no- tizie sopra i terreni cretacei dell'Africa settentrionale e per non diffonderci in soverchio dettaglio ci atterremo alle prin- cipali suddivisioni : di creta inferiore, coi })iani neocomianó, urgoniano ed a])tiano; e di creta superiore, coli' albiano, ceno- maniano, turoniano e senoniano.

11 neocomianó. costituito da un calcare nero marnoso, glau- cnnioso. come nella Sicilia e Nizzardo, al Capo Bon e })resso Zaghouan, offerse il Belemnites dilatatasi Ammonites Nisus^ Ancyloceras^ Phylloceras^ Terehratula taraarindus. Nell'Algeria presenta questo terrerio uno spessore di 300 metri, con facies

Geografia e Geologia dell'Africa 71

pelagica, caratterizzata dalla esclusiva presenza di cefalopodi ; ma sugli altipiani del Teli lo stesso terreno presenta come il giura un carattere corallino o littoraneo. Le caratteristiche belemniti e V Ammonites Asterianus^ così frequenti nel bian- cone del Veneto, com23ajono ai monti Taia e Sidi Rgiieiss, tra Costantina e Guelma, altre specie del piano stesso a Gè. Onach e Gè. Babor presso Costantina. Altrove sono marne variegate ed arenarie 'con Ostrea Couloni^ Terebratula sella, Pterocera pelagi^ Echinospatangus suhcavatus, Cidaris clunifera\ oppure dolomie e calcari nerastri, talora lignitiferi, come al Gè. Ker- dada e Seba-Liamoun, ricoperti da marne gessifere e da are- narie, passanti al successivo piano dell' urgoniano, nell'Algeria e Tunisia contradistinto dalle Requienia ammonia e Lonsdalei, che furono raccolte anche nel Marocco. Nell'Atlante meridio- nale questo terreno presenta le specie caratteristiche: Exogyra Aquila^ Terebratula sella, Heteraster oblongus, Orbitidlna len- iicularis.

Nella accennata località di Bou-Saada, in taluni strati cal- careo-marnosi sono assai abbondanti degli echinidi aptiani colla lanira Morrisi; quindi seguono delle nuirne e delle arenarie con ostree, quivi pure ricoperte da un piano ges- sifcro. Il terreno albiano o gaidt nelF Algeria meridionale pre- senta il carattere litologico ed i fossili stessi che nella Francia, cioè arenarie e calcari marnosi giauconiosi con fauna mista di cefalopodi, brachiopodi e piccole ostree. E molto interes- sante un giacimento descritto dal Pomel nella regione centrale dell'Algeria, ai Gè. Bou-Thalel) e Gè. Afgahan, contenente dei banchi di fosforite. Vi si raccolsero: Schloembachia cristata., varicosa, injiata, Hamites rotiindus^ Heteraster Tissoti, Epiaster incisiLs ed altri molti echinodermi. Più a sud. l'elemento cal- care della creta media va scemando e prevalgono le argille salate e gessifere, con arenarie a fossili nuil conservati, assai erodibili e che perciò forniscono la massima parte del mate- riale accumulato in dune nei piani di Hodna. Al Gè. Batan,

72 Geografia e Geologia dell' Africa

a nord fli ]3ou-Saada ricompaiono i calcari ad orbitoidi. rico- perti da arenarie biancastre passanti a dolomie con Ammonites iìijiatus, Nerinea ed Acteonella ed a calcari con Ostrea pentan- gonalis (conosciuta nel terreno albiano delbi Spagna) e con Heteraster Tissoti.

Più esteso e potente è il terreno cenomaniano nei dintorni di Anmale, Médeah, Bogliar e nel massiccio di Millianali; più ancora nella provincia di Costantina, a sud e ad ovest di Bou-Saada, a sud di Batna, nella catena degli Aures e nelle vicinanze di Tebessa. Il signor Coquand ne descrisse numerosi fossili, clic accennano ni due sottopiani del rotomagiano e del carentoniano, con ippuriti, caprine, catilli, tnrriliti ed amiti; le rudiste e gli ecbini tengono scjn})re i livelli i:>iù elevati. Una bella serie fossilifera fu anche rilevata al Gè. Guessa, a nord-ovest di Bogliar nell'Algeria, con marne, carcari gialli a Discoidea e calcari nodulosi ad ecliini. Nell'Algeria meri- dionale molti fossili di questo terreno furono raccolti presso Batna e sono ostree, ecliini, Ammonites Manteli e rhotoma- gensis, studiati dal Coquand e dal Peron. Quest'ultimo geo- lof»'0 rilevò un altro bel profilo di strati assai fossiliferi al Gè. Maiten, a sud-ovest di ]V)U-Saada in una serie di banchi alterni di marne e di calcari, coronata anclie quivi da un calcare «-rossolano molto ricco di ostree, tnrriliti ed echini. I sio-nori Le Mesle e Peron hanno descritto delle impronte di un grosso uccello {Ornitchnites) sopra lastre calcari al Gè. l^ou-Kahil, a sud di Ain-Rich.

Il cenonuxniano con ostree riconq)are nel Marocco presso Souani e Meharain, con Ostrea Syphax, Nicaùi, Marmeti, Glohicoìica ponderosa, Ilemiaster Fourneìi^ Inoceramus proble- maticus, ecc. Giovi notare che col medesimo carattere paleon- t(dogico questo terreno si presenta nella Sardegna, nella Ca- labria-ultra e nella Sicilia, dove fu studiato anche recentemente dal compianto professore Seguenza di [Messina.

Non è molto sicuro che appartengano in realtà al piano

Geografia e Geologia dell'Africa 73

turoniano i molti giacimenti di calcari e rudiste, che sono descritti dal Peron, dallo Stadie, dal RoUand e da altri per la regione dell'Atlante; noteremo* le località di Gè. Mokta, Gè. Zag'liouan, Gè. Cliettabali, la rocca di Costantana, i dintorni di Batna e Tebessa; e tra i fossili i seguenti : Caprina adversa^ Hippurites cornuvaccinum^ organizans. Spaerulites Saitvagesi, Radiolites lumhricalìs, Trigonia scabra^ Hemiaster Fourneli, Cyphosoma ràdiatitm. Si tratta quindi di una formazione non molto differente dai calcari a rudiste, che costituiscono tanta parte dell'Appennino meridionale e centrale ed i monti del lato nord-ovest della Sicilia. Non mancano giacimenti turo- iiiani assai fossiliferi nell'Atlante meridionale, presso Biskra e Bou-Saada.

Se il piano turoniano dell'Atlante offre strette analogie col terreno medesimo in Europa, altrettanto non può dirsi del seguente piano senoniano, il quale presenta soltanto alcuni raffronti col bacino aquitanico. Ma questo terreno nell'Africa settentrionale è molto potente, circa 400 metri, ed è costituito da un'alternanza di calcari e di argille pure, senza miscela di arenarie o di dolomie, con pochi generi di cefalopodi {Nauti- lus, Schloemhacliia, Heteroceras^ bivalvi monomiari e grande quantità di svariati echini. L'estensione di questo terreno è rag- guardevole, in particolare negli altij^iani tra la regione dei laghi ed il Sahara. ^^ Inoceramus Cripsi, specie molto frequente nella creta superiore dell'Alta Italia, compare anche nell'Africa caratteristica di questo terreno. Le più interessanti notizie sono fornite dal signor Coquand per la località di Megiès-el-Toukani. a nord di Msilah, tra il piano di 3Iegiana e ITodna; l'alternanza di calcari e di marne vi misura 150 m. e tra i fossili più fre- (juenti noteremo: Ceritfiium Eiiclades, Bouchiceras Fourneli, Brossardi e Nlcaisi, PUcatula ventilabriun^ Hemiaster Four- neli, Orthopsis miliaris, Vulsella turonensis, Inoceramus Cripsi^ SchloemhacJùa Texana (clic parimente compare in Palestina) Janira iricosiata', Ostrea dichotoma, Costei, sidcata^ proboscideo^

74 Geografia e Geologia dell'Africa

Peroni e Pomeli. Seguono 80 m. di argille verdicce gessifere, con marne nerastre; e più sopra 160 ni. di calcari più o meno compatti od arenacei, con fauna* del tutto diversa, riferita al da- niano, di cui ricorderemo le specie seguenti : Terebratula NaiL- clesi, lleterolampas Maresi, Echinohrissus litofensis, Ostrea larva, Orthopsis mlliarisj Cidaris subvesciculosa, Hemiaster mirabilis, Xautllus Dekayi^ Janira qiiadricosiata, Ostrea Ancajìltanei^Rou- dalrla Driù^ 0. Overicegì. Taceremo di altri giacimenti meno importanti ma numerosi, clic trovansi con fossili analoghi ai suaccennati nelle regioni più interne dell'Algeria e nella ''J'u- nisia, dove furono recentemente descritti dal signor Kolland per la regione degli sciott. I terreni cretacei recenti vi sono corrugjiti in rilievi, che presentanogli solito il piìi forte pendìo a nord, e sono costituiti alla base da arenarie, calcari e marne gessifere con salgemma, ed in alto da calcari biancastri, con inocerami sino dall' antichità impiegati come ottimo materiale di costruzione.

Il signor Giulio Welsch ha recentemente pubblicato nei ren- diconti dell'Accademia francese interessanti particolari paleon- tologici sui terreni cretacei, riferil)ili ali" albiano, al ccnoma- niano ed al senoniano inferiore, nei dintorni di Tiaret, nelhi provincia di Oran. Il seuonian(» riposa con distinta discordanza sul cenomaniano, mancando il turoniano. e segna il periodo di massima sommersione dell area esaminata. Le rocce sono nuinie e calcari marnosi, con banchi di gesso; tra i fossili abbondano particolarmente le ostree ed i l)rachio})odi.

Nel Marocco, la creta superiore, secondo i signori ^[a\v, Hleicher e Lenz, presenta a preferenza la composizione di un calcare a foraminiferi {Globigeruia^ Orbitoldes) non senza offrire a tratti, come nei piani di ]\Iogador, di bel nuovo l'aspetto di calcari e marne ad ostree e catilli. come nell'Algeria. Notisi che questo idtimo carattere dei terreni cretacei superiori è ge- nerale anche nelle regioni della Nubia e quindi accenna ad una grande uniformità nelle condizioni batimetriche e biolo-

Geografìa e Geologia deW Africa 75

giclie dell' ultima sommersione, estesa alla massima j^arte della regione tra la zona dei deserti e la depressione mediterranea.

Vedremo ora rapidamente dei terreni terziari, i quali furono depositati mano mano che questa così vasta area sommersa con varia vicenda di oscillazioni andava riducendosi ai confini del mare attuale.

VII. Terziario antico {Eocene ed Oligocene). Questo terreno presenta una rimarclievole vicenda di aspetti, così nella serie come nella estensione superficiale; alcune volte consta di arenarie a fucoidi con banchi di calcari, come nel- l'Appennino; altrove sono svilu^^pati i tipici calcari mmnmu- litici, come quelli dell'Istria e della Dalmazia; oppure dei calcari a nuclei selciosi, ricordando quelli alle falde della Ma] ella e del Gran Sasso; altre volte sono depositi d'acqua dolce, dimostranti il princìpio di quella fase continentale, che andò d' allora in poi mano mano estendendosi per la regione circostante alla mediterranea. Grli strati eocenici, per conse- guenza sono discordanti in generale dai cretacei.

Nell'Atlante orientale si possono distinguere in generale tre zone principali di dejiositi fossiliferi eocenici, i quali per la subita erosione più non olirono quei legami, che j^otevano in origine presentare e che in fatto si osservano nella Tunisia.

Nella provincia di Costantina, secondo Tissot, l'Eocene mi- sura almeno 400 metri e si distingue come segue:

Suessoniano] marne nere con lenti di calcare giallo, con Osfrea multic ostata; calcari selciferi colla stessa bivalve e con nunmiuliti.

Eocene superiore; scisti argillosi con strati di arenaria e banchi di calcare nummulitico, spesso brecciato.

.V Sidi-Sceikh-ben-Bohou furono raccolte le Nummulites biarritzensls, complanata^ Hamondi^ spissa., e sono frequenti le fucoidi; presso Aìn-Beida, coU'ostrea suaccennata, si rac- colse un grosso nautilo. Il calcare nummulitico forma due zone frastagliate nella provincia di Costantina, che si ri uni-

76 Geografìd e Geologia dell'Africa

scolio presso Setif; Iti più settentrionale comprende la catena Babor e le falde meridionali del massiccio di Giurgiura; e la meridionale, più vasta, forma i)arte della catena di (Juen- noiigli e di Gè. Dirali, a sud di Aumale e ricompare nelle adiacenze di Boghar ed a sud-ovest di Tenict-el-Haad. Se- condo ]3rossard, nella parte superiore le rocce sono bitumi- nose e contengono V Ataria Aturi, cefalojwdo assai comune nei terreni terziari dell' Istria e del Piemonte. Presso Teniet- el-Haad sono frequenti gli echini, tra i quali le note specie di Schizaster rimosus, Spaiangus Hofinanni, Echinolampas Ei^cheri, specie caratteristiche dell'eocene veneto. Altra piccola zona eocenica decorre a nord dello sciott di Hodna. Altra impor- tante zona eocenica nell'Atlante orientale j^resenta una dire- zione da nord-est a sud-ovest, passando nella Tunisia a sud ovest della capitale e per Kef e Tebessa. Sono calcari nuui- mulitici e selciferi ; ed il signor Rolland crede che alcune specie particolari di foraminiferi caratterizzino quivi una provincia diversa dalla mediterranea e dalla arabo-egiziana.

Una bella serie di strati fossiliferi si osserva tra la fonte Aìn-el-Treb e le rovine di Zoni con belli echini, tra cui: Periaster obesus, Sismondia Desorl, Macropneustes Baylei. Nei pressi di Gazza 1' eocene contiene abbondanti depositi di fo- sforite, con denti di squalo e j^iccole terebratule.

Nell'Atlante algerino prevalgono nella formazione eocenica le argille gessifere; ma non mancano banchi di rocce a fo- raminiferi. La salsedine degli sciott proviene in generale da terreni salati eocenici; i (juali, (juanto più si accostano al Sahara, si fanno sempre ])iii marnosi e variegati, assu- mendo il carattere del Trias germanico, con un medio spes- sore di 200 metri.

Nel Marocco riconq>are la facies deUc arenarie, alternate coi calcari a fucoidi, quale si presenta nell'Appennino set- tentrionale.

Vili. Terzario viedio o niìocene, Il terreno mio-

Geografia e Geologia dell'Africa 77

cenico nella regione dell'Atlante si presenta del tutto distinto anche geograficamente dall'eocenico; dove i due sistemi si soprapongono, la discordanza degli strati è manifesta e ge- nerale. Secondo il signor Ville, le oscillazioni, che hanno determinato queste discordanze, accompagnarono delle eru- zioni basaltiche avvenute nella regione litoranea, le quali forse furono coeve a quelle che vedremo assai più sviluppate nell'Africa orientale. Di solito però il miocene dell'Atlante è povero di fossili e troviamo accennate a preferenza delle ostree (0. crassissima ed 0. Bohlayei). Nella provincia di Co- stanti]ia, a Chegaza, presso Guelma, alcune molasse riposano sui calcari cretacei forati dalle foladi e contengono tra gli altri fossili i Pecten Bendanti e Burdigaleusis. Più in alto si osservano delle argille salifere, quindi delle arenarie con Clypeastev altus. Chiudono la serie delle arenarie metallifere, con filoni di calcopirite, malachite e galena. Ad Oved-Sou- vella nell'Algeria, il Peron ha raccolto gli echini, Brissopsis Sismondae e Pericosmus latus; e nelle vicinanze di El-Kantara e di El-Outaia-Fournel e Coquand furono meravigliati dalla stragrande quantità di Osirea crassissima. Presso Tiziouzou, nella Grande Cabilia, il Peron ha rimarcato delle marne sab- biose assai fossilifere, con Turritella turris, Pecten scahrellus, Pectunculus insubricus, Clypeaster marginatus, Schyzasier eiiry- notiis, Conoclypus plagiosomus ; e le stesse rocce, con fossili analoghi, furono trovate nei dintorni di Aumale. Sulle sponde dell' Harrach, parimenti nell'Algeria, il signor Nicaise, sopra a dei conglomerati avverti delle arenarie micacee con Panopea Faujasi, Tellina plana ^ Ostrea nudata e crassissima, che possono spettare al piano più recente del miocene, che meno esatta- mente trae il nome tra i geologi dalla città di Tortona e che è tanto sviluppato nel Subappennino e nel bacino di Vienna. Presso Milianah compaiono invece delle arenarie cowAmphiope e Scutella, analoghe a quelle che si osservano nelle vicinanze di Cannes e nel Veneto orientale. In generale si osserva che

78 Geografia e Geolocjia dell' Africa

neirAlgeria, da levante a ponente, vanno prevalendo i piani inferiori del miocene a scapito dei superiori, ma questi sem- brano riae(piistare la ^irevalenza nel Marocco.

Fra i depositi miocenici d' ae([ua dolce, i \n\\ noti sono nel bacino deirOued-Sendou, nella provincia di Costantina, e ri- posano soi)ra altri strati marini, del pari miocenici, con Ostrea crassissima. Si osservano, alla base, dei calcari bianchi con argille lacustri a grandi conchiglie {Unio Duhocqui, Anodonta smendoneusis^ Melanopsis Thomasi e varie specie di Ifelix); seguono delle argille gessifere, con banchi di lignite, nei fp.iali fu riscontrata la Flahelleria Lamanonis. piantn del miocene della l'rovenza e della Toscana; vi si rinvennero, oltre a molte specie di conchiglie palustri, degli ossami di antilo})e e di mastodonte. Il signor Ixolland cita analoghe formazioni presso Kef-el-Zafran, nella Tunisia.

Nell'Algeria meridionale e nell'Oran, le quali regioni già erano emerse sino dal principio dell'eocene, si mostrano in parecchi punti delle formazioni mioceniche continentali. Tali sono alcuni banchi di arenarie gialle, corrose, e di conglome- rato Ijucherellato, soprastanti al giacimento di gesso e di sale presso ])ielfa, descritto dal signor Mlle. ed agli altri consi- mili di Zehrez, negli Amour, di Aflow e di Ih'cznia, j)resso al contine col Sahara, descritti dai signori Ponici e Poujanne.

IX. Terzian'o ffirperiore o Pliocene, Sempre

m conseguenza dell' accennata progressiva emersione della regione dell'Atlante, dalla creta in poi, nel terziario sui)e- riore più clic nel medio prevalgono i tcrri-ni di origine con- tnientale; ma non luaiicano nemmeno i dej)ositi marini, limi- tati alla regione lit(^rane;i.

I più antichi strati ])liocenici, al caj)o Monastir, risultano di conglomerati e di arenarie con brachiopodi del piano pia- centino; mentre il ])iano astiano vi sendjra raj)presentato da un calcare arenaceo, in gran j^arte formato da bivalvi, in });ii-ticol;ir(. (l;i pcctunc(»li. clic e del pai'i svilu]»});it(» tra Sa-

Geografia e Oeologia dell'Africa 79

lecta, Capo Dunas e Monastir ed alle cave di Ksour-Kef e di Madia, le quali hanno fornito il materiale pel grandioso anfiteatro di El-Geene, l' antica Thysdrus. A Remlda questo terreno astiano raggiunge la potenza di 100 metri e circonda gli affioramenti cretacei di Bir-Lubaita, Gormubalu e capo Bon.

Nelle Provincie di Algeri e di Gran, il pliocene marino è molto esteso nell' ampia regione litoranea detta dei Salici ; e risulta, alla base, come nell'Andalusia e nella valle padana, di argille e molasse con abbondanti fossili del piano pia- centino. Il signor Nicaise enumerò, or sono quasi venti anni, circa 200 specie subajjpennine, le più di Banzarea, di Tipaza e dell' Oued-el-Hachem. Le Terebratula ampulla e grandis vi sono abbondantissime e queste stesse spìccie sono del pari as- sai frequenti nello stesso terreno della Sicilia orientale. Anche alle falde dei monti Milianah, in particolare a nord di Grleans- ville, le marne plioceniche sono ricoperte da calcari grosso- lani e da Terra-rossa. Nella valle del Cheliif sino ad Gran, alla base del pliocene si osservano arenarie feldisjiatiche, si- mili ad arcosi, poi marne calcari assai fossilifere, in specie per bivalvi, potenti sino a 200 metri. Al monte Dahra, negli strati superiori compaiono altresì dei forti banchi di gesso; Presso Gran si ripete nel pliocene il carattere litologico della forma- zione ungherese, miocenica, dei calcari del Leitha, per l'ab- bondanza di coralli, briozoi ed echini. L'astiano è di solito composto di arenarie con 'bivalvi e con ossami di balene.

A questo livello si avvertono inoltre dei dejìositi di estuario quali sono le argille carboniose plioceniche, attraversate col pozzo di Karoubi e descritte dal Pomel, con ricca fauna ma- lacologica ed ossami dìHipparion. Fra gli innumerevoli ceriti erano comuni il Potamides Basieroti delle sabbie di Montpel- lier ed il P. iricinctus del pliocene senese; ed il solidungolo per la sua dentizione corrisponde alla specie messiniana di Pikermi, presso Atene.

Passando alle formazioni plioceniche continentali, le segui-

80 Geografìa e Geologia dell'Africa

renio da nord-est a sud-ovest, osservando che a distinguerle, quando sia possibile, dalle posterziaric può valere l'avere esse partecipato al sollevamento ultimo, verificatosi secondo una inclinazione da oriente a levante. Cosi i conglomerati o le are- narie di Vesoul-Benian. j^resso Milianah, accompagnano sino a grande altezza gli strati elveziani senza presentare- alcuna corrispondenza alla idrografia attuale. Nel piano di Medjana talune colline isolate, sono relitti di una ampia formazione d'ac(£ua dolce, che sembra pliocenica; ma piii sicura deter- minazione potè farsi g'razie agli studi di Coquand e di Thomas, di una potente serie di conglomerati a grossi blocchi, con ce- mento ocraceo, co])erti da un centinaio di metri di argille gessifere. Grli strati al Poligono ed a Ain-Jourdel, presso Costan- tina, lianno fornito le tracce di mólte specie di conchiglie tra le quali le Helix Semperiana^ Desmouliniana^ subsenilis; Bulimvs joòaeanus, Bavouxi (analogo all' attuale decollaUis) ; Ferrusacia aiava^ con ossami di pacliidermi o di ruminanti. Segue una se- rie di argille rosse con Ijanchi di calcari ad llelix, poi un man- tello 2)otente piii di cento metri di un calcare d'acqua dolce, che costituisce gli adiacenti terrazzi tagliati dal Kummel. Xell'alti- piano di travertino di Ain-el-Bey e Tizmart il signor Thomas raccolse i resti di Siis phacochaeroides^ Ilipparion cfr. gracile e lllppopotaraus.

Al periodo di questi calcari lacustri segui un tempo di profonda abrasione, corrispondente al cliluvium antico^ ed i prodotti di (questa abrasione, raccolti nelle bassure, costitui- rono delle masse, alla loro volta terrazzate ed abrase, di con- glomerati sabbiosi e di argille con Unto e Xevitina ch'.Jiiivialis^ e grande quantità di ossami di Cìjìiocephalus, Buhalas antiqum, Palaorcas^ Antilope, Gazella^ Hippopotarnus, HipjMrion gracile var., Equus Stenoìiis, Elepihas meridionali^^ Rhinocera sp.

Da Costantina le formazioni in discorso si estendono verso ponente sino a Milali ed al Setif, ed a sud verso Batna; e l);ire die siano anche sviluppate nella regione degli sciott.

Geografia e Geologia dell'Africa 81

dove però sono strettamente congiunte colle analog'lie qua- ternarie, alle quali sembra esclusivo il (Jardiuin edale. Il ter- reno detto di Biskra, che poi prosegue nel Sahara, è giudicato dal Coquand come pliocenico e risulta alla base di argille sabbiose, a volta con gesso e con sale, ed in alto di potenti alluvioni, cementate o meno. È la parte più antica del ter- reno Sahariano^ che poi si ripete nella ondulata regione cir- costante agli ,sciott ed alla piccola 8irte, a nord di Sfax. I fos- sili sono rarissimi, ma si osserva lo Zonites candidissimus, tuttora A'ivente. Questo terreno, mentre si eleva gradatamente verso r interno, si innnerge e prosegue nel Mediterraneo e ne è formata ad esempio, l' isola Cherchenà. Sembra pertanto che l'intero golfo di (jabes sia allora stato terra ferma e che siasi formato all' aurora del quaternario, essendosi sommersa la detta formazione fangoso-gessifera.

Poco noto è il terreno pliocenico nel Marocco, essendo dub- biamente indicato da El-Araisch fin presso Hadkort ed Ain Dalia, ed al capo Spartel.

Da questo primo, per quanto incompleto saggio della strut- tura geologica del continente africano, noi possiamo pertant(^ concludere come antica sia la sua emersione anche a non grande distanza dalla depressione mediterranea; e scorgiamo come gli attuali confini di questa, almeno per quanto riguarda il golfo di Gabes, siano stati piuttosto allargati che ristretti dalle oscillazioni posteriori al pliocene. Nel capitolo seguente ve- dremo dei terreni quaternari della medesima regione dell'Atlante e delle rocce eruttive o credute tali, che in essa furono men- zionate e delle quali le più recenti possono avere avuto rapporto colle più recenti oscillazioni orogenetiche.

Era già coni posto il j^resente capitolo quando siamo venuti a conoscenza della relazione geologica sulla esj^lorazione scien- tifica della Tunisia, ordinata dal Governo francese nel 1887 e pubblicata nell'anno scorso, essendone autore il signor Giorgio Le Mesle; è un semplice diario di viaggio, non molto conclu-

C. Geor/ya/ìa v Geologia dell'Africa

82 Geografìa e Geologia dell' Africa

sivo; tuttavia ne daremo un sunto, trattandosi di una regione nella quale l'Italia i^\\.h quandocliesia avere qualche interesse diretto.

Per la penisola di Capo Bon l'autore indiea dei terreni marini miocenici al Gè. Kourbès, presso la fattoria Milla, are- nacei e di conglomerati, riposanti sopra calcari compatti for- temente mineralizzati; ad Hannnat Kourbis esiste ancora una fonte termale. Sono ancora sviluppati i terreni 2>liocenici, ed un travertino clic l'autore ritiene, almeno nei suoi strati più antichi, come marino. Riferite all'astiano, sono distinte alcune argille fossilifere di Gè. El-Hammamet. Il terreno cretaceo vi è indicato solo dubbiosamente; ma al Gè. Bou-Kournein, in calcari marnosi nodulosi, furono trovati dei frammenti di belemniti. **"

Nella regione di Bizerta il sottostrato del j)aese è formato da un calcare bianco, pulverulento, fortemente pieghettato, potente almeno 200 metri, ricchissimo di foraminiferi, dei quali r autore enumera i generi più frequenti, quelli stessi rappresentati nelle marne mioceniche, forse coeve, della Si- cilia. Seguono in alto delle arenarie compatte poi un'alter- nanza di marne e molasse, che sono riferite al messiniano ])e\ fossili raccolti in abbondanza presso Porto Farina e Menzel Gemil. Le forti masse di travertino erano state utilizzate dagli antichi romani. Al Ras Negeila è indicato un filone di porfido decomposto.

Nella regione di Mateur le arenarie mioceniche (?) offt'ono dei filoni con baritina, galena e calamina, contenente il o2 °\^ di zinco. I calcari bianchi di ]3izerta quivi sono mineraliz- zati e resi saccaroidi tanto da pro])orsene la coltivazione; sonvi giacimenti di minerali di ferro ed una termale assai jjregiata in paese. Il pliocene presenta alternanze di marne varicolori, di ghiaie e di puddinghe. Anche luUi >ned ^Melali, le arenarie contengono calamina.

A Beja e dintorni si presentano assai potenti i calcari num-

Geografia e Geologia dell'Africa 83

niiilitici, più o meno compatti; dovunque alla loro base vi è un livello di fosfati spesso coltivabili; seguono inferiormente dei calcari a foraminiferi ed a inoeerami, traversati da un ricco filone di calamina, esso pure coltivato sino dall' epoca romana ; in alto seguono arenarie, argille e puddinghe pro- babilmente plioceniche. La Creta supeiiore è molto sviluppata anche nei dintorni di El-Kef, quivi pure con giacimenti fo- sfatici, in terreni glauconiosi con denti di squalo; l'eocene vi jìi'e-'^enta due livelli di calcari nummulitici. Presso FOued Melleg, l'autore raccolse abbondanti belemniti, ma ignorasi di quale terreno e se inferiore alla ereta. Narra egli come il si- gnor Letourneux nella Creta superiore di Kris, nella Tunisia meridionale, abbia raccolti molti echini, tra i quali, Hemi- pneustes Delettrti^ Botrìopygus CoquancUi Echinohrissus cf. iri- gonopìjgus^ trovando poi l'eocene assai sviluppato presso Ta- barca.

Dalle comunicazioni verl)ali avute dal signor ingegnere Baldacci, del R. Corpo delle Miniere, abbiamo ajìpreso che la serie mesozoica nella Tunisia è molto più ricca di quanto compare dalla breve nota del signor Le Mesle.

V

Dei teekeni quateenari e delle eocce eruttive

NELLA REGIONE DELL'AtLANTE

Poiché le oscillazioni del terreno si manifestarono in vario senso, sebbene con prevalente avvallamento, così non man- cano nella regione più settentrionale dell'Africa dei depositi ma- rini quaternari; e giova circoscriverli nei loro reali confini per non lasciarci condurre di nuovo a concetti, i quali hanno esercitata una grande e pur troppo fallace influenza nella storia delle ultime vicende, dell'Africa non solo, ma dell'in- tera superficie terrestre. Converrebbe per più esatta disamina

84 Geografia e Geologia dell'Africa

potere sempre e sicuramente distinguere questi depositi ma- rini quaternari, in genere litoranei, in preistorici e storici; ma tale distinzione pur troppo in pochissimi casi ci torna possibile.

Nella Tunisia meridionale, possiamo del tutto escludere una comunicazione in epoca quaternaria della regione degli sciott col Mediterraneo; che anzi quivi è dimostrata una ri- duzione della terra ferma, della quale sono un avanzo le •isole di Gerba e Cherchenà. Ma d'altra parte dalle osserva- zioni di Pomel e di Issel risulta la presenza di panchine quaternarie sulla spiaggia settentrionale della Tunisia e sulla spiaggia meridionale dell'isola G alita, con Strombus coronatiis e Purpura hematostoma. specie Qra scomparse dal Mediter- raneo. Nella provincia di Costantina dei calcari arenacei con fauna recente salgono sino a 40 metri sul livello marino; presso la Calle già da molti anni il Renou ha menzionato delle argille con Cardium edule e Lniraria piperata ai piedi del Koudiat Msab, a circa 6 metri; al capo Guardia, presso Bona, un banco di calcare grossolano recente con fossili ma- rini, con altri terrestri fluitati in mare, si innalza di 25 m., ed al forte Genovese sino a 100 m.; ma quest' ultima mag- giore altitudine potrebbe agevolmente spiegarsi come eflPetto di un addossamento per trasporto operato dal vento, come credo sia il caso di taluni depositi analoghi della Liguria, in partico- lare alle Arene Candide ed al Capo di Mele.

Ad oriente di Dellys, nella j^rovincia di Algeri, la roccia eocenica è modellata da un terrazzo a 15-20 m. sul livello marino, ricoperto con 5 m. di potenza di arenarie e conglo- merati con specie viventi di j^ettlni. Fra le foci degli Oued Sebaou ed Isser (òy\\ una serie di lembi marini, che si alli- nean«j secondo un terrazzo a circa 12 m. con uno strato oriz- zontale di arenaria rossa, micacea, con taluni ciottoletti di basalto, che a qualche distanza forma il capo Djinet. Nei din- torni di Cherchel, il Pomel distingue due piani di formazioni

Geografìa e Geologia cidi' Africa 85

marine quaternarie, entrambi riposanti sulla creta, sul miocene e sulle formazioni vulcaniche, senza però essere da queste modificate come lo furono le rocce mioceniche; ma queste for- mazioni, che alle falde del Gè. Aron-jaoud ed al monte Ber- mote salgono fino a 300 m. di altitudine, sono con tutta pro- babilità piuttosto che quaternarie plioceniche. La formazione sicuramente quaternaria forma una zona litoranea, della lar- ghezza di circa 400 m., che scompare dove la roccia è a picco; si scorge nel miglior modo presso Cherchel, tra l'Oued Mes- selmoun e Sebt. Incominciano sabbie ed arenarie grossolane, qua e con lenti di travertino e contengono ossami di Elephas africanus.

Anche nella provincia di Gran furono osservate in molti punti della costa delle tracce del mare quaternario, sino a 150 metri- sul mare, come presso S. Clotilde e S. André; però sopra r altitudine di 40 m. queste tracce sono dubbie ed il lido più continuo non supera i 7-8 m. di altitudine, pur contenendo l'accennato Strombus coronatus; allo sbocco dei fiumi, le allu- vioni contengono fossili marini o d'estuario fino all'altitudine di 40 m., come Alexia algerica^ Melania tuberculata^ Cardium edule. L'isola Reschgoun presenta sulla spiaggia orientale una arenaria ocracea con Purpura hematostoina.

Per la spiaggia mediterranea del Marocco il signor Co- quand ha stabilito delle osservazioni sulle formazioni traverti- nose fluviomarine, in particolare allo sbocco del fiume Bur- feka; queste formazioni travertinose di spiaggia, analoghe al nostro Macco di Palo e Civitavecchia ed alla panchina di Livorno, furono erose in diversi punti anche dove non sono le foci attuali. Quanto poi alle variazioni della spiaggia verso l'Atlantico, il signor Maw avrebbe constatato un sollevamento di 18 a 22 m. ; e depositi di mare con fauna vivente si tro- vano nella baia di Tangeri, a sud del capo Spartel, presso Casablanca ed a Safi; a Mogador tali depositi toccano l'al- titudine di 21 m., la quale sarebbe comune alle spiagge solle-

86 Geografìa e Geologia dell'Africa

vate della Spag'iia e del Portogallo. Evidentemente questo teuue sollevamento, di misura non molto diversa di quanto si osserva nel nostro Tirreno, non esclude che ancora in tempi quaternari, colà sulle coste atlantiche come nell'area tirrenica sia intervenuta una profonda sommersione; quando si è formato r attuale stretto di Gibilterra e si ridussero ad un dipresso al- l' attuale perimetro le isole e le penisole del Mediterraneo. Una analoga vicenda di oscillazioni risulta ancora dallo studio delle Baleari, recentemente compiuto da Hermite.

In ej)oca storica, secondo i signori Partsch e Fischer, le spiagge della Tunisia non hanno variato altrimenti che per lo sviluppo dei delta. Che il lago di Kelbia, forse l' antico Trito- nis lacus^ fosse in comunicazionqLCol mare, secondo gli studi del signor Rouire non sembra dimostrato; anzi la spiaggia ò molto antica, essendo percorsa da una strada romana. L'in- terrimento del fiume Bagla sarebbe l' unica cagione del re- stringersi del lago ai confini attuali.

Sono raf]['o'uardevoli oli interrimenti ed i cang-iamenti di foce, in epoca storica, nella Tunisia e nell'Algeria orientale. Fra l'antica Cartagine ed il \)Oyìo Farina eravi anche in tenqji storici una penisola, che fu abbracciata dalle alluvioni del fiume Megerda; si attribuiscono questi forti interrimenti al disboscamento, che negli ultimi :^ecoli si è praticato nelle re- gioni interne. Anche j^er la provincia di Costantina non pare che sia intervenuto alcun sollevamento in epoca storica ; in- vece in diversi punti della provincia di Algeri, secondo il signor Fischer, il mare avrebbe invaso la terra, anche per la sua azione erosiva, in rapporto con la varia natura delle rocce e la conformazione del lido. Secondo Stacey e Maw, anche nel Marocco sonvi prove di un recentissimo abbassa- mento; tantoché, avanti a ^fogador. un'isola corrisponde ad una penisola ricordata a memoria d" nomini ; e l' isola stessa in un ventennio si ridusse ad un quarto dell'area originaria, certamente anche 2)er opera della erosione. Un antico forte

Geografia e Geologia dell'Africa 87

portoghese ed altri fiibbricati giacciono ora tra le sabbie del lido od in terreno palustre, in una postura certamente diversa dalla originaria. Ne consegue clie molto probabilmente sono intervenuti avvallamenti recentissimi, i quali non si può esclu- dere che possano essere stati determinati dagli scotimenti si- smici, molto frequenti e sjiesso violenti anche in quelle re- gioni.

Occupiamoci ora delle formazioni quaternarie continentali, che hanno un'importanza ed una estensione superficiale in- comparabilmente maggiore che le marine nella regione del- l'Atlante.

Per la Tunisia settentrionale, nelle antiche alluvioni del Megerda furono recentemente rinvenuti gli ossami àoìV Ele- phas antiqims, specie che nel quaternario successe all'^". Me- ridionalis in tutta l'Europa, al di qua delle Alpi; e verso la regione delle Sehche abbiamo già veduto lo sviluppo della formazione gessosa a Zonìtes candicUssimus, la quale allo sbocco e lungo i corsi d' acqua fa passaggio a potenti alluvioni, ])ro- fondamente terrazzate. Dove si svihqipa la formazione ges- sosa, il suolo e costituito da una crosta calcare, dovuta alla evaporazione delle acque calcari che per la capillarità del terreno pervengono lentamente alla superficie; questa crosta può raggiungere lo spessore di un metro. Depositi recentis- simi, distinti da una piccola varietà del Cardìum edale, si trovano in vari punti tra il golfo di Gabes e la regione degli sciott, ed alle loro base furono rinvenuti frecce e coltellini di selce, con ossami ed avanzi di pasto. I fondamenti delle rovine romane di Tacapa riposano su questa formazione con- tinentale, antropozoica.

Nell'Algeria, secondo le osservazioni di Pomel, Bleicher e Thomas, le formazioni continentali quaternarie si possono divi- dere in un dlhwium^ potente e terrazzato, ed in un alluvium con tracce dell'uomo, con Elephas africanus ed atlanticus. Bourgignat ed Issel hanno da tempo dimostrata la parentela

38 Geografia e Geologìa di-W Afriva

della fauna malacologica nord-africana con (inolia iella .Spa^a e ne trassero argomento di conferma all'idea di iii' antica co- nmnicazione, in epoca quaternaria, tra le due co-ioni.

Nella provincia di Costantina vi sono, presso Ih'iWer, delle alluvioni potentissime con Jlippoputamns liipijonnsis. Nella provincia di Algeri, alla base delle formazioni «jateniarie si osservano dei conglomerati, delle arenarie ed ar{.ll(' con con- crezioni calcari dal piano di Medigia. che era p;>l>nbiliuentc un lago, sino airOued-el-Haeliem; dei terrazzi allvionali, alti circa 80 m., accompagnano il tinme Clielif e i-ircndano molte delle sebehe. Nelle fessure delle rocce in posto t!>\ansi delle brecce con Bubalus antiqìius, Aìitilupe Gafidnji\ k'is tragela- phus^ Hippopotamus amjiòi?is, Rhinocerasp^ Equii Stenonis.

Al quaternario antico corrispondono le ultinn eruzioni di basalti nella provincia di Uran. alle (juali, (dtr al tufi, si collegauo delle sorgenti termali ed alcuni fenomni di mine- ralizzazione dei depositi precedenti c<ni gesso, salennna, clo- rite, dolomite, (quarzo, piromaca. pirite e mica. Soo analoghe alle solfatare e rappresentano un locale metaniorismo della formazione fangoso-gessifera .

Nella provincia di Costantina il (|uaternario •' rappresen- tato dal travertino, il quale corona l'altura di lansourali, ad oriente della capitale, con molte specie di pinte fossili ed i resti di una tartaruga. YJ'Jniis pro-zigrir. Neil provincia sono importanti i travertini di Milianali. i «inali, dilaniati in sparsi lembi, rappresentano un mantello un giuro continuo sulle falde del monte Zaccar: presso al punto di origine di questa massa travertinosa trovansi nella roccia inposto, cal- care, delle ampie borse di terreno siderolitico. L< impronte di piante contenute in questa massa di travertio rappre- sentano una flora poco diversa della locale odierni con Lau- nts nobilis, Hedera helix, Viiis vinifera, Ficus caricoQKic. Nella provincia di Oran consimili travertini sono ricoperJ da colate basaltine ad Ain-Temoucheute, e sul lato sud dellisola vul-

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Geografia e Geologia dell'Africa 89

cauica diReschgouii si alternano con tufi della potenza di circa 30 r., con Buliraus decollaius, Pupa, Helix euphoria^ pun- tata, aspcsa, tutte specie ancora viventi nell'Algeria. Nel travertin» rossicio alle isole del pari vulcaniche di Zafarini compaioD altre specie di Helix^ delle quali due non sono ancora cnosciute tra le viventi.

Nella Pgione degli altipiani e nelle depressioni degli sciott, le forniaioni quaternarie sono più uniformi e quasi 23rive di fossili, tsutochè riesce ditficile il separarle dalle più recenti del pliocene, tornerebbe opportuno un nome comune come può essere qiello di Sahariano se a questo nome non si collegasse Videa diun deposito marino. Quelle bassure alla fine del plio- cene e lel periodo quaternario erano allagate, poi si conver- tirono il tsebche, temporaneamente sonmierse. Secondo il signor l^rossar* alla base si avvertono di solito dei cono-lomerati, ([iiindi ci calcari ed argille con rari Helix e Cyclostoma. Sino ad ora mancano nelle regioni montuose sicure tracce di gliiacciji.

Jjallmum nell'Atlante è controsegnato dalla presenza del- l'uomo od accenna ad una sensibile modificazione del clima, che si iduceva alle condizioni di secchezza attuali, la fauna malocoigica alluvialc è la stessa che al presente. La fauna mamnUogica scema rapidamente, accennando alle peggiorate condizini di esistenza che V uomo medesimo ha esperimentato. Estesismio è un terreno fangoso, inciso dalle valli e conte- nente Aha base dei piani torbosi, con odore annnoniacale ed ossami di bufalo, antilope, cervo, pecora, cavallo ed asino. Le allivioni nelle vicinanze di xllgeri hanno fornito ossami di Elepas africanus, Hippopotamus amfibias^ Bubalus antiquus in })anhi sottostanti alle rovine romane.

I doositi delle sebche sono gessiferi, col solfato di , calce in polvere, oppure in distinti cristalli, o granulare. Tra i fossili, sono comuni lo Zonites candidissimus ed il Cardium edvìe. Issai interessante e certamente non del tutto spiegata

88 Geografia e Geologia dell'Africa

della fauna malacologica nord-africana con quella della Spagna e ne trassero argomento di conferma all'idea di un'antica co- municazione, in epoca quaternaria, tra le due regioni.

Nella provincia di Costantina vi sono, presso Duvivier, delle alluvioni potentissime con Hlppoputamus hipponenùs. Nella provincia di Algeri, alla base delle formazioni quaternarie si osservano dei conglomerati, delle arenarie ed argille con con- crezioni calcari dal i)iano di ^Medigia, che era probabilmente un lago, sino airOued-el-Hacliem; dei terrazzi alluvionali, alti circa 80 m., accompagnano il fiume Chelif e circondano molte delle sebclic. Nelle fessure delle rocce in posto trovansi delle brecce con Buhalus antiquus, Antilope Gaudryi^ Ovis tragela- ph?is, Hippopotamus ainfibius^ I^/mwcerasp, Equus Stenonis.

Al (quaternario antico corrispondono le ultime eruzioni di basalti nella provincia di Oran, alle (juali, oltre ai tufi, si collegano delle sorgenti termali ed alcuni fenomeni di mine- ralizzazione dei depositi precedenti con gesso, salgemma, clo- rite, dolomite, ({uarzo, piromaca. pirite e mica. Sono aualoglic alle solfatare e rappresentano un locale metamorfismo della formazione fangoso-gessifera .

Nella provincia di Costantina il quaternario (■ rappresen- tato dal travertino, il quale corona l'altura di Mansourali, ad oriente della ca})itale, con molte sj)ecic di piante fossili ed i resti di una tartaruga, YEiuls pro-zigrir. Nella ju-ovineia sono importanti i travertini di Milianali. i (piali, dilaniati In sparsi Icuibi, rappresentano un mantello un giorno continuo sulle falde del monte Zaccar; jìresso al punto di origine di questa massa travertinosa trovansi nella roccia in posto, cal- care, delle ampie borse di terreno siderolitico. Le impronte di piante contenute in questa massa di travertino rappre- sentano una flora poco diversa della locale odierna, con Lau- rus ìiobilis, Mederà lielix^ Viiis vinifera, Ficus carica ecc. Nella provincia di Oran consimili travertini sono ricoperti da colate basaltine ad Ain-Temouclicute, e sul lato sud dell'isola vul-

Geografia e Geologia dell'Africa 89

canica di Rescligouu si alternano con tufi della potenza di circa oO m., con Buliraus decollatus, Piipa,Helix eu][jlioria^ pun- tata, aspersa, tutte specie ancora viventi nell'Algeria. Nel travertino rossicio alle isole del pari vulcaniche di Zafarini compaiono altre specie di Helix, delle quali due non sono ancora conosciute tra le viventi.

Nella regione degli altipiani e nelle depressioni degli sciott, le formazioni quaternarie sono più uniformi e quasi prive di fossili, tantoché riesce difficile il separarle dalle più recenti del pliocene, tornerebbe opportuno un nome comune come può essere quello di Sahariano se a questo nome non si collegasse r idea di un deposito marino. Quelle bassure alla fine del plio- cene e nel periodo quaternario erano allagate, poi si conver- tirono in sebche, temporaneamente sommerse. Secondo il signor Brossard, alla base si avvertono di solito dei conglomerati, (|uindi dei calcari ed argille con rari Helix e Cyclostoma. Sino ad ora mancano nelle regioni montuose sicure tracce di ghiacciai.

Jjalluvmm nell'Atlante è controsegnato dalla presenza del- l'uomo ed accenna ad una sensibile modificazione del clima, che si riduceva alle condizinni di secchezza attuali, la fauna malocologica alluviale è la stessa che al 2)resente. La fauna maminologica scema rapidamente, accennando alle j)eggiorate condizioni di esistenza che 1" uomo medesimo ha esperimentato. Estesissimo e un terreno fangoso, inciso dalle valli e conte- nente alla base dei piani torbosi, con odore annnoniacale ed ossami di bufalo, antilope, cervo, pecora, cavallo ed asino. Le alluvioni nelle vicinanze di Algeri hanno fornito ossami ài Elephas africanus, Hippopotamus arnfibias^ Bubalus antiqmis in banchi sottostanti alle rovine romane.

I depositi delle sebche sono gessiferi, col solfato di calce in polvere, oppure in distinti cristalli, o granulare. Tra i fossili, sono comuni lo Zonites candidissimus ed il Cardium edule. Assai interessante e eertamente non del tutto spiegata

90 Geografia e Geologia dell'Africa

è la presenza del solfo in tali depositi gessiferi, che alcuni vollero spiegare come causati od almeno fortemente influen- zati da emanazioni vulcaniche. Analoghi sono i depositi re- centi delle sebclie del Saliara; i moltissimi ti'afori artificiali, che hanno moltiplicato le oasi e che si spingono talora a profondità superiori a cento metri, attraversano, sotto ai ter- reni gessiferi, grande spessore di argille sabbiose, gialle, con vene azzurre. Si trovano a volta argille e sabbie nere, che contengono del nitro. Continuarono a formarsi, sebbene in scala molto minore, i travertini; alcune volte comj^rendono manufatti litici, come presso Eghris, ad oriente di ]\Iascara in provincia di Oran, dove anche si trovarono ossami di Ele- phas atlanticus e C/iamelus Tìiomasi. Il signor professore Issel nel mantello travertinoso dell* isola Galita raccolse parecchie specie di concliiglic terrestri tuttora Avventi e nota come anche al presente esistano nell'isola quattro fonti calde.

Non mancano indizi die il clima siasi fatto meno ospitale in epoca storica. Abbondanti rovine romane dimostrano una antica popolazione assai più numerosa di quanto 2^fJtrebl)C essere nelle attuali circostanze. E opinione dift'usa che la mo- dificazione si debba ai disboscamenti, ma è altrettanto possibile che anche l'impoverimento della vegetazione arborea proceda (hi un ])rogrcssivo essiccamento del clima, avveratosi negli ultimi millenni deirepoca posglaciak\ die tuttora continua.

Abl)iamo detto precedentemente clic mancano sicure tracce di antica espansione ghiciak' nella regione dell'Atlante. Però non taceremo die il Maw ed il Mourlon, salendo i monti che stanno a sud del piano di Marrakesch nel Marocco, incontra- rono delle enormi masse di ciottolame a circa 1300 m. sul livello marino, con massi del volume persino di 1") m. cubi; presso Eitmesan, nella provincia di Beria, a circa 1800 m. il Maw credette di ravvisare una morena in una C(dlina alta 250 m. con massi di porfido di varia grossezza, a monte della quale steudevasi un piano alluvionale come deposito di un

Geografìa e Geologia deW Africa 91

lago dalla collina stessa intercetto. Al signor Fritsclie, clic percorse la stessa via, parve di scorgere sulle j^areti delle gole le strie glaciali; ma osservazioni sicure di trasporto erra- tico e di struttura caratteristica di deposito glaciale fanno tuttavia difetto, e ci accontenteremo di affermare che se al presente la neve perenne esiste sulle vette dell'Atlante, è soltanto raccolta nelle bassure. Se la esistenza di antichi ghiacciai è tuttora dubbia per la Sierra Nevada, nell'Anda- lusia, ci sembra 2:)oco probabile che abbiano potuto mante- nersi e formarsi ghiacciai di qualche importanza molto piìi a sud ed in catene più basse della massima catena iberica. Nella regione dell'Atlante, come ovunque, il carattere del clima quaternario e dato dall'eccesso di umidità e dalla con- seguente abbondantissima precipitazione di piogge, coi con- seguenti fenomeni di trasporto e di defezione ghiaiosa, sab- biosa ed argillosa. L'abbondanza dei terreni saliferi nella serie delle formazioni secondarie e terziarie spiega la salsedine nei residui posglaciali dei vasti allagamenti quaternari, con depositi di gesso e di sale; ed un fatto analogo in più vasta scala ci sarà presentato dalla regione del Sahara.

Sino ad ora parlammo dei terreni formatisi per opera degli agenti esogeni, in seno ai mari, ai laghi ed alle paludi, op- pure depositati dalle correnti fluAdatili. Ci rimane di dare qualche cenno sulle rocce della regione dell'Atlante con mag- giore o minore evidenza accennanti ad un'origine endogena, sia che fossero insinuate a guisa di lenti e di iniezioni plu- toniche negli antichi depositi, sia che abbiano raggiunto in epoca più recente la superficie attraverso a fratture, nelle quali hanno assunta la forma di dicchi.

Una prima ragguardevole fase di eruzioni sembra essere intervenuta alla fine dell' epoca cretacea, in coincidenza col- l'accennata discordanza del piano nummulitico rispetto a tutte le formazioni precedenti; ed una posteriore fase di disloca- zioni e di conseguenti emissioni di materie laviche cade tra

92 Geografia e Geologia dell'Africa

l'eocene medio ed il miocene; nella prima e nella seconda le rocco eruttate sono anfiboliti e dioriti, graniti e porfidi quarziferi, passando con probabilità a trachiti quarzifere, au- gititi e serpentini. Evidentemente, anche prescindendo da queste ultime rocce che molti geologi ritengono sedimentari o metamorfiche, siamo in j)resenza di un complesso di lave somiglianti a quelle, che all'epoca stessa lianno fatto eruzione nell'Appennino settentrionale e nell'area tirrena, in partico- lare all'isola dell'Elba. Seguono basalti e trachiti, che attra- versano non solo gli strati terziari ma i quaternari antichi, collegandosi colle rocce eruttive della Spagna meridionale e dell'isola di Alboran; ma non si conoscono delle lave del ([uaternario recente e del perioclp storico; poiché il canqoo deir atti\ita si e allora più da vicino ristretto attorno agli attuali focolari del bacino mediterraneo.

Nell'Algeria sono anteriori al miocene ed attraversano .strati mesozoici dei graniti spesso tornaliniferi, come ai Gè. Takouch e Filfilah e presso al massiccio gneissico di Gè. Edongh. Poco discosto, una massa di jìorfido quarzifero con giacimenti me- talliferi di piombo e di rame, compare alla Vela-nera (Kaloua- el-Soud)ed altra attraversa le rocce triasiche ai Ras Fax-Kouch e Ras-el-Hadid, che è il })initn j)iìi settentrionale dell'Algeria.

Nelle medesime rocce triasiche compare il granito sul ver- sante sud del Gè. Filfilah, ad oriente di Philippeville, sotto fornui di ]i)otenti dicchi paralleli al fiuuie Riran, sporgenti a guisa di muraglia dal terreno sedimentare; è un granito bianco a grana fina, tormalinifero, passante a pegmatite. Due capi, costituiti da rocce massiccie, chiudono il golfo di Stora; il granito porfirico riconqiari' più a sud e nella penisola del porto di Collo; una dacite bluastra attraversa il Capo Bon- geroni; j)iù oltre dei dicchi granitici sono iniettati nelle rocce arcaiche di Gedielli e riiillippevillL'.

Anche la grande massa di micascisti e di gneiss della Ca- bilia è traversata dal granito in ogni verso, e questo granito

Geografìa e Geologia dell' Africa 93

li tormalinifero e granatifero, passante a pegmatite ed a por- fido quarzifero; compare a preferenza nella parte più alta della regione, alla quale iniparte un aspetto dirupato. Il si- gnor Ville lo ritiene recente, al pari di quello del M. Bu- zerea j)i*esso Algeri.

A sud di Algeri, lo stesso autore descrive un interessante giacimento di una massa da lui detta gneissica con serpen- tini tra gli strati calcari cretacei della valle dell' Harrasch, a monte della confluenza del Bouman. Queste rocce, ritenute eruttive, sono circondate da una zona di pietre dure; il cal- care è fatto cristallino o gessificato e contiene in molte loca- lità degli smeraldi, tormalina e chiastolitc.

A sud di Nemours compaiono dei graniti presso Nedrona ed Am-Kebira, attraverso gii scisti del paleozoico antico e tra questi ed il calcare carbonifero, che al contatto di quelli si è fatto cristallino. Al Capo Xegro, nel Marocco, il micascisto è attraversato in ogni senso da granito, da pegmatite torma- linifera e da porfido quarzifero.

Sono forse in relazione con queste rocce dei giacimenti di ferro ossidulato, con andalusite e lepidolite.

Nella serie delle rocce cristalline povere di acido silicico entra una roccia detta pirossenite dal Parran, che j)uò essere analoga a talune rocce augitiche della Toscana e dell'Elba. Uno dei giacimenti di questa roccia è nel Gè. Edough e quivi la massa predominante è formata da pirosseno e da granato; come minerali accessori contiene pirite, berthierite (stibina ferrifera), plagioclasio, anfibolo proveniente dalla alterazione della augite e quarzo, per lo più in vene. A\ capo La Garde il calcare escavato anticamente dai Romani è tutto rilegato da anfibolo. La cosidettp. Leherzolite di Casbah è formata di granito e di quarzo in una massa fondamentale pirossenica; altrove risulta di una pasta iperstenica. Analoghe rocce fu- rono trovate dal Peron nella catena dei monti Giudgiura.

L'augitite compare altresì col granito nelle formazioni se-

94 Geografia e Geologia deW Africa

coiidarie e forse anclie iiell' eocene del monte Filfilali, clic siirebbe .stato convertito in marmo. Ed anche questa roccia rassomiglia per la sua natura e per la struttura radiata alle note amigdale del Campigliese, in Toscana ; in una regione e neir altra sonvi dei giacimenti di ollgisto e di ematite.

Il signor Velain descrive, sotto il nome di gabbro, una roccia diabasica al capo Xoe, nella parte nord-ovest della provincia di Oran, che forma un filone potente fino a 10 m. attraverso strati fossiliferi del lias medio ; verso le salbande del filone il plagioclasio della roccia passa a labradorite e l'auoite a diallaomo.

O OD

Per l'Algeria sono ancora da mentovarsi due giacimenti di serpentino. Una bella roccia serj^cntinosa, con ferro cromato, noccioli di dolomite e lenti di pirite nichelifera ricopre, se- condo Tissot, le rocce eruttive acide del massicio di Seba- Riìz, presso Collo. Altro giacimento di serpentino cromifero trovasi nella già accennata valle dell'Harrasch ed ha esercitato, a quanto si afferma, una dolomitizzazione del calcare cretaceo.

Nella Cabilia presso Les Flissas e lungo il fiume Aissi, secondo il Peron, sono assai sviluppate delle dioriti ed altre rocce amfiboliche, di epoca ignota ; altre analoghe ne accen- nano il Bleicher ed il Coquaud ])er la provincia di Oran, e sono accompagnate da giacimenti di gesso; come si osserva anche nella Spagna, in provincia di Cadice, secondo il si- gnor Macpherson. Uno dei più meridionali giacimenti dioritiei dell'Algeria trovasi al centro di una de])ressione nell'altipiano di Ain-(.)ugrab. Il gesso di consimili giacimenti è spesso im- l)uro e contiene i frammenti delle rocce circostanti, piìi o uieno alterate; vi si aggiunge spesso la dolomia. Queste eru- zioni diabasiche, accomjiagnate da gessificazione, sono giudi- cate di e})oea anteriore all'eocene.

Converrà che raccogliamo alcune notizie sulle rocce erut- tive del terziario recente e del quaternario, le quali i)er l'Al- geria sono liuiitate, come si disse, alla regione litoranea. Il

Geografìa e Geologia dell' Africa 95

punto più orientale e presso Cliezaga, nel piano eli Harect, in provincia di Costantina, Quivi il signor Coquand ha os- servato un filone di roccia eruttiva amigdaloide, in un'argilla miocenica, ed in rapporto, secondo 1" autore, con giacimenti ferriferi. Nelle montagne di Collo una tracliite ricopre le ac- cennate rocce granitiche e serpentinose. Presso Dellys, nella provincia di Algeri, noi possiamo col signor Ville distinguere delle eruzioni basaltiche, alternate col deposito delle marne mioceniche, ed altre di roccia analoga spettanti a più periodi posteriori, sino al quaternario. Una massa di basalto al capo Bengut misura la potenza di oltre cento metri, talora con basalti zzazione globulare.

Il piccolo rilievo ad oriente della foce del fiume Sebou contiene nelle sue nere rupi una roccia peridotica, con zeoliti e calcedonia. Il grande massiccio del Gè. Geinet presenta co- lonnati di dolerite a grossi feldispati ed una roccia riolitica molto ricca di silice. A sud della risvolta del fiume Isser ed al forte Kara Mustafa, presso Fendouk, viene menzionata della tradii te.

Più a ponente le rocce eruttive recenti hanno un grande sviluppo, in quattro e più zone distinte, quasi parallele, nel massiccio di Millianah ; la zona più settentrionale si estende dalla foce del fiume El-Hachem a quella dell'Arbil. Nelle vicinanze di Cherchel, l' attività vulcanica si e più che al- trove pronunciata, colla emissione di andesiti anfiboliche, rocce simili a quelle della Liguria occidentale e Nizzardo; e presso Tourmelil alla lava si associa il gesso. Una seconda zona vulcanica decorre dall'orlo meridionale della grande catena di monti cretacei del Chenoua, con prevalente direzione a nord-est, verso Zuricli fino al fiume Messelmoun. Quivi, in centri distinti di eruzione, verso ponente, sembra incrociarsi ad angolo acuto colla terza zona, la quale assume un decorso verso est fino ad Affroun. Queste rocce eruttive attraversano il pliocene ma sono ricoperte dal quaternario. La roccia an-

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desitica, originarianieute uera, diventa verde per alterazione; ed è accompagnata da tnfi e conglomerati con frammenti delle rocce attraversate. I tnfi sono percorsi da vene di agata. die del jìari compaiono nella bollositk della roccia. Al monte Si-]\[oliammed si presenta una dacite.

A sud di Sra Kebira si avverte una quarta zona di eru- zione, })er più riguardi assai distinta. Allo Zaccar-Cliergui si trovano sotto all' alluvione ed al travertino dei massi di do- lerite, evidentemente collegati col salto, pel (piale quivi viene a justaj^orsi il terziario alla creta. I calcari, metamorfosati al contatto colla lava, si mostrano impregnati di calcopirite e di malachite. Del pari metallifero è il gruppo poco discosto dallo Zaccar-Gharbi, attraversato^da potenti dicchi di dolerite, di andesite e di una trachite con quarzo, mica e magnetite. Un filone sembra formare il confine tra il neocomiano e la creta media, ed alla sua salbanda esso presenta della barite e minerali di rame, i quali, insieme a galena, pirite e limo- nite, riempiono le cavità del calcare cretaceo, alterato e dislo- cato. A questa zona di fratture si collegano anche le fonti di Hannnaman-]\[olahuan e potenti masse di travertino.

Xella provincia di Gran compaiono, secondo Bleicher, sol- tanto delk' trachiti mioceniche e plioceniche e dei basalti nel quaternario antico. Tx' eruzioni sottomarine delle trachiti si manifestarono presso alla spiaggia d'allora, mentre le eruzioni basaltiche manifestarono anche entro terra e ricoju'irono dei travertini, come ad Ain-Temouchent, tra Gran e Flenien, dove si osservano le })iii ampie eruzioni della regione. Altre masse basaltiche, si osserv;ino sulle sj)onde del Tafna e presso Nemours. Secondo il Ville, queste eiuzioni avrebbero in più luoghi alterato il calcare in gesso e generato dei depositi di minerali metalliferi.

Pel Marocco settentrionale non si conoscono delle rocce vulcaniche posteriori al miocene; troviamo qualche notizia per le regioni a sud ed a ponente, dove le lave maggior-

Geografia e Geologia dell'Africa 97

mente si internano verso le montagne dell'Atlante. Fra le rocce antiche, ernttive, il signor Lenz indica il granito alle colline di Ballanga, ed il Tlolilf presso le ])\\\. alte vette del Gè. Aiascliin; il Fritscli parla di filoni di granito e di por- fido negli strati paleozoici tra la valle di Krelieratt e il Wadi Nfiss. Compare altresì nn ampio sistema di rocce basiche, le quali secondo il Maw formano la parte culminante dell'alto Atlante a sud di Marrakesch, dal detto Wadi Xfiss alla valle del Dermath, con tufi simili a quelli della regione porfi- rica del bacino di Lugano e del Tirolo meridionale; le rocce eruttive sono diabasi oliviniche, melafiri e porfiriti, analoghe a quelle che ad esempio si trovano nel bacino di Recoaro, Secondo il Maw esistono anche dei basalti amigdaloidi a Tas- seremut ed Hasni, e filoni basaltici nella diorite di Arrund.

Aggiungiamo alcune notizie geologiche sull' isole, che stanno presso la si^iaggia africana del Mediterraneo. Il signor Fischer, il quale si è occupato estesamente della regione litoranea del- l'Africa e della Sicilia, ritiene che il gradino abrupto sotto- marino, che si avverte a pochi chilometri dalla spiaggia, cor- risponda ad una linea di salto e forse anche ad una zona di eruzioni vulcaniche. Alla Galita trovansi un gabbro verde con cristalli di epidoto ed una liparite con aspetto di granito.

Le isole Habibas, di fronte al capo Sigale nell'Oran, pre- sentano delle trachiti analoghe a quelle dell' arcipelago greco e delle rocce ofiolitiche somiglianti alle serpentine della Liguria.

L'isola Raschgoun, di fronte allo sbocco del fiume Tafna, presenta del basalto compatto, scorie e pozzolane, provenienti da lave trachitiche.

L'isola El-Mokreun, presso il capo Noe, di calcare liasico, offi-e al pari che questo capo, dei dicchi di ofite, passante a gabbro labradoritico.

Le tre isole di Djafaràn, ad occidente di Nemours, risul- tano, secondo il signor Velain, di trachite granitica, micacea, di color violetto; la più occidentale presenta anche fonolite

7. Geografia e Geologia delVAfricu.

98 Geografia e Geologia dell'Africa

con cristalli di amfibolo. Finalmente la piccola isola Alboran, che sorge a meta del Mediterraneo, risulta bensì di strati sedimentari, ma contiene alluvioni di tracliite porfirica ana- loga a quella del capo di Gata, sulla costa spagnuola.

Dell'isola di Pantelleria si è di recente occupato il signor Forstner, dimostrando che essa risulta di andesite, e di una lava più recente, che prende il nome dall'isola ed è del tipo rio- litico; seguirono in un terzo periodo eruttivo delle andesiti augitiche.

Ricorderemo come l'isola Ferdinandea o Giulia si è formata e poi scomparve a sud di Sciacca nel 1831, e quivi presso av- vennero eruzioni sottomarine nel 1863 e 1886; pare che nella stessa località fosse avvenuta una precedente eruzione nel 1701.

Anche Linosa è un' isola vulcanica e conta quattro crateri bene conservati. Lampedusa al contrario, per quanto ci affer- mava il professore Trabucco, risulta od almeno è ricoperta da un calcare grossolano zeppo di nuclei di conchiglie, che è analogo al miocenico della Sardegna.

Da questi pochi cenni emerge che sulla costa ne in alcuna delle isole prossime all'Africa sonvi delle rocce erut- tive del periodo attuale, che possano equipararsi alle lave dei vulcani italiani, mentre si osservano a preferenza delle rocce eruttive analoghe alle andesiti e trachiti, ai gabbri ed alle rocce ofiolitiche della Liguria e della Toscana, della Sardegna e delle isole Pontine.

VI

Cenni geologici sul Sahara e sul deserto libico Istmo di Suez e costa del Mar Rosso sino a Massaua

Il Sahara è una parte di quella larga zona di deserti, che dall'Atlantico alle stej^pe della Mandschuria attraversa l'emi- sfero boreale tra il 16° e 48° di latitudine; ed a produrre tale

Geografìa e Geologia deW Africa 99

condizione di deserto la condizione orografica è soltanto uno dei fattori; importantissimo però, nel senso che sotto altra forma e natura di suolo anche le condizioni climatologiche si pre- senterebbero assai diverse, stante l'economia tellurica attuale.

La creduta uniformità orografica del Sahara fu dimostrata falsa, in particolare dalla spedizione del Rohlf, come fu di- mostrato erroneo il concetto che vasti tratti del deserto fos- sero tuttora inferiori di molto al livello marino. Piuttosto vi si stendono altipiani elevati e parecchie delle oasi, sebbene disseminate od allineate nelle depressioni, sono ad altitudini di più centinaia di metri, come all'oasi di Kufrah (492 m.). Si può ritenere come media altitudine degli {iltijiiani quella da 700 a 900 verso ovest, e da 500 a 700 verso est; ma nelle regioni più interne, dei Tasili e degli Ahaggar si elevano al- lure sin presso ai 2800 m. ed il Nachtigal vi avrebbe veduto delle nevi perenni (monte Tusside a 18° lat. nord). La vegeta- zione vi cresce rigogliosa, le acque scorrono in fiumi e ca- scate e stagnano in laghi; ai tre noti tipi della orografia sahariana, dell' altipiano o Hammada^ della valle di erosione o sebscha (Hofra, Daja, Sciott) e (Ì^W Erg od Areg, o deserto di sabbia, devesi aggiungere il tipo alpestre e chi sa quali novità esso nasconde tuttora al geologo!

Sta pertanto il fatto che a cagione della prevalenza del tipo ad altipiano nelle regioni più note alla po2Jolazione saha- riana, la 2)arola di catena di monti vi rappresenta un concetto incomprensibile; l'abitante del deserto non conosce che la salita a gradinate sugli altipiani, al più coronati da lembi dilacerati in aspre rupi di formazione abrase, e l'uniforme ondulazione delle dune; quali addossate ai dirupi di roccia, quali foggiate ad argini allungati e con pendìo jjoco diverso ai due lati, quali a scaglioni col lato sottovento assai declive, talora elevate centinaia di metri. E l'abitante del deserto sa del pari che la regione delle dune non è la peggiore j)orzione di quel mondo inospitale; assai più desolato è l'altipiano pie-

100 Geografia e Geologia dell'Africa

troso, brullo, senza pozzi ne vene d' acqua, col suolo di asciutta argilla, indurita e polverosa, oppure di pietre sclieg-giate, tutto sole ed arsura di giorno, a contrasto delle notti freddissime e rugiadose. Senza dubbio anche quelle sconfinate estensioni di pietre rovinate ebbero i loro fiumi, un 'giorno scorrenti con ricchissime acque. Basti citare la meravigliosa vallata del Igargar, la quale proviene col decorso di quasi duemila chi- lometri dai rilievi degli Ahaggar alla regione degli sciott Tunisini e l'altra del Tafasasset, dove dagli stessi rilievi si dirige con decorso poco minore verso la vallata del Niger. I lembi degli erosi terrazzi assumono spesso le forme le più bizzarre e l'incisione è assai abrupta; ma l'ondulazione del suolo, sulla massima estensione degli altipiani è così dolce da produrre le più strane e sconsolanti delusioni. Visti da lon- tano, i rilievi sembrano elevati terrazzi; poicliè la uniformità del paesaggio rende l'occhio incapace di un giusto apprez- zamento delle altezze; dopo giornate di viaggio, il rilievo è scomparso o si riduce ad un" altura insignificante. Le de- pressioni circondate da alture tondeggianti sono del pari a terreno argilloso, spesso gessifero e nelle bassure talora umidiccio; però non spunta uno stelo sul terreno infecondo, nerastro, chiazzato di bruno, con larghe efflorescenze saline, simili a vasti campi brinati. Se pure l' arsura ha risparmiato qualche residuo di lago, guai a chi si sofferma alle sue sponde; la straordinaria copia di zanzare vi rende impossibile la di- mora per quanto attraente sia l'ombra dei palmizi, che ba- gnano le loro radici nelle acque salate.

Nel deserto di erosione le depressioni sono sparse di oasi, ove la circolazione sotterranea delle acque è meravigliosa, ad una media profondità di 30 a 40 m.; l'acqua è calda da 26° a 40°, talora sgorgando con forte pressione. Dove qualche strato impermeabile meno profondo determina un locale ristagno delle scarse acque di pioggia, si possono avere pozzi meno profondi, ma sono incerti e di acqua meno potabile. L'oasi

Geografia e Geologia dell Africa 101

non si sfuma nel deserto, ma questo la contorna come fa di un' isola il mare ed il passaggio dalla morta natura alla vita è immediato.

Non vorremo tentare una descrizione del deserto ; piut- tosto osserviamo che questo modellamento orografico deve es- sere assai antico, se lo stesso accumularsi della sabbia delle dune è un fatto geologico; imperocché nell'attualità non av- viene se non òhe un insensibile spostamento della sabbia sulla loro superficie, una specie di dispersione e di demolizione delle dune; tanto che quelle colline di sabbia hanno i loro nomi e riconóscono in sito, non solo a memoria d' uomini ma da tempi remoti. occorre dire quindi che l'erosione ed il modellamento delle rocce in posto, fosse pure terziario, è precedente alla formazione delle dune, le quali si formarono con una parte del materiale somministrato da quella ero- sione e si appoggiano ai dirupi da esse modellati; anche <|uivi deve essere avvenuta una vera abrasione per grande abbondanza di pioggia prima della disseminazione delle al- luvioni accumulate in dune.

Sebbene due terzi del Sahara siano tuttora inesplorati per gli europei ed in particolare pei geologi, stante la unifor- mità del suolo e la regolarità delle condizioni stratigrafiche si ponno ritenere di qualche valore generale quelle notizie che vi si raccolsero nelle diverse traversate.

Il Pomel sino dal 1872, il Bleicher ed il Lenz in epoca più recente hanno dimostrato che nelle regioni meridionali del Sahara sono sviluppate le formazioni cristalline e che le mesozoiche di poco si discostano dalle falde meridionali dell'Atlante; il Lenz ed il Fritsch hanno indicato per le ca- tene centrali sahariane dei graniti, dioriti, argilloscisti, pa- leozoici, conglomerati ed arenarie con ogni probabilità tria- siche. Dall'Antiatlante verso Timboctu, le rocce paleozoiche, in particolare i calcari bluastri e gli argilloscisti quarzosi, lianno secondo questi esploratori un })re valente sviluppo. Le

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arenarie con banchi di sale prossime alle oasi di El-Giùf, Aderer, Kauàr e delle alture dei Taudeni sono permiane o triasiclie.

Pel Sahara algerino la carta del RoUand mostra nna stretta zona di contorte formazioni cretacee, riccamente fossilifere; ma verso sud queste si fanno orizzontali. Il cretaceo ed in particolare il cenomaniano colla facies di argille e calcari marnosi ad ostree, vi è sviluppatissimo sin oltre T altipiano del Tinghert a sud di Rhadàmes. Nelle regioni più interne non mancano le rocce eruttive recenti, essendo indicati nei Wadi Allulia delle correnti di basalto lunghe fino a 20 chilom.^ e scorie di lava si rinvennero dal Duvérier nei dintorni di Gè. Derba.

Ad onta di tale sviluppo dei terreni antichi, che formano l'ossatura del suolo sahariano, una grande porzione della sua area e ricoperta da terreni quaternari; presso ai rilievi, al- luvionali con ghiaje e massi voluminosi, e nelle depressioni argillosi 0 sabbiosi, sempre induriti e screpolati, sparsi di polvere e terra fina di colorito rosso bruno. Alle sebche di Timassiiiin il luogotenente Say raccolse le seguenti specie palustri: Liinmea limosa, Physa Brocchii, Planorbis Dìiverieri^ Melania iiiber culata., Corbicula sp. Delle quali specie talune vivono tuttora presso gli sciott algerini con una varietà sal- mastra del Cardium edule. Ma questa specie compare più co- piosa anche nel Sahara ad un livello più recente col Balanus miser e Baccinum gibòosulum., mentre vive tuttora nei laghi leggermente salati o d'acqua dolce delle regioni temperate ed è estremamente abbondante nel Baltico. Lo Zittel dichiara che la sua presenza non può menomamente ritenersi come una prova dell'antica dimora del mare nelle depressioni sa- hariane.

Anche i vasti altipiani a sud della Tripolitania risultano alla suj^erficie di terreni argillosi gessiferi, che ricoprono for- mazioni cretacee. Si osservano del pari delle colate di fono-

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liti e basalti, clie però non hanno esercitato alcuna azione sulla stratigrafia della contrada. Ai monti Harudj e presso alle oasi di Sokna, Derdjan e Gebel Tar, furono raccolte in buon numero dal Rohlf le ostree e le rudiste della creta supe- riore ed altri fossili di specie nuove ma analoghi a forme eoce- niche. Quanto ai basalti però conviene por mente che spesso i viaggiatori ponno essere tratti in errore dalla tinta nerastra o giallorossigna, che assumono all'atmosfera le rocce arenarie per una crosta di manganese che vi si produce.

Nel Wadi El-Hessi il signor Overweg fece l' importante scoperta di numerosi brachiopodi devoniani in nn' arenaria in banchi orizzontali ; però a breve distanza esistono inoltre dei lembi di rocce cretacee con inocerami, che furono rac- colti dal Duvérier presso la fonte di Serdeles. Altri fossili devoniani furono raccolti all'oasi di Knfrah.

Dei monti TiUnmo sappiamo che risultano di arenarie ed argille salifere. Nei monti Geisigger dalle arenarie spunta il granito. Nei monti di Air, secondo il signor Du Barry, prevalgono i terreni cristallini ed ai monti Tisge sono indi- cati graniti, gneiss e scisti amfibolici.

11 Nachtigal parla di un vulcano che corona presso ai tre- mila metri la catena dei Tibesti e venne indicato col nome di Tusside; altri crateri sarebbero ai monti Timi, Emi, Roma, Tarso, quest'ultimo con un cratere profondo 50 metri, colla periferia di una ventina di chilometri e con un pavimento di purissimo sale. Ai piedi del monte Tarso esisterebbe la fonte termale di Jerica ad attestarne di non molto antica data l'attività vulcanica. Ma prescindendo da queste vette costituite da lava, le catene centrali del Sahara risultano es- senzialmente di terreni cristallini e paleozoici ed lianno un aspetto alpestre, affatto distinto da quello che prevale negli altipiani. A sud di queste catene ripigliano i terreni quater- nari e terziari con argille salate, e questi stessi circondano l'ampio lago di Tsciad, il quale anche in epoca storica ebbe

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certamente un'estensione assai più ampia dell' attuale, sebbene possa calcolarsi approssimativamente di centomila chilometi'i {quadrati di superficie, al tempo delle pioggie.

Molto più nota è la porzione orientale del deserto libico, delle cui petrificazioni parlano Eratostene, Strabone ed Erodoto. Re- centemente ne recarono notizie geologiche gli esploratori Cail- laud. Russeerircr. Fio-ari. Rolilf. Zitte! e Bricchetti. Lo Zittel ritiene di data relativamente recente Y incisione della grande ^ alle nilotica e che prima una piìi forte analogia stringesse il deserto libico ed il deserto detto arabico, nel quale si in- sinua il Mar Rosso. Se nonché in questa più orientale regione il suolo attinge elevazioni più considerevoli, sino a 2500 m., la precipitazione acquea vi accade più regolare e più abbon- dante, così da nutrire alle falde ed a grande distanza una copiosa circolazione sotterranea, che si mostra colle sorgenti lungo i solchi delle valli, coperte di verzura. Invece sulla sinistra della valle del Xilo, Y altitudine media del suolo può calcolarsi soltanto di 450 m. e compare in tutta la sua de- solazione il carattere orografico del deserto. Un terrazzo alto da 200 a 300 m., inciso da brevi vallette ed orlato da bizzarri relitti, segue il limite delU altipiano. Questo terrazzo di si- nistra della valle nilotica, ripiegando a nord-ovest, abbraccia l'oasi di Chargeh, passa a nord dell'oasi di Dechel, circonda l'oasi di Farafrah e si perde nel deserto sabbioso a sud della nota oasi di Siva. Più a nord decorre l'ampia depressione, che congiunge la maggiore Sirte al Nilo, passando per le oasi di Andjialah, Siva, Gasa, il letto abbandonato dell' Aradj ed una fila di azzurri laghetti, e che mantiene il commercio tra la Tri- politania e 1" Egitto ; essa forma il limite meridionale di un al- ti piano che si estende sino al Mediterraneo.

Xella catena arabica, naturale confine orientale del deserto, si alternano dei oTaniti ed altre rocce cristalline con scisti amfibolici a micacei, attraversati da filoni e dicchi dei noti l)<>rfidi, detti antichi, verdi e rossi, scavati dai Romani e dagli

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anticlii Egizi, in particolare nei monti tra Hammamat e Gè. Duchàn, e da con meravigliosi artifici trasportati fino al Nilo. Immediatamente sopra questo sottosuolo di rocce cri- stalline si deposero delle rocce quarzose, riccamente micacee, bianco-venate, con una potenza di oltre cento metri, quasi orizzontali tuttora e con regolare stratificazione. Si alternano con argille bituminose, carboniose, e sono ricoperte da cal- cari impuri,' quasi altrettanto potenti, con legni pietrificati, con ostree e nuclei di Cardium; l'epoca ne rimane dubbia.

Dai dintorni degli antichi conventi di S. Paolo e S. An- tonio, presso alla costa del Mar Eosso, da molto tempo pro- vengono copiosi fossili ; recentemente ne raccolse buon nu- mero lo Scliweinfurt e furono detcrminati dallo Zittel e da altri come analogiii ai cenomaniani della Palestina. Citeremo i seguenti: Hemiaster cubicus^ Discoidea jìu^vinata^ Sphaeru- lites Schioeinfurti^ Exogyra africana^ Ostrea jìahellata^ Ammo- nites Morreni^ Wibrayeanus^ Manteli. In complesso questi strati corrispondono ai terreni cretacei dell'Atlante algerino, del Tua- regg e della Tripolitania. L' analogia è ancora maggiore per un calcare senoniano soprastante, con Ostrea larva^ potente quasi 300 metri, che del pari si avverte alla accennata loca- lità, detta non a torto per la copia dei fossili : F eldorado dei geologi. Anche dal Gè. Akkak, presso Suez, provennero delle belle rudiste, probabilmente del turoniano.

Queste arenarie cretàcee passano per gradi alla famosa arenaria della Nuhia^ della cui età si è tanto discusso e che si sviluppa nel tratto tra 1' accennato terrazzo, che circonda le oasi di Dacliel e Farafrah, ed il Senaar. Le uniche petri- ficazioni sono vegetali: un dicotiledone, \?i Nicolia AegypUaca^ ed una conifera, V Acamaroxylon aegyptiacum.

Nella porzione più recente di questa formazione prevalgono delle argille variegate e dei calcari marnosi ; il sale ed il gesso sono elementi immancabili; nella presenza dei quali minerali noi vediamo riprodotto un carattere importantissimo, che h

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la sintesi della geologia africana ; inqnantocliè questi gessi e questo sale rappresentano la definitiva scomparsa di quei mari interclusi, che mano mano furono isolati dalla circolazione oceanica per opera di un sollevamento progressivo, effettuatosi sopra un piano pressoché orizzontale, come lo- dimostra la più volte menzionata disposizione delle formazioni sahariane.

Nella formazione cretacea del deserto libico sino dal 1850 rOverweg aveva raccolto numerosi fossili, tra i quali: Exo- gyra Overwegi, Inoceramus regularis, Crassatella numidica, Atn- monites Ismaelis e denti di Corax pristodontus e Lamna Bronni. Ancora più recente è un complesso di altri strati cretacei, composti di argille variegate, di calcari pulverulenti o com- patti, candidi, con coralli, spongiari, echini di solito siliciz- zati, tra i quali la comunissima AnancJii/tes ovaia della creta bianca francese e le ventriculiti della creta germanica. Segue in alto r enorme sviluppo del terreno nummulitico.

La località fossilifera più nota per fossili eocenici è la ca- tena di Mokattan non lungi dal Cairo, con NiLmmulites Gi- zehensis, Caillaudi, curvispira ed altre, che furono descritte dal professor Bellardi; altri fossili eocenici furono raccolti presso Siut e presso Tebe.

Neil' ampia estensione che l' eocene presenta lungo la val- lata del Nilo, alle nummuliti prevalgono le operculine e le alveoline, come è il caso dei piani inferiori eocenici dell'Istria e della Dalmazia. La roccia ])\i\ frequente è un calcare poco comf)atto con grossi e tondeggianti arnioni di piromaca, quindi analogo al terreno che prevale sull'eocene della Majella, nel- l'Abruzzo chietino.

Le oscillazioni della crosta, che in tanta parte della su- perfcie terrestre furono così profondamente risentite allo scor- cio dell'eocene, nel Sahara e nel deserto libico si compirono con meno forte influenza nell'aspetto orografico; però pro- dussero una emersione più ampia ed il mare miocenico fu molto più ristretto dell' eocenico, addentrando esso solamente

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due ampi seni nella vallata del Nilo e nelle depressioni delle oasi di Ammone. E su quegli altipiani, i quali forse si esten- devano sino all' attuale Sicilia, scorrevano branchi di gazzelle, perseguitati dalle jene e dalle tigri. Anche quei golfi però ebbero breve durata e nelle posteriori epoche del pliocene e del quaternario antico, del primo soltanto si avvertivano scarsi relitti. Col calcare grossolano miocenico si può conside- rare come chiusa la fase di sommersione del deserto sahariano. E rimarchevole la scarsità delle rocce eruttive recenti nel Sahara orientale e nella Libia; inquantochè si conoscono ap- pena talune sporgenze di basalto nell'oasi di Beharich e presso Ismailìa. Tale scarsità corrisponde evidentemente al tenue disturbo, che hanno subito le formazioni pel corruga- mento posteocenico. Cosi mancano depositi di qualche impor- tanza, lacustri od alluvionali, delle epoche posteriori al mio- cene; mancano sedimenti litoranei e formazioni sicuramente riferibili a vaste maremme. Una sabbia quarzosa più o meno grossolana e vasti banchi di argilla compatta, gessifera, salata, sono gli unici documenti di quella sterminata serie di secoli, la quale decorse da quando quelle terre emersero dal mare miocenico. Ma con questa affermazione noi ci pronunciamo troppo decisamente contrari all'idea dell'antico Mare Saha- riano per dispensarci dal dirne qualche parola; poiché non intendiamo presentare ai nostri lettori un afori^mo, ma deside- riamo piuttosto che essi rimangano persuasi degli argomenti, che ne hanno indotti in questo convincimento, sebbene da anni fossimo abituati a ritenere il contrario.

Già tra gli antichi era famigliare l'idea della antica di- mora del mare sulla faccia del grande deserto, comprovata dai fossili da gran tempo conosciuti ; Diodoro e Tolomeo par- lano del Lacus Tritonis^ in prossimità della piccola Sirte, del quale però è ancora molto discutibile l'esistenza in epoca storica. L'abbondanza del gesso e del sale, la creduta in- feriorità rispetto al livello marino di vaste estensioni del de-

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serto, la meno esatta determinazione dei fossili analoo'hi alla fauna attuale ma in realtii miocenici o cretacei, e la presenza già ricordata del Cardiiim edule con altre poche forme marine nei depositi delle sehche, hanno fatto in questi ultimi anni generale l'idea, dal Desor chiamata istintiva, che l'antico mare Sahariano si fosse conservato sino all'aurora dell'epoca umana.

Persino le evidentissime prove di una lunga emersione, che si potevano desumere dai lunghi e profondi solchi delle ora scomparse fiumane, venivano a preferenza considerate come prodotti da correnti marine. L' interesse scientifico del mare Sahariano fu poi molto accresciuto dalla nota ipotesi del- l'Escher della Linth, la quale traeva da questa vastissima area, supposta sommersa in epoca quaternaria, i vapori di cui si alimentarono i contemporanei ghiacciai delle Alpi e (lei Pirenei. Tale ipotesi ebbe il vantaggio di motivare una importante esplorazione del suo autore in compagnia con Desor e Martin, la quale svelò le meraviglie della circola- zione sotterranea del Sahara e confermò maggiormente nella mente di questi geologi e nel mondo scientifico la certezza che un mare salmastro come il Baltico si internasse nella de- pressione degli Schott algerini, comunicasse coU'Atlantico at- traverso i piani del Marocco e si estendesse sino ai più in- terni altipiani del deserto.

di questa convinzione ci scostava il j^ourgignat quando dimostrava che la fauna malacoloo:ica dell'Aloeria aveva stretti rapporti colla spagnuola e siciliana, mentre afi'atto differiva dalla ftiuna dell'Africa centrale; tantoché sembrava proprio che un mare la avesse separata da questa, quando il Medi- terraneo non aveva ancora rotte le colonne di Ercole e lo stretto di Gibilterra era una profonda vallata. Alla stessa opinione aderivano Rudaire e Pelagaud sin verso il 1880. Indarno il Duve aveva dimostrato che il folm, il vento divo- ratore delle nevi alpine, proviene dall'Atlantico piuttosto che dall'Africa; l'ipotesi dell'Escher, raccolta dallo Stoppani, si era

Geografìa e Geologia dell Africa 109

trasformata iu un grandioso concetto, che sembrava precisare nel miglior modo le intuizioni del Lyell sui rapporti tra le modificazioni orografiche ed i climi geologici. I banchi di sale e le argille col famoso Cardium edule erano la dimostrazione palmare di una sommersione; piuttosto che scorgere nei sin- goli tratti di questi terreni dei limitati bacini di acque rese salate dalla natura dei terreni circostanti, vi si vedeva il de- comporsi ed' il prosciugare di un unico mare.

Le traversate di Caillé e de Barry, dall'Algeria alla valle del Niger, non avendo riscontrato il creduto sviluppo di ter- reni marini recenti, anzi non avendo trovato, con molta me- raviglia di questi esploratori, un solo vestigio di terreno marino quaternario, hanno scosso alquanto la generale opi- nione del mare sa,h ariano, tantoché il pubblico scientifico era alquanto prej^arato a dare peso alla affermazione del Lenz, quando disse che quelVarea era sempre stata un deserto e che la formazione del Sahara gli sembrava una questione di cli- matologia anziché di geologia, mìtà. osava aggiungere che Videa di ima sommersione del Sahara gli pareva così assurda da non potersi nemmeno discutere seriamente.

La spedizione Rohlfs, alla quale prese parte lo Zittel, pervenne allo stesso risultato negativo, quanto alle sicure traccie del mare quaternario, essendosi riscontrate ovunque, anche nelle depressioni assai limitate di cui fu constatata la inferiorità rispetto al livello marino, le prove di profonde abrasioni ed erosioni per correnti torrenziali, ed il solito ter- reno fangoso-salino, proveniente dal definitivo o quasi totale prosciugamento, per essiccamento delle dei^ressioni medesime.

Soltanto con dubbio lo Zittel sospettava ancora che fosse stato dal mare quaternario per un certo tratto occupata la depressione tra l'altipiano della Cireneica ed il deserto libico, avendo riscontrato nelle acque di quegli stagni il Cyprinodon dispar, pesce di forma marina ed il Cerithium conicum; ma il valore filogenetico di queste specie in rapporto colle sue-

110 Geografia e Geologia deW Africa

cessive trasformazioni della orografia non può evidentemente essere maggiore di quello di tante forme marine viventi nelle acque dolci dei laghi svizzeri, sebbene il mare ne sia scom- parso sino dall' epoca miocenica ; e di quello delle forme ma- rine di pesci viventi nel Garda, il quale lago corrisponde ad un' area destituita di terreni marini pliocenici. Quanto i geologi sono venuti in questi ultimi anni deducendo sulla conformazione del bacino occidentale mediterraneo, è del pari contrario a questa idea del mare sahariano quaternario ; poiché una quantità di fatti sulle sponde africane, nei mari di Si- cilia, allo stretto di Gibilterra, alle Baleari, nella Liguria e nell'arcipelago toscano, parlano in favore di una generale depressione dal pliocene in poi, la quale fu parzialmente ed imperfettamente elisa in alcuni luoghi per limitati sollevamenti avvenuti nel periodo posglaciale e nell' epoca storica. Abbiamo anche veduto nel capitolo precedente come già nel pliocene il mare si fosse accostato al perimetro attuale, anzi avesse in alcune parti abbandonato l'area africana; e rimane ancora dubbio che nella valle del Nilo esistano realmente dei de- positi pliocenici, paragonabili a quelli che abbiamo descritti per l'Algeria. Epperò lo Zittel ed il Suess sono dell'opinione che nel pliocene e nel quaternario antico un' ampia terra si stendesse dove al presente si va lentamente estendendo il delta del Nilo, creazione, come è noto, dell' epoca quaternaria re- cente.

Nello statò attuale delle cognizioni geologiche possiamo pertanto ritenere che l'area sahariana in epoca quaternaria fu emersa. Non per questo dobbiamo escludere che essa fosse per grandissime estensioni occupata da vasti allagamenti di acque rese salate dal lavaggio degli emersi terreni cretacei e terziari, tutti più o meno ricchi di depositi gessiferi e sa- liferi. Tali parziali allagamenti dovranno però considerarsi tra le conseoruenze anziché tra le caorioni dell'umido clima quaternario; mentre queste cagioni saranno da ricercarsi in

Geografia e Geologia dell' Africa 111

altri ordini di fenomeni tellurici ed astronomici, che qui sa- rebbe fuori di luogo di esaminare.

Il Sahara colle sue sehche^ il piano germanico coi suoi erratici provenienti dalla Scandinavia, la valle Padana coi suoi anfiteatri morenici e coli' ampia stesa della sua pianura, ci dimostrano in varia guisa il carattere del clima detto gla- ciale, ma che in realtà non fu altro che la continuazione dei precedenti olimi geologici, combinata colla maggiore esten- sione ed altimetria allora attinta dai continenti; imperocché non possiamo dubitare che diluvi ancora più abbondanti ed allagamenti ancora più noti che nell'epoca quaternaria si av- verassero in tutte le epoche precedenti; e non è del tutto dimostrato che in epoca quaternaria per la prima volta fun- zionasse quella macchina meravigliosa, che ha disperso per così o'i-andi distanze il terreno erratico nelle reg-ioni fredde e temperate.

Se ora, da un punto di vista creato da fatti recentemente assodati, le ipotesi che ieri ne ispiravano piena fiducia, hanno perduto il loro fascino e meno ne persuadono, dobbiamo però tenere calcolo del benefico influsso, che esse hanno esercitato nello sviluppo della scienza, determinando il confronto dei fatti più disparati e svelando delle leggi, che tuttora si riconoscono vere. Considerata anche come conseguenza e dimostrazione no- vella del carattere vero del clima detto glaciale, la idrografia quaternaria del Sahara ad ogni modo un fatto di capitale importanza e sarà sempre opportuno lo studiarlo nei suoi dettagli, per quanto è possibile, nei suoi rapporti e nella sua storia.

Ma tale storia, 23ur troppo, non ci è nota che per incerte deduzioni. Non sarà pertanto da tacersi che alcuni fatti fanno ritenere che il definitivo prosciugamento della regione Saha- riana siasi compiuto in tempi non molto lontani. Le masse recenti di travertino delle oasi libiche contengono spesso delle foglie di elei; pianta di scomparsa. Le schegge di selce

112 Geografia e Geologia deW Africa

lav<n*ata sono abbastanza frequenti anche nelle regioni ora del tutto disabitate. Le tradizioni degli arabi attribuiscono il disseccarsi delle scomparse fiumane al castigo dato da Dio ad un re impenitente e gli storici latini raccontano che i Cartaginesi traessero dalla Libia gli elefanti da guerra. Il coccodrillo trovasi in alcune sebche assai interne del Sahara; le sculture in roccia del deserto libico al pari dei monumenti egiziani col bue gibboso, collo struzzo e coli' elefante non ricordano la nave del deserto, il cammello, che sembra impor- tato nel Sahara ai primi secoli dell'era attuale. E molto pro- babile che questo prosciugamento siasi compiuto con alter- nanza di periodici ritorni di fasi di maggiore umidità e siano quivi pure accadute anche in ejioca umana delle abbondanti precipitazioni di acque come fugaci ricordi dei diluvi quater- nari. Si aggiunsero anche colà delle cause locali, le quali però potevano ascriversi alla modificazione generale del clima, come la diminuzione della vegetazione boschiva. A ragione quindi il Witney ha chiamato fase delle steppe e dei deserti, la seconda metà dell'epoca neozoica, quale si continua col- r epoca storica.

A quale epoca spettino le note foreste pietrificate, di cui gli avanzi sono abbondanti nelle prossimità del Cairo, rimane tuttora dubbio tra i geologi; i più le ritengono un avanzo della flora miocenica.

In base a quanto abbiamo esposto, appoggiandoci alla autorità dello Zittel, possiamo riassumere come segue i più attendibili risultati delle attuali conoscenze geologiche del Sahara.

Questa regione si distingue per una stratigrafia assai sem- plice, colle formazioni quasi orizzontali, senza pieghe, ne salti, strati verticali od arrovesciati. Al piede dell'Atlante Ma- rocchino e per una grande estensione del Sahara occidentale si stendono i terreni azoici e paleozoici, che poi costituiscono le catene centrali, d' onde le acque si dividevano verso il

Geografia e Geologia dell'Africa 113

Niger e verso le depressioni degli Schoit algerini. Dei terreni mesozoici sono in particolare sviluppati i cretacei; anzi man- cano sicure tracce dei giuresi e dei triasici. Lo sviluppo dei terreni vulcanici è presumibilmente assai ristretto, nelle ca- tene più elevate.

1 depositi marini terziari sono esclusivi alle depressioni libica e nilotica, alle regioni a nord degli schott tunisini ed alla Cirenaica. Xel Sahara settentrionale e nell'Egitto l'eocene si spinge sino alla latitudine di Esneb, il miocene sino all'oasi di Siva ed alle colline tra il Cairo e Suez.

La regione meridionale del Sahara e parte della mediana emersero sino dal devoniano; il resto quasi tutto dall'epoca cretacea; solo nel deserto libico rimase un mare terziario, già ridotto nel miocene, e nel quaternario del tutto scom- parso. Neir epoca diluviale il Sahara e parte dell' area me- diterranea furono terre emerse, ma disseminate di più o meno vasti ed isolati allagamenti, con acque rese salate dal lavaggio dei terreni circostanti. L'ipotesi di un mare quaternario non è appoggiata ne dalla natura dei terreni superficiali dalla conformazione orografica del Sahara. Al più furono allo scorci'^ del pliocene sommerse la regione degli <S'c/w/^ tunisini ed il tratto dalla grande Sirte allo sbocco della valle del. Nilo ed al Mar Rosso. La superficie delle formazioni fu modellata ed erosa dalle acque che hanno inciso profonde valli ora esauste. La sabbia del deserto è prodotto di una erosione atmosferica, in particolare attivissima sulle rocce arenacee. L'accumulamento delle dune è un fenomeno quaternario; tra le prove delle bufere del clima quaternario dobbiamo contare le comunis- sime pietre di folgore dove al presente le pioggie e le tem- peste sono quasi sconosciute. L' uomo fu testimonio di qualche periodico ritorno a condizioni climatologiche, che rammenta- vano quelle che furono normali per l'area Sahariana nell'epoca quaternaria.

Recentemente lo Schweinfurtji ha descritto le condizioni

8. Geoiji-afia e Geologia dell' Africo..

114 Geografia e Geologia dell'Africa

stratigrafiche di un affioramento cretaceo, circondato da eocene, presso alla grande piramide di Grizeh. Questo affioramento lia la figura di un rombo, cogli angoli acuti rivolti a nord-est ed a sud-ovest, lungo Ile largo 18 chilometri. Tutto all'ingiro e limitato per faglie dal circostante eocene, in particolare evi- denti all' angolo sud-ovest. All' angolo nord-est corrisponde invece un avvallamento largo due chilometri, che sbocca nella valle del Nilo a nord di Abu Roasch. Sopra quest' area si al- ternano dei rilievi da 70 a 100 m. sul livello marino. Secondo Walther, sonvi due centri di fratture a Gala ed a Golea, come se quell'affioramento corrispondesse ad una volta infranta. L' aspetto del terreno, in particolare dove prevalgono i cal- cari bianchi a rudiste, è paragonato dall'autore ad un libro in ogni senso dilacerato e spiegazzato; profondi baratri per- mettono di rilevare esatti profili. In complesso la serie delle formazioni cretacee è descritta come segue, dall'alto al basso: Metri 20-25 di calcare bianco senza fossili;

» 4- 5 di arenaria compatta, grigia, verdiccia, bianco- venata ; » 20 di calcare con coralli;

> 2 di calcare con nuclei limonitici, con denti di

pesce, Terebratula Nicaisei^ Ostrea vesicularis, lanira ; » 20 di calcari marnosi con interstrati di argille

grigie; con ammoniti, ostrec, pettini, flagelli di raje, Plicatula Ferryi, Ostrea Acantoìiata, 0. Costei, 0. Boucheroni; » 100 di calcari alternati con marne, ricchi di echi-

nodermi; calcari a nerinee ed acteonelle(20m.); 2 banco di quarzite alla piramide di Ga'a; 10-50 rocce calcari, ricoperte da frane; 15-20 calcare bianco a Sphaerulites Schioeinfurthi, ostriche e nuclei di piromaca; alla base banchi di calcare a Pseudodiadema ;

Geoiirafia e Geologia dell'Africa 115

Metri 30-40 marne ed arenarie ad echini e banchi di In- machelle; » 15-20 arenarie bruno chiare, analoghe alla nubiana.

Riducendoci ora alla regione dell' istmo di Suez, cui rese di interesse mondiale una delle piìi mirabili opere compiutesi in questo secolo, ricorderemo uno studio importante dell'in- gegnere Tissot, pubblicato appunto quando piìi attivi ferve- vano i lavori di scavo dell' attuale canale.

Il canale parte da Suez, seguendo il thalweg di una de- pressione; attraversa i laghi Amari, che si ritenevano avanzi del Mar Rosso, seguendone l' andamento ; attraversa il Serapeo e si caccia nel lago Timsah, a levante dell'altipiano di Sceik Enedeck. Questo lago riceveva anticamente gli scoli di un canale del Nilo, che gli Ebrei avevano condotto nella bella e feracissima vallata di Gessen, ora attraversata dal canale di acqua dolce: il suo fondo è sotto al livello dell'Eritreo. A nord del lago il canale traversa il suolo di El-Guisr e le dune di El-Ferdane. passa i laghi Rallah e Menzaleh e sbocca s. Porto Said, dove si getta in mare sino a raggiungere la profondità di 8 metri. La lunghezza complessiva del canale è di 163 chilometri. All'epoca dello scavo era generale la convinzione che tutto questo spazio di terra fosse recente- mente emersa e che anzi fosse ^prosciugata in epoca storica la porzione più depressa,, in particolare per gli interrimenti importati dal delta del Nilo j^er opera della corrente medi- terranea. Gli autori del progetto preparatorio, Linant-bey e Monzel-bey, erano venuti alla conclusione che il suolo di El Guisr fosse formato dall'incontro delle correnti che entravano dai due mari, e che, formatasi questa diga, le lame di fondo e le alluvioni avessero da un lato e dall' altro incompleta- mente interrato 1' area dell' istmo, aiutata l' opera dalle dune. Attualmente prevarrebbe l' idea di considerare questa regione ' come l'avanzo di una più ampia terra quaternaria, che poi fu soggetta a secondarie oscillazioni, anche positive, in epoca

116 Geografia e Geologia dell'Africa

più recente. Comunque sia, gli scandagli praticati lungo l'asse del canale sino a 8 e 10 metri hanno dimostrata la compo- sizione del suolo, per le diverse tratte, nelle condizioni se- guenti :

Attraversata la barra di foce di Porto Said. si trovano i depositi limacciosi, conchigliferi, con terre nere, del lago Men- zaleh, ora sterile laguna di 150.000 ettari ma prima ferace pianura irrigata da quattro braccia del Nilo ; le bocche della laguna corrispondono alle quattro foci di questi rami. Il de- posito antico del Nilo è un fango finissimo, ora reso tenace, che si accompagna per 39 chilometri; la tenacità e sofficità del deposito sono massime tra il 10** e 20° chilometro e furono di grande ostacolo per la costruzÌ£)ne delle sponde del canale. L'autore appoggia il progetto della chiusura delle boccile per la progressiva bonificazione della iaguna.

Il secondo tratto (da 39 a (jl chil.) attraversa un suolo più compatto, di sabbie ed argille indurite, con molto gesso in banchi talora estesi più di 5 chilometri, alternati con ar- gille impregnate di gesso e con sabbie ; nelle argille il gesso è in lamelle sottili disseminate, come se il gesso si fosse for- mato per alterazione dell" argilla. Ma questa ipotesi, anche supponendosi che si tratti di marne piuttosto che di vere ar- gille è abbastanza gratuita; perchè non si saprebbe quale cagione avesse potuto produrre tale cangiamento, mancando quivi ogni traccia di attività endogena ed osservandosi argille impregnate di lamelle di gesso in moltissimi depositi terziari anche recenti, come nell'Appennino e nell'Andalusia, senza che sia intervenuta a produrli alcuna azione vulcanica. I laghi Ballali sono una successione di piccoli stagni di acqua salsa in comunicazione colla laguna di Menzaleh, della quale la salsedine si eleva sino ali per cento nelle magre del Nilo.

Il terzo tratto, del El-Uuisr (da 61 a 75 chil.j presenta una sabbia compatta, a cemento calcare, con letti di argiUa, talora con vene e lamelle di gesso; in alto sonvi letti di ciottoli,

Geografia e Geologia dell'Africa 117

mescolati colle sabbie e con le argille, e si alternano banchi di gesso in polvere.

Il quarto tratto, del Serapeo (75 a 96 chil.) col lago Timsali, ripresenta il terreno nero del primo tratto; in j^articolare sotto le acque esso e di estrema mobilità. Negli scandagli i banchi di gesso, di sabbia e di argilla si mostrano alternati con varia vicenda.

Nel quinto tratto, dei laghi Amari (96 a 130 chil.) l'au- tore vede un residuo del golfo arabico; il suolo vi si avvalla sino a 8 metri sopra un'estensione di almeno 14 chilometri. Questa bassura si sarebbe mantenuta a nord di un rilievo alluvionale, appoggiato alla catena dei monti Attaka. Dopo intervenne la evaporazione e vi si produsse un banco di 600 ettari di sale cristallizzato, puro e bianco, screpolato come un ghiacciaio, con aguglie trasparenti come vetro; circondato da una vegetazione particolare di un verde intenso, colle sponde disseminate di conchiglie. Il sale si presenta in masse enormi, talora sotto forma di strati aderenti di 5 a 25 centimetri cia- scuno; ora in banchi indivisi, compatti fino di 3 m. di spes- sore, tenacissimi; oppure in masse informi, friabili. Si può calcolare un 200 milioni di valore di ottimo sale. Le aroille

o

sulle sponde sono impregnate parimenti di cloruri.

Il sesto tratto, di Sceluf el Terraba (130 a 145 chilom.) presenta il detrito calcareo-selcioso delle vicine montagne, con depositi sabbiosi conchigliari, colla fauna del Mar Rosso. Al chilometro 140 evvi uno strato di arenaria calcare con del calcare marnoso, che l'autore riteneva capace di dare della buona calce idraulica. Compaiono altresì dei banchi corallini, conchigliari, ferruginosi, caratteristici dell'Eritreo, con tenui depositi gessiferi.

L'ultimo tratto, di Suez (145 a 161 chil.) presenta i me- desimi caratteri di suolo che il precedente, ma comprende l'isolotto di Tertra verso il chilometro 153, contornato da laguna e costituito da una tenacissima arenaria omogenea.

118 Geografia e Geologia dell'Africa

forse cretacea. Alla superficie si stende un potente strato di sabbia con ghiaia concliigliare e delle argille compatte va- riegate, in genere gialle o brune.

Attraverso questi depositi fu stabilita la comunicazione dei due mari, i quali possedevano bensì lo stesso medio li- vello, ma presentavano dei limiti di marea molto diversi, es- sendo più elevato, negli equinozi, il Mar Rosso di circa me- tri 0.80, in confronto delle più alte del Mediterraneo quando spira il vento di nord. Le maree però si fanno appena sen- tire nella regione dei laghi Amari.

Al complesso di questa descrizione, che tanto bene somiglia a quelle che si hanno delle sebche^ non possiamo attribuire il valore di un sicuro argomento _in favore di una comuni- cazione quaternaria dei due mari, come sarebbe nell'idea dell'autore. La suaccennata analogia di suolo tra il primo tratto e il quarto, del Serapeo, presso la metà dell'istmo, può interpretarsi come un argomento contrario alla tesi che r autore sostiene e appoggia il sospetto che la fanghiglia nera abbia ben diversa origine che dalle interne regioni nilotiche; essendoché delle analoghe argille sono tra i più comuni de- positi delle depressioni sahariane, anche le più interne e più elevate sul livello marino. Converrebbe avere sott' occhio delle analisi chimiche comparative del sedime nilotico e delle terre nere in discorso, per decidere la questione; ma se possono avere (j[ualclie valore gli argomenti di induzione, quanto ci viene esposto dal signor Tissot non altera punto il nostro avviso che la storia quaternaria dell' istmo non sia stata molta diversa da quella di tutte le regioni circostanti al Mediter- raneo e della maggior parte delle isole di esso.

Dall' ampia formazione alluvionale del Nilo diremo soltanto che, per quanto vasta, essa rappresenta un fenomeno geologi- camente recente; spetta all'epoca posglaciale come la maggior parte dei delta attuali. Il suo protendersi, in causa delle pe- riodiche escrescenze e inondazioni del fiume h stato ed è tut-

Geografia e Geologia dell' Africa 119

torà lentissimo, calcolandosi api^ena di m. 9.75 all'anno in corrispondenza alle dne bocche principali, che sono quelle stesse dell'antico Egitto. Questo apparato di delta riposa sopra alluvioni più grossolane, che probabilmente si estendono sotto al mare in altro apparato di delta ora sommerso.

Un ampio golfo terziario, che andò gradatamente restrin- gendosi in epoca miocenica, occupa la vallata del Nilo e parte degli attigui deserti libico ed arabico, fino presso Assuan. Sulla destra del fiume, le zone terziarie lasciano presto luogo alle azoiche, le quali costituiscono la vasta regione compresa tra Massaua, Berber, il decorso del Nilo ed il Mar Rosso. Si eccettuino però due zone di terreni cretacei, in prevalenza arenacei; l'una da nord-ovest e sud-est, dipartentesi dal Nilo a valle di Wadi-Alfa e l'altra che si estende in senso normale a monte di Dongola ed è compresa nella grande ansa, convessa a sud, che quivi il fiume descrive. I terreni mesozoici, al mar- gine orientale del lembo terziario che occupa la valle del Nilo, sono appena rappresentati da una sottile striscia che converge colla valle presso Assuan; ed a questa stessa lati- tudine corrisponde ancora ^\\\ a levante un lembo cretaceo assai sottile che scompare sotto il quaternario della spiaggia. E quivi da notarsi anche una limitata espansione di lava basaltica, forse della medesima epoca delle eruzioni cosi vaste all'altro lato del Mar Rosso, nei due gruppi a nord ed a sud di Medina. Del restante del tratto tra il Mar Rosso ed il Nilo sonvi rocce cristalline, in genere gneiss e scisti anfì- bolici, copei'ti di micascisti quarzosi e da talcoscisti, con nu- merosi affioramenti di granito, che sembrano allineati in una direzione da Berber a Keren ; questo granito è spesso roseo, a due feldispati, e fu attraversato da vene di diorite.

Lungo la costa è continuo lo sviluppo delle formazioni coral- line, sollevate di 20-30 m. sul livello marino, e ne risultano anche le isole dell'arcipelago di Dahlah, di fronte a Massaua. La fauna di queste panchine coralline corrisponde all'attuale eritrea.

120 Geografia e Geologia dell' Africa

VII

Notizie geologiche sul teatto dalla spiaggia atlantica SINO all'altipiano dell' Abissinia. Costituzione geologica dell' Abissinia e dello Scioa.

Esaminata la regione dei deserti nella parte settentrionale •lei continente africano, attraversiamolo un'altra volta da po- nente a levante nella sua massima larghezza, raccogliendo le più o meno scarse notizie, che ci sembrarono più. atten- dibili sulla struttura geologica del^ tratto medesimo; in par- ticolare dell'acrocoro abissino, al quale per note ragioni dob- biamo accordare una prevalente importanza.

La Senegambia è una regione di rilievi poco pronunciati; i monti Mandingo, allineati a nord-ovest, passano di poco i mille metri e sono tra i più alti. Oltre al Senegal ed alla (lambia, da questi rilievi scendono alla costa dal Capo Verde alla Liberia una quantità di correnti, le quali in generale sboccano in altrettanti fiordi o baie abbastanza profonde; questo particolare, appunto perchè il continente africano è cosi compatto, acquista ancora maggiore valore come argo- mento a dimostrarsi come a torto si sia voluto legare la pre- senza dei fiordi coli' antica espansione glaciale. A queste baie fanno spesso barriera dei gruppi di isolette, quali le Bisagos, le Tamara, le Skerboro, contornate da secche. Si distinguono seni profondi e tortuosi, che richiamano le bocche di Cattaro, e comprovano una recente sommersione, come di questa è di certo la conseguenza il tenue sviluppo delle alluvioni alla foce del Xiger.

Per la regione della Guinea settentrionale va notato il grandioso vulcano littoraneo del monte Camerun (4100 m.)^ al quale, a breve distanza, fanno seguito in mare le isole

Geografia e Geologia dell' Africa 121

vulcaniche eli Fernando Po e del Principe; mentre entro terra, ai monti Grheudero e Djurro-Gotel, altre masse vulcaniche presso a 2000 metri coronano, a quanto pare, delle montagne di formazioni paleozoiche e triasiche.

Prescindendo da questi eccezionali rilievi, causati dalla at- tività del vulcanismo in epoca recente appunto dove più pro- fondo appare lo strappo apportato dalle recenti sommersioni al mutilato continente africano, la regione del Niger è di questo tra le meno elevate. Tuba, Timbo, Taleba, Cade, Greba, e nel bacino orientale Vukeri, Iole, Nganudere, Tuburi, lakobu, Gi-omba, centri di popolazione taluni sino di 40.000 abitanti, sono tutti inferiori ai mille metri. Nei monti Man- dingo occidentali, presso a Nelia, il monte Darò secondo lo Schweifel e Moustier tocca 1340 m. e quello pare il nodo della regione, poiché le carte recenti vi collocano le prime origini del Niger.

]\Ientre, non senza ragione, all'idrografia africana si attri- buisce il carattere del decorso dei fiumi al mare per una serie di tratte assai placide separate da ripide e da cascate, questo bacino del Niger è pochissimo declive, ed il fiume, con quell'ampia curva verso Timbuctu, sembra che voglia accostarsi al deserto e renderlo meno desolato. Anzi con que- st'ansa il Niger invade ed attraversa di fatto una rilevante porzione di steppe, da Timbuctu ad Arara, ed il suo letto e la valle confluente, per le note ragioni che fanno dei fiumi anche i collettori delle acque sotterranee, sono rallegrate da oasi fiorenti. Dei confluenti del Niger, il Gioliba fu rimon- tato dal Park nel 1805, il Barkoi fu esplorato dal Caillé nel 1828; ma il bacino orientale è ancora poco noto, poten- dosi però affermare che esso è distinto dal bacino scolante nell'ampio lago di Tchad. Il più importante confluente di .sinistra, sebbene di un decorso di milleduecento chilometri, nasce dalla palude di Tuburi a soli 300 metri; ma questa depressione è attorniata da numerosi rilievi, allineati a nord-

122 Geografia e Geologia dell' Africa

ovest e più pronunciati dei monti Mendingo, perchè nella regione dei Bolo-Bolo il monte Serranda tocca i 2100 metri. Tra i confluenti del Niger, ricorderò quello ora esausto, ma certamente di grande portata in epoca quaternaria, che solca lande e savane in direzione da nord a sud, dall'altipiano sahariano degli Ahaggar sino alla regione di Socoto e di Gande, coi nomi, prima di Tin-Tasebin, quindi di Ssakeret, poi di Balul-Baminda. Questo fiume fossile raccoglieva altresì le acque, che erano fornite allora in grande copia dalle oasi di Asben.

Il lago Tsad, che può considerarsi joiuttosto una stermi- nata palude, nelle stagioni di pioggie, di oltre 100.000 chi- lometri quadrati, è molto depresso, assegnandovi l'Overweg" soltanto 244 metri. Al presente il maggiore suo influente, lo Sciarri, proviene da sud-est e scende dalla regione dei Dar- Banda, presso al bacino del Congo. Anche a questa depres- sione non manca un tributario fossile, il Bahar-el-Gazal, il quale con letto amplissimo e tortuoso e con labirintiche di- ramazioni scendeva dall'altipiano di Borcu, o di Ennedi, a sud del rilievo dei Tibesti.

In modo analogo altri corsi d' acqua, ora esausti, alimen- tavano il minore ma più profondo lago di Titri, e più a sud il Salamat, che formava un lago dove ora stagna la palude di Irò. Anche il Darfur, del quale i rilievi toccano i duemila metri presso Turah e Martafel, è circondato da valli esauste; e ricorderemo tra quelle che guadagnano il decorso del Nilo il Malik, che sarebbe percorso dalla ^^rogettata ferrovia da Dongola ad El Facher.

Per queste regioni le notizie geologiche sono assai scarse. Sulla spiaggia, al Capo Verde, esiste un lembo di calcari mesozoici, forse giuresi, ed altro lembo fossilifero, del pari giurese, è indicato all' isoletta Eloby, nel gruppo delle Corisco a nord del Gabon. Nel Senegal si sviluppano quasi esclusi- vamente le rocce paleozoiche e cristalline, con vasti lembi di

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arenarie triasiclie, presso Medina e Felou, alla conlluenza dei due rami principali del fiume, e più a monte lungo l' orien- tale di questi rami. Anche nel bacino del Niger, a valle di Timbuctu, a più riprese dei lembi triasici compresi in rocce cristalline sono attraversati dal fiume, in particolare presso Socoto, Kandi e Liptaco; più ancora presso la foce e nella valle del Binuè sino alle regioni che stanno a sud del lago di Tsad. Anche nel bacino di questo, se alcun terreno ma- rino ricopre l' enorme sviluppo che ci presentano le rocce cristalline, è certamente il trias colle sue arenarie di colorita rosso o bianchiccio e mancano affatto indicazioni di terreni terziari marini; bensì furono menzionati dei fossili lacustri (C Irena) ma ignorasi se pliocenici o quaternari.

Sono indicate delle rocce vulcaniche a Melha e Gè. Marra, a nord-est e sud-ovest di El Facher, e queste eruzioni si tro- verebbero sulla direzione che congiunge le eminenze già indicate come vulcaniche dei Tibesti sahariani col massimo rilievo africano del Chenia e del Chilimangiaro, del pari vul- canici. Del rimanente quell'estensione immensa di terreno ondulato è ricoperta da un terreno ocraceo, potente sino a dieci metri, prodotto dalla profonda alterazione atmosferica delle rocce silicate, azoiche e paleozoiche; del quale terreno noi dell' alta Italia possiamo avere un esempio nell' argilla rossa delle Groane e per le provincie meridionali, nella pro- fonda decomposizione delle masse superficiali delle rocce gra- nitiche e gneissiche, tanto estese nella Calabria. Dovunque è mancata la protezione delle nevi e dei ghiacci, durante tutta o parte la lunga epoca quaternaria, la alterazione delle rocce in posto e delle alluvioni terziarie è stata profonda; e sic- come mancarono in seguito tanto abbondanti e continue pioggie da ripulire da questo prodotto di alterazione la massima esten- sione delle terre emerse, come più volte era intervenuto nei periodi precedenti di abrasioni diluviali, così questo più o meno potente mantello di fanghiglia è rimasto ad attestare

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l'efficacia cliiiiiica degli atmosferili. operanti per tanto nume- rosa serie di secoli.

Giovandoci anche della carta recentemente pubblicata nel- Y Atlante del Berghaus^ della quale ebbimo conoscenza quando avevamo già compilata la nostra, vediamo come nell'alta val- lata del Nilo, a monte di Cartum. quasi tutto il bacino del grande fiume sia occupato dalle formazioni triasiche, sino ad un gruppo di affioramenti di rocce cristalline, che si incontra due gradi a nord dal lago Mwutan. Nella regione orientale questa vasta estensione di trias si spinge sino alla base del- l'altipiano abissino ; nella occidentale, sino ai rilievi del Darf'ur, |)erò con numerosi e non molto vasti affioramenti di rocce cristalline, allineati in vario senso jiresso Obeid, a nord di Tira e nell'ampia valle del Grazal all' ingiro di Meschra, sino ni partiacque dai più settentrionali tributari del Congo. Quasi altrettanto esteso è lo sviluppo delle alluvioni e dello sfacelo ([uaternario, in particolare nella valle del Grazal e nel Se- iiaar, restando 2Ji'e'^sochè ignoti vasti tratti del paese tra il corso del Nilo ed i rilievi del Darfur. Anche della sponda me- ridionale del laffo Ukereve mancano notizie o^eolosiche; della sponda orientale sappiamo che il terreno triasico è molto svi- luppato alla base dei colossi vulcanici formanti le maggiori vette africane.

Lungo la costa occidentale, sino alla regione del Capo, abbiamo una continua zona di terreni antichi, cristallini e paleozoici ; ma internandosi si trovano i terreni quaternari, ed ancora più sviluppati i triasici ; i terreni cristallini, per quanto è noto, affiorano soltanto nella regione dei Mozambo, all' origine del Cuango, confluente di sinistra del Congo, e nella regione meridionale del Tanganica, d'onde si accompa- guano senza interruzione sino all'estremo nord del Niassa.

Nel tratto della valle del Congo inferiore a Brazzaville, secondo Peschuél-L òsche e Dumond, si trovano delle arenarie bianche e rosse, triasiche, per lunghissimo tratto, sin presso

Geografia e Geologia dell'Africa 1*25

Mauvanga; da questo punto sino a Semba sonvi calcari e dolomie, le quali, secondo il compianto conte Giacomo di Brazzà, sarebbero fossilifere non meno delle nostre alpine; più oltre, sino allo sbocco del Lualla, grovacche e scisti ar- gillosi; nell'ultimo tratto rocce cristalline. La foce, come è noto, avviene in estuario, ad onta delle grandi torbide, che il fiume quivi deve avere apportate nell'epoca quaternaria. Questa è altra prova della sommersione, che ha subita anche in questo tratto il continente africano. Presso Beinesville, at- traverso gli scisti argillosi, e ad Isengilla, al contatto delle grovacche colle rocce cristalline, si osservarono potenti colate di roccia diabasi ca.

Ma il lettore ci seguirà certamente con maggiore interesse quando noi raccogli essimo notizie geologiche riguardanti l' Abis- sinia; ed è questo appunto che ci disponiamo a fare.

Hammenteremo come l'altipiano abissino si innalzi quasi improvviso, con ripida pendenza, dalle sponde eritree e dalle steppe dei Somali, dei Danachili e dell' Harrar, mentre declina più dolcemente verso il paese dei Bogos, a ponente al Sennaar ed a sud verso lo Scioa ed il paese dei Gallas, fino al grande lago salato di Samburu, che deve essere ad un'altitudine non minore di 800 metri, se da esso scaturisce il Vera, che poi confluisce col Nilo. Lungo la cresta del più elevato terrazzo orientale si allineano delle montagne di oltre tremila metri, quali il Sovai (3100), il Terica (3020), il Saghe (3200), il Doba (3 6 5 8) presso l'alpestre lago di Aschiangi, ilTegulet(3200) sopra Ankober, che è una delle città più elevate, trovandosi a 2800 metri.

A sud di Ankober, il terrazzo gira a sud-ovest e scorre paral- lelo, sebbene a grande distanza dalla costa, mantenendosi a rag- guardevole altitudine; anzi secondo il D'Abadie guadagnando in altezza di guisa da toccare in alcuni punti con cinquemila metri l'altezza delle nevi perpetue. I rilievi hanno un alli- neamento a sud-ovest, molto frequente nell'Africa centrale.

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e questa direzione del pari si presenta nelle catene di Co- niory e di Sue Turken, le quali comprendono parecchi laghi •salati, essi pure molto elevati.

A ponente di questo gigantesco antemurale, l'altipiano abissino assume delle mosse ancora più ardite; viene solcato da profondissime gole, le quali ricordano i canoni del Colo- rado ed i profondi tajos della Sierra Xevada; però j^iìi tor- tuosi, essendoché l' andamento spirale fu giustamente rilevato come assai frequente nei fiumi dell' Abissinia, senza che se ne possa addurre una soddisfacente spiegazione. E però un fatto assai sorprendente e lo si vede anzitutto nel decorso del Nilo Azzurro, che esce dal lago Tsana, nelle valli confluenti nel- l'Anseba, nel Mareb, nel Tacazzè, nel Giamma e tante altre minori ma sempre considerevoli incisioni. Q\\h possa dire at- tualmente il geologo del lago di Tsana, di cui lo specchio si stende a 1853 metri, noi non sappiamo; pare ad ogni modo escluso che esso sia stato giammai un cratere vulcanico, seb- bene sia inciso in rocce vulcaniche, le quali come tutti sanno, «ono sviluppatissime nell' altipiano abissino.

Questo altipiano non trova forse un riscontro in alcun altro rilievo terrestre. Sono colossali montagne, che si elevano sopra basi relativamente ristrette, o masse prismatiche, sopraposte per migliaia di metri, tra gole paurose, impraticabili. Da una nltitudine media di 1500 metri, si elevano massicci montuosi che toccano 4620 m. col Ras-Daschan a nord-est di Gondar, 4280 m. al monte Cuna, a nord-ovest di ]\Iagdala, 4153 m. al monte Tatra nel CT02;f?iuin e in nnmerose vette si mantenojono ad altitudini presso ai tremila metri. Da questo solo dato si può indurre come ampia ed energica siansi compiute anche quivi l'abrasione dapprima, poi la incisione delle vallate nell'epoca relativamente breve, che è scorsa dalla formazione della massa vulcanica più recente che corona l'acrocoro. Anche gli abitati sono in genere moltoelevati,comeSenafè(2816), Adigrat(2360), 8ocota(2144), Gudara (2450), Magdala (1777); e nello Scioa,

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Kebbo (2340), Rogge (2651) e Modjer (2162). L'altitudine rag- guardevole, che tempera il clinia, e la periodica e molto ab- bondante precipitazione delle acque, combinate colla favore- vole natura del suolo, inducono una vegetazione rigogliosa di boschi, di pascoli, di oliveti, di vitigni, di cereali; ejjperò dalla più remota antichità una mescolanza di gente vi rag- giunse con relativo benessere un grado di coltura eminente tra le poj^olazioni dell'Africa centrale; mantenendovisi quel carattere bellicoso ed amante della propria indipendenza, che distingue gli abitanti degli altÌ23Ìani, a qualunque razza ap- partengano.

Quanto all'orografia generale, osserviamo che a ponente dell'altipiano abissino, in obbedienza di quell'abbinamento che spesso si riscontra nei rilievi terrestri, trovansi delle molteplici rughe montuose nelle catene di Cuba e di Berta, traversate a stento dal Nilo Azzurro presso a 400 m. a monte di Rosaires, con vette presso ai duemila metri.

La struttura geologica dell'Abissinia fu in particolar modo illustrata dalle opere di Gallinier e Ferrei (1844) e dal Blan- ford, il celebre direttore dell'istituto geologico indiano, che prese parte alla spedizione del 1868. Però il Rupfel dal 1834 aveva di già pubblicato uno schizzo geologico di quella re- gione e D'Abbadie nel 1839 ne descriveva alcune rocce erut- tive; il Vignaud nel 1843 trattava della geologia dei dintorni di Adulis e nel 1846 Bochert d'Hériconnt trattava di talune trachiti di Ankober e di Angobala,

I naturalisti Ferret e Gallinier nel volume della splen- dida loro opera suU'Abissinia, esposti i caratteri orografici e descritte le condizioni di vegetazione quasi ovunque fiorente, notano la prevalenza delle formazioni primarie, compreso il granito, sul fianco orientale, lungo le valli e tutto all' Ingiro dell' altipiano ; e tra i graniti ne distinguono taluni più com- patti, anfibolici, da altri più minuti, micacei, facili a decom- porsi, associati a pegmatiti, frequenti nelle adiacenze di Mu-

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raket e Ferfera. Di gneiss, distinguono una zona orientale dalla spiaggia al monte Terenta, passante per Saati. ed altra |>ìù a ponente con larghe lamine di mica e con micascisti granatiferi; nei gneiss si trovano dicchi di protogino e di dio- rite. Questo altipiano si direbbe una riproduzione in vasta scala della Sila calabrese. Gli autori indicano poi molto chiaramente una formazione di talcoscisto soprastante ai gneiss ed affiorante a chiazze anche sugli altipiani, in particolare presso Adigrat, profondamente messa a nudo nelle valli del Tacazzè. Tutti (|uesti terreni cristallini e cristalloidi formanti l' ossatura del- l'altipiano abissino sono diretti a nord-est; e questa direzione è assunta altresì da una zona di ardesie, adoperate per co- pertura di tetti e per campane, le quali si escavano presso Adua, Gulzolo, Lozzo e Negot; esse sono del pari attraver- sate sovente da filoni e dicchi di diorite, sienite e porfidi quarziferi. Si alternano con grovacche e sono ricoperti da arenarie con letti di carbon fossile, che affiora nel Burrè, nello Scioa e nei Vollo-Galla, con salgemma e solfo; sono ritenuti dagli autori come triasici, e forse non a torto. Essi hanno osservato, e raccolto fossili giuresi, che ritennero del lias, presso Autalo, in un calcare giallognolo attiguo ad una potente colata di basalto, il quale a detta degli autori, avrebbe alte- rato il calcare convertendolo in diaspro.

Seguono potenti melafiri, alternati con arenarie e riferiti alla formazione cretacea. Sino a questo punto ci è qualche rassomiglianza colla struttura geologica del già ricordato al- tipiano della Sila calabrese. Ma quanto vi è di caratteristico e diremo anche di più misterioso nella geologia dell' Abis- sinia consiste nella enorme massa di rocce di natura lavica, che in posizione quasi orizzontale seguono alle colate dei me- lafiri ed alle arenarie dette di Adigrad. Sono trachiti, retiniti, fonoliti, quindi basalti e trappi amigdaloidi, che si alternano Con arenarie quarzose, con tripoli e con banchi di diaspro, tanto da misurare la potenza sino di 2000 metri. Forse non

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si va lungi dal vero equiparandole alle rocce eruttive degli Euganei, per composizione e per e^joca, tra l'eocene ed il plio- cene. I basalti, con altre rocce peridotiche, sono costantemente superiori e sviluppansi in particolare nel Cliivè, a Ferfera e a Scelichet. Alcune fonti termali, delle quali quella di Ailet è la più vicina ai nostri possessi, accennano a non molto antica attività endogena; ma quale fosse il centro eruttivo di così sterminata massa di lava non è ancora dato di saperlo e nemmeno di argomentarlo. Grli autori, trattando della dire- zione dei terreni più antichi, rilevano un imj)ortante cangia- mento dal gruppo del monte Tarenta, dove esso decorre a nord-ovest, parallelo al Mar Rosso, al Tigre, dove si mantiene a nord-est, come nell'Amassen e nel Groggiam.

Queste notizie dei due naturalisti francesi sono confermate ma non molto ampliate dal Blanfort, al quale però quei terreni tornarono più famigliari per la grande analogia con quelli che gli erano noti nell'India. Egli, tra le altre, espone un'interes- sante osservazione, degna di molto riflesso da parte di coloro, i quali considerano una esagerazione taluni rapporti stati ri- levati tra la geologia e la strategia militare. Osserva cioè, « come la facilità colla quale fu costituita una eccellente strada militare sull'altipiano devesi al debole pendìo degli avvalla- menti precorsi; ed è evidente che la viabilità dell' Abissinia dipende in gran parte dalla disposizione delle rocce e la fis- silità dei gneiss fu uno dei migliori alleati delV armata britan- nica durante la sua ascesa alV altipiano » (Geology and zoologi) of Ahissiny, p. 168).

Il signor Blanford assegna circa mezzo chilometro di potenza alle arenarie, che ricoprono gli scisti, sottostando ai calcari fossiliferi di Antalo; e siccome il limite degli scisti colle are- narie è sempre più alto verso nord, così egli ne inferisce che in questa direzione fosse limitato il bacino, nel quale in epoca triasica quelle si sarebbero depositate. Quando non vi è mi- scela del detrito di altra roccia, lo sfacelo delle arenarie è

9. Geografia e Geologia dell'Africa.

130 Geografia e Geologia dell'Africa

meno ferace, ma se vi si aggiunge il detrito dei melafiri si ha un terriccio assai fertile. Le forme dei dirupi di arena- ria sono incomparabilmente pittoresche e può immaginarsi che rassomiglieranno ad esenij^io alle Torcole (turriculaé) di arenaria e conglomerato permiano delle alte vallate berga- masche.

Il geologo inglese accompagnò il calcare di Antalo per 60 miglia da Dogala ad Atala e lo dice analogo al liasico in- glese; ma i fossili, descritti dal signor Stolickska e figurati dal Blanford, in generale bivalvi, presentano molta analogia colle forme del giura inferiore| dei Sette-Comuni vicentini. Dove si sviluppano i calcari sopra le arenarie, si ha un pae- saggio che ricorda, a vedere le Y^ignette, quello delle bellis- sime montagne del Cadore, delle quali molti italiani serbe- ranno lietissimo ricordo. Pare che taluni melafiri si alternino anche con questi calcari; e se cosi fosse in realtà, si avrebbe un punto di partenza cronologico per la vulcanicità abissina, la quale però deve aver raggiunto il suo apogeo soltanto in epoca terziaria. Il bacino del lago di Tsana e le vicinanze di Magdala sono le regioni di massimo sviluppo di queste rocce vulcaniche, che il geologo inglese classifica ad un di- presso come i precedenti, limitandosi a distinguerle in due gruppi: il più antico, detto di Aschiangi con lave amigdaloidi, meno aride, ed il superiore, detto di Magdala^ con trachiti ed agglomerati trachitici, senza zeoliti, a masse compatte, co- stituenti quei formidabili torrioni naturali, gli amhas^ dai quali torna così vantaggioso a quelle po2:)olazioni guerriere lo at- tendere ffli assalti dei loro nemici. L'autore dice che i lia-

o

salti sono identici, sino ai più minuti dettagli, alle colate del Dekkan^ ed afferma a ragione che nessun fenomeno naturale spiega questa enorme massa di rocce vulcaniche, prive di al- cuna traccia di apparato eruttivo.

Sarebbe in vero assai interessante un confronto di qiiella regione, ad esempio, coli' isole dell'Elba, col monte Amiata

Geografìa e Geologia dell'Africa 131

e coi colli Euganei; ma per quanto ci è noto, lo studio lito- logico delle lave è tutto da farsi.

Nelle arenarie quarzose, alternate con quelle lave, si tro- varono dei legni pietrificati, che però non furono determinati; quindi possono appena dimostrare che quelle eruzioni non furono sottomarine. Si alternano alle lave anche dei tufi e delle marne compatte, variegate. Oltre poi a queste rocce erut- tive terziarie, sarebbe a distinguersi una più recente forma- zione vulcanica, presso alla spiaggia, che il Blanford chiama di Aden perchè si collega al vulcano che comprende nelle nere sue fauci questa città. Della protrazione a nord sino verso 8aati di queste lave più recenti, che circondano il golfo di Zula, il signor Issel, il quale percorse il tratto da Massaua a Keren, neo'a recisamente l' esistenza ed infatti non ne fecero cenno nemmeno Ferret e Gallinier, ai quali spetta ancora non solo la precedenza ma la preminenza nella geologia abis- sina. Del pari andrebbe verificata la notizia della esistenza di un cratere spento presso Arafali. Ad ogni modo è un fatto che le fonti termali vi sono molto frequenti; quella di Ailet possiede la temperatura di 70"; quelle di Azfut, a sud di Zula, di 68°; le acque sotterranee dei pozzi quivi aperti ave- vano quasi tutte una temperatura superiore a quella che po- teva corrispondere alla loro profondità.

Fra le formazioni recenti dobbiamo poi ricordare le allu- vioni quaternarie, profondamente terrazzate, a qualche lonta- nanza dalla spiaggia e nei Bogos; e presso al lido i calcari conchigliari e corallini, che abbiamo di sopra accennati come costituenti le isole Dalah. Questi banchi corallini sporgono al massimo di dieci metri dal mare ed hanno un contorno molto abrupto. Sono la prova di un limitato e recente sol- levamento della spiaggia eritrea.

Anche il g-eoloo-o inoflese decanta la feracità dell' Abissinia. secondo l' altitudine, per pascoli, pei cereali e pel cotone ; minore pel bosco. L'antichità della cultura per quella re-

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gione è dimostrata dalla frequenza delle armi litiche, di os- sidiana e di giadeite, analoghe a quelle dell'India e dell'Eu- ropa meridionale; ne furono trovate presso Zula, a Magdala e negli Habbab.

Per lo Scioa, quasi a mostrare quello che noi avremmo potuto fare o dovremmo fare per le vicinanze più o meno prossime dei nostri possessi, nel 1885 due geologi francesi. Aubrv ed Hamon, mandati dal Ministero della pubblica Istru- zione della Repubblica, hanno assai bene adempiuto al loro mandato e dalla loro relazione togliamo i particolari seguenti^ davvero assai interessanti.

Partiti da .Vden, percorsero sino ad Oboch il calcare co- rallino, conchigliare di formazione attuale, che attorno al golfo di Tedjura si eleva sino a 250 metri per la larghezza di 25 chilometri. Una zona acquifera, che probabilmente a non grande profondità esiste anche a Massaua, scende dolce- mente al livello marino, al contatto di detto calcare con una argilla sabbiosa; l'acqua dei pozzi ha quivi pure una tem- peratura superiore alla media esterna per miscela di acque termali; una fonte minerale con acido solfidrico, a 500 m. d'altitudine, possiede una temperatura di 80°.

Sulla linea per Ankober gli autori attraversarono le rocce vulcaniche della serie recente, con obsidiane, andesiti, trachiti, doleriti e basalti; questi, con bei cristalli di peridoto in una pasta di labradorite. Una trachite nera assai fusibile ha r aspetto del litantrace. Queste rocce si alternano con argille smectiche, impiegate anche da quegli abitanti per pulire lane e tessuti. Innalzandosi verso Ankober, trovarono alternati colla trachite dei tufi molto ricchi di fossili d'acqua dolce, plio- cenici {^Melania taberculata, Cleopatra hulimoides) che già ab- biamo incontrato nella regione dell'Atlante. Si aggiungono lenti di oresso con del calcare ed efflorescenze di solfato di ma- gnesia. Il lago Assai, all'altitudine di 174 m., lungo 12 chilo- metri e largo 5, è scavato interamente in queste rocce tu-

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facee, delle quali la formazione, secondo gli autori, precedette la ejaculazione delle più potenti colate tradii ticlie. Circondano il lago dei terreni salati ed un banco di gesso orizzontale, po- tente a luoghi sino alo metri. Nei monti, che si innalzano all' ingiro per circa 400 metri, i tufi si alternano collo tra- chiti a tre distinti livelli e chiude la serie una massa ter- minale di andesite, di scorie labradoritiche con cristalli di anortite. Vi sono banchi di tripoli come al monte Amiata in Toscana, ed altri tufi con melanie, ervilie e ceriti. Sopra la formazione trachitico-tufacea seguono per pochi metri delle argille palustri con Melania^ Pupa e Planorhia poi una enorme colata di trachite, sulla quale si arriva presso agli 800 metri sul mare. Piìi oltre, sino ad Ankober, nuli' altro che rocce eruttive, come le accennate, le quali furono stu- diate dal valente litologo Michel Levy e riferite a tre periodi eruttivi : dei conglomerati e tufi, delle rioliti con ossidiane e trachiti di varia natura, e delle andesiti.

Se male non ci apponiamo, è questa una serie di lave non molto diversa da quella, che venne emessa dall'infranto e ora in parte sommerso apparato vulcanico del Tirreno, e che presenta le sue più lontane manifestazioni sulla spiaggia della Liguria, presso Monaco e ad Antibo. Anche presso Antoto e nelle adiacenze di Gaffa, dove i geologi francesi trovarono il problematico nostro alleato Menelik, nuli' altro videro se non rocce vulcaniche; ma al piano del Gruibè incontrarono le are- narie sedimentari, che fanno seguito alle descritte dal Blau- ford. Alle origini del fiume Harasch, che lambe da sud a nord la base dell'altipiano dello Scioa, trovarono una fonte termale a 80°, circondata da depositi di silice amorfa; quivi pure, presso a 1900 metri, hanno incontrato dei tufi con Me- lania. Descrivono degli imbuti crateriformi, ridotti a laghi salati, con carbonati alcalini; ed infatti anche la recente carta del Perthes, tra i monti Suguala (2000) e lerer (2651) ed an- cora più a sud, indica una quantità di piccoli biglietti, che

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potrebbero esser dovuti all'erosione, come le /o/òe del Carso e gli Inglosidors del Friuli.

Nella regione settentrionale dello Scioa i due geologi fran- cesi hanno visitato le valli di taluni confluenti del Nilo Az- zurro .ed in quella di Zega-Uedem hanno trovato la conti- nuazione dei calcari giuresi di Antalo; anzi scoprirono una intera serie di piani giuresi, fossiliferi, dal lias al coralUam\ che sono appunto i più. ricchi di petrefatti anche nelle nostre prealpi. Anche colà, coi calcari si alternano delle dolomie; e seguono delle arenarie policrome, potenti oltre 200 metri. Altre rocce fossilifere, giuresi, furono riscontrate nella valle del fiume Jamma. Il livello medio di affioramento è circa di 800 metri inferiore che ad Antalo, accennando cosi ad un lieve declivio verso sud della formazione cronologicamente meglio determinata dell' altipiano abissino. Altri fossili giu- resi provengono dal forte di Falè, nei Galla.

Gli autori pensano che le più recenti eruzioni litoranee si colleo;hino ad una luno-liissima frattura, che delimiti a levante l' altipiano abissino ; l'ipotesi è probabile.

Antonio Cecchi, sebbene non geologo, ebbe cura di racco- gliere, chi sa con quali noie e fatiche, una numerosa serie di rocce dello Scioa, che poi furono studiate in Firenze dal professore Grattarola. Il catalogo di esse, con un itinerario colorato geologicamente, comparve nel terzo volume della bella opera, recentemente pubblicata: Da Zeìla alla frontiera dei Kaffa. Da questo catalogo risulta che prevalgono le lave bol- lose da Ankober ad Aliù-Amba, e che le rocce vulcaniche si stendono quasi esclusive nel paese degli Uorro-Galla. Sono però indicate anche delle ardesie, che accennano ad affiora- menti di rocce paleozoiche non menzionati dai geologi sul- lodati. La serie azoica delle rocce cristalline, in base a detto catalogo, affiora nelle valli confluenti per lo lubus nel Nilo Azzurro e per l'Adurra nel Nilo Bianco. Qua e là, tra la trachite e le lave andesitiche, dei gessi con solfo, argille,

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ocre, minerali di ferro; ma non si danno indicazioni strati- grafiche a dilucidazione delle raccolte e dell' itirenario.

In tanta scarsità di dati geologici torneranno di non pic- colo interesse alcune notizie che ci aveva gentilmente comu- nicate ancora inedite il collega professor Pantanelli, della Università di Modena, il quale ebbe un ricco invio di fossili raccolti nello Scioa dal capitano Ragazzi Vincenzo nel suo soggiorno a Let-Marefià negli anni 1884-87.

Ecco quanto ci scriveva l' egregio amico e che fu poi pub- blicato nei rendiconti della Società toscana di Scienze Na- turali.

« È una ricca serie di fossili giuresi, che a suo tempo mi pro- metto di illustrare completamente. Intanto non credo inutile accennare alle specie già identificate, esistenti in quella rac- colta, in confronto anche con S23ecie raccolte da altri nella stessa regione. Sono provenienti dagli stessi strati descritti dal Aubry e ritenuti coevi con quelli di Antalo. Una discus- sione critica dei fossili di quest'ultima località era stata fatta da Rochebrune nell' opera del Revoil {Faiuie et flore des pays ffomalis. Parigi, 1882); prendendo il Rochebrune occasione dallo studio di una serie di fossili, riportati dal Revoil dalle montagne degli Oursanguelis, nel paese dei Somali e ritenuti cretacei; discute le sjjecie del Blanford e ne descrive talune, servendosi di tipi deposti da Ferret e Gallinicr nel 1847 al Museo di Parigi e citati nell'opera dei detti viaggiatori. Aubry ha riferito detti fossili a tre piani : il coralliano, il batoniano ed il bajociano; Douvillè, al batoniano ed al sequaniano. Riu- nendo ai fossili già trovati da Aubry quelli raccolti dal Ra- gazzi, io credo un po' prematura l'assimilazione degli strati fossiliferi secondari dello Scioa agli strati similari d'Europa e preferisco riferirli all'oolite.

In quanto al Rochebrune, che li ritiene cretacei, va ram- mentato che il medesimo ebbe a studiare una serie di fossili della costa dei Somali; tutte le specie ritrovate egli giudicò

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nuove, eccetto una, VExogyra Couloni', però riconoscendo in quelle una fisonomia cretacea e le riferì tutte a questo pe- riodo; tali crede anche quelle di Autalo; non considerò le specie a carattere colitico di Antalo e rilevava che tra le due località non esistevano specie comuni.

Douvillè ha ignorato o forse ha voluto ignorare questo la- voro, pubblicato quattro anni prima del suo, per modo che una stessa Modiola^ già accennata dal Blanford, è stata de- scritta dai due con nomi diversi.

Il Ragazzi, quando discendeva da Falle al Nilo Azzurro, non poteva conoscere le osservazioni del Aubry; egli ha po- tuto visitare soltanto la valle dei torrenti Locattà e Laga- gima ; nel primo ha ti'ovato delle argille stratificate sotto la formazione vulcanica, che credo analoghe a quelle riscontrate più a nord dal Aubry nello Zega-Ueden, e nel secondo i diversi strati trovati dal geologo francese nelle valli dello Jamma e del Muquer. I due viaggiatori debbono aver per- corso amendue uno stesso tratto e il torrente Djima di Aubry deve essere lo stesso Lagagima di Ragazzi: almeno cosi può dedursi confrontando i due itinerari ed anche i fossili ripor- tati; il dubbio sarà completamente sciolto dallo stesso Ra- gazzi, attualmente di nuovo allo 8cioa, al suo ritorno che mi auguro in breve.

Il capitano Ragazzi unì alla spedizione dei fossili alcuni profili geologici di dette località; sono tre e dimostrano colla loro perfetta corrispondenza a quelli di Aubry avere il me- desimo aff'errato giustamente il carattere tectonico delle di- verse formazioni dell' Abissinia, comune a tutta l'Africa cen- trale, cioè la loro quasi orizzontalità; e per l' Abissinia, la sopraposizione diretta delle formazioni vulcaniche, terziarie e recenti, alle antiche, le quali terminano probabilmente prima del cretaceo. La direzione degli strati sarebbe da nord a sud, essendo leggermente pendenti ad est. Una differenza notevole tra gli strati osservati da Ragazzi nel torrente La-

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gag'ima e quelli osservati da Aubrv nei torrenti della valle di Giamma starebbe nella potenza dei banchi; per il primo, ad uno strato di calcare compatto di cinque metri, senza fos- sili e con inclusioni di piccole concrezioni silicee, agatoidi, succede uno strato fossilifero, di calcare friabile, di .circa 50 centimetri, che ha fornito la maggior parte dei fossili; e quindi un nuovo strato di calcare compatto di due metri, con fossili, che forma il letto del torrente. Aubry avrebbe trovato questi strati nelle altre vallate prossime, assai j)ih potenti, ed il profilo trasversale a Zega-Ouedan (pag. 210, 1. e.) mentre ripete nello stesso ordine gli strati non fossiliferi del Docattà, segnati da Ragazzi come soprastanti ai fossiliferi del Lagagima, ne differisce per la enorme potenza degli strati; ciò che offre il fatto singolare che s^jecie raccolte da Aubry in strati distanti verticalmente centinaia di metri, dall'altro siano state raccolte entro uno spessore di cinquanta centi- metri. Noterò che anclie Blanford raccolse le sue specie presso Azula, in uno spazio assai limitato. »

In seguito, il signor Pantanelli espone un esame compa- rativo delle specie raccolte dal Ragazzi e delle altre dei pre- cedenti esploratori e ne conclude che non gli sembra abba- stanza giustificato il riferire il piano fossilifero rinvenuto dal Ragazzi al Kimmeridgiano inferiore (astartiano) come vorrebbe Douvillé, ma solo ad un piano equivalente ad uno dell'oolite, e tra quelli di questo lungo periodo, ad uno dei mediani.

L'autore espone quindi altre importanti considerazioni sul valore delle determinazioni date dal naturalista francese alle conchiglie di estuario, raccolte nel terreno pliocenico alter- nato colle colate di lava ed osserva come egli abbia distinto degli esemplari di Melania tuherculata vivente nell'Avasch e nelle paludi dell' Aussa. Alla Corbicula fluminalis^ detta dai francesi Saharica ed alla Cleopatra hulimoides si aggiungono diatomee esclusivamente d'acqua dolce. Se si riflette che l'at- tuale Avascli, nonostante la sua massa di acque perenni e

138 Geografia e Geologia dell' Africa

le enormi piene nella stagione delle pioggie, si perde com- pletamente nelle paludi dell'Aussa, e che i minori torrenti sono di origine recente e non avrebbero potuto formare quella sedimentazione svariata di ghiaie, di argille finissime e di sabbie che si alternano ripetutamente in tutta la regione, non crede il Pantanelli ipotesi azzardata il supporre che il tratto situato tra l'Avasch, il paese dei Somali, il mare ed il paese dei Dankali sia stato l'estuario dell' Avasch pliocenico.

Le formazioni gessose plioceniche ed i depositi di sale, che vi si trovano qua e là, avrebbero la stessa origine che il lago recente di Assai a 20 chilometri dal fondo della baja di Ta- giura ed a 170 sotto il livello del mare; il quale lago, con- tornato da un anello continuo difesso, è per metà occupato da un sedimento di sale, che certo non è di orio-ine marina.

Così molti dei calcari pulverulenti di questa regione, mentre non contengono che diatomee di acqua dolce, racchiudono immensi cristalli di gesso, il quale non può essersi depositato e cristallizzato se non alla fine dello speccliio d'acque che ospitava le diatomee.

In ogni caso, qualunque sia l'ipotesi oroidrografica che si voglia accettare per spiegare l'origine del pliocene di questa vasto estuario d'acqua dolce, rimane sempre molto probabile che nel pliocene le condizioni imbrifere della regione fos- sero assai differenti dalle attuali.

L'autore termina la sua interessante comunicazione col se- guente bellissimo esempio di erosione aerea, nel quale la con- figurazione d'erosione h determinata dalla struttura della roccia.

Raccolto e riconosciuto dal signor Rag-azzi come eroso dal monsone di sud-est, è un pezzo della lava basaltica che copre la cima del monte Sella presso Assab; ma è di struttura bol- losa. Il vento carico di sabbia erodendo la lava vi ha inciso dei solchi paralleli, ognuno dei quali ha origine in una delle piccole cavità della roccia. La forma dei fori all'origine dei

Geografia e Geologia dell'Africa 139

solchi, die taglienti dal lato del vento sono incavati dal lato opposto, indica il punto dell'orizzonte dal quale il vento pro- veniva. Una roccia compatta sarebbe stata solamente lisciata, questa deve i solchi e con essi la determinazione della dire- zione del vento, alle sue piccole cavità.

Vili

Notizie geologiche sull'Africa meridionale

ED IN PARTICOLARE DELLA REGIONE DEL CaPO

E molto probabile che la struttura geologica dell'Africa centrale, quand' anche ci fosse assai più nota di quanto lo è al presente, non fosse per offrirci quel' interesse che ci presentano le altre porzioni di quel continente. Certamente non mancano i problemi insoluti ; basterebbe citare quello dell' origine dei grandi laghi, di cui il Tanganica ad esempio, è molto pro- fondo, non meno di 389 metri.

Per questi enormi bacini certamente non possiamo invocare la erosione glaciale, della cui efficacia tornano a mostrarsi persuasi molti geografi e geologi quanto ai laghi prealpini e delle regioni settentrionali. Questi grandi laghi dell'Africa centrale ci trasportano colla mente alle condizioni orografiche presentate dall'Europa nelle epoche terziarie, quando le ampie depressioni dei principali fiumi d'Europa erano sommerse per isolati allagamenti d'acqua dolce; in particolare il bacino da- nubiano, la valle del Rodano e le depressioni della Spagna. Ma in questa rassomiglianza non spieghiamo ancora la genesi di quella amplissima depressione.

Le esplorazioni di Bardt, Fay, Machow, Thomson, Schwein- furth ed altri, compendiate sulla recente carta del Berghaus, ci permettono soltanto di formarci un' idea approssimativa della struttura dell'Africa centrale, risultandone anzitutto, per quanto ci è noto, la mancanza di terreni marini, giuresi, ere-

140 Geografia e Geologia dell' Africa

tacei e terziari, e l'enorme sviluppo dei terreni azoici e pa- leozoici. Le rocce eruttive si mantengono prevalentemente sul lato orientale, costituendovi come è noto, i più elevati gruppi montuosi, in prosecuzione al carattere già riscontrato nell'al- tipiano abissino, ma sotto diversa forma orografica.

Già abbiamo veduto di alcune generalità sui terreni della regione del Congo e dei grandi laghi. Pel gruppo del Chenia e del Chilimangiaro le notizie geologiche sono assai scarse; poco conosciamo sulla natura di quelle lave e nemmeno sulla conformazione e sulla struttura di quelle elevate catene.

Dalla carta di Berghaus si rileva che esistono tre regioni vulcaniche nel rilievo tra il Xiassa e la spiaggia : due la- terali. dell'Elgon a ponente e del Chenia a levante ed una terza mediana, la più vasta, che allargandosi si stende per oltre cinque gradi verso sud, forma un angolo quasi retto ai monti Xgai e Meru, dove piega a levante, comprendendo la massa terminale del Chilimangiaro. Le stesse rocce pa- leozoiche formanti la sponda nord-est del Niassa e le azoiche affioranti più a sud, formano successivamente la base di questo enorme apparato vulcanico. x4.mpie formazioni quaternarie se- parano le tre regioni eruttive: dalle quali movendo verso la costa, si trovano altri terreni paleozoici, d'onde affiorano a zone le rocce cristalline, quindi le triasiche, in particolare svilu2)pate nella valle del Rufigi a sud dello Zanzibar, e presso la spiaggia le formazioni coralline con sottile zona di quaternario. Nella detta valle, in seno alle arenarie triasiche, trovansi ancora delle rocce eruttive recenti, come se ne os- servarono all'estremità settentrionale del Niassa, al contatto degli scisti argillomicacei paleozoici colle rocce cristalline. La massa culminante del Chilimanofiaro si estolle sino a G050 metri con forma conica, coronata da due punte principali, Kibe e Kimawensi, allineate da est ad ovest, le quali non h sicuro che siano realmente coni vulcanici, oppure residui di colate o camino vulcanico riempiuto, come i dorsi degli

Geografia e Geologia dell'Africa 141

Euganei. A nord-est ed a sud-ovest del gruppo principale sopra un ondulato pianoro da 700 a 1000 metri, si osservano i laghi Nigiri e Jippe; i quali però raccolgono soltanto piccola por- zione delle acque cadenti dall'enorme cono, queste raccoglien- dosi in moltissime valli radianti, che poi convergono e si raccolgono nel Konga e nel Ruvu, all'estremo sud del gruppo. Questi pure confluiscono, movendo all'Oceano a nord dello Zanzibar. Quale sia la natura delle lave, non risulta nem- meno dalle ultime salite compiute con grande stento dal si- gnor Hans Mayer nell'estate del 1887; egli non attinse la vetta, però salendo più alto di quanto era stato possibile al signor New nel 1871.

E importante notare la corrispondenza che esiste quasi alla stessa latitudine tra un lembo di calcari giuresi, che tro- vasi presso la spiaggia orientale dell'Africa a Mombas, ed altri due che furono riscontrati presso Loanda e Lobito sulla spiaggia occidentale; ma sono tenui lembi, che non hanno prosecuzione nel continente, il quale pare assolutamente emerso sino dall'epoca giurese.

Nelle adiacenze di S. Nicolan, a nord del corso del Cu- nene, è indicata altresì una formazione vulcanica, allineata secondo la spiaggia poco discosta, al contatto delle rocce qua- ternarie colle cristalline, ed altri tre affioramenti vulcanici tra rocce triasiche od al contatto di queste colle azoiche sono indicati lungo il corso dello Zambese, tra le cascate di Gouje e di Mosioatanja; ed altre più a valle, attraversa il medesimo fiume, sempre in formazioni triasiche, a monte della cascata di Morumba.

Nel suo recente libro sull'Africa tropicale (Londra 1889) il signor Drummond indica l'esistenza di un delta dello Zam- bese abbastanza vasto, all'origine del quale un ramo del fiume devia a nord e fortemente si ingrossa fino all'incontro del fiume Kwakwa, presso Chilimana. Presso Mazurrumba, lungo il fiume Qua-qua, esiste un banco di coralli; più entro

142 Geografia e Geologia dell' Africa

terra si attraversa una serie di strati arenacei, marnosi e cal- cari, che il Livingstone aveva trovato elei pari lungo lo Zara- bese presso Shupanga, e che affiorano anche a nord di Mom- bassa e nel Natal.

All'unione del fiume Schiré, che defluisce dal lago Niassa collo Zambese, l' autore osservò una quarzite bianca, abba- stanza rara, per quanto egli conosce, nell'Africa orientale, e forma dei rilievi tondeggianti, che si innalzano sino a 300 m. Alle falde del più elevato di questi, il Marumbala, sgorga una fonte calda, poco mineralizzata, e molte altre termali si trovano sulle sponde del lago Niassa.

Ritiene 1' autore assai poco jorobabile che sia davvero car- bon fossile la roccia nera, che fu indicata al Living-stone come esistente a due <> tre giorni di distanza da Marumbala; crede che piuttosto si tratti di qualche tenace diorite. Invece in- forma come sulla sponda occidentale del lago di Niassa, presso al 10° di latitudine sud, sia stato raccolto del carbon fossile menzionato anche da Shewart, che ne descrisse il giacimento in un banco potente sette piedi, tra rocce argillose inclinato di 45 ad ovest, a cento piedi sopra il livello del lago e ad un miglio e mezzo dalla sponda di esso; ma esclude una così ragguardevole potenza ed anche che sia di buona qualità.

Tutta la regione del fiume Shiré al lago Shirwa, la sponda occidentale del Niassa, l'altipiano tra questa ed il Tanganica almeno per metà, risultano secondo il Drummond di rocce gneis- siche e granitiche, in stretta colleganza, con prevalenza di mica nera. A Zomba sull'altipiano del Shiré, fu trovata della torma- lina; mancano tracce di metalli preziosi. Sul detto altipiano sono anche frequenti dei dicchi di dolerite e di basalto, talora potenti parecchi metri. Ma i principali affioramenti di queste rocce sono indicati lungo lo Zambese in tre centri: a nord di Sena, a Lupaja ed alla cascata di Cabrasca; ed alla estre- mità settentrionale del lago Niassa, dove si osservano altresì dei coni vulcanici e delle scorie pomicee. Tali indicazioni.

Geogi'afia e Geologia delV Africa 143

se esatte, sono di grìindissima importanza, constatandosi su esse l'attività vulcanica subaerea nell'Africa centrale.

Fra Caronga ed il fiume Eicuru, all' estremo nord della sponda occidentale del Niassa, alla formazione dei gneiss e graniti si appoggiano delle arenarie con scisti marnosi e con calcari grigi, nelle quali l'autore rinvenne delle impronte di bivalvi, forse miaciti, ed avanzi di pesci, i quali, studiati dal signor Traquair di Edimburgo vennero riferiti a due si^ecie nuove del genere Acrolepis^ paleozoico e che ebbe il massimo suo sviluppo nel permiano. Il deposito è poco esteso lungo le sponde del lago, ma può protendersi considerevolmente entro terra.

Sebbene l'apparenza orografica possa ai fautori della teo- rica dell' escavazione glaciale dei bacini lacustri suggerire qualche argomento in appoggio alla medesima, l'autore non ne trova alcuna prova nelle condizioni fisiche attuali, e pre- ferisce l'opinione che quel vasto lago ed il prossimo a sud- est di Shirwa, siano l'avanzo di una ben più vasta esten- sione di acque; di un mare interno, del quale la salsedine potè conservarsi, anzi accrescersi pel lago di Shirwa, relati- vamente ristretto e senza scaricatore, mentre fu completamente diluita pel Niassa, provveduto di scaricatore. L' autore afferma che nell'Africa centrale non ha giammai veduto alcuna traccia di formazione o di fenomeni glaciali; ne meravigliamo di ciò pensando che lo sviluppo degli antichi ghiacciai, in entrambi i periodi di loro massima espansione che sono meglio cono- sciuti, fu soltanto una esagerazione dello sviluppo attuale sulle catene più elevate e presso ai poli; e siccome il fatto dei bacini lacustri è per stesso indipendente da ogni azione glaciale così teniamo conto della affermazione negativa del- l'autore come altro argomento per confermare tale indipen- denza.

Nel bacino dello Zambese si può distinguere: una porzione elevata; a* monte della detta cascata di Mosioatunja, dove si

144 Geografia e Geologia dell' Africa

stendono terreni triasici, con vasti lembi di formazioni (|ua- ternarie, e quivi trova la sua continuazione quell'ampio svi- luppo del trias, che abbiamo già notato nel capitolo prece- dente per l'alta vallata del Congo; un tratto mediano, dalla detta cascata sino presso al 30° di Ljngit. est (di Greenw.) dove si alternano gneiss ed altre rocce cristalline con qualche lembo paleozoico; ed un ultimo tratto, ancora nel trias, con tenui affioramenti di rocce azoiche alla detta cascata di Mo- zumba, alla successiva di Lupata, e nella porzione sinistra del bacino, dove esso riceve il defluente dal Niassa. Verso la spiaggia, le formazioni triasiche sono separate dall'Oceano da ampio tratto di terreno quaternario, alluvionale.

Le formazioni paleozoiche, ra])presentate da argilloscisti micacei e da grovacche, sono indicate a levante ed a ponente del Banguelo e nei monti Matopo e Maschova, nel versante meridionale dello Zambese. Verso occidente ricompaiono sopra alle rocce azoiche, cristalline, nell'alto bacino del Cunene e più. a sud attorno ad Otavi. Ma l'ampia stesa di pianori con valli ora esauste, che convergono nelle palustri bassure di Xgami, di Suga e di Soa, corrisj^onde allo sviluppo del quaternario, quivi come avviene per così sterminate esten- sioni del Sahara e delle alte vallate del Nilo e del Congo. Notisi poi che a testimoniare la antica abbondanza delle acque queste formazioni quaternarie, alluvionali e lacustri, si stendono anche nella regione del lago Dilolo, allo spar- tiacque tra il Congo e lo Zambese. Più a sud, le savane cir- costanti al lago Ngami si sfumano nel deserto di Kalahari, probabilmente esso pure dovuto a prevalente sviluppo di for- mazioni detritiche, quaternarie.

Del bacino del Limpopo è meglio conosciuto il versante meridionale con terreni paleozoici ; solo nel tratto inferiore il fiume attraversa regioni triasiche, facenti seguito alle ultime solcate dallo Zambese ed alle medesime rocce attraversate dal- l'intermedia vallata del Sabi. Nelle catene di "Weter e Zoul-

Geografia e Geologia dell'Africa 145

pans si manifesta nelle zone paleozoiche, alternate cogli af- fioramenti azoici, un allineamento a nord-est che ajDpunto determina la direzione dell'alta valle del Limpopo e si ripete nelle accennate catene di monti paleozoici dei Matopo e dei Marcona, tra il Limpopo e lo Zambese. In direzione opposta altro allineamento compare ancora più manifesto nel bacino settentrionale del fiume Oranje o nel corso del Waal, con- vergendo coir allineamento a sud-sud-est delle catene litoranee degli Hanami, degli Herig e dei Caras, le quali delimitano a ponente il deserto di Calahari. Per tal modo si può segnare dall'alto bacino dello Zambese e forse anche dal massimo ri- lievo del Chilimangiaro un' area di corrugamento parallela alla costa orientale africana, ma più interna, che delimita l'ampia regione delle savane, dello Ngami e del deserto di Calahari, dal bacino dell' Oranje col Waal, costituente la regione del Capo.

Ridotti a questa estrema contrada africana, notiamo come quel rilievo litoraneo di monti paleozoici ed azoici, che abbiamo rilevato presso alla spiaggia occidentale, si continui a sud deirOranje, mano mano ripiegando a levante, decomponendosi in più rughe j^arallele; circonda a sud la vallata del detto fiume a delle altitudini considerevoli, oltre a duemila metri. Gli altipiani interposti si stendono con leggera ondulazione e talora con livellamento meraviglioso. La orografia si fa più accidentata nella Cafreria, negli stati liberi dell'Oranje, nelle regioni di Basuto, di Natal, dei Solu e dei Swasi, coi monti Drackenberge, Lydemburg, Randberge, dei quali il Monch tocca 2182 metri. Nello spartiacque del Limpopo, il monte Doc tocca l'altitudine di 2400 metri.

Della geologia della regione del Capo nella prima metà del corrente secolo scrissero Stow, Weber, Jakobs e Catrian; il Bain ne pubblicò una carta geologica nel 185G, Marku raccolse i dati nella sua buona carta geologica della terra, aggiungendovi le notizie inedite del D. Jones; negli ultimi

10. Geografìa e Geologia dell'Africa.

146 Geografia e Geologia dell'Africa

anni comparvero le carte del Dnwn, del Siiess, del Monile e poclii mesi sono quella dello Sclienk, nelle Mittheilungen di Petermann, che fu poi riprodotta nell'atlante del Bergliaus. Dall'opera del Suess e dalle memorie del ]\roulle e dello Schenk ricaviamo le notizie seguenti, per ogni singola forma- zione sviluppata nella regione in discorso,

I. ForìnaziOìli priììiarie, Corrispondono a tutte le nostre della serie arcaica ed al siluriano, e sono sensibil- mente diverse a levante ed a ponente. I gneiss ed i graniti, rari nella regione orientale, prevalgono invece nel Damara, nel grande e piccolo Rama, nonché lungo la spiaggia for- mando perù anche all'interno il basamento degli altri terreni. In o-enerale la direzione della scistosità dei gneiss è da nord a sud, seguita in parte dalla catena dei Tsan, Tsirub, Klanos ed Esongo. Per deficienza di feldispato il gneiss passa al mi- cascisto, che si alterna con scisti clor itici ed amfibolici, cal- coscisti e calcari saccaroidi; ma un vero distretto scistoso manca in quella porzione occidentale. Soltanto presso allo sbocco deirOranje compaiono molto sviluppati degli scisti verdi, e più a sud riposano sui gneiss dei banchi verticali di argilloscisti, in parte metamorfici, con arenarie e quarziti formanti un complesso di strati, detti di Xamaqua e di Mal- mesbmy. Fra la baia di S. Elena e la baia di Falschen questi scisti sono attraversati da grossi dicchi di granito, che si in- nalzano in dorsi tondeggianti, come il Tigerberg ed il Paarl- berg, metamorfosando gli scisti a contatto. Anche il gneiss è traversato da dicchi di granito, pegmatite, diorite, serpen- tino e porfidi, questi meno frequenti. Al contatto sono fre- quenti i minerali cupriferi, come bornite, calcopirite, calcosin;i e prodotti di alterazione ; negli ultimi anni acquistarono fama le miniere di Ookiep, nel pìccolo Rama, in vene attraverso una diorite grossolana; secondo le relazioni di Goering anche i filoni auriferi sarebbero in questi rapporti medesimi colla eruzione di una rr)ccia peridotica. Pagliette d'oro si trovano

Geografìa e Geologia deW Africa 147

miche nelle alluvioni dei fiumi Knysna e Horutimi, nella colonia del Capo.

Verso oriente, troviamo le formazioni primarie nella Ca- freria, nel Natal e nei Solu, ed ancora più sviluppiate nello Swasi, Transwaal, Betschuana e Matalebe; ma con diverso aspetto, prevalendo il granito, mentre il gneiss costituisce soltanto deg'li affioramenti insio-nificanti: ed il "granito è at- traversato a sua volta da rocce diabasiche. Sono però molto svilupj)ati anche degli argilloscisti in banchi assai inclinati, con arenarie, quarziti e scisti con magnetite, attraversati da filoni di diorite, diabase e serpentino; li chiamano gli strati di Svasis e sono spesso metamorfosati con andalusite ed ot- trelite, oppure convertiti in scisti Uditici; mentre gli inter- strati amfibolici sono alterati in scisti cloritici ed in serpen- tini. Queste formazioni, sviluppate nella colonia del Capo e nel Transwaal, nel Natal e nei Solu, hanno quasi sempre una direzione est-ovest, mentre si volgono a nord nel Mata- lebe; si ritengono approssimativamente coeve cogli strati di Malmesbury. Vi acquistarono grande importanza i giacimenti auriferi; e basti il dire che nel Transwaal orientale in due anni sorse fiorente la città di Baberton; l'oro trovasi insieme a prodotti di decomposizione in filoni quarzosi, che assecon- dano oppure attraversano" gli strati, collegandosi colle dette rocce A^erdi come al Pioner Reef, Seba Eeef, ai campi auri- feri di Komati e di Tugela nei Solù, presso Maraba, a Eer- steling, nel Tati e nel Metalebe.

II. Forììiazione del Capo, Il signor Schenck di- stingue con questo nome una formazione scistoso-arenacea, la quale forma essenzialmente il rilievo del Capo di Buona Spe- ranza e pei suoi fossili si riferisce al devoniano ed a porzione del carbonifero. Vi si rinvennero, nei monti Bokkeveld, le seguenti specie di tipo devoniano:

Homalonotus Herschelii Phacops africanus

Proetus liichardi » Kafir

148 Geografia e Geologia dell'Africa

Terehratula Bainii Cleidophorus africanus

Spirifer Orhignyi Encrinurus cristagalli

» antharticus Conularia africana

Orihis palmata » Pinchiniana

Chonetes sp. Tentaculites

Orticaia Cockii Litorina Bainii

Leda inornata Bellerophon quadrilohatus.

Solenella rudis

Nelle quarziti dei monti Zuur furono rinvenute delle piante carbonifere spettanti ai generi Ulodendron, Lepidodendron^ Calamites.

Questa formazione del Capo si compone dei seguenti mem- bri, dal basso all'alto: Scisti di Zwarteberg e Zuurberg; Strati di Bookeveld; Arenarie del monte Tavola. Mentre prevalgono le arenarie negli altipiani di Huib, del grande Rama, dei Drakenberg, al Capo, negli ZAvarte e Zuur, nel Natal e nel Witwatersrand, altrove, come nell'altipiano di Han e nelle catene dei Bokkevel, di ]\Iagalis e di Marco, il terreno in discorso consta a preferenza di rocce scistose e di grovacche; essendo cosi rappresentate due diverse condi- zioni di profondità del mare in cui furono queste rocce de- positate. Ad entrambe queste facies è però comune un cal- care caratteristico, nero bluastro, dolomitico, il quale spesso forma la posizione più elevata della scric. Altrove, a questo livello, si osservano dioriti e diabasi in potenti colate. Questa formazione del Capo venne fortemente corrugata in particolare presso alla costa. Anche in essa e nel terreno ocraceo che fu il prodotto di sua alterazione, trovasi dell'oro, come alle miniere di Lydenburg, Witwatersrand e Malmani; oppure rinviensi in vene quarzose attraverso le diabasi e questi sono i giacimenti più ricchi. Nelle miniere di Pretoria, l'oro tro- vasi invece in un conglomerato quarzoso, a cemento ocraceo, compreso negli strati delle solite arenarie rosse; forse è una antica alluvione aurifera del terreno carbonifero, costituita di

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Geografia e Geologia dell'Africa 149

elementi tolti alla già emersa formazione arcaica di Swasis. Le miniere aurifere di Malmani nel Transwaal, sono in vene quarzose attraverso al suaccennato calcare dolomitico, nero- bluastro.

III. Forììia^iOìie dei Karoo, Raccolte in un'ampia conca di terreni più anticlii, stanno nella regione esterna del- l'Africa delle particolari formazioni, da tempo distinte col nome degli altipiani dei Karoo, occupanti la massima parte delle colonie del Capo, tutti gli Stati liberi dell'Oranje e la por- zione sud-est del Transwaal. Dai lati sud ed ovest del Capo tali formazioni sono limitate dalla catena deg-li Zuur, dea'li Zwartenbergen e dei Bokkuveldbergen ; e nel Crica occiden- tale si appoggiano alle montagne calcari dell' altipiano, mentre nel Traswaal riposano sopra arenarie della formazione pre- cedente. Nella colonia del Capo, tra il fiume dei Pesci e lo Ounzivabo (S. Jons River) la formazione dei Karoo tocca il mare, essendo quivi portata ad un più basso livello da un salto assai importante nella orogenia delle regioni australi, come fu dimostrato con evidenza dal Suess; la linea di frat- ture, secondo la quale avvenne questo scorrimento, non è segnata dal ripido pendìo delle catene litoranee; ma è più pros- sima alla spiaggia e corrisponde probabilmente ad alcune zone di iniezioni porfiriche presso Sebombo. L'abbassamento fu ge- nerale a tutta la regione del Natal. La formazione dei Karoo risulta di potenti masse di scisti neri e variegati, argilloscisti, scisti arenarci e marnosi, arenarie di solito a tinta biancastra, grigia o verdiccia. Rarissimi sono tra queste rocce i calcari. Anche dall'aspetto si distinguono questi terreni dalla forma- zione del Capo, poiché mentre gli strati di questa hanno in generale una scistosità piana, le rocce dei Karoo si rompono in frammenti irregolari o tondeggianti e sono assai più ero- dibili. A preservare i lembi della massa arenacea-scistosa val- sero in generale potenti colate di rocce dioritiche, le quali chiudono la formazione in discorso e si trovano attraverso di

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Terebratula Bainii Cleidophorus africanus

Spirifer Orbifjnyi Encriaurus cristagalU

» antharticiis Conularia africano.

Orihis palmata » Pinchiniana

Ckoìietes sp. Tentaculites

Orticula Cockiì Litorina Bainii

Leda inornata Bellerophon quadrilohatus,

Solenella rudis

Xelle quarziti dei monti Ziiur furono rinvenute delle piante carbonifere spettanti ai generi Ulodendron^ Lepidodendron^ Calamites.

Questa formazione del Capo si compone dei seguenti mem- bri, dal basso all'alto: V Scisti di Zwarteberg e Zuurberg: Strati di Bookeveld; Arenarie del monte Tavola. Mentre prevalgono le arenarie negli altipiani di Huib, del grande Rama, dei Drakenberg, al Capo, negli Zwarte e Zuur, nel Natal e nel Witwatersrand, altrove, come nell'altipiano di Han e nelle catene dei Bokkevel, di ^Magalis e di Marco, il terreno in discorso consta a preferenza di rocce scistose e di grovacche; essendo così rappresentate due diverse condi- zioni di profondità del mare in cui furono queste rocce de- positate. Ad entrambe queste facies è però comune un cal- care caratteristico, nero bluastro, dolomitico, il quale spesso forma la posizione più elevata della serie. Altrove, a questo livello, si osservano dioriti e diabasi in potenti colate. Questa formazione del Capo venne fortemente corrugata in particolare presso alla costa. Anche in essa e nel terreno ocraceo che fu il prodotto di sua alterazione, trovasi dell'oro, come alle miniere di Lydenburg, Witwatersrand e Malmani; oppure rinviensi in vene quarzose attraverso le diabasi e questi sono i giacimenti più ricchi. Xelle miniere di Pretoria, l'oro tro- vasi invece in un conglomerato quarzoso, a cemento ocraceo, compreso negli strati delle solite arenarie rosse; forse è ima antica alluvione aurifera del terreno carbonifero, costituita di

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elementi tolti alla già emersa formazione arcaica di Swasis. Le miniere aurifere di Malmaui nel Transwaal, sono in vene quarzose attraverso al suaccennato calcare dolomitico, nero- bluastro.

III. FomiazlOìie (lei Karoo, Raccolte in un'ampia conca di terreni più antichi, stanno nella regione esterna del- l'Africa delle particolari formazioni, da tenij^o distinte col nome degli altipiani dei Karoo, occupanti la massima parte delle colonie del Capo, tutti gli Stati liberi dell'Oranje e la por- zione sud-est del Transwaal. Dai lati sud ed ovest del Capo tali formazioni sono limitate dalla catena deo'li Zuur, deo:li Zwartenbergen e dei Bokkuveldbergen ; e nel Crica occiden- tale si appoggiano alle montagne calcari dell'altipiano, mentre nel Traswaal riposano sopra arenarie della formazione pre- cedente. Nella colonia del Capo, tra il fiume dei Pesci e lo Ounzivabo (S. Jons Riverì la formazione dei Karoo tocca il mare, essendo quivi portata ad un più basso livello da un salto assai importante nella orogenia delle regioni australi, come fu dimostrato con evidenza dal Suess; la linea di frat- ture, secondo la quale avvenne questo scorrimento, non è segnata dal rij)ido pendìo delle catene litoranee; ma è più pros- sima alla spiaggia e corrisponde probabilmente ad alcune zone di iniezioni porfiriche presso Sebombo. L'abbassamento fu ge- nerale a tutta la regione del Natal. La formazione dei Karoo risulta di potenti masse di scisti neri e variegati, argilloscisti, •scisti arenarci e marnosi, arenarie di solito a tinta biancastra, grigia o verdiccia. Rarissimi sono tra queste rocce i calcari. Anche dall'aspetto si distinguono questi terreni dalla forma- zione del Capo, poiché mentre gli strati di questa hanno in generale una scistosità piana, le rocce dei Karoo si rompono in frammenti irregolari o tondeggianti e sono assai più ero- dibili. A preservare i lembi della massa arenacea-scistosa val- sero in generale potenti colate di rocce dioritiche, le quali chiudono la formazione in discorso e si trovano attraverso di

150 Geografia e Geologia dell'Africa

essa in numerosissimi filoni. In questi la roccia, secondo il signor Coen, presenta delle varietà porfiriclie, feldispato, au- gite, amfibolo ed olivina; nelle colate assume a preferenza una struttura granulare. I melafiri compajono più rari, nei Basuto e nei monti Maluti. Risultano di diabase le vette dei monti Roggeveld, Nieuweveld, Cambeboo, delle Nevi, delle Tem- peste, dei Draghi. Quanto all'epoca di questa formazione, si è molto discusso; pare che si estenda dal Carbonifero al Trias, questo compreso. Ma in proposito giova ricordare l'osserva- zione, colla quale il signor Schenck incomincia la sua memoria: che cioè sarebbe altrettanto erroneo voler riscontrare all'estremo dell'Africa la esatta corrispondenza dei limiti cronologici fis- sati per le formazioni euroj)ee, coinè lo sarebbe, ad esempio, il coordinare la storia della Germania con quella delle co- stituzioni inglesi.

Per questa formazione è caratteristica la mancanza di pe- trefatti marini e la comparsa di jjiante terrestri e di rettili, di tipo particolare, che dimostrano come la lunga emersione di quell'area corrisjjonda ad un periodo biologico meno chia- ramente accennato dalla serie geologica di altri paesi.

Se quelli furono i sedimenti di un grande lago, conviene ammettere che le condizioni di deposito rapidamente si av- vicendassero. Grli strati si presentano generalmente orizzontali, con leggera pendenza a sud-est nelle regioni settentrionali, a nord le meridionali, a ponente nel Natal, meno che presso le spiagge, dove piegano fortemente ad est. All'orlo meri- dionale della colonia del Capo, dove il corrugamento fu più pronunciato, anche le parti più profonde della formazione in discorso, gli strati di Ecca^ mostrano una serie di pieghe, altrove insolite.

Tranne che nel Natal, gli strati di Karoo sono discordanti dalle formazioni sottostanti. Essi si distinguono molto chia- ramente in tre membri, e sono :

a) Conglomerati di Dwfjka e strati di Ecca. In una pasta

Geografia e Geologia dell' Africa 151

granulare, verdiccia, in apparenza melafira, stanno dissemi- nati dei frammenti tondeggianti ed angolosi di graniti, gneiss, quarziti, scisti ed arenarie dei terreni precedenti. Dagli an- tichi geologi Bain e Wyley era stato ritenuto una roccia erut- tiva ; in seguito prevalse l' idea di Dumi e Suthorland, che si trattasse di una formazione glaciale, in particolare per l'ana- logia di questo conglomeramento con altro allo sbocco del fiume Oranje, ove' si sarebbero rinvenuti dei massi evidentemente striati e lisciati.

A questi conglomerati segue di solito una serie di scisti a prevalenza neri, con argilloscisti e banchi di carbone, con tenui interstrati di arenarie e i calcari che presero il nome dal passo di Ecca, a nord di Grahamstown. Contengono la Glossopteris Browniana^ Noeggerathiopsis Histopi^ Ganganop- teris cyclopteroides^ Gang, attenuata.

I letti di combustibile hanno spessore talora sino di sei metri ed affiorano a determinati livelli; se ne conoscono 21 gia- cimenti nel Transwaal a 1350-1550'", nel Natal a 1000-1200-. Gli strati a carbon fossile misurano una sessantina di metri di spessore.

Sono frequenti delle colate di diabase, che presso Kimbreley misurano sino a 70'" di spessore, con struttura amigdaloide; alcune volte si associano ancora a serpentini.

h) Strati di Beaufort. Sono scisti argillosi rossi, che pren- dono il nome dalla capitale del grande Karoo; passano ad arenarie ed in alto sono coronati da potenti ed estesissime colate di melafiri. E questo il piano degli stranissimi rettili, di cui si è detto, i quali presentano associati i caratteri osteolo- gici dei rettili, degli uccelli, di alcune fiere. Spettano ai generi : Dicipiodon, Oudenodon^ Ptychognathus^ Cynochampsa, Tigrisu- chus, Lycosaurus^ Galesaurus^ Nythosaitrus^ Kistocephalus^ Pro- colophon, Endothiodon^ Petrophyne, ecc.

Le impronte di vegetali sono assai rare e tra esse si rinvenne la Phyllotheca indica, che permise il confronto con una forma-

152 Geografia e Geologia dell'Africa

zione analoga del Dekan. Furono raccolti altresì dei mol- luschi di acqua dolce, come Iridina^ Cyrena e scaglie ed os- sicini di un genere di pesci comunissimi nel permiano, il Palaeoniscus.

e) Grii strati di Stromherg . Sono arenarie poco tenaci, a tinte chiare, con interstrati scistosi. Anche a questo livello compajono altri strati di carhon fossile a Molteno, Ciphergat. ludwe, Xewcastle, Dundee, e nelle parti più elevate del Tran- swaal. Gli strati a combustibile comprendono filliti con TJiinn- feldia odontopteroides^ Cyclopteris cuneata, Teniopteris Daintrei; alcune specie di rettili e un mammifero, il Trisylodon longaevus Owen., il quale sarebbe il precursore della classe sulla faccia del globo. A questo livello ricompaiono delle colate di me- latìro, talora colla potenza di 150 metri.

In complesso, si può assegnare alla formazione dei Karoo almeno uno spessore di 2500™, computate le ampie abrasioni, che hanno rispettato appena i capostabili.

IV. Formazioìii cretacee, Gli strati di Stromberg

rappresentano l'ultimo terreno che abbia partecipato alla strut- tura del continente africano. Sopra di essi, ma esclusivamente presso la costa, si osservano delle formazioni marine più re- centi, di tenue spessore, recentemente riferite alla creta in- feriore. Nel Xatal la loro sopraposizione alla formazione dei Karoo avvieme con evidenti discordanze. Si distinguono i se- guenti due terreni:

a) Strati di Uitenhage. Alla baia di Algoa gli strati cre- tacei riempiono un golfo, che si interna nella valle dello Zwartkofs River fino alle vicinanze della città, che a quelli diede il nome. Formano dorsi ed altipiani alti poco più di 200'" <11 terreno arenario, con cefalopodi e bivalvi, alternato con filliti a Zamites. Tra i fossili, rinvenuti in queste arenarie e determinati dal Neumayr, ricorderemo le specie : Olcoste- phanus Atherstoni, 0. Baini, Crioceras spiiiosissimns, Hamites, africanus, Tri g onici Erzogi, T. ventricosa, T. conocardiformiSj

Geografia e Geologia dell'Africa 153

PtychomTja implicata I geologi inglesi stabiliscono in questo terreno, dal basso all'alto, cinque divisioni: dei conglomerati, delle arenarie, degli strati saliferi, degli strati a legni fossili, e degli strati a Trigonia, ma la posizione di questi membri non è costante.

ò) Strati di Umtnnfuma^ che si trovano sulla costa del Natal tra questo paese e Umzambane, e nella baia di S. Lucia, nei Solu. Sono marne sabbiose arenarie grigiastre con taluni conglomerati calcari, che, a detta del Gottsche, rappresentano tutta la Creta superiore. Griesbach presso le grotte di Izinh- luzabalungu vi distingue dal basso all'alto : delle arenarie con legni fossili, degli strati e Trigonia, degli strati con ammo- niti, dei banchi a gasterofodi ed un' ultima zona ad Haploceras G archili.

V. Forìnazioìli recenti. È molto incerta la esistenza di formazioni marine terziarie lungo la costa; sicuramente sa- ranno assai ristrette e di tenue spessore, tutto indicando che quell'estrema punta del continente africano sia stata il campo di enormi abrasioni anziché di deposito dalla Creta in poi. Vi esiste uno sfacelo locale, rimasto in posto, delle rocce af- fioranti, oppure un terreno rossiccio, polveroso, disperso ed accumulato in dune dal vento ; si stendono ampie alluvioni ghiaiose, fangose o di laterite^ rispondenti a fiumi ora esausti, talora aurifere oppure, corne vedremo, adamantifere ; altrove, nelle bassure, sonvi terreni torbosi, con terre nere e ricche di conchiglie palustri {Paludina)^ dovute ad antiche esonda- zioni dei fiumi al termine od ai lati delle conoidi alluvionali. Si osservano anche dei calcari lacustri, travertinosi, alquanto magnesiaci, zonati a vario colore, frequenti in particolare nei Nama, nei Griqua, nei Beschuana e nel grande Karoo ; nella regione adamantifera queste focacce di travertino ricoprono la testa dei pozzi che sono ripieni della roccia contenente la gemma. Più rari sono i terreni quaternari salati.

Non mancano formazioni marine di costa, più o meno lon-

154 Geografia e Geologia dell'Africa

tane dal lido attuale, comprovanti un tenue sollevamento del continente, il (juale però fu ben lontano dall' equivalere alla precedente sommersione orogenetica. Il signor Schenck ne indica nella baia di Algoa e pìii a nord, per buon tratto; e sono banchi sabbiosi o di calcare grossolano, con avanzi della fauna litoranea tuttora vivente. Verso l'interno ne furono di tali depositi accennati sino nei Lebombo, ma alla loro for- mazione possono aver cooperato anche i venti. Sono qui a ricordarsi anche le panchine calcari di Bathurst, nel tratto sud-est della colonia del Capo, ed i banchi ad ostriche sol- levati sulla costa del Natal. nella baia di Alsroa, nella baia di Hont, presso la città del Capo, nella baia dei Pesci, sino a 20 o 30 metri sull'attuale livello marino.

Quanto all'epoca delle eruzioni melafiriche ^ìb. recenti, il signor Monile le ritiene posteriori all'abrasione subita dalla formazione del Karoo, ammettendo però che questa siasi com- piuta in epoca giurese. A sud del corso dello Zambese non sono indicate sino ad ora delle rocce eruttive recenti o ter- ziarie, mentre le troveremo sviluppate assai nell' isola di Ma- dagascar.

Prima di abbandonare la regione del Capo dobbiamo dare qualche cenno sui terreni adamantiferi e sulla loro coltiva- zione.

I giacimenti adamantiferi formano delle masse coniche o cilindroidi, che si sprofondano a j)erpendicolo, a guisa di ca- mini, nelle rocce sedimentari ed eruttive. Sono allineati in grande numero sopra una zona clic va dal Hart River, nel (xriqua, sino a Fauresmits nella repubblica di Oranje, per 200 chilometri, passando per Kimberley e formando un angolo di 30° col meridiano. Sono tutte coperte dall'anzidetto cap- pello travertinoso. Il giacimento di Kimberley, tra i i)iù noti, ha una sezione elittica di circa 4 ettari coli' asse maggiore di 270 metri, che diminuisce in profondità con inclinazione delle pareti alcune volte di 15" e restringendosi in corri-

Geografìa e Geologia dell'Africa 155

spondenza di una colata di melafiro potente 70 metri. At- traversa: m. 0,60 di sabbie rosse; 15 m. di scisti biancastri; 70 m. di scisto nerastro, piritoso, con rognoni di carbonato di ferro; 70 m. di meUifiro, 30 di rocce scistose, calcari, dioriti e granito; il tutto in banchi orizzontali. Le pareti liscie e striate dal basso all'alto, sono tappezzate da una sostanza untuosa al tatto, biancastra, steatitosa. Talora, tra le pareti e la roccia che riempie questi baratri, sonvi delle borse come geodi, con gaz esplosivi; tutto all' ingiro ma in particolare verso sud trovasi una salbanda con materiali divelti dalle jjareti. Gli strati presso alle 23areti si mostrano spesso rialzati per 1 a 3 piedi di larghezza. La estremità dell' asse maggiore si pro- lunga in una frattura, nella quale del pari si è insinuata la roccia adaman tiferà, e che corrisponde ad una faglia.

Per quanto è noto, la forma ad imbuto, sotto un angoh» poco diverso dal suaccennato, la orizzontalità degli strati e la natura delle rocce, variano assai poco nei vari giacimenti; nelle miniere di Beers e Bultfonstein, lo scisto nerastro a ro- gnoni ferruginosi è rialzato attorno al camino adamantifero di 15°.

La roccia clie comprende la gemma è formata da una breccia serpentinosa, nerastra, impastata con minerali ed una grande quantità delle rocce profonde ; la pasta è di colorito nero ver- dastro, tenera, grassa, si altera facilmente e si scolora all'at- mosfera, diventando bluastra. Lavata, una sabbia gialliccia. Nel camino è biancastra pei primi 18-24 m., poi giallastra, poi blu e verde, con passaggi talora bruschi secondo piani variamente inclinati; talora coli' intermezzo di terre arrostite forse in causa di accensioni spontane, degli abbondanti idro- carburi. La breccia adamantifera, coi medesimi componenti, presenta la massima varietà di grana e di compattezza nello stesso camino. La pasta verdastra è spesso sostituita da una sostanza talcosa o micacea, la quale di solito riempie le frat- ture che separano porzioni di roccia aventi differente coni-

156 Geografia e Geologia dell' Africa

posizione o ricchezza in gemme. Le varie qualità di roccia adaniantifera formano delle colonne isolate, verticali od in- clinate, nella massa brecciosa; se ne contano almeno quindici nel giacimento di Kimberley e presentano anche varietà di- verse di diamante. Piuttosto rare sono le vene riempiute da calcare.

I minerali più frequenti nella roccia adamantifera sono: diamante^ granato^ mica, sakUte^ pirite, calcite, giargone, ferro titanato^ ferro magnetico^ ematite^ peridoto, tormalina borica alterata. Questi minerali, che si isolano col lavaggio, formano in media il -4 per 1000 della roccia. Il diamante vi è conte- nuto per 1 su 2.000.000 in peso di roccia, ma talora soltanto come 1 su 36 milioni. E cristallizzato, in individui interi oppure in frammenti, poco spostati, ed è sempre se^jarato dalla roccia j^er una sottile pellicola di calcite. Alcuni fram- menti accennano a cristalli, che dovcA^ano avere un peso almeno di 100 grammi; se ne trovarono sino di 72 grammi nel 1884. Il più grosso diamante Ijianco trovato era del peso di 32 grammi. Sono frequenti le macie o geminati cuoriformi; i cristalli giallicci sono i più tenaci e quindi di solito interi. Se ne trovano più raramente di rossi, verdicci, bluastri ed affumicati; e questi ultimi scoppiettano poche ore dopo estratti, assumendo un colorito più intenso. La densità del diamante del Capo varia da 3520 a 3524 volte quella dell'acqua.

Ogni camino ha le sue particolari varietà di diamanti, anzi, come si è detto ogni porzione di camino; il boord è frequente verso nord nel pozzo di Kimberley, gli ottaedri neri si tro- vano a preferenza verso ponente; nella parte centrale sono più numerosi i frammenti incolori. Per alcuni camini, come a Beers, approfondando il pozzo si è trovato un prod(ìtto per- sino declupo che nella massa superficiale, migliorando anche la qualità della gemma; ma non sempre l'aumento avviene nelle medesime proporzioni.

II granato è in cristalli smussati, giammai lavorabile come

Geografìa e Geologia dell'Africa 157

gemma, la sahlite è più abbondante del granato ed ha un bel riflesso, come quello della labradorite ; la mica forma delle pallottole brune, grosse come un uovo, oppure riempe le vene ed è sempre magnesifera, passando a talco oppure a steatite. Una particolare qualità di elori te fu detta waalìte. Il giargone, piuttosto raro, non fu trovato clie nella miniera di Beers. Invece il ferro titanato, la magnetite e l'oligisto sono i mi- nerali prevalenti nei residui del lavaggio. La pirite è in con- crezioni cilindriche. La calcite è spesso molto abbondante ed in cristalli di eccezionale limpidezza.

E importante notare che in questi strani adunamenti di frammenti rocciosi e di minerali il quarzo è quasi del tutto mancante, rarissime sono alcune concrezioni di silice idrata.

Il serpentino formante molti elementi delle breceie contiene enstatite ben cristallizzata e molto frequente.

I massi contenuti nella breccia raggiungono talora delle dimensioni colossali, circa 30.000 m. e, in particolare delle rocce triasiche, molto alterate e sono detti- galleggianti. Nel camino di Kimberley questi colossali interclusi prevalgono nel centro e nella parte più elevata. Inferiormente ai 70 m. prevalgono invece gli scisti e le arenarie della formazione mediana dei Karoo, in massi j^ersino di trenta tonnellate, a spigoli vivi, punto smussati. I massi di quarzite e di scisti azoici sono eccezionali; il granito ancora più raro, meno che in alcuni pozzi dove invece abbonda e nelle teiere gialle di Doyls Rush, ove è quasi esclusivo. Le dioriti ed i melafiri sono abl^ondanti in sferoidi a zone concentriche, con un nu- cleo meno alterato, siccome quelle che produce l'alterazione atmosferica su queste rocce basaltizzate.

Quale sia l'origine di queste singolari formazioni e come in esse siasi ingenerata la gemma, è ancora pei geologi un mistero. È un fatto che gli idrocarljuri sono tuttora abbon- dantissimi nella breccia adamantifera, e j)iù ancora potevano abbondare un tempo; dalla loro imperfetta combustione pò-

158 Geografìa e Geologia dell' Africa

teva essersi isolato del carbonio, cristallizzatosi per coudizioni che i chimici non hanno ancora saputo procurare. Qualunque sia stata l'origine della breccia, del diamante e degli altri mi- nerali che abbiamo menzionato, è indubitabile che non fu- rono prodotti sótto temperature molto elevate, non presentando le rocce alcun cenno di fusione.

Quanto alla produzione della attivissima e costosa lavora- tura di quelle miniere, il signor Monile racconta che dal 1871 al 188éessa attinse complessivamente il peso di circa 6 ton- nellate di diamanti bruti, del valore di circa 900 milioni: nei soli due anni dal 1882 all' 84 si raccolsero diamanti per 129 milioni. Il valore del diamante bruto è 'circa da 24 a 36 franchi il carato. La coltivazione ^oì di queste miniere è straordinariamente dispendiosa, in causa della deficienza di acqua e del costo del combustibile per circa mezzo migliaio di macchine a sapore: vi lavorano circa duemila operai bian- chi e 12 mila negri, e seicentoquaranta animali, quasi tutti cavalli. I guadagni annui sono molto oscillanti; in complesso, di una diecina di milioni fra tutte le dodici principali com- pagnie. Notisi poi che si calcola, ad onta della più attiva sorveglianza, che un quarto della j)roduzione sia rubato dagli operai e venduto per contrabbando.

Sonvi anche alluvioni adamantifere e le gemme che in queste si trovano sono più pregiate; tali alluvioni sono terrazzate per una trentina di metri, occorre dire che si formarono sotto condizioni climatologiche ed idrografiche diverse dalle attuali. La produzione annua del lavaggio delle alluvioni toccava già nel 1884 un milione di lire.

Il primo diamante nella regione del Capo fu ritrovato nel 1867 da un boero ^ il quale se lo fece dare da alcuni ragazzi, che con esso si trastullavano; fu poi venduto al Go- vernatore della colonia per 12.000 lire. Di ricerca in ricerca si rimontò la valle del fiume Waal e nell' anno seguente si trovava un diamante del peso di 84 carati, che fu venduto

Geografia e Geologia dell' Africa 159

287.000 lire. Xel 1870 cominciarono gli scavi a Dutoits-Pan, quindi a Kimberlev; in due settimane si trovarono diamanti per 250.000 lire; nel 1871 quest'ultima località conteneva tremila abitanti ed ora si è quasi raddoppiata.

»

IX

Cenni geologici sul Madagascar e sulle altee isole cir- costanti all'Africa. Riassunto della geologia di questo continente.

Incoirnncieremo dalla più vasta delle isole africane, cui lo stretto di Mozambico separa dal continente e che, siccome da esso diversifica per fauna e per flora, per comjiosizione di suolo e j^er abitanti, così anche per la struttura geologica offre non poche e rilevanti diversità. Abbastanza nota pei lavori di lohnson, Regnault, de Lanois, Grandidier, Little e Le Weissière, fu recentemente percorsa da un geologo italiano, il signor Cortese, ingegnere di miniere; giovane di valore, che prese larga ^ìxvìq al rilievo geologico della Sicilia e che al presente dirige un analogo lavoro della Calabria. Le sue osservazioni modificano sensibilmente le carte precedenti e perciò compendiandole rejiutiamo di esporre quanto di più recente si è fatto sulla geologia malgascia.

Dalla conformazione orografica di quest'isola, vasta oltre seicentomila chilometri quadrati, si vide a suo luogo, rilevan- dosi come le due catene principali siano assai prossime alla costa orientale e comprendano tra di loro una serie di de- pressioni allineate, ampie da 15 a 25 chilometri; la catena più esterna decorre da Vohimarina a Fort-Dauphin, l'altra da Vohimarina a Jvohikè e forma il displuvio, rimanendo la più esterna segata in più siti, come si avverte anche tra noi nell'Appennino centrale. Da Tamatava ad Antanarivo si va- licano queste catene a 1000 e 1600 metri. I fiumi percorrono

160 Geografia e Geologia dell'Africa

lunfi'hissimi tratti prima di trovare un'uscita attraverso la ca- tena orientale, il Manangoro formando il lago di Alatra, dagli antichi geografi ritenuto centrale nell'isola e fonte dei suoi fiumi principali.

Alle falde del ripido pendìo orientale una serie di colline più o meno allineate da nord a sud risulta di alluvioni sem- pre più minute verso la spiaggia, e rappresentano degli am- plissimi conoidi, modellati dalla erosione; passano alle dune litorali.

Secondo l'autore, su questo pendìo orientale sarebbero in- tervenute numerose faglie, parallele alla costa, fra le quali vennero a trovarsi in alto le formazioni più antiche. Le cime più alte si hanno nel gruppo dell' Ankaratra e raggiungono 2G00 m., formando il nodo idrografico, a nord della capitale.

I fiumi del versante meridionale attraversano in cascate le catene secondarie, ma nei tratti intermedi scorrono lenti e navigabili, sboccano in ampie e profonde baie od in fiordi. In complesso questa isola, apparentemente così compatta, ha i suoi frastagli paragonabili a quelli della costa occidentale dell'Africa.

Lungo la costa orientale è interessante di osservare come presso alla foce i fiumi pieghino a sud e si allarghino in estuari per sboccare in mare mediante sfioratoi, oltre le dune; r autore spiega questo fatto come conseguenza della corrente marina, che lambe la costa. Pel fiume Ivangy, questo spo- stamento della foce a sud è di 23 chilometri. La vegetazione è abbondante da questo lato, in particolare di tamarischi e di palme. Il versante occidentale è più povero, talora del tutto spoglio di alberi ; ma presso alla costa tornano le selve, tantoché una zona di robusta verdura ricinge l'isola intera.

La configurazione orografica dell' isola dipende dalla sua struttura geologica. Ne formano l' ossatura i terreni antichi : gneiss, rocce anfiboliche, graniti, quindi degli scisti cristal- lini e forse anche delle rocce paleozoiche. I gneiss anfibolici

Geografìa e Geologia deW Africa 161

e micacei, passanti a vere dioriti e talora a graniti, affiorano sul versante orientale, inclinati quasi sempre ad ovest.

Percorrendo quelle montagne, di rado si vede la roccia vivaf- lo sfacelo argilloso di essa assume varie tinte, dal rosso al violetto, e la roccia alterata in posto mostra l'originaria struttura, però cogli elementi modificati, per più metri di spessore; i nuclei più compatti, di un granito a grossi cri- stalli di ortose, rimasero sotto forma di grossi sferoidi in quello sfacelo ocraceo.

Il signor Cortese, ad onta delle faglie, potò convincersi che la zona dei graniti è sopraposta a quella dei gneiss, la prima comprendendo delle granuliti di aspetto quasi di are- narie. Nella vallata del Betzibon i graniti passano alla dio- rite e sono attraversati da frequenti dicchi di basalti. Ai gra- niti segue una formazione di rocce cristalline, chiaramente stratificate, con gneiss, pegmatiti, dioriti e sieniti; quivi pure aurifera, come la zona analoga e forse coeva delle Alpi pie- montesi. Il nostro geologo la ritiene dubitativamente del cani- briano. E incerta 1' epoca di un combustibile fossile, che esiste a Varatobè.

I terreni secondari, osservati dall' autore sono dolomie, cal- cari biancastri o marne variegate tra le baie di Moj augìi e quella di Barendry e furono ritenuti giuresi e neocomiani.

L'eocene fu constatato lungo il viaggio dalla capitale a Mojangà, tra Màvatanàna ed Andotra, ed è composto di argille variegate gessifere, calcari arenacei e rocce nummulitiche. Altre arenarie calcari, meno compatte ed in regolare strati- ficazione, ricche di conchiglie presso Ankoala, rappresentano il miocene.

In tutte le regioni pianeggianti presso alla superficie, si stende una sabl)ia bianca (piarzosa, ascritta al pliocene e sopra di essa, un' argilla sabbiosa rossa, riferita al quater- nario. E curioso radunamento delle sabbie quarzose nelle depressioni degli altipiani e presso alla spiaggia; mentre il

11. Geografia e Geoloijia dell'Africa.

162 Geografia e Geologia dell' Africa

prodotto immediato dell' alterazione atmosferica sulle rocce prevalenti in posto è lo sfacelo ocraceo, che tuttora si forma. Certamente qui intervenne un lavaggio diluviale, in armonia col carattere dei climi anteriori all'attuale.

Fra gli atolli ed i numerosi banchi corallini della spiaggia orientale si distinguono le isole Alanana e Forguè; vi si rac- colgono anclie delle pomici dei vulcani della Sonda, colà addotte dalla corrente d.ell' Oceano Indiano.

Sopra i terreni basaltici si stende un' ocra più indurita, la quale rassomiglia alla laterite. I basalti sono molto svilup- pati e costituiscono probabilmente una zona continua nella parte settentrionale dell'isola. Il signor Cortese ne disegna una zona, che attraversa tutta l'isola da nord-ovest a sud-est e dice la roccia di aspetto abbastanza vario, talora amigda- loide e con zeoliti e calcedonie, alternata con tufi; osservò i basalti in dicchi ed in colate colle rocce eoceniche, che ne rimasero alterate, ed in soli dicchi nelle rocce cristalline.

Nella zona cristallina recente, oltre all'oro in pagliuzze od in granelli col quarzo, trovansi bei cristalli di granati, spinelli, zaffiri, tormalina e rutilo.

Il calcare manca affatto nel versante orientale e verso ovest non si trova se non presso Ankoala; lungo la spiaggia si cuociono per calce i calcari madreporici.

A levante del Madagascar trovasi un gruppo di isole vul- caniclie ; ed un altro si interpone tra quell' isola ed il conti- nente, con un allineamento a nord-ovest, che comprende anche l'estremità nord dell'isola medesima, ritenuta vulcanica; il primo è costituito dalle isole Maurizio e della Riunione, il secondo dalle Comorre. Incominciando da queste, ricorderemo come esse comprendano due vulcani attivi, dei quali il mag- giore, detto Ngazia, presenta frequenti eruzioni stromboliane. Le pili forti eruzioni note accaddero negli anni 1830, 1855

Geografia e Geologia dell'Africa 163

e 1858. La Piccola isola Pamanzi, che trovasi a sud-est, offre un ampio cratere e sembra abbia fatto eruzioni in epoca non lontana; l'isola Mayote lia forma e struttura di vulcano, ma ritiensi spento.

L'isola di Borbone è di forma conica e nella parte cen- trale occupata da crateri spenti; il più alto supera tremila metri di altitudine ed è coperto di neve. Attualmente l' at- tivith, vulcanica è ridotta alla parte sud-est dell' isola, le grand pays brille^ più depressa e separata dalla regione dei vulcani spenti da un abrupto gradino. Anche quivi però si eleva un cono alto 2300 m., con tre crateri. Verso la metà del secolo scorso deve essere avvenuta un'eruzione grandiosa, seguita per molti anni dalla ejaculazione delle lave ; altra eruzione avvenne nel 1861.

L'isola Maurizio risulta di una potente massa di basalti, che salgono sino a mille metri; superiormente seguono lave e coni di eruzione, di cui il più elevato, centrale, ritiensi spento.

Ancora più a sud-est, sono altresì vulcaniche le isole di Amsterdam e S. Paolo; la prima con un cono alto quasi mille metri e con un ampio e profondo cratere, ora occupato da un golfo di mare; la formazione poi di questo golfo data da una eruzione avvenuta nel 1697 ; altra eruzione si vide nel 1792. S. Paolo ha forma di un còno assai ampio e troncato, con molti crateri perimetrici; anche in quest'isola il cratere centrale è un seno di mare e la struttura del suolo presenta una rego- lare successione di strati poco potenti di lave, scorie e tufi. La roccia fondamentale è una trachite riolitica, alternata con tufi ed agglomeramenti eruttivi; seguirono eruzioni sottoma- rine di una lava doleritica in colate, alternate con banchi fossiliferi ; poi l' isola nuovamente emerse e seguirono nume- rose e brevi eruzioni di lave di natura basaltica e di scorie. In particolare dal lato nord, continuano le emanazioni di va- pori e trovansi numerose fonti termali.

164 Geografìa e Geologia dell' Africa

Come è noto, da questo punt(j la zona vulcanica ripiega nuovamente a sud-ovest, perdendosi nelle regioni australi e comprendendo le isole del Principe, di Marion, di Croset, di Bridgeman, della Deception e le Clierguelle. Forse questa stessa zona vulcanica si abbraccia coli' altra dell'Atlantico orientale, che comprende i gruppi dalle Azzorre a Tristan di Cunha, dei quali ci occuperemo più sotto; ma potrebljc del pari essere in rapporto colla zona vulcanica della Sonda o coir altra, che scorre a ponente dell'Australia ed è accennata dall' isola Bukle, con vulcani attivi. Stando le prime diie re- lazioni, noi vedremmo alla lontana circondata da una zona vulcanica la regione del Capo, appunto dal lato dove sem- bra che recentemente essa sia séata smussata da sommer- sione e troveremmo una nuova conferma al princi})io, stabi- lito dallo Scrope e dallo Stoppani, che l'andamento delle zone vulcaniclie delimita le masse continentali, corrispondendo alle più importanti zone di trattura, stabilitesi pel corruga- mento che ha generato la orografia attuale.

Secondo il Fuchs, questa zona vulcanica, non solo circonda ma toccherebbe l'Africa equatoriale; indicando quivi il Doengo, il ]\Iburo ed il Sabu come vuleaid attivi in questo secolo, ed il AVinzegoor ed il Fantali, a nord dello Zanzibar; indica pure ima solfatara presso Ankober, detto Dotana, come un cratere in estinzione; ma dice altresì vulcani due monti dell' Abis- sinia nel Tacazzé e nell'Agame, affermando che abbiano data eruzione^ al tempo dei Tolomei; e che tre vulcani a sud-est di Massaua sembrano ancora non del tutto spenti, anzi uno di essi, il Dubbeli, avrebbe fatto eruzione nel 1801. ]\Ia tutte queste notizie meritano conferma. Sta il fatto clic i)iù a sud l'isola di Perini, nello stretto di ]5abel-Mandeb, è vulcanica ed il suo porto è un cratere, e che del pari craterico e il golfo di Gubed-llarab. A nord dello stretto, si osservano le isole vulcaniche di Abeilat e di Baheme, le isole di Zcvbe^ar e le Saddle, delle quali un cratere fece eruzione nel 1824. E la

Geografia e Geologia dell'Africa 165

zona vulcanica, clic sotto il nome preso da Aden aveva già distinta il Blanfort, che però si estenderebbe molto più ampia sulle spiagge e nell' interno dell'Arabia.

Vediamo ora delle isole vulcaniche nell'Atlantico, clie sono meno discoste dal continente africano, incominciando dalle Azorre ; sebbene geograficamente spettino piuttosto all' Eu- ropa. Sono distribuite in tre gruppi, da sud-est a nord-ovest; il più meridionale colle isole di S. Maria, San Michele e l'isola corallina di Formiga; il mediano con Terceira, Gra- ciòsa, San Griorgio, Pico e Fayal; il settentrionale con Flores e Corvo.

S. Maria è totalmente costituita da rocce vulcaniche e con- tiene numerosi coni di scorie, con crateri. S. Michele è la maggiore delle Azorre, in parte ad altipiani, in parte a coni di varia altitudine con evidenti crateri ; frequentissime le fonti termali e le emanazioni, in particolare la famosa Caldeira nella valle di Fournas. Le lave sono in parte di dolerite e basalto, in parte di trachite, come nel cratere di Lagoa del Fogo. Dalla scoperta dell' isola, si conoscono eruzioni nella parte occidentale di essa negli anni 1444, 1563 e 1652. In vicinanza di S. Michele e tra qiiest' isola e Terceira si rijDe- tono di tempo in tempo delle eruzioni sottomarine ; se ne conoscono dei secoli quindicesimo, diciassettesimo e decimo ottavo e un'ultima nel giugno del 1867.

Terceira si innalza a milleduecento metri, con un doppio cratere, la Caldeira di S. Barbara, del resto ha forma di al- tipiano con numerosi crateri e coni di scorie ; il punto più elevato, centrale, tocca 1400 metri.

Il picco Bagacina eruttò molta lava nel 1761.

L' isola Pico è attraversata da una stretta catena e sparsa dal lato orientale di coni di scorie. Il Picco Alto tocca i due- mila metri ed è un vulcano attivo, con ampio cratere, del quale si conoscono eruzioni degli anni 1572, 1718 e 1720.

Fayal, tutto vulcanico, conta del pari molti crateri e dossi a campana; la lava sgorgata nel 1672 è tuttora del tutto

166 Geografia e Geologia dell' Africa

sj^oglia di vegetazione. Dell'isola S. Giorgio .si conoscono eruzioni degli anni 1580, 1757, 1808 ed è tutta vulcanica. Graciosa presenta una catena centrale, forse non vulcanica, all'estremo nord-ovest della quale la costa è disseminata di coni di scorie ed a levante evvi un alto vulcano con cratere. Corvo risulta dell'avanzo di un cono con un cratere; dal- l' epoca della sua scoperta non si conoscono eruzioni. Infine l'isola di Flores porta lungo il suo crinale parecchi crateri, ridotti a laghi e recinti di bella verzura. Un cono si innalza anche presso la baia di Santa-Cruz.

L'isola di Madera è formata essenzialmente da banchi di tufo, di scorie e di ceneri; i .monti vi sono solcati da valli profonde dette Ribeiras ed in unajcli esse, presso Porto Cruz, affiora una roccia diabasica, la quale sembra formare l'ossatura profonda dell'isola intera. I petrefatti, rinvenuti nei più an- tichi strati di tufi, spettano al miocene superiore. Il Pico Ruiro ed il Pico de Torres, i più elevati dell'isola, hanno probabilmente crateri ; furono constatati parecchi crateri presso la costa, sul Pelheiro e sul Camacha, alto 700 m., ma tutti spenti ad onta della freschezza di talune correnti di lava, che da essi si dipartono.

Le isole Canarie sono allineate da nord-est a sud-ovest e sono tutte vulcaniche.

La più piccola, incominciando da ovest, detta del Ferro, è coperta da rocce basaltiche. Palma ha acquistato grande fama nella geologia da quando De-Bucli credette raccogliervi la prova della sua teoria dei crateri di sollevamento. La parte settentrionale è costituita dal grandioso dosso della Caldeira; la meridionale, di una cresta a pareti abrupte, la Cumbre vieja, collegata per un cordone alla precedente. La Caldeira ò un ampio cratere, che si svasa in un profondo barranco, detto de. las Angustiasi ed è profondo oltre un migliaio di metri ri- spetto alle vette circostanti, però col diametro di circa sei chilometri. La massa superiore delle pareti è composta da

Geografia e Geologia dell'Africa 167

scorie con basalti e banchi di lava tradii tica ; inferiormente evvi un intreccio di dicchi di diabasi, tanto fitto che la roccia incassante quasi scompare. Il sottosuolo generale è costituito da una iperstenite.

Sui versanti esterni della montagna le lave sono in banchi regolari fin presso alla vetta, e la Caldeira è circondata da residui di coni di scorie. Alle falde si apersero la via altre correnti, sopra una delle quali riposa la città di Santa-Cruz, Presso Santa-Lucia evvi un cono di scorie, di cui la corrente ha fluito nel mare. Dove la Cumbre Nueva confina col monte della Caldeira, fu soperchiata dalle lave. Presso Villafor si dipartì da quella una corrente di lava, che si è gettata nel mare; se non appartiene ai periodi storici, è certamente delle più recenti.

L'estremo meridionale dell'isola comprende parecchi coni di eruzioni recenti, in genere ben conservati ; l' ultima eru- zione avvenne nel 1679 colla formazione di ampio cratere, intorno al quale sono sparsi dei massi di rocce doleritiche ed andesitiche, con amfibolo ed ipersteno.

Gomera è un'isola poco estesa ma con monti assai ripidi, di cui le vette sono spesso coperte di nevi; si ignora se pos- segga crateri.

La più importante del gruppo è l'isola di Teneriffa, della quale si è in particolare occupato il De-Buch. Che essa ri- posi soj)ra un sottosuolo di diabase, nessun affioramento lo dimostra, ma lo si deve argomentare dalla natura dei massi eruttati. Del resto sono soltanto lave e scorie. Più antichi sono probabilmente i monti Anaya e Teno, formanti un lungo crinale ; alla metà di esso potenti massi di agglomerati accen- nano ai resti di un cono, mentre ai lati si osservano soltanto delle correnti di lava. L'erosione delle acque vi ha scavato profondissime valli, poi vi si gettarono delle più recenti cor- renti, che hanno formato le falde del Pico di Teyde, che è sorto più tardi e risulta di molti crateri associati, elevandosi

168 Geografia e Geologia dell'Africa

sino 3650 in. con un cratere di 700 ni. di diametro. Molti crateri laterali fanno quel vulcano molto simile all' Etna. La prima eruzione dopo la scoperta dell'isola avvenne nel 1430, e seguirono le altre del 1505 e del 1704:; nel 1798 un ampio cratere laterale fece una eruzione più potente delle precedenti, clie si erano manifestate sul cratere principale.

L'isola Gran Canaria ha una forma circolare. Soj)ra un piedistallo di diabase e di iperstenite si è formato un dorso vulcanico di quasi duemila metri, sulla cui pendice meridio- nale si è formato il cratere della Caldeira de Tiraxana, coi due barranclii di Tiraxana e di Fatago. Non si conoscono eruzioni storiche; ma nella regione nord-ovest stanno nu- merosi coni di scorie con laghi-crJrteri, tra i quali l'ameno Vandama.

Fuertaventura ò del pari costituita da un basamento di roccia diabasica ed iperstenica, sul quale si innalza sino ad 800 metri il monte Attalaga tutto vulcanico, circondato da coni minori. L'isola di Lanzerote è rimarchevole per la fihi di cra- teri, che l'attraversano, evidentemente allineati lungo una frat- tura; vi si conoscono quattro successivi periodi eruttivi, di cui l'ultimo con eruzioni storiche.

La ]\rontana de Fuego è un vulcano attivo, alto 840 in.; costituito da un'enorme massa di lava, sulla quale si innal- zano una trentina di coni; di essi il maggiore diede formi- dabili eruzioni nel 1730 e 35, quindi altra minore nel 1824.

Anche il gruj^po di isole del Capo Verde risulta di coni vulcanici. S. Antao è di lave pomicee; S. Vincento è un avanzo d'ampio cratere ridotto a buonissimo porto; S. Nicolao è del pari coronato da un cratere a 1300 m. L'isola di Sai deve il suo nome all'essere il fondo del suo cratere ricoperto da un banco di sale. Ih-ava è una isoletta composta di tufo trachitico. Fogo ha un vulcano alto 3750 m. con un cratere eccentrico, semicircolare e con vari coni laterali, del (piale si conoscono 15 eruzioni storiche, la più antica del 1514, la j)iù recente

Geografia e Geologia dell'Africa 169

del 1847. Santiago presenta coni vulcanici ma altresì dei ter- reni terziari fossiliferi. Altrove affiorano rocce scistose, pro- babilmente paleozoiche .

Dell'isola Fernando Po scrisse recentemente il signor Bau- mann nella Mittheìlungen, indicando come la forma allungata dell' isola si debba a due gruppi vulcanici ; il primo col Cle- rence-Peek alto 2850 ni. e con un cratere terminale ed altro amplissimo, quasi dimezzato alle falde in corrispondenza della baia di S. Isabella; il secondo con la Cordillera, che tocca nel 23unto più elevato 2661 m. e decorre da levante a ponente, in un tratto cosi arcuato da lasciar dubitare sia pur essa un avanzo di cratere. Altri minori crateri sono raj^presentati da due laghetti; un altipiano a 870 m. si accompagna lungo il versante orientale dell' isola; forse traccia di antico solleva- mento; in ej^oca recente però le alluvioni si estendono assai più dal lato opposto, dove anche si avverte una più abbon- dante precipitazione pluviale. Non si danno dall'autore indi- cazioni litologiche ; soltanto si afferma che un potente strato di laterite ricopre una gran parte dell'isola, il che fa pensare che r attività vulcanica vi taccia da epoca assai remota.

Anche S. Elena è vulcanica ed ha forma di cratere, con correnti di lava basaltica assai evidenti.

Tristan de Cunha presenta un cono principale, od almeno più elevato (2500 metri), cresciuto internamente ad altro più ampio, troncato. Il cratere col perimetro di sei chilometri accoglie un lago; non si conoscono eruzioni storiche.

Dai cenni che abbiamo esposto sulla geologia africana ri- sulta come questo continente sia per la massima parte costi- tuito dalle formazioni azoiche, cristalline e dalle paleozoiche; quest' ultime meno ignote nelle regioni dell'Atlante e del Capo, in questa regione però meno esattamente comparabili alle pa- leozoiche dell'emisfero boreale, Dovunque le formazioni an-

170 Geografia e Geologia dell'Africa

tichissinie furono sollevate e compresse in strette curve, da cui risultò una forte inclinazione dei loro strati e banchi secondo allineamenti assai continui, in prevalenza diretti se- condo i meridiani. Un periodo di emersione allo scorcio del paleozoico fu quasi generale per tutto il continente e si pro- trasse per l'Africa australe anclie pel trias, rappresentato da vastissime formazioni lacustri, che sono caratterizzate da una fauna j)articolare, quelle dei Karoo; e questa fauna costituisce sicuramente la più sagliente particolarità della paleontologia africana, j^resentando altresì i più antichi mammiferi che si conoscano. Le vallate dei fiumi principali sono occu2)ate da terreni triasici. La conformazione a bacini, contornati da ri- lievi perimetrici, è dunque sul continente africano assai an- tica. Anche il nodo orografico dell'Africa, donde si dipartono il Nilo, il Congo e lo Zambese, è occupato sebbene parzial- mente da terreni triasici; però l'ampio bacino del Uchereve è scolpito quasi tutto in terreni arcaici, scisto-cristallini.

Per l'Africa settentrionale in epoca cretacea, per la cen- trale ed australe in epoca giurese e neocomiana, avvenne la più profonda sommersione, sempre però delle regioni che attualmente sono litoranee; tranne che per la regioni del- l'Atlante e per la valle del Nilo. Anche quivi pur troviamo- da nord a sud, nei terreni giuresi e cretacei, una successione di forme litologiche e di faune fossili, che accennano a sempre minore profondità di mare; alle facies a cefalopodi si paral- lelizzano formazioni coralline e banchi zeppi di ecliinodermi. oppure arenarie e calcari marnosi con ostriche; nelle forma- zioni cretacee già spesseggiano nell'Africa settentrionale i terreni saliferi, indizio di orografia frastagliata, che gradata- mente trasformasi in terra ferma. Tale trasformazione però era avvenuta assai prima, allo scorcio del trias, per hi mas- sima parte dell'area africana. Da questa prevalenza delle condizioni litoranee o di mare poco profondo, oppure di ampi bacini lacustri, rapidamente colmati da torbide straordinaria-

Geografia e Geologia dell'Africa 171

mente abbondanti, consegne la prevalenza dei terreni arenacei nelle formazioni secondarie, triasiche e cretacee dell'Africa; questo continente è la regione in vero delle arenarie.

Per tutta l'èra mesozoica l'attività vulcanica si è manife- stata con numerosi ma poco potenti espandimenti di rocce silicate, basiche (melafiri, diabasi, rocce oliviniclie od amfibo- liche); nella regione del Capo questi espandimenti raggiun- gono talora delle potenze ragguardevoli e vi si aggiunge una categoria di injezioni endogene ancora molto problematiche, quella dei camini a brecciame adaman tiferò.

In generale, i terreni secondari hanno bensì subito un sol- levamento, ma mantennero una quasi perfetta orizzontalità; nelle regioni perimetriche essi furono spostati con angolo più o meno risentito, quasi addossati all' ingiro di un immenso tavoliere emergente dalFOceano. L'abrasione subita da questi terreni così sollevati è stata enorme, tanto da doversi am- mettere che la precipitazione pluviale nell'era secondaria sia stata incomparabilmente più abbondante, non solo di quella che si verifica oggigiorno, ma persino della quaternaria. Nella regione del Nilo inferiore e nella più settentrionale regione dell'xltlante i terreni mesozoici sono tanto ^ììx sollevati e corrugati quanto più ci accostiamo alla depressione mediter- ranea; questa si venne variamente restringendo dalla Creta al Pliocene ; poi subì un ampliamento notevole, in seguito a vaste sommersioni avvenute all' aurora del quaternario. Le oscillazioni più recenti in tutto il contorno del continente furono a preferenza negative; solo verso est e sul littorale orientale del Madagascar si verificarono sollevamenti poster- ziari di qualche rilievo.

Quale sia stata la natura del vulcanismo terziario, al quale si devono le enormi formazioni trachitiche e doleritiche del- l'Abissinia e del massimo rilievo del Chenia e Chilimangiaro, ancora è mistero; sembra constatato che appartengano al ter- ziario e siano avvenute coli' alternanza di tufi subaerei non

17'2 Geografia e Geologia dell'Africa

dissimili (la quelli formati per le })iìi abbondanti esplosioni dei vulcani quaternari e recenti. Una zona vulcanica allaccia tutto ali iugiro il continente, toccandolo almeno in due punti, al Gabon e lungo la costa eritrea. Forse la zona vulcanica dalle Comorre all' isola della Riunione contorna un' antica terra, di cui è un residuo l' ampia e compatta isola del ^la- dagrascar. Che la zona vulcanica del Gabon si interni nelle regioni più elevate del Sahara, degli Air e dei Tibesti, quindi ripiegando a sud-est, per Merra ed El-Melha, si allacci al- l'altipiano vulcanico abissino, è soltanto una lontana indu- zione ; anzi si direbbe poco probabile che questo cosi compatto continente fosse per tal modo percorso ove è più largo ed elevato da una tortuosa zona di fratture vulcanogeniche. Man- cando in quasi tutta l'Africa centrale ed australe i terreni terziari marini, compreso l' eocene che è soltanto rappresen- tato nel Madagascar, male conosciamo anche solo nelle sue linee principali, la orogenia del continente ; soltanto per la regione dell'Atlante abbiamo veduto del progressivo solleva- mento e della conformazione dei terreni marini eocenici, mio- cenici e pliocenici, sempre più ristretti.

Possiamo per analogia a quanto avveniva altrove ammet- tere che se nell' epoca secondaria si compirono suU' area afri- cana le ampie abrasioni, che modellarono e ridussero i lembi triasici, nel terziario si scolpirono le vallate ed incominciò quel lavorio delle cascate, che è un efficacissimo modo di ero- sione dove queste discendono i gradini determinati dai cor- rugamenti o dalle faglie nelle sollevate formazioni. Il quale lavorio erosivo si ò continuato anche nei tcm})i quaternari, spostandosi però in essi da monte a valle mano mano che diminuiva la portata delle correnti; d'onde al terrazzamento delle alluvioni (piatcrnarie. poi la scomparsa di tante cor- renti, (piale si è verificata S(ìpra anq)ia area di deserti e di savane. L'Africa, per eccellenza, può dirsi un continente pro- sciugato per la massima ])arte dei suoi alti])iani. Ma i bacini

Geografìa e Geologia dell'Africa 173

rappresentano tuttora delle aree di abbondante precipitazione e raccolta di acque, tantoché coi suoi amplissimi laghi questo continente nel mig'lior modo ne rappresenta quella condizione (orografica, che fu attraversata dagli altri continenti nei ])Q.- riodi terziari, in particolare nel miocene.

La quasi generale sommersione, clic prevalse nei tempi quaternari, ha prodotto la scomparsa degli ajiparati di allu- vioni litoranee e dei delta, rispondenti a tanto lavorìo di erosione. Nei suoi minuti frastagli la costa atlantica africana, al pari di quella occidentale del Madagascar, portano la dimo- strazione di un fenomeno analogo a quello, che intervenne per le regioni boreali. Forse i geologi hanno errato nell' at- tribuire queste invasioni del mare nelle vallate a movimenti del suolo piuttosto che a variazioni del livello marino; ma non possiamo ancora sostituire al concetto della geologia clas- sica della costanza del livello marino, una spiegazione più pre- cisa e del pari soddisfacente. E già un vantaggio però il sot- trarre, in base al frastaglio delle coste occidentali dell'Africa e delle grandi sue isole, la origine dei fiordi dal fallace legame, con cui fu vincolata alla erosione glaciale da autorevoli scrit- tori, quali il Ramsay ed il Tyndal.

Dell' idea di una recente emersione del Sahara abbiamo visto a suo luogo; qui ci limitiamo a ricordare come la antica data dell'azione erosiva, atmosferica, su questa regione sia in ar- monia colla storia geologica dell'antico continente, il quale nella sua sterminata ampiezza e nella uniformità del suo rilievo orografico era nel miglior modo disposto a risentire profonda- mente le intervenute modificazioni climatologiche, nelle quali risiede una così ampia ed importante categoria di cause oro- genetiche. Che r uomo abbia assistito ad alcuna di queste mo- dificazioni climatologiche, in particolare l' uomo nero, che ci sforziamo a riconoscere proprio fratello della nostra razza, è a nostro avviso molto ijrobaljile; e ])en potrel)be darsi che siccome le faune fossili ci ricordano i climi geologici, anche

172 Geografia e Geologia dell' Africa

dissimili da quelli formati per le più abbondanti esplosioni dei vulcani quaternari e recenti. Una zona vulcanica allaccia tutto all'ingiro il continente, toccandolo almeno in due punti, al Gabon e lungo la costa eritrea. Forse la zona vulcanica dalle Comorre all' isola della Riunione contorna un' antica terra, di cui è un residuo l' ampia e compatta isola del ^Ma- dairascar. Glie la zona vulcanica del Gabon si interni nelle regioni più elevate del Sahara, degli Air e dei Tibesti, quindi ripiegando a sud-est, per Merra ed El-Mellia, si allacci al- l'altipiano vulcanico abissino, è soltanto una lontana indu- zione ; anzi si direbbe poco probabile che questo cosi compatto continente fosse per tal modo percorso ove è più largo ed elevato da una tortuosa zona di fratture vulcanogeniche. Man- cando in quasi tutta l'Africa centrale ed australe i terreni terziari marini, compreso l' eocene che è soltanto rapi^resen- tato nel Madagascar, male conosciamo anche solo nelle sue linee principali, la orog*enia del continente ; soltanto per la regione dell'Atlante abbiamo veduto del progressivo solleva- mento e della conformazione dei terreni marini eocenici, mio- cenici e pliocenici, sempre più ristretti.

Possiamo per analogìa a quanto avveniva altrove anniiet- tere che se nell' epoca secondaria si compirono sulF area afri- cana le ampie abrasioni, che modellarono e ridussero i lembi triasici, nel terziario si scolpirono le vallate ed incominciò quel lavorìo delle cascate, che è un efficacissimo modo di ero- sione dove queste discendono i gradini determinati dai cor- rugamenti o dalle faglie nelle sollevate formazioni. Il quale lavorìo erosivo si è continuato anche nei tempi quaternari, spostandosi però in essi da monte a valle mano mano che diminuiva la portata delle correnti ; d' onde al terrazzamento delle alluvioni quaternarie, poi la scomparsa di tante cor- renti, quale si è verificata sopra ampia area di deserti e di savane. L'Africa, per eccellenza, può dirsi un continente pro- sciugato per la massima parte dei suoi altipiani. Ma i bacini

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rappresentano tnttora delle aree di abbondante precipitazione e raccolta di acqne, tantoché coi suoi amplissimi laghi questo continente nel miglior modo ne rappresenta quella condizione orografica, che fu attraversata dagli altri continenti nei pe- riodi terziari, in particolare nel miocene.

La quasi generale sommersione, che prevalse nei tempi quaternari, ha prodotto la scomparsa degli ajiparati di allu- vioni litoranee e dei delta, rispondenti a tanto lavorìo di erosione. Nei suoi minuti frastagli la costa atlantica africana, al pari di quella occidentale del Madagascar, portano la dimo- strazione di un fenomeno analogo a quello, che intervenne per le regioni boreali. Forse i geologi hanno errato nell' at- tribuire queste invasioni del mare nelle vallate a movimenti del suolo piuttosto che a variazioni del livello marino; ma non possiamo ancora sostituire al concetto della geologia clas- sica della costanza del livello marino, una spiegazione più pre- cisa e del pari soddisfacente. È già un vantaggio però il sot- trarre, in base al frastaglio delle coste occidentali dell'Africa e delle grandi sue isole, la origine dei fiordi dal fallace legame, con cui fu vincolata alla erosione glaciale da autorevoli scrit- tori, quali il Ramsay ed il Tyndal.

Dell' idea di una recente emersione del Sahara abbiamo visto a suo luogo; qui ci limitiamo a ricordare come la antica data dell'azione erosiva, atmosferica, su questa regione sia in ar- monia colla storia geologica dell'antico continente, il quale nella sua sterminata ampiezza e nella uniformità del suo rilievo orografico era nel miglior modo disposto a risentire j^rofonda- mente le intervenute modificazioni climatologiche, nelle quali risiede una così ampia ed importante categoria di cause oro- genetiche. Che r uomo abbia assistito ad alcuna di queste mo- dificazioni climatologiche, in particolare l' uomo nero, che ci sforziamo a riconoscere proprio fratello della nostra razza, è a nostro avviso molto probabile; e ben potrebbe darsi che siccome le faune fossili ci ricordano i climi geologici, anche

174 Geografìa e Geologia dell'Africa

la razza nera finisca col dimostrarci un ricordo del clima terziario o del quaternario antico, dal quale le altre razze, in particolare la caucasica, non ponno serbare alcun ricordo nei propri caratteri etnologici. Dove comparve piìi per tempo il tipo dei mammiferi non è egli i)iìi j^robabile che sia com- parso il precursore della nostra specie? Ma queste ipotesi sono assai al disopra della nostra competenza; noi ci limi- tiamo coir affermare nuovamente, alla fine di questa breve rivista della geologia africana, che il continente nero è terra assai anticamente emersa ed appunto per ciò è la terra dei deserti e delle savane, è Ui terra del sale e delle arenarie. Ta- cita e solenne sfinge, si erge sugli acrocori dell' Al)issinia e dello Zanzibar quell'enorme formazione vulcanica, senza coni ne crateri. Ancora misteriosa è la cagione per la quale così ampi bacini lacustri siano stati scolpiti nel seno delle for- mazioni anticamente emerse. Inspiegati tuttora si sj^rofondano nello spessore della formazione dei Karoo i pozzi adamanti- feri. Quando la civiltà vera si sarà fatta strada, senza im- posture, attraverso i perigliosi meandri delle africane correnti ed avrà compiuto in modo meno barbaro di (pianto è avve- nuto per l'America la rigenerazione di quel continente, an- clie hi geologia avrà fatto un altro passo gigantesco; per ora essa h alle prime lettere del suo alfabeto.

X

C L I ^I A

L'Africa, come paese collocato per hi maggior parte della sua estensione superficiale nella zona tnnida. ì- un paese im- mensamente caldo.

Ecco la divisione dell'Africa in zone, secondo il Dott. Ales- sandro 8upan {Temperaturzonen cler Erdé). La superficie data in miglia tedesche è ridotta ({ui in chilometri quadrati:

Geografia e Geologia dell'Africa 17B

Zona tropicale settentrionale 11.280.500 cliil. qnad. » » meridionale 6.204.000 » »

Zona estropicale settentrionale 8.217.000 » »

» » meridionale 2.403.500 » »

Zona temperata (fascia eqna-

toriale) settentrionale 198.000 » »

» temperata (fascia eqna-

toriale) meridionale 610.500 » »

Sicché appartengono alla zona

tropicale 17.484.500 » »

Alla zona estropicale . . . 10.620.500 » »

» » temperata . . . 808.500 » »

Totale 28.913.500 cliil. qnad. Per zona tropicale intende il Supan lo spazio compreso entro nna linea indicante la minima media temperatnra di 20° pel mese più freddo ; per estropicale i paesi tra qnesta linea e l'isoterma del 20"; per temperata (fascia eqnatoriale) qnelli che stanno fra l'isoterma del 20° e quella indicante la minima del nel mese più freddo.

Dal quadro surriferito si vede che circa il 60 \ appartiene alla zona tropicale, circa il 37 % alla zona estropicale, e ap- pena il 3 °'o appartiene alla zona temperata.

I limiti di queste tre zone, secondo il Supan, che si trovano indicati nella tavola (1) mettono nella zona più calda tutto il bacino del Niger, del Congo, dello Zambese, dell'Alto Nilo fino a Cartmn, del lago Tsad, e di altri minori e Madagascar. Nella zona estropicale sta il bacino del Limpopo, l'altipiano transvaliano, la regione dei Draconberg e il deserto di Ca- laharri col paese di Namaqua, al sud, ed al nord poi la Tu- nisia quasi intera, l'altipiano algerino, la bassa Cirenaica, col Saliara tutto, compresavi la valle del Nilo inferiore a Cartum,

(1) Vedi la carta del Clima.

176 Geografia e Geologia dell' Africa

il biiciuo del Senegal e le Canarie. Nella zona temperata si comprendono la Terra del Capo e il basso corso dell'Orange al sud; e il ]\Iarocco e il Teli Algerino e la valle della Me- gerda e la parte più alta dell' altipiano cirenaico al nord.

Questa divisione in zone però ha soltanto valore volendo tener conto della temperatura media annuale; ma si sa bene come le medie sono una indicazione erronea che non può avere valore che quando i dati che la compongono sono vi- cinissimi fra se, o in sostituzione di questi poco esatti.

Appunto per quest' ultimo riguardo ha, per un primo cenno, valore questa indicazione media, e su di essa ci fondiamo per intenderci nella trattazione ulteriore.

Per il fatto in stesso, e più ancora per la sua influenza sui fatti climatici e sui biologici hanno molto maggior im- portanza i dati estremi. Noi però dobì)iamo ancora un'altra volta confessare che i dati sull'Africa sono troppo scarsi per poter affermare con sicurezza; quello che si dirà è quel che ora si ritiene più vicino al vero.

L'Africa deve la sua altissima temperatura alla sua posi- zione rispetto al Sole, cosicché la più gran parte della sua superficie riceve per tutto Tanno in (pialche punto i raggi del Sole perpendicolari. Ma l'Africa, che per questo ra])porto si trova in condizioni pari ad altre regioni, come l'America e le isole della Sonda, ha il tristo privilegio di essere di molto più calda che questi paesi. Ciò ò dovuto alla forma della sua super- ficie, che ò causa, e poi (come succede in tanti altri fatti na- turali molto complessi) effetto, della mancanza di vegetazione.

Noi abbiamo visto come l'Africa ha una terza parte della sua sujDerficie, quasi tutta collocata al nord, spoglia di ve- getazione. Il gran deserto di Sahara influisce moltissimo e sinistramente sul clima africano. Il fatto si ripete, benché in proporzioni di molto minori, al mezzogiorno, dove il deserto di Calaharri esercita la stessa funzione del Sahara, limitata però in ragione della sua area.

Geografìa e Geoìogìa deW Africa 177

questo fatto dell' influenza del gran deserto è solamente africano. Il Saliara non è che un tratto di quell'enorme fascia che va dall'Atlantico al canal di Manciuria, ed è composto del Sahara, del deserto arabo, dei deserti salati dell'altipiano ira- nico, delTuran, del bacino delTarim, del Tibet, della Mongolia. Tutte queste alte pianure che sono interrotte soltanto da rari corsi di acque, clic formano qualche lunga oasi simile alla niliaca, o da qualche catena di monti che si erge su di esse, sono come le africane sprovviste di vegetazione; e talora sa- line e pietrose e quindi assolutamente deserte, talora invece con una polvere che aspetta unicamente dell'acqua per di- venire fertilissima.

Così pure i deserti del Calaharri trovano riscontro nel- l'Australia. Anche qui le condizioni climatiche si trovano ripartite nella stessa successione, pioggie tropicali di estate al nord, deserti nella zona tropicale, umidità nell'epoca invernale al sud. Ed anche nell'America trovansi ricordi del clima del- l'Africa nella distribuzione del calorico, per cui i massimi di temperatura non trovansi nella zona centrale sotto l'Equatore; ma negli altipiani della Sonora, che corrispondono all'ingrosso al Sahara; e in quelli all' oriente delle Ande cilene nella repub- blica Argentina, clie fanno riscontro al deserto di Calaharri.

Tali fatti in tutti questi paesi hanno le medesime ragioni; ma come queste ragioni perturbatrici del clima matematico, per circostanze clie diremo, spiegano la loro efficacia massi- mamente in Africa, cosi il fenomeno della perturbazione rag- giunge in Africa una importanza molto maggiore che negli altri paesi e questa va parallela colla grande superficie delle zone deserte.

L'altezza varia sopra il livello del mare, la direzione dei venti dominanti, la abbondanza o scarsezza delle pioggie, la conseguente ricchezza o mancanza di vegetazione, sono cause che perturbano immediatamente l'andamento regolare del clima; si potrebbe dire che queste ultime sono anche effetto del clima,

12. Geografia e Geologia dell'Africa.

178 Geografìa e Geologia dell'Africa

ed è vero, ma furono effetti inizialmente, clie ora alla lor volta sono diventati le cause alle quali ò dovuta la attuale con- dizione di cose. Di questi fatti, che era necessario accennare a questo punto, si dirà particolarmente più innanzi, ora si continua la esposizione della distribuzione del calorico sulla superficie dell'Africa,

Restando sempre nella somma TAfrica centrale la parte più calda, il massimo di temperatura e il minimo si spostano al- ternativamente dal nord al sud secondo la posizione del Sole rispetto alla Terra, come è naturale in una parte del mondo che è posta a cavallo dell'Equatore.

Cllììia del Lìiglio, estate sett, Nel tempo in cui

il Sole sta nell'emisfero settentriojaale, il massimo caldo si trova nella regione sahariana, nel Sudan settentrionale, sulle rive del Mar Rosso. Uno spazio che tocca Tuat, Mursuc, Car- tum e Timboctu ha nel Luglio una temperatura media di 30. Questo massimo va diminuendo in tutte le direzioni tanto verso i mari circostanti quanto verso le regioni dove le g-randi pioggie alimentano una ricca vegetazione; e così la media del Luglio di oO" nella spiaggia di Assab, Massaua, di 28" a Lagos, di oO" al lago Tsad, a Ladò, a Tripoli, al Fajum (S.-O. del Cairo), 20° sulla spiaggia marocchina, 27° al Capo Verde.

Li questa stagione (Luglio) la temperatura è a 24" circa nella media del bacino del Congo, a 22° in quello dello Zam- bese, a 1(1° in quello dell'Orange, a 12° al Capo di P)Uona Speranza.

Un fatto degno di nota, e che si ripete nell'America me- ridionale e che la temperatura })iù fredda si avanza di circa 12 gradi verso l'Equatore in tutti e due i jìaesi sulla costa occidentale in confronto che sull'orientale, cosi la tenq)eratura del 20° media del Luglio a Solala e alla parte meridionale di Madagascar (20°, 25' lat. sud) è la stessa che si trova a Loanda (e. lat. sud), nella stessa guisa che Rio Janeiro in Luglio ha la stessa tem})eratiii a del Callao.

Geografia e Geologia dell'Africa 179

La ragione di questo spostamento, clic è il più notevole che avvenga nelle linee isotermiche dell'Africa, è dovuta alle correnti marine. Sulla costa orientale dell'Africa batte la cor- rente calda del Mozambico, che procede dalla parte equato- riale dell'Oceano Indiano; e sulla americana batte la corrente brasiliana che parte dal golfo della Guinea; ambedue cor- renti caldissime. Invece lungo la costa del paese dei Nama e del Chile scorrono correnti fredde provenienti dai mari antartici.

Clima (lei Gennaio^ estate nierid, Quando in_

vece il sole tocca il tropico del Capricorno succede l'estate neir emisfero meridionale e l' inverno nel settentrionale. Com- plessivamente l'Africa è molto meno calda nel mese di Gen-, naio che non nel mese di Luglio. Nel mese di Gennaio vi sono due distretti con massimo caldo che in media però non passa i 30°. Uno è nel deserto di Calaharri e nel bacino del Ngami, l'altro è nel bacino del medio Congo e del Nilo bianco. Da questo massimo si scende lentissimamente e quasi insen- sibilmente nella zona intertropicale ; ma molto rapidamente nelle regioni che circondano i deserti e le steppe australi sicché al Capo di Buona Speranza si ha nel Gennaio una media di soli 20°, eguale quindi alla temperatura estiva del Mediterraneo. Al nord poi il raffreddamento h sensibile ap- pena si tocca la regione sahariana la quale una temperatura media del Gennaio di 20° al lembo meridionale e di 12° sulle rive del Mediterraneo, scendendo al disotto del 10° in tutta la regione dell'Atlante.

Per cui si hanno tre modi molto diversi nel comportarsi del clima africano per quel che riguarda il calore. Uniforme o quasi uniforme nella regione equatoriale, esso è invece vario nelle due parti estreme; ma le distanze fra il caldo ed il freddo non sono molto sensibili dalla parte di mezzogiorno 5 all'incontro nelle regioni sahariana e mediterranea le diffe- renze sono molto crrnndi.

180 Geografia e Geologia dell'Africa

Uua pari considerazione va fatta per le variazioni della tempei*atura nel corso di un giorno. In nessun luogo la dif- ferenza di temperatura fra il giorno e la notte è così note- vole come nelle zone dove ap])unto è massima la differenza tra l'estate e l'inverno. La mancanza di vegetazione e di umidità che permette un enorme riscaldamento di giorno, non impedisce in nessun modo l'irradiazione notturna, per cui le notti sono oltremodo fredde per quel clima; molto più fredde anche di quello che sieno le notti di paesi assai j)iù setten- trionali.

Particolari di questi fatti e molto interessanti si danno nel prospetto (1).

Cliììli vetri, Naturalmente "^in queste indicazioni ge- nerali non si h tenuto conto che dei paesi piani o di altezze mediocri ; ascendendo nelle regioni alte si trovano molti punti nei quali si ripetono i climi di paesi temperati ed anclie freddi. Tutto l'alto Atlante marocchino, l'altipiano abissino, i tratti alti del grande acrocoro niliaco, il Chenia, il Cliili- raangiaro, le cime dei monti del Capo, il Cameron, i monti delFAhaggar ricevono le nevi ogni anno e le conservano per parecchi mesi ; il Chenia, il Chilimangiaro, e probabilmente i picchi più alti delle catene atlanticlie ed abissine hanno forse le nevi perpetue.

Ma tornando alla distribuzione o-enerale del calore e alle differenze che sono tra il caldo e il freddo medio, si trova che le differenze massime sono distribuite in (piesto modo. La massima differenza fra la temperatura media del mese più caldo, e quella del mese più freddo è di circa 20° (8upan uud Wildj in un distretto del deserto del Sahara che è limi- tato da una linea di confine i)arallela alle coste settentrio- nali, orientali ed occidentali e alla regione nieridionah' ricca di vegetazione del Sudan; e questa differenza va diminuendo

li Vedi prospetto C.

Geografia e Geologia dell'Africa 181

in zone parallele, finche si arriva ai mari a N.-E. ed 0. o entro terra fino al 10° lat. nord ; è minima (inferiore a 5°) in tutto quel tratto di Africa centrale in generale ricchissimo di vegetazione che va dal Bahr el Gazai al Banguelo e dalla Li- beria all'Oceano indiano. La difterenza torna ad aumentare verso il Mezzogiorno al di del 12° parallelo meridionale e aumenta rancidamente nella depressione centrale dell' alti- piano dell'xVfrica australe, fino a raggiungere il massimo di 15 a 20 or-radi nel Calaharri. E così si ha un esatto riscontro delle massime diiferenze di temperatura colle massime tem- perature di un j^^ese. Questo fatto compare ugualmente nel- l'Australia, nella regione andina platense dell'America meri- dionale; che corris^condono anche per questo riguardo all'Africa australe ; nell' altipiano siro-arabo ed iranico, e, quantunque meno evidentemente, nella Sonora e nell'Utah che corrispon- dono in Asia ed in America al Sahara africano.

Pressione baroìnetrlea, Per quel che riguarda la pressione barometrica si può dire che in generale in Africa non avvengono, in media, differenze barometriche notevoli, spe- cialmente nella parte centrale, e le più forti si trovano sempre nelle parti più settentrionali e più meridionali del continente; ma sempre però in un grado meno sensibile di quello che succede nelle altre parti del mondo, specialmente nell'Emi- sfero settentrionale.

Quello che si conosce finora di questo argomento oftre una importante conclusione, ed è che si trovano in Africa due zone perfettamente distinte ed opposte nelle stagioni princi- pali. Nei mesi che appartengono al Solstizio del Capricorno tutta la regione del Sahara e la regione dell'Atlante hanno una forte pressione Ijarometrica, che va aumentando man mano che si va a N. E. e X. 0. da una media di 760'""" a una media verso l'Egitto di 764 e presso il Marocco di 765, mentre tutto il resto dell'xVfrica fino alla terra del Capo è una regione a piccola pressione, inferiore ai 760""" con un

182 Geografia e Geologia dell'Africa

iiiiniiiio medio di 755 nel bacino dello Zambese; tornando a oltrepassare i 760""" nella Terra del Capo di Buona Speranza. Xei mesi invece che appartengono al Solstizio del Cancro av- viene il fenomeno opposto, quantunque con limiti non perfet- tamente eguali: tutta la regione sahariana, il bacino del Xiger, toltene le coste, l'Abissinia e la j^enisola dei Somali sono re- gioni a scarsa pressione (760-756"""), con tendenza a diminuire sempre più che vi si avvicina al Mar Rosso, mentre tutta l'Africa australe e le coste della Guinea sono i paesi a mag- giore pressione (760-768), che raggiunge il massimo nel ba- cino dell' Grange. Per un riscontro a quel che avviene nel Gennaio neUa regione del Capo, nell'estate vi è un distretto di maggior pressione nei paesi dell'Atlante.

Anche per questo rispetto dunque si presenta nellAfrica questa sinunetrica disposizione delle sue parti al di qua e al di dell'Equatore.

Veìlti, L'Africa quasi tutta è nel dominio degli Alisei almeno per qualche tempo dell'anno. L'Aliseo di N. K. lungo le coste occidentali dell'iVfrica si stende dal al 24" di lat. N. nell'inverno e nell'estate 11° al 35°, l'Aliseo di S. E. dal e. l\V6 N. nell'inverno e dal 3°, 15' lat. N. nell'estate al 30° lat. S. Questi sono i limiti estremi di questo vento in mare; siccome })oi la loro maggiore o minore estensione dipende dalla posizione del Sole, cosi si danno spostamenti che producono le variazioni secondo le stagioni; ma, tolte queste, si può sempre dire clic la massima parte dell'Africa dovrebbe essere nel do- minio di questi venti. Le eccezioni a questo predominio sono di due maniere ; una causata da alcuni venti speciali, che sono de- terminati (bilia posizione zenitale del Sole, liiltra dalle con- dizioni topografiche dei singoli paesi. La ju-ima di queste cause produce, oltre le brezze locali, i monsoni che esercitano una in- fluenza grandissima in tutto il Sudan e sull'altipiano orientale; l'altra è dovuta a grandi catene di montagne che sbarrano il i)asso a ogni vento ; ma specialmente agli alisei ed ai mon-

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Geografia e Geologia dell'Africa . 183

soni, che sono venti bassi. Ma dove questi ostacoli non si trovino la legge generale dei venti esercita il suo predominio ; così tutto il Sahara è, come le regioni delle steppe asiatiche, il regno incontrastato dall'Aliseo di nord-est.

Tutta la regione del Sudan è posta in quelle zone dove i venti alisei di X. E. e di S. E. piegano senqn-e più in di- rezione di E. 0. per la maggiore velocità di traslazione di ogni punto della terra nei luoghi collocati alla massima di- stanza dall' asse di rotazione della sfera terrestre. Questi venti talora si incontrano, ma bene spesso essi sono deviati o elisi da cause speciali dovute o a posizione di luoghi ; ma specialmente alla ^^osizione zenitale del Sole. Il Sole riscaldando fortemente dei vasti tratti di terra africana, determina, come indicammo, quelle enormi brezze che si dicono i monsoni, i quali secondo le circostanze possono avere la direzione medesima degli Ali- sei o essere deviazioni o anche inversioni locali delle correnti generali e costanti. I venti da Giugno a Settembre che sof- fiano nella direzione di S. 0. e di 0. S. 0 dall'Atlantico verso le coste della Guinea settentrionale, grazie al forte riscalda- mento che in quel tempo subisce la zona deserta del Sahara, riescono a vincere gli alisei di N. E. e a deviare nella loro direzione gli alisei di S. E. Il forte riscaldamento del Sahara determina pure un monsone del Mediterraneo che è conosciuto col nome di venti etesei, e questi bene spesso soffiano nella direzione dell' Aliseo di N. E. Il classico monsone dell'Oceano Indiano, i venti cflppalo^ quando soffia nella direzione del- l'Oceano Indiano verso l'Asia, sopprime nell'Oceano e nelle terre circostanti l'Aliseo di N. E. e prolunga, deviandolo, 1" Aliseo di S. E. Ma quando, ripassata la linea, il Sole assume declinazione australe, allora la efficacia dei raggi solari si esercita nelle alte pianure dell'Africa centrale e meridionale e determina il ritorno al regolare andamento degli Alisei nel- l'Oceano Indiano, producendo un uionsone che è nella loro direzione.

184 Geografia e Geologìa dell'Africa

Venti e piofjfjie, Parlando ora dei venti in partico- lare non possiamo disgiungere questa esposizione da quella che riguarda la umidità che essi portano, giacche sono cose così strettamente legate che a disgiungerle si sarebbe nella necessità di continue ripetizioni.

Anche per la quantità dell' acqua che casca si ha in Africa una distribuzione simmetrica. Una regione di massima pioggia, superiore ai 180 cent, d'acqua l'anno in media, sta fra l'Equa- tore e il 10° di latitudine nordica, oltrepassa l'Equatore nel- l'emisfero meridionale sulle coste dell'Oceano Indiano e nel bacino del Nilo e del Tanganica, e tocca i uuissimi, oltre i 2 metri, in Liberia, alle foci del Xiger e nell'iVbissinia meri- dionale (Ij. A X. e a S. di queste »one centrali diminuiscono le pioggie, finché si giunge ai minimi Cda 0 a 20 cent, al più annui] nel Sahara al nord e nel Cahdiarri al sud, per ritro- vare doj)0 due zone relativamente ricche d'acqua al Capo di Buona Speranza e sulle rive del Mediterraneo.

Vediamo ora con qualche particolarità la distribuzione dei venti e delle pioggie nelle principali regioni dell'Africa.

Tutte le contrade centrali dove indicammo che cade la nuiggiore quantità d' ac(pia, che vanno presso a poco dal jja- rallelo di Cartum a quello di Benguela, si possono dire sog- gette tutte alle medesime leggi per quel che riguarda le jiioggie ed i venti.

Esse devono le alterazioni delle correnti degli Alisei al mo- vimento del Sole; e alla sua posizione zenitale devono per la più parte le pioggie, ed esse ugualuicntc ritornano, tosto che il Sole sia allontanato dallo zenit, sotto il dominio degli Alisei, che sono venti secchi.

Questo fatto poi in Africa ha un risalto maggiore di quello che abbia nelle parti del mondo che si trovano nelle stesse condizioni \)vy jiosizione e per tcmperaturn. In Africa non

(1) Vedi prospetto D,

Geografia e Geologia dell'Africa 185

abbiamo, salvo qualche raro punto che ci occuperà poi, quelle grandi catene di monti che in Asia ed in America arrestano i venti, o li costringono a depositare sui loro fianchi tutta r umidità che trasportano. Nell'Africa tropicale il Cameron sulla costa occidentale, e nella orientale il Chenia, il Cliili- mangiaro, gli altipiani dell'Abissinia presi pure nel senso più ampio, sono i soli nell'Africa equatoriale che per altezza pos- sano paragonarsi alla media altezza delle montagne asiatiche e americane, ma non occupano clic o j^unti isolati o zone re- lativamente molto limitate. E le linee di sollevamento lung-o le coste dell' Oceano indiano non sono come le Ande o l' Ima- laja, catene marginali, ma scarpe di sollevamenti di un al- tipiano interno, tanto alte; somigliano molto più ai monti Gati del Decan; per cui non sono tali da determinare una deposizione di tutto il vapore acqueo sui loro fianchi. Quindi l'Aliseo, quando domina non contrastato dal sole, non trova ostacoli e scorre queste immense superfici, ed essendo l'Aliseo generalmente un vento secco, mentre esso spira, non piove. Quindi in questo territorio, che corrisponde alla zona tro- picale di Su2)an (1), le pioggie dipendono, come si disse, quasi unicamente dalla posizione zenitale del Sole e dei venti (mon- soni, brezze), che da questa posizione e dal contrasto tra il riscaldamento della terra e del mare vengono determinati. Nel temjDO in cui il Sole sta sopra verticalmente ad un luogo o poco tempo dopo, le precipitazioni sono copiose perchè si formano delle colonne di aria carica dei vapori raccolti nei mari vicini, i quali essendo ad alta temperatura ne formano abbondantemente e che ascesi ad alte regioni si condensano e si scaricano bruscamente in veri nubifragi sopra la terra. L'epoca in cui avvengono queste pioggie varia naturalmente secondo che varia la posizione del Sole e dipende quindi dalla altezza latitudinale dei paesi. E ovvio che sotto l'Equatore

(1) Vedi sopra pag. 175,

186 Geografia e Geologia dell' Africa

si abbiano due periodi di precipitazione che devano essere presso a jìoco nei periodi degli equinozi e che ai tro})iei re])oca della pioggia sia una sola e debba corrispondere col rispettivo solstizio.

PiOf/gie equatoriali. Abbiamo dunque in Africa una regione di doppie pioggie di primo estate e di autunno, e fra (pieste vi son due brevi periodi di non esagerato secco; questa regione comprende tutta la Guinea settentrionale fra i monti e il mare, le foci del Niger e tutta quella linea di altipiani che dividono il bacino del lago Tsad dal bacino del Congo, l'Abissinia al sud del lago Tsana, la regione delle riviere del Nilo Bianco, tutto il bacino del Congo, dello Zambese, tutto il territorio dei grandi laghi fina alle coste corrispondenti dell'Oceano Indiano.

Al sud e al nord di questa zona a doppia precij^itazione si trovano le zone dove il Sole arriva perpendicolare al mo- mento del solstizio per cui i due periodi si confondono in uno. Perciò al nord abbiamo una regione nella quale piove nel pieno estate fino al })rincipio di autunno, e questa com- prende tutto il bacino dei fiumi della Senegambia, tutto il bacino del Niger, salvo la foce, il bacino del lago Tsad, il Dar For, il Vadai, l'Abissinia al nord del Tsana, Corrispon- dente a questa abbiamo al mezzodì una regione che com- prende il bacino del Limpopo e dell'Alto Grange e il paese degli (Jvambo nel quale piove pure nelle stagioni calde di quei luoghi, che sarebbei'o l'inverno e un po' della primavera nostra.

Regione de/jli Alisei, A settentrione di queste zone abbiamo la regione sahariana. Questa è completamente domi- nata dall' Aliseo in quasi tutto il tempo dell'anno, questo vento viene di E. S. E. e prima di giungere in Africa attraversa gli altipiani della Siria, dell'Iran, del Turan, tutte regioni aridissime, che non possono fornirgli vapori se non in mi- nima quantità; di più sono regifjni, sempre corrispondentemente alle stagioni, più fredde del Sahara, per cui venendo in regioni

Geografia e Geologia dell'Africa 187

più calde l'Aliseo acquista la attitudine di poter tener sciolta una maggior quantità di vapor ac(j[ueo. Quando il Sole giunge zenitale nella parte meridionale del Sahara l'enorme riscal- damento di questa regione sprovvista di vegetazione impe- disce la formazione delle nubi, inoltre i venti orientali che esso determina si convogliano coll'Aliseo e spirano nella di- rezione di questo. Nella stagione calda il Mediterraneo non somministra vapori neppur esso, poiché i venti non spirano in direzione da apportarne, e nelle altre stagioni quando l'etesio porta i vapori nella direzione del Sahara le alte re- gioni dell'Atlante e della Cirenaica se ne impadroniscono in gran parte, una parie casca sulle coste del mare anche piane, come nel Delta egiziano e sulle coste della Tripolitania.

Nel dire poi che il deserto è assolutamente sprovvisto di acqua, non si intende che non piova assolutamente mai, ne in ogni luogo; non piove in modo da formar perenni corsi d'acqua. Degli uragani versano con qualche frequenza ma senza alcuna regola piccola quantità d'acqua; e le alte ca- tene dell' Ahaggar, del Tibesti ed altre minori sono impor- tanti punti di concentramento di vapori.

Una regione corrispondente, ma molto più ristretta si ha nel- l'Africa meridionale, e comprende il deserto di Calaharri e la costa dei Damara e dei Namaqua sull'Atlantico. In questo luogo, causa la ristrettezza del terreno e la vicinanza del mare, i venti sono più irregolari che nel Sahara, ma la precipitazione che avviene per mezzo di uragani è qualche cosa più abbondante.

Pioggie invevìiali, Tutta la regione deir Atlante, una striscia sottile del territorio della Tripolitania, l'altipiano della Cirenaica e il basso Egitto sono nel dominio dei venti e delle pioggie del Mediterraneo e perciò il massimo dei giorni di pioggia e la massima (juantità d' acqua casca nell' inverno, tanto che i G mesi estivi si possono dire assolutamente sprov- visti di pioggie. Fa un po' eccezione a questa regola il Sa- hara algerino dove le pioggie sono piuttosto primaverili e

188 Geografìa e Geologia dell'Africa

autunnali che invernali; mancano però anche in estate. Una breve rcfrione attorno al Capo di Buona Speranza cor- risponde a questi paesi del Mediterraneo.

Le pioggie della vallata del Breede e dell' Olifant corri- spondono per stagione a quelle del Sahara algerino (natural- mente invertite) e quelle sulla costa dell'Atlantico a quelle del Mediterraneo.

Veìlti (IciìlìlOSi, Non abbiamo ancora studi speciali sulle tempeste per quel che riguarda l'Africa. Essa è fuori dal grande impero dei cicloni, che im2)erversano nell'Ame- rica centrale e settentrionale e in Europa, e da (pielli dei mari della Cina. Le tempeste dell'Oceano Indiano non toc- cano l'Africa continentale; ma al. largo fanno sentire la loro violenza nelle isole Mascarene.

Sulle coste occidentali tra il golfo della Guinea e il Ca})0 di Buona Speranza vi sono i cosidetti tornados, cicloni di un piccolo diametro, cinque miglia al più, che si formano nel- r interno del continente, e con movimento inverso dei grandi cicloni si dirigono verso il mare, dove anche continuano per lungo tratto. Sono assai violenti e segnano di rovine il loro passaggio.

In Africa spirano i)oi alcuni venti speciali che sono molto conosciuti. In Africa e dall'Africa e lo scirocco, vento saharico, che si fa sentire attraverso il Mediterraneo nelle grandi penisole, e porta, secondo alcuni, col nome di fòhn la sua influenza sulle alte Alpi. È noto il carattere dello scirocco che in Sicilia e nel Tirreno è un vento di sud, che illanguidisce e abl)atte le persone più robuste e 2)iù sjiiritose e porta una trista in- fluenza, fortunatamente breve, persino nella natura vegetale. E un vento caldo, asciutto. Sulla sua origine saharica vi è quasi nessuno dubhio, si discute sul modo come si forma, pare una controcorrente dell'aliseo e forse un vortice in grandi proporzioni. Analoghi a (piesto vento il Leveclie di Spagna, il Leste di Muderà,

Geografia e Geologia dell'Africa 189

Sulle coste della Guinea è conosciuto l'Harmattan, dal Capo Verde alla Costa d'oro, che viene di preferenza nel Gennaio e nel Febbraio nella Guinea e verso ]\rarzo-Aprile nella Senegambia. Viene ordinariamente in direzione da N. E. a S. S. E. Quando esso spira, cessa ogni altro vento. E caldo, penetrante, torbido; dissecca le erbe, i ramoscelli degli al- beri si fanno pendenti come staccati, se dura molti giorni si riducono le foglie in polvere. Gli oggetti di legno, i me- glio costruiti, si disseccano e fanno grandi screj)olature ; fin che infuria gli abitanti stan rinchiusi, che esponendovisi dis- seccansi gli occhi, il palato, le labbra, la pelle fina si scor- tica, il respiro diventa faticosissimo; fortunatamente viene d'ordinario a rafiiche che non durano che due o tre 2'iorni. Porta però il vantaggio di far cessare le febbri e le altre ma- lattie di infezione che son tanto perniciose in quei luoghi.

Tutti questi venti probabilmente non sono che manifesta- zioni esteriori, che diramazioni di quel vento dominante nel gran deserto clie è conosciuto col nome di Samum, o Simum, che vogliono significhi avvelenato^ che in Egitto prende il nome di chamsin (50) forse dal numero dei giorni in cui spira. È il padrone del Sahara ed è notevole per la altissima sua temperatura. Il Cielo, che ordinariamente è sereno, quando comincia a sofliar questo vento, si intorbida per la quantità dei granelli di sabbia desertica che viene sollevata ; l' aria è bigia, carica di questa polvere che penetra da pertutto, il Sole pare un disco violaceo. L'acqua sparsa per terra evapora imme- diatamente, le piante erbacee muoiono presto, gli alberi per- dono le foglie; i polmoni respirano afi'annosamente ; gli occhi si riempiono di polvere, clie è causa delle oftalmie così ter- ribili in Egitto. Il Samum esercita gravi effetti colla sua po- tenza meccanica; esso innalza le sabbie in modo da farne delle bufere, l' uomo che ne è colto muore, il cadavere si gonfia, si fa cianotico e imputridisce innnediatamente. Si hanno in quei paesi continui racconti di sventure toccate a individui

190 Geografìa e Geologia dell'Africa

ed anche a carovane intere sepolte. La sua potenza si ma- nifesta nelle dune che cambia di posto in posto, dando ogni tanto aspetti nuovi al paese che percorre.

Parlando dei fenomeni meteorici dell'Africa dobbiamo ri- cordare anche le altre forme di precipitazione acquea, per quanto ne sappiamo.

La neve come si disse cade soltanto sugli alti monti, nella zona temperata qualche volta si vede nelle pianure e sino al mare ; non è del tutto rara la neve sul lido algerino. Livece è raro che il monte della Tavola al Capo di Buona Speranza si copra di neve. Le nevi persistenti si vuole che sieno nel- l'Atlante, con più probabilità in Abissinia al di dei 4300 metri; sul Chenia e sul Chilimairgiaro sono di certo al di dei 5000 metri; di ghiacciai in xlfrica, se non ve n'ha in quest' ultimo monte, non se ne parla. La grandine è un fe- nomeno rarissimo nell'Africa, un tempo si riteneva che non potesse cadere perchè il calore dell'aria dovea liquefare i grani che si precipitavano; ma in realtà questo fenomeno si verificò nel Sudan (1).

La rugiada è fenomeno che avviene nelle regioni coperte di vegetazione; in certi luoghi essi forma anzi in quantità grandissima, il Peschuel Losche in una notte sulla costa di Loango ha notato per 3""" di rugiada. Si negò che la rugiada potesse formarsi nei paesi deserti; teoricamente però nulla ripugna alla possibilità della formazione della rugiada. Il cielo perfettamente sereno negli strati superiori e il raffred- damento fortissimo della superficie del deserto nella notte, rendono possibile la precipitazione acquea su tutte quelle su- perfici poco compatte e poco levigate che presentano le sabbie e le piante, dove vi sono. Sarà molto difficile negli liaiimiada.

Alcuni viaggiatori negli ultimi tempi hanno osser\;ito anche col fatto la precipitazione della ru^inda nel desertn.

(1) SuPAN, Phys. Erdknndc.

Geografia e Geologia dell' Africa 191

XI

Idrografia

L' acqua che casca sulla superficie dell'Africa viene in parte evaporata, e questa va in balìa dei venti e di essa si e par- lato in qualche modo parlando delle pioggie. Un' altra parte scorre sulla superfìcie del suolo, un'altra viene assorbita dal terreno. È di questi due fatti che ora si deve parlare.

L'idrografia fluviale dell'Africa è un capitolo molto impor- tante sul quale ora abbiamo una discreta quantità di notizie, tanto da poter in molti casi parlarne con relativa sicurezza.

JBdCilli, La distribuzione delle correnti superficiali dipende dalla forma del continente, e come questa è strana così anche la distribuzione dei fiumi africani è diversa da quella degli altri continenti. Essa presenta un fenomeno ap- parentemente eguale all'Asia, nell'avere un terzo circa della sua superficie in l^acini di acqua continentali; ma la forma e sopra tutto l'altezza diversa dei bacini chiusi da loro un carattere essenzialmente diverso e le conseguenze per la idro- grafia sono le più opposte. Tutto il grande complesso dei bacini chiusi dell'Asia centrale, se ne togli la pianura tura- nica, è alto molto sopra il livello del mare e si trova nel centro del gran continente e da questo « Tetto del mondo » scendono nelle varie direzioni determinate dalla pendenza verso i grandi mari, i fiumi equamente e simmetricamente distribuiti, al nord i grandi fiumi siberiani, all' est i grandi fiumi cinesi, al sud i grandi fìiuni indiani.

Nell'Africa invece l' interno del continente è basso, i fiumi che nascono talora girano verso l' interno, vi formano, e forse vi formarono molto più che adesso dei bacini isolati dall'Oceano, errano per le pianure interne in cerca di uscita, causa la pen- denza poco bene determinata. Anche nell'America il centro del continente è più basso che molta parte del contorno, ma l'oro-

192 Geografia e Geologia dell' Africa

grafia ben disegnata e molto semplice e potente nel tempo stesso, ha chiaramente indicato il cammino dei grandi fiumi, i quali d' altronde non trovano una barriera costiera che loro intercetti la via del mare, come avviene nell'Africa.

Una certa somiglianza coli' Africa presentano piuttosto l'Au- stralia e gli altipiani arabo e iranico nell'Asia anteriore.

I bacini dell'Africa sono inegualmente divisi fra i mari che la circondano. Essi si possono dividere in tre parti, un terzo api^artiene all'Oceano Atlantico, un terzo non ha comunica- zione coirOceano, l'altra parte restante va divisa fra il mare Mediterraneo al quale appartengono i quattro decimi, e l'In- diano che ne ha gli altri sei decimi (1).

l'aitimi, I piccoli fiumi costieri che scendono dal pendìo esteriore dei rigonfiamenti paralleli al mare, in tutto il con- torno dell'Africa, vanno in generale normalmente alla costa dov^ hanno la foce ; i grandi corsi d' accjua invece in conse- guenza della pendenza mal disegnata hanno quasi tutti un corso molto strano ; essi si intralciano nelle loro sorgenti, o in quelle degli affluenti nei piani che hanno livello così vi- cino all'orizzontale, che molte volte è una pendenza insen- sibile, si direbbe quasi il caso, che determina a dirigersi nel- r uno o neir altro dei bacini che si toccano e si confondono nella stessa regione di origine. Alcuni hanno corsi così at- tortigliati che sboccano dove meno si crederebbe ispezionando grossolanamente una carta; e girano e rigirano cosi che di al- cuni non si sa dire quale sia la direzione principale.

(1) Questo ritrassi io misurando i bacini dell' Afi'ica colla carta millime- trata non avendo potuto aver notizie in altro modo; i risultati molto ap- prossimativi, sarebbero questi:

Oceano Indiano (compreso Madagascar) 5.600,000 eh. q. Mediterraneo 4.100.000 » »

Oceano Atlantico 9.900.00) » »

Bacini chiusi 10.600.000 » »

Totale 30.2(X).0O<) » »

Geografia e Geologia deli' Africa 193

I filimi deir Africa hanno mi altro carattere comune, ed è clic, dovendo per uscire dai bassi bacini interni attraver- sare le montagne parallele alla costa, sono interrotti da ca- scate o da rapide ordinariamente nel tratto inferiore del loro corso, il che è un serio ostacolo alla navigazione.

In Africa poi non si trova come in altri punti del globo un centro dal quale irradino i fiumi. In due soli ijunti ab- biamo una cosa che assomiglia a questi grandi centri di dif- fusione di acque; e sono l'altipiano dei laghi niliaci, che

Trovai poi e riportai :

Chuvanne. Apikas Streme nnd Fliisse.

^Iediterraneo Bacino del Nilo 2.810.300 eh.

Indi.\no

Fiumi costieri

902.400

»

>■

»

Fra il Capo delle Agu

glie e il Limpopo Lini popò

460.000 560.000

eh. »

<b »

Totale

3.712.700

Atlantico

Fiumi fra il Limpopo

Fiumi costieii dallo

e lo Zambese

305.100

»

»

stretto di Gibilter-

Zambese

1.430.000

»

»

ra al Senegal

800.000

eh.

q-

Fiumi fra lo Zamliese

Senegal

440.500

»

»

e il Ruvuma

433.150

»

»

Gambia

182.050

»

»

Ruvuma

334.000

»

»

Fiumi fra il Gambia

Lufigi

298.628

»

«

e il Niger

977.150

»

Fiumi fra il Lufigi e

Niger

2.630.200

»

»

il Giuba

516.872

>>

»

Fiumi fra il Niger e

Giuba

612.000

»

»

rOgovè

307.650

»

»

Fiumi fra il Giuba e

Ogovè

304.100

»

»

Bah el Mandeb

931.200

»

»

Congo con Uelle

3.206.050

»

»

Fiumi del Mar Rosso

382.000

»

»

Fiumi fra il Congo e il Quanza

205.000

»

»

Totale

»

6.263.850

»

Quanza

303.000

>>

>>

Fiumi fra il Quanza

Bacini interni

e il Cunene Cunene Fiumi fra il Cunene

e rOrange Orango Fra rOrange e il Capo

delle Aguglie

281.000 272.000

367.150 1.083.050

153.220

» >>

» »

»

»

» »

»

Sciari

Altri fiumi del lago

Tsad Igargar Ued Messaud Sahara

915.000

905.600

816.500

362.300

3.001.590

eh.

»

» »

q-

» » » »

Totale 12.419.350 eh. (i.

13; Georirafìa e Geoìogia (ìell'Africa.

Totale 6.000.990 eh. q.

194 Geografia e Geologia dell' Africa

manda tante acque al Nilo, al Cong-o, al Tsad e all'Oceano Indiano; un secondo luogo è quella linea di altipiani posta lung'o il 12° parallelo australe dove nascono il Congo e i suoi affluenti di sinistra, e lo Zambese e alcuni suoi influenti e il Cunene ed altri ancora. Del resto altri centri si trovano per dir così dove piove, sull'altipiano trasvaliano, sui monti di Futa Grialon, sull'Atlante, in qua, in la dispersi senza un coordinamento qualunque.

Un fatto comune a quasi tutti i fiumi africani è 1" innal- zamento grande di livello che avviene a periodi precisamente determinati; ma siccome questi periodi variano col variar re- spettivo della stagione delle pioggie, ne parleremo, quando sia il caso, trattando dei singoli fiumi.

Il Nilo, Di gran lunga il più anticamente conosciuto, il più celebre, il più studiato e fra i grandi il più noto è il Nilo. Dove nasce il Nilo?

Il luogo dove nasce un fiume è spesso una curiosa que- stione. In molti casi essa non è ben chiara in paesi perfet- tamente conosciuti, nei quali si può disputare sempre quale dei vari rami che vengono a formare il fiume risultante dopo la congiunzione, sia il principale. Nei paesi nostri la que- stione è risolta talora più dall'abitudine che da altri criteri. Ma se l'Europa fosse nelle condizioni di civiltà in cui e l'Africa e venisse ora scoperta ed esplorata da genti, come noi facciamo in altre parti del mondo, quante questioni non verrebbero sollevate su fatti che noi diamo in generale come perfettamente stabiliti? Quel viaggiatore clic rimontasse il Danubio o il Rodano per la prima volta dove metterebl>e la sua origine? E in questa difficoltà ci troviamo nello stabilire le sorgenti di vari tra i grandi fiumi africani dei ({uali si conosce discretamente il corso; difficoltà che per ora è au- mentata dalla scarsa conoscenza che si ha dei vari ])iccoli liiiiui che contril)uiscono a formare un grande liume nel suo corso superiore.

Geografia e Geologia dell'Africa 195

Anche j^er il Nilo si fece tale questione. Dopo che si scoprì che il grande lago Uchereve è il serbatoio dal quale scende il celebre nostro fiume, si disputò quale dei fiumi che portano le loro acque nell'Ucliereve sia la vera sorgente (1). Si pensò che il fiume Muaru che nasce al 5'', 40' lat. sud e 34°, 40' log. or. da Green, fosse da considerarsi per tale, ma esso spa- risce o meglio finisce in una palude nelle steppe di Yenbare (3^ 40' lat. sud 34^ 20' log. or. Gr.) a 100 metri sotto il livello dell' Uchereve. Alcuni fiumi, il Rubana e il Simin che sboc- cano nel golfo di Speke, vengono dalle montagne del paese di Massai e non sono così lunghi fiumi come si credeva quando si sopponeva che venissero dal Chilimangiaro ; che da questo sono separati dall'avvallamento di cui parlammo nell'orografia di questa regione. Quello che si ritiene ora con fondamento il Capo del Nilo è il Oagera (o Alessandra) che sbocca nel punto più occidentale del lago e nasce molto vicino al Tan- ganica e riceve nell'alto suo corso il Ruvuayu che nasce nel Mfumbiru, monte alto 3000 metri sul mare e attraversa il lago Acheniaru (Alexandra di Stanley). Dopo il confluente il Ca-

(1 ) Riporto qui la descrizione delle sorgenti del Nilo da Edrisi Géogra- 2)hie nel Becueil de voyages et memoires4,5, (>. Paris, Imprimerle Royale.l8o6), tom. I, pag. 27, tradotto da Am. Jaubert, il quale deplorava che il testo fosse cosi chiaro da non metter dubbio che Edrisi collocasse le sorgenti del Nilo al di là, invece che al di qua dell'Equatore non vedendo poi anche che i 16 gradi si riferiscono monti della Luna e non alle sorgenti stesse. Ecco il passo :

« La source de ces deux branches du Nil est dans la montagne de la « Lune dont le commencement est a 16 dégrés au de la de la ligne equi- '< notiale. Le Nil tire son origine de cette montagne par dix fontaines, dont « cinq s'ecoulent et se rassemblent dans un grand lac, les autres discendent « egalement de la montagne vers un autre gi'and lac... ce lac est situò au « dessus mais tres pres de la lignc equinotiale. Dans sa partie in^crieure « la ou se rassemblent les riviéres est uno montagne transvei'sale qui so- « pare en deux la majeure partie du lac e qui s'étend ensiiite vers le nord- « est. Il sort de cette montagne un bras du Nil qiii coule du coté de l'ovest, « et e' est le Nil du \>^y^ des Noirs. Du revers orientale de la montagne « sort l'autre bras.... »

196 Geografia e Geologia dell'Africa

gera attraversa alcuni piccoli laghetti, riceve altri affluenti e sbocca neir Ucliereve ; questo lago riceve molti fiumi (oltre i nominati forse 25) dei quali dopo il Cagera il più grosso è il Catonga che nasce nell' Unioro e sbocca presso la grande isola Sesse. Il Cagera avrebbe una lunghezza di quasi 400 chilometri, una larghezza alla foce di più che 130 metri.

Ucheveve, Il lago Uchereve (Victoria Niansa) è appena il secondo tra i laghi d' acqua dolce del mondo (1) ha una superficie dai 75.000 agli 80.000 chil. quad. e una profon- dità di 80 metri (Marinelli, Terra, prospetto XXXIV) (2). Un' altra cosa notevolissima per un lago di questa dimensione è l'altezza veramente straordinaria sopra il livello del mare, che è di 1237 metri (Marinelli, 1. e.) (^. Questo lago ha una forma grossolanamente rotonda, ha un arcipelago, quello di Sesse, al N.-O. con una grande isola principale e una fila di isolotti paralleli alla costa nord. Al sud la penisola di IJruri e l' isola Uchereve che separano dalla grande massa delle acque il golfo di Speke; alla parte più meridionale un altro golfo profondo, lo Smith sund, e lungo la costa molte altre isole di cui princii^ali Usugaru e Ugingo al N.-E., Bumbire e Guru al S.-E. Nella sua parte più settentrionale si trova un golfo detto golfo Napoleone, in fondo al quale comincia l' emis- sario del gran lago, il Nilo, detto Chivira. Il contorno del lago è di 1200 chilometri e le rive j^resentano aspetti diver- sissimi; in generale roccioso, per graniti, basalti, gneiss; ta- lora piano come dalle foci del Cagera a quella del Catonga. Il paesaggio più bello è al nord nell'Uganda che ò inoltre uno dei più sani paesi dell'Africa, dove le piante dell'Europa temperata hanno tutte prosperato.

(1) Il Laojo Superiore nel Canada ha una superficie di 84.000 chil. quad. e ima profondità di 310 m. dal polo dell' acqua.

(2) Reclus. Superficie G6.500 chil. quad., profondità superiore ai 177 m.

(3) Roclus, 1200: Speke, 1040 nel 1858 o 1008 nel 1802; Stanley 1237: Smith, 1138: Poarson, 1231 ; Wilson, 1293; Mackag. 1000.

Geografia e Geologia dell'Africa 197

Il Cliivira appena uscito, entra in una forra rocciosa at- traversata da scogli, da sassi, che talvolta diventano dei veri isolotti. A questo luogo gli indigeni danno il nome di « Gin- gia » pietre^ che noi Europei conosciamo più comunemente col nome applicatogli da Speke di « cadute di Ripon » Riponfalls questa cascata celebre non ha che 4 metri di altezza.

Dopo di questa il Chivira, o Nilo, si dirizza a N.-O. passa pei laghi Gila Nsige (Ibrahim) e Cagia o Capechi scoperti dal Piaggia. Questo lago è piuttosto una gran palude profonda un 3 o 4 metri tutta piena di alberi, di cannuccie.

Uscito da questo a ponente, si dirige al nord, poi all'ovest e si getta nel Mautan Nsige (Albert-Niansa).

Quest' ultimo tratto del corso del Nilo è segnato nella carta col nome di Somerset, è largo in media un 400 metri, e profondo ; ma la sua pendenza è troppo forte perchè sia na- vigabile facilmente, essendo del 4 ^|.2 \] e poi è interrotto da sette cascate, e finisce colle imponenti cascate di Murchison di 35 metri di altezza, fra nere pareti, tra le quali passa con tremenda velocità la corrente ridotta a 50 metri di larg-hezza.

Dopo questa entra come si è detto nel lago detto Monta Nzige. Questo è appena la sedicesima parte dell' Uchereve e 567 metri più basso, lungo, stretto, inclinato da S.-O. a N.-E. Riceve molte acque che, come il Nilo, scendono formando cateratte e cascate dall'altipiano che lo circonda e lo sorpassa almeno di 300 metri in media; ma di queste acque nessuna è importante. Al punto opposto dell'ingresso del Nilo, Gessi riconobbe un canale che mena nel lago un'acqua lenta, in- gombrato in modo insormontabile da erbe, da canne, da piante palustri, che continua nella direzione del grande asse del lago e sembra provenirne dal Muta Nsige; ma (juesto fatto è an- cora poco stabilito,

A venti chilometri dall'ingresso del Somerset, esce dalla parte di nord il Nilo che qui porta finalmente il suo nome, per gli Europei; gli indigeni lo dicono qui Chir, Meri, o

198 Geografia e Geologìa dell' Africa

arabicamente Balir el Gebel « fiume delle montagne. » questo ha una larghezza varia dai 500 metri ai due chilometri, e il canale è profondo nel mezzo anche 12 metri, per cui molti tratti sono navigabili facilmente; scorre in mezzo a regioni alte sul mare intorno ai 600 metri, formando una curva a levante fino al confluente coll'Aussa. Da questo punto prende una direzione a X. N. 0. fino al confluente col Bahr el Gazai. In questo tratto riceve molti afìluenti ricchi d'acqua nella stagione delle pioggie, che è lunga circa 8 mesi; e fra questi fiumi il suddetto Aussa che si credeva l' emissario di un grande lago [Baringo). Ma i viaggi ultimi (Thomson) hanno mostrato che r Aussa non è l'emissario del Baringo; e hanno anche ridotto a una superficie infinitamente miwore la grandezza di questo lago che carte molto autorevoli (Stieler, Habenicht 18-82) face- vano sulle più antiche relazioni più grande del Muutan Xsige. Dopo il confluente coll'Aussa, il Nilo è serrato fra roccie e forma una rapida o meglio una cateratta, che impedisce il pas- saggio dei battelli. Dopo Ladò (Gondocoro 5 lat. N.) non ri- ceve per lungo tratto del corso influenti ricchi di acque, finche non incontra a sinistra il Bahr el Gazai « Fiume delle Gazzelle » al ^ ., circa di lat. Sett. In questo tratto il Nilo scorre in gene- rale fra rive basse, colle sponde piene d'isolotti erbosi, ingombri di piante acquatiche, talora con veri boschetti e presenta due fenomeni interessantissimi. Uno è dato dalle isole natanti, for- mate da canne, da tralci, da liane, che scendono colle acque furiose, si ancorano poi a delle erbe acquatiche, si decom- pongono, formano uno strato di terreno vegetale che si copre di erba, con quella rapidità che è sola di quelle calde e iimide regioni equatoriali. Talvolta questo cdifizio si sfabbrica presto e vien portato in giù, talvolta resta così parecchi anni, ac- cresciuto da altri formatisi a monte e staccatisi e unitisi poi a uno pili solido; talora le radici si attaccano al fondo e for- mano dei tratti di vegetazione natante così solida, da essere at- traversata come ponte di passaggio di rami secondari di fiume.

Geografia e Geologia dall'Africa 199

Queste isole unendosi formano talora delle masse enormi, che diventano un ostacolo dei più seri alla navigazione del fiume; esse coprono delle superfici immense su cui si forma persino una speciale vegetazione arborescente, e si oppongono alla navigazione anche di piroscafi. Il confluente del Nilo col Fiume delle Gazelle è uno dei luoghi dove più sovente accade questo guajo, fu sbarrato dal 1870 al 1877; e nel 1880 il bravo Romolo Gessi vi fu bloccato per due mesi con 500 soldati e molti schiavi liberati.

Esauriti i viveri, si ricorse a modi schifi di sussistenza, le febbri, gli insetti tormentarono questi infelici, i più morirono; i superstiti liberati dal Marno, non poterono sopravvivere che poco tempo.

Un altro fatto notevole è che il Nilo, e per la quasi oriz- zontalità del piano per cui passa e per l'abbondanza delle acque, si ramifica in molti canali laterali, che variano di tempo in tempo ; il più importante di questi è il fiume delle Girafi"e (Bahr el Sarafe) che va al lat. N. fin al Nilo dopo il confluente col Bahr el Gazai ed è quindi lungo più di 300 chilometri.

JBcihv el Gazai, Il i^ahr el Gazai è un possente fiume, che porta al Nilo tutte le acque che colano a levante della linea che separa il bacino del Nilo da quello del Congo e del lago Tsad; quindi dalla regione che forma il S. E. del Dar Fur, il Dar Fertit, e la parte occidentale del paese dei Denca. Le acque del Dar Fur sono portate dal Bahr el Arab; quelle del Dar Fertit dal Bahr el Omr; e quelle più meridionali dal l^ahr Giur e da altri meno importanti clic insieme for- mano il suddetto Bahr el Gazai. Al confluente, per il soverchio delle acque e degli imbarazzi che sopra si sono descritti, si forma nella stagione delle pioggie una inondazione clic oc- cupa una superficie di molte migliaia di chilometri quadrati, di cui restano nella stagione secca riempite solo alcune ca- vità; di queste le più iuq)ortanti sono il lago No, dove ginn-

200 Geografìa e Geologia dell'Africa

sero probabilmente gli esploratori mandati da Nerone, e quello che dal soggiornarvi di M." Tinné prese il nome di Maia Si- gnora. Dopo il Balir el Gazai, il Nilo non ha ^^iìi influenti alla sinistra per 3700 chilometri fino al mare.

Dopo il confluente il Nilo prende il nome di Balir el Abiad. il « Nilo Bianco » e corre a levante per piìi di 100 chilometri e incontra il Sobat che influisce a destra proveniente in di- rezione opposta alla sua. Questo atìluente, che forse colle sue acque bianche ha fatto dar il nome al Nilo, porta le acque che piovono nel versante occidentale dell'altipiano di Cafla e del paese dei Valega; il primo contributo che riceve il Nilo delle montagne etiopiche. Questo fiume discende attra- verso uno dei paesi più ricchi di-j^recipitazione di vapore di tutta l'Africa, e nel periodo delle pioggie essa ha una por- tata d'acqua maggiore di quella del fiume principale, che pur è tanto piìi grande.

Dopo questo il Nilo per un 800 chilometri non riceve fiumi ricchi d'acque costanti, ma torrenti che non sono notevoli l)er lunghezza per abbondanza di acqua, poiché le pioggie che vengono nell'altipiano deirAl)issinia e nei suoi fianchi occidentali defluiscono nel Nilo Azzurro e si dirigono al nord. A Cartum sbocca questo ultimo grande aflluente, che in realtà non è che così, sebbene creduto per tanto tempo il vero Nilo; detto dagli Arabi Bahr el Asra, dagli Etio2)i Abai.

Nilo ClZZìtVVO. Questo fiume è l'emissario del lago Tsana, ampio specchio d'acqua alto 1755 (Reclus 1860) metri sul livello del mare, esteso quasi 30U0 chilometri quadrati, che riceve alquanti piccoli fiumi dell'Amara, fra i quali all'ovest uno che si chiama pure Abai. Le acque di (piesto fiume (quando escono dal lago sono di una bella tinta tur- china che valse il nome a questo Nilo. Esce al sud e va verso S. E. fa un ampio giro attorno all'altipiano del Goggiam e finalmente si dirige in senso opposto alla j)rima parte del suo corso con una direzione costante di N. N. (). fino a Cartum.

Geografìa e Geologia dell'Africa 201

Riceve pochi affluenti che sian fiumi costanti, forse il solo Dender. Questi si possono dividere in due parti, i piccoli fiumi della vallata del Goggiam, e quelli che nascono sul versante occidentale delle montagne che circondano a ponente il lago Tsana, che sono lunghi e di un corso quasi parallelo al fiume principale e sono il Dender e il Rahat. Il Nilo azzui-ro scende precipitosamente nel tratto alpestre ed ha frequenti strozza- ture e cascate che rendono impossibile la navigazione, giunto nella pianura va lento. Esso porta in magra una scarsa quan- tità d'acqua, inferiore a quella di molti piccoli fiumi di Eu- ropa, del Ticino p. e.; in piena invece supera il Nilo bianco; questa differenza avviene per le grandi pioggie ; ma il più delle acque viene portato dagli affluenti che hanno un bacino molto ampio e il cui deflusso non è regolato da un lago (1). Da questo fiume dipendono soj^ra tutto le piene del Nilo in Egitto. Dopo il confluente il Nilo scorre al N. N. E. fino al confluente coll'Atbara che porta al Nilo tutto il deflusso della parte occidentale dell'altipiano etiopico e del suo prolunga- mento nel paese dei Beni Amer. Oltre questo l'Atbara è ali- mentato da acque del centro del grande altipiano abissino. Il Tacassè, che nel piano prende il nome di Setit, porta tutte le aeque dell'interno dell'altipiano dal Debra Tabor al nord; e un influente, il Gong, nasce a poca distanza dal lago Tsana. Anzi se come ampiezza di bacino è inferiore il Tacassè a quelli d'altri rami dell' Atbara, li vince tutti per copia d'acqua. L'Atbara, come quasi tutti i suoi componenti, non è però un fiume permanente, almeno nel corso inferiore ; è una strada sas- sosa, « un deserto nel deserto. » Nella stagione umida invece esso si riempie d' acqua così improvvisamente da costituire \\n

(1) Portata del Nilo a. Cartuin da Reclus.

Nilo bianco Nilo azzurro

Piena 5005 metri cnbi 6104

Magra 297 » 159

Ma sono dati poco sicuri.

202 Geografia e Geologia dell'Africa

pericolo per quelli che lo attraversano, e in un niouiento il letto ghiaioso è convertito in un fiume lariio mezzo oliilo- metro, profondo da 5 a 12 metri.

Dopo il confluente coll'Atbai'a il Nilo va a nord tino Abu Hannned, fa un grande arco a 8. e (3. e riprende la sua dire- zione a nord formando una lenta incurvatura a levante e poi una a ponente, finche si biforca nel Delta e si getta a mare.

In tutto (questo lungo percorso non ha più un affluente ne a destra ne a sinistra, formando cosi uno dei fatti più ori- ginali nella idrografia terrestre.

In tutto questo tratto il Nilo ha un corso regolarissimo, calmo, il volume delle sue acque diminuisce continuamente e per assorbimento e per evaporazfone, però ne resta sempre molta. Esso avrebbe tutte le condizioni per essere una stu- penda via commerciale che avvicinerebbe le ricche regioni delVAbissinia e del Sudan orientale ai paesi del Mediterraneo con immenso beneficio del connnercio e della civiltà, se non fosse di quando in quando sbarrato dalle cataratte. La i:)rima, la celebre conosciuta tanto, e tanto esagerata dagli antichi, è sotto il 24" parallelo ad Assuan, la seconda molto })iù grande è presso Uadi Alfa, la terza è un po' a valle di Dongola nuova, la quarta presso Monastir, la (piinta poco in giù di Berber, la sesta poco a valle di Cartum.

Jìclfit, Sotto il Cairo il Nilo si divide in un ui'jni nu- mero di rami, di canali artificiali e naturali, due dei (juali sono i più notevoli e prendono il nome dalle città presso cui passano. Rosetta e Damiata. Esso con questi rami attraversa il terreno alluvionale che esso stesso apportò nel giro lungo dei secoli e fni-iiia (piclla pianura che })rese il nome di delta. Molti di quei canali l'icntrano nei principali, ]iiolti finiscono negli stagni che occupano quasi tutta la fronte del Delta verso il ^lediterranco.

La foce di Rosetta avre])be la portata (nel 1873 secondo Ali pascià) di 181 metri cul)i al secondo, (piello di Damiata 245, una terza bocca intermediaria appena 19.

Geografia e Geologia dell'Africa 203

Il Delta si estende sul mare lentissimamente, si calcola appena due metri annui il suo avanzamento, ben inferiore a quello di molti piccoli lìumi.

A levante della bocca di Damiata si trova una grande la- guna salmastra detto il lago di Mensale, ampia un 2500 chi- lometri quadrati ma profonda in media un solo metro. Ad est della Bocca di Rosetta è il lago di Burlos, ad ovest il lago di Edka. dietro Alessandria, il Mariut.

lìlOìldaziOìli, Il fatto più importante per la esistenza dell'Egitto, dopo la presenza del Nilo, è la sua inondazione. Questa comincia il 10 Giugno e raggiunge quasi la massima altezza in line d'Agosto, continua a crescere lentissimamente fino al 7 Ottobre, poi cala fino al Griugno prossimo.

DiìneìlsiOìlL La lunghezza del Nilo non è certa, però si ritiene comunemente di 6000 chilometri; siccliè si può con- siderare come il secondo fiume della terra per lunghezza di corso; ed è quello che presenta la distanza fra la sorgente e la foce più lunga di quanti altri fiumi si trovino. È inferiore al Mississipi, più lungo del Rio delle Amazzoni di circa 500 chilo- metri e supera di almeno 1000 chilometri tutti gli altri fiumi. Non corrispondono alla lunghezza del corso ne il bacino, la portata d'acqua; il bacino è di circa 3.000.000 di cliilometri quadrati, inferiore di più che la metà di quello del Rio delle Amazzoni (7.000.000 chil. quad.) del Congo (circa 4.000.000) di quello del Mississipi f 3. 500.000), uguale a fiumi tanto più brevi come il Rio della Piata, e l'Obi.

La sua portata media calcolata a un 3600 metri cubi è ancora più meschina cosa in confronto di altri fiumi anche secondari. Si trova probabilmente una trentina di fiumi })rin- cipali che portano nel mare una quantità d'acqua superiore a quella del Nilo, e fra questi, fiumi di un corso e di un bacino relativamente piccoli come il Danubio, l'Irauaddi, l'Eu- frate, e molti grossi affluenti di grandi fiumi superano anche il Nilo.

204 Geofjrafia e Geologia dell' Africa

Altri ftutni ilei Mediterraneo, Xel bacino del

McditeiTaiieo non troviamo nessun fiume grande ne pic- colo die sboccili in tutto il lungo tratto che va dalla foce del Xilo al golfo di Tunisi. Tutte le aride terre di questa costa ricevono troppo poca pioggia perchè si formi una corrente d'acqua anche temporanea di qualche importanza; le alture stesse della Cirenaica non ne hanno di soverchio, e quella che cade va a perdersi verso il sud, causa la pendenza del- l'altipiano, invece di scendere a mare. Sulle coste della Tu- nisia si trovano nelle carte geografiche segnati dei fiumi, ma nessuno di questi merita questo nome, e rarissimi giungono alla costa ; per trovare un fiume vero bisogna giungere alla Megerda.

Tutta la costa settentrionale dalla foce di (piesto fino allo stretto di Gibilterra ha molti corsi d'acqua clie scorrono in generale tra le pieghe dell'Atlante e quindi molto spesso pa- ralleli alla costa almeno in un bel tratto del loro corso, e poi si aprono un passaggio fra due gruppi di monti per finire nel Mediterraneo. La quantità d'acqua discreta che piove in queste montagne, l' altezza di esse e la vegetazione che le copre, sono tutte circostanze favorevoli alla formazione di fiumi costanti. In tutti però si riscontra quello che si nota nei fiumi della Sicilia e della bassa Italia, cioè che, ricchi d'acqua nella stagione invernale e primaverile, diventano quasi asciutti nella stagione calda, qualche mese dopo finito il pe- riodo piovoso.

La Megerda nasce nei monti detti Africani al S. di Bona, e ha un eorso da Ponente a Levante, nel suo corso nel paese di Tunisi trova delle roccie cretacee che si opponevano al corso ed attraverso le quali si è aperto un passaggio, formando una forra, dopo la quale la valle si allarga e si dirige a N.-E. a sboccare tra Ifiserta e Tunisi. La sua lunghezza è di 350 chil. la portata massima alla presa di Teburda è di 987 metri cubi il modulo solo di l.SG.

Geografìa e Geologia dell'Africa 206

Sul litorale algerino sboccano fra gli altri andando da est ad ovest il Seybousc, Tel Kebir che attraversa due catene parallele dell'Atlante; il Nessa o Seban, che è piccolo ma nutrito d'acque dalle nevi e dalle pioggie del Giurgiura, il Massafran che deve la sua celebrità alla vicinanza di Al- geri e ai combattimenti che furono sulle sue rive, il Scelif, il più importante di tutti, che nasce nell'altipiano di Scersu e corre a levante finché attraversa da S. a N. il piccolo Atlante e piega in direzione opposta da E. a 0. in una vallata lunga e stretta parallela alla costa, finché sbocca 2:)resso Mostaganen; ha 695 chilometri di corso, un 15 metri cubi di portata media, un 40.000 chil. quad. di bacino. Più ad ovest il Tafra (150 chil.) che nasce nei monti del Marocco ed entra in Algeria scorrendo da 0. a E. e piega a nord attraversando i monti di Orano con una violenza da meritargli il nome di eroico dal Ritter.

Nel Marocco il Muluja che nasce dalle nevi dell' Aiascin è un fiume ricco d' acque specialmente nel periodo delle piene. La regione del Rif non ha fiumi degni di essere notati.

Bacino delP Oceano Atlantico, Sebti. Nel Ma- rocco andando da nord a sud si trova il Sebu che nasce nel gruppo poco conosciuto dei monti Tamaracuit e va al nord finché, passata la città di Fes, piega ad ovest ed attraversa il più fertile tratto del Marocco, che potrebbe essere ancor meglio coltivato se si usasse delle acque di questo fiume. Lungo un 550 chilometri largo da 100 a 300 metri profondo in mairra o metri, è un vero fiume alimentato dalle nevi del grande Atlante ; poco più al sud l' Uni el Rbia scorre pure fino al mare, provenendo dal grande Atlante, ma ricchissimo d' acque nel tempo di piena è scarso tanto nella stagione secca tanto da esser guadabile in tutto il corso inferiore.

SllS, Il Sus che sta fra l'Atlante e l'Anti Atlante è un fiume lungo ma intermittente, gonfio di inverno e secco d'estate; in Marzo Lcnz lo attraversò che avea un filo d'acqua largo 3 a 4 metri e un 40 cent, di profondità.

206 Geografia e Geologia deW Africa

Invilii. Il Draa. Questo fimiie nasce nel versante me- ridionale deUIdraren Deren, il grande Atlante propriamente detto, e riceve tutte le acque di questo, dei monti Sciaglieru, dell' Antiatlante orientale e passa attraverso burroni dello Scia- g'iieru, correndo prima nella direzione del deserto, poi piegando ad ovest verso T Oceano ; in quest' ultimo tratto diniin\iisee sempre di volume, e per infiltrazione, e per evaporazione e per essere usato per l'irrigazione. Ordinariamente finisce nel piano di Debaia che esso irriga colle acque ordinarie, solo in via eccezionale esso giunge fino al mare, o talvolta con una quantità di acqua considerevole essendo stato, per esempio, nel 1850 con 60 cent, di profondità su 150 metri di larghezza. In secoli non lontani esso giuug'cva sempre al mare.

Dalle foci del Draa a quelle del Senegal, sta il fianco occiden- tale del gran deserto; nessun fiume per 3000 chilometri di costa.

ScilCfftll, Il Senegal e un grande fiume. Nasce col nome di Baule a pochi chilometri dalla riva sinistra del Niger, a poco più di 12° di lat. sett. in un paese molto accidentato. P^sso si dirige a nord in una regione poco conosciuta, finche giunto tra il paese di Beledugo e di Caarta volge a ovest e scorre fra il paese uK^ntuoso e le terrazze delle stejDpe meri- dionali del Sahara, riceve in (juesto tratto molti e grandi affluenti alla sinistra, fra gli altri il Bacoi che scorre parallelo al Baule, e il Bafing che forse è il fiume principale, quan- tunque nasca a mezza distanza dal mare sul monte Sere nel l)aese di Futa Gialon; dopo il qual confluente il Senegal va a X.-O. e scorre fra i piani della Senegambia e il deserto sab- bioso del Sahara occidentale. A sinistra riceve il Balenie che è un altro gran corso d'acqua che nasce ^ icino e scorre parallelo al l>atiiig. Il Senegal poi fa un anq)io giro a nord. })iega a S.-( ). e sbocca presso Port Louis in una foce che si dirige al sud, divisa dal mare da una fascia di sabl)ia lunga un 20 chilometri. Questa si spezza ora in su ora in giù secondo clic le onde, le teuq)este. il liiniic la s])ingono e si sposta

Geografia e Geologia dell'Africa 207

COSI la foce del fiume stesso. Tutti questi fiumi scorrono ra- pidi nel loro tratto montagnoso e formano nella regione mon- tana e coUinesca molte cascate : ma è lento e uo-uale il loro corso nella pianura. TI fiume è navigabile ad acque alte; è invece povero d'acque nella stagione secca; ma la marea sup- })lisce molto bene nel suo corso inferiore sostenendo le acque, facendo sentire il sale fino a 70 chilometri dalla foce, e ren- dendo navigabile il fiume per più di 300. Il fiume die in magra non ha forse che 50 metri cubi di portata, si accresce iunuensamente nell' epoca delle piogge, alzandosi in qualche punto di 15 metri di livello, con una larghezza di molti chi- lometri. Presso la foce, esso si divide in molti rami e riempie tre laghi, il lago di Gujer alla sinistra e i laghi di Cajar e Te- niaihè sulla destra e sono vaste profondità riempite di acqua. Questi si colmano all'epoca della piena, e servono di grandi riserve per quando cala il fiume, i canali fra questo e i laghi scorrono in senso inverso secondo le stagioni.

Gdììlblci, Nasce con due rami nel massiccio più im~ jjortante dei monti di Futa Gialon. Il ramo principale nasce nel versante orientale di questi monti, e scorre parallelo agli aftluenti del Senegal; poi finita la regione montuosa piega ad ovest e con direzione sempre costante e con molti giri arriva al mare. È un grosso fiume e ricco d' acque ; non è stata calcolata la sua portata, ma supera in piena e molto più in magra quella del Senegal.

Anche in esso si fa sentire la marea, e il miscuglio delle acque salse colle dolci a molta distanza dalla foce.

Alivi jTìfììli, Il Kio Gasamanza, il Rio Caches, il Rio de Ceba, il Rio Grande, il Rio Cassini, il Rio Conq)onis, il Rio Nunes, il Rio Pongo, il Rio Conebomby, sono tutti fiumi })aralleli di una lunghezza quasi sempre decrescente che ven- o"ono dal versante S.-(). dei monti di Futa Gialon alTi )ceano. Parallelo a questi è il Rokelle nel paese di Serra Leone, e il Rousucolo-Cauioranca. (?)

208 Geografìa e Geologia dell'Africa

Tutti questi hanno un aspetto molto simile. Corso paral- lelo diritto nella linea mediana, sorgono nello stesso gruppo di monti, hanno tutti la foce larga, con estuario più o meno sviluppato, rimontato dalla marea fino a grande distanza dal mare, con barre spesso pericolose alla foce. Sono ricchi di acque in generale, e pure quasi tutti poco conosciuti nel loro corso, che dovrebbe essere però interessante come comunica- zione coir alto Niger.

Fi inni della Guinea sett Sulla costa di Liberia

e sulla costa dell'Avorio sfociano molti corsi d'acqua, ma tutti di poca importanza nella loro bocca e probabilmente di breve corso. Solo nella parte orientale della costa dell'Avorio, quella che prende il nome di Basan, si trovano dei fiumi che debbono nascere nelle montagne interne, e per la grande quantità d'acqua che trasportano mostrano di dover essere lunghi fiumi come l'Abia, il ]3ia, il Tanno; questi non sboc- cano direttamente in mare ma nelle lagune che stanno pa- rallele alla costa.

Sulla costa d'Oro sboccano tre fiumi considerevoli, l'Amobra, il Bassombra e il Eio de Volta, che è il [)iìi considerabile e fu rimontato per più di 400 cliilometri.

Sulla costa degli Schiavi scendono dei deboli corsi d'acqua che nella stagione secca non riescono al mare ma sboccano in lagune interne; fanno eccezione l'Ogun e l'Osun, che sono in vero poco conosciuti, ma mostrano dal modo di comportarsi delle loro acque di venire da luoghi lontani, specialmente il primo.

JSigev, Dopo questi si trova l'altro importante fiume che è il Niger. Anche di questo fiume si conosce la esistenza da molto tenqjo, ma non è che pochi anni che se ne può tracciare con qualche sicurezza il cammino, e il suo bacino e mono conosciuto di ([uello del Nilo. E un fiume di j)rima importanza; non staremo a disputare se gli sjìctti il secondo () il terzo o il (j mirto posto, clic ci pare cosa poco utile la

Geografia e Geologia dell'Africa 209

risoluzione di (|uesta ([uestione, e meglio aftret tarsi a dire ([uel che se ne sa di più importante.

Esso si nomina Niger per dargli un nome complessivo da designarlo tutto senza confusione; ma questo non è il nome che gli danno i rivieraschi. Gli Arabi lo dicono Nil al Abid, il Nilo dei Neri, che corrisponde in qualche modo al nome nostro; i Mandinghi, che abitano le regioni dove nasce, lo dicono Gioliba, o Ba Ba, ciò che suona « gran acqua » o « gran fiume » ciò significa pure il nome Mayo in lingua fula. I Songai lo dicono Issa o ISai, gli Aussa lo dicono Ciaderba, i Nitua Edu, i Tuareghi Eghirren, gli abitanti del delta Cuarra o Cuoi'ra, col qual nome qualche geografo europeo indicò tutto il fiume.

Il Niger, lo si chiamerà sempre così, nasce in un piano alto dagli 800 ai 1000 metri sul livello del mare, presso i monti Darò (1340) nel prolungamento meridionale dei monti di Futa Gialon, che serve di collegamento per questi e i Gong a pochi chilometri dalla sorgente del Bansaculo. La sua sorgente pro- jn'iamente non fu vista da Zwefel e Moustier che furoncì in quelle regioni nel 1878. Essi si dovettero trattenere a qualche distanza, perchè ii luogo dove nasce il gran fiume h sacro per gli indigeni, e l'andarvi sarebbe stato commettere un sacri- legio. Il luogo dove nasce si dice Timbi Cundo ed è contrad- distinto da tre cupole rocciose enormi, che sorgono dal piano.

Il fiume scorre in direzione di nord, giunto al 10" di lat. sett. comincia la sua direzione verso N.-E. che è quella che segue sempre fino a Timboctu, salvo un grande arco a le- vante al 14° parallelo. Nel tratto superiore è nel regno di Sa- mori, poi per un lungo percorso fin presso al 14° parallelo segna il confine fra i possessi francesi della Senegambia, il detto regno di Samori e quello di Segu. In questo territorio riceve a sinistra molti corsi d'acqua ma brevissimi, perchè le montagne che dividono il suo bacino da quello dei fiumi della Senegambia sono vicinissime al Niger in modo, che h?

14. Geografia e Geologia dell'Africa.

210 Geografia e Geologia dell'Africa

ac(|ue che vanno a finire nel Senegal nascono talora a pochi cliilometri dalla riva sinistra del nostro fiume. Sulla riva destra gli atttuenti sono più numerosi e devono essere più lunghi ma sonr) pressoché sconosciuti. ]\la nello stato di Massina, dove finito il grande arco suindicato gira a nord, riceve un gros- sissimo affluente, l'Ulu-ulu, composto di tre grandi corsi di acqua, il Fambine, il Hngoe che dovrebbe essere il princi- pale (1200 cliil.) e il Mahel. Ma di tutti questi tre fiumi le notizie date non sono clie più o meno fondate ipotesi, almeno per il corso superiore : l' ultimo tratto quantunque non esat- tamente rilevato h stato per lo meno visto nel 1828 dal Caillié. Un 140 chilometri prima del confluente il Niger si divide in due rami, dei quali il sinistro si dice Diaca e cor- risponde al Bahr el Saraf del Nilo, come l'Ulu-ulu sarebbe il Bahr el Gazai del Xiger. Questo ramo fa così, insieme ad altri rami secondari, una quantità di isole grandi e piccole in mezzo delle quali si trova un lago che si allarga a levante e a ponente dei due rami principali del Xiger ed h il lago Debo. Questo lago come si può pensarlo ha limiti e importanza che variano secondo i periodi di piena e di magra del fiume.

Al sud di Timboctu due corsi d'acqua mettono in comu- nicazione il Xiger con un laghetto nominato Do, che è a più di 100 chilometri in linea retta dalla riva destra. ]\Ia questi fiumi, che si nominano Dire e Tatta, e il lago stesso non sono che bacini l)assi che si riempiono nelle acque alte e quando il fiume si abbassa si vuotano.

Dopo Timboctu il Xiger va ad est per un 300 chilometri, e giunto allo 0" di Greenwicli piega a S.-E. attraversando in (piesta dnx'zione uno spazio di 7 gradi di latitudine; in tutti (questi due tratti il Xiger non riceve nessun affluente conosciuto salvo il Gulbi di Socoto a sinistra. Prima di entrare nel paese di Xupe, piega a sud, e attraversa il Xupe stesso da O. a E. e vi riceve il Caduna, in fine ripiega a sud, riceve il Binuè e corre d;i X. a S. fino alla foce.

Geografia e Geologia dell'Africa 211

Il Binile, che ultimo inlluente importante è un gran fiume per se stesso di cui non si conosce ancora bene la sorgente. Questa deve essere secondo tutte le probabilità nei monti del paese di Mbum, dove il Flegel nel 1883 riscontrò delle cor- renti die si dirigevano a levante inclinando al settentrione; queste sorgenti sono vicinissime a quelle che formano, come vedremo, gli affluenti superiori del Binuè stesso, e si intral- ciano insieme nelle poco incavate vallate di quella discuti- bile linea di displuvio. Un po' a sud presso Ngnandere, dove Recliis colloca le sorgenti del Binuè, sta bensì il capo di alcuni corsi d'acqua, ma sembra con tutta probabilità che appartengano questi al, bacino del lago Tsad. Le acque che dicemmo princÌ2)io del Binuè scorrono probabilmente al nord e poi al nord-ovest per un 200 chilometri di corso poco noto, finché a Ribago, dove avviene l' unione del Chebbi nel Binuè, comincia il corso di questo fiume verso ovest leggermente inclinato al sud. Degli affluenti di sinistra se ne nota molti e ricchi d' acque, che vengono in direzione parallela S.-E. a N.-O. discendendo dalla cresta che divide il bacino del Binuè da quello del Mban e del Vecchio Calabar e i principali sono il Faro, il Tarabbu e il Donga Vucari. Sulla destra il Chebbi, emissario del lago di Taburi, e altri minori o poco noti fra gli altri il Gongola, provenienti dall'interno del regno di Socoto.

Un fatto molto importante, se sono esatte le notizie fornite dagli indigeni, è che il Binuè e particolarmente il Chebbi sarebbero in comunicazione, -almeno nel periodo delle piene, coi fiumi che si versano nel lago Tsad.

Unito il Niger col Binuè, percorre un 300 chilometri in un paese che comincia a diventare malsano, in una vallata ricca di vegetazione tropicale; poi a Ebo, a 100 chilometri dal mare, comincia il delta; un labirinto di canali e di stagni, di laghi e di paludi, con una superficie di 25.000 chilometri qua- drati e un contorno esterno di 350 chilometri. La foce ju'inci-

212 Geografia e Geologia dell'Africa

cipale è in direzione della corrente, il eanale detto Niin; il principale dei bracci occidentali, si chiama di Beuin d'onde il nome del golfo. Questa e tante altre foci (9 tra le due sud- dette) sono tutte impedite da barre pericolose. Le due bocche orientali, del Nuovo Calabar e di Bormy, sono in comunica- zione con canali del delta del Niger che vi portano anzi parte delle sue acque, ma il Bormy veramente è la foce di un pic- colo fiume, il Rua-n-Catone che viene dall'interno. Il Niger h navigabile, fu risalito con piroscafi dagli P^uropei fino al- l' 11° parallelo, e i Francesi ne navigarono il tratto dai loro possessi fin davanti a Timboctu. Si stima lungo 4160 chil. e il suo l^acino si ritiene 2.630.000 chilometri quadrati.

r. Calabar e filimi del rjolfo di Blassa, Nel-

r ultimo tratto della costa della Guinea prima di giungere al ]\Ionte Cameron si trova l'estuario del Vecchio Calabar. Questo, benché abbia tanta somiglianza di nome, non ha a far nulla col Nuovo Calabar il quale non è che un braccio del delta del Niger. Il Vecchio Calabar è l'estuario nel (puile sbocca un fiume clic gli indigeni dicono ( )iono, e gli Inglesi Cross River. Questo viene da N. a S., ma il suo corso supe- riore è da Oriente, fu rimontato fino a certe rapide che si trovano a 320 chilometri dalla foce; è ricco d'acque. La sua sorgente, forse 1000 chilometri lontana, è molto probabil- mente nei monti di Giarro e di Gendero dove hanno sorgente gli affluenti dell'alto Binuè.

Al di dell' imponente massa montagnosa del Cameron, nella baja di Biafra, sboccano molti fiumi dei quali si co- nosce la foce e hanno nome di Giungo, e viene da nord; di Madibama e di Lungasi, e vengono da nord-est; di Edea e viene da est. Del corso superiore di questi non si ha notizia esatta. Si sa solo che un gran fiume, il Mban, raccoglie le acque di un ampio territorio posto fra le sorgenti dell'Oiono del Hinuc e gli afiiuenti dello Sciarri e del Congo, e scorre da levai>te verso ponente in direzione appunto di questi fiumi

Geografia e Geologìa dell'Africa 213

e più probabilmente del Madibama. Ma la vicinanza coll'Oiono mette il sospetto che si versi in qnesto. Finora insomma non si sa nnlla di preciso.

X\ sud di questi fiumi sbocca il Muni in un estuario della baja di Corisco; esso raccoglie le acque di un vasto tratto di regione non ben conosciuta, è ricca d'acque, ma a poclii chilometri la navigazione è interrotta da cascate.

Gcibllììl, Più a sud è l' estuario del Grabum che fu cre- duto per molto tempo la foce di uno dei gran fiumi dell'Africa per la grandezza e la profondità ; ma ora è riconosciuto per l'estuario nel quale sboccano vari non grandi fiumi, che na- scono come il Muni nella Sierra do Oristal. I due fiumi prin- cipali sono il Como e il Rainboè.

Ogovè, Ben più importante di questi è l'Ogovè. Nasce nel paese dei Bateche a poca distanza dal Lerini (Lavvson di Stanley) affluente sinistro del Congo, e corre a N. e N.-Ò. fin quasi all'Equatore; per un tratto di 200 chilometri va parallelo alla Linea e poi piega a S.-E. e fa una gran curva 'in fine alla quale mette foce a Capo Lopez. La sua lunghezza è forse di 1200 chilometri, il suo bacino passa probabilmente i oOO.OOO. La massa d'acqua che esso poi'ta è superiore a quella di (pialunque fiume dell'Europa occidentale, ma è certamente esagerata la portata, attribuitagli su dati incerti, di 50.000 metri cubi, anclie nella massima piena. Esso ha il corso superiore molto veloce e interrotto da cascate e da rapide, che rendono impossibile la navigazione a vapore, e impossibile o difficilissima quella in barelle a remi. Questo tratto è ricco di affluenti, sulla sinistra il Licoco, sulla destra il Passao, il Ncomi, il Lebe e finalmente il Livindo, grande quanto il fiume principale e che a difierenza degli altri viene dal N.-E. poiché nasce in quel luogo d'onde si spargono le acque al Binue, allo >Sciari, al Congo. Dopo il confluente col Livindo, r Ogovè scorre a ovest, come si disse, parallelo al- l'Equatore, e dal confluente alla foce per più di 300 chilo-

214 Geografia e Geologia dell'Africa

metri è navig-abile in ogni stagione da una barca a vapore. Poco prima di uscire dalle montagne parallele alla costa, riceve un altro affluente a sinistra, l'unico importante del suo corso inferiore, il Xguniè. Entrato nella pianura costiera l'Ogovè, come il Senegal, forma una infinita di ramiticazioni, nelle quali l'acqiui di mare si mescola colla dolce; un labirinto di laghi, di lagune, di canali, fra gli altri notevole il lago Zonengliè ampio di 500 chilometri (quadrati.

L' im^^ortanza di questo fiume è grande in se e anche molto come via di comunicazione al Congo medio.

Fra rOgovè e il Congo si trova un altro fiume, il Cuilu; che nasce nell'alto paese dei Bateche e sbocca in mare con direzione di N.-E. S.-O. ^

CoììffO, Il Congo è il fiume più ricco d'acque che abbia l'Africa ed ha il bacino più grande. Questo fiume non si co- nosce con qualche precisione che da una diecina danni. Fu Stanley che risolse il problema agitato da tanto tempo, di dove calassero le acque di una parte dei grandi laghi, che non si poteano attaccare al Nilo per questione di livello, e che tutto induceva a credere dovessero finire nel fiume che si diceva preferil)ilmente Zaire; ma di questo non si avea no- tizia che dell' nltimo tratto presso la foce. Questo tratto era conosciuto ai Portoghesi fin dal secolo XV e XVI, e aveano alcune vaghe notizie dell'interno, ma cognizione precisa del il un le ìion se ne ebl)e che dopo l'ardita traversata di Stanley e i tanti viaggi che si succedettero in quella regione.

Ora le linee generali si possono indicare anche ^qv il ba- cino con qualche dettaglio, salvo per qualche parte al nord dell'Equatore dove si è sempre nell'ignoto.

Il fiume elle si convenne di chiamar Congo nasce lontano un 2000 chilometri in linea retta dalla foce, nel paese di Trungia fra il Tanganica ed il Xiassa, KJóO (?) metri sul livello del mare. Esso porta il nome di Ciasi rrdchasi), corre qualelie tratto verso S.-E., riceve molti affluenti dai monti

Geografia e Geologia dell'Africa 215

di Cingambo ed incontrandosi colle montagne a ponente del lago Niassa piega a S.-O. e prende il nome di Zambese; ri- ceve molte acque che discendono dall'altipiano circostante, at- traversa alcune paludi e si getta sulla sponda orientale del lago Banguelo o l^emba. Questo è una specie di Uchereve per il Congo. È un lago alto secondo Griraud 1200 metri, secondo le indicazioni più comuni 1120 metri sul livello del mare; è ampio circa 19.700 chilometri quadrati, ma non pare profondo più di (i metri. Questa minima profondità lo rende più una palude che un lago e presso le rive è tutto pieno di canne e di erbe palustri di una grande altezza e per un tratto considerevole. Il lago è tagliato in due parti da due penisole, che si avanzano da est e da ovest e la parte me- ridionale si può dire più una prateria inondata da una grande massa d'acqua alta un tre metri, piuttosto che un lago. Le coste orientali sono paludose e sulle settentrionali si versano alcuni piccoli fiumi. Sulle meridionali si eleva il villaggio di Cabinda dove morì Livingstone. Il lago fa ima insenatura profonda all'angolo S.-O. (1) che finisce in uno stretto canale pel quale esce l'emissario che è detto Luapula, la seconda testa del Congo, largo un 70 metri. Fatto un giro al sud piega parallelo alla costa occidentale del lago e si dirige, in- grossato da piccoli fiumi al nord, con un corso non ancora riconosciuto, ed entra nel lago Moero. In questo corso deve formare parecchie cadute o rapide, delle quali non fu vista che la prima, di Mambirima, perchè il dislivello fra i due laghi è di circa 450 metri su una percorrenza di meno che 300 chilometri. Il lago Moero o Mcata è alto secondo il Gi- raud 850 metri, ha una superficie 2:)oco minore di quella del Banguelo, ed è lontano appena 150 chilometri dal Tanga.nica. Il Luapula vi entra con un canale che si allarga a forma di estuario finche si confonde col lago. Questo presenta un

(1) Non sud orientale. Reclus.

216 Geografia e Geologia dell'Africa

aspetto ineuo palustre del Baugiielo. le luontaj^iie che sor- gono sulle sue rive e le isole gli danno l'aspetto di un lago alpino.

Quando però e la stagione piovosa le aeque inondano le pianure per migliaia di chilometri quadrati. Il lag.) riceve molti piccoli corsi d'acqua. Il Luapula esce dal nord e col nome di Luvua va con un corso non ben conosciuto in di- rezione di X.-O. fino al confluente col Lualaba.

ZiìinlcibCl, Il Lualaba è un ramo tanto importante del Congo che potrebbe anche ritenersi per fiume principale (Rei- chardt).

Esso ha la sorgente in una regione alta un 1200 a 1250 metri sul livello del mare in un angofe col vertice al sud formato da due alture, al di delle quali scorrono due fiumi che vanno a formare lo Zambese; e scorre diritto a N. ricevendo a destra e a sinistra molti piccoli afiluenti, a Chiburi è già un fiume largo un 100 metri. Il corso di questo fiume è però poco conosciuto e presenta molte incertezze nei particolari. Il fatto più notevole di esso e l'espandersi in laghi, sicché si può dire che dopo Chiburi almeno la metà del corso è fatta attraverso laghi. Questi si succedono così da S. a N. ; il lago Loemba, il lago IJpemba e fra l'uno e l'altro entrano due grossi influenti a sinistra il Lufura e il Luburi che scor- rono paralleli al Luvua; poi il lago Chissale, il Chibambo nel quale entra il fiume Lovoi pure sulla riva sinistra, ma normalmente alla corrente del fiume principale, poi il lago Covambo, il Coando, l'Aimbe, il Bembe, il Sivambo i quali tutti ricevono qualche fiumattolo; ma tutti questi laghi e fiumi sono poco conosciuti, taluni anzi problematici. Comunque sieno il Lualaba però porta una massa d'acqua al confluente più importante di quella del Luvua e uniti si gettano nel lago di Langi. Nel lago di Langi si getta anche il Lucuga pro- veniente dal Tanganica. Questo lago è uno dei piìi grandi specchi d'acqua dolce dell'Africa, inferiore \)tv superficie al-

Geografia e Geologia dell'Africa 217

rUcliereve e superiore al Niassa; è limgliissiino e relativa- mente stretto; dalla baja di Paiiibetè alla foce del Rusizi ò circa GoO chilometri; ma da est a ovest non passa i 90 chi- lometri. La sua superficie è ritenuta un 36.000 chilometri qua- drati, ed è alto sul livello del mare 730 metri secondo Reichai'd (Cora 826, Chavanne 814). Esso riceve molti fiumi ma tutti di pochissima lunghezza, se ne togli il Rusizi suddetto che nasce da un piccolo laghetto il Chivo e che corre nella con- tinuazione dell'asse maggiore del lago, e il Malagarazi, molto più importante che sbocca sulla costa orientale 'e che nasce nel centro dell'altipiano che sta fra il Tanganica e l'Oceano Indiano ai confini dell' Uniamuesi coli' Uj ansi, ed è lungo un 500 chilometri e largo alla foce un 1500 metri quand' è in piena.

Il Tanganica è un lago d'acqua dolce, soggetto a improv- vise burrasche, ma rade. Ebbe delle crescite e delle dimi- nuzioni singolari di acque, dipendenti dall'essere aperto ad ostruito l'emissario. Per qualche tempo lo si credette ajj- partenere al bacino del Nilo; ma esaminato il suo livello lo si credette un bacino chiuso, la dolcezza delle acque facea dubitare di ciò, ma l'emissario non si trovava, il Lucuga esa- minato da Stanley e da Cameron quando era barrato non fu creduto come tale; tronchi d'alberi, erbe, radici, trasportati da tanti fiumi e caduti dalle sue rive lo aveano ostruito; finalmente Hore e Thomson (1878) lo videro scorrere rapi- damente nella direzione del Congo. Lo sforzo delle acque cresciute avea rotto la diga e il fiume corse nella sua pen- denza, così che in pochi anni (1878-86) il lago abbassò di 4 ^ 2 metri di livello éon grande spavento degli indigeni che temevano che tutto il lago scappasse. Così fu risolta la lunga questione dell' aj^partenenza del Tanganica. Il Lucuga attraversa una regione poco conosciuta e va a sboccare nel Langi, ma in generale è poca l'acqua che esso contribuisce alla formazione del Congo. Questo risulta così formato dal^

218 Geografia e Geologia dell' Africa

contributo di tre vasti e diversi bacini ed esce dal Langi col nome di Lnalaba e scorre al N.-O., riceve poco dopo alla destra il Luoma e passa sotto Niamgue; da questo punto fino al mare fu tutto percorso.

LlKllaba Congo, Qui è già un gran fiume di una maestosa corrente, profondo parecchi metri, e largo almeno un chilometro. Da Xiamgue fino a sotto l'Equatore, corre si può dir sempre a nord, ricevendo sulla destra molti fiumi 2)oco noti che provengono dalle montagne situate all'ovest del Tanganica e del Mutan Nsige ed hanno un corso molto probabilmente parallelo da est a ovest. Essi hanno i nomi di Elila, Ulinde, Lova, Munducu Lilu. X valle di quest'ultimo cominciano le cosidette Cascate di Stanley, che sono cascate e talora gruppi di cascate, parte al di qua parte al di del- l'Equatore, che tolgono la possibilità della navigazione del fiume. Dopo le cascate il fiume prende una direzione occi- dentale. Subito dopo r ultima cascata sbocca il Mbura, altro fiume parallelo a quegli altri poco sopra indicati; poco dopo a sinistra sbocca il Lubilasc che fu riconosciuto da Grenfell fino all' 1 ^J2 ^i l^t- ^'^'^^- ^^ questo punto il fiume diventa, se mi è permessa una strana espressione parlando di un fiume, un arcipelago; esso è diviso e suddiviso da tante isole, attraver- sate da tanti canali, che la navigazione diventa diflìcile per la possibilità grandissima di errori in un fiume ancora im- perfettamente conosciuto nei particolari, tanto più che avven- gono spessi spostamenti ad c^gni piena del fiume. Il corso complessivo del fiume descrive un grande arco col (juale ol- trepassa il grado di latitudine settentrionale, e dopo il 20° or. (li (Ir. piega a S.-( ). fino alla foce.

Il corso continua ad esser pieno di isole, e a ricevere grossi e numerosi afiluenti, finche comincia ad addentrarsi nelle mon- tagne della costa occidentale dell'Africa, allora il corso torna unito in un ramo solo, che forma il sinaolare laii'o conosciuto col noiiK' di Staiilcv Pool; attraversa h- barriere dei monti,

Geografìa e Geologia dell'Africa 219

formando le Cascate di Livingstone, che impediscono la na- vigazione dal mare al bacino centrale; nscito da queste dopo un giro a S. riprende la direzione occidentale e sbocca nel mare al di latitudine meridionale.

Affluenti di sinistra, Una parte importante ed ancora oscura hanno gli affluenti del Congo in quel tratto del corso che va dalle cascate di Stanley a quelle di Living- stone; parliamo prima di quelli di sinistra. Da questo lato dopo che Stanley notò molte foci di larghi fiumi, si cercò di attaccare ad essi alcuni corsi d'acqua visti prima o poco dopo di lui nei punti superiori del bacino; e si tracciarono nelle carte dei corsi d'acqua, che le esplorazioni più recenti mostrarono erronei poiché doveano convergerli nel Cassai; non restando oltre questo che fiumi ben minori di quelli ipote- tici, che in mancanza di notizie esatte si erano indicati. Molte di quelle foci che Stanley nella rapida corsa avea credute di fiumi non erano che foci di canali del Congo; oltre le foci dei fiumi minori. Vicino al posto dove si collocava il Sancuru, sbocca un brevissimo corso d'acqua il Luchinga; più a valle sbocca il Lulonga rimontato per molte centinaia di chilometri da Grenfell e Francois. Sotto l'Equatore sbocca il Cinapa; qui lo Stanley avea posto le foci dell' Ichelemba, ma questo non è che un breve affluente. Questi fiumi ven- gono da est e nella direzione della corda del grande arco del Congo. Poco a sud dell'Equatore il Congo comunica con un gran lago, il Mantumba, che è congiunto forse coli' altro più grande, denominato Leopoldo II; i quali forse rappre- sentano l'Aquilonda delle antiche relazioni dei missionari Ita- liani e dei Portoghesi; e questo lago di Leopoldo II comu- nica col Luchenie, fiume che sbocca nel Cua-Cassai. Una descrizione esatta di questi laghi manca; le notizie che si lianno da vari che li videro (Stanley, Kund, Tappenbesk) sono diversCj e si spiegan queste difierenze perche questi laghi ricevono le piene dei due grandi fiumi e le scaricano in tempo

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di magra, per cui devono cambiare e forma e dimensioni; e non ^^arà che dopo lunghe osservazioni che si potranno sta- bilire colla voluta precisione.

Ci tei- Cassai, Il Cua-Cassai è il più importante degli attinenti di sinistra, e molto probabilmente per ampiezza di bacino e per quantità di accjua il })iii importante di tutti gli affluenti del Congo. Le sue sorgenti sono presso al 12^* di lat. mer. e al 18° % di long. or. di Gr. in quell'altipiano che ha tanta importanza nella orogratìa e idrograha africana, che a suo tempo abbiamo descritto. Le sorgenti sono a breve di- stanza da (quelle del Cuanza e del Lunge-bungo, affluente dello Zambese. 11 Cassai scorre per 300 cliilometri da O. ad E., e giunge in una regione paludosa «4i cui fa parte il lago Dilolo, alto 1445 metri sul livello del mare. Da questo lago escono due fiumi che si chiamano tutti due Lolemba, uno che si getta nel Cassai l'altro nel Liba falto Zambese), per cui a questa grande altezza abbiamo una comunicazione per via di acqua tra l'Oceano Atlantico e l'Indiano.

Dopo questo confluente il Cassai volta dritto al nord, e corre in questo senso per più di 600 chilometri, finche si congiunge col Lulua, che porta le acque del paese di Lunda; allora piega a N.-O. e si unisce col 8aucullu che col nome di Lubiras ha le sorgenti vicinissime al Lubari, affluente a sinistra del Lua- laba. Così uniti, il Cassai e il Sancullii formano un grandis- simo fiume, clic lia una direzione costante di N.-(J. In giù a sinistra confluisce il Coango, grandissimo corso d'acqua, ri- montato per 400 chilometri, che nasce a minima distanza dalla sorgente del Cassai, ma va subito a nord con corso costante- mente dritto fino alla foce, e riceve le acque del versante orientale dei domini portoghesi e dell'occidentale del regno del Muata Janvo. Poco a valle del confluente del Coango sbocca il Luchenie che come si è detto è in comunicazione col lago di Leo])oldo IL . Gli affluenti di sinistra sono ancora più oscuri.

Geografia e Geologia dell'Africa 221

Artlinii ecc. Sboccano nel Congo rAriiimi, l'Ucliere, ritimbiri e l'Ubmigi. Dove nascono? Quali sono i loro corsi superiori V

Stanley ritenne che l'Aruimi fosse il corso inferiore del- l'IJelle di Schweinfurtli. Le esplorazioni fatte dal D/ Junker e dal cap. Casati fecero credere diversa la cosa. Si ritenne clie Uelle e Nomalo non fossero che nomi comuni di fiume per cui si accomodò la cosa così; l' Uelle Macua ingrossato dal Bomocandi non sarebbero che il corso superiore dello Sciari, il Nepoco invece che scorre parallelo al Bomocandi a un grado circa di distanza sarebbe l'alto Amimi il (piale si espanderebbe in un lago, detto Chei el Abi, forse quello di Piaggia, di Lufton e di altri. La conclusione di questa ipotesi era nn corso Nepoco Amimi, affluente del Congo e un corso Macua Sciari, affluente del lago Tsad, divisi da alture di minima elevazione e con probabile confusione dei corsi per mezzo di canali intermedi. Lo Chavanne [Africà's Str. nnd FI.) porta in campo che l' Uelle sia invece 1' Uchere e che l'Amimi esca dal golfo di Beatrice.

La più seguita ora è l'ijjotesi di A. Z. Wauter. L'Aruimi sarebbe con probabilità il Nepoco di Junker, e l'Uelle Macua sarebbe 1' Ubangi, e raccoglierebbe tutte le acque dei paesi dei Niam Niam, scorrerebbe a ponente e poi a sud, nel qual ultimo tratto l' Ubangi fu riconosciuto nell' 84-85 da Grenfell. Questa ipotesi è appoggiata dal volume delle acque dei due fiumi, dalle epoche delle piene e da alcune notizie raccolte dagli indigeni.

Speriamo vére le notizie che in questi giorni portano i giornali sul buon esito della spedizione di Stanley, e al suo ritorno la Greografia sarà vantaggiata di migliori notizie su questi paesi.

Dopo questo entrano nel Congo il Sanga, il Licoma, ri- conosciuto dal Massari, l'Alima e altri minori provenienti dal Congo francese e che avendo i corsi superiori molto vicini

222 Geografia e Geologia dell'Africa

a quelli dell' Ogove e dei suoi affluenti, hanno un avvenire come vie di comunicazioni fra l'Atlantico e il Congo al di- sopra delle cateratte di Livingstone.

La foce del Congo è ad estuario; ma prima della foce esso forma una quantità di isole colla solita suddivisione in numerosi canali secondari; ^evh il canale principale è senza confronto maggiore di tutti gli altri insieme.

Come avviene negli estuari, l' acqua dolce del Congo scorre sopra la salata del mare e si mantiene dolce a 25 chilometri dalla foce, e salmastra a 40 cliilometri.

L'acqua marina penetra poi di sotto nella rada di Banana e talvolta mette a prova 1' abilità dei piloti che devono di- rigere i bastimenti in due acqite con correnti opposte una sotto l'altra. In su di Ponta de Lenlia racijua è dolce an- che al profondo.

Questo fiume ha la lunghezza di 4150 chilometri e un Ija- cino di 4.075.000 secondo Metchnikow; la sua portata fu va- riamente calcolata, sembra che una cifra intorno ai 48.000 metri cubi sia la più probabile; ma ancora non si hanno dati sufficienti per fare un calcolo per se così difflcile; ed ancor più difficile il calcolare la materia trasportata dal fiume in mare : lo Chavanne ritiene che rappresenti un volume di 350 milioni di metri cubi (1).

Il Congo, essendo un fiume che ha influenti importanti nei due emisferi settentrionale e meridionale, ha due periodi di crescita; poiché la stagione delle pioggie segue la posizione zenitale del Sole. Alla foce in Dicembre e in Maofg'io abbiamo i pili alti livelli, in Marzo e in Agosto i più bassi; la mas- sima differenza di livello sono di circa 9 metri nella regione delle cateratte, e di 4 metri a Vivi.

(1) Il Po secondo il Mengotti trasportava 822.000.000 di m. e, il Lom- Ijardini riduceva questa cifra a 42.700.000 in. e, il Mollard-Real a soli 11.500.000 m. e. Queste differenze mostrino lo incertezze di questo genere di dati.

Geografia e Geologia dell'Africa 223

Il Congo, se non esistessero le cateratte tra Maladi e Leo- poldville, sarebbe una strada delle più belle per le conmnica- zioni interne dell'Africa; si son trovati nel bacino circa 11.200 chilometri navigabili da battelli a vapore e se ne troveranno ancora alquanti; clic non tutti i fiumi sono stati suffi(5iente- mente esplorati; ma finora tutto questo è poco utile per la chiusura della comunicazione coll'Oceano.

Lungo la costa occidentale dell'Africa vi è una lunga striscia di terra limitata a levante dal bacino del Coango e poi dagli affluenti più lontani dello Zambese, In questo territorio non possono esistere che fiumi secondari, ma di (|uesti, due me- ritano qualche menzione.

CodìlZd, Andando da nord a sud si incontra prima il Coanza; esso nasce presso le sorgenti del Coango a un'al- tezza di 1(300 metri sul livello del mare. Una metà del suo corso è nelle terrazze montagnose del paese di Angola, at- traversa le montagne con una serie di chiuse, di cateratte che cessano a 200 chilometri dal mare. L' ultimo tratto è na- vigabile, la foce ha una barra pericolosa. Il suo bacino è valutato un 300.000 cliiL q. e la lunghezza del corso quasi 1000 chilometri.

Cìlfieìie. Il Cunene nasce poco lontano dal Coanza e scorre a sud fino al confluente col Cuculovar, poi piega a ovest. Ricco d'acqua nella stagione delle pioggie inonda esten- sioni grandissime. Nella stagione secca invece è scarsissimo d'acqua. Il suo corso inferiore ha ora una importanza poli- tica per essere stato scelto come confine tra i jjossessi tedeschi e i portoghesi. Al sud di questo nessun fiume è degno di esser notato fino all'Orange.

Ovciìige, L'Orange o Grariep nasce nelle Montagne delle Sorgenti e scorre verso S.-O. Nella stessa montagna nasce il Caledon che si congiunge come affluente di sinistra all'Orange dopo aver corso un 300 cliilometri parallelamente al fiume principale; uniti scorrono verso 8.-0. fino al confluente col

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Walil. lungo fiume che attraversa raltijDÌano della Repubblica Sud-africana, e corre parallelo alllJrange. Il Wahl per la lun- g'iiezza del corso sarebbe fiume principale; ma attraversando terreni aridi e nascendo in regioni a scarse pioggie porta una minima quantità di acqua. Dopo il confluente scorre verso ovest sempre attraverso l'altipiano fino alle Cento cascate. (^)ueste sono cateratte che complessivamente abbassano il li- vello del fiume di 120 metri: poco dopo ha alla destra uno di quei fiumi estinti di cui parleremo, 1 Igap. Nella parte inferiore del corso non si trovano più fiumi permanenti; at- traversa la catena costiera passando dalle barriere a rive inac- cessibili, fa dei bruschi giri, e sbocca in mare con una foce chiusa da una barra potente. -.-

Fitiììii delV Oceano Indiano, Nella regione del

Capo le montagne e il bacino deir(Jrange tanto vicini alla costa meridionale impediscono che si formino altri fiumi che costieri. Di questi sono da nominarsi il fiume Olipliant, il Gam- toos, e Great Fisch, che nascono nelle montagne interne e sboccano dopo attraversata la catena costiera. Dalla parte orientale si succedono alcuni piccoli corsi ricchi d' acqua e con molte cascate fino al Tughela al nord di Porto Natalo che nasce nel versante orientale Monte delle Sorgenti e scorre tortuosamente a levante.

Nella baia di Delagoa sboccano molti fiumi i quali con- vergono da tutte le parti, salvo, naturalmente, che dall'orien- tale. Fra questi meritano menzione il ]\[aruta, che viene dal mezzogiorno, e il ^larina dal settentrione.

Liìnpopo, Poco più a nord sbocca il Limpopo, o Fiume dei Cocodrilli. Questo nasce nelle vicinanze di Pretoria, a poca distanza dagli afiluenti del Wahl. Si dirige verso N.-O. e fa un grandissimo arco al N. del confine della Repubblica Sudafricana poi piega a S. S.-E. e sbocca a poca distanza dalla baia di Delagoa; il suo corso ha un 1440 chilometri di lunghezza, mentre le sorgenti ne distano appena 520 dalla

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foce. Prima di entrare nella pianura attraversa i Ziitpan, monti l^aralleli alla costa, e vi fa la suj^erba cascata di Tolo Azimè. È navigabile appena per 140 cliilometri. Ad onta della sua lunghezza, del suo bacino, che è di circa GOO.OOO cliil. quad., e del numero dei suoi affluenti, non è un fiume ricco di acque. Gli affluenti di sinistra sono in generale di poco conto, por- tano poca acqua e sono di breve corso. A destra sono da nominare il Xvlstrom e il fiume Olifant, che vanno come raofo;i della gran curva. Dopo alcuni corsi di acqua di poca im- portanza si trova il Sabi, un fiume lungo un 700 chilometri che nasce nelle montagne orientali del Matabele e scorre a sud attraversa una fessura dell'altipiano; giunto alla pianura piega ad angolo retto ad est e sbocca con un delta di 2000 chil. quad. di superficie. Grosso molto nella stagione delle pioggie, è un misero corso d'acqua nella stagione secca; pure nel basso corso è rimontabile per un 100 chilometri con barche a vapore. Più a nord il Busi e il Pungue sono due simili ina minori correnti.

ZciTìlbesC, Ora j^arliamo del più gran fiume che sbocchi nell'Oceano Indiano. Le sorgenti del Liba, che comunemente si ritengono quelle del fiume princij)ale, non sono le più lonta,ne dall'Oceano; tenendo conto della distanza dalla foce, sarebbero invece quelle del Quando. Ma senza discutere questo fatto, di cui si è detto già indietro, jD^i'li'^ii^^o di quello che è general- mente adottato. 11 Liba nasce a minima distanza dal Lulua (affluente del Cua-Cassai) non lontano dal monte Impune presso il villaggio di Chisenga, e un breve tratto del suo corso supe- riore fu visto da Mao; var e da Cameron. La località sta nella tante volte citata linea di montagne che attraversa l'Africa al 12° parallelo meridionale. Il Liba scorre a S.-O. e riceve moltissimi corsi d'acqua, che vi confluiscono a forma di ven- taglio. Fra questi affluenti del corso superiore va notato il Lolemba che proviene dal lago Dilolo, dove si uniscono le acque del bacino dello Zambese con quelle del Congo. Scorre

lo. Geografìa e Geologia dell'Africa,

9 20 Geografia e Geologia dell'Africa

sempre a sud col nome di Zambese e riceve a sinistra il Cabompo. grosso fiume che nasce presso il Lualaba. Al con- fluente con questo fiume lo Zambese è già navigabile. Sulle rive del fiume nella stagione delle pioggie si formano delle paludi di molte migliaia di chilometri quadrati di superficie, le quali nella stagione secca sono steppe. Più a sud comincia la o-rande curvatura verso levante, direzione che mantiene finche attraversa il paese di Tete, e dopo piega a S.-E. fino al mare. Dove comincia la grande curva, si trova la celebre cascata detta dagli indigeni Mosi a Tunia « fumo tonante. » Questa è l' ultima di una serie di forse cinquanta cascate, per le quali lo Zambese scende dagli altipiani superiori al- l'altezza del Calaharri. Quest'ultima, detta anche Victoria falls dagli scopritori inglesi, è ritenuta per la più bella ca- scata del mondo; il fiume largo un chilometro si precipita dall'altezza probaljile di 120 metri in un baratro lungo come la sezione del fiume e largo in molta parte appena 30 metri, in nessun luogo più di 80; si può immaginare che effetto debba produrre un simile fatto ; il rumore si sente a 80 chilo- metri di distanza, una nebbia d'acqua dalle masse schiumose si innalza in colonne alte fin 300 metri. Gli indigeni non si avvicinano credendola cosa sacra. L'acqua caduta nel baratro ne scappa per una fessura a zig-zag, larga appena 30 metri, che si aggira per qualche chilometro in mezzo alle roccie, finche si allarga lentamente a riprendere le dimensioni del corso superiore del fiume.

Coaildo, Poco prima della cascata avviene il confluente col Coando o Ciobè; anche questo fiume nasce nel versante meridionale della ''linea di displuvio che va da Bihè al Tan- ganica a un 13G0 m. di altezza (Serpa Pinto). Corre al S.-E., riceve molti affluenti ed è un fiume navigabile in buona parte del corso, però ostruito talora da cespugli natanti. Nella sta- gione delle piene esso forma, prima di unirsi allo Zambese, un lago temporaneo che porta il nome di Ciobè, lo stesso

Geografìa e Geologia dell' Africa 227

del fiume nell' ultimo tratto. Col mezzo di questo lago il ba- cino dello Zambese si collega anche con quello del Cubango e di questo riparleremo quando si tratterà dei bacini chiusi.

Al disotto della cascata, lo Zambese riceve le acque che 2)iovono tra il Banguelo e il Niassa, portategli dalla grossa e poco nota corrente del Loango che sbocca sulla riva sini- stra proveniente da nord, e sulla riva destra riceve molti fiumi che provengono dalle regioni settentrionali del Mata- bele. In questo tratto di corso ha pure molte rapide e qualche cascata. Giunto nella pianura, sbocca sulla sua riva sinistra un interessante fiume : lo Scire che è Y emissario del lago Niassa.

NÌCtSSCl, Questo lago somiglia moltissimo al Tanga- nica. Lungo 600 chilometri, stretto fin 24 cliilometri, di su- jjerficie di 30.000 chilometri quadrati ha tutte le dimensioni poco diverse dall'altro; solo è difterente l'altezza sul livello del mare; il Tanganica è di 780 metri, mentre il Niassa è soltanto di 480 metri. È circondato da montagne alte più di 2000 e forse 3000 metri, è profondo più di 180 metri. E sog- getto a colpi di vento pericolosi e a nebbie ; chiuso fra monti, riceve solo dei grossi ruscelli, e le difterenze di livello non pas- sano nelle varie stagioni l'altezza di un metro. Lo Scire è il suo emissario che esce dall'estremità meridionale, forma.il la- ghetto di Pennalombue e con corso sempre dritto al sud sbocca con due foci nello Zambese.

Unito a questo lo Zambese è un fiume imponente talora raggiunge i 13 chilometri di larghezza e sbocca con un delta a zampa d' oca, con numerose bocche ; la sua lunghezza si ri- tiene di 2.G00 chilometri, e il suo bacino si calcola ampio 1.443.000 chilometri quadrati.

RìtVtlììlCt, Al nord dello Zambese si trovano dei fiumi piccoli fra i quali il Ludia e il Mururi: ma tutti di impor- tanza secondaria. Più interessante di essi è il Ruvuma che mena all' Oceano Indiano le acque provenienti dalla pendenza

228 Geografia e Geologìa dell'Africa

orientale dei monti che fìanclieggiano il Tanganica, e scorre da O. a E. con poche sinuosità. Ha molti affluenti, il più gi-ande è il Lienda o Lugenda che nasce nelle vicinanze im- mediate del lago salato Scirva, col quale forse nelle piene è in comunicazione. Il Ruvuma è lungo forse 720 chilometri e a basse acque fu rimontato 2:>er 300 chilometri con grandi stenti; ma all'epoca delle piene un piroscafo troverebbe in ogni luogo profondità sufficiente.

Al nord del Ruvurna e parallelo a questo si trova il Lu- figi che risulta dall' unione di due fiumi che nascono a set- tentrione del lago Niassa e vicino a questo : per qualclie tempo anzi ne fu creduto l'emissario. Corre semj)re verso est e sbocca con un largo delta davanti l'isoki di Mafia.

Più al nord la grande depressione del paese dei Masai im- pedisce la formazione di lunghi fiumi, non si hanno che corsi d'acqua costieri dei quali il Rufu, il Varni, il Ruvu, il Sa- bachi, e il Tana sono i j)i*incipali, il Ruvu ha una certa im- portanza come quello che scende dal lato meridionale del Chilimangiaro, il Sabachi dal lato settentrionale, e il Tana che riceve le pioggie del Chenia e sono tutti ricchi d'acque.

Gii (bei. Più importante è il Giuba. Questo nasce sulle montagne del paese di Metsa e vi è denominato Gribbe e scorre al sud attraverso piani alti più di 2000 metri sul livello del mare; indi si mette in una valle tra l'altipiano di Gaffa e quello dove emerge il gigantesco Vosco, con un corso sempre diretto a sud, ricevendo moltissimi fiumi piccoli ma ricchi di acque sj^ecialmente quelli sulla riva destra. Il fiume in questa regione prende il nome di Orna,- ed è noto solo i^er relazioni. Esso e gli affluenti sono sem^^re vicini a quelli del Nilo az- zurro e del Sobat. Uscito della valle si trova a pochi chi- lometri dal Boro, lago dal quale esce il Sobat, ma invece di gi- rare a ovest piega ad est attraverso il paese dei Somali col nome di Uebi Dava, con direzione quasi costante da O. a E.^ fine Ile si incontra con altre acque che scendono dal versante

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orientale del Vosco e portano al confluente il nome eli Uebi Gouana. Così risulta il fiume che gli Arabi dicono Giuba, che corre a mezzogiorno e sbocca sotto all'Equatore. Nel tratto inferiore fu rimontato ed è navigabile. Gli si assegnano IGOO chi- lometri di lunghezza.

xVl nord del Giuba nessun fiume giunge al mare che meriti di essere ricordato.

Baciìli interìli, Dei bacini interni dell'Africa di gran lunga il più importante è quello del lago Tsad o Tsade o Tzade.

E questo un grandissimo specchio d'acqua posto nel bel mezzo della parte più massiccia del continente africano, ed ha una forma di cuore colla punta in alto.

Gli si assegna una superficie di 28.000 chil. quad., una profondità di 4 o 5 metri e una altezza di 244 metri sul livello dell'Oceano. Però sulla estensione superficiale di questo lago i dati variano moltissimo ; secondo Rohlfs si andrebbe ad un minimo di 11.000 chilometri; e nell'epoca delle piene esso passa i 50.000 chilometri. E se si riflette da un lato alla minima profondità, all'essere il lago un piano sommerso piuttosto che una vera profondità lacustre, all'aver esso quasi in tutto il contorno delle rive a fior d'acqua, che si esten- dono per tratti immensi quasi senza nessuna inclinazione, e d'altra parte si pensi alla enorme evaporazione in un clima torrido di un'acqua tanto poco profonda, per cui in Luglio e in Agosto una gran parte dell'acqua viene esportata per causa del calore del Sole, e poi alle grandi pioggie che seguono il Sole e che si versano nel bacino del lago fin modo parti- colare jjer mezzo dello Sciari), per cui il livello in Novem- bre si eleva di un 12 metri, si comprende facilmente come i limiti del lago, e quindi l'area da esso occupata, devano es- sere molto diversamente estesi nelle varie stagioni. Come si disse, le rive del lago sono variabili e basse, pare che sia solo del lato nordico verso il deserto, dove delle dune possenti

230 Geografia e Geologia deli' Africa

hanno stabilito come nn argine, che non av^^engano altera- zioni, e pare ancora che nel lago vi sia per dir cosi un mo- mento lentissimo da est ad ovest. Il lago poi presenta una superficie d'acqua continua nella parte settentrionale, dove si chiama delle acque nere, la metà meridionale non è che una laguna, e tra 1" un tratto e l'altro sta un infinito numero di isole che formano 1" arcipelago di Buddum e di Curca. Altre isole si trovano sparse j^cr il lago, specialmente lungo la costa occidentale.

Nel lago si versano molti corsi d" acqua intermittenti sulla costa occidentale e meridionale, il più grande e importante di questi è il Comaduga-Vaube, detto anche leu, formato da vari corsi d'acqua che cominciano fin Tlell'Aussa a 800 chilometri all'ovest del lago, e sempre in linea retta da ovest ad est, corrono a portarvi l'acqua nella stagione delle pioggie, perchè nella stagione secca è raro che vi sia fiume permanente. Al mezzogiorno vi sono dei fiumi che versano acque abbondanti nel periodo delle pioggie delle calme equatoriali e da- questo lato si trova quella regione lacustre, di cui il più importante stagno è il Tuburi, ricordato parlando del bacino del Xiger, la quale indica una comunicazione fra il Tsad e il Binuè.

SciarL Ma di tutti i corsi d'acqua che si versano nel lago, di gran lunga il piìi importante è lo Sciari, che porta probabilmente una massa d'acqua più che doppia di quella di tutti gli altri fiumi insieme ; si vuole che la portata media sia di 2000 metri cubi per secondo, media però che deve variare fra estremi grandemente distanti. Xella stagione delle pioggie, lo Sciari non ha più le tante varie bocche clie si vedono at- traversare il delta nella stagione secca; esso non è che una immensa bocca larga 50 chilometri, che le unisce tutte insieme, e copre tutte le isole paludose. Dove siano le sorgenti di questo fiume non si sa; è ancora possibile sostenere che siaTUelle; però h più probabile che molti corsi d'acqua (Bahr el Abiad, Bahr el Azrec, Bahr Cuti, Amadebbe) nascenti nel paese dei Dar Banda

Geografia e Geologia cleW Africa 231

e dei Dar Bniiga sieno i corsi superiori di questo fiume, che nel suo corso inferiore piglia il nome di Sciari e scorre da S.-E. a N.-O. e formando un vasto delta mette foce sulla riva meri- dionale del lago. La lunghezza dello Sciari, presa dalla sor- gente del Balir el Azrec, è forse di 1100 chilometri.

Bcihr el Gazai, Questo lago poi presenta una grande particolarità: è un bacino chiuso ed è d'acqua dolce. Questo fatto che desta meraviglia si cercò sjDiegare con un recente cambiamento della idrografia africana, per cui l'essersi il lago formato in tempo recente, non abbia dato il tempo necessario perchè siasi potuto in esso" concentrare ancora la quantità di sale, d'altronde estremamente j^iccola, portatavi dai fiumi che attraversano regioni tra le meno salate della superficie terre- stre. Si diede ancora un'altra spiegazione supponendo che il lago abbia avuto un emissario nel Bahr el Gazai ; uno di quegli uadi che si incontrano nell'Africa e che comincia all'angolo orientale del lago e j)oi si dirige verso N.-E. per 500 chilometri verso le falde dei monti di Boren. Questo si credette in prin- cipio un antico influente ora asciutto ; ma esaminando il livello si riconobbe che dovea essere un emissario, ora asciutto bensì; ma che in straordinarie crescite del lago potrebbe ancora servir di scolo alle acque sovrabbondanti ; e come succede tanto spesso, potrebbe anche essere asciutto superficialmente e aver dell'acque nelle parti profonde; tanto è vere» che una serie non interrotta di oasi si trova in esso, e questo corso sotter- raneo si dividerebbe, come il letto superficiale, in due rami, uno dei quali andrebbe a finire nell'Ege, l'altro nel piano di Bodele, che è 85 metri più basso del lago di Tsad; per cui si può supporre che il bacino concentratore della salinità apportata dai fiumi (una specie di Carabogas) si j)ossa tro- vare in bacini sotterranei di (jueste ancora poco esplorate regioni.

Ngaììll Cìlbaìigo, Secondo per estensione e per im- portanza tra i bacini chiusi è quello dell'Africa australe che

232 Geografìa e Geologia dell' Africa

è compreso nella jDarte settentrionale del deserto di Calaharri, nel paese degli Ovambo e dintorni.

E il bacino del Cubango e del Nganii.

Il Cubango nasce presso Belmonte nell'altipiano di Bike, vicino alle sorgenti del Cuango e scorre a sud e poi ad est, jjarallelamente al Cuando. Esso non è sempre pieno d'acqua, ma quando è un vero fiume cioè nella stagione delle pioggie va a sboccare nel lago Xgami. clie più che un lago si può dire ima palude inondata, di limiti varianti secondo le piene e le magre del fiume. Questa comunica per mezzo di un ca- nale detto Zuga con un gruppo di laghi o paludi salmastre, detti complessivamente MacaricarL di cui Xtue Xtue e Ca- mandan sono i più noti.

Occupano un vasto spazio di un 400 chilometri in lungo, a livello uguale fra loro e col lago Ngami, a una altezza che è variamente valutata ma che si aggira intorno agli 850 metri sul livello del mare. Il Zuga, quando il Cubango versa le sue acque nel Ngami, scorre da questo al Macaricari, quando il Cubango cessa allora rifluisce nel Xgami. Xelle grandi piene poi, la estrema eguaglianza di livello j^ermette alle acque di questo bacino di unirsi per mezzo del Ciobè con quello dello Zambese.

Doboi, Nel paese dei Somali è un fiume che nasce nei paesi soggetti allo Scioa e scorre verso 8. -E. fin (juasi al mare, e piega verso S.-O. andando parallelo alla riva, dalla quale è separato da una striscia di terra, detta Tuni, e si estingue, come tanti altri fiumi africani ; senza aver raggiunto il mare. La lunghezza supera i 1200 chilometri ed è pochis- simo conosciuto. Alcuni oreog-rafi lo collocano come il Giuba fra i fiumi che sboccano nell'Oceano Indiano.

Aìiasc, Un altro bacino chiuso che avrà forse una iuiportanza per le future sorti della colonia di Assab, è quello dell' Aussa. Il fiume Auasc nasce nello 8cioa meridionale e gira al sud e all'est intorno all'altipiano, finche incontra il

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Mille, e insieme vanno ad est e sboccano in una serie di laghetti d'acqua dolce fra gli altri il Gargosi e l'Affimbo, finche finiscono in un lago salato l'Abbeabad. Il suo corso non è bene conosciuto, lo si stima lungo un 800 chilometri, in magra ha 50 metri di larghezza e 1 di profondità, mentre in 2)icna è largo fin 2 chilometri e profondo 6 ad 8 metri e fertilizza i terreni coli' irrigazione e col limo fecondante. Altri piccoli bacini chiusi si trovano in questo lato il più notevole è quello salato di Assai presso Tagiura, noto pe/ la grande profondità di 174 metri sotto il livello del mare; è un piccolo specchio d'acqua profondo un 40 metri prezioso per gli abitanti, che fanno commercio del sale raccolto sulle sue rive.

Sciott, Altri bacini chiusi sono quelli già ricordati trat- tando della orografia dellWlgeria, cioè gli Sciott che occupano il centro dell'altipiano algerino e quelli che stanno nel Sa- hara algerino orientale e nel Tunisino. I più grandi dei primi sono il Sciott el Scergui nella provincia d'Orano, il Carbl, il Zarez Scergui in quella di Algeri, il Sciott el Odna, e il gruppo di cui sono principali il Sciott el Beida e il Guera el Tarf in quella di Costantina. Gli ultimi quelli del Sahara, già nominati, fra cui il Sciott Melghir e il Sciott Gerid sono i principali, costituiscono un importante bacino in continua- zione del Golfo di Gabes. Questi però non hanno notevoli bacini fluviali attuali,

Fiuììli estiìlti, Qui però è il caso di parlare dei ba- cini estinti.

È questo un fatto non esclusivamente africano, troviamo anche nelle altre parti del mondo e in modo molto notevole in Asia dei letti di fiume, che da tutti i dati apparisce de vano essere stati in altri tempi ri]3Ìeni di corsi d'acqua, ma in nessun luogo questo fatto ha l'importanza che presenta in Africa.

Questi letti di fiume si trovano naturalmente nelle regioni a scarsa o nulla preci^jitazione atmosferica.

234 Geografìa e Geologia dell'Africa

Hìf(f((p. Quasi tutto il deserto di Calaliarri, da circa il 22" parallelo e dalle montagne del paese di Nama fino alla destra del fiume (frange, forma il bacino di un fiume estinto che si compone di molti rami, il Xosop e l'Oup da ponente a settentrione, il ^Molopo e il Curuman da levante, i quali tutti vanno a formare l'Hygap, che riceveva un altro ramo sulla destra, il Goub, e raggiunge l' Grange sotto le cascate di Giorgio lY. Questo e i suoi influenti non mancano asso- lutamente d'acqua; ma questa non è che temporanea in al- cune bassure e forma piuttosto dei tratti di palude clie corsi d' acqua. Fiume non è più, ma tutto fa credere che deve es- serlo stato. Il suo bacino rappresenterebbe una superficie di quasi mezzo milione di chilometri quadrati ; altri piccoli fiumi apjjartengono pure al medesimo sistema.

^Of/Ct, Qualche cosa di simile si trova nel paese dei Somali dove però non si hanno sufficienti cognizioni per dire con sicurezza se il Uadi Noga e il Tug Dehr si possono ascri- vere a tali specie di fiumi.

BefJÌOìie Saharklìia, Ben più importanti sono i fiumi estinti che si riscontrano più o meno sviluppati in tutta la regione Sahariana. Xella Nubia e nell'alto Egitto noi ab- biamo una quantità di alvei, nei quali deve aver corso l'acqua, che discendono dai paesi dei Bischeri e dei Begia, e vanno a raorsriuno-ere il Nilo; fra Mi altri il Uadi Belama, il Uadi Alachi, sviluppato letto di fiume al confine meridionale del- l'Egitto. Accennammo già parlando del lago di Tsad dell' im- portantissimo Uadi che è nominato Bahr el Gazai, che va da questo lago al paese di Borcu. Più ad occidente dal grande nodo montagnoso dell' Ahaggar discendono due letti di fiume che se fossero veri corsi d' acqua andrebbero notati fra i più grandi dell'Africa e muterebbero completamente l'aspetto di questa parte del mondo.

Dal lato di mezzogiorno si trova il Tafassasset, che co- mincia verso il 24'' parallelo nord, si dirige a mezzogiorno e

Geografìa e Geologia dell' Africa 235

raggiunge il bacino del Niger presso Socoto e riceve nel suo corso un altro letto che discende dal paese di Ain. All'ovest di questo, molti altri alvei secchi scorrendo da N,-E. verso S.-O. raggiungono il Niger nella sua gran curva settentrio- nale. Altri alvei hanno una direzione più decisamente occi- dentale e sembrano come i capi di un gran fiume che, pa- rallelo all'attuai Sene2:al. avrebbe rao-o-ianto l'Oceano Atlan-

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tico fra la foce di questo e il Capo Bianco.

Più interessante per noi di tutti questi è l' Tgargar : un fiume estinto di forse 1000 chilometri di lunghezza che dai Tassili del nord dove ha una direzione di N.-()., si dirige poi sempre diritto al settentrione, fino a raggiungere lo Seiott di Melrir, e presenta nell' aspetto suo tutte le forme di un alveo asciutto di un OT'an fiume. Le acque non scorrono che in brevissimi tratti dei ruscelli che discendono dai fianchi delle montao-ne, e si diseccano completamente prima di giungere nella pia- nura: ma la secchezza però è superficiale; al di sotto per molti indizi si ha che l' acqua scorre ancora, e fornisce il mezzo di vivere a gruppi di palme, che si trovano in alcune oasi specialmente in quella di Uargla.

Qui viene naturale la domanda. In qual' epoca questi fiumi erano veri corsi d'acqua? Da quanto tempo si diseccarono? Molte ragioni farebbero ritenere che nella attuale epoca geo- logica essi sieno stati sempre estinti, almeno come veri fiumi; ma è interessante però clie esiste una non indifferente copia di fatti, che fan credere a un mutamento di clima nella epoca storica nostra (1).

CliììlCt ìTltltnfO. Senza discutere le cause che possono aver determinato una diminuzione delle pioggie in tutta la regione del Mediterraneo, ò certo che si hanno indizi per credere che nei tempi storici la quantità di acqua che pre-

(1) Fischer T. Sfudien ilher das Idhna der 3Iiftelvieerlànder. Mitt. Pet. Fischer T. Beitrù'f/e zur physisclien Geograpìde der MittelìPeerlander, besonders Siciliens. Lipsia, 1876.

236 Geografia e Geologia deW Africa

cipita nella parte orientale e meridionale della repone del Mediterraneo è molto minore nei nostri giorni di quello che fosse neir antico e forse anche nel Medio Evo. Senza parlare dunque dell'Asia Minore, della Siria, di Palmira, della pe- nisola del Sinai, della Palestina (1) e se si vuole anche della Sicilia e della Grecia che son fuori della parte del mondo che noi trattiamo, adduciamo qui alcuni interessanti indica- zioni per l'Africa settentrionale.

Per l'Egitto il geologo Fraas trova una diminuzione di pioggia, e indipendentemente da lui viene alla stessa conclu- sione il Klunzinger, il quale ritiene che nei tempi antichi i torrenti che vanno nel Mar Rosso doveano essere ^pìii nu- merosi, pieni di acque torbide ex- impetuose. La Cirenaica, secondo le descrizioni che ci lasciarono gli scrittori classici doveva essere più ricca di acque che non adesso; l'Aziris, che Erodoto dice ricco d" acqua anche nelF inverno, è ora ridotto ad alcune lagune di acqua verde e jìutrida. Nella Tripolitania si trovano in molti luoghi rovine di città e traccie di coltura dove ora sarebbe impossibile la vita per mancanza di acqua.

Nelle regioni dell'Atlante le pioggie sono diminnite colla di- struzione delle foreste, cominciata dagli Arabi fin dal Medio Evo e continuata e forse accresciuta dopo l'occupazione francese.

I Garamanti, abitanti fra gli altri luoghi il Fezzan, faceano i loro viaggi con cavalli e carri, gli Asciti nell'oasi di Au- gila erano rinomati pei loro cavalli. Ora in questi paesi i cavalli sono rari, e i viaggi . nel deserto in quei paesi non si possono fare senza camelli, o in sostituzione di cavalli, o per portar acqua. Ai tempi antichi il camello non vi era (2).

(Il II luogotenente Conder però opina che basterebbe sostituire nella Palestina i e, dico io, anche in altre regioni i al rovinoso governo turco uno Stato civile, per veder rifiorire la coltura del paese ora tanto maltrattato.

(2) Il camello fu introdotto nel Sahara solo nel principio dell'Era cri- stiana. Gli Egiziani impiegarono i primi camelli sotto i Tolomei, i Carta- ginesi non li adoperavano.

Geografia e Geologia dell' Africa 237

Come bestie da soma vi erano poi i buoi di razza sudanica, che furono riscontrati scolpiti nelle rozze sculture del Ti- besti e nel Fezzan (1) dove i buoi non sono j)in che raris- simi e introdotti dal nord, e sarebbe impossibile usarne come bestia da soma. L'impiego del bue come bestia da soma, dice Duveyrier, nei tempi antichi, indica una ricchezza di acqua e di pasture maggiore che nell'epoca attuale.

La abbondanza attuale dei camelli si accorda col clima secco della regione, i Fenici non lo portarono in Africa, essi che pur se ne servivano nei viaggi in Arabia e in Mesopo- tamia, molto probabilmente perchè il clima umido e piovoso di allora ne imj)ediva la riuscita. Si sa che nel Sudan e nel- r Lidia il limite del camello è dato da quello delle grandi pioggie. Dove il camello non può vivere comincia l'elefante; che elefanti vivessero nella regione dell'Atlante si sa dal fatto che Asdrubale fu mandato a caccia di elefanti, che Pompeo si dilettava di tali caccie, che Giuba fece prendere degli ele- fanti per l'esercito; sulle monete numidiche e in alcune im- periali romane è rappresentato l' elefante africano. Per le quali testimonianze, e per altre ancora che sarebbe troppo lungo citare qui, si ha abbastanza prove che l' elefante viveva non solo, ma j)rosperava anche selvaggio nella regione dell'Atlante. Ora non potrebbe vivere certamente che in qualche luogo di questa regione e in numero limitatissimo, non certamente da poterne esportare delle centinaia. Anche il coccodrillo un tempo viveva nelle acque sahariane e ora non si trova più vi potrebbe vivere per mancanza di acqua.

A tutti questi fatti, che sono già conosciuti specialmente per i lavori del Fischer sopra citati, aggiungo un'altra os- servazione fatta su varie carte geografiche antiche. Non è certamente da dar un peso tro23po grande a questo fatto e si sa quanto sieno poco esatte le indicazioni dei luoghi

(1) Barth, Duveyrier, Nachtigal.

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238 Geografia e Geologia dell' Africa

entro terra nelle carte medioevali: pur tuttavia è notevole il ripetersi in molte carte di indicazioni di fiumi importanti nei luoghi dove ora non esistono che i letti diseccati o poco meno fi;. Per cui non è affatto destituito di fondamento anche

ri) In appoggio di quanto si disse diamo qui in nota, per non ingom- brare il testo di troppe cose che non vi entrano veramente per la indole del libro, l'indicazione di alcune carte che trovo nell'Atlante del Lelewell e nella raccolta dell'Ougania.

Xella carta di Abul Hassan Ali ben Omar ('1230 1 sono indicati molti corsi d' acqua fra i quali uno che occupa il posto dell' Igargar.

Xella carta di Abulhassan Xureddin del 1274, sono pure indicati molti coi'si d'acqua nella regione transmagrebina, cosi in quella di Ibn Said dello stesso tempo, nel plenisfero Laurenziano Gaddiano ( 1351 1 della Laurenziana di Firenze, a S.-O. della piccola Sirt^ si trova un lago detto Milmil \ sciott Melghil?» alimentato da un lungo fiume che viene da S. S.-O. e che tiene perciò esattamente il posto dell' Igargar.

Il planisfero di Prete Griovanni da Carignano del secolo XIV conservato nell'Archivio di Stato di Firenze, ha pure l'indicazione di un fiume che corrisponde con sufficiente esattezza all'attuale Igargar.

Anche nel Portolano di Giacomo Giraldi del 1426 che si conserva nella Marciana di Venezia è notato im limgo fiume che sbocca nella piccola Sirte venendo da sud.

Xel planisfero terrestre del 1447 della Biblioteca Xazionale di Firenze sono indicati parecchi cor.si d'acqua che scendono da montagne poste nel deserto sahariano ; alcuni sono fantastici, ma molti occupano il posto dove ora sono letti asciutti o quasi asciutti di fiumi; due fiumi che nascono in montagne che tengono il posto dei Tassili del nord scorrono in direzione settentrionale, molto simile a quella dell' Igargar.

Xell'atlante pregevolissimo dell'Agnese del 1554 della Marciana di Ve- nezia, sono due carte che fanno al caso mio, in tutte due è indicato il Bagradas Jiuvias che nel corso inferiore occupa il posto del Bagrada; ma che ha il corso superiore aifatto inesatto pel Bagrada. Difatti in una delle carte esso viene nella Tunisia passando attraverso un passaggio fra l'Atlante e certi monti che rappresentano l'Hammada el Omra.

Nella carta poi speciale dell'Africa dello stesso Agnese si ha lutto il corso di questo fiume detto anche qui Baf/radas Jìuvius e che nel corso inferiore è il Bagrada ma nel superiore somiglia molto più all'Igargar; esso nasce nel centro del Sahara nel pendio settentrionale dei monti Usurgtda (che tengono il sito dell' Asgar) e va al settentrione passando fra l'Atlante i monti tripolitani. E curioso che dal pendio meridionale dei detti Usurgida scende una specie di Tafassaset.

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Geografia e Geologia deW Africa 239

per questo il credere die anche nel medio evo continuasse a cadere nel Sahara una quantità di pioggia maggiore che nei nostri tempi. Le osservazioni poi che sono state fatte in Algeria, dopo l'occupazione francese, cioè dopo il 1830, quan- tunque in tempi tanto brevi, pur confermano questa diminu- zione, e qui si tratta di dati positivi. Difatti ad Alg'eri dal 1838 al 1850 caddero in media 800'"™ d'acqua l'anno, dal 1850 al 1862 furono 770™'", dal 1862 al 1874 si ridussero a 630. Oltre al Fischer questa tesi, cioè di una diminuzione di pioggie nel dominio del Mediterraneo, fu sostenuta al Con- gresso Geografico di ^^enezia {N'otizie e rendiconti^ I volume. Roma, 1882) dal prof. De Rossi con buoni argomenti.

XII

Vegetazione e Piante *

Distribuzione delle piante in rapporto alle

Xyioggie, E della piti elementare evidenza, dopo tutto quello che si è detto nei capitoli precedenti sulla simmetrica distribuzione della temperatura, della umidità, delle pioggie, e delle qualità esteriori del suolo africano, che una grande simmetria deva esistere anche nella vegetazione dell'Africa, sia per quel che riguarda la presenza e la frequenza delle piante arborescenti, delle piante annuali, delle graminacee; sia per quel che riguarda i periodi di vegetazione. Ora questo fatto appunto che si può dedurre dallo studio accurato degli ele- menti che favoriscono e impediscono in varie maniere la vita delle piante, è anche provato dall' esame diretto dei fatti, e la flora africana ora nelle grandi linee la si conosce, sempre colle solite riserve di incertezze e anche di lacune in molti luoghi, in modo da formarsi una sufficiente idea.

Si sa quanto sieno decisamente efficaci nello sviluppo della

240 Geografìa e Geologia dell'Africa

vegetazione i due elementi calore e acqua. Del calore in Africa non fa difetto si ])\\o dir in nessun punto; ma bensì l'acqua che vedemmo distribuita diversissimamente, tanto quella scorrente sopra il suolo, quanto quella che precipita sotto la forma di pioggia; ed è a questa diversa distribuzione che si devono le più notevoli divisioni nelle zone di vege- tazione. Ripetendo in brevi parole quello che si è detto pre- cedentemente (1) abbiamo in Africa una regione di pioggia quasi continue fra il nord e il ò** sud, dall' Uchereve al C. Palmas e una breve striscia sull'Oceano Indiano lungo la costa di Zanzibar. Attorno a questo primo tratto, dal con- hne meridionale del Sahara al settentrionale della regione del Calaharri abbiamo una regioiie a pioggie periodiche che corrispondono colla posizione zenitale del Sole. Al nord e al sud di questa, due zone a scarsissime ed incerte pioggie, e finalmente due strisele di terreno a pioggie invernali una sul Mediterraneo : Barberia e Cirenaica ; V altra al lato opposto : Terra del Capo e Natal. In corrispondenza con questa gene- rale distribuzione delle pioggie sono le massime divisioni bota- niche dell'Africa.

Flore, Il Grisebach (2) comprende le due prime zone nella Flora del Sudan; la zona senza pioggie settentrionale nella Floixt, del Sahara; la zona senza pioggie meridionale costi- tuisce per lui il dominio della Flora del Calaharri ; la regione sul Mediterraneo fa parte appunto del dominio della Floi^a del Mediterraneo; e la regione del Capo costituisce il dominio della Flora del Capo. Ognuna di queste flore ha dei caratteri di- stinti per il botanico, ma tutti questi caratteri dei quali si occupa lo scienziato in generale non sono calcolati e in molti casi non sono accessibili alla massa degli uomini; ma alcuni caratteri esteriori e implicanti la forma e la vita degli or-

(1) Vedi cap. X, pag. 184 e seg.

(2) Vegetation du Globe.

Geografia e Geologia dell'Africa 241

panismi vegetali e la loro utilità immediata saltano alla vista di tutti, e sono quelli che interessano la comune degli uomini, ed è sotto questo punto di vista che principalmente, se non esclusivamente, considereremo la vegetazione dell'Africa in questo libro che ha carattere popolare, nella considerazione anche che la distinzione che ne segue non è in contraddi- zione di fatti scientifici ; ma dipende solo dal vario modo di apprezzamento dei vari fenomeni che presenta un organismo vegetale.

Flore delle regio ni Senipreverdi, Tornando così

alla nostra prima divisione troviamo quel tratto di terreno a massima quantità di pioggie quasi costanti, al quale corri- sponde una zona di Sempreverdi tropicali. In questa regione abbiamo la più splendida vegetazione sempreverde dell'Africa; il coco, il sagù, l'ebano, le palme da olio ne sono piante ca- ratteristiche.

Flora delle savane, Attorno questa zona abbiamo un tratto immenso di un paese che essendo soggetto alle pioggie periodiche, determinate dalla posizione zenitale del Sole, ha delle stagioni, come si vide, ^\\\ o meno lunghe di pioggia, alternate con stagioni secche e per conseguenza ha le piante nelle quali il periodo vegetativo si alterna con pe- riodi di sospensione. Questi paesi sono presso a poco divisi dal- l'Equatore ; come si vede nella cartina della Flora ai N. 4, 5, e si alterna la verdura coll'alternarsi delle stag-ioni. Sono reofioni a savane, in cui le graminacee, che raggiungono nella sta- gione delle pioggie sviluppo ragguardevole e consistenza quasi legnosa, si alternano colle colture del riso, del cotone, dello zucchero, del miglio, del banano, e nella parte orientale (vedi Carta al N. 6) col caffè, collo zucchero, coll'igname, col banano e con cereali tropicali, Sorghum volgare, Holchus saccharatus, Poa abyssinica, Eleusive Coracauaca.

Ma in generale non si coltivano molto intensamente ne questi, il mais, il riso, che pur prospererebbero mira- lo. — Geografìa e Geologia dell'Africa.

242 Geografia e Geologia dell' Africa

bilmente : alla alimentazione dell' uomo provvedono meglio le parti sotterranee della Batata, dell' Igname, del Manioc, dell' Arrow root, o i frutti del Gombo, della Carica papaja fìina passiflora) di cui il frutto si mangia crudo e cotto, e possiede un corpo molto analogo alla pepsina Tla papsina), di alcune cucurbitacee, e sopratutto del banano. Molte legumi- nose si coltivano in Africa; fra le oleifere meritano uno spe- ciale ricordo l'Arachide, e il Cartamo, la Palma da olio (Eloeis guineensis)^ di cui avremo a riparlare come di uno degli oggetti più im^^ortanti del commercio africano, fra le piante che hanno importanza commerciale, il caffè, il cotone, il ficus sycomorus e numerose acacie di cui si estrae la gomma; i legni da co- struzione e da ebanista sono scarni nell'Africa intertropicale, van però notati V Oldfeldia africana (il Teck dell'Africa) il Cedro uril, l'ebano.

Flore dei desertL Al nord di queste abbiamo la zona del Sahara. In questa abbiamo o scarsissima o quasi nessuna quantità d'acqua. A questa corrispondono arbusti e cespugli spinosi e nessuna cultura fuori di quella del dattero e di pochi cereali subtropicali nelle oasi. Xel Sahara la vita delle piante arborescenti non è compromessa, come nelle steppe asiatiche, dalla varietà delle stagioni; ma è limitata soltanto ai luoghi nei quali si trova acqua, e le palme vegetano do- vunque le radici possano raggiungere un luogo dove questa si trovi.

Gli alberi della regione sahariana sono le palme e alcune acacie. Si trovano degli arbusti del genere dello Sj^arthium, delle graminacee la più importante e una stipacea che serve di cibo ai camelli [Aristide pungens)^ che ove trovi un po' d'ac- qua cresce fino all' altezza di oltre un metro ; altre invece (come V Aristide obtusa) coprono dei tratti anche estesi allor- ché si inumidisca la superficie ; ma non passano i due cen- timetri d'altezza. Fra i prodotti più maravigliosi del deserto si nota la Coloquintida^ il cui frutto è usato anche in medi-

Geografìa e Geologia deW Africa 243

cina ; che fornisce un esempio dei mezzi che offre hi natura alla vita per trionfare delle più ostili condizioni: la manna del deserto e la rosa di Gerico.

Quest'ultime piante fissate dapjjrima al suolo, seccate, ven- gono trasportate da' venti a grandi distanze, e quando trovino mi po' d' umidità riprendono l'aspetto della vita: nella rosa di Gerico l'umidità favorisce l'apertura delle silique, e il con- seguente spandimento dei semi, nella manna ha luogo una vera resurrezione; gli organi diseccati vengono veramente ri- chiamati a nuova vita dall'azione dell'umidità.

Nella regione a mezzodì dell' Equatore che presenta una certa corrispondenza col Sahara, le ^precipitazioni atmosferiche, benché scarse e jioco regolari, sono però in quantità e in perio- dicità più favorevoli allo sviluppo delle piante, per conse- guenza il Calaharri e le regioni vicine dei Xama e dei Da- mara presentano un aspetto che partecipa di quello del Sahara e di quello delle Savane.

Il paese è sempre più arido man mano che si allontana dalla regione intertropicale e dalle regioni più felici del Natal e del Capo. Vicino a queste trovansi ancora dei pascoli con qualche coltura di granaglie e qualche piccola palma; ma nel centro e verso TAtlantico il paese è senza coltura, con o'raminacee nella staaione meno asciutta e molti arbusti spinosi, che costituiscono talora un vero impedimento alla li- bera circolazione nel Calaharri.

Questi arbusti sono acacie di varie specie, fra le altre la Acacia detinens^ che hanno spine veramente formidabili da formare un non indifferente pericolo (Burchell, Baines). Fra queste acacie ve ne sono di quelle che crescono come un vero albero, come è Y Acacia Girafae. Altre piante del deserto sono Euforbie, Lebechie, Euclee, Amaryllis e più delle altre ce- lebri la Welwitschia e la Pasteca [Citrullus cafer) che in suolo si arido fa tanta provvista d'acqua per formare i suoi frutti succulenti.

244 Geografia e Geologia dell' Africa

Flore dei Senipreverdì delle regioni tcnipe-

Vdte, A tramontana del Sahara abbiamo il Marocco, l'Al- geria, la Tunisia e la Cirenaica che appartengono alla flora del ^fedi terraneo ed hanno tutti i cereali della Europa me- ridionale ed i suoi frutti principalmente, l'Olivo, il Fico, il Mandorlo, l'Albicocco, il Gelso, la Vite, l'Arancio, il Carrubo^ il Sughero, il Pino da pignoli, il Cipresso, il Mirto, l'Alloro, il Leandro, il Corbezzolo, il Lentisco, il Terebinto, il Pi- stacchio, la Ginestra, la Scopa, il Platano, il Fico d'India, l'Aloe, la Palma del Dattero, il Cedro dell'Atlante, anche il Banano, la Canna da zucchero, il Cotone sono coltivati in talune località, e il Riso, il Frumento, l'Orzo, il Lino, la Canapa, il Sommaco. il Zafferano^ il Cartamo, il Ricino, il ^liglio, il Tabacco, il Tamarindi, la Cassia, la Sandaracca^ l'Indaco, la Iuta ed altre lo sono in tutte o in molte parti dell'Africa settentrionale e della bassa valle del Nilo, la quale è una o-rande oasi del Sahara e una via di comunicazione tra la flora del Mediterraneo e quella del Sudan, e partecipa delle tre regioni che tocca.

Al sud del deserto del Calaharri troviamo ancora la re- gione corrispondente a quella del Mediterraneo per quel che riguarda il clima, e così pure forma un certo riscontro per quel che spetta alla vegetazione. In questa regione predomi- nano le piante grasse che si stendono nella regione dei Karroo dove vi sono Euforbie e Asclepiadee delle proporzioni e delle forme più diverse. In tutta la regione scarseggiano gli al- beri grandi, le conifere sono appena rappresentate; i più degli alberi ricordano per la forma l'Olivo e l'Alloro ma in ge- nerale sono sempre allo stato di arbusto ; così prevalgono pure le Eriche fruttescenti. Il clima rende difficile lo sviluppo di tronchi legnosi; ma si ha invece la formazione strana di masse legnose di dimensioni molto grandi, di forme sferoidali o po- liedriche ordinariamente sotterranee, dalle quali escono dei fusti delicati, come nel Piede cV Elefante. Le piante europee

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Geografìa e Geologia dell' Africa 245

annuali del Mediterraneo e quelle che hanno la forma di liana o di arbusto vi hanno mirabilmente prosperato.

In Africa poi non abbiamo in generale altij^iani tanto alti ne così grandi catene di montagne che si innalzino in modo da determinare una differenza di temperatura tale per cui non possa sussistere la vegetazione intertroj^icale. Questo fatto non si verifica che in ristrette proporzioni.

Sulle catene dell'Atlante vengono le piante della zona delle foreste degli Apennini, e del Tauro Cilicio. Nel centro del deserto l'altipiano dell'Aliaggar a quanto pare, che non è ben certo, presenta una differenza estrema col deserto che lo cir- conda, avendo una vegetazione di piànte arborescenti che ri- cordano quelle di paesi più settentrionali e umidi. Il Cameron, il Chenia, il Chilimangiaro, i monti del Capo che si avvici- nano o raggiungono le nevi perpetue hanno una zona di fo- reste. Ma il più importante di tutti questi paesi alti è l'al- tipiano abissinico, dove insieme a forme indigene si trovano riprodotte e coltivate le piante della flora del Mediterraneo, la vite, i cereali, la patata, l'olivo, il ginepro, alcune tuie.

XIII

F A U N A

Continuando la trattazione degli esseri organizzati abbiamo anclie negli animali la stessa subordinazione alle condizioni di terreno e di clima, nel più esteso senso della parola, che trovam- mo nei vegetali. Adottando la divisione delle faune del Wallace con alcune correzioni più recenti, dedotte da lavori che tennero conto di dati più copiosi ; si viene a stabilire una divisi )ne nella distribuzione degli animali, che ha alcune linee coincidenti con quelle che vedemmo date dalla distribuzione delle piante (1).

(1) Y. Carta della Panna.

24G Geografìa e Geologia deW Africa

La Faìlìia e la Flora, La seconda regione della Fauna Etiopica di Wallace riscontra la flora dei sempreverdi del Sudan, che è poi la regione delle pioggie costanti; la prima re- gione della Fauna etiopica del Wallace è la regione a Savane del ►Sudan di Grisebach. che è la regione a pioggie periodiche; a tramontana la regione del Sahara e del Mediterraneo forma, secondo Wallace, una regione, che per molti riguardi f)uò suddividersi in due. corrispondenti allj due flore, come ve- dremo ; e al sud tutta l'Africa al di del tropico del Ca- pricorno forma hi terza regione etiopica del Wallace, riprodu- cendo così la simmetrica distribuzione di cose che vedennno ritornare sempre nella geografia africana. La quarta regione, Madagascar ed isole vicine, fornita ima cosa a parte.

DìsfrfbaxìOìic hi geìierale della regione alSìid del Sahara (li. La fauna dei mammiferi della regione etiopica è caratterizzata dallo sviluppo rlei suoi carnìvori ed ungulati e dalle peculiarità dei tipi dei suoi quadrumani. Due famiglie degli ungulati sono assolutamente ristrette a (piesta regione, gli ippopotami e le rpraffe. Degli ippopotami esistono due specie, l'ippopotamo comune Clioer. amphihins che si trova in tutti i grandi fiumi africani dal Capo al Sahara e dallo Zam- bese al Senegal; e il piccolo ippopotamo di Liberia (C/iwropjsis Liberiensis) sulla costa occidentale. La giraffa include una sola specie, la Camelopjardalis giraffa. In quanto ai Suida\ famiglia afiìneagli ippopotami, la regione etiopica è mancante del genere iSV.s, che comprende il porco domestico e il cinghiale, ma in luogo di questi ha il Potamochcerus e il PhacochcErus. I rinoceronti sono comuni colla regione indiana. Gioito inqjortanti fra gli ungulati dell'Africa sono i ruminanti. Si ha uno straordinario sviluppo delle antilopi, che pel numero delle specie sorpassa

(1) Estratto dal libro The f/cofjrajiliical and i/co/of/ical Disfribufion of Animals by Angelo Eilprix. London, Hegan Paul. Freno & Co., 1887.

Geografia e Geologia dell'Africa '2-17

quello delle altre regioni. Esse si distiiig'uono conveniente- mente in quattro gruppi: Le antilopi del deserto, perchè si trovano il più spesso in deserte regioni, fra le quali è nota la gazzella; 2" le antilopi di bosco, perchè si trovano nelle regioni a foresta, come alcune specie di daini ; le antilopi di montagna, che ricordano i camosci dell'Europa, e come questi abitano i luogiii erti e selvaggi ; le antilopi dei piani aperti, che appartengono a un gran numero di specie e che vivono spesso congregate in greggie di centinaia e talora di mi- gliaia di capi. Le più familiari forme dei ruminanti, come cervi, pecore, capre, sono, ad eccezione che nell'Abissinia, quasi del tutto assenti. Il solo .animale simile al cervo trovato nell'Africa al sud del Saliara è V Hj/oemoschus aquaticus nella regione fra il Senegal e il Gabon. Nella regione meridionale fino al capo si trova il bufalo del Capo [Buòalus Caffer) che occupa il il posto del Bos mancante. Caratteristici ungulati non rumi- nanti sono i zebra e i qìiagga {Eqiuts zebra^ E. Burchellii^ E. Grevyi^ E. Quagga) i più nell'Africa australe, e l'abissino asino selvatico {Equus taeniopus) che alcuni naturalisti suppongono progenitore dell'animale domestico.

Dei carnivori oltre i conosciuti leone, leopardo, pantera, Jena, sciacallo ecc., è peculiare a questa regione un tipo spe- ciale, la famiglia dei Frotelidap.^ un intermedio fra il cane e la Jena. Il lupo e la volpe sono ambedue mancanti, ma la volpe è sostituita dalla affine volpe fennec. Un grande sviluppo hanno le viverridae^ zibetti, genette, icneumoni. L'orso non è di questa regione, l'unico orso dell'Africa è quello dell'Atlante.

I quadrumani della regione etiopica appartengono al gruppo dei CatarJtina., che sono distinti per molte particolarità ana- tomiche da quelli del Nuovo Mondo. In questo gruppo si trovano gli animali meglio organizzati al disotto dell' uomo, e fra questi le due specie di chimpansè (Troglodytes niger e T. calvas) e il gorilla [Tr. gorilla). Dopo questi sono notevoli i Cynopithecidae, che abitano gran parte della regione etiopicfi.

248 Geografìa e Geologia dell'Africa

Di questi animali api:)artiene una famiglia interessante, quella dei Lemuridae^ ali" isola di Madagascar, che manca in- vece dì quasi tutti gli altri animali.

Nella regione etiopica si trova l'elefante africano, e molti sdentati, i ]Manis, i Pangolini, e il curioso Orycteropus.

Per quel che riguarda gli uccelli, la regione etiopica è la patria per eccellenza degli insettivori (Neciarinidae) noti anche per i brillanti colori delle loro piume. Un altro uccello par- ticolare è un cuculo (Indicafor minor) il cuculo indicatore, che si trova in gran parte della regione. I pigliamosche, i canori, i fringuelli e i plocciali dai nidi a forma di borsa sono numericamente molto numerosi. Le varie famiglie dei papagalli sono scarsamente rappi'^entate in Africa, solo è notevole il parrocchetto grigio (^Psittacas crithadus) dell'Africa occidentale. I gallinacei sono notevolmente numerosi, special- mente nel genere Francolinus e tra i fagiani la faraona, di cui la comune Numida meleagris) è quella che abbiamo noi e abita l'Africa settentrionale, ed e rappresentata nella re- gione etiopica dalla Numida cristata, dalla gallina di Guinea, e dalla Nuìinda vulturina nel Madagascar. Grli uccelli da preda sono abbondanti e oltre le forme comuni aquile, avoltoi ecc., si trova la speciale forma del Serpentario. Finalmente la re- gione etiopica possiede quasi esclusivamente gli struzzi, lo Struthio camelus nella parte orientale e meridionale e lo Stru- thio molybdophanes del paese dei Somali.

Tra gli ofidi si nota un grande sviluppo delle vipere e fra queste uno dei serpenti più pericolosi per il veleno, il Cloto (Clotho arietans). Si trovano in Africa rapi)resentanti dei con- strictor, e dei pitoni, 1' agama che corrisponde all' ignoma del- l'America. Il cocodrillo abita nei grandi fiumi.

Considerando poi gli animali domestici e i selvatici in (pianto lianno un rajìporto più vicino colla vita dell' uomo, notiamo ancora una analogia naturalmente molto spiccata colle faune determinate scientificamente.

Geografia e Geologia dell'Africa 249

Distribuzione di aminoli seliiatici e dome- stici per regiOìli geografiche, L'Africa settentrio- nale, che s'intende quella parte che appartiene botanicamente alla Flora del Mediterraneo, presenta una grande analogia, come si disse, coli' Europa meridionale e vi si trovano ancora i rappresentanti di animali che anticamente si trovavano nelle penisole d'Italia, di Grrecia e di Spagna e che furono cacciati, come nocivi, dall' uomo progredito. Tali sono il leone di Barbe- ria, la Jena, lo sciacallo. Così vi si trova anche il muflone, che in Europa esiste solo nelle grandi isole italiche. Nelle stesse re- gioni fra i grandi uccelli ra23aci è l'avoltoio e abbondano, o domiciliati o migranti, i fiamminghi, gli ibis, i pellicani, gli aironi, le rondini, le quaglie. Fra gli animali domestici più im- portanti, oltre i cani estesi in tutto il mondo, sono i cavalli, le pecore, i camelli, le api, il baco da seta. Il camello è di una introduzione recente, più antico il gatto domestico. Nella re- gione dell'Atlante e nell'Egitto si trovano ma non abbondanti i buoi, gli asini, i muli; e le capre, le pecore famose del- l'Atlante, questi animali in tutti i paesi diminuiscono andando verso il Sahara. La polleria è in buona quantità. L'elefante africano è scomparso da questi paesi dove era abbondante nell'evo antico. Un vero flagello del paese sono le cavallette.

La regione del Sahara è, come si può pensare, scarsissima di specie di animali al servigio dell' uomo ; il camello è l' ani- male che più serve nel deserto, vi sono pochi cavalli, poche pecore e polli nelle oasi; fra gli animali selvatici il leone e le antilopi.

Le regioni dell'Africa intertropicale sono abitate dai più grossi animali che si trovino sulla superficie della terra, l'ele- fante africano, il rinoceronte, l' ippopotamo sono diffusi do- vunque e in grande quantità, le antilopi e le gazzelle si tro- vano in branchi di un numero sterminato di capi, ve ne sono di molte specie dalle più piccole a quelle di grande taglio; altri ruminanti molto diff'usi sono i bufali; un largo spazio

250 Geografia e Geologia deW Africa

ueirAlrica dal lato orientale è occupato dalle giratfe. Tutta la regione è abitata da molte specie di scimmie: ma attorno al golfo . della Guinea stanno i rappresentanti più grandi e più noti di questa razza di animali: il cliimpansè molto dif- fuso, il gorilla più limitato nel paese del Gabon, e il man- drillo nell'alta Guinea. Sui tiumi si trov'ano i cocodrilli. Nella regione più orientale, ])resso a poco quella della gi- ralìta, vive lo struzzo, sul golfo della Guinea il P.'iiitacuji ery- ihaceus^ tanto abile nell" articolare i suoni. Fra gli ammali feroci si trova in ogni parte di questa regione più o meno diffuso il leone: il leopardo ancor più temuto, la Jena, fennec e linci. Le termiti elevano le loro tane clie sembrano da lon- tano veri villaggi in tuttjt^la regione a savane; e nella parte orientale la mosca tsetse infesta gli animali in modo da co- stituire uno dei più gran tìagelli dell'Africa. In tutta questa regione gli uomini hanno molto 23'>co fatto per servirsi degli animali. Il solo cane è veramente addomesticato; il porco, la pecora pelosa, i polli, i buoi di Abissinia sono i soli di cui gli uomini curino l' allevamento.

Verso il Capo di Buoua Speranza si trovano ancora gli elefanti, gli liyrac, sono diffusi i bufali, i cervicapre, i gnu. gli onagri, le zebre, i cavalli tigrati di Burchell ; e fra i car- nivori i leoni del Capo, volpi fennec, jene macchiate, cani delle steppe. Ma in questa regione, ridotta ormai a civiltà europea o quasi europea, abbondano animali domestici europei importati, cavalli, asini, buoi, pecore, porci, ecc.

L'isola di Madagascar presenta come si disse una fauna spe- ciale. Non vi si trovano leoni, leopardi, ne giraife, an- tilopi, né elefanti. Vi abbondano delle specie del tutto proprie, è il paese dei lemuri. Il solo carnivoro di questa isola di grande statura é, come fu detto, il Cryptoprocta, degli in settivori vi sono i Orvzoricti e i Geosculi ; des:li animali do- mestici, che sono tanta parte della ricchezza dei Malgasci, i più sono stati introdotti dal di fuori. Abbondano i buoi con

i

250 (rf^u(jrafia e Geologia dell'Africa

nellAti-ica dal lato orientale è occupato dalle giraffe. Tutta la regione è abitata da molte specie di scimmie; ma attorno al golfo della Guinea stanno i rappresentanti più grandi e più noti di (piesta razza di animali: il cliimpansè molto dif- fuso, il gorilla più limitato nel paese del Gabon, e il man- drillo nell'alta Guinea. Sui iiumi si trovano i cocodrilli. Nella regione 'pìix orientale, presso a poco quella della gi- raffa, vive lo struzzo, sul golfo della Guinea il PsiftacuJi ery- thaceus, tanto abile nell" articolare i suoni. Fra gli animali feroci si trova in ogni parte di questa regione più o men'> diffuso il leone; il leopardo ancor più temuto, la Jena, fennec e linci. Le termiti elevano le loro tane che sembrano da lon- tano veri villaggi in tutta la -i-egione a savane ; e nella parte orientale la mosca tsetse infesta gli animali in modo da co- stituire uncì dei più gran flagelli dell'Africa. In tutta questa regione gli uomini hanno molto poco fatto per servirsi degli animali. Il solo cane è veramente addomesticato ; il porco, la pecora pelosa, i polli, i buoi di Abissinia sono i soli di cui gli uomini curino l'allevamento.

Verso il Capo di Buona Speranza si trovano ancora gli elefanti, gli hyrac, sono diffusi i bufali, i cervicapre, i gnu. gli onagri, le zebre, i cavalli tigrati di Ihirchell ; e fra i car- nivori i leoni del Capo, volpi fennec, jene macchiate, cani delle steppe. Ma in questa regione, ridotta ormai a civiltà europea o quasi europea, abbondano animali domestici europei importati, eavalli, asini, buoi, pecore, porci, ecc.

L'isola di Madagascar presenta come si disse una fauna spe- ciale. Non vi si trovano ne leoni, leopardi, ne giraffe, an- tilopi, né elefanti. Vi abbondano delle specie del tutto proprie, è il ])aose dei lemuri. Il solo carnivoro di questa isola di grande statura è, come fu detto, il Cryptoprocta, degli in- settivori vi sono i Oryzoricti e i Geoguli ; degli animali do- mestici, che sono tanta parte della ricchezza dei Malgasci, i l)iìi sono stati introdotti dal di fuori. Abbondano i buoi con

J^

Geografìa e Geologia dell' Africa "251

una specie di gobba grassa sulle spalle; vi sono molti mon- toni a grossa coda, pelosi più che lanosi; vi sono capre, po- chissimi cavalli; abbondano i volatili, le api che danno un miele stimato e dei bachi da seta che forniscano un filo di cui gli indigeni si tessono certi scialli.

XIV

Gli Uomixi

Noi considereremo la pojDolazione dell'Africa in questo ca- pitolo sotto r aspetto della quantità assoluta e relativa degli abitanti, sotto l'aspetto delle razze a cui appartengono, sotto quello delle religioni che seguono e sotto quello dello stato di civiltà che hanno raggiunto.

Doj^o aver annunciato questo audace tema, abbiamo bisogno di alcune parole di sj^iegazione.

Il parlare della popolazione di un paese è sempre una cosa estremamente difficile anche quando si tratta di paesi molto civili, salvo che per il numero degli abitanti clie si sa con sufficiente esattezza. Trattandosi di un paese che è almeno per molta parte sconosciuto, bisogna limitarsi a dire quello che di meglio si sa; e questo sarà quello che noi fa- remo in questo capitolo.

Numero degli abitaìltL Il numero degli abitanti dell'Africa fu creduto in passato sempre inferiore a quello che oggi si ritiene vicino al vero. Si partiva dall'opinione che una gran parte, una parte molto maggiore del vero, fosse deserta; e del deserto si aveva una idea inesatta, credendolo meno abitato ancora di quello che sia realmente. Non fa che dopo le ricognizioni delle regioni centrali, che si ebbe una meno sbagliata opinione su questo proposito.

Senza discorrere di quello che si credette di erroneo, che

■252 Geografia e Geologia dell' Africa

non entra nell' ordine di questo libro, abbiamo già sufficienti <iose da dubitare in quello che diremo.

Come si può ben supporre, non si conosce la popolazione <leir Africa con qualche precisione che in pochi e brevi tratti dove l'influenza europea si fa direttamente o indirettamente .sentire; per gli altri non abbiamo che informazioni di viag- giatori, di mercanti, di missionari; cose tutte A'aghe.

Abbiamo tanto incerte notizie di 2:)aesi che hanno una am- ministrazione relativamente org-anizzata, che non è meravio-lia delle diversità di informazioni su paesi appena visti. Del Ma- rocco chi dice 4 chi dice fin IG milioni di abitanti, di Tunisi chi dice 600.000 abitanti, chi 2.000.000, figurarsi quel che si sa del regno di Muatajanvo ©> di Cacondo!

Pur tuttavia qualche cosa si riesci a concludere e a dire con qualche prossimazione, mediante la raccolta di tutti i dati diligentemente discussi, accuratamente vagliati.

Popolazione assolìtta e relativa. Prendiamo per base le cifre che san date dalle Mittheilungen di Peter- mann (1).

Marocco coi presidi spagnoli .

Algeri

Tunisi

Regione dell' Atlante

Tripoli con Barca e Fezzau. Sahai'a

Regione Sahariana. . .

Supertìoie chilom. quad.

l'opolazione assoluta

812.332 6.152.179 667.0651 2.867.626 116.348i 2.100.000

1.595.745' 11.119.805

PopoJaz. relativa

1.C83.349 6.180.426

7.213.775

3.510.000

7

4

18

l.OlO.OiXi 1 2.500.000, 0.4

0.5

(1) Bebm und Wagxer. Die Bcvolkorung der Erde; P. M. Ercjiinzung- Sfheft^ nnm. 69.

Geografìa e Geologia dell'Africa

253^

Superfìcie chilom. quad.

Popolazione assoluta

Popolaz. relativa

Egitto

935.275 1.965.561

333.279 1.897.038

5.583.774 10.833.700

3.000.000 15.500.000

6

Dipendenze dell' Egitto

5.5

Abissinia

9

Paesi dei Galla e dei Somali

8

Regione del Nilo

5.131,153

34.917.474

7

Medio Sudan

1.714.984 1.993.046

31.800.000 43.600.000

18

Alta Gfuinea

22

Regione delle piogge equatoriali . .

3.708.030

75.400.000

20.3

Regione Equatoriale

3.972.800

47.000.000

12

Distretti portoghesi all' Ovest

>. » all' Est

809.400 991.150

12.940 344.947 342.491 268.377 344.083

54.071

9.000.000 1.000.000

300.000 1.000.000 4.000.000

900.000 1.200.000

190.000

11 l

Costa del Loango

23

Regno del Muatajanvo

3

Regno di Casongo

12

Regno di Maratse

3.4

Matabele

3.4

Salu e Soasi

3.5

Guinea meridionale e alto Congo . .

3.167.459

16.590.000

5

Distretti indipendenti

3.338.249 107.439 285.363 667.218

8.706.350 135.418 815.000

1.728.492

2.5

Stato libero d' Grange

1.2

Transvaal

3

Colonie Britanniche

2.5

Africa australe

4.398.269

10.385.260

2.3

Madagascar i

591.964 33.978

3.500.000 1.402.600

6

Altre isole

41

Africa

29.813.173

202.840.373

7

Questi cenni generali mostrano a primo aspetto la varia distribuzione degli uomini e la corrispondenza che si trova anche qui tra questa e quella delle piante e degli animali.

Queste indicazioni però, che sono basate su divisioni po- litiche, non dicono ancora esattamente la vera distribuzione degli abitanti.

*254 Geografìa e Geologia dell'Africa

0}iirri\(?Joìiì sulla popolaxione rHativa. Xoi

ti'oviam ) in uno stesso stato una densità di abitanti in un distretto e una scarsezza grandissima, quasi l'assenza in un altro.

Negli stati Barbareschi si è notata una superficie ed una 2:)opolazione complessiva, ma conviene distinguere le regioni della costa da quelle pel deserto. Nel Marocco si hanno fra deserti e steppe un 470.000 chil. quad.; nell'Algeria 480.000 di paesi sahariani; e nella Tunisia pure la metà meridionale è più steppa e deserto che regione coltivata.

In tutto questo territorio che è di circa un milione e mezzo di chilometri quadrati, due terze parti della intera regione, gli abitanti non raggiungono il quin-k) del numero totale. Il Teli Algerino ha un 35 abitanti per chilometro quadrato, mentre alla intera reo^genza si indicarono soltanto 4 al)itanti in media. Per gli altri due stati, in proporzioni minori, vi è un futto corrispondente. Per tutta la regione del Magreb si ha dunque lungo la costa una popolazione fitta come la media dell'Eu- ropa e la densità diminuisce man mano che si va verso l'in- terno. In Egitto e in proporzioni minori in Nubia, la popola- zione è densa lungo il Nilo, in quella valle che è la più ricca delle oasi sahariane. A destra e a sinistra di essa il deserto, e dei più spopolati. Al Capo di Buona Speranza è pure notevole l'addensamento della popolazione sulla riva del mare, a sud e ad est, e la diminuzione in generale che si trova procedendo A'erso nord e verso ovest.

Queste osservazioni vengono a rendere ancor più evidente la sunotata corrispondenza. I massimi di popolazione si tro- vano nella regione delle pioggie equatoriali, e in quelle re- gioni che hanno la flora del Mediterraneo, i minimi nel gran deserto di Sahara nel più esteso senso, e in quello a mez- zodì del Calaharri.

Sarebbe molto interessante il conoscere come sia composta la popolazione africana per quel che riguarda i sessi; ma su

Geografìa e Geologia deli' Africa 255

questo riguardo niancliiarao assolutamente di dati per quasi tutti paesi per poterne parlare in o-enerale.

Et ìiog rafia, Un altro argomento del massimo inte- resse è quello delle razze alle quali appartengono gli Afri- cani. Senza far discussioni antropologiche prendiamo per base, sotto l'aspetto fisiologico, la divisione dell' Haeckel.

Distinzioni fisiologiche, Gli Africani si dividono in Ulotriclii e Lissotrichi (Ij : P Llotrichi sono Lofocomi gli' Ottentotti; Eriocomi i Cafri e i Negri; Lissotrichi sono Euti- comi i Malgasci, Euplocomi sono i Nubiani, ed i Mediterranei.

Ho adottato questa divisione fondamentale per dare un or- dine alla trattazione di questo argomento difficile e confuso, e che presenterà per i non pratici della materia alcune cose diverse dalle più frequentemente credute.

A queste divisioni sommarie corrisponde apposita carta della Etnografia. Ora entreremo con qualche particolarità nella materia.

Caratteri fisiologici delle razze lìrincipali.

Di ognuna delle suddette razze noi esporremo, traendoli prin- cipalmente dall' Haeckel, i dati fisiologici, aggiungendovene altri quando si abbiano certi e se se ne presenti la necessità ; poi aggiungeremo alcuni dati sulle lingue, togliendo le notizie generali dal Cust, il quale ove parla delle lingue e dei loro collegamenti si avvicina nella divisione linguistica, moltissimo alla divisione fisiologica dell' Haeckel; e aggiungeremo altre notizie più particolareggiate su alcuni fatti linguistici; e poi quelle altre considerazioni di indole generale che ci sarà dato di trovare e che crederemo più opportune. Per questa parte ge- nerale mi giovo moltissimo della tavola num. 71, Afrika 1881 à^W Atlante di Berghaus.

(1) Ulotrichi, uomini a caiDelli lanosi: Lissotriclii, uomini a capelli lisci : Lofocomi, uomini a capelli a ciuffi; Eriocomi, uomini a capelli lanosi ugual- mente distribuiti; Euticomi, uomini a capelli diritti; Euplocomi, uomini a capelli ricciuti.

25(3 Geografia e Geologia dell'Africa

Seguendo la distribuzione dell' Haeckel cominciamo dai po- poli Ulotrichi.

Ottentoti. Gli Ottentoti [Homo Hotientotus) si avvici- nano al Papu jDcr i capelli e per i ciuffi, essi abitano esclusiva- mente l'estremità meridionale dell'Africa, la terra del Capo di Buona Speranza e le regioni vicine, dove arrivarono dal X.-E. Come i Papu abitarono essi un tempo regioni più vaste, proba- bilmente tutta l'Africa orientale ; oggi si avviano ad estinguersi. Oltre gli Ottentoti, dei quali non restano che le tribù dei Namachi e dei Corachi, convien mettere nello stesso gruppo i Boschimani che abitano le regioni montagnose del Capo. Tutti gli Ottentoti hanno i capelli a ciuffi disposti isolata- mente come i fascetti di una spazzola, e le donne hanno spesso un ammasso adiposo sulle natiche (steatopigia) (1). La pelle è di una tinta giallo -bruna, la faccia piatta, il fronte, il naso pic- colo, le narici grandi, la bocca grande, le labbra grosse, il mento stretto e puntato. Grli Ottentotti si dicono da koi- lioi^ ciò vuol dii'e uoraini degli aoraini] e si dice che abbiano quattro dialetti principali: il Nama nel paese di Nama- qua al nord; il Kora sulle rive del fiume Orange; un dialetto parlato dalla frazione orientale della tribù; un dialetto corrottissimo che si parla nei dintorni del Capo. I Griqua, bastardi di Olandesi con Ottentote, parlano una lingua mista.

La lingua è morfologicamente agglutinativa con radici mo- nosillabiche, ed è ricca di forme grammaticali. Pare assolu- tamente isolata. Il carattere fondamentale di questa lingua è l'esistenza di quattro suoni inarticolati prodotti da una speciale posizione della lingua, che sono somigliati allo scoppio di una frusta, al suono emesso dal picchio, al grido di un' oca

(1) Le misure di Rochebrune prese con un arco passante pei due tro- canteri e per la parte più sporgente indietro darebbero per lo Europee 644 mm, e per le Boschimane 791.

Geografia e Geologia dell'Africa 257

ed altre cose simili. I Busliman hanno una lingua a sé, molto curiosa j^er isviluppo linguistico ; furono detti Bushman dagli Olandesi perchè vivono nelle macchie; da si dicon 8an. Per quanto se ne può giudicare, la loro lingua è monosillabica e molto rozza; si ritiene però che sia in rapporti stretti coll'Ot- tentota.

I San e gli Ottentoti sembrano l' avanzo di una razza molto estesa che abitava un territorio vastissimo e si legano forse cogli Acca e con altri popoli pigmei. Come sono attualmente i San e gli Ottentoti rappresentano uno dei tipi più bassi del- l' umanità anche dal lato intellettuale. I San, molto probabile avanzo di un popolo quasi distrutto, hanno una statura fra le più basse della terra al disotto dei 144 centimetri lino a soli 122 cent.; menano una vita raminga, fuggitiva, e devono forse alla miseria ed alla fame protratta una gran parte della loro condizione tristissima fisica e psichica, tant' é vero che se sono meglio alimentati, diventano sotto ogni riguardo migliori. La loro condizione di vita randagia non permette loro di svilup- pare una industria qualunque. Vivono nelle caverne, nei buchi delle bestie, quando possono si danno il lusso di dormire sulle ceneri calde di un focolare; vestono una j^elle di montone, si ornano di collane di ossicini, di penne di struzzo, si ar- mano di arco e di freccie avvelenate quando non possono aver fucili. Loro occultazione j^rincipale la caccia; in servitù sono abilissimi pastori. Hanno una gran passione per la danza, per il canto, per l'improvvisazione, ed hanno un'abilità sin- golarissima, per essere in Africa, a rappresentare con un' ocra rossa, talora anche a più colori e persino in bassorilievi, scene di caccia, animali, combattimenti.

Grli Ottentoti hanno una credenza in due divinità supei'iori (Bleek). Non hanno veri fetici; ma credono nel potere dei morti.

Ogni tribù ha un capo con poteri limitati, gli aifari di maggior importanza sono discussi in assemblee generali di tutti gli uomini.

17. Geografia e Geologia dell'Africa.

258 Geografia e Geologia cUW Africa

Si crede ordinariamente che diminuiscano di numero; ma molti fatti invece mostrano, che, cessata la distruzione orga- nizzata e poco civile degli immigrati europei, e tolti nel 1828 i privilegi odiosi dei coloni, il loro numero aumenta benché lentamente.

Qcifvi, Prossimi vicini fisiologicamente agli Ottentoti sono i Cafri l'Homo cafer). Questi hanno i capelli crespi, ma meo-lio disseminati cosi da far un vello lanoso sulla testa. Il colore dei Cafri va dal giallo bruno degli Ottentoti al nero del Negro. I Cafri abitano dal 20° lat. sud al lat. nord. Sono Cafri i Zulù, i Zambesiani, i Mozambichesi, i Beciuani, gli Errerò e i Congo. Il Cafro fu confuso col Negro fino ai nostri giorni; ma ne differisce e^per la conformazione del cranio e per la lingua, ha la faccia lunga e stretta, la fronte alta e arcuata, il naso prominente, i labbri più sottili dei Negri, il mento puntuto.

Però se, la confusione coi Negri fu una opinione prevalente, fondata sopratutto sul grossolano esame dell'aspetto esterno di queste genti, vi erano fin dai primi anni di questo secolo osservazioni di carattere linguistico del tutto contrarie. Li- chtenstein fu il primo che notò il fatto singolare dell'unità fondamentale del linguaggio delle popolazioni dell'Africa au- strale, formandone così una famiglia a sé. Egli credeva che l'estensione delle ^popolazioni parlanti lingua bantu fosse dal 10° di lat. mer. fino al Capo, eccettuato ben inteso il gruppo dei linguaggi Ottentoti. Questa opinione fu abbracciata da vari autori come il Vater, il Marsden; e finalmente il Ga- balenz ed il Frabewille, verso la metà di questo secolo trat- tarono a fondo il soggetto. Essi conclusero per l'analogia fondamentale tanto nel vocabolario quanto nel meccanismo grammaticale dei principali gruppi di lingue dell'Africa me- ridionale. Vennero poi i lavori del Kraf e finalmente la sco- perta del bacino del Congo a confermare il concetto del- l' unità linguistica, e ad estendere i confini della lingua bantu.

Geografìa e Geologia dell'Africa 259

Ora tutte le lingue che sono al sud dell'Equatore si colle- gano fra loro e si uniscono per esse anche quelle certe tribù negre della Bassa Guinea del tipo, negro più puro.

Il nome di lingua bantu è ora ammesso da tutti e i la- vori di Bleck e di F, Mliller la hanno fatta conoscere nei suoi particolari e nei suoi principali dialetti. Si vuole che finora 223 .lingue e dialetti sieno conosciuti, e di certo molti ci verranno fatti noti dalle nuove scoperte. La lingua bantu j)rocede per agglutinazione, ma conosce l' alliterazione e si sottopone a leggi eufoniche. La struttura si distingue per una grande regolarità, esattezza e precisione, per un notevole or- dine e una disposizione filosofica delle parole. Il vocabolario è estremamente esjDansivo ed ha una meravigliosa facilità a prestarsi all'espressione di nuove idee.

Una delle particolarità più notevole è l'uso dei prefissi, tanto da esserle quasi ignota una parola senza un prefisso for- male : notiamo qui alcuni che hanno interesse geografico : m da- vanti un nome proprio indica il singolare (ilf' camba) na il plurale (na camba) iC il paese (U camba) ihi un aggettivo (lingua ihi camba).

I popoli bantu si dividono in tre gruppi:

I. Un gruppo meridionale diviso in Erero, Zulù e Be- ciuani ;

II. Gruppo centrale diviso in lingue dello Zambese, lingue Suhaili, lingue della regione dei laghi, lingue Lunda, lingue del Congo;

III. Un gruj^po settentrionale.

Le condizioni civili e le attitudini di questi popoli sono varissime; come sono estremamente diverse le condizioni na- turali di suolo e di cielo in cui vivono e il grado di coltura, che per ragioni note o ignote hanno oggi raggiunto; sarebbe opera disperata il tentare di riassumerle tutte e di stabilire le differenze speciali che in ogni cosa li distinguono da altri popoli. In generale le popolazioni cafre sono un po' agricole un po' pa-

260 Geografia e Geologia dell Africa

storali; quest'ultimo modo di vivere era probabilmente il più diffuso. Alcune abitudini di civiltà introdotte da missionari e dal contatto cogli Europei hanno determinato un cambiamento verso l'agricoltura in modo che presso alcune popolazioni la coltivazione della terra è divenuta prevalente. Gli indumenti sono dei più semjjlici, una pelle di bue conciata, una cintura, una stretta striscia di stoffa attraverso le reni sono talora i soli vestiti. 8i adornano di perle, di anelli di ferro, di rame ai polsi, al collo del piede, al collo. I lavori agricoli spettano in generale alle donne, la custodia degli armenti ai ragazzi, gli uomini si sono riservati la guerra, la caccia e le lunghe ore di riposo che rialzano la loro dignità. Armi indigene sono una lunga picca che serve come aritla da proietto, una mazza e uno scudo ; ora quelli a contatto, anche indiretto, cogli Euro- pei cercano i fucili e ne hanno anche molti.

Le loro capanne sono sempre di una costruzione primitiva, lunghi rami flessibili j^iantati in terra, uniti in alto, tessuti, di foglie, di liane, riempiti di mota. La facilità colla quale trasportano, formano e disfanno le città loro si spiega con tale forma di case.

Hanno consuetudini civili, ma si capisce che la legge fon- damentale è quella del più forte; hanno la poligamia; in al- cune tribù si trovano delle forti reminiscenze di matriarcato. La costituzione politica non è del tutto rudimentale, ogni vil- laggio ha il suo capo, in tempo di guerra obbediscono a un capo superiore; ma però si hanno esempj di Stati saldamente costituiti, come i regni di Lunda, di Cassongo, dei Macololo e di altri che indicheremo a suo luogo. E questa attitudine a costituire uno stato, inferiore forse alle sole rozze arie, è una delle caratteristiche più notevoli di questa razza.

Hanno idee relig-iose elementari: hanno una vaga idea di un essere superiore onnipossente che governa il cielo e manda la pioggia e i fulmini; non hanno feticci, ne idoli, bensì stregoni che sanno placar il dio e guarir i mali. Praticano

Geografìa e Geologia dell' Africa 261

la infibiilazione e la circoncisione come cerimonie civili più die religiose. Sono suscettibili di civiltà più di quello die si credette finora.

Negri. Il vero Negro (Homo niger) abita il Sudan, dal gran deserto al Golfo di Guinea e dalle bocche del Senegal a quelle del Niger. vStanno fra l' Equatore e il Tropico del Cancro, che hanno passato, solo con una piccola porzione della loro razza, i Tibu. Essi provengono dall'Est (?). La pelle del Negro è sempre nera, vellutata, ed esala un odore spe- ciale disaggradevole. Il Negro somiglia al Cafro nei capelli, ma ne diiferisce per la forma della faccia. La fronte è spia- nata e bassa, il naso largo, grosso, simo, le labbra grosse e il mento corto. Il vero Negro ha i polpacci esili e le braccia lunghe. Sono divisi in tribù molto distinte fra di loro.

Per quel che riguarda le lingue di questi popoli poco, ma molto poco si può dire; hanno di comune il solo fatto di es- sere lingue agglutinanti ; ma questo è un vincolo di paren- tela assai debole. Nulla sappiamo dei mutui rapporti e delle differenze caratteristiche dei linguaggi principali di questa numerosa razza di uomini ; di alcuni si conoscono i vocabo- lari e si fece la grammatica; ma gli studi seriamente fatti si desiderano ancora e probabilmente un lavoro veramente concludente non è possibile cogli scarsi elementi che ancora sono forniti. Il numero delle lingue che sono già date come distinte fra loro è grandissimo mande^ sera cnlè, bambara, vei^ susu, mende, iolofo, f^l^'P, bulom, teme, crii, grebo, basa, eoe, ascianti, aera, ioruba sulla costa dal Senegal al Benin; idzo, ibo, ìgara, ighira, nupe, efic nel bacino del Niger; il surai, Vaiossa, il tibbo, il caiiurì e forse altri 59 linguaggi meno cono- sciuti nel bacino del lago Tsad. Ma tutte queste divisioni che si danno molto comunemente hanno il guaio di essere divisioni geografiche e non linguistiche, sono fondate sulla collocazione dei popoli, non su legami, o differenze glottologiche; e le fre- quenti migrazioni, e gli urti continui, e i miscugli che in-

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dubbiamente successero e succedono fra aborig-eni e imniiiirati, fra conquistati e conquistatori, fra padroni e schiavi, fanno ri- tenere con certezza che stirpi e lingue si sieno mescolate da secoli. Ma nulla lia ancora saputo dire su questo la scienza del linguaggio; Tunica cosa forse che si può conchiudere è che alcune diversità fondamentali esistono, che le lingue che si conoscono non provengono dalla stessa fonte, clie molto probabilmente dovettero esistere vari centri di formazione.

Questi popoli vissero una vita affatto selvaggia, nessun mo- numento rimane ad attestare la grandezza di un popolo antico, come ne esistono nel Messico, nel Perù, in tanti luoghi del- l'America o d'Asia a parlarci di una estinta civiltà. Vivono nella bocca del popolo proverbi, 4i'adizioni orali; ma il po- polo non ha ricordo di un legislatore, di un dotto, di un guerriero, di un profeta. Eppure la razza è pura e potente, vive in ricco suolo. I Negri hanno dovuto vivere dei secoli indipen- denti, hanno una intelligenza discreta, educati hanno avuto, almeno alcuni privilegiati, un compiuto sviluppo intellettuale.

Ma sono sempre bambini, in eterne discordie fra loro, senza idea di personale indipendenza, senza nozione di pudore, preda alle idee \)'\i\ brutte di scliiavitù, di cannibalismo, di super- stizioni laide e meschine, di sacrifizi umani.

Paint Jlalgasci, I Papu sono rappresentati in Africa dai soli Malgasci clie abitano Madagascar. I Malgasci hanno un corpo ben fatto, colore bruno, capelli lanosi molto svi- luppati, il viso non presenta anoi'malità; il labbro inferiore un po' sporgente, gli occhi bruni. Sono intelligenti e accettano la civiltà.

I Malgasci sono di buona intelligenza e di buona indole, sj^ecialmente quelli che rappresentano il vero carattere del popolo, i campagnuoli; non quelli guastati dalle abitudini cortigiane. Agricoltori, dolci, j^revidenti, ospitalieri, resistenti alla fatica, teneri per le donne e i figlioli, risf)ettosi per la patria. Quelli invece ohe costituiscono le razze dominanti

Geografia e Geologia dell' Africa 263

hanno sviluppati quei vizi che sono il prodotto della barbarie messa a troppo rapido contatto colla civiltà.

Nubi, I Nubiani (Homo N'uba). Per Homo nuba noi intendiamo non solamente i veri Nubiani ma i loro prossimi parenti i Fula o B^ellata. I Nubiani propriamente detti abi- tano le regioni del medio Nilo; di i Fula o Fellata emi- grarono verso l'ovest, ed attualmente occupano un tratto esteso al sud del Sahara occidentale. Ordinariamente si collo- cano i Nubi e i Fellata o fra i Negri o fra i popoli Semitici, Mediterranei; ma ne differiscono abbastanza per essere col- locati in una classe a parte. La pelle del Nubiano è di un bruno giallo o di un rosso bruno, più raramente di un brano scuro o nero; la barba è più abbondante che nel Negro, il viso ovale si avvicina più a quello del Mediterraneo che al Negro; la fronte è alta e larga, il naso sagliente e non de- presso, i labbri meno grossi che nel Negro.

La classificazione di questo gruppo come linguistico è in- certa. F. Miiller crede che sia nettamente distinto dal Negro oltreché per il rapporto etnico, anche per il linguaggio ed occupi una situazione intermedia fra il Camitico e il Negro; però secondo molti non è bene accertata la parentela dei Nuba coi Fula.

I Nubi propriamente detti stanno nella vallata media del Nilo, essi prendono i nomi di Bedia, Barabra, Bisciari, Don- golesi. Nubi del Cordofan, Adendoa, xlmer, secondo le tribù e le località che abitano. Non pare che sieno gli abitatori più antichi del territorio ma che vi sieno arrivati in tempi storici. La lingua bediavi è una lingua del tutto originale e ancora insufficientemente studiata; e sarebbe di un grande interesse etnologico per vedere i legami che per questo rap- porto passano fra i Nubi e le popolazioni della regione etio- pica e dell' alto Nilo.

I Nubi Dongolesi e del Cordofan sono diligenti agricoltori ; ma i più pastori; hanno adottato l'islamismo ma lo profes-

2G4 Geografìa e Geologia dell' Africa

sano a modo loro; i costumi riguardo il matrimonio e la con- dizione delle donne sono assolutamente diversi. La donna maritata lia una posizione sujDcriore a quella di molte europee. Vestono meglio degli Africani neri e bantu, hanno abitudini in generale meno barbare, sono intelligenti, coraggiosi, eco- nomi, valorosi in guerra; hanno però dei difetti gravi; diffi- denti, vantatori, di mala fede, sono da evitarsi, dice Schvvein- furtli, come le piante spinose del loro paese. Hanno la solita costituzione a tribù, con capi di scarso potere; furono sotto- messi agli Egiziani, ora stanno o soggetti o ribelli ai dervisci.

Con loro vengono collegati i Fula o Fellata. Questo po- polo è disteso in mezzo ai Negri e al nord dei Xegri per una lunghezza di 4500 chilometiM- e forse più, dalla regione del Nilo a quella del Senegal. In ogni luogo compariscono come razza distinta per tipo e per lingua e si ritiene devano collegarsi ai Nubi. Il Fula si stima da superiore al Negro e pretende di esser fratello del Bianco; i Fula han fondato gli stati di Aussa e di Massina. Dinastie fula governano i regni di Socoto e di Grondo; e si trovano in numero consi- derevole nel territorio di Futa Giallon, tanto che da questo si diresse una nuova migrazione verso Est, e fu creduta anche la patria originaria.

Dai Negri si distinguono pei costumi pastorali, per una pulizia e nettezza meravigliose nell'Africa. Sono molto intel- ligenti, anche come agricoltori; abili artigiani, lavorano con intelligenza il ferro per farne strumenti agricoli ed armi, lavorano con gusto gioielli d'oro. Fabbricano capanne e case ragionevoli, si intendono di lavori in cuoio ; rifuggono in generale dalla schiavitù.

Per quel che riguarda la forma di governo sono essi giunti a un punto molto più alto dei Negri non solo, ma anche dei Bantu, ai quali però somigliano. Ogni stato è una specie di repubblica teocratica in cui la prevalenza è delle famiglie ricche.

Geografia e Geologia deli' Africa 265

Al grappo dei Nubo-fula e specialmente dei Xubi, si crede di collegare anche molte popolazioni della regione dell'alto Nilo. Kraj^f trova dei rapporti fra i Masai e i popoli più set- tentrionali e così i Berta, i Conasa si legherebbero ai Xuba, Schvveinfarth e Junker richiamarono l'attenzione sui popoli dell'alto Nilo e dell' Uelle. Vi è la possibilità che i Niam- niam, i Mombottu, i Golo, i Crei possono essere affini ai Xubi e ai Fula; ma ciò è del tutto incerto.

JlediferraìieL Tutta l'altra parte dell'Africa è abi- tata da quella razza alla quale si il nome ora di medi- terranea, che si dice anche bianca o caucasea. Dei mediter- ranei però un solo ramo abita in grandi masse l'Africa ed è quel ramo che l'Haeckel ed altri chiamano Semitico, e di- vidono poi in Dissemitico o Camitico e Semitico propriamente detto. E noto che questi nomi non hanno che un significato convenzionale, ed è anche noto quante questioni si possono fare circa i rapporti dei Camiti o dei Semiti ; e, direi io, se queste due denominazioni o meglio se una così semplice di- visione sia sufficiente per collocarvi tutte le stirpi di questa razza. Lasciando le questioni che non sono dell'indole di questo libro, esponiamo alla meglio lo stato delle cose.

Tutte le popolazioni dell'Africa sul Mediterraneo, quelle del deserto sahariano, eccettuati, come si disse, i Tibu, e tolti i Nuba e loro affini, appartengono fisicamente alla razza me- diterranea. Però notevolissime sono le diversità che si riscon- trano fra i vari gruppi componenti queste popolazioni, meno omogenee e più variate che gli altri gruppi, e sono in parte anche mescolate con elementi africani di altre razze, in par- ticolar modo coi Negri e coi Nubo-fula.

Linguisticamente si differenziano essenzialmente dalle po- polazioni indo-europee e parlano lingue che si possono ri- durre a due gruppi ai quali per comodità daremo i soliti nomi di semitico e di camitico: al primo appartengono l'arabo, r ebreo, e il ghez : alle lingue camitiche il copto (estinto come

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lingua) il berbero e un gruppo che designeremo col nome di etioj^ico.

Gruppo Caììiitico, Etiopico. Le lingue del gruppo etiopico si conoscono in qualche parte ; le principali sono il so- mali^ il galla^ il dancali, V ago e qualche altra; che si parlano nell'altipiano abissino, nella penisola dei Somali e nella regione dei grandi laghi fino al confine colla lingua bantu. A queste lingue alcuni collegano la lingua bedia, staccandola dal gruppo delle Nube; ma pare migliore la classificazione nostra. Queste lingue hanno subito l' infiltrazione araba, e molti dei popoli che le j)arlavano, hanno, come anche i Xubi. abbandonato in parte la lingua natia per adottare quella degli Arabi che si impone col vantaggio della civikì\, del commercio e della influenza religiosa.

Berbero. Al gruppo delle lingue berbere appar- tengono tutti i j)op<»li di razza mediterranea dal confine dell'Egitto all'Atlantico. Sono lingue berbere il cabilo del- l'Algeria, lo Scilla del Marocco, il zenaga del Senegal, il linguaggio che si parla nell'oasi di Augila e di Sina, e vi apparteneva il guanco delle Canarie. Ma quello che è ora il più puro e più conservato dei parlari berl)eri è il taurego che è quello degli abitanti del Sahara e si dice da loro ta- masico.

Nei liuffung-oi settentrionali si infiltrò la linL>ua araba come elemento linguistico, nella stessa guisa clie si infiltrarono gli Arabi come elemento etnico, e nei distretti meridionali vi ò mistione di voci e sangue nero.

Gì'tfpjJO Seììlitico. Ebreo. Fra i Semiti, gli Ebrei conqjariscono più come fatto etnico che linguistico, perchè essi parlano o la lingua del paese dove abitano o quella del paese donde immediatamente provengono, come gli Ebrei del Ma- rocco che hanno ancora in uso lo spagnuolo.

(ihex. Le due lingue semitiche propriamente parlate in Africa sono il ghez dell'Abissinia settentrionale dovuto a una

Geografia e Geologia dell'Africa 267

immigTazione, che diede origine alle due forme che prendono il nome dal paese dove soilo parlate, il Tigre e FAmarico; e a qualche dialetto di poca importanza ; che si trova sulle frontiere abissine. Di gran lunga più importante è l'Arabo.

Ambo. Già da remotissima antichità i Semiti erano fortemente collocati sulla destra del Nilo, e i Fenici aveano colonizzato le coste della regione del Magreb ; ma di queste influenze poco o nulla resta. Furono gli Arabi che nel primo secolo dell' Islamismo occuparono a mano armata i possedi- menti dell'impero romano, e poi nell' undecimo secolo invia- rono possenti colonie nella Tunisia, nell'Algeria e nel Marocco, che entrarono come un importante elemento etnografico, e importarono la loro lingua. Questa poi si diffuse non solo nei territori jjoliticamente occupati; ma oltrepassò le frontiere per ragioni di mercanti e per propaganda religiosa, e si formò principalmente nel Marocco una variante dialettale della lin- gua del Corano. Questa lingua, che finora ha trovato il campo libero, s'impone in tutta l'Africa settentrionale, centrale ed orientale ed è il più potente veicolo del pensiero nella più grande parte dell'xlfrica.

Tutti questi popoli meditei-ranei hanno raggiunto un grado più o meno elevato nella civiltà e possedono una storia; al- cuni anzi hanno avuto una parte molto importante nello svi- luj^po della umanità.

Egizi, I Camiti di Egitto hanno da tempo antichissimo, forse seimila anni, fondato uno stato con una amministrazione perfezionata, hanno eretto grandiosi monumenti, hanno rag- giunto una perfezione mirabile nelle arti meccaniche, nelle decorative e nelle scienze di applicazione; hanno avuto una letteratura della quale non conosciamo che qualche interes- sante brano. La lingua si estinse prima dell' èra cristiana, sotto l'influenza greco-latina si è trasformato in copto, il quale a sua volta sparì davanti l'invasione araba e non ha che una esistenza fittizia, come organo di un rito religioso. Però un

268 Geografia e Geologia dell' Africa

avanzo del popolo che ha fondato la più antica, e una delle più alte civiltà di questo mondo esiste ancora benché in istato miserabile. Quasi tutti gli autori sono d'accordo nel ricono- scere nei fella di Egitto i rappresentanti degli anticlii Egi- ziani.

Abissiìli, Gallai ecc, Tutti i popoli che dicemmo parlanti lingue del gruppo etiopico sono pure di razza me- diterranea e non dilferiscono essenzialnente dai popoli più set- tentrionali. La tinta della loro pelle è soltanto più scura.

Essi abitano, come si disse, l' alta regione dell'Abissinia, il paese di Gaffa, le regioni dei Galla, dei Somali, dei Danachili, l'Afar, l'Arrar e le parti meridionali della Nubia dove sono misti con popolazioni nube. Xell'Aljissinia dicemmo che abita un popolo a lingua semitica, ma questo costituisce solo la razza dominante ; tutto il fondo della popolazione e in alcuni cantoni (e specialmente tra il Tacasse e l'Abai, i Falassa nel Siemen, i Guarà nel Dembea ecc.j, è di razza ago o agao ed è una razza di quelle che dicemmo etiopiche e parlano una lingua speciale che è anche un elemento importante in una delle due lingue del popolo dominante, l'amarica.

Tutti questi popoli sono misti di sangue nero e nuba, prin- cipalmente nei bassi strati sociali, e sono di una civiltà molto scarsa. Alcuni lianno abbracciato il cristianesimo, altri, i più, l'islamismo; ma j^raticano di queste due fedi solo alcune forme esteriori, senza aver partecipato che ben poco della civiltà aralja e meno ancora della cristiana.

JierherL L'altro ramo dei Gamiti è il Ijerbero. Gon questo nome comprendiamo tutte le popolazioni africane dal Niger e dal lago Tsade all'Oceano e al 3Iedi terraneo e ancora tutte quelle dell'antica Marmarica, della Girenaica e delle oasi egiziane. Gorrisponde e forse comprende i discendenti degli antichi Libi, Numidi, Getuli, Garamanti, Mauri, ecc. La vecchia lingua di questi popoli antichi non conosciamo, e a mala pena ci resta di essa qualche iscrizione (Gust), ma il nome

Geografia e Geologìa dell'Africa 269

di berbero j^nò applicarsi come rappresentante generale di questa in sostituzione del libico. Esistono però molti nomi di lingue particolari, come il cabìlo in Algeria, lo Scilla nel Marocco, il tamasico (1) nel Sahara, lo zenaga sulle rive del Senegal. Wfiuanco l'estinto?) linguaggio delle Canarie era pure di questo gruppo, al quale si uniscono pure le lingue delle oasi di Augila e di Sina, e queste lingue, benché insigni- ficanti pel numero di quelli che le parlano, sono però im- portanti per la loro vitalità, colla quale hanno resistito per 3000 anni alla pressione delle lingue sovrapposte, e perchè ci sono il più evidente documento della grande estensione del j)opolo berbero. Alcun autore è giunto (Y. di S. Martin, Diefenbach) ad asserire che anche tutto il paese etiopico sia di razza berbera; ma non vi sono prove sufficienti per tale estensione, che però non si può assolutamente escludere. Si ritiene da alcuni pure che i Tibu, i Fula, gli Aussa pos- sano essere berberi; e qui la questione manca di elementi per la soluzione.

I Berberi, fisicamente, sono una bella razza; bella nel senso fisiologico, e anche nel senso estetico come lo può intendere un artista europeo. Sono una razza mediterranea e coll'Eu- ropeo e coli' Arabo vi sono delle differenze di fisionomia, ma non differenze di ti^jo; somigliano più all'Europeo dell'Eu- ropa occidentale e meridionale, che non ai Semiti. Alcuni, fra gli altri il Roget di Belloguet, con molte prove, connettono ai Berberi tutte le popolazioni iberico-liguri. che con estensione non ben determinata, si trovano sparse in tutto il bacino occi- dentale del Mediterraneo, così da farne popoli fratelli.

I Berberi si trovano ancora puri in alcuni distretti del- l'Atlante, nell'Algeria e nel Marocco, e più o meno misti

(li Si volle vedere nel nome tamasico una curiosa sinonimia col nome di Tamahu, che portava un popolo libico invasore dell'Egitto 15 secoli avanti l'èra volgare.

270 Geografia e Geologia dell'Africa

cojxli Aralji costituiscono la massa della popolazione degli stati ìjarbareschi. Essi pr>i sono i padroni del deserto dove si sono costituiti in confederazioni di tribù; gdi Ahaggar sul- r alture montuose che da loro prendono il nome, gli Azier al N.-E.; i Chelovi nell'Air e gli Auelinmidi al S.-O., che disgiunti da ampi tratti deserti hanno dialetti distinti. I loro vizi e le loro virtù sono stati esagerati specialmente dagli scrittori francesi a seconda dei rapporti amichevoli od ostili che furono tra loro e i viaggiatori ed i coloni dell'Algeria; ma si può dire che non presentino tratti cosi rilevanti da essere distinti da qualunque altro popolo messo nelle loro condizioni di esistenza. Hanno abbracciato il maomettismo, ma lo professano molto a modo loro, nei rapporti colle donne sono in assoluta contraddizione coi costumi degli altri islamiti e più vicini a noi; anzi si notano molti fatti che danno in- dizio di una specie se non di matriarcato (Reclus) almeno di lina posizione importante della donna nella vita della famiglia e della tribù, e nella cultura del popolo.

Mentre i Berberi della regione dell'Atlante sono gli agri- coltori per eccellenza in opposizione agli Arabi pastori e no- madi, i Tuareghi sono poco dati alla vita agricola, in conse- guenza certamente del suolo che abitano, e godono della vita avventurosa, della guerra e dei viaggi, come conduttori e custodi di carovane, ed all'occorrenza anche del brigantaggio. SeììlitL Il gruppo dei })opoli a lingue semitiche è rap- presentato in Africa dagli Arabi, dagli Abissini e dagli Ebrei. Già la riva destra del Nilo fin da tempi antichissimi era, come si è detto, in possesso di popolazioni semitiche (Icsos, Ebrei, ecc.). Nell'Africa poi occidentale si stabilirono le colonie dei Fenici, mn queste poco o nulla lasciarono come elemento etnico; più tardi dopo la fondazione d'Alessandria troviamo l' elemento ebreo che torna a diffondersi nell' Egitto, e dopo la distru- zione di (lerusalemrae fatta da Tito, gli Ebrei immigrarono in numero considerevole in Egitto, in Cirenaica e in altri

Geografìa e Geologìa dell'Africa 21 ì

posti dell'Africa settentrionale. La diffusione degli Arabi data dalla conquista fatta entro il primo secolo dell'Egira, nella quale essi incontrarono energica resistenza da parte dei Ber- beri; ma la grande immigrazione fu nel nono e nel decimo secolo dell' èra nostra, quando in numero considerevole si stabilirono come elemento etnico in tutta l'Africa settentrio- nale. Essi formarono una buona parte della razza dominante dell'Egitto, e entrarono come un elemento principale nella composizione della, ]3opol azione della Tripolitania e della Tu- nisia, dove si sono molto mescolati cogli abitanti berberi che non si sono ritirati davanti alla loro invasione. Nell'Algeria essi sono, come si disse, per lo più un popolo nomade, nel Marocco pure ; e questi godono una grande considerazione presso gli altri maomettani come fra i più puri osservatori dell' Islamismo.

Anche fra gli abitanti della costa sahariana se ne trova. Essi poi si diffusero in modo molto notevole, mescolandosi talora colla popolazione primitiva ed imponendo la lingua propria in tutte le regioni occupate dagli Egiziani nella val- lata media del Nilo. Anche su tutta la riva orientale al di dell'Equatore l'elemento arabo è rappresentato in modo importante, se non numericamente, almeno per l' influenza loro; come quelli che hanno avuto ed hanno ancora quasi del tutto in mano il commercio fra la costa dello Zanzibar ed il bacino del Congo.

Un'altra invasione semitica di Arabi meridionali è notevole come fatto etnico e linguistico.

In tempi più antichi Arabi, probabilmente Imiariti, passarono il Mar Rosso ed occuparono fortemente l'altipiano abissino dove restano ora come classe dominante e dove portarono la lingua ghez o giz. Coli' andar del tempo la forma antica si perdette e diede principio alle due lingue parlate ora dalle alte classi della popolazione abissinica, il Tigre e l'Amarico, il primo dei quali conserva molto maggiori le forme semitiche.

272 Geografìa e Geologia dell'Africa

Ebrei, Altra razza semitica sono gli Ebrei che in Africa sono poco numerosi e costituiscono anche qui come in altre parti del mondo una divisione etnica e religiosa più che lin- guistica. Sono numerosi il più nel Marocco, nell'Algeria, nella Tunisia nei quali luoghi vennero in parte dalla Spagna, e neir Egitto dove appartengono in parte alla setta dei Caraiti. In Abissinia accennammo alla ^popolazione dei Falassa che professa culto mosaico; e si dicono Ebrei neri; ma è molto j^robabile che rappresentino semplicemente un fatto religioso piuttosto che etnico.

Indo EìiropeL Altri popoli di razza mediterranea, gli Indo Europei, entrano pure benché in una scarsa propor- zione nella massa della pojDolazioiie africana. In tempi j^as- sati un considerevole numero di Elleni si stabili nella Cire- naica e neir Egitto e i Romani piantarono numerose colonie nella regione delFAtlante, dove la lingua latina fu molto diffusa, e avanzi della civiltà latina si trovano sparsi in una zona interna molto estesa. Più tardi vi si piantò il popolo dei Vandali. È però molto dubbio se questi abbiano lasciato traccia di nella forma dei corpi delle attuali popolazioni. Si citano è vero molti uomini a capelli biondi ed occhi az- zurri fra i Berberi della Cabilia e i Marocchini; ma si ha anche in Silace notizia di Libi biondi.

Doj^o la caduta del dominio bizantino gli Arabi esclusero l'elemento europeo, più tardi vi furono colonie di Turchi e Mamelucchi, frai quali l'elemento mediterraneo (albanesi, cau- casei) era numeroso; ne è del tutto trascurabile la parte che vi possono avere i tanti Italiani e Spagnuoli trasportativi come schiavi, o rifugiatisi colà.

Ora della razza mediterranea sono in Africa stabiliti molti Europei in tutte le coste, e addentro anche come veri coloni nell'Algeria, nella Tunisia, nell'Egitto e nella Terra del Capo e dell'alto bacino dell' Grange, P^rancesi, Spagnuoli, Italiani in Algeria, Italiani (e Maltesi) in Tunisia, Europei d' ogni nazione

Geografia e Geologia dell'Africa 273

ma specialuiente Greci e Italiani in Egitto, Inglesi ed Olan- desi nella Terra del Capo e dell' Grange, a non parlar delle isole nelle quali in buona parte è euroj)ea od europeizzata la popolazione.

Altri mediterranei sono gli Indiani che sono stabiliti in molte stazioni dell'Africa orientale.

Tur chi, Di popoli di altre razze non è da accennare che i Turchi, di cui abbiamo parlato, che sono in numero piccolissimo nelle grandi città dell'Africa settentrionale e altri.

Olìiesi, ]\Iongoli sono i Cinesi da poco introdotti nelle isole di Maurizio e di Riunione,

Pigììiei, Prima di finire questa enumerazione è da par- lare ancora di alcune razze o meglio avanzi di una razza che tende a scomparire. Un fatto molto curioso è la presenza di popolazioni nane. I Docos al sud dello Scioa e di Gaffa, gli Acca o Ticchiticchi, i Bongos, Abongos, Mupongo, i Bacchi Banos del Loango ed altri popolucci del bacino del Congo, e forse, come si disse più sopra, i Boschimani appartengono a una razza di uomini più bassi degli altri. Questo (anche Lenz) è forse il popolo primitivo (i pigmei dei classici ?) dell'Africa, disj^erso dalle genti superiori posteriormente im- migrate. Gli Ottentotti prima li abbatterono, poi vennero i Bantu, che respinsero negli attuali confini i primitivi. Le leg- gende dell' Ugonda, quella raccontata dal re di Ciboco a Ivens e Brito, le invasioni dei Giagga, quelle dei Paon, gli avanzi di costruzioni distrutte, alludono senza contraddizioni a questa stratificazione dei popoli del Sud dell'Africa, che tennero nella loro marcia sempre la direzione da N. a S. e da E. a 0. Anche nei monumenti egiziani sono disegnati i pi- gmei, come abitanti dei paesi degli Acca.

Il dare poi in cifre numeriche il numero dei componenti questi popoli è cosa estremamente diflicile e incertissima. No- tiamo qui le cifre date da alcuni autori molto reputati, più

lii. Geografia e Geologia dell' Africa.

274 Geo(jrafia e Geologia dell'Africa

per mostrare le enormi incertezze che regnano in (jnesto ar- gomento che per rispondere a un ([uesito.

Haeckel Ricci Schobel

Ottentotti 50.000 900.000

Cafri 20.000.000 12.000.000

Negri l.S0.000.0(X) 130.000.000 122.Ó00.000

Malesi (Ij , 3.500.000

Nubiani 10.000.000 25.000.000

Mediterranei (^1 1 900.000 30.000.000

I>ÌVÌSÌOne per Religioni, Per quel che riguarda ha divisione religiosa si può dire che una metà degli Africani protessa l'Islamismo, seguendone ©on rigore maggiore o mi- nore le pratiche. Diffuso già nel settimo ed ottavo secolo della nostra èra nell' Egitto e nella Barberia, si estese nel deserto africano fino a toccare le rive del Niger nell' undecimo e nel tredicesimo; nel Vadai, nel Dar For, nel Cordofan penetrò nel secolo scorso. Adesso guadagna terreno ogni giorno pili nella regione etiopica, nel Sudan, nei paesi della costa orien- tale fino al 20° parallelo meridionale e lungo le coste del Ma- dagascar. Conta forse 100 milioni di seguaci.

Questa religione, di cui noi conosciamo soltanto i migliori adepti, si dice ordinariamente che è un progresso per gli Africani in confronto di (j^uelle meschine che professavano prima; ma se consideriamo che i paesi musulmani, nei quali il dominio religioso e politico sono concentrati nella stessa persona, sono la sede del dispotismo, dell'ignoranza, del fana- tismo; se abbiamo presenti le gesta dei dervisci del Sudan, e di altri commovimenti simili che avven2:ono o";ni volta coni- parisce un mahdi^ accompagnati sempre da stragi, da guerre feroci e sanguinose ; se teniamo conto di quelle sette ispirate al più esclusivo fanatismo ed alla più fiera intolleranza come

(1 ) La cifra del Haeckel »■ coniple.SHÌva per la razza in intto il mondo.

Geografia e Geologia eh II' Africa 275

è dei senussi\ abbiamo ben poco da rallegrarci. conviene illudersi con lo splendore della civiltà araba del bel tempo del Califfato. Essa è forse troppo esaltata in via assoluta, e bisogna poi detrarre, esaminando diligentemente, quel tanto che non h arabo, islamita, e resta ben poca cosa per questa. E bisogna considerare ancora che essa ha perduto la fede audace,' pura, semitica; si è adattata troppo ai bisogni degli Africani per poter sperare che li sollevi; esso avrà fatto scomparire alcune pratiche ridicole, alcune usanze detestabili; ma organizza i mezzi di resistenza e ne somministra di nuovi alla civiltà europea.

La religione dei popoli negri è in generale il feticismo ; presso questi popoli manca una idea di una divinità nel senso in cui la intendono i popoli superiori. La impossibilità di elevarsi a concetti o-enerali è indicata anche dalla mancanza nelle loro lingue di parole adattate a significare astrazioni. Presso queste popolazioni manca la forza di formarsi la idea di causalità e non sono in grado, almeno nello stato in cui si tro- vano, che di sentire l'effetto dei fenomeni che li circondano; e come i fatti dolorosi sono quelli che più colpiscono, essi si sono formati l'idea di esseri malefici superiori agli uomini; rare volte, come gli Ottentotti, credono ad esseri benefici; ma sem- pre meno potenti dei cattivi. Il feticio serve a scansare i mali che possono essere portati dagli esseri immaginari, e ad aiutare 1' uomo a superare le difficoltà reali della vita. Ogni cosa che serve all' uomo può essere feticio, un animale, un essere inanimato, una pietra, un gingillo qualunque a cui venga unito dall'immaginazione un potere, direi quasi, magico; è una cosa che somiglia all'amuleto.

Il feticismo poi si distingue dal naturalismo in ciò che la potenza arcana del feticio h assolutamente legata a quello determinato oggetto, non a tutti quelli della medesima spe- cie ; e si distingue dall'idolatria perchè l'uomo non (lii)ende dal feticio, anzi il feticio è considerato come uno strumento

276 Geografia e Geologia deW Africa

di quc41o che possiede, il quale castiga e distrugge anche

il fetido se questo non gli serve.

I popoli feticisti sono forse 80 milioni.

II cristianesimo è praticato tra i popoli africani solo dagli Abissini e da alcuni Ottentotti e Cafri. Gli Europei stabiliti in Africa seguono le religioni del loro paese. I Cristiani in Africa sono forse 9 milioni.

Di questi cattolici 2 milioni e 700.000; le missioni cattoliche poi nel 1885 aveano in Africa 21 vescovi e quasi un milione di credenti; la chiesa copta d'Egitto un 300.000 seguaci spe- cialmente nelle provincie dell'alto Egitto. La chiesa copta d'Abissinia un tre milioni di credenti. I cristiani invece della regione del Capo e dell' alto Grange appartengono quasi tutti alle chiese riformate.

Nell'isola di Madagascar missioni cattoliche (francesi) e evan- geliche e anglicane (inglesi) si contendono il campo, più con accanimento politico che con intento religioso.

Gli Ebrei sommano a 400.000, se vi si comprendono i 200.000 . Fellata abissini.

Gli altri veri E])rei s(ìno 1 ])lii ('100.000) nel Marocco.

XV

"CetsTNi di Geografia politica e commeeciale

Noi non intendiamo in questo capitolo di trattare compiu- tamente e neanche ampiamente (juesta materia che da per se sarebbe argomento di un trattato speciale; perchè l'indole di questo libro non lo consente ; indichiamo sonnnariamente i fatti più importanti che riguardano l'azione dell'uomo costi- tuito in società politiche.

Noi tratteremo degli stati africani secondo le grandi regioni naturali, jireferendo (juesta divisione a ogni altra come quella

Geografia e Geologìa dell' Africa 211

clic risponde più allo stato naturale delle cose daremo poi in un prospetto (1) i dati più interessanti^ tutti riuniti per co- modo del lettore.

Beglone del Magreb, La regione del Magrcb si divide in tre stati; uno indipendente: il Marocco, e gli altri due, Algeria e Tunisia, che sono in vario modo dipendenti dalla Francia.

MdVOCCO, L'impero o sultanato di Marocco sta fra l'Oceano Atlantico, il Mediterraneo e l'Algeria con cui lui precisi confini e il deserto dove i limiti sono del tutto incerti.

L'estensione sua si ritiene circa un 800.000 chilom. quad. (197.000 terreni e monti fertili, 67.000 steppe, 347.000 de- serto, Tuat) e la popolazione è valutata variamente dai 6 ai 12 milioni di abitanti: si può ritenere che la cifra di 8 mi- lioni sia la più probaÌ3Ìle. Tutta (juesta regione j^erò e tutti questi abitanti non formano uno stato compatto come sarebbe un impero europeo. Le regioni piane attorno Fez, fino allo stretto e all'Atlantico, e la regione del Marocco dipendono direttamente dall' autorità del Sultano, che è insieme politica e religiosa come in tutti gli stati islamiti. Le regioni m'on- tuose invece sono o semplicemente tributarie, o del tutto in- dipendenti; le tribù berbere che abitano il grande Atlante, non solo non hanno mai riconosciuto l' autorità dei signori del piano, ma non hanno mai permesso che un forestiero penetri nei loro territori. Le tribù poi tributarie pagano il convenuto con difficoltà, talora occorrono delle vere guerric- ciole per indurle alla sottomissione, e naturalmente la resi- stenza loro è in ragione inversa dalla personale autorità del Sultano. Così avviene uno stato di cose molto incerto, che non è r ultinui causa dello stato di bassezza e di miseria di un paese tanto favorito dalla natura.

(1) Vedi Prospetto E.

278 Geografia e Geologia dell' Africa

Prodotti naturali. I prodotti naturali di questo ])aese sono frumento, orzo, mais, riso, durra, legumi, canna di zuc- chero, cotone, tabacco, canapa, datteri, sandaraca, sughero ecc., eccellenti pecore, cavalli che gareggiano cogli arabi, buoi, capre, asini, camelli, e fra gli animali selvatici si trovano principalmente leoni, pantere, antilopi, gazzelle; i prodotti minerali sono del tutto trascurati, benché il paese sia ricco di ferro, rame e metalli nobili.

Industria. L' industria è assolutamente casalinffa e non serve a sufficienza ai bisogni del paese. Hanno la maggiore importanza la concia delle pelli, tappeti, armi, burnus, ecc.

Commercio. Il commercio esterno di questo paese, dotato di ricchezze naturali così grandi, è difficultato dallo stato di disordine interno, e dalla incertezza della possibilità dei traf- fici, essendo ora permesso ora vietato, secondo idee gros- solane o i capricci del Sultano, il commercio ora dell'una ora dell'altra cosa; il commercio esterno si fa massimamente dai porti di Tangeri e di Magador. Si esporta per mare mas- simamente buoi, cuoi, corni, pelli greggie, lana, cera, biade, sughero, agrumi, pelli lavorate, pantofole, fez, ecc.

Si importa tessuti, armi, vetrerie, zucchero, caffo, seta greggia.

Verso r interno dell'Africa il connnercio si fa per carovane ed è relativamente fiorente. La piazza principale è Tatilet donde per Tuat si va a Timbuctu. Dal Sudan si importa schiavi, avorio, penne di struzzo, gomma, polvere doro, e si esporta polvere da fucile, armi, stoffe, conterie e sopratutto sale.

TI movimento commerciale del Marocco è di circa 40 mi- lioni di lire; si esportano piselli e fave per 5 milioni, mais, 4 milioni, olio, quasi 4 milioni; lana per 2.700.000 lire; si importa specialmente cotone greggio e lavorato per 15 mi- lioni, zucchero per 5 milioni.

Città capitale ò Fez che hn un 140.000 abitanti; altra città importante ò Marocco con ;">(). 000 nbitanfi. ^re(]uinenza

Geografia e Geologia dell'Africa 279

(^[ekiiies, Mikiias) 20.000, Tetiiaii; porti importanti Taiigeri, Mogador, Casablanca.

Algeria, L'Algeria sta fra il Marocco, Tunisi, il Me- diterraneo e il Sahara, verso quest' ultima regione i confini sono del tutto indeterminati. La superficie si fa di 670.000 cliil. quad. e la popolazione di 3.900.000 abitanti.

Tutto questo paese è diviso in tre parti; la costa, colle valli e le colline e montagne che, come si vide, costituiscono il pendìo settentrionale dell' altipiano, 1' altipiano interno e il Saliara algerino. La regione costiera è agricola e ben coltivata, r altipiano a pascoli, il Sahara a deserti e oasi . A questa di- visione naturale corrisponde quella della popolazione; questa si compone di Berberi, Arabi e Europei. I primi sono in mag- gioranza e sono in generale agricoltori della costa e delle oasi, gli Arabi sono pastori dell'altipiano, gli Europei abitano le città della costa e molti sono agricoltori.

La partizione amministrativa corrisponde pure all'ingrosso a queste divisioni. I dÌ23artimenti (318.000 eh. q.) sono nel paese agricolo, il Sahara 349.000 eh. q.

f Prodotti. I principali prodotti vegetali sono: granaglie, olio, tabacco, datteri, zafferano, vino, civaie, legname da sti- pettaio, alfa, sughero, frutti meridionali.

Prodotti animali principalmente cavalli, camelli, pecore, pelli, penne di struzzo.

I prodotti minerali più importanti finora: ferro, rame, piombo, salgemma.

Industrie. Le industrie in Algeria hanno poco risentito l'influenza della occupazione europea; si lavora ancora al- l'antica; i prodotti più importanti sono tessuti di seta e lana, armi, vestiti all' orientale, tappeti, profumerie, ecc.

Commercio. Il commercio si fa quasi del tutto colla Francia, favorito da rapide comunicazioni pei porti più im- portanti (Algeri, Orano ecc.), con Marsiglia e da linee ferro- viarie che collegano i punti principali dal confine del Marocco

280 Geografia e Geologia dell'Africa

con Algeri e, salvo breve interruzione, con Tunisi, con uno sviluppo di 2188 chilometri. Anche i porti sj^agnuoli e ita- liani hanno rapporti frequenti e regolari cogli algerini.

Città principali: Algeri (74.000 ab.), Gran (67.000 ab.), Costantina (49.000), Bona (29.000), Elida (24.000j.

TtUlisi. La Tunisia è uno stato che può ora consi- derarsi come un possedimento francese. Sta fra l'Algeria, la Tripolitania e il mare Mediterraneo ; la sua superficie è di 116.000 cliil quad. e la popolazione di circa 1.500.000 abi- tanti, Arabi i più. Berberi molto arabizzati. Ebrei ed Euro- pei, i più Italiani.

I prodotti vegetali della Tunisia somigliano agli algerini, scarseggiano i legnami, più estesa- è la coltura del mais e dei datteri, gli animali sono in minor quantità anche relativa, il cavallo e la pecora sono specialmente i)iù scarsi, i camelli invece son numerosi, il baco da seta vi è un po' coltivato. Dei minerali il più imj^ortante è il mercurio ; ma l' industria mineraria è allo stato più basso.

Anche le industrie sono scarsissime; hanno qualche nome i tappeti tunisini.

II commercio non è molto sviluppato ; si esporta olio di oliva, alfa, orzo, spugne, legumi secchi, datteri. Ferrovie cliilom. 470.

Capitale Tunisi (125.000 ab.) col porto della Groletta, Mo- nastir, Gabes, Sfax, Tozer.

Scihctrct, Questa vastissima estensione, tolto l'Egitto di cui parleremo a parte, non ha altro stato costituito che Tripoli; tutti gli altri abitanti si aggruppano per tribù o per unioni di tribù con legami politici assolutamente primitivi. la Nubia che dipendeva dall' Egitto ed ora dall' inq)ero mahdista, entra pure nel Sahara. Tripoli si stende lungo il Mediter- raneo fino alla Sirte, a levante di questa ò la Cirenaica, o, come si dice ora, inarca, paese che appartiene per natura di suolo e di pioggie all'Europa. Ordinariamente il Barca lo si trova ascritto alla Tripolitania, ma forma un governo di-

Geografia e Geologia dell'Africa 281

stinto dijieiiflente direttamente dal Sultano di Costantinopoli; all'interno l'oasi di Fezzan ha lenti legami di dipendenza con Tripoli. A tutto questo territorio preso insieme si attri- buisce un milione di chilometri quadrati e un milione di abitanti. I tratti fertili e abitati, come si disse parlando del Sahara (vedi pag, 43) sono oasi in mezzo a tratti deserti. A sud di Barca stan le oasi di Augila e di Cufra, dove ha sede il centro della setta dei Senussi, la cui autorità è uguale e talora anche maggiore in queste provincie dei governi officiali.

La poj)olazione del Sahara poi si divide nei tre gruppi principali dei Mauri all'C, dei Tuareghi al centro, dei Tibbu all'È. I centri più notevoli di popolazioni sono le oasi di Gadames, di Air, di Ahaggar, di Tibesti, ecc.

I prodotti della Tripolitania sono principalmente datteri, biade, frutti meridionali, safferano, olive, solfo, sale e spugne, molte ]3Ìante d'alto fusto si trovano nella Cirenaica; ma questo paese è enormemente trascurato. Nelle oasi del deserto i pro- dotti vegetali si riducono ai datteri e a pochissimi cereali; gli animali domestici van diminuendo di specie e di quantità man mano che si allontana dal mare, tinche si riducono, si può dire, al solo camello. In alcuni punti del deserto si trova salgemma, allume, natron.

Le oasi sono importanti ancora più come luoghi pei quali passano necessariamente le grandi strade commerciali che vanno dal Mediterraneo al Sudan.

Cominciando dall'occidente e andando verso oriente le prin- cipali vie di carovane sono queste :

1. Da tutte le città principali del Marocco: Marocco, Fez, Tetuan, Mogador, Teiilet, gruppi di viaggiatori e mercanti si uniscono e costituiscono la gran carovana che per Tuat va a Timboctu (1).

(1) Si tratta p. e.: per la carovana del sale di un insieme di circa 3500 camelli che portano per 60.000 talleri in sale, questa somma, piccola per un

282 Geografia e Geologia dell' Africa

2. Da Tunisi, Tripoli e Algeri per Uargla si raccolgono a Gadaiiies e di o per Tuat a Timboctu, o per Agades ai ricchi regni di Socoto e di Cano.

3. Da Tripoli a Murzuc, per Bihna a Cuca sul lago di Tsade; fu negl'ultimi tempi la più importante, ai nostri giorni è interrotta.

4. Da Bengasi per Augila e Vara nel regno di Vadai; poco usata e poco nota.

5. Nella valle del Nilo erano prima della insurrezione inahdistica, e saranno, appena le cose si ricompongano, i punti di sbocco: Siut nell'Egitto, ultimo punto dove giunge la ferrovia, e Suachim e Massaua sul Mar Rosso. Da Siut si an- dava per Uadiualfa e Dongola al^^Dar Fur, o per Uadiualfa, Abuliamed a Cartum. Da Suachim per Berber a Cartuni. da Massaua per Cassala a Senaar e Cartum.

11 mezzo di trasporto è il camello che fa da 20 a 35 chi- lometri al giorno, con 200 a 300 cliil. di peso, e può stare fin tre giorni senza rifornirsi di acqua. Le strade sono peri- colose solo per gli uomini clic infestano come briganti, quando non si abbia potuto comporsi con loro o non si abbia una rag- guardevole forza. Grli altri pericoli sono esagerati se non fan- tastici quando si sia ben guidati. Gli attacchi d'animali feroci non sono temibili, se pur vengono. L'acqua si trova in luoghi ben conosciuti, il vento del deserto non soffia clic in deter- minati tempi che si evitano.

Il deserto non offre di merci che scarse e di poco valore, datteri, allume, sale, natron; nelle regioni orientali, gomme, e animali selvatici.

mercato europeo è molto notevole in Africa. Questa carovana, come tutte le grosse, naturalmente non procede unita, si partisce in schiere cV un 2( X3 ca- melli, per la necessità di trovare acqua sufficiente nello oasi di tappa (^Vedi Bartii, Vinckxt, ecc. 1. La grande carovana che dal Sudan arrivava ogni anno in Egitto, prima della occupazione della Nubia por parte degli Egi- ziani, era composta fin di 15.000 camelli.

Geografia e Geologìa deW Africa 283

La Spag'iia lia annunziato ora la occupazione della costa atlantica del Sahara.

Egitto, Anche l'Egitto fa parte, come si disse, del de- serto saharico, del quale e la oasi più ricca; ma appunto questa ricchezza e la postura, sul mare e di fronte all'Asia, le hanno dato condizioni così speciali, da doverne fare una trattazione distinta.

L' Egitto come è indicato nelle carte confina al nord col Mediterraneo, ad est coll'Arabia (occupando politicamente la asiatica penisola del Sinai e piccoli tratti della penisola araba) a sud colla Nubia e a ovest col deserto libico, e così ha una superficie di circa 1.020.000 chil. quad. Ma quasi tutto questo grandissimo tratto di terra non è che deserto con poche oasi. Quello che costitiiisce veramente l'Egitto è la valle del Nilo lunga un 900 chilometri da Assuan fino al Cairo e il ter- ritorio del delta; tutto il territorio irrigato dalle acque del Nilo o messo in qualche modo a cultura un 28.000 chilo- metri quadrati di area abitati da più che G. 800. 000 persone. Di questi 6.500.000 sono indigeni agricoltori stabili, i più di- scendenti dagli antichi egiziani arabizzati (fellahinjun 250.000 beduini nomadi, 37.000 Greci, 19.000 Italiani, 16.000 Fran- cesi, 8000 Austriaci, 6000 sudditi britannici, ecc.

11 paese è governato da un principe col titolo di chedive, della casa di Mehemet Ali, scelto dal Sultano di Costanti- nopoli al quale paga un tributo annuo; ma tolto questo, tutto il potere politico, militare, finanziario si può dir che sia nelle mani dell' Inghilterra.

Prodotti. Il paese è ricchissimo di prodotti agricoli : co- tone, zucchero, frumento, orzo, mais, piselli, riso, datteri, ba- nani, indaco, papavero, canapa, lino, sesamo; manca invece il legname d'ogni specie. Di animali si trovano camelli, asini, buoi, pecore, ma il tutto in minor proporzic^ne che le ric- chezze vegetali. Di minerali lia poco, i mnrmi sono celebri più che utili.

28J: Geografia e Geologia dell' Africa

Commercio. Il commercio e ricco. L'Egitto e.s2)oita co- tone, cereali, zucchero, piselli, canapa, lino, datteri, indaco, pelli di animali, zafferano.

L'Egitto importa: armi, macchine, stoffe, mobili, vetri, porcellane, seta, caffè, schiavi ; quest' ultimo ed altri commerci, come la gomma, madreperla, avorio, penne di struzzo, corna di bufalo, pelli di fiera e anche di pecora, tamarindo ecc., sono cessati o diminuiti dopo la perdita dei territori del sud.

Sliclctìl, Il Sudan (paese dei Negri) è il vasto terri- torio che si stende dalla Senegambia all'Abissinia e si divide in occidentale, centrale ed orientale. L' occidentale è costituito dalla regione montuosa dove hanno origine i fiumi della Se- negambia, dalla regione compresa fra il Niger e i monti Gong e gli altipiani dell'Aussa. Il Sudan centrale è costituito si può dir dal bacino del lago Tsad. Il Sudan orientale com- prende la regione alta, per lo più stepposa del Dar For, del Cordafan, del Senaar.

Tutta questa vastissima regione è molto popolata e in ge- nerale molto ricca di prodotti specialmente vegetali. Le con- dizioni politiche, civili e sociali sono in generale pressoché barbare, la cosidetta civiltà maomettana non portò sensibili benefici, in taluni luoghi forse peggiorò il paese introducen- dovi un fanatismo e una intolleranza religiosa che prima non esistevano. Questi fatti tolgono una gran parte del valore ai vantaiiiri offerti dalla natura.

Gli abitanti che sono forse 80 milioni, sono per lo più di razza nera nel Sudan occidentale e centrale, ma sopra questi si impose in molti luoglii un popolo detto Fulo, Vullo, Fel- lata, di razza Nuba, popolo più intelligente, valoroso e pu- lito; nel Sudan orientale sono misti Neri, Nubi e alquanti Arabi.

Sudan occidentale. Gli stati principali sono questi. Nella parte occidentale da qualche anno prevalgono i Francesi, che si sono spinti dalla Senegambia all' interno in molte dire-

Geogì'afia e Geologia dell' Africa 28B

zioui e fino al Niger a Segu. Nel medio Niger è il regno di Massina (fulo) con forse 168.000 chil. quad. e 4 a 5 milioni di abitanti. Timboctu è, a poca distanza dal Niger, la città più importante, come quella a cui fan capo le grandi strade delle carovane che provengono da tutta la regione del Magreb. Più a valle stanno i regni di Socoto (fulo) (330.000 chil. quad. 13.000.000. ab.) e di Gando (fulo) (200.000 chil q., G.000.000 abitanti).

Le città di Gano e Socoto sono meta alle carovane che vengono dal Nord, piazze importanti sono pure Sai sul Niger alto, ed Egga verso il sud.

Sudan centrale. Nel Sudan centrale stanno i regni di Bornu (5.000.000 ab.); alla capitale Cuca si dirigono le caro- vane da Tripoli, a S.-E., è il regno di Baghermi (1.500.000 ab.), più a E. il regno di Vadai (320.000 eh, q. e 3.000.000 ab.).

Sudan orientale. Il Sudan orientale è ora in potere del Mahdi che tiene in oltre la Nubia e molte regioni nel- r alto Nilo, che costituivano presso a poco i possedimenti che aveva l'impero egiziano (2.000.000 chil. quad., 1 1.000.000 ab.), città principali El Obeid, Cartum, Dongola, Cassala, Berber.

Commercio. I principali prodotti di esportazione sono avorio, penne di struzzo, polvere d' oro, sena, pelli, gomma arabica, cera, caffè, schiavi; però il commercio h ora sospeso dallo stato di guerra e di confusione, che domina, in (juelle regioni.

Senegaìnbia, La Senegambia è un paese sull'Oceano Atlantico a mezzodì del Sahara e a ponente del Sudan. Dalla costa si sale sempre verso l' interno fino al grande nodo mon- tagnoso di Futa Gialon. E un paese ricco, fertile attraversato da molti e grandi fiumi fra i quali il Senegal e il G ambia sono i principiali; sono questi navigabili per tutto il medio e il basso corso. Gli abitanti sono negri intelligènti e forti di razza Giolofa, Mandinga e Fula; i più sono indipench'uti, ma molti sono sottomessi albi Francia.

286 Geografia e Geologia deW Africa

Possessi francesi. Hanno un'estensione di eirea o50.000 chil. quad. I punti più importanti sono Saint Louis, Gorea e Dakar. I Francesi poi con attività e perseveranza, stabi- lendo stazioni militari, costruendo ferrovie, navigando i fiumi con battelli a vapore, facendo trattati coi principi di Futa Gialon e dell'alto Nig'er cercano di tirare a Saint Louis e a Dakar tutto il commercio del Sudan occidentale.

Il commercio principale di esportazione è quello della gomma del Senegal 03 milioni di tonnellate annue) ; vengono poi cotone, avorio, olio di palma, ecc.; vi si importa tessuti di cotone, filo metallico, perle di vetro, polvere da sparo, acquavite, ecc.

Altei possessi. Gli Inglesi possedono le foci del Gambia con Batliurst, i Portoghesi le isole 43issago,s e un breve tratto di costa. Sono ormai p:li uni e gli altri accerchiati dai pos- sessi francesi.

CtUÌ iteci, La Guinea si divide in alta e bassa Guinea.

L' alta Guinea sta fra la Senegambia, il Sudan occid., e la bassa Guinea, abbraccia le regioni dette Serra Leona, Liberia, Costa d'Oro, dell'Avorio, costa del Tx^scianti, degli Schiavi, del Dahome e la regione del basso Niger.

E una vasta regione che ha la costa molto paludosa e mal- sana (vedi sopra pag. 16) e si innalza fino ai luoghi (piasi sconosciuti dove stanno i monti Cong.

Politicamente la costa è in possesso degli Europei, salvo il tratto occidentale dove è la repubblica di Liberia.

Liberia. E uno stato fondato con la protezione degli Stati Uniti di America da un gruppo di schiavi negri liberati e semicivilizzati, attorno ai quali si sono uniti negri indigeni fino a circa 1.000.000. Estensione circa 37.000 chil. quad. capitale Monrovia. Esporta olio di palma, noci di palma, caffè detto di Liberia, zucchero, oro, avorio, indaco, legno rosso, arrow root: importa cotoncrie, armi, manifatture.

Stati indigeni. Degli stati indigeni i più inq)ortanti sono la despozia di Ascianti (200.000 chil. cp, 2.000.000 ab.)

Geografìa e Geologìa dell'Africa 287

capitale Comassia; la de.spozia di Dalionie (180.000 abitanti) capitale Abome e la città libera di Abeocnta nel Grioruba (130.000 ab.).

Possessi europei. La Francia vi possiede il Gran Basan, il Gran Popò, luoghi di secondaria importanza. La Germania vi ha lo stabilimento di Togo (Piccolo Popò e Porto Segnro). I principali possessi sono dell'Inghilterra, Sierra Leona (Free- town, is. Scerbo), Costa d'Oro (Limine, Capo Coast), Lagos, tutte le foci del Niger d' onde ha esteso la sua influenza fin oltre al confluente del Binue, ai confini di Socoto.

Commercio. Le materie principali di scambio sono, noci di terra, cauciuc, gomme, avorio, polvere d'oro, pepe, legni e sopra tutto olio di palma. Merci europee: cotonate, spiriti, cónterie, armi.

Bassa Guinea. La costà della bassa Guinea è tutta in mano degli Europei.

I Tedeschi vi possedono la regione attorno al monte Ca- meron poco conosciuta e appena sfiorata.

Gabon. I Francesi hanno lo stabilimento del Gabon e dell' Ogove e il Loango. È una regione estesa un 670.000 chil. quad. abitata da popoli misti Negri e Bantu. E ora abba- stanza esplorata e promette molto e per le ricchezze, special- mente vegetali, proprie e per essere una rapida via verso le regioni del medio Congo; i luoghi principali sono Libreville nel Gabon, Franceville nel mezzo, Brazzaville sul Congo.

CoRisco. E un piccolo possedimento spagnolo, colle piccole isole di Corisco ed Elobei, poco importante e meno sfruttato.

Guinea Portoghese. Il Portogallo possiede al nord della foce del Congo Cabinda, al sud il regno del Congo, Angola, Benguela e Mossamedes (810.000 chil. quad. 2.000.000 ab.) gli abitanti sono di Negri, Bundu di razza Bantu.

Prodotti: riso, tabacco, indaco, cotone, iam, cafte, tamarindo, cereali, resina, copale, olio di palma, avorio, pelli, cera, nei

288 Geo(j rafia e Geulo(jia dell' Africa

moliti si trovaci oro, ferro, rame, pioniljo, solfo. Tutte queste ricchezze però finora furono poco usufruite. Da qualche tempo il Portogallo cura e utilizza di più i suoi importanti pos- sessi.

Congo. Sulla costa, per breve tratto si trova anche lo Stato Libero del Congo posto sotto il protettorato del Belgio, strana creazione della diplomazia europea con confini non ben definiti (2.785.000 chil. quad. secondo Stanley o 2.074.000 eh. quad. nei confini riconosciuti dalla Francia e dal Portogallo, 1.530.000 chil. qnad. nei confini riconosciuti dall'Impero te- desco). E una congerie di stati o meglio di gruppi di popo- lazioni di razza per lo più bantu, e di una estrema barbarie. Gli Europei tengono lo stabilimwito di Boma alle foci del gran fiume e alcune stazioni; il porto sull'Atlantico è Banana. Come si disse, il fiume e i suoi afiluenti sono navigati per un 12.000 chil. e ve ne sarà certamente ancora; ma la inter- ruzione alle cascate fra Stanley Pool e Vivi toglie in gran parte il beneficio. Ora in Belgio e governo e privati hanno nnito dei capitali per costruire una ferrovia parallela al tratto delle cascate che faciliti le comunicazioni fra il basso e il medio corso del fiume, ripromettendosene grandi vantaggi. È certo che una tal facilitazione non j)otr;i che essere utile; però il Congo finora diede commercialmente molte disillu- sioni.

Altri paesi nel bacino del Congo. Nel bacino del Congo, dal Niassa oltre ai domini portoghesi, si trovano molti altri stati più o meno saldamente costituiti, come le despozie di Lmida, di Cassongo, di Barotse, dei Batoca e altre, che però finora non hanno interesse ne politico connnerciale.

Africa merulioìiale, Tedeschi. Nell'Africa me- ridionale troviamo al mezzodì dei possessi portoghesi, da cui sono divisi dal basso corso del Cunene, i possessi tedeschi nei i)aesi dei Damara e dei Namaqua (Luderitz landj; sono poveri ])aesi ((nasi deserti.

Geografìa e Geologia dell'Africa '289

Inglesi. Al di del liume Grange è la Colonia inglese del Capo (di Buona Speranza), regione importantissima e comprende la Colonia del Capo propriamente detta, la Cafreria inglese, il paese dei Basnti, il paese dei Griqua, e il distretto di Trauskei, Natal, tntt" insieme 628.000 cliilom. quad. con 1.252.000 abi- tanti Ottentoti, Cafri, Olandesi, Inglesi, Tedeschi, Indiani.

Prodotti. -7- Lana (3.000.000 lire ster.), penne di struzzi do- mestici (3.000.000 lire ster.), pellicce, sego, pelli, avorio, cereali, zucchero, caffè, vino, diamanti, oro, argento, carbon tossile, rame.

Nei possedimenti britannici si contavano 12.000.000 di pe- core, 2.000.000 di buoi, 300.000 cavalli, 3.000.000 di capre, di cui un terzo di xlngora, 200.000 struzzi.

Commercio. 11 commercio è ora favorito da una discreta rete ferroviaria che si va continuamente ampliando; linee principali Capetwon a Kimberley 1043 chil., Port Elizabeth a De Aar lunction 544 chil., East London Harbour ad Aliwal North 454 chil.: più 280 chil. di strade ferrate a cavalli. Nel resto del paese le comunicazioni sono fatte con carri ti- rati da un numero grandissimo di buoi, fin 10 paia.

Stati indipendenti dei Boeri. Questi stati si dicono dei Boeri (contadini), perchè fondati da coloni agricoli olandesi, che migrarono quando gli Inglesi occuparono la Terra del Capo dianzi da loro posseduta.

Grange Vrij Staat. E una repubblica del tutto chiusa fra i possessi britannici a E. S., e G. e la repubblica Tran- svaliana al N., 108.000 chil. quad., 140.000 abitanti, GO.OOO olandesi, il resto Cafri. Capitale Bloemfontain. Esporta lana, penne di struzzo, pelli, diamanti.

Repubblica Sud africana. E un' altra repubblica che si estende dal Vaal al Limpopo e si dice anche Transvaaliana dalla sua posizione rispetto all' altra e ai possedimenti inglesi. Estesa 300.000 chil. quad., ha 380.000 abitanti di cui 70 od 80.000 olandesi, il resto Bantu (Zulù, Beciuani e altri Cafri). Caj)itale Pretoria.

19. Geografia e Geologia dell'Africa.

290 Geografia e Geologia dell'Africa

Prodotti e commercio. Questo paese possiede una gran ric- chezza mineraria; nei suoi monti si trovano oro, argento, carbon fossile, cobalto, rame, piombo, diamanti ; di ricchezze agricole ed animali è pure abbondante, ed esporta lana, bestiame, pelli, burro, avorio, penne di struzzo, cereali, frutta, acquavite, ecc. Queste ricchezze però non sono convenientemente usufruite (specialmente le minerali) e per la carezza dei trasporti e per una certa ostilità dei coloni inglesi, che finora aveano i punti di sbocco sulla costa. Perciò ora si sta costruendo una fer- rovia, che collegherà i 560 chilometri di ferrovie interne e la capitale. Pretoria, con la ferrovia costruita dai Portoghesi dal confine alla baia di Delagoa; causa questa di recrimina- zioni da parte dei coloni britannici.

Nuova Repubblica. Piccolo stato fondato da Boeri della repubblica Sud africana, nel territorio zulù sulla costa di S. Lu- cia; l'Inghilterra la riconobbe, ma in limiti che la escludono dal mare; non ha che 7400 chil. q. di superficie, caj^itale Vrijheid.

Africa orieìitale, Possessi Portoghesi. Dalla baia Delagoa a Capo Delgado la costa è in possesso dei Por- toghesi i quali cercano di estendere all'interno la loro in- riuenza su ])er lo Zambese e il Niassa, che finora non si estendeva al di della portata delle loro armi.

Ufiicialmente il dominio portoghese è di 990.000 chil. q. di superficie con 2.000.000 di abitanti. Gli stabilimenti più importanti sono Mozambico, Quelimane, Sofala sul mare, Tete neir interno e Lorenzo Marquez che adesso acquista sempre maggiore importanza.

Prodotti. Il paese produce riso, granturco, miglio, caff'è, cotone, copale, oro, rame, salnitro, carbon fossile, avorio.

Zanzibar. A nord dei possessi portoghesi si stende lungo la costa il sultanato di Zanzibar o Zanguebar; lo compongono l'isola di Zanzibar (1500 chil. quad., 200.000 ab.), l'isola di Pemba e le altre minori e un tratto di costa largo circa 18 chilometri dal mare.

Geografia e Geologia dell' Africa 291

Si esportano i prodotti del suolo che è dei più ricchi sotto l'Equatore; Zanzibar poi è il punto di sbocco delle carovane che vengono dal ricco paese .interno dei grandi laghi niliaci e fin dal Congo superiore. Si esportano massimamente chiodi di garofano, resina, copale, pelli, noci di cocco, avorio; per questo articolo e per la gomma si può ritenere Zanzibar come il primo mercato del mondo. Vi trafficano massimamente In- glesi, xVmburghesi e Americani degli Stati Uniti. L'importa- zione è di chincaglierie, vetri, spiriti, tessuti.

Tutto l'interno è un altipiano a ricche savane che forma i paesi Urna, Ururi, Ugogo, Uniamuesi, ecc., sui quali la Germania avea acquistato una specie di protettorato. Ora è in stato di rivolta contro i Tedeschi che sono stati cacciati sulla costa. E il distretto fornitore del mercato di Zanzibar.

Somali. La penisola dei Somali è una vasta penisola poco conosciuta, una regione a savane, ad altipiani digradanti dall'interno alla costa e di varia fertilità, e ricchi di pascoli, abitata da vari popoli di razza camita e molto selvaggi; la costa orientale è abitata dai Migertini arditi pescatori e navi- gatori.

Il paese esporta gomma, mirra, incenso, penne di struzzo, pelli, pesci per la via di Aden.

Possessi inglesi, italiani e feancesi. Sulla costa set- tentrionale gli Inglesi hanno gli stabilimenti già egiziani di Zeila e Berbera, sul lato orientale l'Italia ha acquistato, con un trattato col sultano di Oj)ia, il protettorato su 600 chi- lometri di costa.

Sulla costa settentrionale la Francia ha lo stabilimento di Oboe sulla baia di Tagiura e nel fondo la rada di Grubbet e Kharab. E possesso di poco conto in se, ma può essere una strada verso le ricche regioni interne.

Abissinia e eegioni interne. Tutto r altipiano che sta fra la regione del Nilo ex egiziano, la Nubia, il paese dei Somali e i Mar Rosso, si dice in ampio senso Abissinia. Si

292 Geografia e Geologia dell' Africa

divide in impero di Abissinia. Scioa, paese dei Grallas e re- orioni della costa.

o

L'Abissinia propria (Tigre, Lasta, Amara e Goggiam) ha un 370.000 chil. quad., di popolazione è 3.000.000 di abi- tanti di varie razze; Ago, abitanti primitivi, a cui si sono imposti dei Semiti che importarono la lingua e costituiscono la razza dominante; misti a questi, Gialla, Danàchili, Fala- scia, Adal, Bogos, Sciangalla e Negri. L'Abissino è l'unico popolo africano che professi il cristianesimo, quantunque assai rozzamente e misto a molte praticlie superstiziose.

L'Abissinia si divide in tre regioni fisiche: 1* la Colla^ regione bassa (950, 1400 ni.) calda, ricca di vegetazione tropicale e malsana, è costituita dalle basse 'willi dei grandi fiumi; 2'' la Voina derja (1400, 2600 m.) regione temperata, sana, ricca di tutti i prodotti delle zone temperate e temperate calde; 3^ la Dega (oltre i 2600 m.) regione alta, fredda, pastorale. L'Abissinia è un paese naturalmente ricchissimo, e sarebbe fioritissimo se un governo stabile togliesse la guerra civile perpetua ed il brigantaggio, facesse ed assicurasse le vie di co. municazione.

Prodotti. Prodotti di esportazione: muli, cavalli, cera, miele, pelli, gomma, cereali, caftè, indaco, tabacco, cotone; sa- rebbe anche suscettibile di ricchissimi prodotti in olio, vino e china.

Luoghi principali nel Tigre Adua, nell'Amara Gondar, Samara.

Scioa. Lo Scioa è uno stato abissino più meridionale di 1.000.000 di aÌ3Ìtanti, con abitanti per lo più agricoli e più pacifici d'indole; però ora questo stato ha esteso il suo dominio in molti paesi galla, nel Cafi'a e nell' Harrar, orn pare che abbia l'egemonia sugli altri stati etiopici.

E un paese ricco dei prodotti dell'Abissinia e nei paesi dipendenti anclie di quelli di regioni tropicali.

Capitale Ancober; residenza attuale, Entoto.

Geografia e Geologia dell' Africa 293

Galla. I Galla sono il più meridionale dei popoli ca- miti, misti molto a Neri. Sono divisi in varie stirpi, in parte dipendenti dallo Scioa; il loro paese è una ricca regione a savane.

Paese dei Danàchili e Adal. La regione tra l' altipiano e il mare è una contrada a piani ondulati, talora rotti da contrafforti che scendono dalle montagne abissine e da colline, o aperta in pianure specialmente lungo la costa, la pendenza generale è da 0. a E. E una regione arida, semideserta, inter- rotta di quando in quando da qualche nodo e da qualche oasi. Al nord abitano i Danàchili al Sud gli Adal o Afar, il cui luogo principale è Aussa sul lago omonimo, alla foce del- l'Auash.

Questo è il tratto più fertile della contrada. Essa non avrebbe che uno scarso valore in sé, ma è interessante come quella che ha i porti dove si sbocca dall'altipiano interno.

AssAB, Massaua. Tutta questa costa è in possesso o sotto il protettorato dell'Italia da Emberemi, al N. di Massaua, a Raheita al sud di Assab e comprende un 1070 chilometri di costa coi porti di Massaua, Archico, Aratali, Anfila, Ed e Beilul. Non si può parlare, essendo i confini ancora indefiniti, della superficie di questo territorio, e la popolazione veniva poco fa stimata a 230.000 ab. Centri principali, Massaua 16.000, Otu- mulo 16.000, Moncullo 14.000, Beilul 4000. Altri punti im- portanti oltre i nominati sono Zula e Keren, capitale del paese dei Bogos, in una fertile valle e centro importantissimo di strade verso l'interno. Ora fu occupata anche l'Asmara, vil- laggio in posizione strategica importante e che apre anche una strada commerciale molto interessante per l'Abissinia.

Da Massaua per Keren e Cassala si va a Cartum con 700 chilometri di distanza; da Assab con una distanza uguale si arriva al lago Tsana, centro dell' Abissinia e allo Scioa.

Isole delP Atlantico, Inghilterra. L'Inghilterra possiede S. Elena (123 chil. quad., 5000 ab.) è una stazione

294 Geografìa e Geologia dell'Africa

navale, di poco valore per sé, ma importante (ora meno dopo la navigazione a vapore) come punto di aj^prodo di navi. Ca- pitale lamestown.

Ascensione ; altra piccola isola perduta in mezzo l'Atlantico.

Portogallo. Il Portogallo ha le isole di Madera (815 chil. quad. 134.000 ab.) capitale Funclial; importante per la coltura dello zucchero, della cocciniglia a sopratutto del vino (esp. neirSS, 16.770 ett.). Le isole del Capo Verde (3800 chilom. quad. 100.000 ab.) ofli'ono grande ricchezza di prodotti tro- picali, indaco, tartarughe, sale; la capitale è Santiago; l'isola di S. Vincente è toccata dai piroscafi che vanno dal Medi- terraneo in xlmerica. S. Thomè nel golfo della Guinea (929 eh. quad., 18.000 ab.) altri possessi: Principe, Aiuda.

Spagna. Le Canarie, isole bellissime e ricchissime (7272 eh. quad., 300.000 ab.) hanno tutti i prodotti del Mediterraneo meridionale, in particolar modo il vino.

Annobon (17 chil. quad.) e Fernando Poo (2203 chil. quad.) isola montuosa.

Isole delV Oceano Indiai io, Inglesi, Maurizio o isole di Francia (1914 chil. quad., 385.000 ab.) fra cui molti indiani e cinesi lavoratori di campi.

E una sjtupenda isola, ricca per prodotti vegetali ; si esporta per più di centoventi milioni di lire in vaniglia, caffè, cotone, droghe e zucchero; questo solo figura per 100 milioni.

Le Seichelle e le Almiranti sono piccole e poco importanti. Socotra, davanti al capo Guardafui (3600 chil. quad. e 12.000 abitanti arabi).

Francesl Isola Riunione (2512 chil. quad., 175.000 ab.) vulcanica, montagnosa e fruttifera. Gli abitanti sono Francesi, Cafri, Cinesi e Indiani lavoratori. Prodotti più imj^ortanti zucchero, caffè vaniglia, droghe, tabacco.

Madagascar. I Francesi hanno anche il protettorato su Ma- dagascar, che però è in fatto indipendente. Essi vi tengono le isole di Majotta, Nossi e S. Maria (660 eh. q. e 27.000 ab.).

Geografia e Geologia dell'Africa 295

L'isola di Madagascar ha 592.000 cliil. qnad. e 3.500.000 abitanti. Gli Ova, di razza malese sono dominanti, i Bacalava, e i Cafri più numerosi e in parte indipendenti.

È un ricco paese ed esporta buoi, pelli, cera, droghe, frutta, granturco, riso, cocco, indaco, cera, cauciuc gomma. Capi- tale Antananarivo.

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Sur le diffèrents étages pliocènes des environs d'Alger. Bull. Soc. géol. de France. 1888, p. 125, XVL

Les ébouillis quaternaires à Helix, des environs d'Alger. Bull. Soc. géol. de Franca, 1888, p. 877, xvl

Le terrain pliocène de la vallèe de Nador. Ibidem, p. 181.

Les terrains crétacés des environs de Tiaret, Oran. Ibidem^ p. 760. "WoLF. Narrative of voy. te explore the Shores of Africa, Arabia and Ma- dagascar. London, 1833. Un sunto nel Journ. Geogr. Soc, 1833, p. 217.

Baraconta (una delle Is. Seycelle).

ZiTTEL C. Brief aus der libyschen Wiiste. Miinchen, 1874.

Ueber den geologischen Bau der libj'schen Wuste. Festrede gehalten in der òffentlichen Sitzung der K. B. Akad. der Wiss. 20 Marz 1880. Miinchen, mit geol. Uebersichts Ivarte.

Rapport du congrès international d'Anthropologie et d'Archeologie préhi- storique à Stokholm en 1874, i, 1876, p. 76,

Beitrage zur ^reologie und Palaontologie der libyschen Wiiste. Palaonto graphica. Cassel, 1883.

Prospetto A,

Conquiste, viaggi, scoperte, ecc. che allargarono le cognizioni suU' Africa dei popoli del Mediterraneo (1).

Avanti Gesù Cristo.

Sec. xv-viii. Conquiste egiziane lun- go il Nilo.

1000. Fenici in Ofir (2).

600. I Fenici circumnavigano l'Africa all'epoca di re Neco.

470. Annone sulle coste occidentali fino alla Senegambia.

440. Erodoto in Egitto e in Cirenaica.

290 e seg. I Lagidi fanno esplorazioni nelle regioni niliaolie.

Id. I Lagidi piantano stabilimenti sul- la costa del Mar Rosso e dell'Ocea- no Indiano.

118-113. Eudossio di Cizico viaggia il Mar Rosso e intraprende il giro dell'Africa uscendo dallo stretto. ma non ha seguito.

Dopo Gesù Cristo.

G5. Xerone manda una spedizione a scoprire le sorgenti del Xilo.

3i30. S. Frumenzio ed Edesio in Abis- sinia.

900-1000. Arabi sulle coste orientali deir Africa fino a Madagascar.

943. Gli Arabi fondano il regno di Molli stai Niger.

1225. Agnello vescovo di Fez.

1291. Ugolino, Guido Vivaldi e Tedi- sio Doria tentano la circumnaviga- zione dell'Africa.

Sec. XIII. I Genovesi a Sigelmessa.

1325-52. Viaggio di P^n Batttta.

1341. Angiolino del Tegghia dei Cor- bizzi e Niccoloso da Rocco alle Ca- narie.

1351. Lanzarotto Malosello alle Ca- narie.

1384. Leonardo Frescobaldi in Egitto.

Id. Simone Sigoli e altri fiorentini in Egitto.

Sec. Tiv. Mercanti genovesi a Dongola.

Id. Veneziani uel Fimgi, nel Fazogl.

1402. Bethencoitrt alle Canarie.

1415. Comincia Topera di Enrico il navigatore.

1418. Gonzalez Zano e Tristan Vaz Texeira a Madera.

1419-20. Scoperta di Porto Santo e Madera.

.1432. Gonzalo Velho Cabrai alle Az- zorre.

1433. Passaggio del Capo Bojador.

1434. Francesco Brancaleone, pittore veneto, dipinge la Chiesa di Atonsa Marian in Abissinia.

1434. Gii Eaunes Ittngo la costa del

Sahara. 1443. Nuiio Tristao Itmgo la costa del

Sahara.

1445. Diniz Diaz lungo la costa del Sahara.

1446. Xuno Tristao Itxngo la costa del Sahara.

(1) Preso per base quello unito al Lehrbuch der Geographie di Guthe Wagner.

(2) Ammesso che Otìr sia in Africa, il che è discutibile, pur tuttavia in qualun- que luogo si voglia collocare l'Ofir biblico, è sempre vero che bisognava navigare lungo tutto il Mar Rosso per arrivarvi, e quindi bisognava conoscere un tratto delle coste orientali dell'Africa.

314

Geografìa e Geologia deìV Africa

1416. Alvaro Heniandez (id.).

1450. Ant. da Xoli alla costa di Ma-

laghetta. 1455-56. Ahàse Cadamosto e Anto-

niotto Usodimare in Senegambia e

al Capo Verde. 1460. Id. sulle coste della Guinea. 1460. Ant. da Noli al Capo Verde. 1467. Fedro de Cintra a Serra Leona.

1470. Lopo Gronzales al Capo Lopez.

1471. Escobar e Santarem a Annobon. 1471. Fernando Po a Isla do Princi- pe e Fernando Po.

1478. Niccolò Brancaleone in Abis- sinia.

1482. Benini, altro pittore veneto, in Abissinia.

1483. Paolo Trevi san in Abissinia. 1485. Lopez alle bocche del Congo. 1487. Bartolomeo Diaz al Capo di

Buona Speranza.

1487. Fedro Covillhao in Abissinia.

1496-99. Gerolamo da S. Stefano a Massaua.

1498. Vasco di Gama dal Capo alFLi- dia.

1500. Diego Dias a Madagascar.

1502. Vasco de Gama alle Almirantes e Seychelles.

1502. Juan de Nova a S. Elena e al- l'Ascensione.

1505. I Portoghesi a Socotra.

1506. Tristan da Cunha all'Isola a cui diede il nome.

1513. Fedro de Mascarenhas alle Isole che portano il suo nome.

1514. Frate Zorzi in Abissinia. 1515-17. Andrea Corsali a Massaua,

Archico e Dalac.

1520. Missionari portoghesi in Abis- sinia.

1520. Rodrigo di Lima allo Scioa.

1522. Fra Rafaello in Abissinia.

15.. -1522. Leone e Tomaso Grade-

nigo in Abissinia. 1526. Leo Africano. 1550. G. Gilli Pannilini in Algeria,

Egitto. 1557. Pellegrino Broccardi in Egitto. 1556. P. Forlani in Egitto. 1573. G. G. Manni in Egitto. 1577. Lopez al Congo (il suo viaggio

è scritto da F. Pegafetta). 1580-86. Prospero Alpino in Egitto. 1584. Diodar sul Niger. Sec. XVII. Goncalo Alvarez alle isole

dette poi Gough. 1602-23. P. F. M. degli Angeli in ^.Abissinia. 1603, P. Cristoforo Borri in Etiopia

e Madagascar. 1618. Thomson sul Gambia. 1620. Johnson sul Gambia. 1624. Luiz Mariano sullo Zambese e

al lago Scire. 1630-38. Arcangelo Carradori nell'alto

Egitto. 1645-54. G. G. Francesco da Roma al

Congo. 1648-68. P. Gerolamo da Montesar-

al Congo. 1649. Tito Livio Burattini in Egitto. 1654-91. P. G. Antonio Gavazzi da

Montemerlo al Congo, Angola, Ma-

tamba, ecc. 1655. G. Baratti in Abissinia. 1655. Sebastiano Berni nell' Africa

Orientale. 1665. Manuel Godinho al lago Zachal

e sullo Zambese. 1667-68. Michelangelo Guattini e Dio- nigi di Carli a Loanda e Bamba. 1681. Alessandro Pini in Egitto. 1682-89. P. Giacomo Merolla sulle ri- ve del Congo. 1686. Francesco Capannori a Tripoli.

Geografia e Geologia dell' Africa

315

1690-1703. P. Marcellino d'Atri al

Congo. 1691. P. Francesco Albani in Egitto. 1698-1704. P. Antonio Zucchetti al

Congo,

1699. Poucet in Abissinia e regione del Bar el Cazal.

P. Pietro Castellani, Africa merid.

1700. Bruce in Senegambia.

1705. P.Gabriello daBologna al Congo. 1706-07. Gius. Sorio in Egitto. 1713. Gough. alle isole omonime. 1716. Compagnon in Senegambia. 1721-22. ab. Pincia in Egitto. 1730. P. Francesco da Rivarolo in Egitto ed Abissinia.

1770. Bruce alle sorgenti del Nilo az- zurro.

1784. Walt e Winterbatton in Sene- gambia.

1790. Houghton in Senegambia.

1795-1802. Barroov sull'Orange.

1795. Mungo Park sul Xiger.

1797. P. Michelangelo Pacelli in Abis- sinia.

1797. Hornemann a Siua.

1798. Napoleone Bonaparte in Egitto.

1798. Jose de Lacerda e Almeida nel bacino del Congo.

1799. Brovvn nel Dar Por.

1799. C. Sonnini in Egitto e nel- l'Africa occidentale.

Esplorazioni fatte nel Secolo presente Bacino del Nilo

Abissinia, Nubia e territori fra il Nilo e II Mar Rosso.

1800. Martucci, Egitto.

1808-14. Burkhardt, Egitto e Nubia.

1815-39. Giuseppe Eorni, Egitto e

Nubia. 1815. Drovetti Bernardino, Egitto e

Nubia.

1817. G. B. Belzoni, Egitto e Nubia.

1818. Ermenegildo Frediani. 1819-28. Amalia Nizzoli, Egitto e Nu- bia.

1820. Gerolamo Segato, Egitto e Nu- bia.

1820. Passalacqua, Egitto e Nubia.

1820-36. Giuseppe Ferlini, Egitto e Nubia.

1823-36. Brocchi, Egitto e Nubia Se- negambia.

1828-29. Ippolito Rosellini.

1830. A. Costa.

1836. Katte.

1838-48. D'Abbadie (in Abissinia).

Foret e Galinier (id.).

1839. Cominciano le conquiste egi- ziane.

1840-41. Gialdi-Ravioli, Egitto.

1840. Werne.

1840. Luigi Odescalchi. 1842. Lefebre. 1849-72. Miani.

1850. Emilio Dandolo, Egitto e Sudan. 1851-59. Sapeto, Bogos, Mensa. Ha- bab, ecc.

1853. Angelo Castelbolognese, Fiume delle Gazzelle.

1854. Hamilton. 1854-61. A. De Bono.

1855. Filippo Terranova sul Sobat.

316

Geografia e Geologia dell'Africa

1855-75. Munzinger.

1877. Xutchell.

1857. Courval.

1878. Antonelli nello Scioa.

1857-66. L. Dalti in Egitto. Istmo di

1879. Xaretti in Abissinia.

Suez.

1879. Tigoni in Abissinia.

1857-76. Heiiglin.

1879-85. Giulietti, Harar.

1858. Beltrame sul Fiume Bianco, Se-

1880 Muller.

naar Siangalla.

1680. Casati a Suacliin.

1858. Elia Rossi, Xubia e Sudan.

1880. Tagliabue, Assab.

1859-Gl. Orazio Antinori,

1880-85. Piaggia nelle regioni del Ni-

1860. Filippo Regaldi in Egitto.

lo bianco.

1860-63 Beurmann.

1880. Pennazzi da Massaua a Gassala.

1861. Hausal.

1880-81. Massari attraverso l'Africa.

1861. Baker.

1878-81 Matteucci nel Sudan e attra-

186-2-63. Steuduer.

verso r Africa.

1862. Ernesto di Cobixrgo.

1864. Lejean.

-

1865. Krokoov.

Abissinia.

1865-68. Schweinfartli.

P. Stella nei Bogos.

Bruce.

1865-72. G-. Massaia (Abissinia meri-

Salt.

dionale).

Ruppel.

1868. Spedizione inglese in Abissinia.

Rochet.

1868. Egidio Oslo.

Ferret e Galinior.

1868. Haleny.

Beke.

1868. Red. "^

Sapeto.

1868-80. C. Piaggia, Abissinia, Gog-

Krapf.

giam, Alto Nilo.

Comber e Tamisier.

1870. Beccari, Antinori, Issel nei Bo-

Lejean.

gos.

Munzinger.

1870. Schweinfurth nel bacino del

Raffray.

medio e alto Xilo.

Rohlfs.

1870-71. Roseb}'.

Heuglin e Stendner.

1871. Arturo Issel nei Bogos.

D'Abbadie.

1872. Prout.

Menges.

1874-81. Romolo Gessi nell'alto Nilo

Stecker.

e laghi niliaci.

Tigoni.

1876. Hildebrandt.

Lefebre.

1876-79. Chiarini, nello Scioa, Gaffa e

Meravvether.

paese dei Somali.

Parthyns.

1876. Seb. Martini nello Scioa, Gaffa

Mansfeld.

e paese dei Somali.

De Sosten.

1877. Checchi e Antinori. Scioa e Abis-

Stern.

sinia.

, Blanc.

Geografia e Geologia cleìV Africa

317

Etiopia meridionale.

Buchta.

Lupton.

Lefebre.

Junker.

Isemberg e Krapf.

Felkin.

Autonelli.

Leyan.

Giulietti.

Binder.

Bianchi.

Mah ir.

Antinori e C.

Potagos.

Boston.

Casati.

Harris.

Miani.

Beke.

Emin.

Rochet.

Petherick.

Combes.

Piaggia.

Chiarini.

Peney.

Cecchi.

Fernandes.

Alto Nilo Uchereve.

Taurini.

D'Abbadie.

Speke.

Mattencci.

Grant.

Griulietti e Colombo.

Stanle}'.

Biglieri.

Chaillé-Long.

Von Decken, 18G1.

Linant.

Gessi.

Aito Nilo e Bar el Gazai.

Pelkin.

Pearson.

Heuglin.

Emin.

Schweiufiu'th.

"Wilson.

Antinori.

Baker.

Bacino del Congo.

Tanganica.

Speke e Grant.

Stanley.

Speke.

Macka}'.

Wilson.

Dutrieux.

Combier.

Burton.

Cameron,

W'issmann.

Kaiser.

Bohm e Reichardt

Livingstone.

Stewart.

Thomson.

Elton.

Caiferill.

Erhardt.

Rebonann.

Hore.

318

Geografia e Geologia dell'Africa

Bacino del Congo I pombeiros Battista e lose, 1806. Oraca, 1843. Caraitto al Banguelo. Wauriglit al Banguelo. Livingstone al Banguelo, 1869-72. Stanlej^, 1876. Oiraud.

Bohm sul Moero. Reichardt sul Moero. Cameron, 1874. Wissmann. Oleerup. Lenz. Mechovv, Coango.

Bùttner, Coango.

Potagos.

Tappembeck, Coango.

Junker.

Massari, Coango.

Heuglin.

Pogge.

Lupton.

Pietro Savorgnan di Brazza, Alima.

Selweinfurth

Dalisiè, Luculla.

Petherick.

Ponel, Lu Bunga.

Piaggia.

Van Gale, Ubangi.

Emin.

Junker, Uelle.

Binder.

Thomson, 1879.

Buchta.

Lens, 1886.

Mabir.

Felkin.

Cassai.

Baker.

Kund.

Gessi.

Tappenbeck.

Casati.

Wolff.

Mi ani.

Capello.

Bohndorf.

Ivens.

Meckovv.

Wissmann.

Pogge.

Schutt.

Buchner.

Graca.

Cameron.

Livingstone.

Magyar.

I Pombeiros.

Francois.

Grenfell.

Fra il Congo e il Nilo.

Gra9a.

Capello.

Iveus.

Cameron.

Magyar.

Limpopo.

Zambese (Niossa).

Serpa Pinto.

Livingston.

Hahn e Patii.

Schinz.

Smuts.

Anderson.

Geografia e Geologia dell'Africa

319

Cralton.

Silva Porto.

Cainitto.

Lacerda.

Lavvs.

Stewart.

Porter.

Johnson.

Rosclier.

O. Neill.

Kuss.

Selons.

Mauch, 1865-72.

Pavia d'Andrada.

Galvao de Silva

Sa. de Banda.

Cardoso.

Erskine.

Elton.

Wood.

Baines.

Moffat.

Mohr.

Hiibner.

Holub.

OjDen.

Schei ley.

Johnson.

Roscher.

Livingston.

Siecre.

Silva Porto.

Maples.

Thomson.

0. Neill.

Elton.

Somali, Zanzibar e regioni vicine.

Van der Decken.

Johnston.

Burton.

Speke.

Kaiser.

Krapf.

Last.

Thomson.

Wilson.

Stanley.

Elton.

Cotterill.

Hild ebrand.

Krapf.

Thomson.

Fischer.

V. der Decken.

Nebmann.

Grissing.

Brenner.

Wakefield.

Cecchi.

Giulietti.

Paulitsche.

Sotiro.

Sacconi.

Heat.

James.

Merger.

Speke.

Revoiì.

Senegambia.

1807. Darand.

1815. Pedie e Campbell.

1818. Mollien.

1818. Gray e Dochard.

1822. Laing.

1824. De Beanfort.

1827. Caillié.

1841. Thomson,

1843. Raifenel.

1850. Hecquard.

1850. Panet.

1853. Barth.

1857. Eulcrand.

1858. Corna. 1858. Braouez e C.

320

Geografìa e Geologia dell' Africa

1859. Pascal.

1879. Olivier de Sanderval.

1859. Vallon.

1879. Zweifel e Moustier.

1860. Azan e Lambert.

1880. Pietri.

18^0. Bourrel.

1880. Gallieni.

18G0. Dupuis.

1880. Derrien-

1860. Vincent.

1880. Montenil.

1860. AUoundas.

1880. Bayol e Noiret.

18G1. Bon e Magdal.

1880. Lenz.

1869. Reade.

1881. Gabowaud e Ansaldi.

1864. Mage e Quintin.

1881. Allacamesa.

1869. Eeade.

1881. Gouldsbury.

1872. Blyden.

1883. Geraldes. "

1878. Soieillet.

1884. Archinard.

Guinea Settentrionale.

Costa dOro.

Lousdale.

Huppenbaner e Bacie.

Muller.

Reade.

Glover.

Hornb erger.

Raraseger.

Bonnat.

Asante.

Cameron.

Valdan e Knutson 1855.

Tomezeck, 1883.

Comber, 1878.

Rogorinski.

Burton, Calvo, Mann, 1861.

Zoller.

Schvartz, 1855.

Crensell.

Grenfeld.

Bucholz.

Johnston, 1886.

Bekraf e King.

Merrick, 1847.

Gabon.

Braonezee.

Lenz.

Du Chaillu.

Genogar.

Servai.

Aymè.

Griffon.

De Compiegne AValker.

Savorgnan de Brazza, 1875-78.

Miron.

Pecile.

P. Savorgnan de Brazza.

Gussfeld.

Comber.

Ponel.

Condier.

Grenfeld.

Wissmann.

Kuud.

Tappembeck.

Butnter.

Wolff.

Ballay.

Guiral.

De Chavannes.

Bonviers.

Geografia e Geologia dell'Africa

321

Guinea Meridionale.

Angola.

Schvverin.

Zuclietti.

Coniber.

Biittner.

Woltf.

Bastian.

Capello.

Ivens.

Barth.

Mechovv.

Eay.

Schutt.

Silva.

Coster.

Wissmann.

Pogge.

Cameron.

Magyar.

Silva Porto.

Serpa Pinto.

Mayo.

Pelgrave.

Hartley.

Anderson.

Schinz.

Galton.

Duparquet.

Namaqua e Ottentale.

Lichtenstein.

Schinz.

Galton.

Smutz.

Hahn.

Green.

Rats.

Todd.

Lewis.

Anderson.

Bohm.

Bernsraann.

Palgrave, 1876.

Irie.

Duparquet, 1880.

Chapmann.

Coates.

Alexander.

Krònlein.

Baines.

Farini.

Livingstone.

Murray.

Osvel.

Mohr.

Hùbner.

Fritsch.

Rollaud.

Holub.

Bacino del NIger.

Mungo Park.

Barth sul Binuè, 1854.

Lenz, V. Senegambia.

Cailliè, V. Senegambia.

Thomson.

Clapperton.

Standinger.

Duncan.

Chaussè e Halley.

Baikiè, 1854.

Flegel sul Biune.

Vogel sul Biune.

May.

Lindei".

G. B. Scala, 1858.

Wnnvvod Reade, 1869.

T. Borghero, 1862-68.

Laird, 1832.

Oldfield, 1834.

2]. Geoijrarta e Geologia dell' Africa.

322

Geografia e Geologia dell' Africa

Bacino del

Tsade.

TlegeL

Matteucci e Massari.

Denham. Overveg.

Wadai.

Barth.

Cuny.

Vogel.

Beuremann.

Beunnann.

Vogel.

Rohlfs.

Nachtigal.

Nactetigal.

Matteucci e Massari.

Interno dell'Africa Settentrionale.

Tripoli

P. Della Cella, 1807.

Lyon.

Denham.

Clapperton.

Richardson.

Dickson.

Vogel.

Barth.

Overweg.

Duveyrier.

Mircher.

Vattene.

Rohlfs.

Nachtigal.

Benrmann.

Largean.

Bary.

Brace.

Camperio.

Becckey.

Della Cella.

Cora.

Reechey.

Pacho.

Pezant.

Barth.

Cirenaica.

Hamillon.

Benrmann.

Rohlfs.

St'ecker.

Preund.

Camperio.

Haimann.

Fezzan.

Hornemann.

Denham.

Clapperton.

Richardson.

Vogel.

Barth.

Overweg.

Rohlfs.

Duveyrier.

Bary.

Nachtigal.

Beurmann.

Sahara Tripolitano.

Colomb.

P. T. da Segni, 1850.

Duveyrier.

Parisot.

Flatters.

Soleillet, 1872.

Rohlfs.

Geografia e Geologia dell'Africa

323

Laing.

Mirclier.

Marocco.

Largean.

Bandiera, 1830.

Fourcan.

Tito Omboni, 1834-48.

Dikson.

Perpetuo Guasco, 1860.

Perant.

Calville.

Barth.

De Toucauld.

Richardson.

Rohlfs.

Baiy, 1876.

Cailliè.

Beurmann.

Lenz.

Hornemann.

Davidson.

Nachtigal.

Panet.

Overn-eg.

Denham.

Tuat

Clapperton.

Laing, 1826.

Neah el Tonsi.

Calomen, 1862.

Oudnej^

Bm-in, 1862.

Rohlfs, 1864.

Sahara Algerino.

Air

Colomb.

Barth.

De Choisy.

Rollaud.

Sahara Atlantico.

Duveyrier, 1860.

Davidson.

Parisot.

Cailliè.

Platters, 1880.

Rohlfs.

Eoureau.

Colomb.

Largean.

Panet.

Mircher, 1862.

Lenz.

Laing, 1822.

Bon el Megdad.

Rohlfs.

Vinvent.

Bon Derba.

Laing.

Soleillet.

Alinn Sai.

Prospetto B,

Delle maree sulle coste dell'Affrica

Oceano Indiano.

A. Mar Rosso e Golfo di Aden.

Berbera 2 . 70

Zeila '2. OD

Massaua 0.91

Suez 1.83

B. Costa dei Somali e Zanzibar.

AbdelCiiri 1.80

Bendar Adiilch 1.80

Bender Guri 1 . 80

BenderShaab 2.10

Bravo 2.44

GubbetNe 2.10

GallonSer 2.40

Kalfonim 1 . 80

Zanzibar .3.04

C, Costa del Mozambico.

C. Delgado 4.88

Melinda 3 . 35

Mombaza 3. 35

Mozambico 3 . G6

Pemba 3.35

Quillimane 4.88

Quiloa 3 . 66

Sofala 5.79

X>. Costa orientale della Terra del Capo.

Delagoa 4.57

Algoa 1 , 50

Englisch Rior 1 .52

P. Natal 1.83

E. Madagascar e isole vicine.

Antongil 1 . 52

Barrar 3 . 66

Bambaloche 4.88

Besanna 4 . 57

Dauplim 2.13

Diogo Suarez 2 . 89

Poulepomete 1.15

Juan de Nora 1 . 52

Leven p 2.28

Maiombo 4 . 88

Macumba 5. 16

Minovva 4.57

Narrinda 4. 57

Nessi 4.57

Nossi Be 3.50-4.50

Nessi Mitsin 4. 50

Pesandava 4.57

E adama 3 . 96

Sandy 4.57

S. Agostino 3,96

Fuctinga 1 . 80

F. Altre isole.

Johanna 2 . 59

Isola di Francia 3 .39

Porto Louis 4.68

Cristlraans 1 . 52

Rodriguez 1 . 83

Kerguelen 1 . 52

Geografia e Geologia delV Africa

325

Oceano Atlantico.

A. Dal Capo di Bona Speranza al Cameron e ìsole vicine.

Angra Pequena 2.44

Banana 2 . 74

Corisco 2.13

Falsa baia E. '. 4.88

Falsa baia 0 1 . 52

Fernando Po , 1.83

Gabon 0.91

Loanda 1 , 52

Lopez C 1.52

I. del Principe 1 . 37

S. Thome 1.37

Walfischbay 1.83

B. Dal Cameron al C. Palmos.

Benin 2.13

Calabar 2.74

Cameron 1 . 83

Capo Coast 1 . 83

Lagos 0.61

Niger (foce deli 3. 90

Serra Leona 2.44

C. Dal C. Palmas a Tangeri.

Balama (Bissagos) 4.27

Capo Bianco 1 . 83

Capo Biojador 2.44

Capo Palmas 1.22

Capo Verde 1 . 52

Cambia (foci) 2.28

Portendick 1.83

Senegal (foci) 5.03

D. Isole.

Baleira (Madera) 2.40

Fenecbal (Madera) 2 . 40

Madera 2.20

Isole Capo Verde 2.00

Morderia(L C. V.) 1.60

Palmas {(y. Canaria) 3.30

Santiago (L C. V.) 3.35

Seerbro 3 . 35

S. Elena 1.00

Prospetto C

Di alcuni dati sulla temperatura dell'Africa

i

Te

mperatura media

Gennaio

Luglio

Annuale

Africa Settentrionale.

Palmas

17.0 16.7

23.1 21.0

20.5

S. Cruce de Palma

18.8

Mogador

16.4

22.4

19.7

Orano

9.9

24.6

16.9

Algeri

12.1

25.0

18.1

La Calle

10.9

11.3

""9.0

4.2

6.1

25.2 27.3 27.4 24.9 26.9

17.7

Tvinisi

19.6

Guelma

17.2

Setif

13.5

Aumale

15.1

Medea

7.2

9.7 8.3

26.4 27.0 25.3

14.9

Mascara

17.4

16.0

Geryville

3.1

26.5

13.7

Laghuat

6.9

28.8

16.9

Tuggiirt

10.2

34.5

10.5

31.4

20.3

Batna

3.8

23.3

12.7

Tebesa

5.1

24.2

14.2

Bengasi

12.6

27.6

21.1

14.9 12.1

26.4 29.4

20.8

Cairo

21.3

18.3

29.4

24.6

Mese più freddo

Mese più caldo

Annuale

Africa intertropicale.

Senegambia

S. Louis

20.0

28.0

23.7

Gorea

18.9

27.9

23.8

Mbidien

18.5 23.2

28.3

28.4

23.9

Sedhiou

1 26.4

1

Geografia e Geologia dell'Africa

327

Bissao

Bokè

Serra Leona

Dagana

Podor

Bakel

Medine

Mac Cartley

Guinea.

Elmina

Christiansburg

Fernando Po

S. Tome

Gabun

Chinchoxo

Loanda

E,ioi

Altri luoglii di Africa Intertropicale.

Muluge

E,ubaga

Tanganica

Cuca

Sansibar

Tete

Gondocoro

Lado

Cartum

Assuan (Rupegger)

Gondar

Ancober

Massaua

Assab

Mese

Mese

più freddo più caldo

Annuale

24.1

27.9

26.1

24.1

31.0

27.2

24.8

28.4

26.8

21.4

29.5

25.8

22.7

31.9

28.1

24.7

34.1

28.7

25.2

36.4

29.9

25.3

34.2

29.9

23.9

27.6

24.2

28.4

23.6

27.7

24.3

26.5

23.9

26.5

.21.7

26.3

19.1

25.5

21.5

26.4

17.9

21.0

20.3

22.9

23.4

27.6

22.5

33.5

25.2

28.1

22.5

28.7

24.8

29.6

22.7

34.5

17.6

22.7

11.0

16.7

25.5

36.9

26.3

34.1

26.2 26.9 25.6 25.3 25.3 24.4 23.0 24.5

20.0 21.9 24.8 28.2 26.7 26.7 28.4 26.7 28.6 18.7 19.4 13.0 31.4 30.1

328

Geografia e Geologia dell'Africa

Africa Meridionale

Capo di Buona Speranza . .

Groaf Reinet

Grahamstov^^l

Noachanay

Omaruro

Port Elizabeth

Port Urban

Rebobath

Somerset West

Sutherland

Walfishbai

Worcester

Simonstown

Mosselbai

Chamvilliaru

Concordia

Amalienstein

Carnarvon

Somerset East . .

Alivas North

Colesb. Bridge

Bloemfontein

Du Toits Pan

Pieter Maritzburg

Temperatura nie«

lia

Gennaio

Luglio

Annuale

20.6

12.6

18.2

24.3

n.9

18.0

21.6

11.7

17.0

26.4

10.5

19.7

28.8

12.3

19.8

21.2

14.1

17.6

24.0

14.4

19.8

26.0

10.4

19.5

22.1

12.4

16.8

17.6

4.4

10.1

11.7

16.3

22.9

17.1

22.0

13.9

17.9

21.1

13.5

16.9

24.5

11.7

18.2

25.2

12.4

18.9

26.2

12.2

18.3

24.4

9.8

16.7

21.5

12.2

16.4

22.3

5.7

15.0

23.8

5.9

15.8

22.7

7.8

16.2

24.8

13.2

19.4

21.4

11.8

17.5

Prospetto J).

Della quantità d'acqua in millimetri

Africa Settentrionale.

Orano 550

Mostaganen 48G

Algeri 715

Pliilippe\dlle 789

Tlemcen 634

Mascara 651

Costantina 696

Guelma 638

Setif 434

Batna 439

Aumale 645

Geryville 300

Laghnat 210

Biscra 209

Bengasi 166

Alessandria 225

Cairo 34

Porto Said 52

Suez 28

Keren 700

Africa Centrale.

S. Louis 412

Elmina 782

Christiansburg 575

Serra Leona 3331

Lagos 1715

Gorea 532

S. Jago 323

Chinchoxo 1082

Gabun 2688

Loanda 334

Mombas 1418

Ponta de Lenha 606

Tanganica 1418

Vivi 1041

Zanzibar 2500

Tote 853

Africa fVleridionale.

Caroo 320

Natal 950

Omaruro 203

Piccola Namaqua 220

Porto Urban 1090

Rehobatb 110

Penisola del Capo 780

Costa S. E. della terra d. C. . . 360

Costa S 480

Costa 0 650

Griqualand 430

Kimberley 460

Isole.

S. Elena Jamestown 135

Longowood 1053

Ascensione 84

Praga (C. Verde) 323

Port Louis 1240

Fernando Po 2557

S. Thomé 1066

Tananariva 1340

Seichelles 2460

22. Geografia e Geolo'jia dell'Africa.

Prospetto E,

Notizie di geografìa politica ed economica (*)

Marocco Liberia .

Congo

Republica Sudafricana .

Grange Vrij Stat

Zanzibar

Possessi Inglesi

Terra del Capo

Griqualand ...

Terra dei Basati

Natal.

Terra dei Zulù. ......

Terra dei Beciuani ...

Walfishbay

Serra Leona

Gaoibia . .

Costa d'Oro .

Lagos

Distretto del Niger . . .

S. Elena

Ascen.sione ....... . .

Maurizio ....

Tristan da Gunha . . .

N. Amsterdam

Protettorato sull'Africa Orientale e sulle Coste dei Somali

Socatra

Possessi Fracesi

Algeria

Gabon e Congo francese . Riunione

Superficie |

Popola-

Commercio

Esportazione \ Importazione '

812. 300 8. 000. 000

37. 200 1. 060. 000

Ida 12 a 40|

^ milioni

315.500" 374 848

107.439, 133.515

23. 960 240. 000

2. 091. 000^

560. 156 40. 334 25. 175

48. 560

21. 290 j

477. 800

1.250

260

179

48. 688

2.758

122

88

1.914

116

66

3.179

667.000

670. 000

2.512

919. 000 506. 000 128. 000 477. 100

183. 000

800

60. 540

14. 150

651. 000 87. 150

5.200

300

385 346

84

19. 200. 000

7. 400. 000

1000 tonn.

50. 825

18. 000. 000

85. 000. 000

21. 000. 000

8 600. 000

13. 200. 000

48.825

24. 000. 000

87. 500. 000

24. 000. 000 33. 325. 000

8. 125. 000

2. 000. 000

10. 175. 000

13.250.000

75.000

82. 750. 000

10.000

3. 960. 000 242. 000. 000

2 500. 000

175.275 13.000.000

6. 625. 000 1.725.000 9. 425. 000 8. 950. 000

172. 500

61. 755. 000

182. 000. 000

3. 000. 000

24. 000. 000

Fer- rovie

Km.

Te- legrafo Km.

560

2793

1615

6967

349 i 748

148

166

2188

(*) Per lo più tratto dall'almanacco di Gotha, 1889.

Geografia e Geologìa dell' Africa

331

Superficie

Popola- zione

Commercio

Per- rovia

Km.

Te-

Esportazione

Importazione

legrafo Km.

S. Maria di Madagascar.

165

7.444

700. 000

800. 000

Mayotta - . .

360

9.760

1. 500. 000

1.200.000

Nossi

293

10. 750

3. 600. 000

2. 600. 000

Costa d'Oro

2 400

Oboe

6.000

22 370

. .

Protettorato in Tunisi .

116.000

1. 500. 000

21. 000. 000

27. 000. 000

470

591 964

3 500. eoo

12 000 000

18 000 000

Gomore

1.606

5.300

Possessi Portoghesi

Isole del Capo Verde . .

3.851

110.928

Senegambia e Guinea .

69

6.500

S. Tome

929

18. 266

Principe

151

2.612

Amda

, .

Angola

809. 400

2. 000. 000

60

350

Mozambico

991. 156

2. 000. 000

91

25

Possessi Spagnoli

Ifìn

'

Fernando Po-Gorisco, E-

2. 203

68. 500

.

Possessi Tedeschi

Togo

-

Cameron

Africa occ.

-

Usaguru occ

Vitu

Possessi Italiani

Massaua, Assab, ecc. . .

225. 000

14. 203. 000

27

Possessi Turchi

Tripoli

1. 033. 000

1. 000. 000

14. 203. 000

Egitto

27. 687

6. 817. 000

268. 150. 000

206. 425. 000

2012

Canale di Suez - passarono nel 1887

Navi

Numero

Tonnellate nette

Tonnellate lorde

Inglesi

2330

4. 516. 773

6. 372. 586

Francesi

185

384. 125

567.085

Italiane

138 123 159

252. 409 221. 618 219. 763

379. 062

Olandesi . ...

300. 943

Tedesche

364. 214

Austriache . .

82 26^

141. 370 64. 580

197. 675

Spagnole .

92.613

Russe .

22

34. 320

57. 848

Svedo-noi'vegiane

26

35.554

48. 490

INDICE

Gap. I Nome dell'Africa, cognizione che ebbero nei vari tempi

gli Europei di questa parte del mondo Pag. 1

Gap. II Posizione, dimensioni e coste dell'Africa, maree, isole , . 7

Gap. Ili ... Orografia - Garatteri generali, altezza media, descrizione superficiale delle catene di montagne, delle pianure, dei deserti 22

Gap. IV.... Generalità sulla geologia dell'Africa, fonti principali- Geo- logia della regione dell'Atlante fino alla fine dell'epoca terziaria 57

Gap. V Dei terreni quadernari e delle roccie eruttive nella regione

dell'Atlante 83

Gap. vi.... Genni geologici sul Sahara e sul deserto libico - Istmo di

Suez e costa del Mar Rosso fino a Massaaa 98

Gap. VII.. Notizie geologiche sul tratto dalla spiaggia atlantica sino all'altipiano dell' Abissinia - Costituzione geologica del- l'Abissinia e dello Scioa 120

Gap. Vili. Notizie geologiche dell'Africa meridionale ed in particolare

della regione del Gapo 139

Gap. IX.... Genni geologici sul Madagascar e sulle altre isole circo- stanti all'Africa - Riassunto della Geologia di questo continente 159

Gap. X Sul clima dell'Africa - Temperatura, pressione barometrica,

venti, pioggie 174

Gap. XI.... Idrografia - Bacini, fiumi e laghi 191

Gap. XII.. Vegetazione e piante - Distribuzione delle piante in rap- porto colle pioggie, flore 239

334 Indice

Gap. XHI. Fauna dell'Afrìca - Rapporti fra la fauna e la flora - No- tizie sulla distribuzione degli animali in generale - Cenni

sugli animali domestici Pag. 245

Gap. XIV. G-li Uomini - Numero degli abitanti - Distribuzioni per ca- ratteri fisiologici e linguistici, distinzione per religioni. . 251

Gap. XV.. Germi di geografia politica 276

Cenni bibliografici per la parte geografica 297

Pubblicazioni riguardanti la geologia 299

Prospetto A, dei viaggiatori che contribuirono ad allargare le cogni- zioni sull'Africa 311

Prospetto B, delle maree sulle coste d'Africa 324

Prospetto C, di dati sulla temperatura in j\.frica 326

Prospetto D, della quantità d'acqua che piove in Africa 329

Prospetto E, di notizie di geografia politica ed economica 330

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UNIVERSITY OF TORONTO LIBRARY

GB Taramelli, Torquato 330 Geografia e geologia T36 dell» Africa

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